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Poseidone e l'ippocampo


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pìstrice

pìstrice (anche pistre, priste, pristi) s. f. [dal lat. pistrix -ĭcis e pistris o pristis (gr. πίστρις o πρίστις? cfr. pristidi], letter. – Nome mitico di una specie di cetaceo grandissimo e mostruoso: ...

 

Da Wikipedia

In greco κῆτος significa "grande pesce, balena"), da cui Ceto, una divinità della mitologia greca, figlia di Ponto e di Gea, con le sembianze di mostro marino.

Dalle sue nozze con il fratello Forco nacquero Echidna, Scilla, le Graie, le Gorgoni, il drago Ladone che custodiva i pomi delle Esperidi e le stesse Esperidi.

Ceto era la personificazione dei pericoli del mare e, in senso più lato, delle paure nascoste e delle creature estranee. Come indica lo stesso nome (si pensi alla parola cetaceo), Ceto era raffigurata spesso come un mostro marino dalla foggia di grande pesce o balena. Nell'arte greca Ceto era rappresentata come un incrocio tra un pesce (o, talvolta, come un'altra creatura marina) e un serpente.

 

In seguito darò in varie puntate alcune informazioni sul significato simbolico dell’ippocampo e della Pistrice e sulle loro raffigurazioni su monete.

 

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L’Ippocampo come simbolo

In tutti I paesi di influenza greca all’inizio, poi nel mondo latino, si ha sempre avuto fiducia nelle virtù curative dell’Ippocampo. Dioscoride, Galeno, Plinio e altri antichi naturalisti ci riferiscono che la polvere di ippocampo veniva usata con successo nella farmacopea del loro tempo. Indipendentemente dalla presenza delle virtù curative più o meno immaginarie delle sue ceneri, si credeva che lo strano pesce possedesse il dono di allontanare o di guarire le malattie degli uomini. Queste credenze sono all’origine della convinzione che vede ancora oggi il corpo disseccato dell’ippocampo come un potente talismano, in tutto il bacino adriatico e nelle isole dell’Arcipelago. A Venezia si usa appenderlo a gruppi di tre nelle case, usanza che risale certamente alle più antiche civiltà.

Gli artisti greci e romani, sia pagani sia cristiani, generalmente non hanno conservato all’ippocampo la singolare sagoma di cui la natura lo ha fornito, ma lo hanno stilizzato, mettendo in risalto la sua curiosa rassomiglianza con il cavallo, dotandolo di un’autentica testa cavallina, con le orecchie, la criniera da cavallo e addirittura le zampe, e facendo di lui un semi-cavallo del mare.

Spesso poi gli antichi hanno dotato l’ippocampo di ali, come Pegaso, forse ispirati dal continuo gioco delle sue pinne dorsali le quali, nel loro rapidissimo movimento, somigliano in modo straordinario alle ali delle farfalle che gli artisti romani fissavano alle spalle delle figurine umane che dovevano rappresentare le anime.

E’ importante, sotto questo aspetto, non confondere l’ippocampo con l’Ippogrifo, che reca una testa d’aquila, un corpo da cavallo e delle ali; neanche bisogna confonderlo con la Pistrice, come spesso succede.

Presso l’antico mondo greco e latino e in tutti i paesi sottomessi alla loro influenza, l’ippocampo era uno degli emblemi del mondo marino, e al tempo stesso un genio tutelare e guaritore, la guida dei morti, la cavalcatura degli dei marini o trainante il loro carro. Sotto questi diversi titoli ritroviamo l’ippocampo sulle monete antiche di Tiro, della Biblos dei periodo di Elbaal e Azbaal (dal 360 al 340 avanti Cristo), sulle monete di Taranto, ecc.

  • 434651837_Figura5e6.jpg.1735a4f317bef6dfec47625a7f1b0a50.jpg

 

Fonte Louis Charbonneau-Lassay, Il bestiario del Cristo: la misteriosa emblematica di Gesù Cristo, vol II, Ed. Arkeios, 1994 (Roma).

 

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La Pistrice come simbolo

I poeti e gli artisti del paganesimo hanno fatto della Pistrice un essere favoloso che presenta allo stesso tempo somiglianze e differenze essenziali con l’ippocampo stilizzato: il loro comportamento generale tra i flutti è fondamentalmente lo stesso ed è la causa principale per cui moderni archeologi li hanno sempre confusi tra loro, mostrando talvolta di conoscere solo l’ippocampo e non la Pistrice (figg. 14, 15, 16).

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La Pistrice citata da Florus, da Plinio e da Virgilio non aveva testa e parte superiore del corpo, ma una testa di dragone, e al posto delle zampe equine aveva delle lunghe pinne palmate. Questa era l’immagine canonica; le eccezioni sono solo delle licenze d’artista, come sempre se ne sono prodotte.

Dal punto di vista delle caratteristiche morali, l’ippocampo è sempre apparso come un genio protettore e benefattore, mentre la Pistrice è un essere maligno e detestabile. Tra la favolosa fauna pagana del Mediterraneo, essa rappresenta senz’altro il mostro infernale del mare, e somiglia come una sorella al Leviatano dei Libri sacri degli Ebrei. Ippocampo e Pistrice differiscono anche nel contesto delle loro raffigurazioni, poiché l’ippocampo appare da solo sulle monete antiche, mentre la Pistrice compare nelle scene di naufragio, di cataclismi e di luoghi maledetti. Perfino i migliori eruditi di oggi non hanno osservato questa distinzione e hanno ripetuto che il mostro che divora Giona negli affreschi delle catacombe o nei marmi della stessa epoca è l’ippocampo.

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Ma non lo è affatto: si tratta infatti sempre o quasi sempre della Pistrice infernale (figg. 17 e 18), che in questa circostanza si mostra emblema efficace dei cattivi servitori i quali assecondano comunque i disegni di Dio, loro malgrado.

Fonte Louis Charbonneau-Lassay, Il bestiario del Cristo: la misteriosa emblematica di Gesù Cristo, vol II, Ed. Arkeios, 1994 (Roma).

 

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Nella raffigurazione canonica, l’Ippocampo è un essere marino metà cavallo nella parte anteriore e con il corpo che si conclude in una coda di pesce. Quindi un ibrido cavallo-pesce come la sirena è un ibrido donna-pesce.

Nella raffigurazione canonica la Pistrice, antitesi dell’Ippocampo, è un mostro marino con testa non di cavallo ma di dragone, lunghe pinne palmate al posto delle zampe equine e coda di serpente anziché di pesce.

Le raffigurazioni in esergo su questi due tetradrammi riflettono perfettamente le rispettive fisionomie di cui sopra.

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Greek coins. The Carthaginians in Italy, Sicily and North Africa. Tetradrachm, Panormus as Zyz circa 350-320, AR 17.55 g. Fast quadriga driven r. by charioteer holding kentron and reins; above, Nike flying l. to crown him. In exergue, hippocampus r. and zyz in Punic characters. Rev. Head of Tanit (Kore-Persephone) l., wearing earring, dotted necklace and sphendone; around, three dolphins.

 

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Greek Coins. Syracuse. Tetradrachm circa 460-440, AR 17.11 g. Slow quadriga driven r. by charioteer, holding reins and kentron ; above, Nike flying r. to crown horses; in exergue, pistrix r. Rev. SVRAKOSI - O - N Pearl-diademed head of Arethusa r., wearing dotted necklace; around, four dolphins swimming clockwise. 

 

Il fatto che sulle monete la distinzione tra Ippocampo e Pistrice non sia sempre così netta rientra nella logica delle cose. Basti pensare in primo luogo alla confusione storica tra i due esseri marini da parte di archeologi e studiosi come quelli che, per fare un esempio citato, hanno individuato nel mostro che divora Giona sugli affreschi delle catacombe o nei marmi della stessa epoca I’ippocampo invece della Pistrice. Se in secondo luogo si considera che nella raffigurazione sulle monete subentrano anche le licenze artistiche dell’incisore che potrebbe aver aggiunto la pinna caudale all’estremità della coda di serpente di una Pistrice, come pure averla tralasciata o messa in un’altra forma nella parte finale di un ippocampo, ci si può render conto dei motivi alla base delle diverse interpretazioni da parte dei numismatici e dei compilatori delle didascalie delle monete. Senza contare in terzo luogo che l’incisore di una determinata moneta avrebbe anche potuto ispirarsi ad altre figure mitologiche del mare come Ceto (lei sì dal greco Κητώ Kētṓ < κῆτ|ος kḗt|os, ovvero "grande pesce, balena", non la Pistrice che deriva dal greco πίστρις o πρίστις), Cariddi, Scilla, ecc.

 

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14 minuti fa, gionnysicily dice:

E dunque ..........queste due teste sono di draghi o di cavalli ?

 

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Se aspettavi il mio post conclusivo, potevi trovare la risposta in tempi non sospetti.

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Eccolo.

Il caso della moneta d’apertura della discussione è paradigmatico, se vogliamo dar credito ai periti vicini e lontani della NAC.

Nel 1996 il compilatore vede un ippocampo.

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Nel 2006 il compilatore vede una Pistrice (avrà avuto qualche motivo per scriverla in corsivo?).

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Qui ho messo a confronto il diritto della moneta NGSA ex NAC con i diritti di due monete greche ruotate di 90° in senso orario, entrambe con la raffigurazione della testa della Pistrice davanti a Poseidone con il tridente alzato.

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Tralasciando la coda di pesce, la testa assomiglia di più a quella della Pistrice sulle monete a destra o di un ippocampo stilizzato? Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma ritenere che l’una o l’altra delle due interpretazioni non possa dar adito a dubbi (a mio avviso più che legittimi) è assolutamente fuori luogo.

Ho già avuto modo di esprimere la mia personale e generale opinione sulla “certezza”: Chi ha dubbi pensa, chi ha certezze sbaglia. (Anonimo).

Aggiungo altri aforismi sul tema.

Non ho certezze; la certezza è nemica invidiosa della verità. (Gesualdo Bufalino)

In ogni cosa è salutare, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato. (Bertrand Russell)

Il problema dell’umanità è che gli sciocchi e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi, mentre le persone più sagge sono piene di dubbi. (Bertrand Russell)

 

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  • Grazie 1
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In pratica ha detto tutto acraf al post 25

La diatriba rimane solo sull'interpretazione della forma della testa dell'animale mitologico. E li bisognerebbe chiedere all'incisore :)

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@gionnysicily

Non voglio esimermi dalla risposta alla tua domanda sulle teste: secondo me, la testa sulla ex NAP è più vicina a quella stilizzata di un cavallo che a quelle della pistrice raffigurate nel campo delle monete a destra.

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Invece la testa di destra la vedo come quella di una pistrice.

 

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Finalmente un po’ di chiarezza.

o Ippocampo, o Pistrice sono mostri marini.

 Pertanto ..... penso che i curatori di cataloghi d’asta, dovrebbero definirli MOSTRI MARINI. ............... o no !!!!

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interessante sarebbe cercare di capire che motivazione avevano gli antichi incisori per raffigurare un ippocampo ed una Pistix.

Come già spiegato da un sempre preparatissimo apollonia nel post 27. l'ippocampo  poteva essere considerato un potente talismano in grado di sconfiggere ed allontanare le malattie degli uomini,  potrebbe essere una buona moticazione per rappresentarlo sullo monete. Una Pistix? Che funzione rappresentativa poteva avere?

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Hi Brennos2

Your post gives me the opportunity to shed light on some aspects of the identity of two sea monsters.

Ketos (in Greek κῆτος) means "big fish, whale", and from here Ceto, a god of the waters of Greek mythology among the many that you can find listed in https://it.wikipedia.org/wiki/Divinit%C3%A0_delle_acque

According to the myth, Ceto was the daughter of Pontus and Gaia and had the appearance of a sea monster. His marriage to his brother Forco gave birth to Echidna, Scylla, the Gorgons, the Ladon dragon that kept the apples of the Hesperides and the Hesperides themselves. Ceto was the personification of the dangers of the sea and, more broadly, of hidden fears and foreign creatures. As the name itself indicates (think of the word 'cetacean'), Ceto was often depicted as a sea monster in the shape of large fish or whale. In Greek art Ceto was represented as a cross between a fish (or sometimes as another marine creature) and a snake.

Ceto should not be confused with the Pistrix (from the Greek πίστρις or πρίστις), the sea monster with the head of a dragon, long palmate fins and the body of sea snakes. Sea snakes are enormous aquatic creatures present in numerous mythologies, often ferocious and destructive, that terrorized and devoured the sailors of antiquity.

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As for the hippocampus, I consider it a sea creature, not a sea monster. I will give the reasons in a later post, in my own language.

 

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Quello che noi chiamiamo ippocampo o cavalluccio marino è un pesce d’acqua salata la cui testa ricorda quella di un piccolo cavallo. La coda è prensile e gli serve per ancorarsi ad alghe e coralli.

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Gli antichi naturalisti pensavano che avesse proprietà curative e la polvere di ippocampo era usata con successo nelle loro farmacopee. Ancor oggi il corpo disseccato dell’ippocampo è considerato un potente talismano e a Venezia c’è l’uso di appenderlo nelle case come portafortuna.

Gli artisti greci e romani, sia pagani sia cristiani, non hanno conservato all’ippocampo la sua sagoma naturale, ma lo hanno stilizzato dotandolo di un’autentica testa cavallina con le orecchie, la criniera da cavallo e addirittura le zampe, e facendo di lui un semi-cavallo del mare con una lunga coda di pesce pinnata.

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Presso l’antico mondo greco e latino e in tutti i paesi sottomessi alla loro influenza, l’ippocampo era uno degli emblemi del mondo marino, e al tempo stesso un genio tutelare e guaritore, la guida dei morti, la cavalcatura degli dei marini o trainante il loro carro. Sotto questi diversi titoli - e quindi non di mostro marino - ritroviamo l’ippocampo sulle monete antiche di Tiro, della Biblos del periodo di Elbaal e Azbaal (dal 360 al 340 avanti Cristo), sulle monete di Taranto, ecc.

Insomma, dal punto di vista delle caratteristiche morali, l’ippocampo è sempre apparso come un genio protettore e benefattore, a differenza della Pistrice (con cui è stato spesso confuso), il mostro infernale del mare che somiglia come una sorella al Leviatano dei Libri sacri degli Ebrei.

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Sulle monete antiche la Pistrice è presente nelle scene di naufragio, di cataclismi e di luoghi maledetti. Ed è la Pistrice infernale che divora Giona negli affreschi delle catacombe o nei marmi della stessa epoca, come emblema dei cattivi servitori i quali assecondano comunque i disegni di Dio, loro malgrado.

 

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Ringrazio Apollonia per gli approfondimenti. Se è facile distinguere l'ippocampo dal ketos e dalla pistrice, meno facile è distinguere esattamente fra questi due ultimi (ambedue mostri marini e praticamente indistinguibili se non in un contesto più generale). Brennos ha fornito la giusta lettura della Westermark sui pezzi akragantini e molto opportunamente accenna a una serie di rarissimi didrammi di Cuma, emessi insieme nel 420-400 a.C circa. Ecco i tipi scansionati dal Corpus di Rutter (Campania Coinages, 475-380 BC):

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Rutter 80 è Paris, de Luynes 141, del quale riporto sotto anche la foto digitale

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Rutter 81 è Londra, BMC 10 (del quale non ho la foto digitale)

Rutter 82 è New York, ANS 234 (non disponibile foto digitale)

Si vede come è riconoscibile nel primo l'ippocampo, mentre per gli altri due il Rutter li definisce semplicemente "sea-monster" (ossia, mostro marino).... che resta la migliore e più prudente definizione.

Modificato da acraf
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Aggiungo alle molte figure precedenti anche una figura piuttosto simile e pure di incerta identificazione .

Da uno dei pannelli esterni del celebre calderone di Gundestrup, importante opera forse celtica forse tracica, due animali, forse marini forse ippocampi .

Con l'occasione di una discussione numismatica, dello stesso calderone vale un cenno anche il pannello interno A che, tra le molte figure di animali immaginari, rappresenta la figura di un ragazzo che cavalca un delfino ( o pesce ) non privo di richiamo alla figurazione emblematica della monetazione tarantina .

 

 

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Se allarghiamo all'arte celtica, le rappresentazioni e il relativo simbolismo possono divergere un poco. Comunque nella prima figura, ai lati della testa maschile, ci sono chiaramente due ippocampi (cavalli marini), anche per la presenza delle zampe anteriori....

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Anch'io vedo due cavalli marini con la coda di serpente: basta togliere le pinne lungo il corpo sotto le zampe e la pinna caudale dalla figura sottostante.

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Ancorchè rinvenuto in Danimarca, il calderone ( o bacile ) da cui ho tratto le immagini del post 43, parrebbe di probabile origine dall'area tracica, area che ha avuto importanti contatti col mondo greco .

Da notare che gli " ippocampi " del calderone sono animali alati, simili a quelli che replico in calce, tratti  dal post 15 .

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Sono grato a VALTERI per aver descritto questo interessante reperto di cui non ero a conoscenza.

Effettivamente gli "ippocampi" del calderone sono dotati di ali. Avevo già accennato al fatto che spesso gli antichi hanno dotato l’ippocampo di ali, come Pegaso, spiegando così il motivo della sua possibile confusione con l’Ippogrifo, la creatura leggendaria alata che trae origine dall’incrocio tra un cavallo e un grifone.

Per quanto concerne il significato simbolico del cavalluccio marino che le varie culture possono aver trasmesso alle loro immagini stilizzate dell’animaletto, riporto quanto segue (fonte http://cristalclinic.blogspot.com/2014/09/cavallucci-marini-sea-horse.html ).

 

    Il significato simbolico del cavalluccio marino è piuttosto complesso proprio quanto lo è questa piccola creatura piena di sorprese.
La peculiarità di questo essere vivente ha fatto si che gli antichi greci, gli alchimisti europei e le popolazioni asiatiche lo considerassero dotato di significato mistico.
Gli antichi greci e i romani ritenevano che i cavallucci marini fossero una emanazione del dio dei mari Nettuno/Poseidone e in quanto tali li consideravano un simbolo di forza e potere.
Gli antichi europei ritenevano che i cavallucci marini trasportassero le anime dei marinai deceduti nel mare fornendo  protezione per un viaggio sicuro della loro anima alla propria destinazione.
Le culture cinesi ritenevano che fossero una sorta di drago e in quanto tale simbolo di potere e di buona fortuna.
I significati simbolici sono:
la pazienza
la protezione
la lungimiranza
l'inflessibilità
la persistenza,
l'amicizia
l'accontentarsi 
la sensibilità
la generosità

Una creatura tranquilla e di buone maniere, il cavalluccio marino sembra essere contento di vagabondare nel mare. La loro struttura corporea non è fatta per la velocità e pertanto simboleggiano la pazienza e la virtù di accontentarsi: sono felici di essere dove sono e non sgomitano per fare carriera. La riprova di questo è che la loro struttura corporea non ha subito evoluzione. Contenti di essere dove sono e non avvertendo la necessità di cambiamenti- ci regalano un profondo insegnamento. A causa della sua resistenza ai cambiamenti, può essere anche un simbolo di inflessibilità e testardaggine. In acque turbolente utilizza la coda per ancorarsi all'oggetto più vicino. Questo ci insegna a conseguire con perseveranza i nostri obiettivi, senza essere troppo inflessibili o testardi nel perseguirli.

 

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Modificato da apollonia
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Hi Brennos2,

You can find some information on the seahorse meaning and symbolism in http://cristalclinic.blogspot.com/2014/09/cavallucci-marini-sea-horse.html

 

The symbolic meaning of seahorse is quite intricate and diverse as this little creature itself is full of surprises.

The seahorse is quite a unique creature, and thought to have mystical significance among the Ancient Greeks, European (alchemists) and Asians.

The Ancient Greeks and Romans believed the seahorse was an attribute of the sea god Neptune/Poseidon and as such, the seahorse was considered a symbol of strength and power.

Further, the ancient Eurpeans believed that the seahorse carried the souls of deceased sailors to the underworld - giving them safe passage and protection until the met their soul's destination.

Chinese cultures believed that the seahorse was a type of sea dragon, and as such they were revered for their power and thought to be symbols of good luck.

Sailors have long viewed the seahorse as a good luck charm too.

Symbolic meaning of Seahorses carry the following significances..

Patience

Protection

Perspective

Inflexibility

Persistence

Friendliness

Contentment

High-Perception

Generosity/Sharing

A relatively calm, and mild-mannered creature, the seahorse is seemingly content to roam the seas. Their bodies are geared for ambling-type motion - not for speed. Thus, they are symbolic of patience and contentment - they are happy with being where they are, and are in no hurry for advancement.

Further testimony to these attributes is the lack of evolution of the seahorse's body style. They have remained with this body style without change since their inception. Content to be who they are, and not feeling the need to change - these are a few profound lessons the seahorse provides us.

However, along with a resistence to change, and a carefree approach to progress, the seahorse can be a symbol of inflexibilty or stubborness. To wit, the seahorse wraps its tail around the nearest object in order to anchor itself in turbulent waters. This is a lesson to be persistent in our goals, but be mindful that we are not too inflexible or stubborn in our achieving them.

 

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Unico esempio di moneta greca con un ippocampo raffigurato per intero sull’oro a mia conoscenza: dramma aurea dei Bruzi, gli antichi abitanti di Bruttium, ora Calabria (Lanz 160).

L’ippocampo è raffigurato al rovescio; su di lui siede Teti, la più bella delle Nereidi, velata e con Eros nella mano destra.

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GRIECHISCHE MÜNZEN 
BRUTTIUM 
BRETTII 
Golddrachme, 213 - 208. Bärtiger Kopf des Poseidon mit Diadem nach links, dahinter Dreizack, darunter Bucranium (hier nur ansatzweise zu sehen), alles im Perlkreis. Rs: BRTTIΩ[N], Thetis mit Schleier und Eros in der Rechten, sitzt nach links auf nach rechts galoppierendem Hippocamp, rechts im Feld Cornucopia, Perlkreis. Scheu G3, Arslan Brettii S. 126 (vgl. Taf 4, 2-Av2/6-AV2’, andere Stempel), BMC 2, SNG ANS - (vgl. 14, dort Beizeichen Murex), Historia Numorum Italy vgl. 1947, SNG Copenhagen -, Linda-Marie Günther, Hera Lakinia auf Münzen der brettischen Verbündeten Hannibals, in JNG 2008, Nr. 58, S. 19ff. 3,86 g. Sehr selten. Fast vorzüglich.

Dieser Typus gehört zu den frühesten Goldmünzen der Brettii. Die stilistische Darstellung des Poseidonkopfes beruht auf der Tradition der syrakusanischen Poseidonköpfe auf Bronzen der zweiten Hälfte des 3. Jh`s. Der punische Buchstabe auf den dazugehörigen Halbstücken zeigt, dass diese Serien von karthagischen Beamten überwacht wurde. Eine solche Aufsicht ist nur während des 2. Punischen Krieges möglich. Diese Halb- und Ganzstücke sind Bestandteil eines einheitlichen Währungssystems, welches ebenfalls bei den weiteren Verbündeten Hannibals zu finden ist (Capue, Syrakus und Sikelioten). Weiterführend siehe Hasso Pfeiler, Die Münzen der Brettier, JNG Band XIV 1964, S. 7ff. Die Szene der Rückseite ist sehr selten und auf Münzen nur noch von Tetra- und Didrachmenprägung des Pyrrhos bekannt (F. Scheu Silver and Gold Coins of the Bruttians, NC 7.s. 2, 1962, S. 58ff.). Vergleichbare Darstellungen finden sich auf rotfigürlicher Keramik, wie z. B. der Pelike des J Paul Getty Museums, Malibu, Kalifornien (USA), welche bereits in das späte 5. Jh. zu datieren ist, und für die Kontinuität figürlicher Darstellungen im griechischen Kulturraum spricht.

 

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