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Col Quantitative Easing Draghi ha fisicamente stampato nuova valuta?


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Inviato (modificato)
1 ora fa, Orodicarta dice:

 ma io non sono del tutto sicuro che la crescita dell'Italia faccia davvero bene alla Germania (o alla Francia, Spagna ecc..).

Volenti o nolenti in UE è tutto interconnesso: se cresce uno favorisce la crescita degli altri, se uno frena ostacola gli altri. Classico esempio è quello del commercio: se tu sei importatore ed esportatore in percentuali come quelle intraeuropee (dal 50 al 70% dei traffici totali di ogni stato col resto del mondo è in UE) è inevitabile che chi cresce aumenterà le sue importazioni da te mentre se non cresce o decresce quelle diminuiranno e anche tu ne avrai un danno. E' un esempio elementare ma non si limita tutto a questo.

Modificato da ART

Inviato
4 ore fa, Bassi22 dice:

Il QE ha indubbiamente generato anche effetti positivi. E' evidente che in parte è stato utilizzato nel settore produttivo, in cui operano manager avveduti e capaci che, nello svolgere bene i loro compiti, hanno saputo generare ricchezza dalle aziende che guidano. Il problema è l'eccesso di liquidità, una massa enorme di denaro che è finita nelle mani della finanza speculativa, un "mondo" che deve remunerare ogni sua forma di investimento a velocità e dimensioni più ampie rispetto a quanto riesce a fare il tessuto produttivo industriale.

Riprendo dati un pò vecchi, di fine 2013 (non ne ho sotto mano di più aggiornati). 75 Bilioni di $ (75.000 miliardi) era l'ammontare del PIL mondiale, contro 993 Bilioni di $ di attività finanziarie globali. C'è proporzione....? E ogni anno questi numeri crescono, aumentando questa sproporzione. Dovrebbe farci impallidire questo dato, invece parliamo d'altro, anche perché qualcuno continua ad arricchirsi in misura enorme, e non ne vuol parlare, e non vuole che nessuno ne parli.  Il primo motivo per il quale questa enorme montagna di attività finanziarie ci dovrebbe inquietare é la sua dimensione, il secondo è la sua dinamica di crescita (a mio avviso amplificata dal QE) e che ha visto negli ultimi anni triplicare questo dato, mentre il PIL mondiale, nello stesso periodo, è solo raddoppiato. Il terzo motivo che dovrebbe farci rabbrividire sta nella "struttura" di quella montagna di attività finanziaria, considerato che solo in minima parte quei 993 Bilioni erano costituiti da "finanza primaria" (azioni, obbligazioni e attivi bancari), mentre tutto il resto era costituito da prodotti derivati scambiati fuori dai mercati regolamentati, e improntato a transazioni di natura di "scommessa": sui tassi di interesse; sulle valute; sui prezzi delle materie prime; sull'andamento dei vari indici di mercato; ecc....

Che dire....! Come uscirne...? Non lo so proprio, ma non sono ottimista...

 

Bassi puoi citare la fonte per questi dati? Per il PIL mondiale immagino tu ti riferisca ai dati IMF ma per le attività finanziarie? 

Non dovrebbe poi essere difficike reperire degli aggiornamenti una volta note le fonti.

dal 2009 il volume dei derivati ( che furono la principale causa della crisi del 3008) in circolazione dovrebbe essere dominuito ( anche se molti contratti sono ancora in piedi - ne sa qualcosa il ns ministero economico che sottoscrisse contratti a dir poco suicidi che sono ahimè ancora in piedi). Aumentata invece da allora la massa degli attivi delle banche centrali in conseguenza delle operazioni di acquisto dei titoli sul mercato con conseguente immissione di enorme masse di liquidità - che sono quelle di cui parli. 


Inviato (modificato)
11 ore fa, Orodicarta dice:

Certo, la percentuale di interessi sul debito della Grecia non ci salverà dall'aumento dell'IVA ? ma io non sono del tutto sicuro che la crescita dell'Italia faccia davvero bene alla Germania (o alla Francia, Spagna ecc..).

Se l’Italia riuscisse a crescere di piu’ farebbe bene a tutta l’unione come ha ben spiegato Art perche crescerebbe tutta la torta complessivamente. Il problema e’ che l’Italia non riesce a crescere di piu’ per problemi  interni - non vincoli esterni come alcuni pseudo-economisti vorrebbero far credere scaricando ld colpe sulle varie germanie etc. 

I vincoli interni sono legati alla fiscalità, burocrazia, mancanza di incentivi che le nostre politiche industriali ed economiche - soprattutto negli ultimi 20 anni  a questa parte - si trova ad affrontare e mai a risolvere efficacemente. 

l’Itakia ha una fascia  di imprese piccole e medie di straordinaria vitalità, uno spirito imprenditoriale come raramente se ne vedono a livello mondiale eppure deve operare in un contesto zavorrata da costi, oneri ed inefficienze di sistema che la pongono in svantaggio competitivo con altre imprese. E’ come partecipare ad una gara di corsa dove a differenza degli altri concorrenti abbiamo un pneumatico cgd ci dobbiamo trascinare per tutta la pista.

l’euro non c’entra nulla in tutto questo - e’ uno schermo monetario eguale per tutti - le sirene che auspicano un ritorno alla lira come la panacea dei mali   della competitività dell'industria italiana sono dei pifferai che non sanno ( o non dicono) che che le condizioni di svalutazione  competitiva puntualmente esercitate dalla  vecchia lira sono irripetibili - gli altri stati non le permetterebbero piu’ di fare mentre il peso degli oneri finanziari sul debito schiaccerebbe il paese a livelli della Grecia se non peggio. 

Basta  comunque guardare la vecchia inghilterra che pur preservando la sovranità sulla propria  moneta non è riuscita a salvarsi da un declino industriale fortissimo e  li non hanno nemmeno un decimo della capacità imprenditoriale italiana?

Modificato da numa numa
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Inviato
4 ore fa, Bassi22 dice:

@numa numa @Orodicarta Poi smetto, lo prometto. Ma prima vi posto un passaggio afferente un momento della storia economico-finanziaria di Venezia in tema di politica monetaria (ed a cui prima facevo riferimento), che va comunque letto con occhi che considerino le debite proporzioni di dimensioni e logica economica, con quanto considerato sino ad ora sul QE. 

Da: “Mercanti a rentiers. L’involuzione fu compiuta.”

fonti: Frederic C. Lane, Luciano Penzolo.

Tratto da: https://www.attivismo.info/quando-listeria-del-debito-colpi-la-serenissima/

 

La Repubblica Serenissima aveva finanziato la sua espansione e la sua prosperità con il debito pubblico. Uno solo però non bastava per l’ambizione dello Stato Veneziano e il desiderio di benessere dei suoi cittadini. Per cui si istituirono tre diversi conti di debito pubblico:

Monte Vecchio;

Monte Nuovo;

Monte Novissimo.

Parve poi che la pressione fiscale per il pagamento degli interessi fosse troppo gravosa, soprattutto non “equa”. Pertanto si fece avanti Zuan Francesco Priuli a dire che il debito andava dismesso e rimborsato. Partendo in primis dal Monte della Zecca di Stato, che pagava il 16% di interesse. Così fu avviata la sua dismissione. 1584. Una data da ricordare.

“L’affrancazione delle serie dei titoli in Zecca procedette più speditamente di quanto avesse previsto Priuli. Il gettito delle decime e delle tanse, il recupero di crediti d’imposta, la vendita di beni appartenenti allo Stato ed un riordino contabile effettuato nel 1579 consentirono alla Signoria di restituire i capitali ai prestatori nel giro di soli sette anni. Infatti il 15 giugno 1584 il senato, che nel frattempo aveva assunto il governo della materia finanziaria, dichiarava con soddisfazione che era avvenuta la completa restituzione dei debiti aperti in Zecca”.

Ma che accade nell’economia reale? La quantità di denaro resa disponibile e riversata sui creditori dello Stato ebbe l’effetto di stimolare il mercato e le attività commerciali? La risposta è NO. Perché?

“Erano soldi che erano stati investiti nel debito pubblico per trovare una certa sicurezza; nei depositi in Zecca erano affluite le doti delle mogli e si erano costituite quelle delle figlie. Ora tutto questo denaro doveva trovare una nuova collocazione, che assicurasse un rendimento soddisfacente e, soprattutto, una sicurezza di stabilità della rendita”. La fonte di rendita sicura anche per le categorie più deboli, e quindi distributiva nelle fasce meno “avventurose” fu svincolata, pericolosamente.

Dove andarono i soldi?

Da Interesse Pubblico a speculazione privata senza controllo. Inoltre la tassazione non fu abbassata, perché le guerre esigevano fondi continui. Non so se avete idea di che periodo era quello, in Europa.

“Una buona parte dei capitali liberati dalla Zecca pare abbia preso la via degli investimenti in Terraferma, e in particolare nell’acquisto di fondi rurali e nel prestito ipotecario. Si fa strada l’interesse nei confronti del mercato dei cambi, delle assicurazioni – forse in connessione con la passione per il gioco che pare colpire la città. È la stagione dei Fiorentini e soprattutto dei Genovesi, che controllano il sistema creditizio basato sulle fiere dei cambi. Sono loro che, forti dell’esperienza e della pratica acquisita in decenni al servizio dei vari sovrani europei – e in particolare degli Asburgo – riescono a rastrellare parecchio denaro dai Veneziani, e specie dai patrizi. Quel che preme sottolineare è la ricerca dei Veneziani di una relativa sicurezza della rendita; una sicurezza che il mercato creditizio – strutturato nei vari livelli – pare offrire più di altri settori. Occorre tener altresì conto delle eventuali prospettive di collocazione del denaro nel debito pubblico di altri Stati. E’ presumibile che vi sia stato un movimento di capitali oltreconfine, verso le altre tesorerie“.

Che terribile dejà vu…

Allora il Priuli pensò che lo stimolo monetario non aveva avuto l’effetto sperato, perché c’era ancora troppo debito… e Venezia si accinse a estinguere tutto il debito e iniziò a rimborsare perfino il Monte Vecchio, il debito più antico di Venezia. La base su cui fu costruito il suo splendore. “Nel giro di otto anni la Signoria avrebbe reso circa quattro milioni di ducati, risparmiando una spesa annua di interessi di 200 mila ducati.” Un genio. Spendere 4 milioni per risparmiare 200 mila.

Dismissione debito più tassazione. Anni di surplus di bilancio. E finalmente nei primi del 1600 Venezia fu senza debito. “Le fondazioni caritative non disponevano più di titoli idonei in cui investire” e così capirono che non poteva funzionare. Allora fu ricostituito un debito a lungo termine con l’accettazione di nuovi depositi presso la Zecca con un tasso di interesse al 4%.

Ma la società veneziana, il suo modello di sviluppo e i suoi valori erano stati modificati. E forse iniziò il vero declino culturale. L’interesse pubblico, identificato nell’interesse dello Stato e della sua potenza commerciale, fu minato dallo spostamento di interesse sulle proprietà immobili e la rendita speculativa.

Bassi non mi senbra onestamente che dal 1600 l’economia veneziana fosse entrata in declino. 

Io la leggo molto diversamente. Lo stato veneziano era cosi forte che riusci a rimborsare addirittura il suo debito storico ( una sorta di svizzera ante litteram). Se poi il problema conseguente era quello che i creditori rimborsati non avessero piu’ dove mettere a frutto i loro averi.. beh di alternative ve n’erano anche se ciascuna con il suo proprio rischio ( come sempre per le attività finanziarie da soppesare attentamente).

Crescevano gli investimenti immobiliari? Si e allora.. il mattone si sa costituisce da sempre un grandissimo bene rifugio anche se soggetto ( come sempre in tutta la Storia) ad oscillazioni e fluttuazioni).

non esiste un investimento sicuro e perfetto anche se concordo che i titoli pubblici hanno un forte appeal offrendo solide garanzie.

dalla fine del 1500 in poi l’economia veneziana continuo’ ad espandersi, vennero tra l’altro prodotti nei due secoli successivi multipli d’oro  quali nessuna altra potenza economica del tempo riusci a battere - eccetto i fantastici e inarrivabili multipli indiani.

Non riesco a pensare alla Venezia del 1600 e 1700 come una potenza in declino economico o tantomeno culturale.  almeno tale non appare dalle sontuose rappresentazioni e resoconti che abbiamo dalle arti e dalla letteratura ( si pensi a come ce la descrivono e illustrano Guardi, Antonio da Canal , Goldoni, Casanova etc.).


Inviato
3 ore fa, numa numa dice:

non mi senbra onestamente che dal 1600 l’economia veneziana fosse entrata in

Si, sono pienamente d'accordo @numa numa, quanto ho ripreso serviva per evidenziare un aspetto delle politica monetaria di Venezia, all'interno del discorso che stavamo facendo. L'articolo presenta poi delle sue opinioni sugli effetti e sulle conseguenze di questa politica, ma tali restano e non erano quelle a cui facevo riferimento. Però è altrettanto vero che i banchieri genovesi e fiorentini stavano surclassato con le loro "nuove" fonti di ricchezza (vedi le Fiere di Cambio) la rete dei commerci veneziani. Appena posso ti recupero, su questo punto, uno studio approfondito da parte dell'università di Venezia. 

  • Grazie 1

Inviato

Grazie Bassi

tieni oero’ anche presente che le ‘fiere di cambio’ esistevano già da secoli ed erano ativisdime. Come iper apprezzati i banchieri fiorentini e genovesi che a lindra venivano chiamati piu’ genericamente lombardi - da cui deriva la famosa ‘Lombard street’ - che prestavano denari a tutti con un sistema ingegnoso di lettere di cambio che era tea inpiu’ efficienti in europa già a partire dal 1400. 

Nel 1600/1700 genova era ancora fortissima finanziariamente, firenze piu’ ripiegata su se stesss - anche se naturalmente solidissima - Venezia in full bloom sia politicamente che economicamente. :) 

  • Mi piace 1

Inviato
6 ore fa, Bassi22 dice:

Appena posso ti recupero, su questo punto, uno studio approfondito da parte dell'università di Venezia.

@numa numa Questo è il link che rimanda al doc che ti dicevo; probabilmente lo hai già visto, o dice cosa a te già note. In ogni caso è piacevole da leggere e molto interessante per inquadrare alcune questioni economico-finanziarie del tempo. Un saluto.

Paolo 

https://www.academia.edu/2559035/Piacenza_a_Venezia_la_ricezione_delle_fiere_di_cambio_di_Bisenzone_a_fine_Cinquecento_nel_mercato_del_credito_lagunare_in_Note_di_Lavoro_del_Dipartimento_di_Scienze_Economiche_Università_Ca_Foscari_di_Venezia_

 


Guest adbe!!!
Inviato (modificato)
19 ore fa, numa numa dice:

e^un esempio calzante. Quello che non so, mi chiedo, e soprattutto non so immaginarmi è come questa 'nuova di liquidità' possa comportarsi non avendo una contropartita 'reale'. Se comprendo bene quanto dici queste inizioni di liquidità da parte di BCE, FED, BOJ, etc. hanno contribuito a spingere in alto le quotazioni del mercato Equity da un lato e a mantenere artificialmente bassi i tassi di interesse - deprimendo tra l'altro gli utili delle banche e anzi determinando anche qualche crisi.  Questa asimmetria tra mercato finanziario e reale ha dimensioni preoccupanti  oppure è compensata - ad esempio - dal fatto che negli ultimi dieci anni le imprese hanno generato molto piu' utili rispetto al passato (incluse le 1T$ companies) e allo stesso tempo il loro indebitamento è rimasto tutto sommato contenuto. In parole povere i grandi scandali (enron etc.) di 20-30 anni fa oggi non si sono ripetuti e in sostanza i bassi tassi hanno fatto molto bene al comparto societario mondiale ?

In che senso i grandi scandali non si sono ripetuti? Mi sembra che nei bilanci di alcune banche europee, e non solo..., vi siano evidenti criticità ben oltre livello Lehman, ma si preferisca non ingenerare un effetto domino e continuare a far lievitare le varie bolle finanziarie creando così artificiosamente ricchezza: l'esempio dell'Islanda, per quanto piccolo, non è servito per imparare la lezione per nessuno dei Paesi aderenti alla UE.Gli utili e l'indebitamento delle imprese produttive vanno rapportati ad un periodo finanziario e storico del tutto particolare, difficilmente ripetibile perché tra globalizzazione, incentivi fiscali e sanzioni, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, anche di chi ha un infelice riporto color carota e, terminato di lanciare sanzioni cosa farà per far ripartire l'economia, mica un nuovo conflitto?. Un euro tedesco è uguale ad un euro italiano?Così come son state tagliate le gambe alla speculazione sulle valute, perché non esiste neanche in fase di studio un bond Europa?Gli immobili in Germania sono in bolla perché sorretti da un boom economico e demografico, mentre in Italia è solo l'incertezza, del diritto, della politica, del Fisco a tener lontani non solo gli speculatori ma persino i "sani investitori di lungo periodo", cioè le famiglie che lavorano e risparmiano? Lei giustamente evidenzia una discrasia tra un eccesso di liquidità che non sapendo dove andare deprime i rendimenti "tranquilli" e premia quelli più "rischiosi", senza che però esista alcuna contropartita "reale": tutto questo può continuare ancora a lungo?Sì molto a lungo ma non all'infinito. A quali disastri porterà è facile intuirlo, difficile è sapere quando.

P.s. Invece per chi crede che "il derivato" sia tutto il male del mondo, propongo di riflettere se abbia un'assicurazione RC auto o qualunque altra forma di assicurazione, anch'esse sono derivati in quanto tali spostano il rischio su qualcun altro a fronte del pagamento del premio.Il derivato in sé e per sé non è né "buono" né "cattivo", dipende dall'uso ed abuso che qualcuno ne fa a fronte dell'inesistenza del rischio che invece dovrebbe coprire...

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Modificato da adbe!!!
Guest adbe!!!
Inviato

Pochi dati ed in continua evoluzione, invece di cercare nuove speculazioni basterebbe conservare e valorizzare quanto già esiste: ecco un modo di "creare ricchezza" senza "coniare" nuova moneta.Se esistono i bitcoin...perché non investire invece in qualcosa di più tangibile?Troppo utopistico?

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Inviato (modificato)

Attenzione con questi dati, ad esempio la storia del 70% del patrimonio artistico è una vecchia balla (qui per la prima volta vedo aggiunto addirittura anche "umano") e le condizioni bio-climatiche sono tutt'altro che "uniche al mondo". Comunque anche fossero corretti non bastano solo i numeri: ci vogliono un'organizzazione e una lungimiranza, di respiro non solo italiano, che ora ci sognamo.

Modificato da ART

Guest adbe!!!
Inviato
2 minuti fa, ART dice:

Attenzione con questi dati, ad esempio la storia del 70% del patrimonio artistico è una vecchia balla. Comunque anche ammesso che siano corretti non bastano solo i numeri: ci vogliono un'organizzazione e una lungimiranza (di respiro non solo italiano) che ora ci sognamo.

Sarà anche una balla, personalmente non ne sarei così certo: mi è capiato di visitare una mostra di un piccolo sito di scavi archeologici del quale ignoravo l'esistenza, peccato che i reperti stessero girando per una mostra in un Paese estero ma comunque le foto di quanto ritrovato e catalogato erano davvero impressionanti per qualità artistica e numero dei reperti.Sarà stato anche un posto ove fare sacrifici agli Dei perché più vicino al cielo, ma evidentemente su quel passo passava il mondo e desiderava lasciare una traccia del proprio passaggio.

Fonte il Corriere della sera: il Governo che ha finanziato gli scavi a Roma e ritrovamento della testa di Dioniso è quello dell'Azerbaijan.

E' anche questa una vecchia balla?

E' più lungimirante cementificare per urbanizzare e riqualificare (leggasi per eurizzare in fretta)?

Non bastano i numeri? Vero ma è proprio con quelli che ci si deve commisurare, volenti o nolenti.Meglio averli che non averli, ma non sapere di averli è come non sapere di poterli mettere a frutto.E' meglio Prosciuttopoli e quelli che giravano con lo sperma di maiale danese congelato o tutelare un marchio ed un prodotto DOP? Sicuramente hanno distrutto più euro di quanti ne abbiano incassati: non è un gioco a somma zero.In fondo in fondo hanno assecondato la domanda del mercato e non hanno fatto niente di male...è sufficiente andare a dirlo a chi impiega razze autoctone ed il doppio del tempo.

Nel secolo delle multinazionali condannate per i danni all'ambiente ed alla salute, guarderei proprio all'unicità dei prodotti per tutelarla e tramandarla: una volta estinti si farà ricorso all'ingegneria genetica per resuscitarli?

Guest adbe!!!
Inviato
52 minuti fa, ART dice:

Attenzione con questi dati, ad esempio la storia del 70% del patrimonio artistico è una vecchia balla. Comunque anche ammesso che siano corretti non bastano solo i numeri: ci vogliono un'organizzazione e una lungimiranza (di respiro non solo italiano) che ora ci sognamo.

Artistico e umano, sempre patrimonio è. O no?

Guest adbe!!!
Inviato

Oltre alla corretta definizione del post di Davide1978 mi sembra che nessuno abbia fatto menzione della massa di euro falsi in circolazione: è vera ricchezza?

A parte i fantasiosi che hanno stampato banconote da trenta euro, solitamente i sequestri sono impressionanti per quantità, tecniche e materiali.

Inviato (modificato)
30 minuti fa, adbe!!! dice:

Sarà anche una balla, personalmente non ne sarei così certo:

E' più lungimirante cementificare per urbanizzare e riqualificare (leggasi per eurizzare in fretta)?

Non sarà ma è, vedasi    https://www.butac.it/diamo-i-numeri      , comunque il punto non è questo. Qualunque cosa vogliamo fare, se vogliamo ottenere dei risultati concreti dobbiamo farla sulla base dei dati di fatto e non delle balle nazionaliste.

Non so esattamente che intendi per "eurizzare" ma non dobbiamo cementificare niente, soltanto fare quello che tutti normalmente fanno: valorizzare il proprio patrimonio senza strane fisse di superiorità sugli altri, superiorità che stenta proprio a manifestarsi vedendo come viene gestito il patrimonio artistico e archeologico italiano, compreso quello numismatico.

 

30 minuti fa, adbe!!! dice:

Non bastano i numeri? Vero ma è proprio con quelli che ci si deve commisurare, volenti o nolenti.Meglio averli che non averli, ma non sapere di averli è come non sapere di poterli mettere a frutto.E' meglio Prosciuttopoli e quelli che giravano con lo sperma di maiale danese congelato o tutelare un marchio ed un prodotto DOP?

Concordo, dico solo che per fare politiche reali i numeri devono essere quelli reali. E visto che hai tirato in ballo la questione bisogna stare attenti anche con i marchi DOP e simili, perchè anche su quelli si comincia a speculare. Ti assicuro che l'argomento non mi è estraneo: ci avevo aperto anche sopra un thread in Agorà ma non ha avuto successo.

Modificato da ART

Inviato

mi sembra che stiamo u n po' 'dirazzando' rispetto al tema - molto interessante - di cui si parlava nella discussione..


Guest adbe!!!
Inviato
1 minuto fa, ART dice:

Non sarà ma è, vedasi  https://www.butac.it/diamo-i-numeri/ , comunque il punto non è questo. Qualunque cosa vogliamo fare, se vogliamo ottenere dei risultati concreti dobbiamo farla sulla base dei dati di fatto, e non delle balle nazionaliste.

Non dobbiamo "eurizzare" (?) o cementificare niente, dobbiamo soltanto fare quello che tutti normalmente fanno, valorizzare il proprio patrimonio senza strane fisse di superiorità sugli altri, superiorità che stenta proprio a manifestarsi vedendo come viene gestito il patrimonio artistico e archeologico italiano, compreso quello numismatico.

 

Concordo, dico solo che per fare politiche reali i numeri devono essere quelli reali. E visto che hai tirato in ballo la questione bisogna stare attenti anche con i marchi DOP e simili, perchè anche su quelli si comincia a speculare. Ti assicuro che l'argomento non mi è estraneo: ci avevo aperto anche sopra un thread in off-topic ma non ha avuto molto successo.

Mi sarò espresso male: lungi da me ogni forma di nazionalismo o presunta superiorità.

"vedendo come viene gestito il patrimonio artistico e archeologico italiano, compreso quello numismatico" esattamente ciò che ho scritto, valorizzare e gestire meglio ciò che c'è.

"attenti anche con i marchi DOP" concordo anche su questo come sulle costose quanto inutili società di certificazione della filiera di produzione: ma il palato sembra essersi appiattito, livellato verso il basso, non per scelta ma perché così viene imposto.

 

Guest adbe!!!
Inviato
8 minuti fa, numa numa dice:

mi sembra che stiamo u n po' 'dirazzando' rispetto al tema - molto interessante - di cui si parlava nella discussione..

My apologies

Ma il valore "reale" di una moneta non dipende anche dal Paese ove la si spende? Oltre che come la si spende e chi l'ha emessa? Il cd potere d'acquisto

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Ok, temo che non avrò una risposta motivata alla mia domanda iniziale: se i nuovi euro di Draghi c'entrino o no con il QE (ok capito che secondo voi è no, ma chiedo prove, documenti, argomenti...)

Tuttavia, la discussione ha portato alla luce molti temi interessanti, dalla situazione economica della Serenissima nel '600 alla bulimia di liquidità dei mercati finanziari odierni. Quindi mi perdonerete spero se riesumo la discussione perché il boicottaggio dell'iniziativa di acquisizione di Renault da parte di FCA, operato dal governo francese, mi ha fatto ricordare che qualcuno (@ART e @numa numa) sottolineava, con logica apparentemente cristallina, che la crescita dell'Italia farebbe bene a tutti i paesi europei.

Il malinteso, credo, risiede nel fatto che il punto di vista di chi afferma i benefici della crescita è primariamente macroeconomico (economia reale) mentre il mio è finanziario: non sempre (anzi, quasi mai) i due aspetti collimano. Consideriamo l'enorme massa di liquidità assorbita dai mercati finanziari: un fondo d'investimento che amministra 5000 miliardi di dollari (Black Rock ad es.) avrà più o meno potere di un presidente del consiglio regolarmente eletto? Perché da oltre 10 anni ormai siamo governati da un derivato chiamato "spread"? Chi manovra lo spread: il popolo "sovrano" o i fondi d'investimento? Si chiama democrazia o cleptocrazia finanziaria? A fronte della possibilità di appropriarsi di intere nazioni, il profitto derivato da crescite di qualche punto percentuale è davvero poca cosa! Poi lo so anch'io che l'economia reale ne beneficerebbe, ma i padroni della finanza mondiale no!

E se la crescita dei paesi dell'euro-zona fosse così benefica, perché ci costringono alla "spending review" (anglicismo asettico che nasconde tagli ai servizi, ai diritti, al tenore di vita di tutti noi)? Perché sempre e solo misure restrittive che ostacolano la crescita? Forse perché abbiamo un debito pubblico eccessivo? Ma se non cresciamo, come facciamo a diminuirlo? Non sarebbe più benefico investire nella crescita a scapito di qualche decimale di PIL?
Forse no. Forse, l'Italia in ristrettezze fa molto comodo perché significa: salari più bassi, meno diritti e meno concorrenzialità con i "partners" europei. Non ditemi che l'euro ha fatto bene all'Italia: la stretta del credito e le condizioni-capestro imposte da Bruxelles hanno sterminato il settore vitale italiano, le PMI (quante ne sono fallite???!!!), agevolando contemporaneamente l'ingresso di gruppi finanziari stranieri che si sono comprati delle belle fette di economia reale.

Il discorso è lungo e complesso ma tutt'altro che a senso unico. Mia impressione.

  • Mi piace 1

Inviato
43 minuti fa, Orodicarta dice:

Ok, temo che non avrò una risposta motivata alla mia domanda iniziale: se i nuovi euro di Draghi c'entrino o no con il QE (ok capito che secondo voi è no, ma chiedo prove, documenti, argomenti...)

@Orodicarta Una risposta secca non c'è. O se c'è, è un "NI". Quelli che tu chiami i nuovi euro di Draghi non sono fini a se stessi, ma si collocano all'interno della complessiva massa monetaria. E la quantità di moneta presente nel sistema viene regolata attraverso “operazioni di mercato aperto”, che avvengono tramite l’acquisto e la vendita di titoli di stato: acquistando titoli la BCE aumenta la moneta presente nel sistema, vendendoli la riduce. Le operazioni di mercato aperto sono considerate strumenti convenzionali, mentre il QE è considerato uno strumento non convenzionale; peraltro, anche con il QE la BCE ha aumentato la quantità di moneta in circolazione. La differenza (e forse sta qui la tua domanda) sta che con il QE viene creata nuova moneta, mentre nelle operazioni convenzionali questo non accade. Questo risulta quindi coerente con la logica di alleggerimento quantitativo realizzato dalla BCE (dal marzo del 2015), dopo aver preso atto che nonostante gli intensi tentativi attuati con i piani LTRO e TLTRO, non si era per nulla risolta la pesante stagnazione economica europea. Tieni presente che LTRO e TLTRO che BCE ha posto in essere erano operazioni di mercato aperto, e quindi non prevedevano la creazione di moneta. Quindi, con il QE c’è stata una “forzatura” della politica monetaria a fini espansivi per far crescere l’economia. 

49 minuti fa, Orodicarta dice:

un fondo d'investimento che amministra 5000 miliardi di dollari (Black Rock ad es.) avrà più o meno potere di un presidente del consiglio regolarmente eletto? Perché da oltre 10 anni ormai siamo governati da un derivato chiamato "spread"?

Bella considerazione. Sul punto basterebbe ricordarsi che il "mercato", che tanto viene nominato oggi ed a cui si attribuiscono meriti e/o colpe, non è un soggetto attivo (buono o cattivo che sia), bensì un "ambiente" dove avvengono contrattazioni; e queste sono guidate e dettate da uomini, con tutte le debolezze, difetti, bramosie e irrefrenabili egoismi di cui sono capaci.

Paolo


Inviato (modificato)
1 ora fa, Bassi22 dice:

il "mercato", che tanto viene nominato oggi ed a cui si attribuiscono meriti e/o colpe, non è un soggetto attivo (buono o cattivo che sia), bensì un "ambiente" dove avvengono contrattazioni; e queste sono guidate e dettate da uomini, con tutte le debolezze, difetti, bramosie e irrefrenabili egoismi di cui sono capaci.

Grazie della risposta Paolo, finalmente una parola chiara sulla creazione di nuova moneta. In un post precedente io avevo infatti messo l'accento sulla necessità x le banche di incrementare la riserva frazionaria in seguito all'apertura di linee di credito ai privati (scusate la fraseologia sbrigativa da mezza notte..).

Quanto alla "neutralità" dei mercati: è vero che sono persone, ma c'è persona e persona. Una persona che muove migliaia di miliardi muove il mercato come vuole e può far crollare un governo con un click di mouse, mentre i risparmiatori (in gergo chiamati "parco buoi") non muovono nulla. Quindi perdonami ma non sono d'accordo con la tua visione umanizzata dei mercati: più che di "persone" io parlerei di "soggetti", anche xké l'AD di Black Rock non può "decidere" nulla da solo, deve fare il massimo profitto possibile altrimenti salta. Non ci sono libertà decisionali, solo algoritmi e potenza di fuoco. Come giocare a poker contro un avversario che ha in mano tutto il mazzo? Ovvio che non giochiamo alla pari.

Modificato da Orodicarta

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