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Prime monete e commercio al minuto


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Avevo letto tempo fa quanto scritto da Morris Silver su esempi dal Vicino Oriente e dall'Egitto di "forme monetali" prima della moneta del VII secolo a.C.. Mi riservo di rileggerli con più attenzione.

Mi pare che la teoria di Morris Silver possa riassumersi sostenendo che questi strumenti, del tutto equiparabili alla moneta, abbiano consentito una riduzione degli inconvenienti (costi di transazione) derivanti dalla pesatura e saggiatura del metallo. Ci sarebbero anche esempi di un loro utilizzo in "marketplace"; quindi in mercati al dettaglio.

Barry Kemp, in Ancient Egypt: Anatomy of a Civilization, scrive che il principale veicolo di circolazione di cibo e beni nell'antico Egitto è rappresentato dalla burocrazia statale/religiosa. L'autorità raccoglieva i beni e li redistribuiva appropriatamente in base al ceto sociale del ricevente.

In questo sistema le fasce più ricche della popolazione ricevevano, in particolare, più grano di quanto effettivamente consumassero: qualcuno di questi, pertanto, cominciò a ingaggiare servi che commerciassero il grano in eccesso in cambio di beni, servizi e probabilmente una qualche forma di denaro. 

Su questo, Robert Tye ha aggiunto (ma non so se stesse citando il libro di Kemp, che non ho letto integralmente) che la vendita delle eccedenze poteva essere ritenuta una sorta di "mercato nero" tollerato, che andava a integrare il sistema principale della circolazione dei beni.

In sostanza però possiamo effettivamente evidenziare due sistemi diversi di circolazione dei beni nell'antico Egitto: il primo, quello principale, basato sulla redistribuzione da parte dell'autorità (in cambio di tributi di vario genere, suppongo), l'altro, secondario, dallo scambio delle eccedenze tra una stretta cerchia di persone che ne disponevano e che ne avrebbero potuto acquistare.

Con la moneta dell'Asia Minore penso che il primo sistema (la redistribuzione) venga definitivamente ridimensionato a favore del secondo sistema (la circolazione nel mercato). 

Gli strumenti citati da Morris Silver, per quanto concettualmente vicini alla moneta, erano forse davvero troppo grandi per un uso da parte di gran parte della popolazione. Come si collochino nell'ambito della ricostruzione di Kemp, lo ignoro.

Ps: credo sarebbe interessante leggere l'articolo di Alberto Maffi: Circolazione monetaria e modelli di scambio da Esiodo ad Aristotele, in "Annali dell'Istituto italiano di numismatica", Roma 1979, pp. 161-184. Qualcuno lo ha?

Pps: sarei anche disposto a fare una colletta per acquistarlo, eventualmente :)

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9 ore fa, Matteo91 dice:

In sostanza però possiamo effettivamente evidenziare due sistemi diversi di circolazione dei beni nell'antico Egitto: il primo, quello principale, basato sulla redistribuzione da parte dell'autorità (in cambio di tributi di vario genere, suppongo), l'altro, secondario, dallo scambio delle eccedenze tra una stretta cerchia di persone che ne disponevano e che ne avrebbero potuto acquistare.

Con la moneta dell'Asia Minore penso che il primo sistema (la redistribuzione) venga definitivamente ridimensionato a favore del secondo sistema (la circolazione nel mercato). 

Gli strumenti citati da Morris Silver, per quanto concettualmente vicini alla moneta, erano forse davvero troppo grandi per un uso da parte di gran parte della popolazione.

 

Purtroppo con i dati che abbiamo non possiamo andare molto lontano, ma come avrai già capito i dubbi che mi sorgono si possono riassumere con due domande: e se questi strumenti non fossero stati poi così grandi? Se questa forma di mercato non si fosse limitata solo alla "re-redistribuzione" dei beni provenienti dall'autorità (che comunque almeno in tempi di prosperità potrebbero essere stati non indifferenti)?

Di certo questo ipotetico mercato al dettaglio non poteva essere molto sviluppato e diffuso, sarebbe azzardato pensarlo, ma forse era comunque alla portata di una parte abbastanza consistente della popolazione, comunque tale da aver prima o poi creato la necessità mezzi di pagamento un po' più comodi del baratto. Consideriamo inoltre che la varietà di merce possibile oggetto di transazioni in piccole o relativamente piccole quantità comprendeva non solo prodotti della terra e oggetti vari di utilità ma anche immobili e categorie oggi non più esistenti ma all'epoca assai importanti, come gli schiavi. Del resto non mancavano nemmeno unità di misura che potessero rapidamente e comodamente quantificare il valore delle cose. Per fare qualche esempio, è scritto in un papiro risalente alla IV dinastia (2625 - 2510 a.C.):

"ho acquistato questa casa dallo scriba Tjenti; per questa gli ho dato 10 shat; un pezzo di stoffa (di 4x10), 3 shat; un letto, 4 shat; un pezzo di stoffa (di 2x10), 2 shat"

dove che io sappia è ormai comunemente accettato che questo shat avesse quantomeno funzione di vera e propria valuta di conto, in mancanza di prove sulla circolazione di forme monetali fisiche. Altri papiri di epoche successive dicono:

 

- La serva ha detto davanti al mio padrone, Saknebtynis, il grande dio: "Io sono la tua serva, insieme ai miei figli e ai figli dei miei figli. Non sarò libera nel tuo distretto per sempre. Mi protegerai, mi terrai al sicuro, mi custodirai, mi manterrai sana, mi protegerai da ogni demone e ti pagherò 1¼ di kita di rame fino al completamento di 99 anni, e lo darò ai tuoi sacerdoti mensilmente".

- "Iry-nofret ha pagato l'equivalente di 4 deben e 1 kita di argento [cioè 41 kita, circa 370 grammi] per una ragazza siriana".

- [...] mi disse: "Compra questa ragazza e dammi il prezzo per lei" - così mi parlò. E ho preso la ragazza e gli ho dato [il prezzo] per lei. Ora guarda, dirò il prezzo che le ho dato: 1 velo di lino alto egiziano, con 5 kita di argento; 1 foglio di lino alto egiziano, che fa 3 kita 1/3 di argento; 1 vaso di bronzo, 18 deben, che fa 1 2/3 kita di argento; ... acquistato dal Capo Sovrintendente della Casa di Amon, Tutu: 1 boccale di bronzo, che fa 20 deben, che fa 2 kita di argento; 10 camicie di pregiato lino alto egiziano con 4 kita di argento.

 

Questo per limitarci a merce che doveva essere relativamente costosa, come case e schiavi, ma è difficile pensare che qualcosa di simile non avvenisse anche per più modesti bisogni e che non fosse possibile procurarsi qualche shat di farina e birra e un po' di stoffa in quelli che sembrano essere stati dei mercati in piena regola.

Tutte ipotesi e supposizioni, beninteso. 

 

Modificato da ART
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Certo, @ART:) il bello é proprio che possiamo confrontarci liberamente su argomenti ancora poco chiari.

Credo che i sistemi di redistribuzione fossero un sistema davvero predominante. Tuttavia, Non faccio nemmeno fatica a credere che le persone in Egitto e Mesopotamia desiderassero qualcosa di più egualitario, come un mercato al dettaglio; ma questo avrebbe significato andare contro una classe dominante molto potente.

Penso dunqu che il passaggio definitivo, la vera e propria apertura al mercato, si ebbe soltanto grazie all'impulso dei tiranni greci e grazie all'uso della moneta spicciola.

Prima di questo posso immaginare ci siano state forme di mercato più o meno tollerate, ne parla anche Kemp, circoscritte a determinate classi di persone, come negli esempi che hai riportato e che trovo molto interessanti.

Nei prossimi giorni cercherò di condividere qualche estratto da un articolo di Kurke e da uno di Faraguna, dove viene messa in evidenza l'opposizione degli aristocratici alla moneta in Grecia.

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Il 24/4/2018 alle 19:56, Matteo91 dice:

@ART

Nella civiltà mesopotamica non è detto che la circolazione dei beni funzionasse come oggi. Vi era infatti una potente autorità centrale, avente carattere religioso, in grado di raccogliere beni attraverso un sistema di "imposte", per poi redistribuirli tra la popolazione. Uruk, per esempio, era un grande centro di redistribuzione.

Se esistesse e come funzionasse un mercato al dettaglio, sinceramente lo ignoro. Probabilmente però non era il "canale" principale per la circolazione dei beni tra la popolazione. 

Cerchero di portare qualche riferimento a quanto sopra affermato: mi viene in mente il libro di Liverani "Uruk, la prima città".

Interessante discussione, in effetti non troviamo nessuna traccia di riferimenti ad un tipo di moneta nelle civiltà della mezzaluna fertile, Nella cità di Uruk sono state scoperte migliaia di tavolette in argilla con registrazioni contabili e di scambi commerciali, in alcuni casi si tratta di veri e propri contratti , ed in tutti la forma di pagamento consisteva in altri beni, molto spesso viene citato l'argento come mezzo di scambio.

Con la dinastia di Ur III la scrittura cuneiforme divenne di uso comune, troviamo decine di migliaia di tavolette, la maggior parte di esse continua ad essere di carattere contabile e spesso si cita come venivano redistribuiti i beni tra i lavoratori che contribuivano a mantenere efficienti le città, le vie carovaniere e la rete di canali, permetendo la prosperità della civiltà sumera.

Sto leggendo  " I Sumeri" di Pettinato, libro completo ed esaustativo,

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Allego un interessante articolo di Lucio Milano sulla circolazione di beni e argento in Mesopotamia, dal quale ho estratto i seguenti passaggi. Se ne deduce che grosso modo quello che andiamo dicendo in questa discussione non sia così campato in aria: esiste un sistema di redistribuzione e, in qualche misura, esistono anche dei mercati. Magari non aperti a tutti e per tutti gli acquisti quotidiani, ma comunque presenti. 

Pareri? :)

Lucio Milano, p. 6

Cita

Sembra dunque innegabile l’esistenza di luoghi dove si svolgevano transazioni che comportavano il passaggio di mano di argento o altri standard utilizzati per pagamenti, e dove presumibilmente si trovavano degli edifici utilizzati come luoghi dove svolgere affari [...].
Dobbiamo chiederci tuttavia quale sia l’impatto della scoperta, e credo che questo sia modesto. Sia l’errore di Polanyi nella valutazione del commercio paleoassiro, sia la presenza dei luoghi di mercato nel quadro dell’economia mesopotamica, già dalla fine del III millennio e certamente a partire dal II, sono noti da tempo e non cambiano a mio giudizio un dato acquisito: cioè che la circolazione e l’impiego dell’argento come mezzo di pagamento fossero sì modesti nel III millennio e assai più consistenti nel II, ma che essi non alterano comunque il quadro strutturale e dominante rappresentato dalla pervasività dei meccanismi di redistribuzione (dai quali il denaro è assente)

Lucio Milano, pp. 11-12.

Cita

“L’evidenza per l’uso di argento negli archivi istituzionali neo-babilonesi […] permette solo una conclusione: l’argento serviva come denaro, anche se non esclusivamente. Altri beni (commodities), in particolare orzo, datteri e lana, servivano in qualche misura come denaro. I quattro diversi usi del denaro che Polanyi distingueva si applicano tutti all’argento neo-babilonese: questo era usato per saldare degli obblighi (to discharge obligations), serviva come standard, era un mezzo di scambio ed era adatto e usato (più di altri beni) per la tesaurizzazione. […] Contrariamente all’assunto di Polanyi, l’esistenza del denaro non comporta necessariamente un sistema di libero mercato in Mesopotamia. L’uso dell’argento nelle istituzioni neo-babilonesi non si addice alla definizione di “primitive money” di Dalton, né alla definizione sua e di Polanyi di una “staple-financed society”. Nonostante questo, definire l’argento neo-babilonese come “all-purpose money” è eccessivo. Contrariamente al denaro odierno, l’argento neo-babilonese non fu mai una moneta (currency) universalmente accettabile. Non si sarebbe potuto entrare in una panetteria di Sippar e comprare una mezza pagnotta con argento, per così dire. Renger ha spiegato la cosa sostenendo che il bisogno di argento in Mesopotamia era relativamente modesto, perché una larga parte della popolazione usava i prodotti agricoli ed altri prodotti come mezzo di scambio, sulla base del principio di reciprocità. Ci si può chiedere se la disponibilità di argento spieghi in modo compiuto il bisogno relativamente piccolo di argento. L’argento non si trasformò mai in denaro di uso quotidiano perché il suo valore era troppo elevato in confronto ad altri beni. Finché un siclo d’argento costituì una paga mensile, piccoli prodotti del mercato locale dovettero essere pagati con beni diversi e meno cari”.

 

L. Milano, i modi della circolazione.pdf

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In generale è pressappoco quanto ipotizzato nel post #3:

Il 24/4/2018 alle 19:09, ART dice:

Ad esempio, pare che l'argento e l'orzo, le due "unità monetarie" fondamentali dei tempi della Mesopotamia, avessero nel primo caso più la funzione di strumento per il commercio "internazionale" di grandi quantità di merce fra le città-stato mespotamiche e fra queste e i popoli più lontani, mentre l'orzo, che era anche maggiormente facile da frazionare, fungesse più da mezzo per il commercio locale e al minuto. 

anche se nell'ultima riga della citazione mi sono spiegato male, perchè avrei dovuto scrivere: "fungesse più da mezzo per il commercio locale e presumibilmente al minuto."

Come affermato da L. Milano l'argento non avrebbe potuto essere usato per il piccolo commercio dato il suo valore troppo elevato. Se aggiungiamo la teoria di Goetzmann, riportata nella citazione (escludendo solo la mia aggiunta riguardo il commercio al minuto) abbiamo una spiegazione concreta di come venisse usato l'argento. Mentre per il piccolo scambio accessorio alla distribuzione generale, e dove per qualche motivo si decideva di non ricorrere al baratto, secondo me è facile che facessero da "moneta" i chicchi d'orzo.

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Non mi sono dimenticato di proseguire questa discussione...Ho avuto qualche giorno impegnato. Cercherò di rimediare al più presto. Intanto grazie a chi ha partecipato. Raggiungere le due pagine in questa sezione non è semplice :D

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Grazie Matteo

anch’io latito purtroppo ampiamente. Ho sempre rilevato come ‘anomala’ l’introduzione  così tardiva della moneta all’interno di società molto complesse, sofisticatissime e articolate quali l’egiziana, la Sumera, ma anche la Media , Assira per non parlare della Cina antica , India e diverse altre fiorite tra il 3/4mila e il 1000 aC. 

L’ipotesi che la moneta potesse essere una ‘conquista’ del ceto medio commerciante/borghese/funzionario che permetteva una maggiore autodeterminazione e liberta’ Di azione e per questo avversata - o ritardata il piu’ Possibile - dai ceti aristocratici e’ decisamente affascinante. 

In fondo si è forse dovuto attendere proprio questa evoluzione sociale per poter permettere alla moneta di svilupparsi. Questo tornerebbe ad esempio con la circostanza che la societa’ Egizia rimase fino all’avvento dei tolomeo o poco prima immutata e sempre eguale a se stessa, facendo quindi a meno delle monete. Ne abbiamo una solo infatti , attribuita ad un faraone, Nectanebo II della XXX dinastia attorno alla meta’ del IV secolo

ovvero poco prima della fine delle dinastie faraoniche. 

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21 ore fa, numa numa dice:

L’ipotesi che la moneta potesse essere una ‘conquista’ del ceto medio commerciante/borghese/funzionario che permetteva una maggiore autodeterminazione e liberta’ Di azione e per questo avversata - o ritardata il piu’ Possibile - dai ceti aristocratici e’ decisamente affascinante. 

Grazie @numa numa. Trovo anche io che sia una teoria interessante, ma non riesco comunque a capire se la maggiore libertà che la moneta avrebbe dato a determinate fasce della popolazione possa considerarsi la causa o una conseguenza dell'introduzione della moneta stessa. Se, come esercizio mentale, diamo un attimo per vera questa teoria, potremmo pensare che questa sia stata sia la causa che la conseguenza della moneta. Provo a spiegarmi. 

Penso vi sia una componente fondamentale nella natura della moneta, ovvero il fatto che sia composta da metallo prezioso. Se la moneta fosse stata "solamente" una creazione dell'autorità al fine di ottenere ingenti entrate finanziarie, questa avrebbe potuto creare monete con un valore intrinseco minimo, imponendone però l'utilizzo forzato: accettandole, per esempio, come unico mezzo di pagamento delle imposte. Una fiat money, in sostanza.

Ma le fiat money nel mondo antico non hanno avuto grande successo: c'è un'interessante discussione di @rorey36 sull'argomento: https://www.lamoneta.it/topic/142361-fiat-money/?tab=comments#comment-1675370

Ci si dovrebbe però chiedere perché la popolazione avesse bisogno di metallo prezioso. Forse perché perché la sua disponibilità era concentrata nelle mani di una stretta cerchia di individui? Gli aristocratici, per esempio? E' un assunto anche questo, ma sto facendo un mero esercizio mentale (che forse risulterà ripetitivo...).

I tiranni colsero questi malumori ed estesero la circolazione di metallo prezioso, creando un nuovo strumento che garantisse loro anche maggiori entrate finanziarie.

In sostanza, non credo che qualcuno insorse chiedendo "la moneta" così come è giunta a noi. Forse però qualcuno insorse chiedendo la circolazione di metallo prezioso e chi governava rispose con uno strumento che incontrava le esigenze del popolo (concesse loro maggiore libertà, come detto) e le proprie (valore intrinseco inferiore al nominale).

Come ulteriore spunto, trovo interessanti questi passaggi dell'antropologo David Graeber, nel libro Debt the first 5000 years, sulle reazioni dell'aristocrazia greca al denaro (lo stile di Graeber è molto "colloquiale"...):
 

Cita

Nel V secolo, quando si alza veramente il sipario sulla Grecia, troviamo che tutti stanno discutendo di denaro. Per gli aristocratici,
che scrissero gran parte dei testi arrivati fino a noi, il denaro era  l’incarnazione della corruzione. Essi disdegnavano il mercato. In
linea di principio, un uomo d’onore doveva essere capace di reperire tutto ciò di cui aveva bisogno nelle sue proprietà, senza mai mettere mano alla moneta. Di fatto, sapevano che era impossibile, ma cercarono di rimanere separati dai valori dei frequentatori abituali del mercato, contrapponendo gli splendidi tripodi e i calici d’oro e d’argento che si scambiavano ai funerali e ai matrimoni al volgare profumo di salsicce alla brace dei venditori ambulanti; la dignità delle gare d’atletica per cui si allenavano incessantemente con il rozzo gioco d’azzardo dei cittadini comuni; le sofisticate e colte cortigiane che si prendevano cura di loro nei circoli esclusivi invece delle comuni prostitute (porne), le ragazze schiave ospitate nei bordelli prossimi all’agorà (bordelli spesso finanziati dalla stessa polis democratica per soddisfare i bisogni sessuali dei cittadini maschi). In ogni caso gli aristocratici collocavano il loro mondo di doni, generosità e onore al di sopra del sordido scambio commerciale.

 

Cita

[Gli aristocratici] Dovevano anche accettare il fatto che i loro nobili svaghi – come le corse con i carri, l’allestimento di navi della
marina o il finanziamento di spettacoli tragici – richiedevano l’uso di quelle stesse monete utilizzate per comprare una torta e un profumo economico alla moglie di un pescatore: l’unica vera differenza è che ce ne volevano molte di più. Potremmo allora sostenere che la moneta introdusse una democratizzazione del desiderio. Nella misura in cui tutti desideravano i soldi, chiunque, in alto o in basso, era alla ricerca della stessa sostanza promiscua. Ora, non solo accettavano i soldi, ne avevano addirittura bisogno.

 

Modificato da Matteo91
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Matteo91 & Cita tutto molto interessante.

Ma se la nascita della moneta fosse dovuta molto più semplicemente da un primo baratto tra un oggetto x  e p.es un pezzo di bronzo o d'argento ?  e se altri l'avessero visto e ... lo voglio anch'io  ....  lo voglio anch'io  ... ecc. ecc. ?

Tutto come già scritto da Matteo91 qui:  baratto - beni usati come mezzo di scambio - metallo a peso - e infine la moneta.

Questa sembra veramente la via più logica e semplice senza dover cercare altre soluzioni forzate.

Modificato da roth37
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2 ore fa, roth37 dice:

Matteo91 & Cita tutto molto interessante.

Ma se la nascita della moneta fosse dovuta molto più semplicemente da un primo baratto tra un oggetto x  e p.es un pezzo di bronzo o d'argento ?  e se altri l'avessero visto e ... lo voglio anch'io  ....  lo voglio anch'io  ... ecc. ecc. ?

Grazie per l'interessamento Sergio :)

Quello che hai descritto è molto simile all'approccio cosidetto "ortodosso" o "mengeriano" (da Carl Menger) alla nascita della moneta. Secondo questa teoria, dapprima le persone si sarebbero scambiate i beni attraverso il baratto; successivamente avrebbero iniziato a scambiare i beni con metallo prezioso a peso, superando in questo modo i problemi di equivalenza tra beni diversi (per esempio, l'equivalenza tra un chilogrammo di pane e 10 frecce). Infine, per ovviare anche alle difficoltà insite nella pesatura del metallo e nella verifica della sua qualità, lo "Stato" avrebbe impresso quel metallo con dei segni di garanzia, creando la moneta: in questo modo sarebbe stato sufficiente contare le monete anziché pesare e verificare a ogni transazione i frammenti di metallo.

Questa teoria fornirebbe una spiegazione apparentemente soddisfacente alla nascita della moneta, ma presenta alcuni problemi storici: in primo luogo, non esiste nel mondo antico una civiltà che abbia fatto affidamento sul baratto come unica e diffusa forma di circolazione dei beni. Sono molti gli antropologi che oggi parlano di "mito del baratto". Non dico che il baratto non esistesse: le persone certamente si scambiavano beni, specialmente per sopravvivere, ma non era questo il mezzo principale attraverso il quale i beni circolavano nelle civiltà organizzate. 

L'idea che prima della moneta ci fosse il baratto è radicata perfino in Adam Smith e forse deriva proprio da lui, ma quando gli europei cominciarono a viaggiare anche nelle parti più remote del mondo non trovarono mai un esempio di quanto descritto dall'economista scozzese: quando una civiltà raggiungeva un certo grado di specializzazione del lavoro si sviluppavano anche altre forme di circolazione dei beni: la redistribuzione da parte di un'autorità centrale ne è un esempio.

Inoltre, se la teoria di Menger fosse corretta, non si spiegherebbe come mai si dovette aspettare il 600 a.C. per vedere comparire le prime monete: in fondo, imprimere un segno di garanzia su un pezzo di metallo per evitare i problemi della pesatura non sembra una soluzione così difficile da richiedere più di mille anni per essere individuata. E' questo, forse, il vero problema della sua teoria. Prima della moneta, infatti, il commercio con il metallo a peso ha sempre funzionato, e anche dopo la nascita della moneta si è continuato a commerciare con metallo a peso. 

In conclusione, si potrebbe dire che la moneta abbia effettivamente semplificato i commerci e probabilmente la sua invenzione è dovuta alla necessità di semplificare commerci anche di piccola dimensione. Ma se la sua nascita fosse dovuta a una semplice evoluzione iniziata con il baratto e passata attraverso la fase del metallo a peso, probabilmente avremmo visto la moneta molto prima del 600 a.C.. Deve esserci invece stato un elemento di rottura nella società del 600 a.C. che ha permesso soltanto allora la sua comparsa.

________________________________________________________

ps: dobbiamo forse rivedere in modo più approfondito quello che è stato accennato in diversi post: esisteva la moneta prima della moneta? @ART effettivamente ha riportato esempi molto interessanti: se quelle erano monete cosa le ha differenziate dalle monete dell'Asia Minore? Perché non hanno avuto lo stesso impatto? 

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Il 8/5/2018 alle 21:40, ART dice:

 

Purtroppo con i dati che abbiamo non possiamo andare molto lontano, ma come avrai già capito i dubbi che mi sorgono si possono riassumere con due domande: e se questi strumenti non fossero stati poi così grandi? Se questa forma di mercato non si fosse limitata solo alla "re-redistribuzione" dei beni provenienti dall'autorità (che comunque almeno in tempi di prosperità potrebbero essere stati non indifferenti)?

Di certo questo ipotetico mercato al dettaglio non poteva essere molto sviluppato e diffuso, sarebbe azzardato pensarlo, ma forse era comunque alla portata di una parte abbastanza consistente della popolazione, comunque tale da aver prima o poi creato la necessità mezzi di pagamento un po' più comodi del baratto. Consideriamo inoltre che la varietà di merce possibile oggetto di transazioni in piccole o relativamente piccole quantità comprendeva non solo prodotti della terra e oggetti vari di utilità ma anche immobili e categorie oggi non più esistenti ma all'epoca assai importanti, come gli schiavi. Del resto non mancavano nemmeno unità di misura che potessero rapidamente e comodamente quantificare il valore delle cose. Per fare qualche esempio, è scritto in un papiro risalente alla IV dinastia (2625 - 2510 a.C.):

"ho acquistato questa casa dallo scriba Tjenti; per questa gli ho dato 10 shat; un pezzo di stoffa (di 4x10), 3 shat; un letto, 4 shat; un pezzo di stoffa (di 2x10), 2 shat"

dove che io sappia è ormai comunemente accettato che questo shat avesse quantomeno funzione di vera e propria valuta di conto, in mancanza di prove sulla circolazione di forme monetali fisiche. Altri papiri di epoche successive dicono:

 

- La serva ha detto davanti al mio padrone, Saknebtynis, il grande dio: "Io sono la tua serva, insieme ai miei figli e ai figli dei miei figli. Non sarò libera nel tuo distretto per sempre. Mi protegerai, mi terrai al sicuro, mi custodirai, mi manterrai sana, mi protegerai da ogni demone e ti pagherò 1¼ di kita di rame fino al completamento di 99 anni, e lo darò ai tuoi sacerdoti mensilmente".

- "Iry-nofret ha pagato l'equivalente di 4 deben e 1 kita di argento [cioè 41 kita, circa 370 grammi] per una ragazza siriana".

- [...] mi disse: "Compra questa ragazza e dammi il prezzo per lei" - così mi parlò. E ho preso la ragazza e gli ho dato [il prezzo] per lei. Ora guarda, dirò il prezzo che le ho dato: 1 velo di lino alto egiziano, con 5 kita di argento; 1 foglio di lino alto egiziano, che fa 3 kita 1/3 di argento; 1 vaso di bronzo, 18 deben, che fa 1 2/3 kita di argento; ... acquistato dal Capo Sovrintendente della Casa di Amon, Tutu: 1 boccale di bronzo, che fa 20 deben, che fa 2 kita di argento; 10 camicie di pregiato lino alto egiziano con 4 kita di argento.

 

Questo per limitarci a merce che doveva essere relativamente costosa, come case e schiavi, ma è difficile pensare che qualcosa di simile non avvenisse anche per più modesti bisogni e che non fosse possibile procurarsi qualche shat di farina e birra e un po' di stoffa in quelli che sembrano essere stati dei mercati in piena regola.

Tutte ipotesi e supposizioni, beninteso. 

 

Queste interessanti testimonianze - di una civiltà con grande apertura commerciale e amministrativa ( tendeva a registrare tutto :)), sembrano evidenziate che non vi fosse un prezzo univoco per i beni, anche gli stesso beni , ma che lo scambio - bene desiderato contro oggetti che misurano il valore (stoffa, orzo, argento, bronzo)  - dipendesse dall’effettivo incontro domanda/ offerta. 

Ovvero se avevo una pecora da vendere mi poteva andare bene un certo  quantitativo d’argento oppure un boccale di bronzo + farina  + telo di lino. 

Questi scambi sono probabilmente andati avanti per migliaia di anni. Piu’ o meno articolati e complessi. 

Mentre l’avvento di una vera e propria moneta - con valore predeterminato e soprattutto con peso e fino garantito dall’Autorita’ rappresentera’ un vero e proprio balzo in avanti nell’evokuzione economica e sociale delka popolazione . 

Resta da vedere se inizialmente almeno i tagli  monetari  introdotti - ovvero le ‘gocce’ di elettro che troviamo ad Efeso e gli stateri e frazioni ( anche minuscole) in uso nella Ionia ad esempio fossero riservati ‘solo’ ad alcuni tipi di transazioni  ( piu’ pesanti) oppure concorressero a formare quella economia di mercato - agevolando le transazioni al minuto - che si stava progressivamente sviluppando. 

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Prima di passare a quelle che ho chiamato "monete prima delle monete" (riferendomi a possibili oggetto con le medesime caratteristiche della moneta del VII secolo a.C. comparsi in Egitto e nel Vicino Oriente antico), riporto un'ulteriore riflessione dal libro di Graeber (ma ne parla anche Robert Tye), che a sua volta cita Ingham (2004), The Nature of Money. Cambridge: Polity Press.

Graeber evidenzia che esiste un altro elemento che accomuna le aree in cui nel VII secolo a.C. compare la moneta: la guerra. Infatti si tratta di un secolo caratterizzato da grandi guerre in Asia Minore, in India e in Cina. 

Per vincere una guerra serve un esercito numeroso e ben addestrato, qualcuno che faccia della guerra il proprio mestiere. Questo è possibile se nel proprio "Stato" sono presenti sufficienti uomini liberi. Prima dell'avvento della moneta erano molti i cittadini che si indebitavano con ricchi proprietari terrieri. Il "Governo" avrebbe dovuto scegliere se mantenere inalterato lo stato delle cose o creare una classe di contadini liberi per far sì che i propri figli potessero addestrarsi alla guerra.

A quel punto il sistema si sarebbe autoalimentato: maggiori militari =maggiori conquiste = maggiori bottini = sistema di redistribuzione di parte del bottino tra la popolazione sottoforma di monete (con i soliti vantaggi fiscali detti e stradetti) = maggiori uomini liberi = maggiori militari = ...

Ecco l'estratto a cui faccio cenno:

Cita

Brevemente, si può dire che tali crisi debitorie possono portare a due esiti diversi. Il primo fu una vittoria degli aristocratici, dove i poveri rimangono «schiavi dei ricchi» – il che in pratica significa che la maggior parte della gente finisce a far parte del seguito di qualche ricco patrono. Stati di questo tipo erano generalmente poco efficaci in campo militare. Il secondo risultato fu il prevalere della fazione popolare, che istituiva il solito programma di redistribuzione delle terre e di salvaguardia contro la schiavitù per debiti, creando quindi la base per una classe di contadini liberi, i cui figli avrebbero passato gran parte del loro tempo addestrandosi per la guerra.
La coniazione ebbe un ruolo critico nel mantenere questo tipo di contadini liberi – sicuri dei loro possedimenti, svincolati da legami debitori con i signori locali. Infatti, la politica fiscale di molte città greche era poco più di un elaborato sistema per la distribuzione dei bottini di guerra. È importante sottolineare che poche città antiche, forse nessuna, si spinsero fino a rendere del tutto illegale il prestito usuraio o anche la schiavitù per debiti. Invece, risolvevano il problema usando le finanze pubbliche. L’oro, e specialmente e l’argento, venivano acquisiti in guerra, oppure erano estratti dai giacimenti da schiavi catturati in battaglia. Le zecche erano ubicate nei templi (il luogo tradizionale per depositare le spoglie di guerra) e le città-stato svilupparono infiniti modi di distribuire monete, non solo a soldati, marinai, armaioli e costruttori di navi, ma anche alla popolazione in generale, attraverso gettoni di presenza per giurie e assemblee pubbliche, oppure talvolta tramite distribuzioni universali, come Atene fece in un modo rimasto celebre dopo aver scoperto una nuova vena d’argento nelle miniere del Laurium nel 483 a.C. Allo stesso tempo, la città insistette che solo quelle stesse monete fossero accettate in pagamento dallo stato, garantendone una domanda sufficiente per il rapido sviluppo dei mercati.

Ad ogni modo, è stata la schiavitù a rendere possibile tutto questo. Come suggeriscono le cifre riguardo Sidone, Tiro e Cartagine, un numero enorme di persone veniva schiavizzato in seguito ai conflitti armati e ovviamente molti schiavi finivano a lavorare nelle miniere, producendo quantità ancora maggiori di oro, argento e rame. (I documenti riportano che nelle miniere di Laurium lavoravano da dieci a ventimila schiavi.)
Geoffrey Ingham chiama il sistema che ne risulta un «complesso di coniazione militare» – anche se io penso che sarebbe più accurato definirlo un «complesso di coniazione militare schiavista».

Sicuramente tutto quello che dice Graeber non è corretto: per esempio, Robert Tye mi diceva che è stato criticato proprio il pilastro del suo libro, ovvero che il denaro sia stato generato come conseguenza del debito; penso però abbia il merito di porre il lettore davanti a una visione molto ampia della società in cui la moneta si sviluppa, legando molti di quei cambiamenti alla moneta stessa.

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  • 3 settimane dopo...

Anche se mi ero ripromesso di parlare d'altro, segnalo questo interessante articoletto di Cinzia Bearzot sul commercio greco, dal titolo "IL MERCATO NEL MONDO GRECO: TEORIA E PRASSI", che allego: 

Il mercato nel mondo greco.pdf

In sintesi, Bearzot sostiene che la pratica del commercio in Grecia fosse, naturalmente, molto diffusa; tuttavia filosofi e aristocratici mostravano una certa diffidenza verso il commercio al minuto e verso al commercio in generale qualora questo fosse orientato al profitto personale e non al bene della polis.  

Riporto un paio di estratti di particolare interesse per quanto si è detto finora in questa discussione:

Cita

I kápeloi, piccoli dettaglianti, sono invece spesso cittadini, ma sono i meno stimati e sono descritti come avidi e disonesti; meglio sarebbe, secondo Platone ed Aristotele, riservare questo lavoro, indegno del cittadino libero, agli stranieri (Platone, Leggi
VIII, 831 c-e; 842 c-d; 849 a ss.; Aristotele, Politica VII, 6, 1327 a-b). 

Cita

 

Per concludere, è indubbio che l’importanza del mercato nello sviluppo dell’economia greca fu riconosciuta già dagli antichi, sia a livello teorico, se pur parzialmente (abbiamo ricordato i contributi di Tucidide, dell’Anonimo di Giamblico e dei Poroi senofontei), sia nella prassi. Il giudizio sull’attività commerciale, nel quadro della valutazione generale del lavoro, e sugli operatori commerciali risulta spesso negativo, perché influenzato da prospettive moralistiche contrarie alla ricerca del profitto come fine e dal timore di una degenerazione etico-politica della città: lo sviluppo del mercato, infatti, favorisce il venir meno del modello sociale tradizionale del cittadino come piccolo proprietario terriero dedito all’attività agricola e, con la crescita delle attività marinare, finisce per promuovere l’ascesa delle classi inferiori e l’affermazione della democrazia. [...]

Come in diversi altri campi, l’atteggiamento greco nei confronti del mercato rivela la consueta, caratteristica dicotomia tra livello teorico e livello della prassi: il mercato è attività in sé poco stimata, cui la riflessione filosofica guarda con diffidenza, ma largamente praticata da cittadini e non cittadini e riconosciuta dalla polis come elemento fondamentale della sfera economica.

 

 

Naturalmente ogni commento è ben accetto :) 

Modificato da Matteo91
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DE GREGE EPCURI

Scusate se arrivo così tardi; ho cercato di leggere tutti gli interventi, ma è probabile che un po' di cose mi siano sfuggite. Discussione molto ricca e interessante; a questo punto mi viene spontaneo buttar lì, un po' in disordine, alcuni temi che secondo me non sono stati approfonditi:

1.Le cosiddette pre-monete, nel bacino del Mediterraneo, erano in gran parte metalliche, ma di metallo vile (Obeloi di ferro, grandi pani di rame, aes rude, ma probabilmente c'era molto altro). Inoltre, non avevano un peso costante, esclusi forse gli obeloi o spiedi di ferro in certe città.

2.Molto simili alle pre-monete, e oggetti del baratto, ma anche parametri di valore erano anzitutto gli animali, che avevano la caratteristica di distribuirsi da valori bassi a valori alti (da un galletto a un toro a un cavallo). Uno dei valori intermedi (la pecora) è all'origine di una delle designazioni della moneta  (pecunia).

3.Gli animali erano anche oggetto di sacrificio agli dei; da cui la teoria di Bernard Laun dello "Heiliges Geld" (Sacra Moneta, 1924), secondo il quale proprio la "valutazione" dei valori rispettivi dei vari animali fu all'origine dell'idea quantitativa della moneta.

4.Secondo Marcel Mauss, una forma antica ma onnipresente dello scambio pre-monetale era quella del "dono", che impegnava il ricevente ad un contraccambio, non necessariamente immediato, ed a un rapporto amicale e di non-belligeranza che durava nel tempo.

5.In fondo, si può benissimo separare la moneta "ad alto valore" da quella di valore piccolo o minimo, usata per gli acquisti quotidiani, che potrebbe essere comparsa anche molto tempo dopo. In fondo, il rame monetato compare quasi 200 anni dopo oro-elettro-argento, ed inizia (ma potrei sbagliarmi) a Siracusa.

6. Mi pare (ma ho letto troppo poco: ricordo le lezioni di Numismatica Antica di Savio) che per le prime monete in elettro rinvenute nel 1904  nei sotterranei dell'Artemision di Efeso, l'ipotesi prevalente sia quella di una produzione "mercantile" piuttosto che statale. Le unità statali si sarebbero impadronite successivamente dell'iniziativa di qualche grosso mercante...

7.Perchè stupirsi che la "vera moneta" sia comparsa in occidente solo nel VII secolo a.C.? I fatti storici sono determinati da una serie complessa di circostanze e, come dicevano i greci, "neppure gli dei possono modificare il passato".

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Il 22/6/2018 alle 16:41, gpittini dice:

7.Perchè stupirsi che la "vera moneta" sia comparsa in occidente solo nel VII secolo a.C.? I fatti storici sono determinati da una serie complessa di circostanze e, come dicevano i greci, "neppure gli dei possono modificare il passato".

Grazie Gianfranco per il tuo interessamento. Riprendo per ora solo il punto 7 della tua risposta, sperando di poter sviluppare in seguito anche tutti gli altri spunti.

Ci si dovrebbe stupire della nascita della moneta nel VII secolo a.C., se si considera la moneta semplicemente come un altro mezzo per semplificare gli scambi. Aristotele è uno dei primi a sostenere che la moneta sia stata inventata per semplificare gli scambi che, dapprima, avvenivano tramite il baratto e, in seguito, tramite lo scambio di beni contro metallo a peso. La moneta avrebbe evitato i problemi di equivalenza del baratto (quante frecce devo scambiare per avere una pecora?) e per superare le laboriose operazioni di pesatura e saggiatura del metallo.

Dello stesso avviso è stato Carl Menger, agli inizi del '900.

Se la moneta è questo (e penso lo sia), ossia un mezzo per semplificare gli scambi, allora la sua invenzione è inspiegabilmente tardiva, perché non si tratta di un'innovazione tecnologica e concettuale così sofisticata da richiedere migliaia di anni prima che venisse introdotta. In realtà, dopo la sua introduzione si assistono a radicali cambiamenti nell'economia, nella cultura, nella società e nei rapporti di forza tra le classi sociali della polis greca.

Cerco di essere più chiaro: non sto dicendo che la moneta non sia un mezzo per semplificare gli scambi: sicuramente lo è stato, ma se ne è fatto a meno per migliaia di anni. Perché? 

Penso sia dunque necessario capire su quali siano le circostanza che nel VII secolo hanno portato alla sua introduzione, indagando in particolar modo su come funzionassero gli scambi al minuto, su chi effettivamente erano coloro che fino ad allora avevano avuto il controllo della ricchezza (gli aristocratici) e chi invece con l'introduzione della moneta ha tratto enormi benefici (mercanti, tiranni e ceto medio o medio/basso della popolazione) a scapito dei primi.

Penso che un ottimo sunto di questo concetto sia stato fatto da Robert Tye in questo articolo che allego. Riporto di seguito le conclusioni (seppur non esaustive):

Cita

Coins are a medium which assist individuals in enabling and efficiently
negotiating just relations both with others and with the state. Prior to the creation
of coins, distribution of goods in the Ancient Empires was controlled by
hierarchical religious ideology. Coinage itself is not a technology that requires
much inventing. Rather, it can only be brought into being by a will of citizens
seeking a more equitable and open way of distributing goods and services.
Whilst religious doctrine retained a key role in the organisation of the
economy, its beneficiaries inevitably will act to stifle public attempts to discuss
any alternative political, scientific and philosophical avenues of thought, leaving
society intellectually trapped by religious dogma.
Coinage, and the social reorganisation associated with its introduction,
are thus the one crucial key factor in the creation of modern open society.
The relationship between coinage and the Greek enlightenment is obvious,
but it goes little mentioned within the modern academic system, for ideological
reasons, even by such as Popper himself. This seems to tell us quite a lot about
the level of openness thus far achieved within modern academic society.

Matteo :)

Gyges_Magic_Ring_The_Origin_of_Coinages sottolineato.pdf

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Il 22/6/2018 alle 16:41, gpittini dice:

5.In fondo, si può benissimo separare la moneta "ad alto valore" da quella di valore piccolo o minimo, usata per gli acquisti quotidiani, che potrebbe essere comparsa anche molto tempo dopo. In fondo, il rame monetato compare quasi 200 anni dopo oro-elettro-argento, ed inizia (ma potrei sbagliarmi) a Siracusa.

Vero, mi trovi d'accordo. 

Sicuramente esistevano forme di denaro per i grossi acquisti, che comunque sono state mantenute anche dopo l'introduzione della moneta. In fondo una barra di argento è comunque più comoda da trasportare rispetto a un chilogrammo di monete.

Ma esistevano forme di denaro per i piccoli acquisti prima della moneta?

La presenza di frazionali minuscoli sin dalle prime emissioni farebbe pensare che la moneta sia stata introdotta sin da subito con l'intenzione di coinvolgere molte persone nel suo utilizzo. Esistono (quasi certamente) monete in elettro da 1/192 di statere (0,07g. di peso teorico nello standard lido-milese). Il suo valore era molto probabilmente alto per acquistare pane, latte o carne al mercato, ma non credo potesse essere impiegata per acquisti "importanti". La vera domanda importante secondo me è: il destinatario dell'utilizzo di tale moneta, prima aveva accesso a una forma di ricchezza di questo tipo? Poteva accumularne e migliorare la qualità della sua vita senza queste frazioni?

Nell'arco di un paio di generazioni, intorno al 550 a.C., troviamo frazioni in argento dallo stesso peso (0,07g.). Tutto ciò mi porterebbe a pensare che qualcuno abbia voluto portare la circolazione della moneta tra la popolazione, facendo così circolare la ricchezza molto più di quanto potesse avvenire fino ad allora.

Kurke evidenzia, in modo abbastanza evidente, quanto nei testi dei filosofi greci di estrazione aristocratica la moneta e il commercio al minuto fossero disprezzati. Qualche esempio è riportato anche in Faraguna. Allego entrambi:

 

Kurke, Herodotus_and_the_Language_of_Metals.pdf

faraguna.pdf

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Anche Christopher Howgego connette lo sviluppo e diffusione della moneta coniata alle particolari condizioni socio-politiche del mondo greco, soprattutto i cambiamenti intervenuti nella struttura della polis… per lui condizioni sociali nuove e una maggiore sofisticazione economica hanno condotto a una sempre più diffusa monetarizzazione nell'ambito delle polis greche, la stessa monetazione persiana aveva un ambito di circolazione circoscritto ai domini della costa anatolica, occupata per lo più da polis greche… un altro testo interessante a tal proposito è l'ultima fatica del Mitchiner, Ancient trade and early coinage, dove vi è una gustosissima visione comparata dei primi e più antichi sistemi monetari dalla Grecia al Giappone passando per la Persia, l'india e la Cina...l'idea di fondo è nella rilevanza del commercio internazionale come stimolo iniziale allo sviluppo della moneta coniata. 

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  • 10 mesi dopo...
6 ore fa, luke_idk dice:

Eppure, J.K. Galbraith, con il suo solito humor anche pesante, citava Erodoto per ipotizzare come la moneta sia stata nata proprio per il "commercio"... :D 

Interessante. Sai se ha mai argomentato la sua idea in qualche scritto? 

Io comunque non sono convinto che la moneta nasca per il “commercio”, perché il commercio, anche quello internazionale, è sempre stato fatto anche senza moneta. Penso però che centri qualcosa il commercio al minuto; quantomeno come mezzo di diffusione di uno strumento (la moneta) capace di arricchire chi lo emetteva e di alterare gli ordini sociali a favore dei ceti meno nobili. 

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Money Whence It Came, Where It Went John Kenneth Galbraith
With a new foreword by James K. Galbraith

 
  • Paperback
    2017
     
    Consiglio anche :
    William Goetzmann, "DENARO" 
    trad it. Il Saggiatore 2016.
     
    Attenzione pero' a non restare delusi: l'approccio allo studio del "denaro" è quello da economisti  (entrambi gli autori lo sono).
    si indaga sull'origine del denaro come mezzo finanziario per agevolare le transazioni, i commerci, l'accumulo di ricchezza, la riserva di valore.
    Non è un approccio da numismatico che intrinsecamente indaga "come" e da cosa si sviluppo' la moneta in quanto oggetto.
    Molto interessante è soprattutto la parte successiva dello sviluppo che il denaro ha avuto nei flussi e nell'espansione della finanza nei secoli recenti.
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3 ore fa, Matteo91 dice:

Interessante. Sai se ha mai argomentato la sua idea in qualche scritto? 

Io comunque non sono convinto che la moneta nasca per il “commercio”, perché il commercio, anche quello internazionale, è sempre stato fatto anche senza moneta. Penso però che centri qualcosa il commercio al minuto; quantomeno come mezzo di diffusione di uno strumento (la moneta) capace di arricchire chi lo emetteva e di alterare gli ordini sociali a favore dei ceti meno nobili. 

In realtà, era poco più di una battutaccia, comunque ricordava come Erodoto citasse il fatto che la moneta fosse nata "laddove ed allorquando" le prostituite avevano sviluppato nuove tecniche e non dico per cosa...

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4 ore fa, luke_idk dice:

In realtà, era poco più di una battutaccia, comunque ricordava come Erodoto citasse il fatto che la moneta fosse nata "laddove ed allorquando" le prostituite avevano sviluppato nuove tecniche e non dico per cosa...

É una battuta “importante” in realtà! Leaslie Kurke in pratica ci ha scritto un libro! Ovviamente scherzo, ma è vero che nel suo libro parla anche di prostituzione e moneta: si intitola Coins, Bodies, Games, and Gold: The Politics of Meaning in Archaic Greece

Purtroppo non sono ancora riuscito a leggerlo, ma il senso dovrebbe essere che mentre in passato le “prostitute” (di alto borgo...) erano riservate solo agli aristocratici, con la moneta i piaceri di queste signore (di livello meno raffinato, diciamo) erano diventati accessibili anche a fasce meno nobili della polis.

Anche in questo ambito, pertanto, gli aristocratici perdevano (almeno in parte) un proprio privilegio esclusivo...

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