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Serie Capranesi: Dal Regno d'Italia alla Repubblica Italiana, mezzo secolo e oltre di arte nelle banconote


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Ciao a tutti,

Riguardavo il mio "album di storia", e mi è caduto l'occhio su di un biglietto di cui sono sempre più convinto che sia valsa la pena (o la sofferenza), aver acquisito. Comune, ma in conservazione veramente eccelsa, si ammira in tutto il suo splendore artistico.
La carta al tatto ha un suono molto croccante (quel "cronch cronch" che ci piace tanto ascoltare quando è autentico e naturale).
Da questa opera d'arte mi è venuto in mente il lungo percorso artistico iniziato dal Capranesi, importato anche nella Repubblica.
Ho pensato di iniziare un piccolo viaggio, sperando in un vostro aiuto, che ripercorra la storia di questa serie di banconote.
Avrei dovuto iniziare con il 50 lire "buoi", ma stasera questo biglietto mi ha nuovamente estasiato, un po per la conservazione particolarmente alta, un po per il significato che la sua emissione voleva simboleggiare. Ovviamente non è mia intenzione far politica, ma va da se che questa è una delle pochissime emissioni disegnate appositamente per la proclamazione dell'Impero. La simbologia è quindi in tema: ritorno agli antichi fasti imperiali con l'aquila al retro, e l'italia sul fronte fieramente rappresentata dalla dea Roma, con vittoria alata e lupa capitolina.

La scansione rende una vaga idea della bellezza del biglietto, che condivido con voi non solo per mostrarlo, ma anche per condividere ulteriori notizie storiche, numismatiche o altro che concerne questo taglio.
Confido nell'apporto del buon @nikita_

con qualche curiosità a tema numismatico dalla sua appassionata raccolta, e da chiunque voglia contribuire anche solo con una notizia tecnica sui riferimenti di questa banconota, reperibili tranquillamente in rete.
Grazie a tutti

Fab

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Ciao, non finisci mai di stupirci :D , vedo una banconota maestosa ed in eccellente conservazione, un piacere per gli occhi anche se solo attraverso un monitor.

Indubbiamente l'iconografia nasce come tributo a Roma imperiale antica, riguardo la proclamazione dell'Impero degli anni '30 non ne sarei così sicuro, del resto Capranesi fu un artista scelto dalla Banca d'Italia sin dal primo decennio del '900.
Stringher stesso volle un'altro artista al soldo dell'istituto di emissione, una persona di talento in grado di poter rinnovare la serie di banconote esistente. I biglietti di Barbetti furono molto criticati perchè non esercitavano un'azione incisiva contro la contraffazione, in buona sostanza non mettevano in serie difficoltà i falsari.
Presumibilmente il biglietto è stato pensato e disegnato tra il 1910 ed il 1915 (Capranesi si spense il 1921), ma emesso nella sua veste grafica definitiva nel 1930 1931*, praticamente è stato solo aggiunto il fascio littorio al retro.

Un gran bel biglietto, complimenti!

Modificato da nikita_
* data errata
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2 ore fa, nikita_ dice:

Presumibilmente il biglietto è stato pensato e disegnato tra il 1910 ed il 1915 (Capranesi si spense il 1921), ma emesso nella sua veste grafica definitiva nel 1930, praticamente è stato solo aggiunto il fascio littorio al retro.

Ciao e grazie mille per la correzione, il biglietto è entrato in circolazione precisamente nel 1931... Perdonate l'errore, grazie ancora a @nikita_ che da corpo ai miei assist.

Per il momento allego la scheda della banconota sopra allegata, che ho realizzato per il mio "libro di storia".

Contento vi piaccia, felice di aver condiviso l'unica 100 Lire "Capranesi" in mio possesso, ma veramente ricercata, attesa e sudata, fino all'ultimo cent! :D 


Alla prossima Capranesi, sempre su questo scher...  ehmm... thread :D 
 

100 Lire – Tipo: Capranesi
“Aquila Romana”
Decreto di emissione del: 19/12/1940 - Anno XIX° dell’Era Fascista
Misure: 185 × 110 Mm totali; Misure della parte stampata: 151 x 91 Mm;

Firme: Azzolini / Urbini;
Bibliografia: Crap. 18.249;
Stampa: Officine Banca d’Italia di Roma;
Contrassegno di Stato:
Testina d'Italia e Fascio Littorio;
Numero di Serie: F 576 6729
(A576 – 0001 a V625 - 1000),
ogni serie è composta da 10.000 pezzi;
Tiratura: 10 000 000;
Filigrana: Nel medaglione dx Dante Alighieri, in quello sx testa dell'Italia turitta;
 

DRITTO: In basso, semisdraita, la dea Roma elmata e Vittoria alata; nella sua destra Lupa Capitolina.
ROVESCIO: Corona d'alloro entro cui poggia aquila romana.

 

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La prossima banconota Capranesi che andrò a descrivere sarà il 50 lire "Buoi", per me la vera opera d'arte della cartamoneta italiana del Regno d'Italia.
La postai tempo addietro, ma oltre ad essere saltate le immagini, mi piace riproporla in un contesto di approfondimento come questo.
Il tripudio di decorazioni ed i dettagli incredibilmente minuti, rendono questo biglietto un autentico quadro da ammirare ripetutamente.
La scena agreste rappresentata nel rovescio del biglietto, nella sua semplicità grafica, risulta al tempo stesso ricercata e realistica a tal punto da far quasi materializzare davanti a noi questa scena, percependo perfino i profumi contadini della buona terra agricola, prevalente attività lavorativa di quegli anni che videro anche il nostro paese sconvolto dalle brutalità della prima grande guerra.
L'aquila araldica, con scudo sabaudo crociato in petto compare nei due angoli inferiori del biglietto, sormontato dai prodotti agricoli, simboli di  sussistenza per intere famiglie che non condividevano altro che il duro lavoro agricolo, sin dalla più giovane età (e chi ha ancora nonni o padri che hanno vissuto quei tempi, può avere la fortuna di ascoltare direttamente da loro storie di vita al riguardo...)

Al dritto troviamo la raffigurazione della dea Atena Pallade, simbolo si assennatezza e ponderatezza, con elmo e corazza, scudo nella mano sinistra e una pianta di ulivo nella sinistra, simbolo di pace e serenità... peccato sia rimasta solo una bellissima illustrazione e non anche un'intenzione, che c'avrebbe (a noi, ed a tanti altri) evitato indicibili sofferenze.

Bellissima la trasparenza dei buoi raffigurati nel retro (e qui domando: era qualcosa di voluto tecnicamente? oppure si riscontra a seconda della quantità di inchiostri usati nella stampa?)

Il biglietto riporta la firma del console italiano negli States: qualcuno ha ulteriori notizie in merito?

Qualitativamente è un biglietto dai grandi colori, aspetto ostico da reperire su questa tipologia.
Ho avuto la gran fortuna di incontrare ed acquistare (in questo preciso ordine) quasi "per caso" questo biglietto, ma ho colto al volo l'attimo fuggente (non me lo sarei mai perdonato, nonostante "il salasso" inaspettato e non indifferente che ho affrontato).

La carta è croccante, con delle leggere grinze nella parte superiore destra del biglietto, che vengono enfatizzate dalla scansione.
Benchè frusciante, la carta è molto sottile. E' dovuta ad un diverso processo produttivo della tipologia Barbetti, che invece l'aveva molto più pesante e corposa? 

Vi lascio con la stringata scheda riepilogativa, sperando in un vostro contributo a 360 gradi su questa banconota e/o anche sulla precedente.

@petronius arbiter cortesemente, ti chiedo se avresti la pazienza di correggere il titolo della discussione eliminando le parole ripetute. Grazie!

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Modificato da ilnumismatico
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50 Lire – Tipo: Capranesi – “Buoi”
Decreto di emissione del: 12/01/1919
Misure: 167 × 96 Mm totali; Misure della parte stampata: 156 x 84 Mm;

Firme: Canovai / Sacchi;
Bibliografia: Crap. 3.68;
Stampa: Officine Banca d’Italia di Roma;
Tiratura: 2 000 000;
Filigrana: Nell'ovale sinistro Dante Alighieri;
Contrassegno di Stato:
Testina d'Italia e Decreto Ministeriale 1896;



Allego anche dei dettagli ingranditi :) 

DRITTO: Nella destra dea Pallade elmata con ulivo e scudo; nel contorno agrumi.
ROVESCIO: Nel centro coppia di buoi traenti un aratro tenuto da un contadino; nei due rosoni in basso aquila araldica.

Numero di Serie: Q 119 7739
(da A116 – 0001 a V125 - 1000),
ogni serie è composta da 10.000 pezzi;

 


 

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Personalmente, per quest'ultima banconota siamo agli appalusi. Questa è arte vera e propria, degna di un museo.

Complimenti.


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17 ore fa, ilnumismatico dice:

Bellissima la trasparenza dei buoi raffigurati nel retro (e qui domando: era qualcosa di voluto tecnicamente? oppure si riscontra a seconda della quantità di inchiostri usati nella stampa?)

Questo bisogna domandarlo a chi era presente nelle sale di stampa cento anni fa :D 

A parte l'uso di elememti calcografici, venne sperimentata una carta ad "impasto speciale". Carta che si rivelerà poco resistente all'usura. La tua è croccante perchè è in condizioni fantastiche, ma nello stesso tempo non ne noti la robustezza. Purtroppo sulla gazzetta ufficiale del Regno che ne decreta l'emissione, su quest'impasto speciale usato per la carta non c'e' nessun riferimento specifico, si limita ad un laconico "carta bianca d'impasto speciale".

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Nello stesso tempo però elenca una infinità di piccoli particolari grafici che si trovano sulla banconota.

Sicuramente qualcosa andò storto e ne avranno ravvisato la fragilità sin dall'inizio, non per nulla queste banconote non andarono a sostituire in toto i Barbetti, quest'ultimi continuarono a stamparli in gran quantità ancora per lungo tempo.

Se ne vedono pochissime in giro in queste condizioni come la tua, meravigliosa!

 

 

 

Modificato da nikita_
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Ed a proposito dei piccoli particolari riportati sulla gazzetta ufficiale dell'epoca, leggo quanto segue:

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Due piccoli gruppi in distanza sull'orizzonte raffigurano: quell sinistra  del riguardante, un uomo a cavallo, e quello a destra aratro tirato da buoi. 

Un uomo a cavallo all'orizzonte? ma sono solo io che non lo vedo?

Non c'è nemmeno sulle lastre calcografiche in rame originali riportati su di un mio volume :unknw: 

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Modificato da nikita_
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Grazie @nikita_ per il tuo contributo molto interessante. 

La fragilità della carta la conoscevo sommariamente (ma non ricordo dove l'ho letta), e l'ho trovato un dettaglio molto importante. Di queste in mano ne ho viste pochissime, tutte in bassa conservazione. Ne sono passate diversi pezzi in alta conservazione in una "recente" asta da Montenegro, ma non ho avuto modo di toccarle personalmente.

Spero di leggere qualche altro dettaglio interessante, e comunque ringrazio tutti coloro che sono intervenuti o interverranno.

Fab

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8 ore fa, ilnumismatico dice:

Spero di leggere qualche altro dettaglio interessante, e comunque ringrazio tutti coloro che sono intervenuti o interverranno.

Ciao, sull'uomo a cavallo all'orizzonte che ne pensi? :blink:

Secondo me sarà stato modificato qualcosa all'ultimo momento, l'orizzonte non è in linea (foto1), va bene che potrebbe esserci una collina a sinistra e quindi dal basso di destra si va a salire, invece, se noti, l'orizzonte di destra va addirittura leggermente a scendere verso il centro, c'è un'invisibile scarpata nascosta dai buoi? :D

Troppa asimmetria, la collina (in teoria dietro i buoi) ma sembrerebbe più un altopiano, la si deve immaginare, per me è un evidente rimaneggiamento, e per giunta fatto proprio male. La sparizione di quei piccoli dettagli citati sulla G.U. si può spiegare solo così, ma è comunque solo una mia opinione.

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L'utilizzo della calcografia li ha spiazzati? Non è di certo idonea per riprodurre piccolissimi particolari, e quelli descritti sulla gazzetta ufficiale (ma non presenti) dovevano essere veramente minuscoli.

Un'altra considerazione: Con un orizzonte "normale" le teste dei buoi non si sarebbero impastate con lo sfondo del terreno, il chiaroscuro è stato azzeccato (prova riempimento in foto).

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E' vero che le teste risultano più in risalto, ma eventualmente il risultato non sarebbe stato male. La motivazione del "ripensamento" sulla veste grafica a questo punto bisognerebbe trovarla altrove.

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Penso che l'orizzonte sia stato tutto rifatto, a sulla gazzetta ufficiale (26-06-1915 n.160) è descritto l'originario progetto depositato in un tempo antecedente la stampa dei biglietti. 

 

Modificato da nikita_
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Complimenti @nikita_ grande post, grande occhio, interessantissimo riferimento con il tuo libro (a proposito: di diresti titolo ed autore?)

Che altro dire... le tue intuizioni sono perfette, chissà cosa accadde nel periodo che intercorse la tra pubblicazione in G.U. e l'emissione dei biglietti, perchè è chiaro, dalle tue giuste considerazioni, che "qualcosa" sia avvenuto.

"Il riguardante" chi sarebbe? l'utilizzatore della banconota? quindi, dovrebbe esserci "qualcosa" sia a dx che a sx della scena agricola?
Oppure ho capito male io, e sarebbe solo a sx della scena, proprio in quel punto dove c'è "l'abbassamento" della linea dell'orizzonte?

Ne sparo una: e se questa "modifica" fosse intervenuta dopo lo spostamento del contrassegno di stato, dal basso verso l'alto? 
Che ne pensi? potrebbe essere "quell'avvenimento" che intercorse tra la pubblicazione in GU e l'emissione della banconota?

Cmq interessantissimo post :) 

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Aggiungo un articolo completo a firma di Gerardo Vendemia: Giovanni Capranesi, "il pittore delle banconote"

http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/?p=14271

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6 ore fa, ilnumismatico dice:

interessantissimo riferimento con il tuo libro (a proposito: di diresti titolo ed autore?)


Che altro dire... le tue intuizioni sono perfette, chissà cosa accadde nel periodo che intercorse la tra pubblicazione in G.U. e l'emissione dei biglietti, perchè è chiaro, dalle tue giuste considerazioni, che "qualcosa" sia avvenuto.

Ciao, Imprimatur - L'arte nella banconota (a cura della Banca d'Italia - Electa 1988), è un volume più che altro ricco di immagini.

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Il "riguardante" è la figura centrale del bifolco con aratro ed i due buoi, quindi quei due piccoli elementi (un uomo a cavallo ed aratro tirato da buoi) dovevano stare sia a destra che a sinisra della scena principale, sul piccolo altipiano (sx) e sulla depressione (dx), dei piccoli spazi ci sono, quindi credo che non "avrebbero avuto problemi", ma qualcosa è sicuramente successo....

Giusto per farti vedere quando era minuziosa la descrizione sulla G.U sui piccoli particolari al retro, e questa è solo una minima parte! :D

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Quindi non è  stata una svista od un refuso, quel cavaliere era previsto eccome! (riferimento sul ritaglio GU postato in precedenza).

Riguardo lo spostamento del contrassegno di stato in alto: Non credo che avrebbe influito molto, del resto in basso è presente un cartiglio piuttosto grande, si può dire che entrambi non hanno tolto quasi nulla alla scena agricola, se li invertissimo il risultato sarebbe quasi lo stesso, ma, naturalmente, è solo una supposizione.

Comunque c'è da dire che l'abbassamento dell'orizzonte di destra era già previsto, infatti nel bozzetto dell'artista è presente, ma non fanno capolino i due particolari mancanti oggetto della nostra attenzione.

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E questo infittisce il mistero, praticamente fa pensare che qui due elementi mancanti non li ha disegnati lo stesso Capranesi, magari si è opposto a questa scelta grafica successiva? e chi lo sa?

Modificato da nikita_
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Discussione molto interessante, alla quale provo a dare un mio piccolo contributo per quanto riguarda la lavorazione dei biglietti.

Lavorazione che, fin da subito, risultò lenta e difficoltosa, intercalata da lunghi periodi di riposo, per dar modo alle diverse stampe sul recto e sul verso di asciugarsi. Come scriveva l'ing. Ettore Piacentini, Direttore dell'Officina Lavorazione Biglietti e Carte Valori, in una nota da lui stilata nella primavera del 1917, "dall'inizio della preparazione della carta alla consegna del biglietto finito alla Cassa Generale, occorrono almeno tre mesi di tempo."

Questi biglietti, contrariamente a quanto era stato fatto per quelli da 50 lire tipo Barbetti, per i quali erano in uso macchine di stampa a due colori, furono stampati con una macchina Lambert a quattro colori. Macchina sicuramente più moderna, ma con i suoi bravi difetti per quanto riguardava i tempi di produzione e, soprattutto, gli scarti. Mentre con una macchina a due colori si potevano stampare fino a 20.000 biglietti da 50 lire Barbetti al giorno, con il 4,5% di scarto, con DUE macchine a quattro colori, si stampavano solo 30.000 biglietti al giorno, 10.000 in meno di quelli che si sarebbero stampati con due macchine a due colori, ma, soprattutto, con uno scarto che, nei giorni peggiori, arrivava anche al 22%.

Tra le cause principali della lenta produzione, il Piacentini segnalava i ritardi dovuti al sistema utilizzato per la preparazione della carta:

"Dopo eseguite le operazioni preliminari di squadratura, bucatura e verifica della carta bianca, la carta così preparata viene sottoposta a una patinatura a base di ossido di zinco mediante la quale essa, che è già di per se stessa poco assorbente, viene resa ancora più impermeabile. Questa vernice a base di ossido di zinco che si spalma sulle due facce del foglio che deve poi ricevere l'impressione a colori, viene assorbita con difficoltà, tanto è vero che dopo circa un mese dalla sua applicazione la carta rimane ancora oleosa e attaccaticcia, tanto da non potersi ancora presentare alle macchine per la stampa. Inoltre questo strato impermeabile di ossido di zinco rende ancora più lento e difficile l'assorbimento e l'asciugamento dei colori della stampa, e occorre attendere ancora un lungo periodo di tempo di circa un mese perché la carta stampata a colori sul recto sia atta a ricevere la stampa a colori sul tergo, senza correre il rischio di danneggiare la primitiva impressione."

Da ultimo, infine, il foglio ormai asciutto prima di essere passato alla verifica, veniva stampato con un leggero strato di vernice over-print, utilizzando una macchina cilindrica. Anche questa, nota sempre il Piacentini, "è una sostanza grassa e oleosa, che non potendo essere facilmente assorbita dalla carta per lo strato intermedio impermeabile dell'ossido di zinco, rinfresca i colori della stampa e mantiene il biglietto sempre umido e appiccicoso, tanto è vero che i biglietti finiti e impacchettati, senza alcuna pressione, si attaccano sempre l'uno sull'altro."

Per quanto riguardava invece la preparazione dei clichés per il nuovo biglietto, questi, realizzati in rame dall'Officina Fabbricazione Biglietti della Banca d'Italia, prima di essere passati alla stamperia, venivano sottoposti a nichelatura per aumentarne la resistenza e ridurne l'usura. E, per ottenere in fase di lavorazione "un grande risparmio di tempo e denaro", furono sottoposti a nichelatura anche i piccoli clichés forniti dallo Stato per il contrassegno.

Inoltre, durante la realizzazione del cliché per il recto del biglietto, si dovettero affrontare problemi di ordine tecnico, derivati in buoni parte da carenze progettuali. Scrive ancora Piacentini:

"La vignetta rappresentate Minerva, dovrebbe essere rifatta, o per lo meno completata, in quanto che l'incisione, come si vede ora, non è finita, e le grandi parti piane che essa presenta producono gravi difficoltà nella stampa, essendo parti troppo marcate di facile deterioramento."

Ma alla fine, tutte le difficoltà furono superate, e questo piccolo capovaloro d'arte monetaria potè entrare nelle tasche degli italiani :D

O sarebbe stato più bello se fosse stato, anche leggermente, diverso? Nella foto (da Il Giornale della Numismatica) un bozzetto, scartato, del recto, intero e particolari...che ne pensate? :)

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petronius oo)

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Meravigliosa, peccato che non è mai stata prodotta per la circolazione con questa veste grafica, o magari utilizzarla per un'altra banconota.

La prospettiva "anomala" dell'immagine dell'esperimento del recto della banconota da 50 lire presente nel post precedente, ha stretto ed allungato in senso verticale la vera immagine di Minerva disegnata da Capranesi.

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Complimenti per la bellissima discussione, per i contributi notevoli dati e alla banconota che anch'io considero la più bella artisticamente parlando.

Complimenti anche a @ilnumismatico per lo splendido esemplare in suo possesso, un piccolo capolavoro.

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Grazie ragazzi, grandi contributi, interessanti notizie davvero che non conoscevo.
Sta uscendo fuori una grande discussione con l'apporto di tutti voi.

Un dettaglio che ancora non ho ben capito, è riguardo alla consistenza della carta.
Mi è parso di capire che l'impasto che avrebbe poi generato il biglietto fosse diverso (da qui, quindi, la minor consistenza del biglietto? confermate?) e che proprio questo diverso procedimento di fabbricazione rendesse anche il processo di asciugatura molto più lento.
Potrebbe anche questo essere la causa della fragilità del biglietto? [inteso non solo come consistenza della carta, ma anche come resistenza all'usura dell'inchiostrazione?]
Da quello che sapete, la fragilità del biglietto è stata la causa prima della sua breve vita?

perdonate le domande, sicuramente molto "terra terra"... e forse troppo tecniche...

Ho provato a googleare "Ettore Piacentini, fabbricazione biglietti" e mi indirizza a questo pdf

https://www.bancaditalia.it/chi-siamo/asbi/strumenti-di-ricerca/GuidaArchivioStorico-1993-file-unico.pdf

Da una veloce ricerca, il nome non compare, ma qualche notizia di contorno interessante sembra esserci.

Grazie ancora ragazzi! andiamo avanti, discussione aperta a TUTTI, rendiamola interessante e corposa :) 

fab

@petronius arbiter dove le hai trovate le info sul piacentini? in qualche libro o sul web? Grazie!!!

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8 ore fa, ilnumismatico dice:

@petronius arbiter dove le hai trovate le info sul piacentini? in qualche libro o sul web? Grazie!!!

Nel Bollettino di Numismatica dedicato al Museo della Banca d'Italia

http://www.numismaticadellostato.it/web/pns/bollettino/a-stampa/monografie

E' il n. 11, i volumi I e II, purtroppo non disponibili in pdf, io ho il cartaceo, non so se sia possibile scaricarlo da qualche altra parte.

petronius :)

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8 ore fa, ilnumismatico dice:

Un dettaglio che ancora non ho ben capito, è riguardo alla consistenza della carta.
Mi è parso di capire che l'impasto che avrebbe poi generato il biglietto fosse diverso (da qui, quindi, la minor consistenza del biglietto? confermate?) e che proprio questo diverso procedimento di fabbricazione rendesse anche il processo di asciugatura molto più lento.
Potrebbe anche questo essere la causa della fragilità del biglietto? [inteso non solo come consistenza della carta, ma anche come resistenza all'usura dell'inchiostrazione?]
Da quello che sapete, la fragilità del biglietto è stata la causa prima della sua breve vita?

Sembrerebbe di si, ma forse le cause bisognerebbe trovarle altrove, ma non saprei dove :unknw: 

Roberto Mori (ex Direttore centrale B.I. ed ex responsabile della fabbricazione delle banconote) nel suo libro (Il biglietto di banca - 1984) parla della circolazione dei biglietti nel primo novecento, quando l'uso delle banconote non era ancora un fenomeno di massa. Un utilizzo non diffuso fa pensare che si potevano stampare banconote poco resistenti, niente di tutto questo, l'indice di resistenza della carta veniva misurata attraverso l'accertamento del numero delle doppie pieghe che la carta poteva sopportare prima di lacerarsi, questo perchè le grandi dimensioni portavano a piegare più volte le banconote per riporle nei portafogli.
Da quanto è riportato nel libro, la resistenza della carta nell'epoca moderna è da 2/3.000 doppie pieghe, contro una resistenza da 7/8.000 doppie pieghe del passato.
Sarebbe inspiegabile pensando alla nostra 50 lire buoi, ma è quanto riportato nel libro, sarà stata sperimentata un'altro tipo di carta? ("impasto speciale" G.U. post n. 9) Resistente seppur "molle" e la sorpresa venne dagli inchiostri? Ed inoltre.... prima di essere immesso in circolazione, il nostro 50 lire Capranesi, ha superato le prove per poter raggiungere lo standard previsto riguardo l'indice di resistenza della carta? Venirne a capo non è per nulla facile e credo non sia alla nostra portata.

Modificato da nikita_
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Se @ilnumismatico me lo permette (tanto l'ho appena fatto :D) aggiungo alla discussione anche questo link:

(Il giornale della numismatica - 1 set. 2014)

http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/?p=15471

Dove leggiamo che:

Soffermandoci invece sul verso del biglietto,occorre precisare che in origine era previsto un maggiore squarcio prospettico della scena bucolica, con la raffigurazione di “due piccoli greggi in distanza sull’orizzonte che raffigurano: quello a sinistra un uomo a cavallo e quello a destra un aratro trainato dai buoi”. Invece, tali dettagli vennero soppressi in seguito ad un provvedimento interno della Direzione Generale del Tesoro del 7 marzo 1916.

Risolto :)

E leggo pure:

Passando agli aspetti organolettici del biglietto,occorre precisare che la carta ebbe caratteristiche tecniche di assoluta avanguardia per l’epoca. Si passò infatti dal vecchio impasto della serie Barbetti in fibra di canapa e lino, alla fibra di “ramiè” (conosciuta anche come “carta francese”). Una filigrana più definita ed espressiva, una maggiore resistenza alle doppie pieghe (in media 425 pieghe, rispetto alle 150 con tensione massima di due chilogrammi, con verifica mediante “sgualcimentro Schopper”); una maggiore lunghezza di rottura della trama cartacea (con una media del 50% in più) ed un minor peso del biglietto (circa la metà del 50 lire della serie Barbetti).

 

Semirisolto  :mellow: - Sulle 425 pieghe sopra menzionate (dovrebbero essere 7-8.000) metto di seguito quanto scritto su "Il biglietto di banca" - Centro stampa Banca d'Italia 1984 a cura di Roberto Mori.

Capitolo quarto - Realizzazione - Resistenza della carta

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Modificato da nikita_
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Plauso a te @nikita_ e grazie mille per questa chicca! Tu sei il primo della lista a permetterti tutto quello che vuoi :) 

Aggiungerò tutto questo nella scheda della mia collezione ? 

 

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Grande discussione, di altissimo spessore storico/numismatico, su di una banconota che personalmente ritengo una delle più belle sotto tutti i profili.

Una banconota che prima o poi farà parte della mia collezione.... spero

Un plauso a tutti.

  • Grazie 1

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