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IGNORED

Direttori stranieri musei italiani rimossi dal TAR


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Inviato
23 minuti fa, numa numa dice:

credo piu' ad una banalissima applicazione burocratica della normativa. A volte e' semplicemente questo è non occorre fare troppe dietrologie come il caso famosissimo del premio Nobel Dulbecco  che si vide tolta la cittadinanza italiana da un solerte funzionario che aveva scoperto che lui nel frattempo era divenuto cittadino US e ( all'epoca) non si poteva avere doppia cittadinanza. Se non vi fosse stato l'annuncio del Nobel il solerte funzionario non se ne sarebbe probabilmente accorto ..

Già , perchè il solerte "impiegatuccio" (il diminutivo non vuole essere denigratorio) dello Stato civile, di fronte ad una legge che stabilisce che non si possano avere due cittadinanze e che ove il cittadino italiano ottenga altra cittadinanza, gli impone di revocargli la prima,  è libero di fare "il progressista" e di non applicare la legge, quando gli siano noti (personalmente) dei casi particolari.

Anzi, già che ci siamo facciamolo ancora più "progressista ed emancipato" e rendiamolo libero di non applicare mai la revoca della cittadinanza italiana perchè,, il suddetto "impiegatuccio" è lungimirante e sa già con lustri di anticipo sugli stessi politici, che poi infatti cambieranno la legge, che quella insulsa disposizione che vieta il possesso della doppia cittadinanza sarà poi abrogata.

Ma s!. Indipendenza, iniziativa e..."sfera di cristallo". Questi sono i principali requisiti che deve possedere un pubblico dipendente, che deve capire quando una legge è anacronistica o iniqua (e quindi quando non la deve applicare).

Mi pare che ci sia una percezione molto distorta do cosa significhi dover rispondere alle norme vigenti in dipendenza di un rapporto di pubblico impiego.

Più che di pubblici dipendenti si vorrebbero dei "creativi".:D 

M.


Inviato
36 minuti fa, Druso Galerio dice:

E tutto questo perché ? Per una presunta lotta di potere tra due poteri dello Stato : esecutivo e giudiziario ? Mah permettetemi di restare un po' scettico ... 

Veramente il potere giudiziario entra nella contesa solo perchè ne è investito da 3 ricorsi che altrettanti candidati esclusi gli hanno sottoposto.

Se non ci fossero stati i ricorsi. non ci sarebbe stata nessuna sentenza del TAR.

Quindi non capisco come la "lotta di potere" tra organo esecutivo e argano giudiziario possa ipotizzarsi se l'intervento del secondo è solo eventuale ed è dipendente da una scelta discrezionale dei Candidati esclusi di fare o di non fare ricorso.

Fra l'altro, a quanto pare, uno dei tre ricorsi è stato anche respinto.

E se fosse, molto più pragmaticamente, che le ragioni dei Candidati esclusi siano state giudicate fondate in diritto?

Capisco che questa "scarna" conclusione delude i "giallisti" e coloro che si aspettavano retroscena da spy story o complotti di Palazzo......ma se fossi in Voi non scarterei a priori anche questa "banale" possibilità.

M


Inviato

Perdonami @bizerba62, quello stralcio di frase non è mio, ma di numa numa! Solo per chiarezza.

Quanto a quel che dici in quest'ultimo post, sono sostanzialmente d'accordo: senza ricorsi, nulla sarebbe successo, tanto più se questi ultimi non avessero avuto un fondamento giudicato corretto dal TAR. E quindi ipotizzare necessariamente un retroscena qualunque non è un obbligo.

C'è però anche da rilevare, e credo tu lo sappia meglio di me visto che operi nel campo, che non sempre l'azione giudiziaria, anche amministrativa, e ancorchè in certi casi obbligatoria in virtù di disposizioni di legge, è così  solerte e attenta alle ragioni di parti meno "significative".

  • Mi piace 1

Inviato
30 minuti fa, Druso Galerio dice:

Perdonami @bizerba62, quello stralcio di frase non è mio, ma di numa numa! Solo per chiarezza.

Chiedo scusa...Diamo subito a Cesare quel che è di Cesare....:)

32 minuti fa, Druso Galerio dice:

C'è però anche da rilevare, e credo tu lo sappia meglio di me visto che operi nel campo, che non sempre l'azione giudiziaria, anche amministrativa, e ancorchè in certi casi obbligatoria in virtù di disposizioni di legge, è così  solerte e attenta alle ragioni di parti meno "significative".

Si, non lo nego....ma d'altra parte non parliamo del solito "concorsone" ma di una selezione pubblica di personalità di spicco nel loro campo.

insomma....lotta fra "Titani".....

M.

 


Inviato
1 ora fa, bizerba62 dice:

Già , perchè il solerte "impiegatuccio" (il diminutivo non vuole essere denigratorio) dello Stato civile, di fronte ad una legge che stabilisce che non si possano avere due cittadinanze e che ove il cittadino italiano ottenga altra cittadinanza, gli impone di revocargli la prima,  è libero di fare "il progressista" e di non applicare la legge, quando gli siano noti (personalmente) dei casi particolari.

Anzi, già che ci siamo facciamolo ancora più "progressista ed emancipato" e rendiamolo libero di non applicare mai la revoca della cittadinanza italiana perchè,, il suddetto "impiegatuccio" è lungimirante e sa già con lustri di anticipo sugli stessi politici, che poi infatti cambieranno la legge, che quella insulsa disposizione che vieta il possesso della doppia cittadinanza sarà poi abrogata.

Ma s!. Indipendenza, iniziativa e..."sfera di cristallo". Questi sono i principali requisiti che deve possedere un pubblico dipendente, che deve capire quando una legge è anacronistica o iniqua (e quindi quando non la deve applicare).

Mi pare che ci sia una percezione molto distorta do cosa significhi dover rispondere alle norme vigenti in dipendenza di un rapporto di pubblico impiego.

Più che di pubblici dipendenti si vorrebbero dei "creativi".:D 

M.

Credo che sia proprio  per motivazioni e mentalita'  come quelle esposte sopra che Il prof Dulbecco, persona di squisita gentilezza che ho conosciuto personalmente, ha preferito  alla fine optare per una vita, lavorativa e personale, americana. 

 


Inviato
6 minuti fa, numa numa dice:

Credo che sia proprio  per motivazioni e mentalita'  come quelle esposte sopra che Il prof Dulbecco, persona di squisita gentilezza che ho conosciuto personalmente, ha preferito  alla fine optare per una vita, lavorativa e personale, americana. 

 

Beh, allora il Prof. Dulbecco farebbe bene a prendersela con il Legislatore italiano....non certamente con "l'impiegatuccio'....che ha fatto solo ciò che la legge gli imponeva di fare.

M.

 


Inviato

Eh gia per fortuna che in Italia abbiamo impiegati cosi' solerti e ligi al dovere e alle leggi.

Se no avremmo un premio nobel italiano in piu'.

Quel horreur!

Awards

Inviato
2 minuti fa, giulira dice:

Eh gia per fortuna che in Italia abbiamo impiegati cosi' solerti e ligi al dovere e alle leggi.

Se no avremmo un premio nobel italiano in piu'.

Quel horreur!

Sicuramente la colpa è dell'impiegato....non c'è dubbio....mica della legge che vietava la doppia cittadinanza....

M.


Inviato

50/50 corresponsabilita' piena, come i giudici del tar.

Vi faccio un esempio brutto e cattivo, ma calzante:

Norimberga, dopo la guerra, i gerarchi nazisti che non hanno violato nessuna legge e anzi hanno obbedito agli ordini pedissequamente, che fine hanno (giustamente ) fatto ?

Roma, Fosse Ardeatine, Priebke viene condannato dopo decenni perche' aveva sbagliato i conti, mandando a morte 3 Italiani piu' di quello che diceva la legge, che fine ha (ingiustamente) fatto ?

Meditate sulla giustizia cieca rigida e inflessibile e su chi la applica senza responsabilita'......

Awards

Inviato
22 minuti fa, giulira dice:

50/50 corresponsabilita' piena, come i giudici del tar.

Vi faccio un esempio brutto e cattivo, ma calzante:

Norimberga, dopo la guerra, i gerarchi nazisti che non hanno violato nessuna legge e anzi hanno obbedito agli ordini pedissequamente, che fine hanno (giustamente ) fatto ?

Roma, Fosse Ardeatine, Priebke viene condannato dopo decenni perche' aveva sbagliato i conti, mandando a morte 3 Italiani piu' di quello che diceva la legge, che fine ha (ingiustamente) fatto ?

Meditate sulla giustizia cieca rigida e inflessibile e su chi la applica senza responsabilita'......

Eh si ..

se non interviene un po' di buon senso a forza di applicare regolamenti e leggi finiremmo per creare dei mostri ( vedi assoluzione - ipotetica - dei gerarchi che si erano limitati ad obbedire agli ordini attenendosi ai regolamenti). 

Giusto che le regole vengano osservate ma anche giusto - come dice Giulia - di applicarle con responsabilità.

 

d'altra parte se non si ravvisasse la necessità di un intervento umano - quindi di responsabilità - basterebbe una macchina che applicando - alla lettera - i regolamenti presenti e aggiornati nel proprio database - formulasse le sentenze conseguenti senza necessità di altro intervento esterno. 

Per fortuna siamo ancora lontani li da questo mondo Orwelliano dove convivono solo regole inflessibili e i custodi che le fanno rispettare mentre all'uomo non e' lasciato alcuno spazio per la propria fallacita' ...

umano , troppo umano ... ( Nietzsche)


Inviato

A sensazione, ho idea che in altre circostanze i lodatori della "flessibilità" e del "buon senso" ( in senso lato, non nel Forum) sarebbero parimenti intenti a criticare un' Italia dove leggi e regolamenti "non sono mai univoci e chiari" e "lasciano spazio all'arbitrio e all'ambiguità".

  • Mi piace 1

Inviato
11 minuti fa, Druso Galerio dice:

A sensazione, ho idea che in altre circostanze i lodatori della "flessibilità" e del "buon senso" ( in senso lato, non nel Forum) sarebbero parimenti intenti a criticare un' Italia dove leggi e regolamenti "non sono mai univoci e chiari" e "lasciano spazio all'arbitrio e all'ambiguità".

Anch'io a sensazione penso che non se ne esca se non si concede un po' di fiducia e buon senso. Nessun sistema di leggi e regolamenti- anche applicato draconianamente - puo' ambire a sancire efficacemente tutte le infrazioni perpetrate al sistema delle regole in vigore. 

L'Italia e' l'esempio perfetto di paese dove e' in Vigore il maggior numero che uno stato sovrano possa vantare al mondo eppure le infrazioni al sistema sono molto elevate. 

Al contrario Paesi con ordinamenti giuridici molto più leggeri possono vantare un  rispetto della normativa molto più elevato. 

ovvio che la situazione reale e' di gran lunga più' articolata e che questa semplice inferenza rischia di essere riduttiva de non opportunamente contestualizzata. 

Tuttavia - ripeto ( i giuristi inorridiranno ) il buon senso non dovrebbe mancare mai in un apparato giudicante o chiamato ad applicare una normativa che non puo' mai essere definita infallibile o onnicomprensiva. 

 


Inviato

Circa un anno fa, ho partecipato ad un convegno che vedeva come relatore il Presidente della Cassazione.

L’esordio della relazione riguardava la sopraggiunta “liquidità” del nostro ordinamento in generale e delle fattispecie normativa in particolare.

Parlava della pluralità di fonti (nazionali, comunitarie, internazionali), della difficoltà nello stabilirne - a volte -  la gerarchia, della fatica interpretativa dovuta alle diverse modalità “culturali” di stesura delle norme (si pensi alle differenze tra l’art. 6 - il Diritto a un equo processo - della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e l’art. 111 della Costituzione Italiana), nella migliore delle ipotesi, o, nella peggiore, alla violazione delle più elementari regole grammaticali (anche stavolta un esempio: nel codice di procedura civile si trova un art. 669 “novies”, nel codice penale un art. 609 “nonies”).

Pensava all’inclusione nella nostra cultura giuridica di istituti tipici del “common law” come quello dell’overruling, dove si tratta (è una vera rivoluzione) un precedente giurisprudenziale sopravvenuto alla stregua del jus superveniens (a proposito, il j è una semivocale, quindi il jus e non lo jus).

Da qui la necessità, così concludeva, della solidità che si contrapponga alla fluidità; solidità che va cercata nel precedente autorevole, anche qui con uno spostamento verso altre culture giuridiche.

Da qui l'esigenza di riservare l’intervento “nobile” della Cassazione al jus constitutionis (funzione nomifilattica) e di individuare procedimenti e provvedimenti snelli per il jus litigatoris (garanzia per le parti).

Insomma, un periodo di transizione al quale (aggiungo io) se ne accompagna uno di confusione (spero) temporanea.

Ma è solo una opinione.

Polemarco


Inviato
25 minuti fa, Polemarco dice:

Circa un anno fa, ho partecipato ad un convegno che vedeva come relatore il Presidente della Cassazione.

L’esordio della relazione riguardava la sopraggiunta “liquidità” del nostro ordinamento in generale e delle fattispecie normativa in particolare.

Parlava della pluralità di fonti (nazionali, comunitarie, internazionali), della difficoltà nello stabilirne - a volte -  la gerarchia, della fatica interpretativa dovuta alle diverse modalità “culturali” di stesura delle norme (si pensi alle differenze tra l’art. 6 - il Diritto a un equo processo - della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e l’art. 111 della Costituzione Italiana), nella migliore delle ipotesi, o, nella peggiore, alla violazione delle più elementari regole grammaticali (anche stavolta un esempio: nel codice di procedura civile si trova un art. 669 “novies”, nel codice penale un art. 609 “nonies”).

Pensava all’inclusione nella nostra cultura giuridica di istituti tipici del “common law” come quello dell’overruling, dove si tratta (è una vera rivoluzione) un precedente giurisprudenziale sopravvenuto alla stregua del jus superveniens (a proposito, il j è una semivocale, quindi il jus e non lo jus).

Da qui la necessità, così concludeva, della solidità che si contrapponga alla fluidità; solidità che va cercata nel precedente autorevole, anche qui con uno spostamento verso altre culture giuridiche.

Da qui l'esigenza di riservare l’intervento “nobile” della Cassazione al jus constitutionis (funzione nomifilattica) e di individuare procedimenti e provvedimenti snelli per il jus litigatoris (garanzia per le parti).

Insomma, un periodo di transizione al quale (aggiungo io) se ne accompagna uno di confusione (spero) temporanea.

Ma è solo una opinione.

Polemarco

Ecco ... ottime considerazioni ( anche se non concordo per  'jus'   -  sulla Treccani  ho visto riportato ".. dello jus..." ). 

Sarei portato a dire - di nuovo - 

".. eppur si muove .."

in quanto sentir parlare di queste novità in un ambiente - quello giuridico - finora non considerato apertissimo e addirittura sentir parlare  di " spostamento verso nuove culture giuridiche ( orrore x @bizerba) , sicuramente e' un'evoluzione cui plaudo ma che non mi attendevo..

a mio avviso si stanno confrontando due mentalità opposte nei gangli di controllo delle istituzioni : una piu' legata alla nomenclatura esistente piu' retriva al cambiamento ed una piu' progressista che vede possibili aperture  addirittura verso ordinamenti ( common law) di origine aliena rispetto al nostro... 

Che possano esserci degli sviluppi interessanti? 

tienici  aggiornati Polemarco 


Inviato
3 ore fa, Polemarco dice:

 (a proposito, il j è una semivocale, quindi il jus e non lo jus).
 

Guarda che proprio perché semiconsonantica si deve usare "lo" (come in "lo iato" e "lo Jonio").

E per fedeltà al termine latino si dovrebbe pure scrivere ius, con la I.


Inviato

"eppur si muove ..

in quanto sentir parlare di queste novità in un ambiente - quello giuridico - finora non considerato apertissimo e addirittura sentir parlare  di " spostamento verso nuove culture giuridiche ( orrore x @bizerba) , sicuramente e' un'evoluzione cui plaudo ma che non mi attendevo."

Non capisco perché dovrebbe essere un "orrore".

Basta sapere quali sono le "regole del gioco" e si rispettano.

Non è però che si può pensare di interpretare il diritto applicando ie regole del diritto scritto o quelle  diritto comune indifferentemente, perché questa non sarebbe un'evoluzione ma solo n ulteriore elemento di caos.

Non ho nulla contro il common law ma non si può pensare di stravolgere un sistema fondato sul diritto scritto, che ha ben precise regole interpretative, inserendo parametri che non sono previste da quelle regole.

Sarebbe come giocare a calcio applicando le regole del rugby.

57 minuti fa, Gallienus dice:

Guarda che proprio perché semiconsonantica si deve usare "lo" (come in "lo iato" e "lo Jonio").

E per fedeltà al termine latino si dovrebbe pure scrivere ius, con la I.

Concordo.:)

M.

 

 


Inviato (modificato)
2 ore fa, Gallienus dice:

Guarda che proprio perché semiconsonantica si deve usare "lo" (come in "lo iato" e "lo Jonio").

E per fedeltà al termine latino si dovrebbe pure scrivere ius, con la I.

Guarda che, allorquando affrontai l'esame di storia del diritto romano (ma si trattava del lontano 1978) , uno dei primi capitoli del manuale di Lezioni di storia del diritto romano del Giuseppe Grosso (per i tipi della  Giappichelli) si intitolava  "Il fas e il jus".

Ma potrei citare anche uno dei padri della romanistica: Orestano, "Dal fas al jus" in BIDR, 46 (1939) 194 e ss..

Erano persone che con il latino ci campavano la famiglia, e pure bene. 

Si tratta di una approssimante palatale che non è propriamente una vocale; da qui: giusto da justum, gioventù da juventus e altro ancora.

D'altronde a me piace bere il whisky e non lo whisky.

Ma è solo una opinione.

5 ore fa, numa numa dice:
1 ora fa, bizerba62 dice:

Sarebbe come giocare a calcio applicando le regole del rugby.

 

Che possano esserci degli sviluppi interessanti? 

tienici  aggiornati Polemarco 

Guardate che quando ho letto che la Cassazione faceva riferimento all'overruling (che è tipicamente anglosassone) sono rimasto "basito".

Una nuova interpretazione giurisprudenziale di una norma processuale totalmente difforme da quella precedente che avrebbe potuto arrecare nocumento esiziale (inammissibilità, decadenza, estinzione etc ) non poteva essere applicata al quel poveretto il quale non aveva potuto avere sentore di quel cambiamento (perplessità della dottrina o della giurisprudenza di merito) : si tratta della tutela dell'affidamento dell'utente sulla permanenza dell'interpretazione giurisprudenziale.  Un attenzione totalmente estranea al nostro ordinamento sino a una decina di anni fa.

Così si parifica la giurisprudenza (ma anche la dottrina) a un referente normativo e ci avvicina ai principi fondanti del common law

Avverto nuovi odori nell'aria.

Ma è sempre una opinione.

Polemarco

 

Modificato da Polemarco

Inviato

Sono tutte opinioni Polemarco

 

...tranne quella riguardante l'articolo determinativo che regge 'ius'  che la semantica formale vuole essere 'lo' :

Dal vocabolario della Crusca: 

Ius congruo, termine legale, si dice quell'Ius, o Privilegio, che ha il vicino, d'esser preferito nella vendita d'una casa confinante, o d'altra simil cosa.

Parimenti per il lemma whisky l'articolo corretto e' di nuovo 'lo' essendo 'w' percepita come vocale ( o semivocale) mentre l'uso comune ( ma scorretto) 'il' deriva dalla percezione di 'w' come consonante. 

 

Ben vengano nuovi odori se questi son profumi, di lezzi e olezzi men pregiati ne faremo volentieri a meno ( ci bastano quelli della bassura non raccolta nelle strade della capitale)...


Inviato
28 minuti fa, Polemarco dice:

Guarda che, allorquando affrontai l'esame di storia del diritto romano (ma si trattava del lontano 1978) , uno dei primi capitoli del manuale di Lezioni di storia del diritto romano del Giuseppe Grosso (per i tipi della  Giappichelli) si intitolava  "Il fas e il jus".

Ma potrei citare anche uno dei padri della romanistica: Orestano, "Dal fas al jus" in BIDR, 46 (1939) 194 e ss..

Erano persone che con il latino ci campavano la famiglia, e pure bene. 

Si tratta di una approssimante palatale che non è propriamente una vocale; da qui: giusto da justum, gioventù da juventus e altro ancora.

D'altronde a me piace bere il whisky e non lo whisky.

Ma è solo una opinione.

 

Guarda caso pure io con il latino ci campo la famiglia, anche se probabilmente non bene come un giurista.

Io ti posso citare linguisti, che forse di vocali e semivocali ne sanno più degli avvocati.

A partire dall'ottocentesca "Grammatica italiana dell'uso moderno" di Fornaciari, ai recenti manuali come "La lingua italiana"  di Trifone e la "Grammatica di riferimento dell'italiano contemporaneo" di Patota (uscita da pochi anni), per finire al DOP (Dizionario di Ortografia e Pronunzia) si ribadisce la tesi fondamentale del Battaglia, autore della più autorevole grammatica della lingua italiana:

"Davanti a i «semiconsonantica», cioè seguita da vocale, si usano lo e gli in forma intera: lo iato e gli iati, lo ioduro e gli ioduri, lo iugero e gli iugeri, lo Iugoslavo e gli Iugoslavi, ecc."

E la J in latino non è che sia questione di gusto, semplicemente NON ESISTE.

Queste le 23 lettere dell'alfabeto latino: A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z .

Scusate per l'intromissione di un povero linguista nel regno delLO ius :P

  • Mi piace 1

Inviato (modificato)

Concordo e mi inchino di fronte a tanta sapienza linguistica. E' bello - e così raro - sentir discorrere della nostra  lingua. Reminiscenze scolastiche a parte non abbiamo quasi piu' occasione di discettare di ortografia, pronuncia, grammatica , lessico e semantica. Sembrano quasi termini da dinosauri. 

Ho la fortuna di possedere un Battaglia , il dizionario storico etimologico della lingua italiana  in 22 volumi, con ben 22.700 pagine che analizza 183.594 parole della lingua italiana che - per volume - supera addirittura l'Oxford English Dictionary ( in 20 volumi e 21730 pagine).

in un'epoca dove il lessico e' stato ristretto dall'uso dei media elettronici, dove si sta perdendo un uso corretto della lingua ( si comunica certamente di piu' ma si scrive molto peggio) , dove le enciclopedie e dizionari sono rimpiazzati ( senza nulla togliere loro - anzi pratici e di grande utilità ma necessariamente più superficiali) da  Wikipedia e compendi vari elettronici, il Battaglia si erge a baluardo del sapere identitario, proponendo non solo il significatoa l'origine stessa delle parole , il loro uso , da dove si sono formate e a cosa a loro volta hanno dato origine.

non potrei immaginare opera piu' profonda per la nostra lingua,  che si oppone antiteticamente  alla superficialità e allo scarso approfondimento che caratterizzano oggi la nostra comunicazione. Comunicazione che ripeto e' certamente aumentata - e cio' e' bene - ma che ineluttabilmente si e' anche impoverita ...

 

Sono sempre rimasto colpito dal fatto Umberto Eco dopo aver letto una quantità di libri impressionante si era ormai 'ristretto'  a 'leggere' il Battaglia traendone un piacere sottile e profondo e allargando a dismisura i confini del suo sapere. 

Modificato da numa numa
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Inviato
8 ore fa, Gallienus dice:

E la J in latino non è che sia questione di gusto, semplicemente NON ESISTE.

Queste le 23 lettere dell'alfabeto latino: A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z .

Scusate per l'intromissione di un povero linguista nel regno delLO ius :P

Ciao Gallienus.

ne approfitto per chiederTi in che periodo storico la "I' latina in dittongo si trasforma in "J" e se ne conosci il motivo.

Grazie e scusate per l'O.T.

M.


Inviato

Non posso che prendere atto delle precisazioni di Gallienus (il riferimento al "campare la famiglia", come si comprende dai termini colloquiali usati,  non voleva essere offensivo, facevo riferimento ad un vasto ceto di accademici "romanisti" che abitualmente usavano e usano "il jus"; qualora sia stato inteso come offensivo o semplicemente fastidioso, mi scuso: non è nelle mie corde).

Allora abbiamo un altro problema: perchè mai questo uso sistematico da parte dei romanisti ? 

Mi spiego, intitolare un articolo o un un capitolo di un manuale con uno strafalcione avrebbe voluto dire rendersi ridicoli davanti a tutta l'accademia (non solo agli altri romanisti, ma ai civilisti, ai penalisti etc).

Considerate che stiamo parlando di esponenti veramente grandi di una disciplina.

Non mi sto rifacendo al principio dell'autorità: mi chiedo il perchè di questo uso.

Prassi, usi risalenti, il gusto un po' snob della lectio difficilior, altro ? 


Inviato

Ciao.

E' sempre noioso postare gli articoli di testi normativi....ma qualche volta è necessario farlo.

Quello che segue è il testo dell'art. 45 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea - già Trattato che istituisce la Comunità Europea - come modificato dal Trattato di Lisbona del 13.12.2007 e ratificato dall'Italia con legge 2.8.2008, n. 130.

Credo si sappia che i Trattati istitutivi o i Trattati di modifica, sono norme primarie del sistema giuridico dell'Unione Europea, cioè sono l'equivalente di quella che è nella gerarchia delle Fonti del nostro diritto la Carta Costituzionale 

La rubrica dell'art. 45 è intitolata "I Lavoratori" ed è la prima norma del Titolo IV del Trattato, Titolo concernente la "Libera Circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali".

Eccone il testo: (prego di notare l'ultimo comma, che ho messo in neretto).

"Art 45 (ex art. 39 del TCE)

1. La libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione è assicurata.

2. Essa implica l'abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda l'impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro.

3. Fatte salve le limitazioni giustificate da motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza e sanità pubblica, essa importa il diritto:

a) di rispondere a offerte di lavoro effettive;

b) di spostarsi liberamente a tal fine nel territorio degli Stati membri;

c) di prendere dimora in uno degli Stati membri al fine di svolgervi un'attività di lavoro, conformemente alle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative che disciplinano l'occupazione dei lavoratori nazionali;

d) di rimanere, a condizioni che costituiranno l'oggetto di regolamenti stabiliti dalla Commissione, sul territorio di uno Stato membro, dopo aver occupato un impiego.

4. Le disposizioni del presente articolo non sono applicabili agli impieghi nella pubblica amministrazione."

Vorrei ulteriormente osservare come le disposizioni sulla libera circolazione dei lavoratori nel territorio della U.E. sono applicabili, per espressa previsione dell'art. 45, comma 2, solamente "ai lavoratori degli Stati membri".

A questo punto non mi è neppure chiaro come una cittadina albanese (così è riportato nell'articolo postato da numa numa) possa invocare la tutela dell'art. 45.

Saluti.

M.


Inviato
Il 1/6/2017 at 08:17, bizerba62 dice:

Ciao Gallienus.

ne approfitto per chiederTi in che periodo storico la "I' latina in dittongo si trasforma in "J" e se ne conosci il motivo.

Grazie e scusate per l'O.T.

M.

La J inizialmente (parliamo di Medioevo) non era un'altra lettera rispetto alla I ma semplicemente una sua variante grafica, tant'è vero che il suo nome italiano sarebbe "i lunga", proprio a sottolinearne il carattere più grafico che sostanziale.

L'uso viene differenziato tra le due nel XVI secolo - epoca di grande riflessione e sperimentazione sulla lingua: sono proprio gli anni dei "Principi della volgar lingua" di Bembo, che stabiliscono cosa sia l'italiano. E' Gian GIorgio Trissino a formalizzare la distinzione, introdotta per segnalare graficamente la distinzione tra uso vocalico e semivocalico o semiconsonantico della i, nella sua "Epistola de le lettere nuovamente aggiunte nella lingua italiana", opera del 1524, che anticipa di un solo anno i Principi del Bembo. Tra le altre cose è Trissino a introdurre l'uso della Z al posto della T nelle parole che finiscono in -tione.

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