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IGNORED

Raccolta di rebus attinenti alla Numismatica


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Un noto cantautore, musicista e compositore italiano scomparso qualche anno fa in questo rebus onomastico ispirato al presepe.

Rebus 4 7 (anche qui tanti grafemi)

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Supporter
Inviato
2 minuti fa, apollonia dice:

Un noto cantautore, musicista e compositore italiano scomparso qualche anno fa in questo rebus onomastico ispirato al presepe.

Rebus 4 7 (anche qui tanti grafemi)

1706101816_rebuspresepe.PNG.4f845b12f11623ec382dc74ce3de4d74.PNG

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PINO DANIELE... 

Nero a metà 


Supporter
Inviato
3 minuti fa, Stilicho dice:

PINO DANIELE.

Mi hai fatto venire in mente la canzone "Appocundria" contenuta proprio in "Nero a metà"... Una canzone splendida, che descrive bene il mio stato d'animo di questi tempi. 

Ciao Apollonia, grazie per i tuoi rebus


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Inviato

Ho sempre apprezzato la musica e i testi di Pino Daniele ma non conoscevo l’appocundria, penso la versione dialettale napoletana di ipocondria, e il suo significato nel contesto della «napoletanità». Ce ne parla Silverio Novelli nel suo articolo in http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Daniele.html

L’appocundria di Pino Daniele

I dialetti sono, con le loro coloriture lessicali, una grande risorsa espressiva per la lingua italiana, che oggi è ricca, variegata, forte e consolidata su tutto il territorio nazionale. Che la lingua italiana sia ben salda, ce lo dice anche l'ultimo rilevamento Istat: per la prima volta dall'unità d'Italia, più del 50% degli italiani (il 53,1%) tra i 18 e i 74 anni, cioè 23 milioni e 351mila persone, parla in prevalenza italiano in famiglia (tra i giovani di 18-24 anni la percentuale sale al 60,7%). Proprio per questo, il dialetto non è più sentito come un simbolo o riflesso di svilimento socioculturale, un segnale di arretratezza. Anzi. È vissuto come libertà di registro (meno formale, più colloquiale e famigliare dell'italiano standard), porta spalancata sui sentimenti immediati, grimaldello ludico. Gioco e sentimento: come accade nella letteratura (basti pensare a Camilleri, e non solo), come succede, da anni, nella musica pop e nel rap.

Pino Daniele ha scritto e cantato molto nel suo grande dialetto napoletano, fonte di ricchezza per la letteratura e la canzone che da regionali, tante volte, si sono sapute fare patrimonio della nazione. E ci ha restituito, sovrimpresse di venature che in lingua sarebbero state opache, parole che, pur non essendo nuove, nuove suonavano all'orecchio, per via di una potenza evocatrice che soltanto il dialetto era in grado di sprigionare. Come nel caso di appocundria, interfaccia dialettale dell'italiano ipocondria, nel senso semanticamente vago di 'profonda malinconia', che tanto sembra addirsi (come hanno scritto Patricia Bianchi e Nicola De Biasi nel 2007, in Totò, parole di attore e di poeta) alla condizione della «napoletanità».

È questa appocundria, nutrita di fatalistica accettazione delle sorti della vita, segnata da una noia esistenziale e venata di scettico ma malinconico distacco per qualcosa di indefinibile che non è, non è stato e non è potuto essere, che si fa cifra di un sentire tutto napoletano nella canzone omonima di Pino Daniele (in Nero a metà, EMI, 1980):  «Appocundria me scoppia / ogne minuto 'mpietto /peccè passanno forte / haje sconcecato 'o lietto /appocundria 'e chi è sazio / e dice ca è diuno /appocundria 'e nisciuno… / Appocundria 'e nisciuno». 

Ha scritto Carmine Saviano su repubblica.it : «Pino Daniele, da autentico bluesman, è stato anche un magnifico autore di versi. Parole sempre autentiche, semplici, potenti. Sempre velate dall'appocundria: quel distacco malinconico che gli ha permesso di stabilire un rapporto empatico innanzi tutto con Napoli e con tutto il cosmo di simboli e personaggi racchiuso nella città».

apollonia


Supporter
Inviato

Supporter
Inviato

Rebus medico-farmaceutico con un nano appena tornato dal Kenia: a giudizio del medico necessita il chinino.

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Supporter
Inviato (modificato)
2 ore fa, apollonia dice:

Ho sempre apprezzato la musica e i testi di Pino Daniele ma non conoscevo l’appocundria, penso la versione dialettale napoletana di ipocondria, e il suo significato nel contesto della «napoletanità». Ce ne parla Silverio Novelli nel suo articolo in http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Daniele.html

L’appocundria di Pino Daniele

I dialetti sono, con le loro coloriture lessicali, una grande risorsa espressiva per la lingua italiana, che oggi è ricca, variegata, forte e consolidata su tutto il territorio nazionale. Che la lingua italiana sia ben salda, ce lo dice anche l'ultimo rilevamento Istat: per la prima volta dall'unità d'Italia, più del 50% degli italiani (il 53,1%) tra i 18 e i 74 anni, cioè 23 milioni e 351mila persone, parla in prevalenza italiano in famiglia (tra i giovani di 18-24 anni la percentuale sale al 60,7%). Proprio per questo, il dialetto non è più sentito come un simbolo o riflesso di svilimento socioculturale, un segnale di arretratezza. Anzi. È vissuto come libertà di registro (meno formale, più colloquiale e famigliare dell'italiano standard), porta spalancata sui sentimenti immediati, grimaldello ludico. Gioco e sentimento: come accade nella letteratura (basti pensare a Camilleri, e non solo), come succede, da anni, nella musica pop e nel rap.

Pino Daniele ha scritto e cantato molto nel suo grande dialetto napoletano, fonte di ricchezza per la letteratura e la canzone che da regionali, tante volte, si sono sapute fare patrimonio della nazione. E ci ha restituito, sovrimpresse di venature che in lingua sarebbero state opache, parole che, pur non essendo nuove, nuove suonavano all'orecchio, per via di una potenza evocatrice che soltanto il dialetto era in grado di sprigionare. Come nel caso di appocundria, interfaccia dialettale dell'italiano ipocondria, nel senso semanticamente vago di 'profonda malinconia', che tanto sembra addirsi (come hanno scritto Patricia Bianchi e Nicola De Biasi nel 2007, in Totò, parole di attore e di poeta) alla condizione della «napoletanità».

È questa appocundria, nutrita di fatalistica accettazione delle sorti della vita, segnata da una noia esistenziale e venata di scettico ma malinconico distacco per qualcosa di indefinibile che non è, non è stato e non è potuto essere, che si fa cifra di un sentire tutto napoletano nella canzone omonima di Pino Daniele (in Nero a metà, EMI, 1980):  «Appocundria me scoppia / ogne minuto 'mpietto /peccè passanno forte / haje sconcecato 'o lietto /appocundria 'e chi è sazio / e dice ca è diuno /appocundria 'e nisciuno… / Appocundria 'e nisciuno». 

Ha scritto Carmine Saviano su repubblica.it : «Pino Daniele, da autentico bluesman, è stato anche un magnifico autore di versi. Parole sempre autentiche, semplici, potenti. Sempre velate dall'appocundria: quel distacco malinconico che gli ha permesso di stabilire un rapporto empatico innanzi tutto con Napoli e con tutto il cosmo di simboli e personaggi racchiuso nella città».

apollonia

@apollonia, grazie per questo post che spiega perfettamente cosa sia l'appocundria. Ma la definizione più bella, più profonda e sentita (come giustamente hai sottolineato tu) l'ha data proprio Pino Daniele nella canzone omonima.

Un caro saluto da Stilicho 

Modificato da Stilicho
Correzioni

Supporter
Inviato
11 minuti fa, apollonia dice:

Rebus medico-farmaceutico con un nano appena tornato dal Kenia: a giudizio del medico necessita il chinino.

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U nano malarico M pensa

UN' ANOMALA RICOMPENSA

Ciao

Stilicho 


Supporter
Inviato
15 minuti fa, Stilicho dice:

U nano malarico M pensa

UN' ANOMALA RICOMPENSA

Ciao

Stilicho 

:agree: Diagnosi esatta!

?️ apollonia


Supporter
Inviato

Torniamo sull’arca di Noè con un rebus a cambio

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Supporter
Inviato (modificato)

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Devo rettificare la mia soluzione di questo rebus Forma scoppiettante in Salva scoppiettante. Infatti S mette in salvo tante coppie e la prima parola nella soluzione è il sostantivo di genere femminile salva che ho appreso nel significato che non conoscevo di sparo simultaneo di più armi da fuoco o pezzi d’artiglieria eseguito con cartucce o cariche speciali, privi di proiettili, in segno d’onore e di saluto o in occasione di feste o celebrazioni particolari.

Nello specifico questa è la definizione nel vocabolario on line Treccani:

salva1 s. f. [dallo spagn. salva, che è dal lat. salve (v. salve1); cfr. anche fr. salve]. – 1. a. Sparo simultaneo di più pezzi di artiglieria o di più armi da fuoco, caricate con speciale cartuccia a carica ridotta e senza proietto o con proietto di legno friabile (cartuccia a salva o da salva), in segno di saluto, di onore, di esultanza per feste, occasioni solenni, vittorie e sim.: una s. d’artiglieriauna s. di fucileria in onore dei cadutiil Presidente fu salutato con ventun salve di artiglieria (oppure: con una s. di ventun colpi). Di qui la locuz. avv. a salva (più com. a salve, dove salve va inteso propriam. come plur.), senza proiettile: tiraresparare a s.caricare a s.un’arma caricata a s., con carica innocua, da sparare in segno di saluto. b. In usi fig.: una s. di applausidi fischidi urla, una esplosione improvvisa e simultanea di applausi, di fischi, di urla; sparare a salva o a salve su qualcuno, colpirlo con critiche, accuse: i critici hanno sparato a s. sul regista e sul suo ultimo filmi giornalisti hanno sparato a s. contro l’iniziativa del ministro. 2. a. Sparo contemporaneo di tre o più bocche da fuoco, di eguale calibro, diretto contro uno stesso bersaglio, generalmente eseguito da navi i cui impianti di artiglieria sono costruiti e disposti in modo da raggiungere meglio questo scopo. Anche, il lancio simultaneo di più missili, di più razzi, di più bombe da un velivolo, di più siluri da un sottomarino o da una nave. b. Per estens., in marina, l’insieme delle colonne d’acqua provocate dalla caduta in mare di proiettili di una stessa salva. Abbastanza diffusa, anche come sing., la forma inesatta salve (invar.), nata da espressioni come sparare a salve e sim., dove salve plur. è stato inteso come un singolare.

Si vede dalle ultime righe che è abbastanza diffusa la forma inesatta salve, nata da espressioni come sparare a salve dove salve inteso comunemente come un singolare è in effetti il plurale di salva.

E ringrazio Saclà e il suo rebus per l’insegnamento.

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Modificato da apollonia
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Supporter
Inviato
Il 10/10/2019 alle 14:53, apollonia dice:

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EVERARDO DALLA NOCE

Ciao da Stilicho


Supporter
Inviato
Il 10/10/2019 alle 18:48, apollonia dice:

Torniamo sull’arca di Noè con un rebus a cambio

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Provo la soluzione, ma ho qualche dubbio. A me verrebbe:

UN USIGNOLO PIGOLANTE

Che mi dici?

Ciao da Stilicho


Supporter
Inviato
1 ora fa, Stilicho dice:

EVERARDO DALLA NOCE

Ciao da Stilicho

:agree: Giusto: il noto giornalista sportivo nonché radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto.

PS.

Lieto che il problema della visibilità dei tuoi interventi in questa discussione sia stato risolto. Volevi forse perderti il mio ‘autovoto’  :nono: per la prima soluzione che ho dato al rebus scoppiettante?:aug:

?️ apollonia

 


Supporter
Inviato (modificato)
8 minuti fa, apollonia dice:

:agree: Giusto: il noto giornalista sportivo nonché radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto.

PS.

Lieto che il problema della visibilità dei tuoi interventi in questa discussione sia stato risolto. Volevi forse perderti il mio ‘autovoto’  :nono: per la prima soluzione che ho dato al rebus scoppiettante?:aug:

?️ apollonia

 

Ciao! Anche io sono molto lieto di poter essere nuovamente presente. Quanto a quella soluzione... beh...non si può proprio dire che la tua fosse errata. Era perfettamente compatibile. Direi che fossero esatte entrambe. Dovremmo chiedere a Sacla'?

Modificato da Stilicho
Integrazione

Supporter
Inviato
7 minuti fa, Stilicho dice:

Provo la soluzione, ma ho qualche dubbio. A me verrebbe:

UN USIGNOLO PIGOLANTE

Che mi dici?

Ciao da Stilicho

? Cambio perfetto!

Qualche dubbio poteva venire dal nome del volatile vicino alle giraffe: dubbio fugato dalla Treccani on line.

pòla s. f. [dal nome proprio lat. Paula «Paola»]. – Nome veneto della taccola o mulacchia e di altri uccelli, come la beccaccia e il gracchio corallino: Le p. insieme, al cominciar del giorno, Si movono a scaldar le fredde piume (Dante, con prob. riferimento alle mulacchie).

?️ apollonia


Supporter
Inviato
4 minuti fa, apollonia dice:

? Cambio perfetto!

Qualche dubbio poteva venire dal nome del volatile vicino alle giraffe: dubbio fugato dalla Treccani on line.

pòla s. f. [dal nome proprio lat. Paula «Paola»]. – Nome veneto della taccola o mulacchia e di altri uccelli, come la beccaccia e il gracchio corallino: Le p. insieme, al cominciar del giorno, Si movono a scaldar le fredde piume (Dante, con prob. riferimento alle mulacchie).

?️ apollonia

La soluzione finale era la stessa, ma a me era anche venuto in mente che fosse tipo una beccaccia (a me quella sembrava dal disegno) da "sola" in quanto dalla parte opposta dell'arca c'è n'è un'altra esattamente uguale con cui non formava coppia... 

Un volo pindarico eh? 


Supporter
Inviato

Questo rebus con l’Arca di Noè (ormai di casa), oltre a citare due grandissimi campioni del ciclismo nazionale (uno soprannominato "il Campionissimo" o "l'Airone", l’altro Ginettaccio), presenta in prima lettura un verbo non comune.

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Supporter
Inviato
1 ora fa, apollonia dice:

Questo rebus con l’Arca di Noè (ormai di casa), oltre a citare due grandissimi campioni del ciclismo nazionale (uno soprannominato "il Campionissimo" o "l'Airone", l’altro Ginettaccio), presenta in prima lettura un verbo non comune.

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Coppie B A: R tali assiema? già!

COPPI E BARTALI ASSI E MAGIA

Ciao da Stilicho


Supporter
Inviato
3 ore fa, Stilicho dice:

Coppie B A: R tali assiema? già!

COPPI E BARTALI ASSI E MAGIA

Ciao da Stilicho

:hi:?Bene assiemasti!

?️ apollonia


Supporter
Inviato

Da ragazzino seguivo alla radio le imprese di Coppi e Bartali (tenevo per il secondo) e ricordo un episodio del Tour de France del 1952 riportato dalla cronaca in una foto dalla quale non è chiaro chi passa la borraccia all’altro.

La foto dal possibile titolo “il mistero della borraccia” ha ispirato questo rebus di Ilion

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Supporter
Inviato

Grafemi a gogò in questo rebus a rovescio (1 per 3 parole della soluzione).

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Supporter
Inviato
10 ore fa, apollonia dice:

Da ragazzino seguivo alla radio le imprese di Coppi e Bartali (tenevo per il secondo) e ricordo un episodio del Tour de France del 1952 riportato dalla cronaca in una foto dalla quale non è chiaro chi passa la borraccia all’altro.

La foto dal possibile titolo “il mistero della borraccia” ha ispirato questo rebus di Ilion

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S passo' S, o piglio'? 

SPASSOSO PIGLIO

Ciao da Stilicho


Supporter
Inviato
3 ore fa, Stilicho dice:

S passo' S, o piglio'? 

SPASSOSO PIGLIO

Ciao da Stilicho

:hi:?

Piglio [da cipiglio, per aferesi] significa modo di guardare, aspetto e atteggiamento del volto, e in senso figurato il modo in cui si dice o esprime qualcosa (dalla Treccani in rete).

?️ apollonia


Supporter
Inviato

Rebus di ispirazione biblica (Davide e Golia) con implicazioni farmaceutiche (indispensabile l’antibiotico!) nella soluzione.

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