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Guai ai vinti !


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Guai ai vinti ! , in latino Vae victis ; due tremende parole storiche che preludono , alla fine di una guerra , ad accettare qualsiasi richiesta che il vincitore impone al vinto senza nessun appello da parte di questi ultimi , letteralmente si chiama una locuzione ; un monito che Roma ricordera' per sempre nel corso della sua millenaria storia , frase che rimase indelebilmente impressa nella memoria al punto che all' epoca dei fatti gallici Roma per vendetta dell' onta subita quasi estinse la tribu' dei Senoni ai quali apparteneva Brenno , il Re dei Galli che minacciosamente intimo' la consegna di Oro ai Romani vinti . Locuzione che si puo' adattare non solo ai vinti in guerra , ma a tutti quanti che si adattano ad una sconfitta nella vita .

Secondo Tito Livio “Vae victis” venne pronunciato da Brenno Re dei Galli Senoni nel 390 a.C. circa quando i Galli invasa l' Italia piu' che altro per razziare , avevano prima sconfitto i Romani al fiume Allia e successivamente occupato Roma . La richiesta di Brenno per lasciare la Citta' era stata la consegna di una ingente quantita' di Oro , al che i Romani accettarono il ricatto e mentre stavano pesando su una bilancia l' oro che avrebbero dovuto versare al Re Gallo , qualcuno tra i Romani presenti al tributo protestò perché i pesi dei Galli erano truccati in eccesso . Brenno allora tolse dal fodero la sua lunga e pesante spada e la aggiunse sul piatto dove erano i pesi , in tal modo la quantita' di oro da versare risulto' ancora più a suo vantaggio , in questo preciso istante del getto della propria spada sulla bilancia Brenno pronuncio' la fatidica e storica frase : “Vae victis” ; volendo cosi' esprimere con l' arroganza derivante dalla forza del vincitore che le condizioni di pace sono a sola discrezione dei vincitori .

La tradizione romana , insofferente alla sconfitta e all' onta subita , racconta che Marco Furio Camillo , venuto a conoscenza della richiesta di riscatto dei Galli , da esule quale era e dimenticando l' offesa subita dai concittadini , tornò velocemente a Roma con l' intento di affrontare Brenno . Una volta giunto sul luogo della pesa dell' oro gettò la propria spada sul piatto che conteneva l' oro di Roma , volendo in tal modo bilanciare il peso della spada di Brenno . Quindi anche Furio Camillo orgogliosamente cosi' si pronuncio' al cospetto del Gallo : "Non auro sed ferro recuperanda est Patria", cioe' : "Non con l' oro si deve riscattare la Patria , ma con il ferro" . I Romani, a seguito dell' episodio e dietro la guida di Furio Camillo che per riconoscenza fu poi chiamato "secondo Romolo" , si riorganizzarono e la Città venne liberata dai Gall i. Furio Camillo continuò a inseguire Brenno e i suoi anche oltre i confini di Roma e Brenno fu quindi costretto a ritornare in Gallia Cisalpina senza l' oro dei Romani .

Tutto l' episodio sa molto di leggenda e poco di reale , ma per noi moderni , come per gli antichi , e' bello ritenerlo vero , certamente sembra strano che Roma occupata dai Galli Senoni , questi abbiano fatto entrare in Citta' senza colpo ferire un esercito romano guidato da Furio Camillo proveniente da Ardea e che impunemente Camillo fosse arrivato al cospetto di Brenno gettando sul piatto con l' oro dei Romani la propria spada a bilanciare quella del barbaro .

A questo episodio finale fece preambolo il fatto delle Oche del Campidoglio , roccaforte di Roma che non venne mai preso dai Galli Senoni .

Questa locuzione di Brenno rimasta famosa nei secoli avvenire venne altre volte pronunciata nel corso della storia successiva all' Impero Romano o sottintesa in altro modo ; da Wikipedia :

"La locuzione "Vae Victis" venne pronunciata anche da Napoleone nella Pace di Tolentino, rivolgendosi al Monsignor Lorenzo Caleppi, che trovava il trattato iniquo.

Nel 1947, in un discorso all'Assemblea Costituente, il filosofo Benedetto Croce si pronunciò contro la ratifica, da parte della Repubblica Italiana, del trattato di pace di Parigi con le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, paragonando l'atteggiamento di queste ultime a quello del capo gallico:

«in questo documento è scritto che i suoi dettami saranno messi in esecuzione anche senza l'approvazione dell'Italia: dichiarazione in cui, sotto lo stile di Brenno, affiora la consapevolezza della verità che l'Italia ha buona ragione di non approvarlo»

La locuzione é citata anche dallo scrittore e storico tedesco Robert Gerwarth ne "La rabbia dei Vinti" riferendosi all'umilianti condizioni di pace che la Francia diede alla Germania nel 1919 a Versailles dopo la Prima guerra mondiale"

Presunto busto di Brenno.jpg

Brenno e Furio Camillo bilanciano le proprie spade.jpg

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Inviato

Il giorno della sconfitta sul fiume Allia - il 18 luglio del 390, pare- fu poi ricordato per sempre dai Romani come "Dies Alliensis", ovverossia un giorno "nefas", funesto. Il vero "dies nigro signanda lapillo"!

Bel post, Legio II Italica. Molto interessanti anche i richiami alla storia di oggi.

Buona serata.

Stilicho

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Inviato

Ciao @Stilicho , il giorno 18 del mese di Luglio era veramente un giorno nefasto per i Romani , perché oltre alla sconfitta del fiume Allia , ricordava anche quella della battaglia e della strage della Gens Fabia quando 300 Fabii morirono al fiume Cremera presso Fidene nel 477 a.C. combattendo contro i Veienti ; veramente fu piu' un agguato che una vera battaglia , ma i Romani persero .

Sembra che di tutta la Gens Fabia sopravvisse un solo Fabio rimasto a Roma perché troppo giovane per combattere Quinto Fabio Vibulano , un cui discendente divenne al tempo di Annibale Quinto Fabio Massimo , lo "scudo di Roma" o il "Temporeggiatore" .

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Inviato
17 minuti fa, Legio II Italica dice:

Ciao @Stilicho , il giorno 18 del mese di Luglio era veramente un giorno nefasto per i Romani , perché oltre alla sconfitta del fiume Allia , ricordava anche quella della battaglia e della strage della Gens Fabia quando 300 Fabii morirono al fiume Cremera presso Fidene nel 477 a.C. combattendo contro i Veienti ; veramente fu piu' un agguato che una vera battaglia , ma i Romani persero .

Sembra che di tutta la Gens Fabia sopravvisse un solo Fabio rimasto a Roma perché troppo giovane per combattere Quinto Fabio Vibulano , un cui discendente divenne al tempo di Annibale Quinto Fabio Massimo , lo "scudo di Roma" o il "Temporeggiatore" .

Non sapevo di questa coincidenza. Certo che i Romani perdevano così poco che quelle poche volte che capitava se lo ricordavano bene. E poi avevano lunga memoria ed erano alquanto vendicativi. Per cui "vae victoribus"!?

Ciao da Stilicho


Inviato

Parlando di giorni nefasti per Roma come non ricordare l'umiliazione subita dalle legioni alle Forche Caudine nel 321 a.C. durante la II guerra Sannitica. Più che una sconfitta si trattò di una resa senza condizione con la conseguente umiliazione del passaggio sotto i gioghi. A stento i sopravvissuti riuscirono a raggiungere la non lontana alleata Capua ma per vergogna non osarono entrare. E i capuani andarono loro incontro con cibo, acqua e vestiti. Soltanto la sconfitta di Canne segnerà un pari sgomento in Roma.

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Inviato
2 ore fa, Liutprand dice:

Parlando di giorni nefasti per Roma come non ricordare l'umiliazione subita dalle legioni alle Forche Caudine nel 321 a.C. durante la II guerra Sannitica. Più che una sconfitta si trattò di una resa senza condizione con la conseguente umiliazione del passaggio sotto i gioghi. A stento i sopravvissuti riuscirono a raggiungere la non lontana alleata Capua ma per vergogna non osarono entrare. E i capuani andarono loro incontro con cibo, acqua e vestiti. Soltanto la sconfitta di Canne segnerà un pari sgomento in Roma.

Ciao @Liutprand e grazie per l' intervento . Un altro giorno tragico per Roma fu la battaglia di Adrianopoli del 9 Agosto del 378 , avvenuta nello stesso mese di Canne , battaglia ampiamente e dettagliatamente narrata nel suo svolgimento da Ammiano Marcellino nel Libro XXXI , 13 , nelle sue "Storie" , che cosi' si puo' condensare :

Tutti i Goti , cioe' i Teruingi , guidati dal Re Fritigerno , ed i Greutungi al comando di Alateo e Safrace , congiunte le loro forze , vengono a battaglia con i Romani in campo aperto e , sbaragliata la cavalleria , mettono in fuga , facendone una gravissima strage , la fanteria rimasta indifesa e scompigliata . Valente viene ucciso , ma non si trova in nessun luogo il suo cadavere .

Cosi' conclude la descrizione della battaglia Ammiano Marcellino : "Risulta che si salvo' appena un terzo dell' esercito . Gli annali non ricordano una disfatta simile a questa , ad eccezione della battaglia di Canne , sebbene i Romani , tratti in inganni alcune volte dalla Fortuna che spirava avversa , abbiano ceduto per qualche tempo all' avversita' delle guerre e per quanto i leggendari canti funebri dei Greci abbiano pianto su molte battaglie"

Comunque la responsabilita' di questa sconfitta che peso' enormemente sui destini dell' Impero , fu da implicare a Valente che non volle aspettare il collega Graziano e congiungere cosi' i due eserciti , probabilmente per non condividere con lui la vittoria contro i Goti .

 

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Inviato
5 ore fa, Legio II Italica dice:

Ciao @Liutprand e grazie per l' intervento . Un altro giorno tragico per Roma fu la battaglia di Adrianopoli del 9 Agosto del 378 , avvenuta nello stesso mese di Canne , battaglia ampiamente e dettagliatamente narrata nel suo svolgimento da Ammiano Marcellino nel Libro XXXI , 13 , nelle sue "Storie" , che cosi' si puo' condensare :

Tutti i Goti , cioe' i Teruingi , guidati dal Re Fritigerno , ed i Greutungi al comando di Alateo e Safrace , congiunte le loro forze , vengono a battaglia con i Romani in campo aperto e , sbaragliata la cavalleria , mettono in fuga , facendone una gravissima strage , la fanteria rimasta indifesa e scompigliata . Valente viene ucciso , ma non si trova in nessun luogo il suo cadavere .

Cosi' conclude la descrizione della battaglia Ammiano Marcellino : "Risulta che si salvo' appena un terzo dell' esercito . Gli annali non ricordano una disfatta simile a questa , ad eccezione della battaglia di Canne , sebbene i Romani , tratti in inganni alcune volte dalla Fortuna che spirava avversa , abbiano ceduto per qualche tempo all' avversita' delle guerre e per quanto i leggendari canti funebri dei Greci abbiano pianto su molte battaglie"

Comunque la responsabilita' di questa sconfitta che peso' enormemente sui destini dell' Impero , fu da implicare a Valente che non volle aspettare il collega Graziano e congiungere cosi' i due eserciti , probabilmente per non condividere con lui la vittoria contro i Goti .

 

A proposito della battaglia di Adrianopoli, vorrei segnalare un libro avvincente ed appassionante:

9 agosto 378. Il giorno dei barbari, di Alessandro Barbero, Editori Laterza.

Dalla seconda di copertina: "Questo libro racconta di una battaglia che ha cambiato la storia del mondo, ma non e' famosa come Waterloo o Stalingrado; anzi, molti non l'hanno mai sentita nominare. Eppure secondo qualcuno segnò addirittura la fine dell'antichità e l'inizio del Medioevo, perché mise in  moto la catena di eventi  che più di un secolo dopo avrebbe portato alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Parleremo di Antichità e Medioevo, di Romani e barbari, di un mondo multietnico e di un impero in trasformazione e di molte altre cose ancora. Ma il cuore del nostro racconto sarà quel che  accadde lì, ad Adrianopoli, nei Balcani, in un lungo pomeriggio d' estate".

Come vedete, un tema quanto mai attuale.

Ciao e buona lettura a tutti.

Stilicho 

 

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Inviato
52 minuti fa, Stilicho dice:

A proposito della battaglia di Adrianopoli, vorrei segnalare un libro avvincente ed appassionante:

9 agosto 378. Il giorno dei barbari, di Alessandro Barbero, Editori Laterza.

Dalla seconda di copertina: "Questo libro racconta di una battaglia che ha cambiato la storia del mondo, ma non e' famosa come Waterloo o Stalingrado; anzi, molti non l'hanno mai sentita nominare. Eppure secondo qualcuno segnò addirittura la fine dell'antichità e l'inizio del Medioevo, perché mise in  moto la catena di eventi  che più di un secolo dopo avrebbe portato alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Parleremo di Antichità e Medioevo, di Romani e barbari, di un mondo multietnico e di un impero in trasformazione e di molte altre cose ancora. Ma il cuore del nostro racconto sarà quel che  accadde lì, ad Adrianopoli, nei Balcani, in un lungo pomeriggio d' estate".

Come vedete, un tema quanto mai attuale.

Ciao e buona lettura a tutti.

Stilicho 

 

Ciao @Stilicho e grazie per la segnalazione del libro del Prof. Barbero ; personalmente per quanto riguarda la Storia preferisco leggere i testi classici antichi , ma solo per il motivo che gli autori antichi scrivevano fatti a loro molto piu' vicini , inoltre avevano la possibilita' di consultare documenti conservati nelle biblioteche e negli archivi del Senato .

La catastrofe di Adrianopoli non penso che determino' addirittura la fine dell' antichita' , certamente fu una sconfitta bruciante che apri' definitivamente ai Barbari le porte dell' Impero , ma rimase comunque una battaglia persa ; credo invece che determino' la fine dell' esercito romano , inteso come unita' altamente efficiente e combattiva , infatti molte volte i Romani si erano trovati in minoranza numerica rispetto ai nemici ma vincevano , la prova e' nella testimonianza di Ammiano Marcellino quando conclude che comunque un terzo dell' esercito sconfitto ad Adrianopoli , si salvo' ; molta della responsabilita' della sconfitta fu di Valente che da solo volle affrontare due eserciti riuniti di Barbari senza attendere l' arrivo di Graziano con i rinforzi , la presunzione costo' a lui la vita e a Roma la perdita di tanti Legionari ; se avesse atteso i rinforzi forse la battaglia avrebbe avuto un esito diverso , ma il problema principale non era tanto vincere o perdere una battaglia come tante volte era accaduto ai Romani nel corso della storia , bensi' non avere ben gestito o avere rifiutato , oppure non avere compreso il "problema barbaro" . 

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6 ore fa, Legio II Italica dice:

Ciao @Stilicho e grazie per la segnalazione del libro del Prof. Barbero ; personalmente per quanto riguarda la Storia preferisco leggere i testi classici antichi , ma solo per il motivo che gli autori antichi scrivevano fatti a loro molto piu' vicini , inoltre avevano la possibilita' di consultare documenti conservati nelle biblioteche e negli archivi del Senato .

La catastrofe di Adrianopoli non penso che determino' addirittura la fine dell' antichita' , certamente fu una sconfitta bruciante che apri' definitivamente ai Barbari le porte dell' Impero , ma rimase comunque una battaglia persa ; credo invece che determino' la fine dell' esercito romano , inteso come unita' altamente efficiente e combattiva , infatti molte volte i Romani si erano trovati in minoranza numerica rispetto ai nemici ma vincevano , la prova e' nella testimonianza di Ammiano Marcellino quando conclude che comunque un terzo dell' esercito sconfitto ad Adrianopoli , si salvo' ; molta della responsabilita' della sconfitta fu di Valente che da solo volle affrontare due eserciti riuniti di Barbari senza attendere l' arrivo di Graziano con i rinforzi , la presunzione costo' a lui la vita e a Roma la perdita di tanti Legionari ; se avesse atteso i rinforzi forse la battaglia avrebbe avuto un esito diverso , ma il problema principale non era tanto vincere o perdere una battaglia come tante volte era accaduto ai Romani nel corso della storia , bensi' non avere ben gestito o avere rifiutato , oppure non avere compreso il "problema barbaro" . 

La lettura dei testi classici sicuramente è fondamentale per avvicinarsi alla comprensione dei fatti di un passato così remoto. Il problema (in fondo lo stesso dei nostri giorni) è la loro attendibilità, legata a vari fattori su cui non mi dilungo in quanto ampiamente noti.  Certo, l’ideale sarebbe poter confrontare più testi classici, ma questo non è sempre possibile. In particolare, per la battaglia di Adrianopoli, il racconto si basa essenzialmente (come da te detto) solo sulla testimonianza coeva di Ammiano Marcellino e sul resoconto (molto frammentario)  di Eunapio , filosofo sofista e storico.

Io preferisco abbinare alla lettura dei classici  quella dei testi moderni per avere una idea più ampia possibile. Per la tarda antichità, la maggior parte di questi ultimi soni stranieri (soprattutto anglosassoni), in quanto gli studi originali italiani sull’argomento sono pochissimi (a come mi risulta).

Venendo alla battaglia, come giustamente hai detto tu, il vero problema fu quello di non aver ben compreso o di avere mal gestito il problema dei profughi Goti, che era essenzialmente un problema di accoglienza. Quando infatti la grossa massa di barbari, sotto la spinta delle violente orde unne che premevano alle spalle, si riversò terrorizzata  sul limes danubiano chiedendo asilo, l’Impero si trovò impreparato ad affrontare quella che era una vera e propria operazione umanitaria su larga scala. Presto cominciarono ad emergere seri problemi di ordine pubblico per la paurosa insufficienza delle strutture di accoglienza, per il sovraffollamento, per le condizioni igieniche disastrose e soprattutto per la grave carenza di razioni di cibo sufficienti. Oltre a ciò quella massa di disgraziati dovette affrontare il rude trattamento degli ufficiali romani non pochi dei quali erano corrotti e speculavano sulle miserie dei nuovi arrivati. Ovviamente anche i Goti stessi fecero la loro parte, generando motivi di tensione con le truppe romane e quindi disordini. Quando la carenza di cibo divenne drammatica e le ingerenze e i soprusi dei soldati romani divennero insopportabili, si arrivò inevitabilmente ad una prova di forza.

Quanto allo scontro, certamente ci fu un errore di valutazione da parte di Valente. Questi si trovò in grande difficoltà dovendo attendere Graziano che era in comprensibile ritardo (in quanto impegnato sul limes renano dagli Alamanni) , mentre la popolazione locale era spaventata dalle notizie sulle atrocità commesse dai Goti e preoccupata del fatto che l’imperatore non riuscisse a chiudere bene ed in fretta la questione. Quando poi giunsero  le notizie delle brillanti vittorie di Graziano, Valente si sentì punto sul vivo e, sobillato da alcuni consiglieri, ansioso di riscattare la sua immagine agli occhi dei sudditi, fu tentato di attaccare prima dell’arrivo degli aiuti dall’Occidente, convinto di potercela fare con le sole forze a sua disposizione. Si arrivò così alla disfatta di Adrianopoli.

Abbiamo un po' svicolato dal titolo del post, ma la discussione era veramente interessante e stimolante.

Ciao da Stilicho

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Inviato

Ciao @Stilicho , non siamo usciti dal tema del Post in quanto si parla sempre di sconfitte romane e il detto "Vae Victis" si adatta perfettamente in ogni epoca ; detto questo credo che tu sia appassionato in particolare al periodo "decadente" di Roma come anche il tuo nickname lascia intendere , immagino quindi che tu abbia in biblioteca i testi di Santo Mazzarino compreso l' ormai raro libro "Stilicone"

Un saluto e grazie della tua competenza

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Grazie Legio II Italica per quanto hai detto. Hai azzeccato! Sì,  in effetti sono un appassionato (semplice appassionato, ripeto, in quanto nella vita mi occupo di tutt'altro) della tarda antichità. Quanto ai testi purtroppo non ho il testo su Stilicone di cui parli. "La fine del mondo antico" e' una pietra miliare, molto bello, ma anche un po' difficile per i non addetti ai lavori.

Sono contento di aver scoperto questa sezione, davvero molto stimolante. Finalmente ho trovato qualcuno con cui parlare di storia romana, archeologia e, dulcis in fundo, monete! 

Ti auguro una buona giornata.

Stilicho

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Inviato (modificato)

In effetti la battaglia di Adrianopoli fu veramente il colpo di grazia di un impero oramai morente, tanto che alcuni storici pongono il 378 d.C come l'inizio del Medioevo. 

Per quanto riguarda le sconfitte romane vorrei ricordare la disfatta delle legioni guidate da Crasso (circa 40000 uomini) vicino a Carre ad opera di circa 10000 Parti comandati da Surena, una battaglia che fu l'inizio di un lunghissimo confronto tra Romani e Parti fino al II secolo, poi dei Sasanidi verso il III - V secolo. 

Modificato da Xenon97
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Inviato (modificato)
3 ore fa, Xenon97 dice:

In effetti la battaglia di Adrianopoli fu veramente il colpo di grazia di un impero oramai morente, tanto che alcuni storici pongono il 378 d.C come l'inizio del Medioevo. 

Per quanto riguarda le sconfitte romane vorrei ricordare la disfatta delle legioni guidate da Crasso (circa 40000 uomini) vicino a Carre ad opera di circa 10000 Parti comandati da Surena, una battaglia che fu l'inizio di un lunghissimo confronto tra Romani e Parti fino al II secolo, poi dei Sasanidi verso il III - V secolo. 

Ciao @Xenon97 , le sconfitte romane dalla Monarchia all' Impero sarebbero lunghe ad elencarle tutte , ma solo alcune , come Adrianopoli , ebbero un impatto duraturo ed influenzarono la politica estera di Roma , in questo senso fu famosa Teutoburgo ; un caso invece atipico di sconfitta , ma che desto' sgomento e vergogna per Roma , fu la cattura di un Imperatore romano come avvenne a Valeriano preso prigioniero dai Parti .

Modificato da Legio II Italica
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  • 3 settimane dopo...
Inviato
Il 21/2/2019 alle 07:41, Legio II Italica dice:

Ciao @Stilicho , non siamo usciti dal tema del Post in quanto si parla sempre di sconfitte romane e il detto "Vae Victis" si adatta perfettamente in ogni epoca ; detto questo credo che tu sia appassionato in particolare al periodo "decadente" di Roma come anche il tuo nickname lascia intendere , immagino quindi che tu abbia in biblioteca i testi di Santo Mazzarino compreso l' ormai raro libro "Stilicone"

Un saluto e grazie della tua competenza

Ciao Legio ,ti riferisci a questo libro ?

@Stilicho : quando ci incontreremo,magari al mercatino dell'antiquariato di Vardacate , saro' lieto di regalartelo .

 

Screenshot_2019-03-08-20-25-27.jpeg

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Inviato
10 ore fa, adelchi dice:

Ciao Legio ,ti riferisci a questo libro ?

@Stilicho : quando ci incontreremo,magari al mercatino dell'antiquariato di Vardacate , saro' lieto di regalartelo .

 

Screenshot_2019-03-08-20-25-27.jpeg

Ciao @adelchi , e' esattamente questo in foto , una ristampa della Rizzoli dell' originale Stilicone del 1942 del grande Mazzarino , libro piuttosto raro da trovare in commercio in quanto non piu' ristampato ; l' edizione del 1990 della Rizzoli ando' a ruba in quanto Mazzarino tratto' la vita di Stilicone in modo unico ed esemplare . @Stilicho accetta con grande gaudio e riconoscenza il regalo di adelchi , non solo per l' argomento trattato e la rarita' del libro , anche per la parte economica , oggi a secondo dello stato di conservazione , il prezzo raggiunge cifre considerevoli .

Il primo volume che si vede in foto dietro Stilicone , I Barbari , e' un buon libro , anche voluminoso , perché estrae da vari testi classici passi inerenti al perenne problema barbaro che affliggeva i Romani .

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Inviato (modificato)
12 ore fa, adelchi dice:

Ciao Legio ,ti riferisci a questo libro ?

@Stilicho : quando ci incontreremo,magari al mercatino dell'antiquariato di Vardacate , saro' lieto di regalartelo .

 

Screenshot_2019-03-08-20-25-27.jpeg

Ciao Adelchi!

Accetto "magno cum gaudio"!!! ?E' davvero un piacere, anche perché potrebbe essere l'occasione per incontrarci, proprio al Mercatino di "Vardacate" (vedo che lo conosci già, sono felice di ciò). Il mercatino si tiene i secondi sabato e  domenica di ogni mese.

Ho apprezzato molto il tuo gesto.  

Ti ringrazio e ti saluto.

Stilicho

Modificato da Stilicho
.

Supporter
Inviato
1 ora fa, Legio II Italica dice:

Ciao @adelchi , e' esattamente questo in foto , una ristampa della Rizzoli dell' originale Stilicone del 1942 del grande Mazzarino , libro piuttosto raro da trovare in commercio in quanto non piu' ristampato ; l' edizione del 1990 della Rizzoli ando' a ruba in quanto Mazzarino tratto' la vita di Stilicone in modo unico ed esemplare . @Stilicho accetta con grande gaudio e riconoscenza il regalo di adelchi , non solo per l' argomento trattato e la rarita' del libro , anche per la parte economica , oggi a secondo dello stato di conservazione , il prezzo raggiunge cifre considerevoli .

Il primo volume che si vede in foto dietro Stilicone , I Barbari , e' un buon libro , anche voluminoso , perché estrae da vari testi classici passi inerenti al perenne problema barbaro che affliggeva i Romani .

Ciao legio II Italica,

come leggerai ho già  risposto ad Adelchi. Vorrei ringraziare anche te per i preziosi suggerimenti storico/letterari e per aver sin da subito apprezzato e sostenuto la mia passione per la Storia romana (quella tardo-antica in particolare) e ovviamente per le monete.

Ciao da Stilicho

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