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Inviato
19 minuti fa, Liutprand dice:

@demonetis ti aggiorno. Ho deciso di pubblicare il nuovo aggiornamento con il Circolo di Nepi. Quindi credo che uscirà con il consueto numero di Appunti Numismatici nel prox gennaio.

 

Ma che bella notizia! Grazie per avermelo comunicato.


  • 11 mesi dopo...
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Riprendo per postare un interessante articolo pubblicato il 4 aprile 2023

Saluti.

https://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/64452-nazione-italiana-le-origini-dei-simboli-dell-italia-turrita-e-della-stella-d-italia

(ASI) Chieti - La Nazione italiana, nel simbolismo patriottico viene spesso rappresentata come una divinità femminile con una corona turrita e con sopra la cosiddetta Stella d'Italia,  l'astro vespertino, cioè di Venere, dalla cui genia, secondo la mitologia romana, deriverebbe Enea, e la sua discendenza col primo Re di Roma Romolo e la Gens Giulia di Caio Giulio Cesare e Giulio Cesare Ottaviano Augusto.

L'Italia Turrita e la Stella di Venere sono entrati ormai nel mito della Nazione italiana e sono praticamente il primo simbolo della Patria usate ininterrottamente dall'Età Antica, dunque ben prima del Tricolore ideato a fine Settecento, venendo definitivamente codificati allegoricamente nel 1603 con l’Iconografia del perugino Cesare Ripa (1555-1620).

A tal proposito va detto che il Regno d’Italia prima e la Repubblica dopo, hanno ripreso la Stella d’Italia come simbolo per risaltare le origini romane della Nazione italiana.

L’attuale Stella d’Italia che campeggia nel logo della Repubblica, é quello ideato da Paolo Paschetto, diventato ufficialmente lo stemma della Repubblica Italiana il 31 gennaio 1948. Su varie monete e francobolli storici campeggia sul dritto la testa dell'Italia Turrita. 

Ma qual é l'origine di questi due simboli nazionalisti italiani, l'Italia Turrita e lo Stellone d'Italia? 

ITALIA TURRITA: Ho già parlato dell'Italia Turrita apparsa sul rovescio del Denario del II secolo dell'Era Comune dell'Imperatore Antonino Pio, seduta sul globo (rappresentante l'ecumene romano) con in mano lo scettro del potere e la cornucopia simbolo dell'abbondanza, nello speciale "Come Cambiano i simboli del potere imperiale romano tra II e III secolo d.c. da Cibele al Sol Invictus". In alcuni esemplari compare in prossimità della fronte dell'Italia Turrita anche la Stella di Venere. 

In questo momento la storia d'Italia viaggia all'unisono con quella universale della Roma Aeterna, e l'Italia é personificata dalla Dea Cibele, la madre cosmica il cui culto é praticato in ogni parte dell' Impero. La Dea ha in mano sia il simbolo della cornucopia, cioè della abbondanza, fin dai tempi della Confederazione Italica, sia di Roma con lo scettro del potere.  Si deve considerare che l'Italia, almeno fino a tutto il Principato fine I secolo a.e.c.- inizi III secolo e.c., quando Caracalla concede la cittadinanza a tutti gli abitanti delle città dell'Impero, gode di uno Stato privilegiato rispetto alle province, in quanto come configurato da Ottaviano Augusto, fondatore del Principato, l'Italia é la Res Publica Romana, lo Stato romano in senso stretto, divisa amministrativamente in Regioni, sede della Capitale e del Senato, parificata giuridicamente con Roma, signora delle Province dell'Impero. 

Ma, la prima volta che compare in una moneta l'Italia é con la testa laureata (simbolo di vittoria e trionfo) in quelle della Confederazione Italica di Corfinium (rinominata Italica per l'occasione), nella moneta del giuramento delle tribù Italiche col sacrificio del suino da parte del sacerdote, durante la Guerra Sociale (91-88 a.e.c.), con la porchetta prima pietanza gastronomica che ha unificato lo Stivale lungo la spina dorsale appenninica (vedi "La Porchetta il primo cibo che ha unificato la Penisola").

L'Italia è rappresentata con le stesse fattezze femminili di Roma. Ma la moda di rappresentare le Città Stato come divinità femminili sul diritto delle monete risale al V secolo prima dell'era comune, ed é una moda ideata dalle città greche. Infatti, alcuni studiosi contestano il fatto che la testa laureata sul dritto della suddetta moneta possa rappresentare l'Italia, intesa come l'entità statale superiore (la Confederazione Italica) che unisce tutte le tribù osco - sabelle contro Roma, ma rappresenterebbe solo Corfinium (Italica), ma la successiva moneta della "Riconciliazione" fra Roma e l'Italia sullo stesso piano dopo la fine della Guerra Sociale, credo tolgano ogni dubbio sul fatto che come abbiamo detto all'inizio di questo discorso, la divinità femminile che rappresenta allegoricamente l'Italia, è intesa come tutta la lega delle città italiane. 

Nelle monete Italiche, l'Italia é chiamata in lingua osco - sabella Viteliù, cioè terra dei vitelli, quindi dei figli del Toro e rappresenta la Confederazione Italica che vorrebbe prevalere su Roma, col simbolo del Toro che schiaccia la Lupa di Roma. Ma, la prima volta che compare l'Italia con la cornucopia in una moneta é probabilmente nel 68 a e.c, nel suddetto denario della "Riconciliazione" fra Roma e l'Italia, dopo la fine della Guerra Sociale e la concessione della cittadinanza della Res Publica Romana. In questo denario coniato per volontà di Q. Fufius e Mucius Cordius, sul dritto compaiono i volti affiancati di due dee, tali Honos e Virtus (che per diversi studiosi sarebbero sincretisticamente l'Italia "Honos" con la corona d'alloro e Roma "Virtus" con l'elmo guerriero) e sul rovescio due donne, le dee Italia e Roma, la prima con la cornucopia e la seconda con lo scettro del potere in mano e il globo sotto il piede. Dietro l'Italia il Caduceo, simbolo della concordia e dalla pace ritrovata fra le due anime della Nazione Italiana Invertebrata che durante la storia della Penisola a volte si attraggono altre si respingono (Vedi "Italia Nazione Invertebrata con due anime quella Romana e quella Italiana"). La Cornucopia appare anche in una immagine della Dea Ops nel parco archeologico sannita di Pietrabbondante in Molise, vicino ad Agnone (Is), come ha fatto notare in un suo recente articolo "Ops, una dea appenninica per l'Italia" Nicola Mastronardi giornalista e autore televisivo, scrittore dei romanzi storici 'Viteliù" e "Figli del Toro" ambientati in quei delicati anni della Guerra Sociale (91-87 a.e.c.), quando nasce il concetto politico di Italia, con l'integrazione della Patria Italiana in quella Romana, diventando una cosa sola. Quello che si può notare in una prima osservazione delle monete romane é che l'Italia viene sempre rappresenta come una divinità femminile, solo che mentre nel caso del denario imperiale di Antonino Pio, l'Italia rappresenta Cibele il cui culto é sentito all'epoca da pressoché tutti gli abitanti dell'Impero, nel denaro di epoca repubblicana, é rappresentato nelle vesti delle Grandi Madri agrarie italiche (Vedi "La Sacralità della Terra: le Grandi Madri Italiche dell'Appennino Centrale") e Virgilio la ribattezzerà Terra di Saturno "Saturnia Tellus" (Georgiche II, 173). Discorso diverso lo abbiamo già fatto dal punto di vista antropologico, quando l'Italia nasce a partire dall'Eta del Ferro (vedi "La Nazione Italiana Antropologica dalla continuità di Riti e Culti nei Millenni"). 

STELLA D'ITALIA

 Le testimonianze storiche raccontano che il 27 aprile del 1871, quando venne inaugurato il nuovo Parlamento italiano a Montecitorio, fu visto in pieno giorno il Pianeta Venere, segnale della benevolenza della Dea Venere (da cui deriverebbe la Gens Julia di Giulio Cesare ed Ottaviano Augusto) per il neonato Stato unitario italiano e una continuità ideale con l'Italia Romana "Saturnia Tellus". Dunque, l’origine del simbolo patriottico della Stelle d'Italia (o di Venere) é greco – romana e il suo collegamento con l’Italia é più precisamente dovuto alla visione ad Occidente dell’astro di Venere che avevano i Greci dalla Penisola Ellenica, quindi verso l’Italia. Alla Stella di Venere e alla sua posizione occidentale (cioè verso l’Italia) per i Greci, è stato collegato anche il mito di Enea di Troia che nella sua rotta segue la Stella di Venere, dalla quale deriverebbe la sua stirpe, giungendo in Italia e più precisamente sulle coste dell’attuale Lazio. Dalla discendenza di Enea deriverebbe Romolo e anche la Gens Julia di Cesare ed Augusto (In merito vedi ad esempio l’Eneide di Virgilio). Da Venere, tra l’altro, ha origine anche l’ancestrale nome italico di Esperia, cioè terra di Occidente dove é visibile l’Astro Vespertino che gli intellettuali hanno più volte appellato dal Rinascimento come “Caesaris Astrum”, come lo storico Carlo Sigonio nel sul “Historarium de Regno Italiae” (1574). 

La Nazione italiana, nel simbolismo patriottico non a caso viene spesso rappresentata turrita e stellata. Come si nota dalla rappresentazione iconografica allegorica di Cesare Ripa, l'Italia ancora in epoca rinascimentale è rappresentata non solo con la cornucopia simbolo dell'abbondanza e della ricchezza, ma anche seduta sul globo con lo scettro del potere, questo perché l'Italia occuperebbe un posto privilegiato fra le altre Nazioni del mondo, prima di guida politico - militare delle province dell'ecumene romano, successivamente punto di riferimento   morale e spirituale col Papato. In età contemporanea, con l'avvento dello Stato Nazione, invece, l'immagine dell'Italia seduta sul globo viene meno nella simbologia del neonato Stato unitario italiano, ma resta quella dell'Italia con in mano lo scettro del potere e la cornucopia, intesa non più come signora del mondo, ma come sovrana delle terre e città italiane.

Pertanto, in virtù di questi due simboli, l'Italia Turrita e la Stella di Venere che richiamano la tradizione greco - romana la storia d'Italia si fonde con quella della Roma Aeterna, diventando l' Italia Aeterna, la più antica Nazione europea. 

Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia 


Inviato

Peccato sia una moneta fenicia:

 

Phoenicia, Berytos Bronze circa 87-81, Æ 18.00 mm., 4.16 g.
Turreted bust of Tyche r,, palm frond over shoulder. Rev. Baal-Berit in cart drawn by four hippocamps. Sawaya, Monnaies, Series 8. HGC 10, 107.

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Questa invece e’ frigia:

Phrygia, Apameia Bronze, Kephiso-, magistrate, son of Skau- circa 88-40 BC, Æ 17.00 mm., 5.01 g.
Turreted head of Artemis-Tyche r., with bow and quiver over shoulder. Rev. Marsyas advancing r., playing aulos; menander pattern below. BMC 74-5.


Inviato

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Questa infine e’ della Cilicia:

Cilicia, Aigeai Bronze circa 130-177, Æ 21.00 mm., 6.30 g.
Cilicia, Aigeai Bronze circa 130-77, Æ 21mm., 7.43g. Turreted and veiled head of Tyche Rev. Head of horse l.; monogram in l. field. SNG von Aulock 5445.


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