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La pratica della riconiazione in Magna Grecia e Sicilia ha catalizzato l’interesse degli studiosi sin da tempi lontani. Spetta, infatti, a Sidney P. Noe il merito di aver redatto un breve inventario delle monete italiote riconiate (Overstrikes in Magna Grecia, “ANSMN” 7, 1957), ampliato in progresso di tempo da vari contributi di dettaglio tra cui una particolare menzione spetta al volume di S. Garraffo, Le riconiazioni in Magna Grecia e in Sicilia. Emissioni argentee dal VI al IV secolo a.C., Catania 1984.

Il riconoscimento dei sottotipi resta tuttavia un’operazione alquanto complessa per la singolare perizia degli incisori nel rimuovere le immagini sottostanti. Ma non senza qualche défaillance. Tra uno scivolo di conio, una doppia battitura, una rottura del tondello (o del conio), ecc., capitava anche di non riuscire ad rimuovere del tutto gli undertypes, specie in momenti in cui il ritmo di coniazione era particolarmente intenso o per ragioni che ci sfuggono.

È il caso dello statere di Metaponto battuto di recente da NAC 106, 9/5/2018, lot 1164.

 

 image01164.jpg

 

D/ :Greek_Theta_2::Greek_Alpha::Greek_Rho::Greek_Rho::Greek_Alpha::Greek_Gamma::Greek_Omicron::Greek_Rho::Greek_Alpha::GreeK_Sigma:. Testa di Tharragoras con elmo corinzio a s.; a d., K. Bordo perlinato.

R/ META a d. Spiga a sette grani con foglia ricurva a s. su cui oggetto poco chiaro (oinochoe?). In basso a d., ON[A].

Statere AR, gr. 7,49

ca. 340-330 a.C.

Bibl.: A. Johnston, The Coinage of Metapontum, Part 3, Numismatic Notes and Monographs 164, New York, 1990, A 6.11

 

I compilatori della scheda rilevano sull’esemplare “interesting traces of overstriking on a Tarentine nomos”. In realtà, per quanto le tracce presenti sulla calotta dell’elmo di Tharragoras appaiano iconograficamente simili alle onde marine cavalcate dal delfiniere tarantino, la loro posizione al margine superiore del campo monetale risulterebbe “anomala”, restringendo eccessivamente lo spazio necessario alla raffigurazione degli altri elementi tipologici.

 

NAC 106, 9/5/2018, lot 153 (= Fisher-Bossert 684t)

thumb00153.jpg

 

Propenderei piuttosto per la loro identificazione con i boccoli che fuoriescono dall’elmo di Athena degli stateri corinzi o di tipo corinzio.

 

Artemide Aste, A Collection of Greek Coins, 22/10/2016, 292 (R/)

 292R.jpg

 

Questi ultimi risultano infatti gli unici undertypes attestati all’interno della classe A Johnston e, in particolare, pegasi corinzi del periodo V Ravel (seconda metà del IV secolo a.C.) e numerario di Anactorium e di Leukas (Johnston III, p. 38) mentre le riconiazioni su stateri magnogreci risultano in questa fase assenti.

La presenza di pegasi corinzi, che risulta attestata sottoforma di riconiazione in Magna Grecia già a partire dalla prima fase incusa, attraversa tutto il V e il IV secolo e trova riscontro nel rinvenimento di pegasi in numerosi ripostigli monetali. Ma è solo a partire dal progetto timoleonteo della spedizione in Sicilia (post 344) che il fenomeno assume caratteri di particolare intensità, come documentano, in Magna Grecia, le numerose riconiazioni su numerario corinzio operate dalle zecche di Metaponto e di Taranto e l’emissione di pegasi da parte di Locri, ed in Sicilia la battitura di pegasi ad opera di Leontini e di Siracusa.

 

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