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Inviato

Ciao,

ecco il consueto rimando a ciò che accadeva nell'Antica Roma ...

  • ·         21 aprile: sono stati festeggiati i Palilia (o Parilia) in onore di Pale, descritto talvolta come genio, altre come divinità femminile. Servivano a purificare greggi e pastori ed assieme ai citati Fordicidia e ai Robigalia (25 aprile) costituivano un trittico di cerimonie religiose nate per celebrare la fondazione di Roma.

A partire dal 121 d.C. si iniziò anche a festeggiare la Romaia ovvero la fondazione di Roma. Questa aveva due aspetti: una urbana celebrata nell’Urbe e una rurale. La prima consisteva nel bruciare profumi e cenere di vitello sull’ara di Vesta (dalle Fordicidia), sangue di cavallo (quello di destra della biga vincitrice la festa dell’equus October dell’anno precedente) e steli di fave. La versione rurale consisteva nello spruzzare d’acqua l’ovile,  spazzare e ornare l’ovile da parte del pastore. Bruciava poi rami d’olivo, zolfo, erbe sabine e alloro. Offriva poi latte miglio e pizze di miglio a Pale. Recitava poi quattro volte la preghiera:

«violato luoghi sacri come alberi, erba di tombe, boschi interdetti;
tagliato fronde di boschi sacri;
essersi rifugiato col gregge in templi per sfuggire il maltempo;
aver turbato laghi e fonti cogli zoccoli degli animali.
Visto esseri divini (Fauno, Diana, ninfe ed ogni altro nume dei luoghi selvaggi anche ignoto) obbligandolo con ciò a fuggire.»

 (Ovidio, Fasti, IV, 746-776.)

La preghiera andava recitata verso Oriente, poi il pastore si lavava le mani, beveva latte e sapa (bevanda ottenuta per bollitura del latte) e saltare tre volte nelle stoppie brucianti.

 

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  • ·         23 aprile: Vinalia - festività celebrate in onore di Giove e Venere. Le Vinalia urbane (o priora) venivano celebrate il 23 aprile in onore del raccolto d’uva dell’anno precedente. Si assaggiava il vino nuovo e si celebrava Giove. Quelle rustiche (o altera) erano celebrate il 19 agosto nel Lazio. Il flamen dialis sacrificava un agnello a Giove per propiziare la vendemmia

 

  • ·         25 aprile: Robigalia - festività celebrate in genere per il grano e in onore di Robigus dio romano della Ruggine del grano, malattia del frumento causata da un fungo. Indicato coma divinità maschile nel periodo arcaico repubblicano, divenne femminile in età imperiale. Anche i primi cristiani riferiscono di una dea Robigo. Ovidio riporta di una porcessione di persone vestite di bianco guidate dal flamine quirinale che si dirigeva al bosco sacro del dio del quinto miglio della via Clodia (attuale via Cassia) dove veniva sacrificata una cagna e una pecora bidente (di due anni), seguite da gare di corsa.

Il sacrificio del cane è ricollegato all’apparizione della “Stella del cane”(Sirio) ovvero all’inizio della stagione calda (canicola): se prematuro le messi rischiano di maturare anzitempo e per questo motivo si sacrifica un cane che rappresenta la costellazione.

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Frammento dei Fasti prenestini, che segnala ad Aprile i Vinalia e i Robigalia.

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Inviato (modificato)
  • ·         26 aprile: nasce a Roma Marco Annio Vero, passato alla storia come Marco Aurelio (121 d.C.)

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"Marco nacque a Roma, in una villa sul monte Celio, il sesto giorno prima delle calende di maggio [26 aprile], sotto il consolato del nonno [Marco Annio Vero] e il primo di Augure [121 d.C.]. Risalendo alle origini, la sua famiglia discenderebbe, secondo Mario Massimo, da Numa e dal re dei Salentini Malemnio, figlio di Dasummo, fondatore di Lopia. Fu allevato nel luogo dove era nato e nella casa di suo nonno Vero presso il palazzo del Laterano." (Historia Augusta)

  • ·         28 aprile – 3 maggio: Floralia – Ludi Floreales - festività dedicate alla dea Flora, protettrice dei boccioli, festeggiata fin dal 238 a.C. a seguito di una carestia; abbandonata, fu poi ripristinata a partire dal 173 a.C. Si eseguivano ludi scaenici (rappresentazioni teatrali) e nell’ultimo giorno giochi del Circo. Si trattava in genere di cerimonie sfrenate e orgiastiche a tema pastorale.

"Viene la dea dei fiori cinta di variopinte corone, e in teatro si usano allora scherzi assai licenziosi. La festa di Flora si estende fino alle calende di maggio. "

Ovidio, fasti, IV, 943-948.

  • ·         30 aprile 311: l'imperatore Galerio emanava un editto di tolleranza a Serdica (l'attuale Sofia) verso tutti i culti (compreso il cristianesimo); l'imperatore, forte promotore della persecuzione lanciata insieme a Diocleziano, era infine giunto alla conclusione che era inutile perseguire i cristiani. La morte, avvenuta solo sei giorni dopo per via di una cancrena alla gamba, sarebbe stata interpretata dai cristiani come una vendetta divina.

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  Ciao

Illyricum

 

 

 

 

Modificato da Illyricum65
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Supporter
Inviato

Mi riallaccio al bel post di Illyricum, per parlare proprio della morte di Galerio.

I cristiani, nella malattia che colpì Galerio, videro una punizione divina per la sua empietà; primo fra tutti lo scrittore Lattanzio, retore ed apologeta, nel suo “De mortibus persecutorum”.

Sentiamo dunque Lattanzio:

«Galerio regnava già da diciotto anni, quando Iddio lo colpì con una piaga incurabile. Gli si manifestò un’ulcera maligna nella parte inferiore dei genitali e si diffuse sempre più largamente. I medici tagliano, curano. Ma la piaga, quando si è già cicatrizzata, si riapre, e da una vena aperta sgorga tanto sangue da porre in pericolo la sua vita. Tuttavia, a stento l’emorragia è arrestata. Si riprende la cura in modo del tutto diverso. Finalmente si giunge a cicatrizzarla. Ma di nuovo un leggero movimento del corpo riapre la ferita: sgorga ancor più sangue di prima. Galerio si sbianca e si consuma per le forze che l’abbandonano, e solo in estremi si riesce ad arrestare il fluire del sangue. Ma la ferita comincia a non sentir più i rimedi: la cancerosità invade le parti attigue, e quanto più si taglia, più si estende; più lo si cura, più il male prende forza.»

“……..Si chiamano d’ogni parte medici famosi: ma le mani degli uomini non recano nessun vantaggio. Si fa ricorso agli idoli: si invocano Apollo e Asclepio, chiedendo loro un rimedio……..La morte non era ormai lontana: tutte le parti basse risultavano attaccate. Dall’esterno i visceri imputridiscono e il sedere va in cancrena. I poveri medici non cessano di sostenerlo e di curarlo, benché disperino di vincere il male. Ricacciato dai medicamenti il male si propaga all’interno, invade i visceri e vi genera vermi. La puzza si diffonde non solo attraverso il palazzo, ma per tutta la città. E non c’è da meravigliarsi, giacché i condotti degli escrementi e delle urine sono divenuti tutt’uno. Divorato dai vermi il suo corpo si dissolve in putredine, tra intollerabili sofferenze. E d’orribili strida il ciel feriva; come muggisce il toro allor che dagli altari sorge ferito. Applicavano al sedere in decomposizione carni cotte e bollenti di animali, perché il calore attirasse i vermi. Dopo averle tolte ne usciva fuori un enorme numero, eppure la putrida fecondità dei visceri in cancrena ne generava in quantità ancor maggiore. Già per il progredire del male alcune parti del corpo avevano mutato d’aspetto. La parte superiore fino alla piaga si era disseccata, e per la spaventosa magrezza la pelle giallastra si era profondamente infossata fra le ossa; la parte inferiore, gonfiatasi come un otre, s’era ingrossata sì da non lasciar scorgere la forma delle gambe. E ciò durò un anno intero, finché, vinto dai mali, fu costretto a riconoscere il Signore. Nelle pause del dolore, sempre rinnovantesi, gridava che avrebbe ricostruito il tempio di Dio, e ogni cosa avrebbe compiuto per riparare il malfatto. Mentre stava per morire emanò un editto…”

Dalla descrizione dettagliata che ne fa Lattanzio vi è una discreta componente di sadismo nel modo in cui  si compiace di descrivere la terribile malattia che ha colpito Galerio. Dal suo racconto, si e’ ipotizzato che Galerio soffrisse della cosiddetta gangrena di Fournier che e’ una infezione batterica acuta, rapidamente progressiva a carattere necrotico che interessa le parti molli della regione perianale e degli organi genitali fino ad estendersi, nei casi più gravi,  a tutto l’addome, con conseguenze anche letali.  Rappresenta, a tutt’oggi, una vera urgenza urologica che va trattata in maniera tempestiva e aggressiva.

Buona serata.

Stilicho

  • Grazie 2

Inviato
Il 7/5/2019 alle 21:47, Illyricum65 dice:

violato luoghi sacri come alberi, erba di tombe, boschi interdetti;
tagliato fronde di boschi sacri

Molto suggestiva 


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