Vai al contenuto
IGNORED

statere Beotia


Risposte migliori

Inviato
Personalmente ho visto pochissimi stateri corinzi con irregolarità del tondello e crepe varie

183561[/snapback]

Anche la mia esperienza depone in questo senso. :)


Staff
Inviato (modificato)

Per tornare a ciò che questa moneta mi comunica...

LEUTTRA 6 luglio 371 a.C.

TEBANI E ALLEATI

Opliti 6.500

Battaglione Sacro 300

Fanteria Leggera 1.200

Cavalleria 1.000

Perdite 300

SPARTANI E ALLEATI

Spartani 2.300

Cavalleria 1.000

Peloponnesiaci 7.500

Perdite 1.000

Re Cleombroto di Sparta sta muovendo un’esercito di circa 11.000 soldati verso la Beozia, con l’intendo di reprimere una sollevazione dei Tebani finalizzata a far cadere la reggenza filospartana che governa la città.

Ad attendere l’armata peloponnesiaca presso la piana di Leuttra c’è un contingente di 9.000 guerrieri Tebani comandati da Epaminonda. Gli ufficiali di quest’ultimo tentano invano di convincere il proprio comandante a ritirarsi in quanto, consci della propria inferiorità numerica, temono un facile accerchiamento da parte delle forze Lacedemoni.

Re Cleombroto fa disporre il proprio esercito a mezzaluna schiacciata, con la concavità rivolta verso il nemico, e rinforza come di consueto il proprio fianco destro con l’elite dei guerrieri di Sparta. La troppa sicurezza, data dalle precedenti e positive esperienze sul campo, è in questa disposizione ben evidente: lo schieramento è già predisposto per una manovra a tenaglia da attuarsi mediante la spinta data dal potente fianco destro e, vista la superiorità numerica, viene erroneamente ignorata la possibilità che il rispettivo fronte possa opporre degna resistenza. Il presunto ragionamento degli spartani è piuttosto semplice: l’esercito di Tebe ha meno uomini, per coprire tutto il fronte di battaglia lo schieramento avversario deve disporsi a colonne ridotte, colonne ridotte e dunque profondità ridotta equivalgono a minor resistenza della falange alla spinta… la vittoria sembrava solo questione di tempo.

Con gran sorpresa però Epaminonda schierò un esercito completamente privo del proprio fianco destro e gli uomini risparmiati in tale fronte andarono a rinforzare il fianco sinistro, proprio quello contrapposto all’elite spartana; dunque non un fronte lungo e sottile ma corto e profondo, per giunta non disposto in linea ma schierato in obliquo, con il fianco sinistro proteso in avanti e costituito da unità montate in primis, dalla falange tebana poi ed in posizione più arretrata gli alleati, costituenti il “simbolico” fianco destro (posto in opposizione al centrosinistra dello schieramento spartano).

Per comprendere meglio la genialità del Tebano è opportuno fare delle considerazioni.

Solitamente, uno scontro tra falangi oplitiche vedeva contrapposti due schieramenti aventi nel proprio fianco destro il principale punto di forza e la rotazione del fronte era fenomeno consueto. Bisogna immaginare due linee orizzontali contrapposte ed osservarle da un solo fronte, quella più in basso spinge con la propria destra verso l’alto, quella in alto con il vertice sinistro (proprio fianco destro) verso il basso. In tali circostanze una rotazione in senso antiorario è inevitabile e la chiave per la vittoria risiedeva nella netta superiorità della propria elite e dunque nella capacità di sfondamento del fronte nemico più debole.

A Leuttra l’esercito di Sparta si trovò impreparato ad un tale schieramento e non ebbe neppure il tempo di adeguare i propri ranghi che la cavalleria di Tebe si scagliò contro quella di Sparta che a sua volta, ritirandosi disordinatamente, gettò scompiglio tra la propria fanteria. Una volta sgomberato il fianco “forte” Tebe avanzò con la propria falange, rinforzata per l’occasione dal battaglione sacro (50 colonne contro le 12 di Sparta), e sfondò irreparabilmente il fronte d’elite spartano nel quale militava lo stesso Re Cleombroto. Il colpo psicologico per le milizie peloponnesiache fu enorme e le gettò nel pieno sconforto. Sconforto che si tramutò in rotta quando il centro ed il fianco sinistro spartano vennero investiti dagli alleati di Tebe. La disfatta rappresentò per Sparta l’inizio del declino.

Ora tutti si immaginano la falange di Tebe che marcia inarrestabile verso il fronte degli Spartani… gli opliti del battaglione sacro ben corazzati e protetti da uno scudo identico a quello rappresentato sul nostro bello statere… purtroppo la cosa non è ben chiara ed esistono più opinioni in merito.

Il reale utilizzo sul campo di battaglia dello scudo rappresentato sul dritto è tuttora incerto.

Si pensa ad una tipologia per così dire “mitologica” che trae tuttavia origine da qualche modello arcaico utilizzato in un contesto storico non precisamente definito ma inquadrabile grossolanamente a livello militare.

Il guerriero che se ne servì è collocabile nel periodo di esordio della falange, quando l’oplita era si inquadrato in una formazione innovativa e l’ideologia bellica non era più omerica, ma al tempo stesso tale inquadramento non era così rigido ed inflessibile come lo fu in seguito, le azioni individuali erano consentite ed utilizzate.

Strutturalmente lo scudo Beotico presenta due aperture laterali, presumibilmente utili come sostegno e punto di inserimento della lancia. Si presume anche che la forma ellittica dello stesso potesse servire al trasporto del guerriero caduto in battaglia. A sostegno di tale ipotesi vi sono numerose ceramiche che mostrano lo scudo in questione adottato da guerrieri impegnati in scontri individuali o in posa solitaria:

Esempio1

Esempio2

A questa teoria se ne aggiunge un’altra che sostiene che lo scudo in questione fu utilizzato proprio a Leuttra in quanto all’infoltimento dei ranghi seguì un’inevitabile allungamento dell’asta d’urto e, per coerenza, il rimpicciolimento dello scudo che fu strutturato in modo tale da lasciar libera la mano sinistra. Lo scudo in questione non è però paragonabile per dimensione a quelli visibili sulle ceramiche, è denominato beotico probabilmente solo per la forma. La falange di Epaminonda rappresentò l’ultima evoluzione della falange greca e al tempo stesso la progenitrice di quella macedone.

Modificato da Rapax
Awards

Inviato

Grande descrizione rapax, complimenti.

Per quanto riguarda le crepe e fessurazioni sul bordo del tondello la loro presenza dipende dalla temperatura del tondello al momento del conio e dal lasso di tempo trascorso dal riscaldamento alla battitura.

Se il tempo trascorso è abbastanza lungo ( si parla di decine di secondi) il metallo esterno si raffredda mantenendo però il nucleo più caldo. nel momento in cui viene inferto il colpo il metallo all'interno si espande più rapidamente e fluidamente mentre il bordo non regge la dilatazione e si fessura a causa della minore fluidità dovuta alla temperatura più bassa.

Queste affermazioni sono il risultato di un mio colloquio con un esperto di metallurgia di Bolzano

lele


Inviato

Gran bell' approfondimento; grazie Rapax! Complimenti anche per la splendida moneta...purtroppo mi manca :angry: , ma provvederò :)


Inviato

Grande Rapax mi spiace sempre più non aver fatto quel viaggio in treno ... e se posso aggiungere qualcosa alla tua ottima illustrazione direi che sul fianco sinistro Epaminonda schierò proprio l'elite del suo esercito, quel mitico Battaglione Sacro al cui addestramento e mantenimento provvedeva la città di Tebe, esso era composto da 300 uomini sostanzialmente innamorati uno dell'altro. Plutarco ci racconta come una schiera resa compatta dall' amicizia, qual è quella che esiste tra esseri che si amano, è indissolubile e infrangibile.

Gli innamorati per vergogna degli amanti resisteranno nei pericoli , difendendosi a vicenda. Un soldato caduto a terra mentre il nemico si apprestava a finirlo con la spada lo pregò e scongiurò di trafiggerlo nel petto, affinchè -disse- il mio amato non arrosisca al vedere il mio corpo ferito sulla schiena.

A quanto pare la Compagnia Sacra rimase imbattuta fino alla battaglia di Cheronea , Philippo II quando al suo termine ispezionò i morti si trovò nel punto dove i 300 erano caduti, essi erano ancora con le armi indosso colpiti dalle picche dei Macedoni sul petto l'uno stretto all'altro. Grande fù la sua ammirazione e sentendo dire che era la compagnia degli amanti e degli amati scoppiò in lacrime ed esclamò "Muoia di mala morte chi pensa che costoro compirono o subirono qualcosa di cui debbano vergognarsi".


Staff
Inviato

Grazie Silla, utilissima ed interessantissima precisazione ;)

Non sapevo questi "retroscena" del Battaglione Sacro di Tebe, sapevo di simili rapporti tra gli spartiati e, se si ragiona utilizzando i canoni della società attuale, certi aspetti fanno riflettere.

Già che ci sono riporto qualche informazione sulla società spartana, i più conosceranno sicuramente certe "stranezze", ma ritengo interessante rinfrescare un po' la memoria.

Gli spartiati appartenevano al ceto dominante di Sparta ed erano gli unici cittadini a pieno diritto. Essi si dichiaravano homòioi, uguali, anche se la loro uguaglianza era solo di carattere giuridico. Gli spartiati si dedicavano esclusivamente alle attività belliche, alle quali venivano addestrati in un regime di vita comunitario. A sette anni i fanciulli di robusta costituzione fisica venivano sottratti alla famiglia e educati alle arti belliche in vita comunitaria mentre a diciannove anni erano ammessi nell'esercito. Compiuto il trentesimo anno, infine, si potevano trasferire in abitazioni private con la moglie e i figli benché fossero dovuti a continuare gli addestramenti militari fino ai sessant'anni

da wikypedia

Dunque da 7 a 30 anni non era permesso loro lasciare la vita comunitaria o per lo meno non potevano trascorrere troppo tempo lontani da essa... ed è ovvio che la figura della donna non era da loro così ben conosciuta...

Questo però non significa che il matrimonio avvenisse dopo i 30 anni, infatti gli spartiati si sposavano come qualsiasi altro greco... era la prima notte di nozze il vero problema...

Abituati com'erano ad una vita condivisa in toto con altri uomini, l'impatto con una donna (per giunta molto emancipata) poteva essere psicologicamente non proprio una passeggiata. Erano dunque piuttosto frequenti dei "restiling" alla neo moglie... le venivano tagliati i capelli e le venivano fatte indossare vesti maschili, a questo punto veniva portata dal neo marito che, vedendo una figura a lui più famigliare, poteva svolgere meglio e senza "devastante" impatto il proprio dovere di uomo. Fatto quel che bisognava fare il marito tornava la notte stessa tra i compagni opliti e la moglie iniziava il suo ruolo di effettiva reggente della "società che conta" di Sparta.

...come sono cambiati i tempi... ed in questo caso è un bene!! :D :D

Awards

Inviato

E' si sono proprio cambiati...alla faccia dell'ansia da prestazione.... :lol:

Comunque ragazzi, non so se avete visto come è facile volare, richiamare eventi storici, usu e costumi, etc... con una semplice moneta... B)


Inviato

Comunque ragazzi, non so se avete visto come è facile volare, richiamare eventi storici, usu e costumi, etc... con una semplice moneta... B)

184323[/snapback]

E' questo uno dei motivi che tanto mi fanno apprezzare la numismatica: il suo carattere interdisciplinare.

Grazie a tutti gli intervenuti per aver condiviso tante preziose nozioni. :)


Inviato

Per un magnifico excursus sul modo di pensare e di vivere della Grecia antica (inclusi argomenti quali l'organizzazione spartana, la guerra e l'omosessualità) vi suggerisco un libro che è un capolavoro assoluto:

"Le Nozze di Cadmo e Armonia" di Roberto Calasso

Ciao, P. :)


Inviato

Si è vero, mi fù consigliato da roth tempo fa e lo stò leggendo, un vero capolavoro.

lele


Inviato

In effetti il sacerdote filosofo greco Plutarco ( ca 46- 120 d.C e fu anche magistrato dell'impero romano) fù il primo a narrare le gesta del battaglione sacro spiegando che fù l'amore reciproco a dare ai combattenti una storia speciale e a renderli invincibili fino a Cheronea Da notare che non tutto il battaglione perì nello scontro, sembra che 46 soldati sopravissero. Ognuno dei trecento militari era disposto a tutto, anche a dare la vita, per salvare nei pericoli della battaglia colui che amava.

le coppie erano composte da due persone di età ed esperienza diversa, il più vecchio, l'amante (l'erastés) a cui era riservato il ruolo più attivo nella coppia, proteggeva, sorvegliava , istruiva ed amava il più giovane (l'eroménos). Quest'ultimo , stimolato da un sentimento di emulazione , impegnava tutte le sue energie per dimostrate all'amante il suo valore in battaglia mentre l'erastès doveva dimostrarsi valoroso ed eroico agli occhi del suo giovane amante per non perderne le grazie.

Nonostante la leggenda sia molto interessante e poetica bisogna considerare che Plutarco fù il primo a narrare le gesta del battaglione sacro e lo fece quattro secoli dopo i fatti narrati.

Un battaglione simile non ha senso dal punto di vista militare, ad esempio se il loro legame prevedeva che alla morte dell'uno anche l'altro dovesse morire che vantaggio avrebbe avuto Tebe dal fatto che per eliminare 300 soldati sarebbe bastato ucciderne 150 e poi, quando il soldato giovane istruito militarmente dall erastès diveniva a sua volta istruttore di un giovane non nascevano gelosie e vendette. E se una persona si innamorava di un'altra al di fuori della coppia, magari di un generale? Vi immaginate i casini!

Con ciò non vorrei sminuire la leggenda, il battaglione sacro di Tebe esistette realmente. Come in molti eserciti i giovani venivano affidati agli esperti affinche ne migliorassero e seguissero la loro preparazione militare ed atletica. In tale contesto ed in un epoca in cui le relazioni omosessuali erano più frequenti e tollerate era facile che nascessero delle relazioni all'interno delle falangi

Plutarco quattro secoli dopo narrò la storia arricchendola di un tocco leggendario basandosi forse su fonti ostili ai tebani.

lele

In allegato disegno moderno intitolato "The Teban band" ed il leone di Cheronea, restaurato con i pezzi originali nel 800 e sepolcro di 254 membri del battaglione sacro che caddero nei pressi del monumento.

post-618-1167465389_thumb.jpg

post-618-1167465516_thumb.jpg


Inviato (modificato)

Vi riporto indietro, grazie a Valerio Massimo Manfredi, agli instanti poco prima della battaglia di Cheronea.

[...]

L’esercito mercenario di Carete, colto di sorpresa all'alba, fu sterminato dalle truppe d'assalto di Filippo e i superstiti vennero disperi dalla cavalleria.

Il re, anziché marciare su Amfissa, tornò indietro, come aveva detto, e tagliò fuori i passi tenuti dagli ateniesi e dai tebani i quali non ebbero altra scelta che ritirarsi.

Alessandro fu avvertito tre giorni dopo che suo padre stava prendendo posizione nella piana di Cheronea alla testa di venticinquemila fanti e cinquemila cavalieri e che lo doveva raggiungere al più presto. Lasciò i servi a togliere il campo e a occuparsi delle salmerie e fece ,suonare il segnale di partenza prima dell'alba. Voleva marciare con il fresco e al passo per non stancare i cavalli.

Passò in rivista la Punta al lume delle torce, montando Bucefalo, e i suoi compagni che comandavano i singoli reparti alzarono la lancia per salutarlo.

-Ricordate, uomini! – li arringò - La falange è l'incudine, la cavalleria è il martello e la Punta è... la testa del martello! -

Poi spinse Bucefalo verso Tolomeo, che comandava il primo reparto di destra, e gli annunciò la parola d’ordine: - Phobos kái Deimos.

l cavalli del dio della guerra -ripeté Tolomeo. – Nessuna parola d'ordine fu più appropriata. - E la comunicò al primo cavaliere alla sua destra perche la facesse correre tra le file. Alessandro fece cenno al trombettiere che suonò la partenza e lo squadrone si mosse al passo. Lui per primo, Efestione dietro e poi tutti gli altri. Il reparto di Tolomeo chiudeva la retroguardia.  Attraversarono a guado il Krissos prima dell'alba e al sorgere

del sole videro scintillare nella pianura le punte delle sarisse dell'esercito macedone, come ariste in un campodi grano.'"

Quando li scorse, Filippo spronò il suo destriero e andò a raggiungere il figlio. Salve, ragazzo mio! - Gli batte una mano sulla spalla. - E' tutto come avevo previsto. Ed eccoli là che ci attendono. Disponi i tuoi uomini sull'ala sinistra e poi vieni da me. Sto mettendo a punto il piano di battaglia conParmenione e il Nero e aspettavamo solo te per chiudere. Sei arrivato appena in tempo. Come ti senti?

- Salve, padre. Mi sento benissimo e verrò fra un istante.

Raggiunse il suo squadrone e lo condusse a schierarsi all'ala sinistra. Efestione tese la mano verso le colline ed esclamò: Oh, dei del cielo, guarda! Tuo padre ci ha fatto prendere posizione contro il Battaglione Sacro dei tebani: li vedi? Sono quelli lassù con le tuniche e i mantelli rosso sangue. Sono duri, Alessandro, nessuno li ha mai battuti.

Li vedo, Efestione. Noi li batteremo: Sistema gli uomini su tre file. Attaccheremo a ondate.

- Grande Zeus! - gridò Seleuco. - Lo sapete perche lo chiamano il Battaglione sacro ? Perche ognuno di loro è unito al compagno da un giuramento: di non lasciarlo fino alla morte.

- È così - confermò Perdicca. - E dicono anche che sono tutti amanti fra di loro, cosicche sono legati anche da un vincolo più forte.

- Questo non li proteggerà dai nostri colpi - disse Alessandro.

- Non muovetevi fino al mio ritorno.

Spronò il cavallo per raggiungere Filippo, Parmenione e il Nero che si erano ritirati su una modesta altura da cui potevano avere una visione generale del campo di battaglia. Di fronte a loro, sulla destra si vedeva l'acropoli di Cheronea con i suoi templi.

Al centro e sulla sinistra, su una linea di colline che dominavano la pianura, erano schierati prima gli ateniesi e poi i tebani. I loro scudi lampeggiavano riflettendo la luce del sole che si alzava nel cielo primaverile percorso da grandi nubi bianche. All'estrema destra si scorgeva la macchia vermiglia del Battaglione sacro dei tebani.

Filippo aveva disposto sulla sua destra due reparti di "scudieri";

le truppe d'assalto che tre giorni prima avevano distrutto l'esercito di Carete, direttamente sotto il suo comando. Prendevano il nome dai loro scudi con le stelle argeadi di rame e d'argento.

Al centro, al comando di Parmenione e del Nero, i dodici battaglioni della falange, schierati su cinque file, formavano un muro di lance smisurate, una selva impenetrabile di punte ferrate, scaglionati su una linea obliqua. Sulla sinistra, l'intera forza della' cavalleria degli eteri che terminava con la Punta, lo squadrone di Alessandro.

- Attaccherò io per primo - disse Filippo - e impegnerò gli ateniesi. Poi comincerò a retrocedere e, se loro mi verranno dietro, tu, Parmenione, infilerai un battaglione della falange nel varco e spezzerai in due le forze nemiche, poi scatenerai gli altri sei battaglioni. Il Nero ti seguirà con il resto dell'esercito.

"A quel punto sarà il tuo momento, Alessandro: lancerai la cavalleria sulla destra tebana e scaglierai la Punta contro il Battaglione sacro. Se riuscirai a sfondare, sai cosa devi fare."

- Lo so benissimo, padre: la falange è l'incudine e la cavalleria è il martello. [...]

Tratto da ALÉXANDROS di Valerio Massimo Manfredi

Modificato da fra crasellame
Awards

Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.