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Il valore e il cambio dell'aureo nell'impero Romano


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Buona sera a tutti,

Comincio questa discussione per discutere un pò con voi esperti del periodo riguardo ai cambi tra l'oro e le altre monete nel corso dell'impero romano.

Uno degli errori che più comunemente cambiamo nell'approcciarsi alla monetazione romana, è pensare che essa possa paragonarsi linearmente a quella attuale. Noi siamo abituati al fatto che in cambio della banconota da 500 euro, in banca e su richiesta, potremmo ottenere 500 pezzi da un euro. Siamo cioè oramai abituati ad un cambio fisso tra le varie valute in circolazione. 

Nell'alto impero e probabilmente fino alla crisi del terzo secolo la situazione parrebbe (col beneficio del dubbio) simile a quella attuale. L'aureo ha un cambio fisso in 100 sesterzi o 25 denari. Chi aveva 100 sesterzi poteva convertirli in un aureo quando voleva senza rimetterci il controvalore in oro della somma posseduta. Questo sistema naturalmente garantiva maggiore equità tra le classi sociali.

L'aureo dell'alto impero è quindi sostanzialmente una moneta che potremo definire a corso forzoso, con controvalore fissato in 100 sesterzi. E' chiaro che questo corso forzoso doveva essere imposto in maniera molto energica dall'autorità imperiale, altrimenti la moneta in oro sarebbe sparite dalla circolazione qualora il valore in oro avesse superato eccessivamente il valore nominale di 100 sesterzi. In altre parole, se in certo momento storico, con l'oro ottenuto dalla fusione di un aureo si potevano acquistare 120 sesterzi è chiaro che l'aureo sarebbe scomparso dalla circolazione. La diminuzione graduale del peso dell'aureo nel corso del basso impero potrebbe spiegarsi con questo fenomeno.

A partire da un certo momento l'autorità non riesce più a farsi garante del cambio di aurei in denari o sesterzi, e l'aureo diventa una moneta il cui corso dipendeva dall'intrinseco. La moneta perde il cambio fisso in denari e il suo controvalore cambia ad ogni contrattazione. Si assiste ad una doppia circolazione: quella in oro, parificata al solido da 1/72 di libra Romana e frazioni, e quello della moneta divisionale in rame e argento, che acquistavano il solido con cambio variabile e peggiorativo col passare degli anni (fino ai milioni di denari per un solido a metà del 4° secolo).  La moneta di buon argento introdotta da Diocleziano si aggancia solo saltuariamente al rame, e probabilmente in certi periodi perde anch'essa il cambio fisso con oro e rame.

La circolazione del basso impero favoriva notevolmente i ricchi, capaci di accumulare riserve monetarie in oro, mentre i meno abbienti o comunque tutti coloro incapaci di accedere alla moneta in rame o argento, erano soggetti alla svalutazione del loro moneta.

Vorrei porvi alcune domande per comprendere ancora meglio la situazione di per se abbastanza complessa. Spero queste domande possano far da carburante per una interessante discussione.

1) Quali documenti ci assicurano che il cambio dell'aureo nell'alto impero fosse costante ed eguale 100 sesterzi?

2) Bloccare il cambio tra rame e oro è complicato, la storia dell'unione monetaria latina ne è un esempio (alternativamente sparivano dalla circolazione l'oro o l'argento). Esistono documenti attestanti la sparizione di oro e argento in determinati contesti storici? o di imposizione di questo determinato cambio da parte dell'autorità?

3) quando finisce, se mai è stato fissato, il cambio di 100 sesterzi per un aureo?

Un grazie a chi avrà il piacere e la pazienza di rispondere. 

 

 

 

Modificato da azaad
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