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Persistenza in circolazione del nummus


talpa

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Leggendo un saggio sui ritrovamenti monetali a Napoli nel periodo bizantino si riferisce del recupero in vari scavi di un numero considerevole di minimi di V e VI secolo anche in stratigrafie che arrivano alla metà del VII secolo, si evince quindi una persistenza in circolazione davvero notevole di queste modeste monetine, ho letto in altri contributi che questa resistenza in circolazione rivelata anche in tanti altri siti in varie zone del Mediterraneo è dovuta fondamentalmente al minore grado di fiduciarietà dei minimi con pesi superiori all'equivalente teorico del nummus ricavabili dai multipli di 5, 10, 20 e 40 nummi messi in circolo dopo le riforme di Anastasio prima e Giustiniano I poi, ma è così pacifico che la moneta definita minimo valesse sempre un nummo? E come avrebbe funzionato una moneta di rame non fiduciaria in un sistema di monete di rame fiduciario?  Sarebbe interessante condividere un po' di idee in merito, la monetazione in rame bizantina è assai interessante ma non se ne parla molto... 

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con calma risponderò un po' meglio, ora sono un po' di corsa, ma....

1 - l'ultimo AE4 ufficiale è del tempo di Maurizio Tiberio dopo uno iato notevole dal tempo di Giustino II

2 - la circolazione dell'AE4 va scemando verso l'ultimo quarto del VI secolo...e anche le infinite imitazioni non vengono più fatte

3 - sulla fiduciarietà ha parlato molto Asolati , sostenitore della minore fiduciarietà del nummo che portò a grandi accumuli…. forse era l'unico direttamente cambiabile in oro… dice

4 - il valore dell'AE4 è un altro grande problema, se sia o no il nummus...e quando… Carlà ritiene che fino alla riforma di Anastasio del 512 l'AE4 valesse forse 5 nummi e poi 1, e la sua tesi è molto ben esposta

che l'uso dell'AE4 arrivi al VII mi stupisce non poco, perché potrbbe essere un problema di semplice residualità, fatico a pensare a nummi circolanti all'epoca di Costante II....

 

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Grazie Alain per le tue sempre precise osservazioni... in effetti la persistenza in circolazione dei minimi fino al VII secolo ha stupito pure Alessia Rovelli autrice dell'articolo interessato, sembra che la zona dove sono stati ritrovati più di una sessantina di minimi corrispondente al porto antico sia stata abbandonata dall'inizio del V secolo causa insabbiamento per poi essere adibita ad uso sepolture dalla fine del VI secolo fino alla metà del VII, quindi è piuttosto improbabile la contaminazione di strati più remoti... comunque devo rileggermi un po' i testi di Asolati e Carlà perchè li ricordo pochino, quello di Carlà è la sua tesi sull'oro monetato nella tarda antichità? Certo che il funzionamento della monetazione enea tra V e VI secolo è un guazzabuglio assai notevole, molto più comprensibile il sistema aureo ?

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conoscevo entrambi i testi, grazie!

non ricordavo la particolarità e darò una riletta, ma avendo al volo rivisto quello in italiano, mi pare non si possa scartare l'accumulo finalizzato alla fusione sia per Roma che per Napoli.

si parla di una massa di minimi illeggibili mischiati a penta e deca di epoca nettamente successiva, riuniti in un ambito di VII secolo….

tra l'altro i minimi hanno la particolarità di non essere quasi mai misti con altre tipologie, quindi un gruzzolo che comprende penta e deca, poi di epoche successive , mi fa pensare a un accumulo non di risparmio o simile, ma di riuso/fusione...

la sto buttando lì perché devo rileggere, ma un riuso di minimi a metà del VII secolo mi suona proprio male, cioè non avrei nessun altro paragone...

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tra l'altro parlare di "circolazione" del minimo nel VII secolo mi pare un po'avventato anche perché ci sono contesti "speciali" come la Crypta Balbi che non confermano questa cosa….

temo...temo… che sia l'ennesimo tentativo di confermare le Teorie inconfermabili di Arslan sull'uso riuso del bronzo minuto in Italia nell'epoca longobarda… (smentite più volte, da ultimo da Manganaro)

insomma… una rondine non fa primavera… per me rimane una teoria interessante da tenere "lì" ma al momento non confermabile...

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