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Nuove norme su esportazione di opere d'arte


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Se non ho compreso male bizerba non mette in discussione la data del 476 dC, per quanto la ritenga arbitraria e più che altro fondata su una prassi e non su una chiara indicazione di legge.

sbaglio Michele ?

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13 ore fa, Alberto Varesi dice:

Se non ho compreso male bizerba non mette in discussione la data del 476 dC, per quanto la ritenga arbitraria e più che altro fondata su una prassi e non su una chiara indicazione di legge.

sbaglio Michele ?

Ciao.

In realtà metterei in discussione sia la data, non comprendendo la necessità di individuare per forza un momento preciso sotto il quale i rinvenimenti sono considerati tutti archeologici e dopo il quale, inspiegabilmente, non lo sarebbero più; che poi questa data sia addirittura frutto di una "convenzione" degli Uffici non scritta ma, per così dire, "sussurrata", lo trovo abbastanza stravagante.

m.

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Da un disegno di legge del 1993.

mi pare si evinca che questa data non sia "sussurrata", bensì radicata, almeno nella pratica, da decenni

http://sistemimuseali.sns.it/content.php?idAU=1491&el=979&c=1412&ids=4&o=attiUfficiali_regione

non è in discussione se i ritrovamenti ante 476 dC siano considerati archeologici e quelli post no, ma la natura del bene in rapporto alla sua età.

 Gli oggetti e quindi anche le monete realizzati fino a quella data sono considerati tout court beni archeologici per loro natura, non potendo essere arrivati a noi se non tramite scavo (questa almeno è sempre stato il "loro" pensiero).

Col decrescere dell'età del bene decresce anche la possibilità che la provenienza sia da ritrovamento nel sottosuolo e quindi, anche in virtù di quanto espresso dalla commissione Franceschini, non vengono più considerati beni archeologici (salvo ovviamente che non si possa dimostrare che provengano dal sottosuolo)

pertanto, anche se non è certo impossibile trovare nel campo un 10 cent di Vittorio Emanuele II, mi risulta difficile che tutte le monete di quel periodo possano essere definite "beni archeologici".

poi possiamo discutere se il 476 sia una data corretta o meno o sul fatto che, non essendo indicata da nessuna parte, possa arbitrariamente essere "spostata" più avanti da qualche solerte funzionario.

questo almeno è il mio pensiero

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21 ore fa, Monetaio dice:

Non ho capito, scusatemi.

E' comodo fissare una data "certa", per quanto aleatoria essa sia, oppure é comodo non fissarla e stabilirla di volta in volta alla bisogna ?

Alla Tua domanda, rispondo con un esempio:

quando dovrai esportare una moneta medioevale, poniamo del XI secolo, ti sentirai tranquillo a dichiarare che questa moneta non è soggetta ad alcuna autorizzazione poiché di epoca successiva alla fatidica data?

Tieni conto che dovrai inviare agli Uffici una dichiarazione che più o meno sarà così formulata: "il sottoscritto Monetaio, consapevole delle responsabilità penali nelle quali incorre chi dichiara il falso, attesta che la moneta Alfa, coniata nell'anno xxxx, del peso di grammi 4,75 e del diametro di mm. 20 ecc. ecc.. esportata in Olanda in data 31.2.2018 poiché da me venduta al Sig. van Basten, res.te in.....ecc., NON È' SOGGETTA AD ALCUNA AUTORIZZAZIONE da parte dell'ufficio Esportazione in quanto trattasi di moneta non archeologica di valore inferiore ad euro 13.500.

Considerando che la data del 476 è puramente "convenzionale", qualora Ti venisse contestato che per quella moneta avresti dovuto richiedere preventivamente l'attestato di libera circolazione, non potresti difenderTi sostenendo che la moneta non è "archeologica", perché non avresTi alcun appiglio normativo a cui ....attaccarTi".

Morale: si rimarrà "succubi", almeno per una certa fascia di monetazione (non dico, ovviamente, per quella moderna, per la quale è evidente che l'aspetto archeologico è pressoché inesistente) di un "sistema" che richiederà preventivi "abboccamenti" con gli uffici, per sapere se potrai esportare una certa moneta senza richiedere nulla ovvero secondo la trafila ordinaria.

Il tutto per non rischiare di commettere il reato di false attestazioni in una dichiarazione resa ad un pubblico Ufficio.

E' chiaro che se invece ci fosse una data che funge da spartiacque e si avesse la certezza che le monete coniate oltre quella data non sono soggette alla richiesta di attestati ma solo di un'auto dichiarazione dell'esportatore, allora sarei d'accordo con Te che la fissazione di una data certa sia un'eccellente soluzione (continuo a pensare che non lo sarebbe scientificamente....ma almeno per gli operatori pratici lo sarebbe....).

Ma, ovviamente, siamo in Italia....e i "sudditi" non devono mai sentirsi troppi sicuri di quello che fanno e devono stare sempre, anche e soprattutto psicologicamente, sotto il giogo degli Uffici statali, unici depositari della verità assoluta e, soprattutto, dell'ultima parola, che fra l'altro può variare da Ufficio ad Ufficio, da Regione a Regione, da Comune a Comune.

Quindi non ci sarà da stupirsi se quella certa moneta, che per Milano e Bologna non è "archeologica", lo sarà invece per Cagliari e Roma.....ma anche viceversa.

Laddove sarà possibile (e non è detto però che lo sarà....), si invieranno le autodichiarazioni a quegli Uffici più "liberali" e si eviteranno quelli più "severi", similmente a quello che già oggi fanno molti commercianti che dovendo ottenere gli attestati per le monete vendute all'estero, si rivolgono ad Uffici Esportazione anche fuori dalla loro Regione, avendone verificato la maggiore dinamicità e....."apertura mentale", rispetto a quelli più vicini alle loro sedi, che non funzionano altrettanto bene.

Come quasi sempre accade in Italia, si finirà per legare il cavallo dove (e come) vuole il padrone, con buona pace del 476 d.C.

M.

 

Modificato da bizerba62
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1 ora fa, bizerba62 dice:

Alla Tua domanda, rispondo con un esempio:

quando dovrai esportare una moneta medioevale, poniamo del XI secolo, ti sentirai tranquillo a dichiarare che questa moneta non è soggetta ad alcuna autorizzazione poiché di epoca successiva alla fatidica data?

Tieni conto che dovrai inviare agli Uffici una dichiarazione che più o meno sarà così formulata: "il sottoscritto Monetaio, consapevole delle responsabilità penali nelle quali incorre chi dichiara il falso, attesta che la moneta Alfa, coniata nell'anno xxxx, del peso di grammi 4,75 e del diametro di mm. 20 ecc. ecc.. esportata in Olanda in data 31.2.2018 poiché da me venduta al Sig. van Basten, res.te in.....ecc., NON È' SOGGETTA AD ALCUNA AUTORIZZAZIONE da parte dell'ufficio Esportazione in quanto trattasi di moneta non archeologica di valore inferiore ad euro 13.500.

Considerando che la data del 476 è puramente "convenzionale", qualora Ti venisse contestato che per quella moneta avresti dovuto richiedere preventivamente l'attestato di libera circolazione, non potresti difenderTi sostenendo che la moneta non è "archeologica", perché non avresTi alcun appiglio normativo a cui ....attaccarTi".

Morale: si rimarrà "succubi", almeno per una certa fascia di monetazione (non dico, ovviamente, per quella moderna, per la quale è evidente che l'aspetto archeologico è pressoché inesistente) di un "sistema" che richiederà preventivi "abboccamenti" con gli uffici, per sapere se potrai esportare una certa moneta senza richiedere nulla ovvero secondo la trafila ordinaria.

Il tutto per non rischiare di commettere il reato di false attestazioni in una dichiarazione resa ad un pubblico Ufficio.

E' chiaro che se invece ci fosse una data che funge da spartiacque e si avesse la certezza che le monete coniate oltre quella data non sono soggette alla richiesta di attestati ma solo di un'auto dichiarazione dell'esportatore, allora sarei d'accordo con Te che la fissazione di una data certa sia un'eccellente soluzione (continuo a pensare che non lo sarebbe scientificamente....ma almeno per gli operatori pratici lo sarebbe....).

Ma, ovviamente, siamo in Italia....e i "sudditi" non devono mai sentirsi troppi sicuri di quello che fanno e devono stare sempre, anche e soprattutto psicologicamente, sotto il gioco degli Uffici statali, unici depositari della verità assoluta e, soprattutto, dell'ultima parola, che fra l'altro può variare da Ufficio ad Ufficio, da Regione a Regione, da Comune a Comune.

Quindi non ci sarà da stupirsi se quella certa moneta, che per Milano e Bologna non è "archeologica", lo sarà invece per Cagliari e Roma.....ma anche viceversa.

Laddove sarà possibile (e non è detto però che lo sarà....), si invieranno le autodichiarazioni a quegli Uffici più "liberali" e si eviteranno quelli più "severi", similmente a quello che già oggi fanno molti commercianti che dovendo ottenere gli attestati per le monete vendute all'estero, si rivolgono ad Uffici Esportazione anche fuori dalla loro Regione, avendone verificato la maggiore dinamicità e....."apertura mentale", rispetto a quelli più vicini alle loro sedi, che non funzionano altrettanto bene.

Come quasi sempre accade in Italia, si finirà per legare il cavallo dove (e come) vuole il padrone, con buona pace del 476 d.C.

M.

 

Allora é esattamente come avevo intuito io. Ovvero tutto come al solito. Grazie :)
Chissà se esiste un ufficio dove poter "chiedere" se una moneta rientra in determinate condizioni oppure no... Con tanto di risposta scritta.
Se esistesse, sai che ridere se rispondono.
E sottolineo SE rispondono... Perchè di solito in Italia, in questi casi NON rispondono :)

 

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1 ora fa, Alberto Varesi dice:

Da un disegno di legge del 1993.

mi pare si evinca che questa data non sia "sussurrata", bensì radicata, almeno nella pratica, da decenni

http://sistemimuseali.sns.it/content.php?idAU=1491&el=979&c=1412&ids=4&o=attiUfficiali_regione

Il link riportato rimanda ad un disegno di legge del 1993 della Regione Siciliana.

Al di là del fatto che quel disegno di legge sia stato o meno approvato (e, se approvato, la conseguente legge varrebbe solo per la Sicilia), il passaggio della Relazione al disegno di legge al quale mi sembra Tu voglia fare riferimento, è il seguente;

"Fin da quando si cominciò a parlare di archeologia come scienza se ne segnarono i limiti temporali che vanno dalla preistoria alla caduta dell'impero romano d'occidente, cioè dal 476 d.C. e si considerava l'archeologia soprattutto, quasi unicamente, come storia dell'arte."

Ebbene, non si capisce (o, almeno, non lo capisco io...) se il discorso del 476 d.C. come limite temporale superiore dell'archeologia derivi da argomenti scientifici, letterari, giuridici o magari da altre riflessioni.

Purtroppo non sono abbastanza ferrato per potermi permettere di addentrarmi in questo argomento; tuttavia, già la risposta di Antonio scritta qualche post fa, mi fa pensare che la stessa Comunità scientifica sia tutt'altro che concorde nel considerare quella data come spartiacque.

Sarebbero a questo punto interessanti i pareri di chi ha studiato Archeologia per capire se concordano o se sono in disaccordo con quanto viene pure riportato nel preambolo del disegno di legge siciliano.

Permettimi però alcune considerazioni critiche su quanto hai scritto nel precedente post:

1 ora fa, Alberto Varesi dice:

Non è in discussione se i ritrovamenti ante 476 dC siano considerati archeologici e quelli post no, ma la natura del bene in rapporto alla sua età.

Gli oggetti e quindi anche le monete realizzati fino a quella data sono considerati tout court beni archeologici per loro natura, non potendo essere arrivati a noi se non tramite scavo (questa almeno è sempre stato il "loro" pensiero).

Col decrescere dell'età del bene decresce anche la possibilità che la provenienza sia da ritrovamento nel sottosuolo e quindi, anche in virtù di quanto espresso dalla commissione Franceschini, non vengono più considerati beni archeologici (salvo ovviamente che non si possa dimostrare che provengano dal sottosuolo).

Non vorrei che si stesse equivocando sui termini:

1.- ritrovamenti (di monete);

2.- monete (tout court).

I ritrovamenti (di monete), cioè i ripostigli occultati in epoca coeva ovvero le monete ritrovate in contesti cimiteriali o sociali (villaggi, accampamenti militari ecc.), per le cose che ho sempre letto qui sul Forum da Utenti preparati e, in qualche caso, anche archeologi di professione, andrebbero sempre considerati "archeologici", a prescindere dal 476 d.C., e ciò in quanto il rinvenimento monetale contestualizzato è un "documento" che l'archeologo utilizza per la datazione del sito, lo studio della circolazione monetaria dell'area, le eventuali particolarità delle monete in rapporto alle tecniche di produzione locali e di quel dato periodo (ad esempio: monete emergenziali emesse durante un assedio o da una zecca ambulante al seguito di un esercito), ecc. 

Chiaramente, per un ritrovamento di monete coeve, occultato nel XX secolo, la natura archeologica del ritrovamento sarà assai modesta, ma non mi sentirei di escluderla a priori: sarà l'archeologo, dopo aver esaminato il ritrovamento, a dichiararlo eventualmente privo di interesse archeologico (ma qualche moneta del ritrovamento potrebbe invece rivestire un interesse numismatico...ma questo è un altro discorso).

Le monete (tout court), date le premesse di cui sopra, sarebbero quindi "archeologiche" solo se facenti parte del ritrovamento, in quanto, ove invece fossero avulse dal ritrovamento e quindi da un contesto, non avrebbero più quella funzione documentaria che consente all'archeologo di effettuare gli studi sopra indicati.

Manterrebbero quindi e a prescindere dalla loro epoca, un'esclusiva rilevanza numismatico/antiquaria, ma giammai archeologica.

D'altronde, anche nella terminologia usuale dei pratici, il termine "moneta archeologica" è pressochè inesistente e non già per ....pudore, ma perchè le monete sul mercato (e quindi registrate nei libri dei commercianti) sono "puniche", "romane", "magnogreche", ma certamente non archeologiche.

Questa aggettivazione ("archeologiche"), è invece utilizzata dagli Uffici o dai Carabinieri per descrivere le monete che si sottopongono a sequestro e ciò anche quando le monete provengono da un......monetiere in velluto e non da un rinvenimento.  

Mi sembra di capire che lo Stato adotti invece una teoria di tipo storico/statistico, per definire la moneta archeologica;

Tutto ciò che è stato prodotto fino al 476 d.C. si presume sempre archeologico.

Da quel momento in poi, statisticamente (??) - e qui Ti cito -"Col decrescere dell'età del bene decresce anche la possibilità che la provenienza sia da ritrovamento nel sottosuolo e quindi, anche in virtù di quanto espresso dalla commissione Franceschini, non vengono più considerati beni archeologici (salvo ovviamente che non si possa dimostrare che provengano dal sottosuolo)."

Insomma, mi sembra una soluzione che non ha nulla di scientifico, che definire "sommaria" o "all'ingrosso" sarebbe un eufemismo e che, fra l'altro, continuo a non vedere consacrata non dico in una legge, ma neppure in una definizione di principio, dal momento che la stessa "Commissione Francescini" non dice affatto quello che alcuni Uffici sostengono in via di prassi.

2 ore fa, Alberto Varesi dice:

poi possiamo discutere se il 476 sia una data corretta o meno o sul fatto che, non essendo indicata da nessuna parte, possa arbitrariamente essere "spostata" più avanti da qualche solerte funzionario.

Già. Però Ti sembra poco che, nei fatti, non esista chiarezza sul punto?

A me pare abbastanza grave che su un aspetto così importante esistano solo prassi amministrative che, all'occorrenza, ad esempio con il cambio di un responsabile dell'Ufficio, potrebbero non trovare più applicazione.

Saluti.

M.

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Il link alla proposta di legge era solo per far comprendere che la data del 476 dC non è una moderna invenzione "sussurrata" dall'ufficio esportazione meneghino ma viene usata da decenni e a vari livelli, finanche da un Onorevole della Repubblica in una proposta di legge.

comunque sia, Michele, Concordo con te che non si tratta di una legge chiara, anzi. 

Resterà da stabilire, con univocità di interpretazione, cosa debba essere definito "archeologico" in quanto, allo stato attuale della legge sono le uniche monete per le quali si deve continuare a chiedere l'alc anche nel caso di importi inferiori ai 13.500 euro.

 

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58 minuti fa, Alberto Varesi dice:

Resterà da stabilire, con univocità di interpretazione, cosa debba essere definito "archeologico" in quanto, allo stato attuale della legge sono le uniche monete per le quali si deve continuare a chiedere l'alc anche nel caso di importi inferiori ai 13.500 euro.

E' questa, infatti, la questione centrale da risolvere.

In mancanza di un sicuro ed univoco orientamento, prima di sottoscrivere ed inviare un'autodichiarazione che potrebbe esporre a conseguenze penali, è probabile che molti, tra vedere e non vedere, nei casi "dubbi" continueranno a richiedere l'alc.

Altro discorso è per quella fascia di monetazione normalmente non definibile "archeologica" e che rientra sotto il tetto dei 13.500 euro, per la quale si aprono finalmente delle autostrade senza barriere formali verso l'estero.

Ciò vorrà dire meno burocrazia e più velocità per gli operatori che vendono monete non archeologiche all'estero. 

Qualcuno dovrà ringraziare i promotori del "Progetto Apollo" che, nato con l'intento di favorire i grandi mercanti d'arte, ha però portato a casa una "franchigia" di soli 13.500 euro (in Francia è di 150.000 euro ed in Germania è di 300.000 euro), smorzando notevolmente - ritengo - gli entusiasmi degli speranzosi Promotori.

D'altro canto, nella "nicchia" di mercato rappresentata dalla numismatica, quel tetto può essere considerato adeguato alla maggior parte delle vendite concluse dagli Operatori italiani verso l'estero e dunque il limite di 13.500 euro si rivela, inaspettatamente, congruo nella gran parte delle transazioni.

E' proprio vero che a volte è meglio attendere che i cambiamenti arrivino "da fuori".

L'attuale soluzione, che non ha nulla di particolarmente innovativo, quando venne ventilata dal nostro interno suscitò un mare di critiche e, per così dire, spaccò l'ambiente in due, dal momento che i "classici" ritenevano che un trattamento differenziato fra monetazioni di diverse epoche avrebbe penalizzato le monete soggette ad autorizzazioni e controlli, cioè le classiche.

Ora, mi pare che la novità venga invece accolta dal Pubblico dei numismatici senza particolari patemi, anche da chi commercia esclusivamente monete antiche (ops...devo aggiornarmi....intendevo dire monete "archeologiche"...);.

Vuoi vedere che Apollo, Dio del sole e della poesia, a cui è intestato il Progetto che ha generato la riforma, è riuscito ad illuminare e ad ispirare anche il mondo numismatico?:)

M.

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Il 22/8/2017 at 17:30, bizerba62 dice:

".

L'attuale soluzione, che non ha nulla di particolarmente innovativo, quando venne ventilata dal nostro interno suscitò un mare di critiche e, per così dire, spaccò l'ambiente in due, dal momento che i "classici" ritenevano che un trattamento differenziato fra monetazioni di diverse epoche avrebbe penalizzato le monete soggette ad autorizzazioni e controlli, cioè le classiche.

Ora, mi pare che la novità venga invece accolta dal Pubblico dei numismatici senza particolari patemi, anche da chi commercia esclusivamente monete antiche (ops...devo aggiornarmi....intendevo dire monete "archeologiche"...);.

Vuoi vedere che Apollo, Dio del sole e della poesia, a cui è intestato il Progetto che ha generato la riforma, è riuscito ad illuminare e ad ispirare anche il mondo numismatico?:)

M.

Nessuno si

preoccupa di una riforma "gattopardesca".....sarebbe tempo perso. 

Ci preoccuperemo quando ci sarà una vera cesura. 

Modificato da Tinia Numismatica
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  • 3 settimane dopo...

Una domanda, la propongo in questo topic neanche per aprirne un'altro.

Ma tutta questa legislazione sulle monete antiche quale lasso di tempo copre, o meglio il termine "antico" in quale data termina.

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  • 4 settimane dopo...
Il 15/9/2017 at 20:21, poseidon dice:

Una domanda, la propongo in questo topic neanche per aprirne un'altro.

Ma tutta questa legislazione sulle monete antiche quale lasso di tempo copre, o meglio il termine "antico" in quale data termina.

Apparentemente con la transizione dal periodo 'classico' greco-romano ( dentro il 'greco' rientrano decine di popolazioni e relative monetazioni antiche che poco hanno a che fare con la Grecia), e il periodo medioevale che inizia non con il Medioevo classico dei Comuni quale siamo più abituati bensì con il periodo delle dominazioni barbariche susseguente alla caduta dell'impero romano - l'ebmvento storico di maggior portata cui si attribuisce la funzione di cesura tra mondo classico e mondo medioevale, prodromo dell'eta' moderna ..

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Il 15/9/2017 at 20:21, poseidon dice:

Una domanda, la propongo in questo topic neanche per aprirne un'altro.

Ma tutta questa legislazione sulle monete antiche quale lasso di tempo copre, o meglio il termine "antico" in quale data termina.

Per la verità, il termine "antico" non è neppure usato dalla legge.

M.

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  • 3 anni dopo...

Chiedo cortesemente agli esperti e addetti ai lavori se - anche per effetto del DM 367/2020 - si siano venute a creare regole più chiare per l’esportazione di monete con più di 70 anni e entro i famosi 13.500 eur di valore. 
Si tratta di regole divenute operative, con la relativa autocertificazione e allegati, o siamo ancora in un limbo attuativo? 
Ho cercato su internet, ma onestamente non ho capito se effettivamente si attendeva un aggiornamento del sistema informatico del Sue, non arrivato in tempo, e quindi le nuove regole siano ancora inattuate...

Si legge di una “maggiore fluidità” del commercio numismatico italiano, ma è vero, o è ancora lettera morta?
grazie

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Il 6/2/2021 alle 10:46, Emilio Siculo dice:

Chiedo cortesemente agli esperti e addetti ai lavori se - anche per effetto del DM 367/2020 - si siano venute a creare regole più chiare per l’esportazione di monete con più di 70 anni e entro i famosi 13.500 eur di valore. 
Si tratta di regole divenute operative, con la relativa autocertificazione e allegati, o siamo ancora in un limbo attuativo? 
Ho cercato su internet, ma onestamente non ho capito se effettivamente si attendeva un aggiornamento del sistema informatico del Sue, non arrivato in tempo, e quindi le nuove regole siano ancora inattuate...

Si legge di una “maggiore fluidità” del commercio numismatico italiano, ma è vero, o è ancora lettera morta?
grazie

Purtroppo emilio Siculo non mi risulta essere cosi. La notma sil balore e’ senz altro un progresso ma se poi dei funzionari bloccano all’esportazione monete anche comuni, ripetitive, che non sono mai state bloccate prima allora lo scambio invece di essere piu’ fluido diviene molto piu’ complesso e viscoso. 
In Europa o almeno in UE vi dovrebbe essere un’uniformita’ di regole applicative che discendano dalla regolamentazione Unudroit recepita progressivamente dai vari Stati e che ha dimostrato

la sua efficacia. Purtroppo cosj non e’... 

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40 minuti fa, numa numa dice:

Purtroppo emilio Siculo non mi risulta essere cosi. La notma sil balore e’ senz altro un progresso ma se poi dei funzionari bloccano all’esportazione monete anche comuni, ripetitive, che non sono mai state bloccate prima allora lo scambio invece di essere piu’ fluido diviene molto piu’ complesso e viscoso. 
In Europa o almeno in UE vi dovrebbe essere un’uniformita’ di regole applicative che discendano dalla regolamentazione Unudroit recepita progressivamente dai vari Stati e che ha dimostrato

la sua efficacia. Purtroppo cosj non e’... 

Ciao e grazie per aver risvegliato la discussione.

Distinguerei due aspetti:

1. L’attuazione della nuova norma, che dovrebbe in teoria facilitare e velocizzare la richiesta di esportazione, se è vero che il silenzio assenso matura in 10 giorni. Ma in verità non ho capito se la nuova norma sia oggi applicata.

2. La casistica delle monete effettivamente notificate. Ma per evitare i sentito dire, su questo aspetto avremmo bisogno di statistiche degli operatori.

Mi farebbe piacere sentire i pareri di chi effettivamente opera con queste regole. 

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56 minuti fa, Emilio Siculo dice:

Ciao e grazie per aver risvegliato la discussione.

Distinguerei due aspetti:

1. L’attuazione della nuova norma, che dovrebbe in teoria facilitare e velocizzare la richiesta di esportazione, se è vero che il silenzio assenso matura in 10 giorni. Ma in verità non ho capito se la nuova norma sia oggi applicata.

2. La casistica delle monete effettivamente notificate. Ma per evitare i sentito dire, su questo aspetto avremmo bisogno di statistiche degli operatori.

Mi farebbe piacere sentire i pareri di chi effettivamente opera con queste regole. 

Prova a chiedere a qualche commerciante che conosci - penso ( se opera con l’estero) che avrebbe diverse cose da raccontare ...

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5 minuti fa, Scudo1901 dice:

Confermo, proprio ieri parlavo con un commerciante da cui ogni tanto acquisto e mi ha rappresentato l’estrema difficoltà all’esportazione che allontana gli acquirenti stranieri dal mercato italiano per i tempi e le incertezze che caratterizzano l’applicazione di questa normativa.

Purtroppo e’ triste constatare come molte cose siano piu’ difficili in Italia rispetto agli altri Paesi.

se stiamo in Europa si dovrebbero cercare di uniformare le regole per evitare che troppe differenze svantaggino certi operatori rispetto ad altri. E’ un peccato che molti commercianti che operano in Italia si ritrovino ad essere molto meno competitivi rispetto a tanti altri commercianti che operano, nel rispetto delle regole negli altri Paesi

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 "Le spedizioni avvengono tramite corriere GLS al costo di 10,00 Euro. A richiesta è possibile assicurare la spedizione al costo di 15,00 Euro. La merce spedita, a richiesta, senza l'assicurazione viaggerà a rischio e pericolo dell’acquirente. Non effettuiamo spedizioni fuori dal territorio italiano."......un estratto di nostre condizioni vendita nella nostra prossima asta

Ecco quanto e' utile, vantaggiosa e sbrigativa l'ultima legge entrata in vigore.......ricordate, siamo in Italia!!!!!!!

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e purtroppo non siete gli unici ad aver dovuto optare per soluzioni così drastiche e penalizzanti, conosco altri commercianti che oramai spediscono solo in Italia. 

Ed anche a guardare le condizioni di chi spedisce, questa è tratta dalla recente asta di Varesi, uno ci pensa due volte prima di offrire:

For shipping beyond italian borders all items older than 70 years we must asf for the export licence and it needs about 8-12 weeks.

 

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Il 22/8/2017 alle 10:00, Alberto Varesi dice:

Da un disegno di legge del 1993.

mi pare si evinca che questa data non sia "sussurrata", bensì radicata, almeno nella pratica, da decenni

http://sistemimuseali.sns.it/content.php?idAU=1491&el=979&c=1412&ids=4&o=attiUfficiali_regione

non è in discussione se i ritrovamenti ante 476 dC siano considerati archeologici e quelli post no, ma la natura del bene in rapporto alla sua età.

 Gli oggetti e quindi anche le monete realizzati fino a quella data sono considerati tout court beni archeologici per loro natura, non potendo essere arrivati a noi se non tramite scavo (questa almeno è sempre stato il "loro" pensiero).

Col decrescere dell'età del bene decresce anche la possibilità che la provenienza sia da ritrovamento nel sottosuolo e quindi, anche in virtù di quanto espresso dalla commissione Franceschini, non vengono più considerati beni archeologici (salvo ovviamente che non si possa dimostrare che provengano dal sottosuolo)

pertanto, anche se non è certo impossibile trovare nel campo un 10 cent di Vittorio Emanuele II, mi risulta difficile che tutte le monete di quel periodo possano essere definite "beni archeologici".

poi possiamo discutere se il 476 sia una data corretta o meno o sul fatto che, non essendo indicata da nessuna parte, possa arbitrariamente essere "spostata" più avanti da qualche solerte funzionario.

questo almeno è il mio pensiero

Scavando in un campo con un escavatore in cava, un mio collega ha trovato un 20 centesimi libertà librata. Era lì nella benna in mezzo al mistone naturale.

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Il 9/2/2021 alle 20:35, Fxx dice:

Scavando in un campo con un escavatore in cava, un mio collega ha trovato un 20 centesimi libertà librata. Era lì nella benna in mezzo al mistone naturale.

spero che non gli blocchino i lavori e sequestrano il campo.

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3 ore fa, dux-sab dice:

spero che non gli blocchino i lavori e sequestrano il campo.

No si parla ormai di più di un anno fa. Ed era una moneta del 1920 quindi non ha interesse archeologico, anche perché abbiamo trovato solo quella. Resta il fatto che era in un terreno naturale, residuo di qualche vecchia piena di un fiume.

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