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Risposte migliori

Inviato

Ciao a tutti, come anche richiamato in diversi post, la data del 753 a.c. era normalmente accettata dai Romani:

image.png

prendo da acsearch:

Asta Varesi

Roma, Adriano, Sesterzio, 121, AE (27,20g x 34mm); D/ IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG P M TR P COS III; busto laureato e drappeggiato. R/ ANN ÐCCCLXXIIII NAT VRB P CIR CON; S C; il Genio, con ruota, che poggia la mano su tre obelischi. RIC 609 – Estremamente Rara – Rovescio tra i più ricercati; ampio tondello; bel ritratto; ben leggibile la legenda al rovescio; ben centrata.
Questo Sesterzio commemora i giochi che si svolsero a Roma il 21 Aprile del 121 per festeggiare l'874 anno di vita della Capitale (NATali VRBis). Questa tipologia è estremamente importante in quanto è una delle poche a segnalarci il preciso anno di emissione di una moneta, in questo caso, il 121.
Questi giochi, molto somiglianti probabilmente a spettacoli circensi, erano molto rustici e celebrati in onore della divinità Pales (da qui il nome Parilia); nel II secolo, invece, pare che presero il nome di Romaia.
Il resto della legenda non è mai stato chiaramente sciolto ma una delle interpretazioni è Primum CIRcenses CONstituti (i giochi del circo furono per la prima volta istituiti).
MB+


Inviato

A proposito del presente post , non ricordavo di avere gia' trattato l' argomento due anni fa , allegando prove dell' affidabilita' del secolo della fondazione di Roma

 


Inviato
Il 11/7/2019 alle 08:28, Legio II Italica dice:

Caro Signor @odjob e @CdC , questa mattina , a mente fredda , ho deciso di rispondere alla sua astiosa e incomprensibile , come toni , risposta .

ESIGO che in tutti i forum ed in tutti i gruppi di Numismatica in cui sono iscritto mi si debba dare del" tu" e si debba avere l'umiltà di farsi dare del"tu"altrimenti la conversazione con me non ha ragione d'essere.Questo perchè si discorre fra appassionati di Numismatica ,si discorre in amicizia e perchè chi vuole dare del "lei"e si fa dare del "lei"ha la cosiddetta"puzza sotto il naso"e tale atteggiamento è assolutamente incompatibile con il confrontarsi in un forum tra persone che si rispettano pur dandosi del"tu".Dal momento che questa è l'ultima volta che La rispondo non ho alcuna difficoltà nel darLe del "lei".

Non so chi sia Cdc ,ho controllato fra i post di questa discussione e fra i like ma non v'è traccia,inoltre non ho bisogno di farmi scudo dietro altri utenti,mai fatto.

Il 10/7/2019 alle 19:25, Legio II Italica dice:

Non commento !

Inoltre prima scrive che non vuole commentare e poi commenta:::::::complimenti per la coerenza ;) 

 

Il 11/7/2019 alle 08:28, Legio II Italica dice:

Come chiaramente esposto , tutto le ipotesi attinenti al suo post sono lecite , ma per cambiare o mettere in discussione lo stato dei fatti occorrono PROVE concrete , lei le ha ? fra i post di questa discussione e fra i like ma non v'è traccia. nel caso le avesse le esponga e di conseguenza le chiederei scusa per avere usato il termine "fantasticare" ; ad oggi le "prove storiche" ci giungono dal passato e queste ci dicono la data esatta della nascita di Roma , puo' piacere o non piacere , ma tant' e' ; se non erro , le uniche prove archeologiche che dimostrerebbero almeno il secolo della fondazione di Roma , lasciando in discussione l' anno esatto del 753 secondo tradizione , sono quei fori di capanne trovati sul Palatino che attestano la frequentazione stabile del Colle dove nacque Roma , anche le poche tracce delle mura palatine risalirebbero a quel secolo di Romolo e Roma , tra il 750 e il 700 a.C.  

Ho aperto questa discussione per saperne di più non sull'anno di fondazione dell'Urbe ma ,come ho precedentemente scritto....

 

Il 10/7/2019 alle 18:20, odjob dice:

Se si può trovare un parere fra i più su un determinato periodo storico in cui Roma si è formata come nucleo urbano.

 

Il 10/7/2019 alle 18:20, odjob dice:

Cerco di spiegarmi con un esempio:il bambino,quando nasce,viene registrato all'anagrafe il giorno in cui la madre lo ha partorito(Roma ha una data di nascita)ma il bambino è stato concepito dai genitori prima che fosse partorito:il seme del padre ha fecondato il grembo materno ed io vorrei raccogliere in questa discussione il parere dei lamonetiani sul concepimento di Roma come nucleo urbano

Ho spiegato con l'esempio sopra che un conto è la data di fondazione di Roma(o che dir si voglia:nascita)ed un conto è il concepimento di Roma come concepimento di intenti per creare un nucleo urbano.Ma lei con, pervicacia, continua a citarmi la data di fondazione di Roma come se i miei post,in questa discussione ,non li leggesse;inoltre ,al suo ultimo post,ha ripostato un'altra discussione sull muro di cinta dell'Urbe eretto nell'anno di fondazione della città,che è una cosa di cui ci parla Carandini nel video che ho postato in questa discussione .Se non comprende l'esempio che le ho fatto sul concepimento ed il periodo di gestazione materno è un problema suo,non mio.

Per quanto concerne le "prove storiche": "benedetto"utente Legio II Italica innanzitutto se uno è "ferrato" sull'argomento non ha bisogno di chiedere prove all'interlocutore.Ad ogni modo,nei post precedenti,le ho citato i nomi di alcuni studiosi sull'argomento quali Carandini e Pallottino, ma anche ,aggiungerei, Ampolo e Momigliano,ed ancora Marco Bettalli e Cristiano Viglietti .Ma sono sicuro che citandoLe questi nomi ,mettendoli in relazione con i loro scritti,a Lei non basta; raggion per cui questo suo fossilizzarsi nella data 753/754 a.C.come data di fondazione di Roma(lo abbiamo acclarato questo,ma vorrei discutere di quello che era Roma prima della data di fondazione)funge da zavorra per far volare questa discussione verso la storia di Roma prima della sua fondazione..     Non so se ha avuto modo di vedere il video che ho postato precedentemente,ebbene,Carandini spiega in maniera esaustiva ,avvalendosi anche del mito,la fondazione di Roma.

 

Il 11/7/2019 alle 08:28, Legio II Italica dice:

Per quanto riguarda i 7 Re di Roma che avrebbero regnato in media 35 anni , cosa ci sarebbe di strano ? a 17/18 anni si diventava adulti quindi in teoria si poteva diventare anche Re , di conseguenza essere Re fino a 53 anni di eta' , ed oltre ; come forse sapra' sono noti dai classici dei personaggi famosi di Roma antica che vissero fino ed oltre ai 90 anni , sono casi certamente rari , ma una vita normale durata tra i 60 e i 70 anni non dovrebbe essere stato un fatto straordinario , naturalmente con le dovute eccezioni dovute a svariate cause dell' epoca .

Sui 7 Re di Roma non vorrei più ritornarci a discutere,anche se è un argomento interessante,ma siamo oltre il periodo a cui questa discussione fa riferimento e cioè prima della fondazione di Roma,mentre ,con la monarchia siamo avanti come storia;ad ogni modo continuo fermamente a sostenere che la successione dei Re non sia formata solo dai 7 Re di cui conosciamo i nomi ,ma bensì da qualche altro.e vado a spiegare perchè:

l'antropologa Paola Catalano ed anche Andrea Piccioli e Valentina Gazzaniga asseriscono ,con studi effettuati su ossa ritrovate negli scavi risalenti a Roma in epoca imperiale(quindi in un'epoca più avanti alla monarchia,e per questo in un'epoca in cui la medicina aveva subito dei miglioramenti in ambito di cure mediche,rispetto al periodo monarchico)che, in quell'epoca,era raro per un individuo superare i 49 anni di età (le morti di individui di sesso maschile erano più alte di quelle di sesso femminile,quindi i maschi morivano prima delle donne;molto alta era la mortalità infantile)e le aspettative di vita erano di circa 27 anni.Le condizioni igieniche influivano sulle malattie spesso letali,era molto diffusa l'artrosi e simili malattie dolorose che debilitavano il fisico umano e molto diffuse erano le carie dentali.Tutto questo senza contare le guerre ed altre epidemie endemiche che provenivano da fuori la comunità,o anche cataclismi.  

Mi sembra che l'ho accennato all'inizio di questa discussione il fatto che per conoscere la storia che si potesse avvicinare alla realtà il più possibile sulla fondazione di Roma si è dovuto incrociare testi di antichi storici come Tito Livio,Dionigi di Alicarnasso,Plutarco ed anche le opere di Virgilio ,Ovidio ed altri scrittori con gli scavi archeologici(come anche Lei,Legio II Italica, ha fatto notare);ma gli scritti di questi autori che ho citato risalgono soprattutto all'età augustea(quindi molto dopo la fondazione di Roma) ,quando,i Romani vollero autocelebrarsi ed elaborarono racconti sull'origine divina della loro discendenza.Non ci sono pervenuti scritti di autori contemporanei all'epoca di fondazione di Roma  ,per cui se Lei,Legio II Italica,va trovando da me le prove scritte e tangibili sul fatto che i 7 Re di Roma non siano in realtà 7 ma qualcuno in più,vuol dire che non ha compreso alcunchè del periodo monarchico a Roma.Altresì Le ho documentato antropologicamente il perchè ed il percome non possa essere che ,nel periodo monarchico ,si siano succeduti solo 7 Re a Roma in un lasso di tempo di quasi 250 anni. 

odjob

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Inviato (modificato)

Bravo @odjob , :clapping:

Se tutti gli utenti del Forum fossero cosi' astiosi e risentiti solo per avere ricevuto delle semplici e corrette risposte su quanto da TE (nota bene il TU) , asserito , il Forum sarebbe una desolazione .

TI saluto con simpatia 

Modificato da Legio II Italica
TI....
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Inviato
13 ore fa, odjob dice:

Non so chi sia Cdc ,ho controllato fra i post di questa discussione e fra i like ma non v'è traccia,

Il CdC è lo staff, il Comitato di Controllo, che francamente non riesce a capire il perché di tanto accanimento su una questione in fondo accademica quale la data di fondazione di Roma, e nei confronti di un utente che non mi sembra sia stato offensivo nei tuoi confronti.

Proviamo a moderare i toni e a tornare sull'argomento, se ancora interessa, altrimenti non si potrà far altro che chiudere la discussione.

Grazie per la collaborazione,


Inviato (modificato)

Tito Livio dedica alle origini di Roma ed alla monarchia il primo dei 142 libri che componevano la sua opera "Ab Urbe Condita Libri CXLII"di cui ne sono giunti a noi integralmente 35 libri.Egli scrive nella prefazione:"Quei fatti che si dicono avvenuti nei tempi precedenti la fondazione o la futura fondazione dell'Urbe,adorni di poetiche favole piuttosto che di sicura documentazione storica,io non penso nè confermarli nèa confutarli.Bene è consentita all'antichità questa licenza del mescere l'umano col divino per rendere più augusti gli inizi degli Stati;e se vi è nazione a cui si debba concedere la divinizzazione delle proprie origini e l'attribuzione di esse all'opera degli dei,il popolo romano ha tal gloria militare che,quando esso vanta Marte padre suo e suo fondatore,anche questo vanto accettino di buon animo le genti così come accettano il suo dominio" 

Ho citato la prefazione di Tito Livio ai suoi libri per documentare ancora meglio il fatto che le informazioni scritte dagli antichi sui primi secoli di Roma(dalla fondazione di Roma)sono di tipo letterario e sono state raccolte da scrittori vissuti molti secoli dopo rispetto agli eventi di cui si occuparono.Anche gli storici,i poeti ed i filosofi che ci parlarono dei primi tempi della fondazione di Roma non vissero prima del II-I secolo a.C.;gli stessi affermano che la loro ricostruzione storica si è potuta basare solo in minima parte su testimonianze scritte,sia perchè nella Roma arcaica la scrittura era poco usata e sia perchè,durante il saccheggio del 390 a.C.,gli archivi di Roma ,dove erano depositati gli annali scritti della storia della città , andarono, per lo più, distrutti. 

La fonte principale a cui gli autori antichi dovettero rifarsi nel ricostruire i primi secoli dalla fondazione di Roma furono i racconti orali che ricordavano e tramandavano eventi,istituzioni,personaggi e valori. Gli antropologi culturali che si occupano di società orali hanno avuto modo di rendersi conto che gli antichi scrittori e storici romani attinsero ad un patrimonio collettivo autorevole che si era consolidato nei secoli e che fino alla tarda età repubblicana si era tramandato"dalla bocca all' orecchio"e non era frutto d'invenzione.Tuttavia questo patrimonio basato sulla diffusione di racconti orali ,a causa delle modalità di produzione e selezione ,che sono tipiche dei racconti orali,non ha potuto conservare una puntualità di dati ,ma ha consentito di farci venire a conoscenza di altri aspetti della storia e della società antica dell'Urbe:stili di vita,condizioni della qualità della vita,e come si sia formata Roma nei periodi di pace ed in quelli di guerra.

Denario:Cnaeo Pompeo Magno (49-48 a.C., zecca greca incerta ag.) Calpurnio Piso proquestore:

D/ Busto diademato di Numa Pompilio a destra

R/ Prua a destra 

Riferimento: Cr. 446/1 

da asta Nomisma n°59 lotto n°75

Denario con busto di Numa Pompilio da Nomisma.jpg

 

Denario: C.CENSORIN databile all'88 a.C. - Zecca: Roma -ag.

D/ teste affiancate di Numa Pompilio e Anco Marzio

R/ cavaliere acrobata (desultor) su cavalli in corsa verso destra 

Riferimenti:Cr. n. 346/1

da asta Bolaffi n°34 lotto n°353

da asta Bolaffi.jpg

Modificato da odjob

Inviato

Ora passerei a parlare con voi utenti dell'oggetto di questa discussione e cioè della storia di Roma arcaica ,di Roma prima dell'anno di fondazione 753/754 a.C.

Mi piace esaminare il video di Carandini che ho precedentemente postato:

  • minuto 5,41 nel 775/750 a.C. c'è la nascita di Roma come città Stato(o per meglio dire:Regnum).Prima vi è la preistoria e la protostoria di Roma .
  • minuto 3,44 Carandini dice"per quanto riguarda il 753 non vi affezzionate a questa data".A me non interessa stabilire la data corretta della fondazione di Roma ma quanto detto da Carandini e quanto scritto da lui fa riflettere che non c'è poi tanta sicurezza sul 753 a.C. come anno di fondazione dell'Urbe.
  • minuto 3,13 egli ci dice che Roma fu fondata sul Palatino....
  • minuto 9,50 prima della fondazione di Roma ,nei pressi del luogo in cui fu fondata Roma vi erano dei villaggetti abitati dai populi albenses (i primi latini che riconoscevano in Giove laziale ,sul monte Albano,la loro divinità principale) 
  • minuto 10,10 dopo i villaggetti sorse un grande centro protourbano: una federazione di rioni che ha per nome septimontium
  • minuto 11,00 Carandini afferma che esisteva un grande insediamento,prima del 753,in cui i morti venivano seppelliti fuori da tale insediamento,e che si distingueva dalla campagna,almeno un secolo prima della fondazione di Roma.In seguito,Etruschi e Latini avevano la vocazione alle città.Gli Etruschi furono i primi inventori delle città(ad esempio Veio nata nel secolo IX a.C.),poi,intorno alla metà del secolo VIII vennero in Italia i Greci anche loro a fondare le città(Cuma,Ischia) 
  • minuto 12,44 Carandini afferma che il centro protourbano sorto fra l'850 ed il 750 a.C.era di poco più piccolo, come estensione,rispetto a quello della Roma di Romolo 

Poi Carandini parla della fondazione di Roma fra mito e storia ma questi sono fatti assodati se pur interessanti ma non attinenti alla discussione.

da quello che ho evidenziato in grassetto si può partire e fare considerazioni di carattere storico .

Grazie a chi segue questa discussione ed a chi vuole apportare un contributo per accrescerla 

odjob

 


Inviato

                          L'Italia prima dell'ascesa di Roma

Quando Roma era tra la fase preistorica e protostorica l'Italia era abitata da popolazioni molto diverse fra loro ma legate l'una con l'altra da una fitta rete di relazioni.Come in altri luoghi nel mondo anche in Italia la diffusione della scoperta del ferro portò a grandi cambiamenti che interessarono i territori e le popolazioni che vi vissero.Sul finire del secondo millennio avanti Cristo in Italia vi fu dapprima un processo di frammentazione culturale nelle varie aree popolate e poi un processo di ricomposizione che originò nuove culture.

Intorno all'anno 1000 a.C.,quando dall'età del bronzo si passò a quella del ferro,si crearono in Italia nuove identità di popoli;prima di questo periodo l'archeologia non rileva significanti tracce di unioni di individui basate su elementi culturali presenti all'interno di un determinato territorio che si distinguessero da quelle di altri individui che abitavano altri territori.Al principio del I millennio a.C. ciascun territorio abitato,che potremmo definire"regione",si distingue per diversità culturale da altre regioni popolate vicine pur contraendo scambi commerciali fra esse.Nell'area centro-tirrenica vi fu una precoce formazione di centri urbani;in Etruria,ad esempio,sorsero grandi centri urbani,mentre,nel Lazio sorsero molti centri minori ed alcuni nuclei con maggiore estensione com'è l'esempio di Roma.In Etruria la nascita delle città venne causata dallo spostamento di grandi nuclei di individui,provenienti da varie parti fuori dall'Etruria, che andarono a popolare grandi insediamenti nel tirreno etrurico.Nel sud Italia,nella Campania settentrionale interna e nel salernitano, gruppi di Etruschi vi giunsero come colonizzatori già all'inizio dell'Età del ferro,mentre,nella pianura padana , a nord della penisola,si ebbe proprio l'origine degli Etruschi.Città sorsero in alcune zone del Veneto, fra Padova e Vicenza.Con il sorgere di questi agglomerati cittadini si crearono delle concentrazioni di risorse causando,nel corso del tempo,una ,maggiore differenziazione sociale fra essi.In ciascuno di questi agglomerati cittadini si concentrarono ricchezze in mano a pochi e si crearono anche strati sociali intermedi formati da artigiani e commercianti.Nelle restanti regioni di territorio italiano si crearono insediamenti più piccoli con all'interno una massa di individui priva di sensibili differenziazioni sociali, in cui il commercio e l'artigianato non assursero a ruolo determinante.

Verso la fine del secolo VII a.C. gli agglomerati cittadini raggiunsero una maturazione del loro processo formativo;nei successivi secoli VI e V si ebbe una fase ,che gli archeologi definiscono arcaica, in cui è possibile documentare ,sul piano archeologico,con più facilità questi agglomerati.Quindi tutte le culture dei vari popoli si sono caratterizzate stabilizzandosi.Tuttavia,in questo periodo,si riscontrano ancora movimenti migratori di piccoli gruppi di individui autonomi,popolazioni non del tutto stabilizzate.

Nella fase arcaica anche in Puglia iniziarono a comparire grandi insediamenti anche se non divennero ancora dei poli culturali autonomi.Nel meridione italiano la presenza sulle coste di colonie greche funse da punto di riferimento economico e culturale per i popoli dell'entroterra e ciò portò questi popoli a percorsi culturali diversi rispetto al resto dell'Italia.Caratteristica principale del periodo arcaico è la diffusione della scrittura e gli influssi culturali greci che dal meridione,tramite gli Etruschi,giunsero nel centro-nord.In questo periodo si origineranno lingue solo in parte derivanti dai singoli popoli.Sul finire di questa fase si iniziò a rompere l'equilibrio basato su una certa autonomia dei popoli:in Campania le città etrusche,formate da etnie miste con prevalenza etrusca per quel che concerne l'ambito economico e culturale,mutarono identità divenendo particolarmente autonome,con loro propria identità ,cessando di utilizzare il linguaggio etrusco per l'osco,precedentemente parlato dalle etnie non etrusche. La nascita del popolo campano generò sistemi culturali molto evoluti in tutto il meridione abitato da popolazioni che parlavano osco ed in tal modo,nel corso del secolo IV a.C.,nacquero popolazioni come i Sanniti,i Lucani ed i Brettii con loro strutture politiche economiche e sociali molto avanzate che pressarono gli Stati confinanti.

Nell'Italia centrale la tarda fase arcaica coincise con movimenti di popoli vicini ed in questo periodo emerse il potere combattivo della città di Roma che raddoppiò il proprio territorio conquistando la città etrusca di Veio nel 396 a.C..Nel 338 a.C.Roma riuscì a trasformare la lega dei Latini in un unico stato regionale ponendosi a capo e,in mezzo secolo,divenne egemone su tutta l'Italia divenendo sotto il profilo militare e bellico una grande potenza.

Nel secolo IV.a.C. l'Italia subì grandi mutamenti culturali assorbendo modelli culturali di origine greca che si diffusero in maniera autonoma rispetto agli eventi politici e militari.Le culture dei vari popoli divennero sempre più simili fra loro:utensili ed oggetti del quotidiano si andarono uniformando e le costruzioni furono effettuate su modelli simili.Si creò una stratificazione sociale complessa  e l'espansione politica romana avvenne in un'Italia culturalmente quasi unificata.

odjob    

 


Inviato

Riguardo la Campania settentrionale, La città di Capua fu fondata dagli Etruschi in età precedente a Roma, con un mito fondativo molto simile a Roma, con la differenza che non si parlava di una lupa, bensì di una cerva. Come Romolo fu salvato dalla lupa che lo nutri', così Telephus, fondatore della città di Capua fu nutrito da una cerva. In altra area, quella nolana, è stato ritrovato, invece, un villaggio dell'età del bronzo http://www.meridies-nola.org/turismo/itinerari-percorsi-storico-ambientali-dell-agro-nolano/nola/il-villaggio-preistorico.html

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Inviato

Mi si perdoni questa divagazione,ma poco fa ho ricevuto tramite il social network più famoso,casualmente,da Folia Magazine la storia di questa Regina romana di origine etrusca e poichè ho parlato di Etruschi ve ne porto a conoscenza:

Tanaquil, regina romana di origine etrusca.

Sposata con Lucumone (il cui nome significava "re" in etrusco), Tanaquil credeva che il marito avesse la stoffa del leader: per questo motivo lo convinse a trasferire la famiglia a Roma, all'epoca città di recente fondazione e per questo ancora aperta ad una aristocrazia nuova, quando non addirittura straniera. Lungo la strada verso Roma, la coppia incontrò un segno premonitore: un'aquila, volando sopra di loro, sfilò il cappello dalla testa di Lucumone, riportandolo però al suo posto poco dopo. Tanaquil interpretò il fatto come un segno della benevolenza degli dèi nei confronti del marito; e così fu, a quanto pare, dato che Lucumone divenne presto amico stretto del re romano del tempo, Anco Marzio. Alla sua morte, dato che i figli erano ancora troppo giovani per regnare, Lucumone venne eletto come nuovo re con il nome di Tarquinio Prisco, quinto re di Roma. Tanaquil stessa, secondo i costumi romani, assunse il nome latino di Gaia Cecilia (a volte trascritto come Caia Cirilla, nome usato dallo stesso Boccaccio).

Quando Tarquinio morì, assassinato dai figli di Marzio, Tanaquil insabbiò il fatto sostenendo che il re fosse stato semplicemente ferito. Approfittando della confusione, la regina riuscì a far designare come reggente il figlio adottivo, Servio Tullio, finché Tarquinio non fosse guarito; solo dopo aver guadagnato la piena fiducia e il rispetto del popolo, Servio e Tanaquil ufficializzarono la morte di Tarquinio Prisco.


Inviato

Altro fortuito ritrovamento giornaliero su social network,che si riallaccia al post precedente ed anche a quello degli Etruschi in epoca arcaica di cui ho scritto precedentemente:

da Finestra sull'Arte,scritto da Federico Giannini ed Ilaria Baratta

                                                                           La donna etrusca

Quando pensiamo allo stato della donna nelle civiltà antiche, nel nostro immaginario si profila la figura di una donna subalterna rispetto all’uomo, e il cui compito è soprattutto quello di curare le attività domestiche, o comunque di attendere a occupazioni tipicamente femminili. Non era così, invece, per la donna etrusca: nessun altra donna come quella etrusca godette di un grado tanto alto di emancipazione, libertà e autonomia. “Le donne etrusche”, ha scritto l’insigne studioso Jean-Paul Thuillier, “sapevano essere custodi del focolare”, ma allo stesso tempo erano in grado di “tenere a bada la folla di servi e domestici. Semplicemente, a differenza di Penelope e Andromaca, esse non si accontentavano di attendere pazientemente a casa il ritorno degli sposi, ma prendevano legittimamente parte a tutti i piaceri della vita”. L’alto livello di benessere economico della società etrusca fece sì che, già in età arcaica (dal sesto secolo avanti Cristo), il ruolo della donna avesse iniziato a subire delle modifiche: se prima le donne erano essenzialmente madri dedite alla cura della famiglia, a partire da quest’epoca cominciarono a “uscire” dalle mura domestiche per partecipare in maniera sempre più attiva alla vita pubblica. Ciò vale soprattutto per l’area dell’Etruria propriamente detta (Toscana, alto Lazio e Umbria), mentre nelle altre zone d’Italia occupate dagli etruschi questo processo di emancipazione assunse contorni decisamente più lenti: per tal ragione occorre evidenziare che è improprio parlare di donna etrusca tout-court: in questo articolo utilizzeremo dunque questa locuzione per riferici alla condizione della donna nell’Etruria tra il sesto e il quarto secolo avanti Cristo (epoca, quest’ultima, a partire dalla quale, a seguito degli accresciuti contatti con i greci prima e con i romani poi, si assisterà a una regressione della condizione sociale della donna).

Un primo aspetto importante delle donne etrusche consiste nel fatto che, come attestano numerose iscrizioni, erano dotate di nome proprio: al contrario, a Roma le donne venivano identificate esclusivamente con il nome della gens, ovvero della famiglia, alla quale appartenevano (Tullia, Iulia, Cornelia, e così via: nel caso in cui ci fossero due donne nella stessa famiglia, venivano indicate coi numerali, come prima, secunda, tertia, oppure con gli aggettivi maior e minor se erano due). Solo a partire dalla tarda età repubblicana le donne romane avrebbero iniziato a far uso del cognomen (una sorta di soprannome). Sono sopravvissute molte attestazioni di nomi propri femminili delle donne etrusche: Velelia, Anthaia, Thania, Larthia, Tita, Nuzinai, Ramutha, Velthura, Thesathei. E sono proprio le iscrizioni rinvenute sugli oggetti a dirci molto sullo status della donna etrusca. Sappiamo dunque che le donne possedevano oggetti, sappiamo che erano in grado di leggere (su alcuni strumenti di uso quotidiano compaiono infatti indicazioni esplicative, magari per illustrare una scena decorativa, oppure dediche), e probabilmente in certi casi potevano anche essere titolari di attività commerciali. Un paio esempi: al Museo Gregoriano Etrusco, nei Musei Vaticani, è conservata un’olletta in bucchero dove si legge la scritta “mi ramuthas kansinaia”, ovvero “io sono di Ramutha Kansinai”, dove il proprietario del vaso, una donna, è identificata con nome e cognome. E al Louvre si trova invece una pisside, databile al 630 avanti Cristo circa, sulla quale è apposta l’iscrizione “Kusnailise”, che potrebbe essere tradotta con “nella bottega di Kusnai”, dove Kusnai (un nome da donna) è presumibilmente la proprietaria dell’attività commerciale.

Che tipo di donna possiamo immaginarci quando pensiamo alla donna etrusca? Occorre specificare che conosciamo soprattutto le donne etrusche benestanti, quelle che potevano permettersi di farsi effigiare sugli affreschi oppure che potevano commissionare agli artisti sontuosi sarcofagi. Scrive lo studioso Lidio Gasperini che “vediamo, a Cerveteri come a Tarquinia, Volterra, Chiusi, Perugia, su pareti dipinte, sarcofagi, urne cinerarie, immagini di spose, solitamente sdraiate sul letto conviviale con acconciature ricche e raffinate, spesso di grande effetto ed eleganza. Nobiltà e gentilezza del vestire, che si accompagnano alla nobiltà e alla gentilezza dell’atteggiarsi, alla intensa e affettuosa partecipazione ad uno dei momenti più raccolti e più intimi della giornata”. Le immagini e i reperti che ci sono giunti ci hanno tramandato l’immagine di una donna orgogliosa, raffinata, gentile, che gradiva i piaceri mondani, amava vestirsi bene e indossare gioielli preziosi e di buona fattura, dedicava molto tempo alla cura del corpo e del proprio aspetto, sperimentava acconciature elaborate, e ricopriva un ruolo importante sia a livello familiare sia a livello sociale, data anche “la quantità e la ricchezza, talora eccezionale, dei suoi ornamenti e degli oggetti deposti in suo onore (e in suo uso)” nelle sepolture.

Ecco dunque che, pensando alla donna etrusca, ci vengono in mente, per esempio, le immagini di Larthia Seianti, la dama del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, vestita con una lunga tunica stretta in vita decorata con borchie e che porta preziosi gioielli d’oro, come un paio di vistosi orecchini a disco o un’armilla sul bicipite, oppure la giovane Velia, una sposa raffigurata in un affresco che decora la Tomba dell’Orco a Tarquinia, e che porta una ricca collana di ambra, un paio di orecchini a grappolo, e ha i capelli ricci raccolti sulla nuca con una reticella e ornati con una coroncina di alloro, oppure la bellissima ragazza conservata al Metropolitan Museum (una delle testimonianze più evolute dell’arte etrusca, una scultura a grandezza naturale), che veste una tunica aderente che evidenzia, senza lasciare molto alla fantasia, le forme del seno, e che porta elaboratissimi e ricchi gioielli con raffigurazioni di divinità. I corredi funerari delle donne etrusche includono diversi oggetti che ci raccontano molto delle loro attività: sono stati ritrovati strumenti per la tessitura e la filatura(hobby che venivano praticati anche dalle donne dell’alta società, supportate dalle loro ancelle), e poi specchi, gioielli, ornamenti di vario tipo e unguentari, segno che le donne etrusche dovevano passare molto tempo a farsi belle, e ancora morsi di cavallo che potrebbero suggerire il fatto che, nell’antica Etruria, le donne si muovessero e viaggiassero in autonomia, senza un padre o un marito che le accompagnasse. Le statue e i ritratti testimoniano inoltre una grandissima varietà di pettinature che le donne etrusche amavano provare, anche se ce ne sono alcune ricorrenti: in antico (nel sesto secolo avanti Cristo) andava di moda l’acconciatura con lunghe trecce che pendevano sul seno (potevano essere due, ma anche di più), oppure con i capelli lunghi portati all’indietro in modo che ricadessero dietro le spalle. In epoche più recenti si diffuse invece la moda dei capelli corti, oppure raccolti: venivano tenuti fermi con una reticella, come nel caso della sopraccitata Velia, oppure erano pettinati “a melone”, ovvero raccolti in ciocche spesse e tirati all’indietro. Donne belle, donne raffinate, spose di principi ma anche di ricchi possidenti, di magistrati, di politici, di commercianti, che non conducevano una vita chiusa tra le pareti di casa, ma trascorrevano molto tempo in società, partecipavano a eventi mondani, uscivano spesso per assistere a gare sportive e spettacoli. In altre parole, come ha scritto lo studioso Jean-Marc Irollo, le signore etrusche “non permettevano ai loro uomini di esercitare il monopolio sul lusso e sulla gioia di vivere”.

La dimensione della donna etrusca era infatti molto meno “domestica” rispetto a quella della donna greca o della donna romana: al contrario di queste ultime, la donna etrusca prendeva abitualmente parte alla vita pubblica, come attestano le fonti letterarie latine e come possiamo agevolmente evincere anche dalle opere d’arte. Negli affreschi della tomba delle Bighe (si veda l’articolo sugli etruschi e lo sport) vediamo, in una delle tribune dalle quali gli spettatori assistono alle gare sportive, oltre a diverse donne d’ogni età, anche una coppia, con la donna che abbraccia l’uomo. Questo gesto, con la donna a prendere l’iniziativa, è stato interpretato dal succitato Thuillier come segno del fatto che tra uomini e donne vigesse una certa parità (anche perché, notava sempre lo studioso francese, nelle rappresentazioni in cui compare un pubblico, le donne hanno spesso posti nelle prime file): si tratta, per usare le parole del noto etruscologo, di un “gesto molto moderno”.

Se dunque la donna etrusca prendeva spesso parte a spettacoli, giochi o comunque a eventi pubblici, altrettanto di frequente partecipava ai banchetti. Si trattava di un’abitudine che, in Grecia e a Roma, destava scandalo, poiché fuori dall’Etruria, nella società greca e in quella romana, le uniche donne ammesse ai banchetti erano quelle che esercitavano il meretricio: una donna di buona famiglia non poteva prender parte ai banchetti, dal momento che era ritenuto disdicevole. Di conseguenza, la costante presenza delle donne presso i banchetti etruschi alimentò le maldicenze degli scrittori greci e romani. Tra i passi più celebri sulle donne etrusche figura quello dello storico greco Teopompo, vissuto nella metà del quarto secolo avanti Cristo e autore di un giudizio molto severo sulle donne etrusche, anche se ormai bollato come menzognero da tutta la critica. Teopompo scriveva, in quello che è il più lungo brano antico sulle donne etrusche a noi noto, che “era costume presso gli etruschi che le donne fossero in comune: esse curano molto il loro corpo, facendo esercizi sportivi da sole o con gli uomini; non ritengono vergognoso comparire in pubblico nude; stanno a tavola non vicino al marito, ma vicino al primo venuto dei presenti e brindano alla salute di chi vogliono. Sono forti bevitrici e molto belle da vedere”. E ancora, sull’educazione dei figli: “i Tirreni allevano tutti i bambini ignorando chi sia il padre di ciascuno di essi; questi ragazzi vivono nello stesso modo di chi li mantiene, passando parte del tempo ubriacandosi e nel commercio con tutte le donne indistintamente”. Teopompo godeva della fama di maldicente anche in antico e, a parte l’affermazione sul fatto che le donne etrusche fossero “molto belle da vedere” (evidentissimo da sculture e affreschi), diverse delle sue asserzioni appaiono del tutto infondate: il passaggio sul fatto che condividessero la tavola non col marito, ma col primo che capitava, è smentito da Aristotele che assicura che “gli Etruschi mangiano insieme con le mogli giacendo sotto lo stesso manto”. Che le donne etrusche partecipassero ai banchetti insieme ai mariti è un fatto noto anche dalle testimonianze artistiche etrusche. Nella scena di banchetto della tomba degli Scudi a Tarquinia vediamo una coppia, marito e moglie, che stanno mangiando assieme sulla klíne, il tipico letto da banchetto, ma questo uso appare evidente anche dai sarcofagi che non di rado raffigurano coppie sdraiate come se stessero partecipando a una cena. In tal senso, l’opera più famosa è sicuramente il sarcofago degli sposi di Cerveteri, attualmente conservato presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma: i due sposi sono sdraiati su di una klíne e guardano davanti a loro, abbracciandosi teneramente. A un grado ben più elevato di realismo giunge poi la cosiddetta Urna degli Sposi conservata al Museo Guarnacci di Volterra: in questo caso, è possibile che le fattezze dei due protagonisti, una coppia d’età piuttosto avanzata, corrispondano a quelle reali e palesino l’intenzione dei due coniugi di mantenere vivo il loro ricordo anche dopo la scomparsa (i ritratti, infatti, venivano posti direttamente sopra al coperchio dei sarcofagi o delle urne).

Ancora, in merito alle accuse di Teopompo: sulla nudità non si sono conservate scene di banchetti nelle quali compaiano donne nude intente a condividere il momento di convivialità con uomini, mentre sull’accusa di essere forti bevitrici l’unico dato che possiamo sottolineare è il fatto che, in molti corredi tombali femminili, sono stati ritrovati calici, brocche e quant’altro possa lasciar presagire che le donne, in Etruria (come, del resto, anche in Grecia e a Roma), amassero il vino. Infine, in merito all’educazione dei figli, Teopompo probabilmente non vedeva di buon occhio il fatto che le donne etrusche, al contrario delle donne greche, non erano poste sotto la tutela del padre o del marito, e godevano pertanto di una maggiore libertà. Inoltre, forse il suo giudizio rifletteva la condizione giuridica delle madri che, probabilmente, potevano educare i figli a prescindere da quale fosse lo status del padre, al contrario di quanto invece avveniva in Grecia e a Roma, dove era il padre a decidere del destino dei figli, e le donne erano escluse da qualsiasi ruolo decisionale.

Anche nell’arte gli etruschi avevano un approccio diverso nei confronti delle madri rispetto a quello dell’arte greca. I greci evitavano di raffigurare madri nell’atto di allattare i propri figli: “tale gesto”, spiega infatti l’etruscologa Larissa Bonfante, “faceva parte del mondo delle Furie, delle Eumenidi, del mondo del sangue, della natura quasi animale dell’uomo”, ragione per la quale i greci si rifiutavano di ammetterlo all’interno del loro repertorio figurativo riferito al “mondo normale”. Uno dei principali capolavori d’arte etrusca conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze è proprio una madre che allatta un bambino: si tratta della Mater Matuta, la dea italica del mattino e dell’aurora, e di conseguenza protettrice della fecondità, della maternità e della nascita. È stata ritrovata in una necropoli nei pressi di Chianciano Terme, e aveva la funzione di grande urna cineraria (la testa infatti è mobile): l’opera colpisce l’osservatore per la sua monumentalità che comunque non intacca il grado di realismo che lo scultore è riuscito a conferire alla Mater Matuta (si osservi la naturalezza del movimento delle mani che reggono il bambino, ma anche le pieghe dei panneggi). Nel territorio italiano anticamente era molto radicato il culto della dea madre, al contrario di quanto avveniva in Grecia, dove peraltro era anche molto meno diffusa la pratica di allattare i figli (le donne greche di elevata estrazione sociale affidavano il compito alle balie). Questo spiega anche perché ci sono giunte alcune raffigurazioni di madri con i figli nella scultura etrusca: ne sono interessanti esempi la cosiddetta kourotrophos (“colei che nutre il bambino”) proveniente da Veio, una statuetta votiva oggi conservata nei depositi della Soprintendenza per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, oppure un bronzetto custodito al Louvre con una madre che tiene per mano il proprio figlio, o ancora la grande statua, anch’essa proveniente da Veio, di Latona, madre di Apollo, colta nell’atto di cullare il piccolo dio. Le statue votive potevano anche rappresentare neonati, e avevano lo scopo di ottenere, dalle divinità, protezione per i piccoli: ne sono interessanti esempi quelli conservati al Museo Nazionale Etrusco di Arezzo.

Per quanto fosse importante il ruolo della donna etrusca nel contesto familiare, è stata tuttavia smentita dagli studiosi l’ipotesi che la società etrusca avesse un impianto matriarcale. Secondo gli studi più recenti, le donne in Etruria non svolgevano un ruolo dominante all’interno della famiglia: il fatto che nelle iscrizioni prevalgano i nomi dei padri (anche se talvolta poteva comparire quello della madre) ha portato pressoché tutta la comunità scientifica a rifiutare l’ipotesi che spettasse alla donna la posizione principale. È però vero, come si diceva in apertura, che le donne etrusche godevano di una libertà che non era conosciuta in altre società antiche. Una libertà che, tuttavia, avrebbe conosciuto dei pesanti ridimensionamenti nel momento in cui gli etruschi entrarono in contatto con i romani. E che si perse quando la civiltà etrusca fu “inglobata” in quella romana.

Bibliografia di riferimento

  • Alfonsina Russo (a cura di), Egizi Etruschi. Da Eugene Berman allo Scarabeo Dorato, catalogo della mostra (Roma, Centrale Montemartini, dal 21 dicembre 2017 al 30 giugno 2018), Gangemi, 2017
  • Liana Kruta Poppi, Diana Neri (a cura di), Donne dell’Etruria padana dall’VIII al VII secolo a.C. Tra gestione domestica e produzione artigianale, catalogo della mostra (Castelfranco Emilia, Museo Civico Archeologico, dal 15 febbraio al 10 marzo 2015), All’Insegna del Giglio, 2015
  • Fabrizio Ludovico Porcaroli, Mater et Matrona: La donna nell’antico, catalogo della mostra (Ladispoli, Centro di Arte e Cultura, dal 1° agosto al 1° novembre 2014), Gangemi, 2014
  • Jean MacIntosh Turfa, The Etruscan World, Routledge, 2013
  • Jean-Marc Irollo, Gli Etruschi: alle origini della nostra civiltà, Dedalo, 2008
  • Antonio Giuliano, Giancarlo Buzzi, Etruschi, Mondadori-Electa, 2002
  • Mario Torelli, The Etruscans, Rizzoli International, 2000
  • Antonia Rallo (a cura di), Le Donne in Etruria, L’Erma di Bretschneider, 1989

 

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         I popoli che abitavano il Lazio quando nacque Roma 

Ausoni:popolo di pastori ,di origine indoeuropea,che finì per raggrupparsi nel basso Lazio e convivere con gli Aurunci,altro popolo di simile discendenza.In tarda e media età del bronzo essi occuparono le isole Lipari.Essi seppellivano i loro defunti  per incinerazione ed inumazione.I loro vasi erano in ceramica nera o rossa ed erano decorati o con rilievi cordonati o dipinti con forme geometriche ; gli utensili erano in bronzo e i monili erano realizzati con pasta vitrea ,ambra o in bronzo ed oro.

Capenati:il loro territorio era situato lungo la riva destra del Tevere e,sfruttando questo fiume per il commercio,fecero fortuna economica.La loro capitale era Capena ed intorno ad essa furono trovale delle necropoli risalenti al secolo VIII a.C..L'influenza degli Etruschi nella loro cultura iniziò ad essere determinate a partire dal secolo VI a.C..Si scontrarono con i vicini romani nel secolo IV a.C.e furono sconfitti.

Equi:abitavano la zona montuosa de l Lazio,ai confini con l'Abruzzo.Essi erano un popolo di pastori ma anche di guerrieri e diedero problemi a Roma devastando l'agro romano. Furono sconfitti dai Romani in varie battaglie nonostante si fossero uniti ad altri popoli come Volsci,Marsi ed Ernici.Nel 304 a.C. furono vinti definitivamente dai Romani e furono assoggettati ma una piccola parte di popolazione continuò a vivere nell'alta valle dell'Imella.

Ernici:si sono trovate affinità di questo popolo con Fenici e Greci poichè essi facevano iniziare il calendario ad ottobre.Erano stanziati lungo la valle del Sacco non lontana da Roma.Furono alleati dei Romani ma tenevano a non perdere la loro autonomia .Le loro città erano Anagni,Ferentino,Alatri e Veroli ,queste si allearono ai Marsi ed agli Equi per combattere i Romani ma questi ultimi ebbero la meglio e,le città degli Ernici,per mantenere l'autonomia dovettero accettare compromessi con l'Urbe.

Latini:giunti in Italia alla seconda metà del II millennio a.C. durante le ondate migratorie dei popoli indoeuropei e si stanziarono nel Lazio.Questa popolazione insieme alle altre confinanti finirono per formare una lega di città unita da comunanza di riti religiosi .La lega si rivestì di un aspetto sacrale riunendosi presso il tempio di una divinità importante.Alba Longa ed una trentina di città laziali si raccoglievano nel santuario di Iuppiter Latiaris situato sui Colli Albani;altre città si riunivano nei pressi del santuario di Diana Nemorensis vicino Nemi.

Rutuli:popolo anch'esso latino che abitava nel Lazio fra il fiume Numico ed Anzio .Questo popolo riuscì per un certo periodo a restare indipendente da Roma ma nel 442 a.C. furono assoggettati da quest'ultima e furono inglobati.

Sabini:essi abitavano il territorio fra il fiume Tevere,Aniene,Alterno e Nera ,essi forse erano di origine latina 

Volsci:di stirpe umbra ,ma,verso la fine del secolo V a.C. migrarono a sud insediandosi nel Lazio,fra i Colli Albani.Nemici dell'espansionismo romano e per quasi due secoli combatterono contro i Romani tenendo testa ad essi.Nel secolo IV a.C. furono sconfitti definitivamente dai Romani durante una rivolta dei popoli latini venendo romanizzati.

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3 ore fa, odjob dice:

Alba Longa ed una trentina di città laziali si raccoglievano nel santuario di Iuppiter Latiaris situato sui Colli Albani;altre città si riunivano nei pressi del santuario di Diana Nemorensis vicino Nemi.

Dunque con ciò ci si ricollega a quanto affermato da Carandini sui villaggetti dei populi albenses 


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A margine del post 37   @odjob  con tema "La donna Etrusca" , in altra discussione "Locri Epizefiria nelle sue monete" vi è un cenno alla particolare collocazione, legale e sociale, che la donna, con raro esempio nel mondo greco, aveva in quella città italiota .

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Qualche notizia piu' approfondita sui due Santuari sopra citati : Giove Laziale e Diana nemorense .

Il Mons Albanus , attuale Monte Cavo , e' dopo il Faete il Colle piu' alto dei Colli Albani , sfiora i 1000 metri . Qui sorgeva il Tempio federale dei Prischi Latini , di Giove Laziale .
Il Tempio o Santuario di Giove Laziale era strettamente collegato con Alba Longa , la Città fondata secondo la tradizione da Ascanio figlio di Enea ; inizialmente il culto si praticava all’ aperto all' interno di un bosco di querce , albero sacro a Iuppiter Latiaris .
Dopo la distruzione di Alba Longa da parte di Roma , sotto i Tarquini Roma prese il posto che aveva Alba Longa come principale esponente della Lega latina e il Santuario entro' sotto l' influenza romana , questo mutamento spiegherebbe lo spostamento del centro politico e religioso della Lega latina presso il santuario di Diana a Nemi . Da Dionigi di Alicarnasso , Antichita' Romane , leggiamo la notizia che Tarquinio Prisco inizia la costruzione del tempio di Giove sul Campidoglio e quaisi allo stesso tempo edifica sul Monte Albano un tempio a Giove Laziale .
I due Templi ospitarono la cerimonia del Trionfo , nella quale i generali vittoriosi che non avevano ottenuto dal Senato il trionfo sul Campidoglio , potevano invece celebrarlo sul Mons Albanus .
Secondo Plinio , il primo generale a celebrare il trionfo sul Monte Albano fu nel 231 a.C. il console Papirio Masone , al quale segui' Marco Claudio Marcello il conquistatore di Siracusa nel 212 a.C. . Giulio Cesare stesso , dopo quattro trionfi tenuti a Roma , nel 45 a.C. ne celebrò anche uno sul Monte Albano . 

Il Santuario di Diana Nemorense di cui sopra abbiamo letto divenire il nuovo centro religioso della Lega Latina dopo dopo la sconfitta di questa al Lago Regillo avvenuta tra il 496 e il 499 a.C. , ospito' in seguito principalmente malati e donne sterili allo scopo di veder esauditi i desideri di guarigione e fertilita' .


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Questa è una cartina su cui vi sono dislocati i popoli del Lazio arcaico

 

Ancient_Latium (300 x 201).jpg

Ancient_Latium (550 x 368).jpg

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Oggetti per le sepolture che avvenivano in età protostorica a Roma

immagini da Jstor

 

Le sepolture di età protostoica a Roma.jpg

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Fra le popolazioni del Lazio ,quando nacque Roma vi furono anche i :

Falisci

di ceppo linguistico indoeuropeo ed erano differenti dagli Etruschi.vivevano fra il Tevere ed i Monti Sabatini,ma anche a nord di Roma ed a sud del viterbese.Le loro tombe sono ricche di corredi funerari. Dalla loro arte ceramica si evince che ebbero influssi greci .Le loro città furono Faleri(odierna Civita Castellana),Vignanello,Sutri(posta fra i popoli degli Etruschi e Falisci),Fascennium(forse vicino Corchiano,fra Etruria e Lazio)da cui derivarono i versus facennini(motteggi che sconfinavano nella diffamazione pubblica)che si usavano nelle feste rurali,Nepi,Capena e Narce(nei pressi di Calcata).

odjob  


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C'è disaccordo fra gli storici sull'origine ed il significato del nome di Roma.Alcuni fra loro sono del parere che si debba risalire ad un popolo,derivante dall'Etruria, che si stanziò nel Lazio e che chiamò la loro città Roma per via della forza(in greco rhome significa forza)che lo distingueva per via delle armi che riusciva a produrre con propria arte.Altri storici sostengono che un gruppo di profughi ,scampato dalla distruzione di Troia,sarebbe giunto ,tramite mare,nel territorio dei Tirreni e si sarebbe ,poi,portato ,tramite il fiume Tevere,sulle sponde del territorio ove sorse Roma perchè una troiana che si chiamava Rhome, insieme alle altre troiane ,poichè stanche del viaggio,decisero di non voler più riprendere a navigare.I loro mariti si convinsero di tale decisione quando,stabilitisi nella città di Pallanteo,le condizioni di vita migliorarono ricredendosi nei confronti di Rhome attribuendole gli onori che meritava e dando il suo nome alla loro città che fondarono.

Tutto ciò fra leggenda e storia

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        La leggenda del viaggio di Enea e la legittimazione della fondazione di Roma

Nella guerra di Troia narrata da Omero,Enea riveste un ruolo secondario rispetto ad eroi come Achille o Ettore.A distanza di secoli dal poema omerico,Publio Virgilio Marone rese Enea protagonista di una drammatica epopea con la quale,per volere di Ottaviano Augusto,la caduta di Troia e la fondazione di Roma furono parti salienti di un unico racconto fatto creare per legittimare la gens Claudio-Giulia alla quale Ottaviano apparteneva.

Enea proveniva dalla città frigia di Dardania, situata in Asia Minore,la quale fu fondata da Dardano,figlio di Zeus.Secondo la leggenda,Anchise,figlio di Capi,della stirpe di Dardano,stava pascolando il bestiame sul monte Ida quando la dea Afrodite lo vide e s'innammorò di lui,fu così che dall'unione dei due nacque Enea.Quest'ultimo sposò Creusa,figlia del Re di Troia Priamo,il quale stimava poco Enea.Questi si dimostrò coraggioso in battaglia contro gli Achei che avevano prima assediato Troia e poi attaccata.Quando gli Achei espugnarono Troia,Enea si ritirò sul monte Ida,caricando sulle spalle il padre Anchise e tenendo per mano il figlio Ascanio.Enea portò con sé anche i dei Penati di Troia ,i quali,in seguito,gli apparvero in sogno e gli suggerirono la rotta navale da tenere per giungere in Italia.Enea costruì una flotta marittima ,insieme agli altri esuli di Troia,dopodichè salpò alla ricerca di una nuova patria.Virgilio raccontò nell'Eneide il lungo viaggio che Enea fece attraverso il Mediterraneo.Enea ed i suoi giunsero in Tracia e fondò la città di Eneade.Un giorno ,mentre Enea e gli altri esuli di Troia stavano tagliando la legna per effettuare un sacrificio agli dei,videro uscire sangue dai rami di un albero tagliato ed una voce narrò loro la terribile storia di Polidoro,giovane figlio di Priamo,inviato dal padre in Tracia all'inizio della guerra,con parte del tesoro della città,il quale fu assassinato e derubato dal suo ospite Polimestore.Questo racconto fece sì che Enea abbandonasse quel luogo nefasto.Enea ed i suoi troiani si recarono a Delo e lì l'oracolo si espresse affinchè l'eroe troiano si recasse a Creta.Enea così fece,ma giunto sull'isola scoppiò un'epidemia di peste e dovette lasciare Creta.Fu così che gli dei Penati troiani che egli aveva tratto in salvo gli apparvero in sogno e gli indicarono la rotta nautica per farlo giungere in Italia.Enea ed i suoi ebbero diversi contrattempi,prima di giungere in Italia,fra questi si rivelò importante l'approdo nell'Epiro,precisamente a Butroto(Albania) dove viveva l'indovino Eleno,altro figlio di Priamo,che rivelò ad Enea che avrebbero dovuto stabilirsi nel luogo in cui avessero trovato una scrofa bianca con trenta maialini.Nel viaggio,Anchise morì a Trapani(Drapano).Anche questo viaggio fu pieno di ostacoli e,ritornato in Sicilia per rendere un omaggio funebre al padre,si vide incendiare le navi dalle donne troiane stanche per il lungo peregrinare.In seguito alla richiesta di aiuto di Enea ,Zeus(che divenne Giove per i Romani)scatenò una tempesta e spense il fuoco sulle navi troiane.Recatosi a Cuma ,Enea entrò negli inferi e vide suo padre il quale gli predisse che il popolo che avrebbe originato in Italia avrebbe avuto un glorioso destino.Avendo preso coraggio per intraprendere di nuovo il viaggio,Enea giunse alla foce del Tevere e,dopo aver risalito il fiume ,giunse alla città chiamata Pallanteo e segnava la fine del suo lungo pellegrinare poichè la città era posta sul colle Palatino ,luogo in cui Romolo,discendente di Enea,avrebbe fondato Roma.

odjob   


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Per quanto concerne la leggenda del viaggio di Enea c'è questa moneta con Enea che porta in braccio il padre Anchise e ,con l'altra mano,regge i dei penati.

foto da asta Elsen n°141 lotto n°180

 Giulio Cesare (49-44 a.C.) Denario  anni 47-46 a.C.; Zecca: itinerante al seguito di Giulio Cesare in Nord Africa

D/ Testa di Venere a destra

R/ Enea sorregge il palladio con la mano destra e il padre Anchise con la sinistra

Riferimento:Crawf. n. 458/1

odjob

Denario Enea Anchise Elsen asta 141 lotto 180.jpg

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                                      Le guerre di Enea in Italia

Da Virgilio,nell'Eneide(libri VII-XII), apprendiamo che Enea,giunto nel Lazio, incontrò il Re Latino ,il quale,per sancire l'alleanza fra Troiani e Latini,gli promise la figlia Lavinia in sposa.Tuttavia, gli altri popoli del Lazio non videro di buon occhio l'arrivo degli stranieri poichè avrebbero alterato l'equilibrio politico che vi era prima del loro arrivo.Fu così che Enea dovette combattere prima contro Turno, Re dei Rutuli, il quale anch'egli ambiva a sposare Lavinia e poi contro Macenzio.Concluse le battaglie l'eroe troiano fondò la città di Lavinio, dove sfocia il Tevere.Dopo la morte di Enea,il figlio Ascanio,che succedette al padre,fondò Alba Longa,in cui diede inizio ad una dinastia di dodici Re che durò per diversi secoli.L'ultimo Re di Alba Longa,Amulio,dopo aver detronizzato il fratello Numitore,obbligò la nipote Rea Silvia a divenire sacerdotessa di Vesta. Il dio Marte sedusse Rea Silvia e da questa unione nacquero i gemelli Romolo e Remo. Romolo,secondo la leggenda,fu il mitico fondatore di Roma.

odjob    


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