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Valore intrinseco e nominale nelle monete del Regno


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Inviato

Salve a tutti. Vorrei chiedere chiarimenti riguardo un argomento che non mi sembra sia mai stato trattato, ovvero l'entità del valore intrinseco nelle monete d'oro e d'argento del Regno. Mi viene da pensare che l'intrinseco sia stato inferiore al nominale fino alla Prima Guerra Mondiale, successivamente alla quale cambiò la corrispondenza fino/nominale per adeguamento all'inflazione. In parole povere, in una moneta d'oro da L.20 qual era il valore intrinseco? Ed in una moneta d'argento da L.1? Ho anche sentito dire che il valore intrinseco coincideva con quello nominale, perciò ho le idee un po' confuse in merito. Inoltre il fatto che anche per il rame ci fosse esatta proporzione di peso nelle monete dei vari importi mi fa immaginare che anche tale metallo abbia avuto all'epoca un certo valore intrinseco. Grazie mille

Max


Inviato
14 ore fa, Mr. Coin dice:

Salve a tutti. Vorrei chiedere chiarimenti riguardo un argomento che non mi sembra sia mai stato trattato, ovvero l'entità del valore intrinseco nelle monete d'oro e d'argento del Regno. Mi viene da pensare che l'intrinseco sia stato inferiore al nominale fino alla Prima Guerra Mondiale, successivamente alla quale cambiò la corrispondenza fino/nominale per adeguamento all'inflazione. In parole povere, in una moneta d'oro da L.20 qual era il valore intrinseco? Ed in una moneta d'argento da L.1? Ho anche sentito dire che il valore intrinseco coincideva con quello nominale, perciò ho le idee un po' confuse in merito. Inoltre il fatto che anche per il rame ci fosse esatta proporzione di peso nelle monete dei vari importi mi fa immaginare che anche tale metallo abbia avuto all'epoca un certo valore intrinseco. Grazie mille

Max

Leggiti questo :

Unione Monetaria Latina

La Convention monetaire di Parigi del 23 dicembre 1865 tra la Francia di Napoleone III, il Belgio di Leopoldo II, l'Italia di Vittorio Emanuele II e la Confederazione Svizzera da vita all'Unione Monetaria Latina, alla quale aderì la Grecia di Giorgio I il 26 settembre 1868. L’obiettivo era quello di permettere la libera circolazione delle valute tra gli stati membri, al tempo in cui il valore delle monete era dato dalla quantità di metallo prezioso in esse contenute.  I sistemi monetari dei paesi membri dell’unione erano basati sul bimetallismo tra oro ed argento.

Il bimetallismo è uno standard nel quale si garantisce la convertibilità della moneta sia in oro che in argento, con un rapporto fisso tra le quantità dei due  metalli. Per franco, lira e dracma si stabiliva un valore intrinseco delle monete pari a 4.5g di argento o 0.29g di oro, con un rapporto 1:15,5 tra i oro ed argento (già utilizzato per il franco).

Con un titolo di 900 millesimi in oro vennero coniate monete da 100, 50, 20, 10 e 5 franchi (ed equivalenti negli altri paesi), in argento con un titolo di 900 millesimi le monete da 5 franchi, mentre in argento con un titolo di 835 millesimi le monete da 2 e 1 franco, oltre a monete da 50 e 20 centesimi.

Le monete d’oro e quelle d’argento da 5 franchi ebbero corso legale in tutti e quattro i paesi e potevano essere ricevute senza limite nelle casse governative, mentre per le monete divisionarie d’argento vennero stabiliti dei limiti di emissione e limiti di quantità nei pagamenti, con l’obbligo del paese emittente di effettuarne il ritiro contro valute d’oro o pezzi d’argento da 5 lire.

Il bimetallismo è uno standard  molto instabile, dato che le fluttuazioni del valore commerciale dei metalli, fa sì che quello con valore superiore al valore della valuta, tende ad essere utilizzato come metallo, sparendo dalla circolazione come moneta (legge di Gresham). In particolare, la scoperta di nuovi giacimenti d'oro in California e Australia ridusse il valore intrinseco delle monete realizzate in oro. Sfruttando il rapporto fisso tra oro e argento, questo favoriva il cambio delle monete di valore inferiore con quelle di valore maggiore, causando fughe all'estero di monete di materiale prezioso (es.: l'argento in questo caso).

Nel 1868 anche la Spagna adottò un sistema monetario analogo a quello dell'Unione, pur non aderendo mai formalmente alla stessa, per le difficoltà a garantire un adeguato livello di denaro circolante in funzione delle riserve di metallo prezioso disponibile. Analogamente, anche Serbia, Montenegro e Stato Pontificio adottarono la struttura del sistema dell'Unione.

L'unione venne dapprima messa in crisi alla fine degli anni settanta, dalla scoperta di giacimenti di argento in Nevada, con la svalutazione di questo metallo. Altra causa scatenante di instabilità fu la fine della guerra franco-prussiana nel 1870: il risarcimento di guerra pagato in argento dalla Francia alla Germania portò ad un'eccedenza di questo metallo tale che la svalutazione che ne seguì fu irrecuperabile.

Il risultato fu lo spostamento dei sistemi monetari verso una convertibilità del denaro esclusivamente in oro (gold standard), sulla falsariga del modello adottato per la sterlina nel 1816. Dopo la crisi del bimetallismo nel 1871, il gold standard venne progressivamente adottato da Germania (1871), Belgio (1873), Italia (1873), Svizzera (1873), Scandinavia (1874), Danimarca (1875), Norvegia (1875), Svezia (1875), Olanda (1875), Francia (1876), Spagna (1876), Austria (1879), Russia (1893), India (1898) e USA (1900).

L'Unione Monetaria Latina fu formalmente sciolta nel 1926, ma già nel 1914 la piena convertibilità del denaro in oro venne abbandonata a seguito della svalutazione causata dalla crisi economica dovuta all'inizio della Prima Guerra Mondiale, con le riserve in grado di coprire solo una frazione del circolante. Nel 1928 la convertibilità era ristabilita, ma rientrò in crisi con la depressione del 1930, tanto che nel 1937 nessuna nazione garantiva la convertibilità in oro delle monete

Questo sistema monetario basato su due metalli, l'oro e l'argento, creò di fatto un cambio fisso anche con quei paesi che, pur adottando standard diversi, avevano comunque collegato le loro monete all'oro. Il tasso di cambio veniva a coincidere quindi con il rapporto tra le diverse parità auree. Per esempio, la sterlina inglese equivaleva a 7,322 gr. d'oro, mentre l'unità monetaria dell'Unione era pari a 0,29032 gr d'oro. Una sterlina inglese era quindi pari a 25,22 lire (o franchi o pesetas ecc...), mentre il tasso di cambio  con il dollaro era fissato a 5,18.
Il c.d. "Gold standard" fu tra le vittime della Prima Guerra Mondiale, mentre l'oro come moneta rimase fino al 1971, qunando Nixon pose fine alla convertibilità del dollaro.

 


Inviato
16 ore fa, Mr. Coin dice:

Grazie, ma non viene riportata l'entità dell'intrinseco negli anni. In altre parole, quello che a me interessa sapere è quale fosse il valore del solo fino contenuto in uno scudo o in marengo, rispetto al facciale.

Come hai letto, il valore dell'intrinseco varia durante gli anni; dovresti fare una ricerca su questo tema, il che esula da argomento prettamente numismatico....


Inviato (modificato)
Il ‎21‎/‎05‎/‎2018 alle 16:51, Mr. Coin dice:

Salve a tutti. Vorrei chiedere chiarimenti riguardo un argomento che non mi sembra sia mai stato trattato, ovvero l'entità del valore intrinseco nelle monete d'oro e d'argento del Regno. Mi viene da pensare che l'intrinseco sia stato inferiore al nominale fino alla Prima Guerra Mondiale, successivamente alla quale cambiò la corrispondenza fino/nominale per adeguamento all'inflazione. In parole povere, in una moneta d'oro da L.20 qual era il valore intrinseco? Ed in una moneta d'argento da L.1? Ho anche sentito dire che il valore intrinseco coincideva con quello nominale, perciò ho le idee un po' confuse in merito. Inoltre il fatto che anche per il rame ci fosse esatta proporzione di peso nelle monete dei vari importi mi fa immaginare che anche tale metallo abbia avuto all'epoca un certo valore intrinseco. Grazie mille

Max

Ciao.

In linea di principio, il contenuto del fino delle monete che circolarono non fu mai pari al valore facciale delle stesse, dal momento che, anche intuitivamente, poichè al costo del fino dobbiamo anche aggiungere i costi di fabbricazione della moneta, in caso di parità tra valore facciale della moneta e valore del fino contenuto, una moneta costituirebbe già in partenza "una perdita" per lo Stato che la produce.

Inoltre, quanto più il fino contenuto dalla moneta si avvicina al suo valore facciale, tanto più la moneta sarà sottratta dalla circolazione e tesaurizzata.

Per quanto riguarda il valore intrinseco della moneta d'argento da 1 Lira, ho sotto mano una tabella tratta dal testo "La circolazione metallica del Regno d'Italia (1862-1930)" di Renato Lefèvre, pubblicato nel 1931.

A pag. 38 è riportata una tabella che prende in considerazione il valore dell'intrinseco contenuto in una Lira, per i seguenti anni:

- 1915: 0,39 L.

- 1916: 0,54 L.

- 1917: 0,75 L.

- 1918: 0,75 L.

- giugno 1919: 1,25 L.

- dicembre 1919: 2,54 L.

Se prendiamo il dato riferito al 1915 e consideriamo che 4,175 grammi di argento fino (il contenuto di argento fino della moneta da una Lira) valevano 39 centesimi di Lira, potremo anche stabilire quanto costasse un grammo di argento fino...e così anche per gli anni seguenti (lascio volentieri a Voi il "piacere " di fare i calcoli.....?).

Considerando il quantitativo del fino di uno scudo e il maggior titolo (.900 anziché .835 della lira), basterà moltiplicare per 5 i valori dell'intrinseco della Lira e aggiungere poco meno dell'8% per ottenere, per gli stessi anni considerati, il valore dell'intrinseco argenteo dello scudo.

Al valore puro e semplice dell'intrinseco prezioso occorrerà poi aggiungere, per tutte le monete, il costo di fabbricazione.

La stessa tabella riporta altresì il rapporto oro/argento negli anni indicati, che da un rapporto fisso stabilito dalla Legge fondamentale monetaria del 1862 (1 parte d'oro è pari a 15,5 parti di argento), negli anni esaminati risulta così mutato:

- 1915:  39,50.

- 1916:  30,15.

- 1917:  23,05.

- 1918:  19,70.

- 1919:  16,52.

Una volta che avremo determinato il valore al grammo dell'argento fino negli anni sopra considerati, potremmo - conoscendo il rapporto che lega l'argento con l'oro nei diversi anni - determinare quanto costasse un grammo di oro fino negli anni esaminati....(anche per questo "piacevolissimo" calcolo....lascio a Voi effettuare le necessarie operazioni....?) e stabilire così quale fosse il valore dell'oro fino contenuto da un marengo.

Buon divertimento...?

Saluti.

M.

Modificato da bizerba62
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Inviato

Grazie mille caro Bizerba. Se i miei calcoli non sono errati, tenendo conto di questi dati già nel 1914 un marengo aveva un valore intrinseco maggiore del facciale, il che andrebbe a confermare il fatto (noto) che allora non circolavano più da tempo. Per quanto riguarda i primi anni del Regno invece, in cui i marenghi circolavano normalmente, mi viene da immaginare un rapporto intrinseco/nominale inferiore allo 0,5, sufficientemente ampio da evitare problemi con i rialzi per diversi anni.


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