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Syracuse tetradrachm tudeer 90- Nomisma auction


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Potrebbe essere stato un secondo colpo con il conio inclinato , successivamente al primo colpo corretto ...
 

Sulle monete importanti come i tetradrammi non c'era un controllo da parte della zecca? Come è possibile che una moneta fortemente deturpata potesse uscire dalla zecca e circolare?
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Il 2/4/2018 alle 22:45, cippal dice:


Sulle monete importanti come i tetradrammi non c'era un controllo da parte della zecca? Come è possibile che una moneta fortemente deturpata potesse uscire dalla zecca e circolare?

Considerato che valevano per il loro peso, e che l’impronta era più che altro assimilabile ad un sigillo di garanzia, che senso avrebbe avuto un controllo qualità?

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Avevo notato anch'io questo esemplare ed ero in dubbio se postarlo. Si tratta di una tipologia di tetradramma che ho sempre considerato affascinante per la scarmigliatura di Arethusa (periodo di Dionisio intorno al 410 a.C.). La moneta appare autentica senza alcunché che ne faccia dubitare (la filiforme frattura passante per D/ e R/ sembrerebbe una prova del nove, al riguardo) ma D/ e R/ sono veramente poco attraenti! (posto il R/: notare la frattura ramificata dell'impronta del conio)

I also noted this specimen (from auction Nomisma 57) and I had thought to post it. It is a tetradrachm which I've always considered of a charming type, because of the ruffled hair of Arethusa (Dyonisius time, about 410 B.C.). This coin seems original and there is apparently nothing making it doubtful (the threadlike passing crackle would appear a poof-by-nine, in this respect), but both sides are really ugly (I post also the Reverse: note the branching-fracture of the die print)

 

Arethusa R.jpg

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  • 1 mese dopo...

same features on a didrachm of Akragas. 
The coin is doubtless as it comes from the Monte Bubbonia hoard now in the Paolo Orsi museo of Syracuse

it is interesting to note that in both cases this had occurred on the reverse of the coin.


5af17fd950d8c_Akratrefl.jpg.900272263ceef113b781f35c2621990f.jpg

 

 

Modificato da Brennos2
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Il 4/4/2018 alle 10:22, Tinia Numismatica dice:

Considerato che valevano per il loro peso, e che l’impronta era più che altro assimilabile ad un sigillo di garanzia, che senso avrebbe avuto un controllo qualità?

Scusami @Tinia Numismatica se ne approfitto e vado fuori argomento. Ammetto di non sapere nulla di questa monetazione, né dell'economia monetaria dell'epoca. 

Il valore nominale di queste monete era pari al valore intrinseco dell'argento? Anche entro i territori direttamente controllati dall'autorità emittente? Se sì, l'utilità della garanzia risiedeva soltanto nella qualità del metallo utilizzato?

Grazie.

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Awards

4 ore fa, Matteo91 dice:

Scusami @Tinia Numismatica se ne approfitto e vado fuori argomento. Ammetto di non sapere nulla di questa monetazione, né dell'economia monetaria dell'epoca. 

Il valore nominale di queste monete era pari al valore intrinseco dell'argento? Anche entro i territori direttamente controllati dall'autorità emittente? Se sì, l'utilità della garanzia risiedeva soltanto nella qualità del metallo utilizzato?

Grazie.

Si, alla fine si, contava il peso e la titolazione dell’Argento che era garantita dell’autorità emittente tramite apposizione delle sue impronte, ma nulla vietava di andare in giro con equivalente quantità di argento di titolo analogo e usarlo per pagare, a parte la scomodità di dover dimostrarne la titolazione al ricevente. È la circolazione a valore intrinseco. 

Per una tetra dracma ti davano tot merce.... e te la davano anche per 16 grammi e rotti di buon argento, con o senza l’impronta della zecca della poleis. 

Anzi, in seguito, proprio grazie al fatto che la Poleis garantiva che per quella moneta ti davano quella merce, si è potuto abbassare la titolarità delle monete pur mantenendone il potere di acquisto, nasce la circolazione fiduciaria. E i guadagni nella emissione crescono a dismisura. 

Modificato da Tinia Numismatica
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Grazie della spiegazione @Tinia Numismatica.

Fatico però a comprendere La convenienza dell'autorità emittente a sostenere costi per la produzione di monete aventi lo stesso valore dell'argento. 

Come dicevo io di queste mente non so nulla, perché mi fermo alle monete in elettro d'Asia Minore (non che in questo ambito ne sappia granché). Queste, per esempio, erano caratterizzate da un certo grado di "fiduciarieta".

Ps: essendo off-topic posso tentare di colmare la mia ignoranza in un'altra discussione...

 

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Awards

Mi pare che il difetto di coniazione abbia cambiato anche la morfologia della parte posteriore della fasciatura dei capelli, o sbaglio? O non si tratta davvero del Tudeer 90 per quanto riguarda l'accoppiamento di conii? Purtroppo non possiedo il lavoro di Tudeer.

 

Esemplare ex Gemini V/470 ed ex Jacob Hirsch XIII del 1905 lotto 431, nonché Tudeer 90-a:

IMG_7860.JPG.1f4384fec02e79a63202b68457a6afb5.JPG

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A @Matteo91 post 11

Si può considerare che le polis a volte disponevano di miniere e comunque, in difetto, acquistavano argento in lingotti a costi di "ingrosso" e non di "dettaglio" .

Certamente, poi, al costo nudo del metallo, l'Autorità garante ( polis ) aggiungeva i costi di produzione ( zecca ) ed anche un utile di Stato per la garanzia fornita, per raggiungere infine  il valore garantito e legale delle monete emesse .

La ricarica per singola moneta è comunque modestissima considerando l'elevato numero di pezzi prodotti da una zecca .

 

Modificato da VALTERI
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