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Inviato (modificato)

 salve L.Licinio Lucullo ho letto il  tuo intervento nella discussione "vittoriato" e avrei voluto citarlo ma non potendo farlo ho creato questa discussione per rispondere.

non condivido il dato che, vi sia corrispondenza solo tra il peso dei primi vittoriati con le dracme padane perdendosi con le successive emissioni: infatti mi interessa la storia  delle monete celtiche del nord italia e ho condotto un piccolo studio e come sottolinea  G. Gorini,  dovrebbe essere il vittoriato il ponderale di riferimento: dalle emissioni liguri-pedemontane del 1° tipo fino alle mezze dracme (oboli) del ritrovamento di serra ricco,  escluse solo  le primissime emissioni (alfa). ora sono in difficolta perche ho perso molti libri del Pautasso in un incendio ma dovrei riuscire con un po' di tempo a fare un accostamento per ogni tipologia.

tenendo come riferimento la numerazione di A. Pautasso che va dal n.1 al n.34 cerchero di sintetizzare quello che ho trovato esaminando alcuni tra i ripostigli di monete celtiche piu conosciuti, e per aumentare il campione dei pezzi censiti, alcuni ritrovamenti sparsi.

il 1°il 2° e il 3° tipo localizzati in area ligure-pedemontana con un peso molto variabile ma che mediamente supera di poco i 3 grammi , sarebbero da associare ai primi vittoriati,alla fine del terzo secolo ac. . E' difficile spiegare la grande escursione che va dai 3,5 ai 2,70 grammi, le ipotesi potrebbero essere:  l'adattamento nel tempo alla riduzione di peso dei vittoriati, oppure dovuto alle tecniche produttive poco accurate.

il 4° tipo localizzato in un'area a nord e spostata a oriente rispetto ai precedenti ha un peso  medio di 2,70-2,80 grammi. E' difficile capire con esattezza quando vi fu l'adattamento ai vittoriati del secondo tipo, ma come si vedra il peso delle dracme continuera a calare fino ad accostarsi ai quinari con la vittoria e il trofeo del primo secolo ac. 

dal 5° tipo il peso si riduce decisamente e anche l'area geografica cambia, Pautasso associa questa tipologia ai salluvi, le fonti sono contraddittorie localizzano questa popolazione chi nel ticinese chi nel sud della francia. queste dracme dal peso di circa 2,6  grammi provengono allincirca  dalla zona del ticino, e sicuramente sono posteriori ai primi 4 tipi.

il 6° tipo associato ai cenomani stanziati a sud delle alpi grossomodo tra brescia e verona, il peso medio di circa 2,3 grammi.

7° tipo associato da Pautasso agli insubri è suddiviso a sua volta in 3 sottotipi di peso medio circa 2,3 grammi. questa tipologia meriterebbe una grande parentesi in quanto almeno 2 sottotipi hanno caratteristiche peculiari , e in  oltre sono stati associati ad altre popolazioni da alcuni studiosi della materia, e secondo me anche la datazione differisce in quanto il peso medio é differente da s.tipo a  s.tipo.

8° tipo veneti, per il momento li accantonerei in quanto hanno alcune variabili. 

9° e 10°tipo

Modificato da Euskadi

Inviato

È un nominale affascinante e ancora poco noto.

Attendo con ansia il tuo contributo 


  • 1 anno dopo...
Inviato (modificato)
Il 16/1/2019 alle 11:57, Euskadi dice:

 salve L.Licinio Lucullo ho letto il  tuo intervento nella discussione "vittoriato" e avrei voluto citarlo ma non potendo farlo ho creato questa discussione per rispondere.

non condivido il dato che, vi sia corrispondenza solo tra il peso dei primi vittoriati con le dracme padane perdendosi con le successive emissioni: infatti mi interessa la storia  delle monete celtiche del nord italia e ho condotto un piccolo studio e come sottolinea  G. Gorini,  dovrebbe essere il vittoriato il ponderale di riferimento: dalle emissioni liguri-pedemontane del 1° tipo fino alle mezze dracme (oboli) del ritrovamento di serra ricco,  escluse solo  le primissime emissioni (alfa). ora sono in difficolta perche ho perso molti libri del Pautasso in un incendio ma dovrei riuscire con un po' di tempo a fare un accostamento per ogni tipologia.

tenendo come riferimento la numerazione di A. Pautasso che va dal n.1 al n.34 cerchero di sintetizzare quello che ho trovato esaminando alcuni tra i ripostigli di monete celtiche piu conosciuti, e per aumentare il campione dei pezzi censiti, alcuni ritrovamenti sparsi.

il 1°il 2° e il 3° tipo localizzati in area ligure-pedemontana con un peso molto variabile ma che mediamente supera di poco i 3 grammi , sarebbero da associare ai primi vittoriati,alla fine del terzo secolo ac. . E' difficile spiegare la grande escursione che va dai 3,5 ai 2,70 grammi, le ipotesi potrebbero essere:  l'adattamento nel tempo alla riduzione di peso dei vittoriati, oppure dovuto alle tecniche produttive poco accurate.

il 4° tipo localizzato in un'area a nord e spostata a oriente rispetto ai precedenti ha un peso  medio di 2,70-2,80 grammi. E' difficile capire con esattezza quando vi fu l'adattamento ai vittoriati del secondo tipo, ma come si vedra il peso delle dracme continuera a calare fino ad accostarsi ai quinari con la vittoria e il trofeo del primo secolo ac. 

dal 5° tipo il peso si riduce decisamente e anche l'area geografica cambia, Pautasso associa questa tipologia ai salluvi, le fonti sono contraddittorie localizzano questa popolazione chi nel ticinese chi nel sud della francia. queste dracme dal peso di circa 2,6  grammi provengono allincirca  dalla zona del ticino, e sicuramente sono posteriori ai primi 4 tipi.

il 6° tipo associato ai cenomani stanziati a sud delle alpi grossomodo tra brescia e verona, il peso medio di circa 2,3 grammi.

7° tipo associato da Pautasso agli insubri è suddiviso a sua volta in 3 sottotipi di peso medio circa 2,3 grammi. questa tipologia meriterebbe una grande parentesi in quanto almeno 2 sottotipi hanno caratteristiche peculiari , e in  oltre sono stati associati ad altre popolazioni da alcuni studiosi della materia, e secondo me anche la datazione differisce in quanto il peso medio é differente da s.tipo a  s.tipo.

8° tipo veneti, per il momento li accantonerei in quanto hanno alcune variabili. 

9° e 10°tipo

Ciao Euskadi. Ci dai il tuo contributo?

Modificato da L. Licinio Lucullo

Inviato

Non sono un esperto di dracme padane e forse non ho capito appieno non avendo letto il precedente intervento di @L. Licinio Luculloe  nel caso scusatemi   , ma tale moneta all’inizio era in linea con il peso della dracma leggera massaliota, tant’è che Il più antico riferimento al vittoriato risale a Porcio Catone il censore console nel  95 AC, poi la moneta è ricordata nel 177 AC da Claudio Pulcro a seguito della sua vittoria sulle popolazioni liguri ed ancora nel 117 se ne parla su una tavola bronzea detta di Polcevera a seguito di una mediazione romana e di un tributo di 400 vittoriati relativo a una controversia tra le popolazioni celtiche dei Genuati e Veturii : “…..pro eo agro vectigal Langenses Veituris in poplicum Genuam denti in anos singulos vic [ctoriatos] n [ummos] CCCC………”.

La scelta di un tributo da pagare in una moneta straniera (straniera rispetto alle dracme padane circolanti), potrebbe essere stata determinata dal fatto che considerato il basso contenuto di argento del vittoriato (pur avendo peso in linea con la dracma), ci fosse l’intendimento,  da parte di Roma , che una successiva circolazione della moneta in territorio celtico avrebbe portato un beneficio in termini economici e  politici ai Romani che utilizzavano invece al loro interno il più forte denario.

La moneta cisalpina,  nacque ad imitazione della dracma massaliota ed in linea con il suo peso. Ben presto però tale ponderale si ridusse ed è possibile che questo avvenne per allinearsi alla moneta di occupazione romana che aveva un valore intrinseco ben più basso.

E’ pur vero però che non c’è riscontro di parità fra i due nominali in quanto i ripostigli promiscui di fatto sono inesistenti e questo potrebbe significare che non ci fossero rapporti di coesistenza. E’ probabile che questo possa anche derivare da un ipotetico utilizzo della dracma padana a peso piuttosto che come moneta spicciola.

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Inviato

Salve, niente da dire sull'analisi del vittoriano, che mi sembra perfetta, come ho già detto nella discussione che ho iniziato ormai molto tempo fa e che non ho potuto continuare perché al tempo del mio messaggio le regole della sottosezione erano diverse e la discussione si è bloccata dopo uno o due giorni, non sono d'accordo sul fatto che vi sia accostamento fra il ponderale del vittoriano e solo quello delle prime dracme celtiche del nord Italia. 

Secondo i dati che io ho raccolto da appassionato e collezionista, risulterebbe un parallelo con il vittoriano  dal tipo 1 del pautasso fino agli ultimi tipi dopo il n. 30, mentre le prime dracme, cioè le alfa, l'anarekartos, e tutte le dracme pesanti prima del tipo 1 userebbero il ponderale della dracma pesante di Marsiglia che sembrerebbe dello stesso periodo. 

Purtroppo mi sono accorto solo ora di poter proseguire nella discussione, cmq tempo permettendo domani o nei prossimi giorni cercherò di analizzare brevemente gli accostamenti più significativi fra le due monete, spiegando perché credo in un ponderale unico fino alle ultime emissioni, per intenderci quelle del ritrovamento di Serra Riccò. 


Inviato
Il 13/3/2020 alle 11:09, L. Licinio Lucullo dice:

Nuovo contributo:

 

Forse è più corretto continuare di là dove ho aperto la discussione? Per me è la stessa cosa. 


Inviato

E' una teoria molto interessante, la tua. Ti faccio un riassunto delle teorie che sinora ho letto, per inquadrare il problema.

 

Secondo Plinio (N. H., 33, 46) il vittoriato sarebbe stato introdotto come mercis loco, ossia argento a peso, nell'Illirico. La teoria estrapolata dagli scritti di Plinio attualmente tende ad essere screditata; si ritiene infatti che l'associazione con i territori dell'Illirico sia scaturita da un'analogia ponderale con i nominali circolanti in quelle aree, come accade colla comparazione alle dracme padane. Plinio però scrisse la sua opera due secoli dopo l'entrata in circolazione del vittoriato e la sua associazione non appare molto credibile o comunque non verificabile.

Sulla base dei dati di circolazione, F. Barello propende per l'ipotesi che il vittoriato fosse destinato a fare da aggancio con il sistema monetale dei Celti stanziati nella pianura padana, che utilizzavano, nella seconda metà del III secolo, una dracma al di sotto dei 3 grammi di peso. In questo senso è estremamente significativo il contenuto dell'arbitrato romano (117) tra gli abitanti di Genova (Genuates) e i Viturii Ligurenses (tribù ligure dell'interno), che impose a questi ultimi un tributo annuo di 400 nummi vittoriati, conservato sulla tavola bronzea di Polcevera, che tu stesso hai ricordato. Considerato il basso contenuto d'argento del vittoriato, l'imposizione riportata sulla tavoletta di Polcevera, come giustamente hai sottolineato, potrebbe essere vista come un tentativo di risparmio di risorse: imponendo il pagamento in nummi vittoriati veniva utilizzata una moneta probabilmente più familiare ai diretti interessati ed al tempo stesso le risorse di argento dell'area di influsso romano venivano in certa misura preservate; quel nominale "povero" avrebbe poi circolato in quelle zone a tutto vantaggio del politicamente sempre più pesante denario di Roma. Lo studioso belga Patrick Marchetti ritiene che il vittoriato sia un nominale destinato ad un differente canale di emissione. I Romani lo avrebbero utilizzato, almeno nel corso della guerra annibalica, per pagare gli auxilia. Le truppe straniere infatti ricevevano una paga inferiore rispetto a quella dei legionari e sempre secondo lo studioso belga ad un ausiliario spettava la paga di un vittoriato per 4 giorni di servizio, mentre ad un legionario un denario per il medesimo periodo. Il vittoriato rappresenterebbe dunque "una frode" perpetrata dallo Stato nei confronti degli ausiliari, ma si trattava di una truffa poco evidente in quanto apparentemente questi soldati percepivano lo stesso numero di monete di un legionario. Questa particolare ipotesi risulta incerta principalmente perché si ritiene che gli auxilia, in quel periodo, percepissero la paga direttamente dai governi di origine ma, al tempo stesso, fornisce una verosimile spiegazione sul perché questo nominale fu coniato. Sempre a sostegno di questa ipotesi vi è la corrispondenza tra le aree di circolazione del vittoriato e quelle costituenti il teatro bellico frequentato da queste truppe ed i territori di reclutamento.

Mommsen, per primo, evidenziò l'esistenza di due differenti standard di peso per il vittoriato: 3 scrupoli (circa 3,41 g), il primo; 2 e 4/7 di scrupolo (circa 2,92 g), il secondo, con ogni evidenza più recente. Una riduzione ponderale corrispondente (1/7) sarebbe stata subita dal denario, passato da 4 a 3 e 3/7 scrupoli, onde il rapporto fra primo e secondo sarebbe rimasta fissata nella proporzione di 3/4. Benché il vittoriato avesse vasta diffusione anche in regioni lontane, non si può dire che abbia esercitato una influenza determinante nella regione cisalpina. Se può scorgersi un accostamento iniziale, allorché il peso medio della dracma padana di g 2,9 circa parrebbe accordarsi col vittoriato ridotto e confortare l'opinione del Mommsen (Histoire de la mannaie romaine, Tomo II, Parigi 1870, pag. 99) circa l'influenza ponderale del vittoriato sulla dracma padana, manca invece qualsiasi riferimento colla successiva riduzione apportata al vittoriato della lex Clodia, cioè proprio quando l'influenza di tale moneta sarebbe dovuta risultare più intensa per i crescenti scambi col mondo romano. In ogni caso, un'eventuale equivalenza monetaria realizzata per dare un rapporto fisso e comodità di scambio col vittoriato sarebbe attestata da un sensibile numero di ripostigli promiscui di dracme padane e vittoriati. Invece, non può dirsi frequente la presenza di vittoriati nei ripostigli padani, il che induce a ritenere che la dracma padana non avesse notevoli rapporti di coesistenza col vittoriato. Indipendentemente da un diretto rapporto colla dracma cisalpina, i ripostigli in Valle Padana mostrano comunque che il vittoriato, come il denario, affluì gradualmente nelle regioni cisalpine colla crescente influenza commerciale romana.

Inoltre, pesi analoghi si rinvenirebbero nelle dracme dell'Illiria: inizialmente pari a 3 scrupoli sia ad Apollonia che a Dyrrachio, si sarebbero inoltre svalutate, nella prima città, a 2,92 grammi. Su questa base, Thomsen ha ipotizzato che il vittoriato fosse stato dapprima coniato nelle zecche del centro-sud Italia approssimativamente in contemporanea all'introduzione del denario, al fine di disporre di una moneta che, in vista della campagna illirica contro il regno macedone (alleato di Cartagine), rispondesse a una metrica ponderale compatibile con quella dei Paesi in cui si sarebbero svolte le operazioni belliche. Per Coarelli (Argentum signatum, 2013) il vittoriato deve essere leggermente precedente al denario (come Thomsen ha dimostrato) e deve quindi incastrarsi fra la fine dell’emissione del quadrigato e la riforma denariale, quindi nell’anno dal 261 al 215.

Osserva Pautasso (La monetazione preromana dell'Italia settentrionale, 1966) che la dracma padana, nata sotto l'influenza commerciale di Massalia, perde ben presto ogni relazione con quella monetazione da cui aveva tratto i riferimenti d'origine. Può quindi porsi il quesito se il diverso andamento ponderale della monetazione cisalpina possa essere stato determinato dall'influenza del vittoriato, cioè da quella particolare moneta coniata da Roma sul piede della dracma focese e destinata al commercio con le regioni adriatiche e ioniche, l'Italia meridionale, la Spagna, la Liguria e con Massalia, ove la presenza fu tale da determinare l'allineamento ponderale della stessa dracma massaliota. Istituita come moneta per i commerci con l'estero (mentre a Roma circolò esclusivamente il denario con le sue suddivisioni), il vittoriato pesava g 3,41 e veniva scambiato in ragione di 3/4 di denario.

Dalle fonti tradizionali sappiamo che nel 217, dopo l'inizio della Seconda Guerra Punica, allorché la lex Flaminia ridusse il peso del denario romano a g 3,9, il vittoriato fu contemporaneamente ridotto a g 2,92 affinchè risultasse invariato il rapporto preesistente. Una successiva riduzione subì verso il 104 in seguito alla lex Clodia che ne fissava il peso a g 1,95 rendendolo quindi pari a mezzo denario e portandolo, di fatto, a ricostituire il quinario romano che aveva cessato di esistere colla riforma monetaria del 217.

I vittoriati con simboli e lettere sembrerebbero emessi nell’Italia meridionale: alcuni simboli sembrano infatti adeguarsi a simboli già utilizzati su monete greche (ad esempio, il pentagrammacompare su bronzi di Teanum e su monete puniche del Bruttium) e se ne registra una maggior presenza nei ripostigli, rispetto ai vittoriati senza simboli (sono però assenti dai ripostigli dell’Italia meridionale - compreso quello di Caltrano, ove sono presenti quasi tutti i tipi di vittoriati con simboli - il vittoriato con crescente, Cr. 57/1 e quello con pentagramma, Cr. 105/1, presente invece nei ripostigli di Pisa e di Fano). Il fenomeno potrebbe spiegarsi con la presenza di zecche ausiliarie, forse anche itineranti con l’esercito, operanti in loco per evitare il pericolo di spostamenti di denaro in un territorio altamente insicuro: infatti i vittoriati con simboli, mediamente più leggeri dei vittoriati senza simboli e quindi attribuibili ad anni successivi al 217, sarebbero stati emessi in concomitanza con l’occupazione cartaginese. Anche l’iconografia ne confermerebbe la natura di monetazione militare di guerra, assolvendo a una funzione di messaggio ideologico grazie all’associazione tra la protezione del dio supremo e la vittoria militare.

Per altro verso, si registrano rinvenimenti di vittoriati con simboli in Hispania, lungo la direttrice della campagna di conquista finalizzata a tagliare i rifornimenti ad Annibale (in questa regione sarebbe stato emesso il vittoriato con legenda Roma in incuso, considerato tuittavia il più antico e quindi anteriore alla campagna degli Scipioni, e l’unico doppio vittoriato conosciuto). Campana propone di attribuire a zecca ispanica le coniazioni con pentagramma e con bastone (Cr. 105/1 e 106/1).

Nei ripostigli della Gallia Cisalpina la scarsità dei ritrovamenti e l’inesistente promiscuità con le dracme massaliote sarebbero infine significative di una scarsa penetrazione, forse dovuta al fatto che il vittoriato, all’epoca della colonizzazione della pianura padana, era ormai una moneta in declino.

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Salve, vorrei iniziare con un dato: é vero che vi sono pochi casi di ritrovamenti di dracme padane insieme a vittoriati, ma sono rarissimi forse inesistenti i ritrovamenti delle stesse con dracme di massalia. la dracma massaliota ad un certo punto avrà un ponderale parallelo a quello del vittoriato.

Come descrive L. Licinio Lucullo, il vittoriato ha subito 2 riduzioni di peso, passando da 3,41 g.  a 2,92 e infine a 1,95.                                                    Ho già descritto nel primo post quella che penso sia la riduzione di peso tra i primi tipi di dramme padane in relazione al peso dei vittoriati di 2,90 g., tenendo ben presente che queste dracme sono monete imitative e quindi come nella maggior parte di peso leggermente inferiore al modello di partenza.

Riprendo ora con l'analisi delle rtipologie secondo A. Pautasso:

9° e 10° tipo, sono le dracme con iscrizioni in alfabeto leponzio o nordetrusco, e sono le dracme "toutiopous" e "pirakos" con peso medio 2,25-2,20

11° tipo, alfabeto leponzio "anarekartos" moneta unica di peso 3,53 quindi dracma pesante da accostare al ponderale delle prime "alfa"

12° tipo alfabeto leponzio "rikoi" peso medio circa 2 grammi ma queste monete in realta arrivano molto  raramente ai 2 grammi e secondo me questo é gia un ponderale da accostare ai vittoriati dal peso di 1,95 g., inoltre l'ipotetica datazione sembra coincidere per questa tipologia con la riduzione di peso.

dal 13° fino oltre il 30° tipo sono le cosidette mezze dracme e oboli del tesoretto di Serra Riccò,  qui però secondo me va aperto un discorso che mira a reinterpretare il loro peso progressivamente calante ed accostarlo agli ultimi vittoriati e ai quinari del 1° secolo ac. il peso di queste monete va da un massimo 1,75 a 0,60 g.

in oltre nei prossimi giorni  vorrei anche postare qualche foto.

Modificato da Euskadi

Inviato

Siccome sono completamente all'oscuro di questa monetazione, provo a riassumere il tuo pensiero per vedere  se l'ho capito bene.

I tipi da 1 a 3 (area ligure), con un’escursione ponderale da 3,5 a 2,7 g, possono essere associati ai primi vittoriati (fine III secolo a.C.) nonché - letti in chiave diacronica - attestare un progressivo adattamento alla prima riduzione ponderale romana. Analogamente, i tipi successivi presentano una progressiva diminuzione di peso, interpretabile come adattamento agli standard di Roma: 2,8-2,7 g per il n. 4 (nord-est della Liguria), 2,6 g per il n. 5 (Salluvi), 2,3 g per i n. 6 e 7 (Cenomani e Insubri), 2,25-2,2 g per i n. 9 e 10 (Leponzi ed Etruria settentrionale). Il tipo n. 12 (Leponzi) potrebbero essere stato allineato ai vittoriati di 1,95 g, di cui peraltro condivide la datazione alla fine del II secolo aC. Infine, i tipi da 13 a 30, con un peso da 1,75 a 0,6 g, non sarebbero mezze dracme ma un progressivo adattamento agli ultimi vittoriati del I secolo aC.

 

 

Una cosa non ho capito: perché scrivi "la dracma massaliota ad un certo punto avrà un ponderale parallelo a quello del vittoriato"?  Non stiamo dicendo che dracma padana e dracma massaliota avevano riferimenti ponderali differenti e fu la prima, non la seconda, ad adeguarsi al vittoriato?

 


Inviato
2 ore fa, L. Licinio Lucullo dice:

Siccome sono completamente all'oscuro di questa monetazione, provo a riassumere il tuo pensiero per vedere  se l'ho capito bene.

I tipi da 1 a 3 (area ligure), con un’escursione ponderale da 3,5 a 2,7 g, possono essere associati ai primi vittoriati (fine III secolo a.C.) nonché - letti in chiave diacronica - attestare un progressivo adattamento alla prima riduzione ponderale romana. Analogamente, i tipi successivi presentano una progressiva diminuzione di peso, interpretabile come adattamento agli standard di Roma: 2,8-2,7 g per il n. 4 (nord-est della Liguria), 2,6 g per il n. 5 (Salluvi), 2,3 g per i n. 6 e 7 (Cenomani e Insubri), 2,25-2,2 g per i n. 9 e 10 (Leponzi ed Etruria settentrionale). Il tipo n. 12 (Leponzi) potrebbero essere stato allineato ai vittoriati di 1,95 g, di cui peraltro condivide la datazione alla fine del II secolo aC. Infine, i tipi da 13 a 30, con un peso da 1,75 a 0,6 g, non sarebbero mezze dracme ma un progressivo adattamento agli ultimi vittoriati del I secolo aC.

 

 

Una cosa non ho capito: perché scrivi "la dracma massaliota ad un certo punto avrà un ponderale parallelo a quello del vittoriato"?  Non stiamo dicendo che dracma padana e dracma massaliota avevano riferimenti ponderali differenti e fu la prima, non la seconda, ad adeguarsi al vittoriato?

 

Esattamente! 

Ora però viene la parte più importante che sto preparando e che riguarda le monete di Serra Riccò, e  spero di poter spiegare in modo semplice in quanto dall'ultima riduzione di peso attorno al primo secolo ac.  si  passera come riferimento ai quinari, e ai sesterzi per le monete più piccole, visto che  il vittoriato verrà assimilato nel ponderale del denario. 

Il riferimento alla Dracma di Marsiglia l'ho solo accennato perché per ora non ho la preparazione necessaria su questa moneta per portare il discorso fino alla fine, però avendola studiata un poco per riflesso mi sembra di capire che dalla dracma leggera massalia si sia allineata al ponderale del vittoriato. Teniamo presente che Marsiglia e stata per lunghissimo tempo alleata di Roma per poi diventarne colonia. 

 


Inviato

Una precisazione: sto cercando di limitarmi a pubblicare le specifiche delle tipologie di queste monete perché credo che li stia il nocciolo della questione, infatti molti autori, soprattutto francesi hanno cercato di capire queste monete cercando il significato di questo fenomeno monetale nella situazione storico-economica dell'antichità, tralasciando un pò le caratteristiche e la catalogazione di ogni singola moneta, aspetti che A. Pautasso ha sviluppato portando a termine una ricerca così particolareggiata e basata sui dati (anche ponderali), che è necessaria per gli studi su questa monetazione. 

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  • 3 settimane dopo...
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salve, io credo che l'equivoco (cioè le monete piu piccole ritrovate a serra ricco e l'assimilazione al peso dell'obolo) nasce proprio dal ritrovamento del tesoretto nella valle del  polcevera. questo tesoretto é formato da 37 dracme pedemontane, e 127 monete di peso inferiore ad un grammo che furono classificate come oboli,  si ha quasi la certezza che il l'insieme fosse notevolmente piu vasto visto l'apparire negli anni successivi  di molte monete riconducibili a serra ricco  nei musei francesi e in varie collezioni private e aste. In seguito all'interno di vari tesoretti tra nord italia e svizzera furono classificate un numero esiguo di monete  con peso variabile che supera il grammo, piu pesanti degli oboli, e classificate come mezze dracme.

La circostanza che il gruzzolo fosse formato oltre che da dracme di 1°, 2° ,3° e 4° tipo anche da monete piu piccole fece pensare che queste piccole monete fossero frazioni di dracme, cioé oboli, ma secondo me alla luce dei ritrovamenti di queste piccole monete insieme a denari repubblicani del primo secolo ac. e di anni di studi si puo dire che la situazione é molto piu articolata, infatti mentre le dracme possiamo datarle all'inizio del secondo secolo ac., questi che chiamerò ancora oboli sono emissioni successive di circa un secolo.

tornando alla descrizione ponderale dei tipi possiamo dire che per queste monete piu piccole che vanno dal 13° tipo fino al 37°,  la situazione é molto articolata:  fino al 20° tipo parliamo di emidracme ma che io credo sia piu corretto accostare ai quinari infatti con un peso molto variabile che decresce costantemente partendo da poco meno di due grammi per arrivare anche in casi estremi a 1,10 gr., ma in alcuni casi gli esemplari sono addirittura unici per tipo,(cioè vi é una sola moneta conosciuta per il tipo, es. il 13° e il 19°, quindi é difficile calcolare il peso medio reale), dal 21° fino al 37°  corrispondono ai ritrovamenti di serra ricco, (per capirci , molte monete hanno al rovescio il leone colpito da una freccia),  possiamo parlare di mezzi quinari, cioé di sesterzi, il peso é di circa 0,70 e più, superiore a quello di un obolo di massalia (0,60-0,65) e molto superiore ad un obolo di imitazione massaliota (es. salluvi 0.40). Alla luce di tutto ciò non mi soffermerei troppo sul sigolo tipo monetale, ma cercherei di afferrare il concetto generale: cioé che vista la datazione piu probabile di queste emissioni, che iniziano nella prima metà del primo secolo ac. e proseguono per alcuni decenni quando ormai il vittoriato  accostato ai quinari con il trofeo fù assorbito nel ponderale del denario , (non dimenticherei il quinario di marco antonio che al dritto ha il busto femminile di ottavia molto simile ad artemide e al rovescio con il leone che richiama quello di massalia), io parlerei di quinari e sesterzi. Se poi gettiamo uno sguardo alla monetazione celtica alpina e transalpina di peso analogo e simile datazione vediamo che il quinario era di largo utilizzo.

 

 

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 per facilitare la comprensione delle descrizioni tipologie queste sono  le foto dei primi 12 tipi secondo la classificazione di A. Pautasso, (data la scarsa qualità delle foto del dodicesimo tipo, le fotografie sono 2).

Modificato da Euskadi
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