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Alcune notizie del Post sono estratte da : L' Antica Roma , di Rodolfo Lanciani .

Il culto di Vesta , inteso come conservazione perpetua del fuoco , e' certamente uno dei piu' antichi culti venerati dagli uomini , anche da quelli preistorici poiche' era una necessita' quotidiana mantenere vivo il fuoco .

A Roma , dedicate al culto di Vesta , erano preposte un gruppo di sei giovani vergini sacerdotesse scelte tra le famiglie piu' nobili di Roma , ma dovevano possedere dei requisiti inderogabili , vediamo quali erano .

L' eta' minima e massima per entrare nell' ordine delle Vestali , era fissato tra sei e dieci anni ; i genitori dovevano essere entrambi viventi , di condizione libera e scevri da ogni colpa nella vita pubblica , ma anche in quella privata , infatti a proposito di questa seconda condizione , Tacito ci fa sapere che nella scelta di una Vestale , in sostituzione di una deceduta nell' anno 19 , erano in ballo due candidate , una , figlia di Domizio Pollione e l' altra , figlia di Fonteio Agrippa , non venne scelta la figlia di Fonteio perche' c' erano screzi con sua moglie e questo fatto fece pensare al Senato che l' astio tra i due genitori non fosse gradito a Vesta , quindi fu scelta la figlia di Pollione .

Anche fisicamente le sei ragazze dovevano essere perfette , quelle con disturbi alla vista , alla dizione o con la piu' minima deformazione fisica erano escluse dalla selezione .

Il numero delle Vestali era fissato a sei ragazze e tale rimaneva a meno della morte di una di loro ; l' unica rappresentazione ufficiale delle sei Vestali risiede in rarissimo medaglione di Jiulia Domna in cui si vedono le sei sacerdotesse mentre offrono sacrifici davanti al Tempio della dea .

Le sei ragazze scelte venivano condotte nell' Atrium Vestae per la cerimonia di investitura , questa iniziava con il taglio dei capelli che venivano appesi in segno di offerta alla dea , alla Lotus capillata , un albero che al tempo di Plinio aveva oltrepassato i 500 anni di vita ; le ragazze venivano vestite con un abito bianco purissimo e giuravano di rispettare i loro sacri doveri ; nei trenta anni del servizio dovevano cambiare anche il loro nome aggiungendo al nuovo : Amata ; la durata del servizio alla dea era fissato in trenta anni , dopo di che erano libere da ogni obbligo , potevano anche di sposarsi . Altro privilegio era quello che alla loro morte potevano essere inumate all' interno delle mura .

Nel corso dei trenta anni di servizio alla dea e allo Stato , il trentennio era diviso in tre periodi di iniziazione , dal noviziato al piu' importante , quando la piu' anziana era chiamata , come ultimo nome , Maxima , in pratica come una Madre Badessa o Superiora delle odierne Suore .

Come si e' visto , qualche obbligo delle antiche Vestali  , con la debita differenza delle diverse epoche storiche , era simile a quello delle odierne Suore cristiane o almeno a quelle di qualche tempo ormai andato .

Gli obblighi durante i trenta anni di servizio , ai quali erano soggette le sei Vestali , erano rigidi e gravosi ma comunque partecipavano attivamente alla vita pubblica dello Stato , ma se disattesi potevano portare anche alla morte che prevedeva la sepoltura in vita ; questi obblighi erano pero' compensati da molti  privilegi , quali onori , rispetto e ricchezza derivante dalle rendite dell' ordine , tra cui terre , lasciti familiari , testamenti di privati , o dell' Imperatore di turno , Tiberio fu uno di questi . Inoltre le sei Vestali non erano soggette alla legge comune ne' a quella dei Censori ; a loro erano riservati i posti d' onore in tutti i luoghi pubblici e addirittura possedevano una propria scuderia come dimostra una scoperta avvenuta nel 1735 in una fattoria a Prata Porci , una tenuta della Gens Porcia , presso Frascati , vicino Roma , dove fu trovata una lastra in bronzo che portava questa incisione : “Questo cavallo appartiene a Calpurnia Pretestata , Vestalis Maxima , questo cavallo non puo' essere confiscato” , altre lastrine furono trovate in zona che portavano i nomi di Flavia Publicia e Sossia , entrambe Vestali Massime , quindi tutte appartenenti all' Ordine .

La fine di queste “Suore” dell' antica Roma e di conseguenza del culto di Vesta , avvenne dopo oltre 1000 anni di vita dell' ordine , nel 394 dopo la morte di Eugenio , Teodosio chiuse il Tempio e spense il fuoco .

L’ ultima Vestale Massima fu Coelia Concordia nel 384 , il fuoco sacro venne spento nel 391, il Palladio custodito nel penus Vestae venne distrutto : Zosimo , Libro V , 38 , racconta il pianto disperato e le maledizioni lanciate da una delle ultime Vestali quando Serena , moglie di Stilicone , entrata nel tempio di Cibele , tolse dal collo di Rea la preziosissima collana che l’ adornava e l' indosso' .

Ultima curiosita' , all' interno del Tempio di Vesta erano custoditi oggetti sacri risalenti alla fondazione di Roma e il misterioso Palladio , nel 191 al tempo di Commodo il Tempio e la casa delle Vestali presero fuoco ma furono salvati gli oggetti sacri e il Palladio fu portato fuori dal suo nascosto sacrario , fu visto per la prima volta dopo quasi 1000 anni , da alcuni comuni cittadini accorsi per domare l' incendio .

In foto , Medaglione di Julia Domna con le sei Vestali offerenti d' innanzi al Tempio , un Sesterzio sempre di Julia Domna con quattro Vestali e un Denario della Gens Cassia con il Tempio di Vesta come era in epoca repubblicana .

DSCN2680.JPG

Julia Domna , Vesta , RIC594a.jpg

Gens Cassia , Tempio di Vesta.jpg

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Inviato

Esistono, a memoria, anche i medaglioni di Crispina, di cui uno stupendo passato anni fa alla Nac, e di Lucilla, con al rovescio la rappresentazione delle vestali. Adesso sono in giro e non riesco a fare una ricerca delle immagini o dei link. Magari qualche amico riesce a farlo subito. 

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Inviato (modificato)
2 ore fa, aemilianus253 dice:

Esistono, a memoria, anche i medaglioni di Crispina, di cui uno stupendo passato anni fa alla Nac, e di Lucilla, con al rovescio la rappresentazione delle vestali. Adesso sono in giro e non riesco a fare una ricerca delle immagini o dei link. Magari qualche amico riesce a farlo subito. 

Salve , il medaglione di Lucilla e' questo , di Crispina non lo trovo da riprodurre nel post . Semplicemente meraviglioso .

Evidentemente Julia Domna riprese questo medaglione di Lucilla essendo identico e vi aggiunse la legenda VESTA MATER

LUCILLA , Cohen105.jpg

Modificato da Legio II Italica
vesta mater
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Inviato (modificato)
5 ore fa, Legio II Italica dice:

Alcune notizie del Post sono estratte da : L' Antica Roma , di Rodolfo Lanciani .

Il culto di Vesta , inteso come conservazione perpetua del fuoco , e' certamente uno dei piu' antichi culti venerati dagli uomini , anche da quelli preistorici poiche' era una necessita' quotidiana mantenere vivo il fuoco .

A Roma , dedicate al culto di Vesta , erano preposte un gruppo di sei giovani vergini sacerdotesse scelte tra le famiglie piu' nobili di Roma , ma dovevano possedere dei requisiti inderogabili , vediamo quali erano .

L' eta' minima e massima per entrare nell' ordine delle Vestali , era fissato tra sei e dieci anni ; i genitori dovevano essere entrambi viventi , di condizione libera e scevri da ogni colpa nella vita pubblica , ma anche in quella privata , infatti a proposito di questa seconda condizione , Tacito ci fa sapere che nella scelta di una Vestale , in sostituzione di una deceduta nell' anno 19 , erano in ballo due candidate , una , figlia di Domizio Pollione e l' altra , figlia di Fonteio Agrippa , non venne scelta la figlia di Fonteio perche' c' erano screzi con sua moglie e questo fatto fece pensare al Senato che l' astio tra i due genitori non fosse gradito a Vesta , quindi fu scelta la figlia di Pollione .

Anche fisicamente le sei ragazze dovevano essere perfette , quelle con disturbi alla vista , alla dizione o con la piu' minima deformazione fisica erano escluse dalla selezione .

Il numero delle Vestali era fissato a sei ragazze e tale rimaneva a meno della morte di una di loro ; l' unica rappresentazione ufficiale delle sei Vestali risiede in rarissimo medaglione di Jiulia Domna in cui si vedono le sei sacerdotesse mentre offrono sacrifici davanti al Tempio della dea .

Le sei ragazze scelte venivano condotte nell' Atrium Vestae per la cerimonia di investitura , questa iniziava con il taglio dei capelli che venivano appesi in segno di offerta alla dea , alla Lotus capillata , un albero che al tempo di Plinio aveva oltrepassato i 500 anni di vita ; le ragazze venivano vestite con un abito bianco purissimo e giuravano di rispettare i loro sacri doveri ; nei trenta anni del servizio dovevano cambiare anche il loro nome aggiungendo al nuovo : Amata ; la durata del servizio alla dea era fissato in trenta anni , dopo di che erano libere da ogni obbligo , potevano anche di sposarsi . Altro privilegio era quello che alla loro morte potevano essere inumate all' interno delle mura .

Nel corso dei trenta anni di servizio alla dea e allo Stato , il trentennio era diviso in tre periodi di iniziazione , dal noviziato al piu' importante , quando la piu' anziana era chiamata , come ultimo nome , Maxima , in pratica come una Madre Badessa o Superiora delle odierne Suore .

Come si e' visto , qualche obbligo delle antiche Vestali  , con la debita differenza delle diverse epoche storiche , era simile a quello delle odierne Suore cristiane o almeno a quelle di qualche tempo ormai andato .

Gli obblighi durante i trenta anni di servizio , ai quali erano soggette le sei Vestali , erano rigidi e gravosi ma comunque partecipavano attivamente alla vita pubblica dello Stato , ma se disattesi potevano portare anche alla morte che prevedeva la sepoltura in vita ; questi obblighi erano pero' compensati da molti  privilegi , quali onori , rispetto e ricchezza derivante dalle rendite dell' ordine , tra cui terre , lasciti familiari , testamenti di privati , o dell' Imperatore di turno , Tiberio fu uno di questi . Inoltre le sei Vestali non erano soggette alla legge comune ne' a quella dei Censori ; a loro erano riservati i posti d' onore in tutti i luoghi pubblici e addirittura possedevano una propria scuderia come dimostra una scoperta avvenuta nel 1735 in una fattoria a Prata Porci , una tenuta della Gens Porcia , presso Frascati , vicino Roma , dove fu trovata una lastra in bronzo che portava questa incisione : “Questo cavallo appartiene a Calpurnia Pretestata , Vestalis Maxima , questo cavallo non puo' essere confiscato” , altre lastrine furono trovate in zona che portavano i nomi di Flavia Publicia e Sossia , entrambe Vestali Massime , quindi tutte appartenenti all' Ordine .

La fine di queste “Suore” dell' antica Roma e di conseguenza del culto di Vesta , avvenne dopo oltre 1000 anni di vita dell' ordine , nel 394 dopo la morte di Eugenio , Teodosio chiuse il Tempio e spense il fuoco .

L’ ultima Vestale Massima fu Coelia Concordia nel 384 , il fuoco sacro venne spento nel 391, il Palladio custodito nel penus Vestae venne distrutto : Zosimo , Libro V , 38 , racconta il pianto disperato e le maledizioni lanciate da una delle ultime Vestali quando Serena , moglie di Stilicone , entrata nel tempio di Cibele , tolse dal collo di Rea la preziosissima collana che l’ adornava e l' indosso' .

Ultima curiosita' , all' interno del Tempio di Vesta erano custoditi oggetti sacri risalenti alla fondazione di Roma e il misterioso Palladio , nel 191 al tempo di Commodo il Tempio e la casa delle Vestali presero fuoco ma furono salvati gli oggetti sacri e il Palladio fu portato fuori dal suo nascosto sacrario , fu visto per la prima volta dopo quasi 1000 anni , da alcuni comuni cittadini accorsi per domare l' incendio .

In foto , Medaglione di Julia Domna con le sei Vestali offerenti d' innanzi al Tempio , un Sesterzio sempre di Julia Domna con quattro Vestali e un Denario della Gens Cassia con il Tempio di Vesta come era in epoca repubblicana .

DSCN2680.JPG

Julia Domna , Vesta , RIC594a.jpg

Gens Cassia , Tempio di Vesta.jpg

Le vergini vestali erano tenute alla castità per tutto il tempo del loro servizio.

Ne e’ prova la stessa storia della Roma delle origini.

Infatti, Amulio, che aveva spodestato in modo illegittimo Numitore sul trono di Alba Longa, aveva obbligato la figlia di questi, Rea Silvia, a diventare Vestale in modo che non generasse discendenza.

Tuttavia Marte, secondo la leggenda, si invaghì della ragazza e la sedusse. Ne nacquero due figli, Romolo e Remo. Rea Silvia, per punizione, venne quindi sepolta viva.

Come già scritto da Illyricum in un precedente post, le Vestali preparavano la “mola salsa” che veniva offerta alle divinità in occasione di alcune feste, nonché ai credenti e con la quale, una volta sbriciolata, venivano cosparsi gli animali destinati ai sacrifici.

Quanto alle monete di Julia Domna, Vesta e' un soggetto ricorrente. L'intento e' chiaro: assimilare l'imperatrice alla divinità al fine di sottolineare il suo ruolo di guida religiosa della comunità.

Nel complimentarmi, vorrei chiedere a Legio II Italica qualcosa in più sul Palladio, di cui so veramente poco. Magari potrebbe essere il soggetto di un prossimo post.

Buona domenica.

Stilicho

Modificato da Stilicho
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Medaglione di Crispina, un vero gioiello numismatico, ex asta Nac 15.

IMG_20190303_151523.jpg

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Inviato
27 minuti fa, aemilianus253 dice:

Medaglione di Crispina, un vero gioiello numismatico, ex asta Nac 15.

IMG_20190303_151523.jpg

Curioso il fatto che lo stesso medaglione , a parte la titolare del dritto , abbia attraversato tre Auguste , quelle conosciute con questo identico rovescio .

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35 minuti fa, Stilicho dice:

Le vergini vestali erano tenute alla castità per tutto il tempo del loro servizio.

Ne e’ prova la stessa storia della Roma delle origini.

Infatti, Amulio, che aveva spodestato in modo illegittimo Numitore sul trono di Alba Longa, aveva obbligato la figlia di questi, Rea Silvia, a diventare Vestale in modo che non generasse discendenza.

Tuttavia Marte, secondo la leggenda, si invaghì della ragazza e la sedusse. Ne nacquero due figli, Romolo e Remo. Rea Silvia, per punizione, venne quindi sepolta viva.

Come già scritto da Illyricum in un precedente post, le Vestali preparavano la “mola salsa” che veniva offerta alle divinità in occasione di alcune feste, nonché ai credenti e con la quale, una volta sbriciolata, venivano cosparsi gli animali destinati ai sacrifici.

Quanto alle monete di Julia Domna, Vesta e' un soggetto ricorrente. L'intento e' chiaro: assimilare l'imperatrice alla divinità al fine di sottolineare il suo ruolo di guida religiosa della comunità.

Nel complimentarmi, vorrei chiedere a Legio II Italica qualcosa in più sul Palladio, di cui so veramente poco. Magari potrebbe essere il soggetto di un prossimo post.

Buona domenica.

Stilicho

Ciao @Stilicho , sulla storia del Palladio di Roma esistono piu' versioni , ma tutte concordano sul fatto che fosse una rappresentazione lignea o ricavata da una meteorite caduta sulla Terra , di Pallade Atena , da cui il nome Palladio , ne aumenta il mistero il motivo che mai nessuno avesse visto il Palladio dopo che venne depositato nel Tempio di Vesta al tempo del Re Numa Pompilio , solo alle Vestali era permesso vederlo : "

Secondo la tradizione di Arctino di Mileto, citato da Dionigi, invece, Ulisse e Diomede non rubarono il vero Palladio poiché Enea portò con sé la statua in Italia[senza fonte], che venne più tardi trasferita nel tempio di Vesta nel foro romano.

La tradizione Latina voleva invece che Diomede riconsegnasse il simulacro a Enea, in Calabria (Apulia) o a Laurento (secondo Varrone e altri)[senza fonte].

Virgilio non si è invece mai espresso chiaramente sul Palladio, benché ne attribuisse il furto all'impius Diomede[senza fonte].

Su alcune monete dell'epoca di Cesare, Enea viene rappresentato con il padre Anchise sulle spalle e il Palladio nella mano destra.

Durante il regno dell'imperatore Eliogabalo (218-222), che era il gran sacerdote della divinità solare siriana El-Gabal, il Palladio venne portato coi più importanti oggetti sacri della Religione romana nel tempio di questa divinità a Roma, l'Elagabalium, in modo che solo questo dio venisse adorato.[2]

Durante il tardo impero una tradizione bizantina affermava che il Palladio venne trasferito da Roma a Costantinopoli da Costantino I e seppellito sotto la Colonna di Costantino.[3]

Altri sostengono che il Palladio sia stato distrutto dalle ultime Vestali nel 394 per evitarne la profanazione.

Alcune volte nelle monete con Vesta seduta si vede il Palladio tenuto nella mano destra della dea , Palladio forse reale , forse immaginato come fosse nella realta' .

Diomede con il Palladio e la Colonna di Costantino alla cui base la tradizione crede fosse deposto il Palladio .

Artista_fiorentino,_dall'antico,_diomede_e_il_palladio,_fine_XV-inizio_XVI_sec..JPG

Gurlitt_Constantine_column.jpg

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Inviato

La storia ci tramanda diversi aneddoti relativi ad alcune Vestali che non rispettarono i loro obblighi sacerdotali , anche di una Vestale che divenne Imperatrice e di un' altra che si converti' al Cristianesimo ; d' altra parte il culto visse per circa 1000 anni quindi alcuni casi di violazione degli obblighi sono da considerarsi "normali" in un ordine religioso . Per evitare una ricerca che sarebbe troppo lunga , riporto alcuni casi di violazione presi da Wikipedia :

"Le uniche colpe che potevano sovvertire questo statuto di assoluta inviolabilità erano lo spegnimento del fuoco sacro e le relazioni sessuali, che venivano considerate sacrilegio imperdonabile (incestus), in quanto la loro verginità doveva durare per tutto il tempo del servizio nell'ordine.

In questi casi la vestale non poteva essere perdonata, ma neppure uccisa da mani umane, in quanto sacra alla dea. Se perdeva la verginità o lasciava spegnere il fuoco sacro, la Vestale veniva dunque frustata e poi vestita di abiti funebri e portata in una lettiga chiusa, come un cadavere, al Campus sceleratus, che era situato presso la Porta Collina ma ancora dentro le mura (sul Quirinale)[11]. Là veniva lasciata in una sepoltura con una lampada e una piccola provvista di pane, acqua, latte e olio, il sepolcro veniva chiuso e la sua memoria cancellata[12]. Il complice dell'incestus subiva invece la pena degli schiavi: fustigazione a morte, la stessa cui era soggetta la Vestale in Albalonga.[13]

In realtà, almeno fino alla fine della repubblica, la condanna a morte di una Vestale pare assai simile ad un sacrificio umano mascherato, destinato a placare gli dèi che sembrano corrucciati e inviano catastrofi pubbliche (come l'assedio di Brenno o la disfatta di Canne), o segni funesti in periodi di irrequietezza sociale – come la condanna della vestale Oppia, attesta nel 483 a.C., non negando l'accusa di incesto, ma sottolineando molto le lotte interne ed esterne e i prodigi mostruosi che si erano verificati in quel periodo[14][15].

Dionigi di Alicarnasso narra della vestale Orbilia che nel 472 a.C., quando a Roma si cercavano i motivi che avevano portato la pestilenza in città, fu trovata colpevole di aver mancato al proprio voto di castità, e per questo delitto, mandata a morte. A seguito della condanna, uno dei suoi due amanti si suicidò, mentre l'altro fu giustiziato nel foro[16].

Livio narra[17] di una vestale, Minucia, condannata ad esser sepolta viva per un abbigliamento non adeguato alla posizione occupata (337 a.C.), ma anche dello scagionamento miracoloso (attribuito a Vesta stessa) di una vestale, Tuccia, nel 230 a.C., accusata di non aver conservato la sua verginità.[18]

Ovidio nei Fasti narra che la vestale Claudia, accusata di infedeltà, dimostrò la sua innocenza disincagliando alla foce del Tevere la nave che portava dalla Frigia la statua di Cibele; in questa era la pietra nera (lapis niger), propiziatrice della sorte di Roma nella seconda guerra punica contro Annibale. La vestale chiese a Cibele di aiutarla e riuscì a trainare la nave fuori dalla secca, solo tirandola con la sua cintura.

Nel tardo impero, sappiamo da una lettera che Quinto Aurelio Simmaco chiese al praefectus urbi e successivamente al vicario di Roma di condannare la Vestale di Alba, Primigenia, per aver violato il voto di castità, assieme al suo amante Maximus.

L'imperatore Eliogabalo, che si identificava con il dio sole, sposò in seconde nozze la vestale Aquilia Severa nel 220, in un matrimonio che simulava quello delle due divinità.[19] Tale matrimonio fu di scandalo per la popolazione romana, poiché si trattava della rottura di una antichissima e onorata tradizione romana, tanto che, per legge, una vestale che avesse perso la propria verginità veniva seppellita viva.[20] Non diede eredi all'imperatore, il quale divorziò da Aquilia nel 221 per sposare Annia Faustina.[21] Quando questo matrimonio naufragò, Eliogabalo riprese con sé Aquilia, affermando che il loro divorzio non era valido.[19] Non si hanno notizie di Aquilia dopo l'uccisione di Eliogabalo nel 222.

Nel 1929 fu scoperta,tra il fiume Aniene e la via Valeria,in un luogo destinato a pubblico cimitero, l'unica tomba (così supposta) di Vestale che si conosca.

Il ritrovamento è documentato da un filmato dell'Istituto Luce.

Si tratta della Vestale Cossinia, morta a circa 75 anni. Databile tra la fine del II e l’inizio del III secolo, il monumento si compone di due basamenti, uno con cinque gradini - su cui poggia il cippo funerario - e l’altro di tre gradini, sotto il quale giaceva il corpo inumato di una giovane donna. Sulla parte anteriore del cippo, in un’elegante corona di quercia con nastro, si legge "V. V. COSSINIAE L. F.": "alla Vergine Vestale Cossinia figlia di Lucio". Sotto è inciso: "Lucio Cossinio Eletto", forse un suo parente. Sul lato posteriore del cippo un'iscrizione metrica informa: "Qui giace e riposa la Vergine, trasportata per mano del popolo, poiché per sessantasei anni fu fedele al culto di Vesta. Luogo concesso per decreto del Senato". Sotto il cippo della Vestale Cossinia, il cui corpo dovette essere cremato, perché deceduta non dopo l'età claudia, non fu trovata l'urna con i resti mortali. Cossinia non porta il suo nome personale (cognomen) perché alla sua epoca era inusuale e questo elemento spinge a datare il cippo di Cossinia non oltre la metà del I secolo d.C.

Nei pressi della tomba fu rinvenuta una preziosa bambolina d’avorio, adorna di monili e con una elegante acconciatura, tipica dell'epoca severiana, successivamente conservata nel Museo Nazionale Romano, ed un cofanetto porta-gioie, che la pietà dei parenti depose nel sarcofago. L'ipotesi è che circa un secolo e mezzo dopo, a fianco del cippo di Cossinia (che si elevava su cinque gradini) fu sepolta una giovane morta prima del matrimonio (che conservava ancora denti bianchissimi), il cui sarcofago fu coperto con un basamento di tre gradini, il primo dei quali poggiante sul terzo (partendo dal basso) dei cinque di Cossinia.

La confusione delle tombe ha fatto attribuire a Cossinia la bambola che non le apparteneva. In questo errore sono caduti moltissimi studiosi, finché un lavoro della Bordenache Battaglia, "Corredi funebri di età imperiale e barbarica nel Museo Nazionale Romano" (ed. Quasar, 1983, pp. 124–138) ha chiarito l'equivoco. Il libro di Franco Sciarretta "Il complesso monumentale detto già di Cossinia a Tivoli" nei Quaderni di archeologia e di Cultura classica n.6, 2017, fa luce sull'intera vicenda. Il volume comprende, oltre ad un'antologia di testimonianze sulle Vestali, un allegato costituito da una importante relazione geologica sul sito dei due monumenti, a cura dei proff. M.Riccio e F. De Angelis.

Prudenzio nella sua raccolta di inni, il cd. Liber Peristephanon parla di una Vestale, Claudia, che si era convertita al cristianesimo nel tardo IV sec.

Nell'inno dedicato alla passione di S. Lorenzo Claudia viene descritta entrare nel santuario del martire: ""aedemque, Laurenti, tuam Vestalis intrat Claudia". Si è voluta identificare questa Claudia con una Vestale di cui parla Quinto Aurelio Simmaco, in qualità di pontifex maior in una lettera, dove auspica la smentita da parte di una Vestale delle voci secondo cui lei voleva lasciare, prima dei limiti previsti, la clausura. Il motivo poteva essere proprio il passaggio dal paganesimo al cristianesimo, ma l'epistola di Simmaco non lo spiega.

Sarebbe l'unico caso certo di abbandono del sacerdozio pagano per conversione ad altra religione ma, se è molto dubbio che questa Claudia possa essere la Vestale Massima a cui fu dedicata una statua nel 364 - e la cui dedica è stata erasa - è invece probabile sia la stessa Claudia che è sepolta nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura"

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