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Direttori stranieri musei italiani rimossi dal TAR


numa numa

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Bravissimo @Giov60, hai centrato il bersaglio quando affermi "che esiste sempre qualche comma che possa servire a giustificare qualunque giudizio".

Infatti le leggi, le norme, vanno sempre interpretate e chi è l'interprete della Legge per antonomasia?

Ovviamente il giudice, il quale come tutti gli esseri umani è soggetto a vari tipi di pressioni: mediatiche, politiche e delle varie corporazioni.

Succede così non solo in Italia, ma in tutto il mondo, anche al tempo dei Romani succedeva questo.

I giudici decidono sempre secondo la legge, ma si sa sono umani e a volte sbagliano...

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Quello della discutibilità delle sentenze è, a mio modesto avviso, un limite incomprimibile legato alla connotazione epistemologica delle stesse e non, tranne in casi specifici, una "colpa" del giudicante.

Esistono, infatti, tre tipologie di ragionamento: quelli dimostrativi, in cui le premesse sono assunte come vere e le inferenze seguono regole deduttive, per cui sono necessarie, i ragionamenti argomentativi (argomentazioni) che partono da premesse opinabili, ovvero le inferenze non hanno validità necessaria, per cui le conclusioni sono opinabili e i ragionamenti fallaci in cui le inferenze sono invalide.

Il ragionamento giuridico che soggiace ad una sentenza è, ovviamente, una argomentazione, pertanto, per natura non avrà mai l'irresistibile evidenza di un ragionamento matematico, dunque, sarà sempre passibile di "scarsa convincibilità". Il che, lungi dal voler significare che le sentenze non debbano essere rispettate, vuol solamente dire che è impossibile, in ambito giuridico, ma anche filosofico, politico ed etico e in quasi tutti gli ambiti della vita quotidiana, ricercare la characteristica universalis e il calculus ratiocinator di leibnitziana memoria. 

Se a tutto ciò si aggiunge che il giudizio si deve basare sui fatti - e la ricostruzione degli stessi può presentare non poche difficoltà - e che le leggi, talora, sono piuttosto ondivaghe, per cui deve essere ricostruita l'intenzione del legislatore, a maggior ragione il consenso dell'uditorio non sarà unanime!

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34 minuti fa, Littore dice:

Quello della discutibilità delle sentenze è, a mio modesto avviso, un limite incomprimibile legato alla connotazione epistemologica delle stesse e non, tranne in casi specifici, una "colpa" del giudicante.

Esistono, infatti, tre tipologie di ragionamento: quelli dimostrativi, in cui le premesse sono assunte come vere e le inferenze seguono regole deduttive, per cui sono necessarie, i ragionamenti argomentativi (argomentazioni) che partono da premesse opinabili, ovvero le inferenze non hanno validità necessaria, per cui le conclusioni sono opinabili e i ragionamenti fallaci in cui le inferenze sono invalide.

Il ragionamento giuridico che soggiace ad una sentenza è, ovviamente, una argomentazione, pertanto, per natura non avrà mai l'irresistibile evidenza di un ragionamento matematico, dunque, sarà sempre passibile di "scarsa convincibilità". Il che, lungi dal voler significare che le sentenze non debbano essere rispettate, vuol solamente dire che è impossibile, in ambito giuridico, ma anche filosofico, politico ed etico e in quasi tutti gli ambiti della vita quotidiana, ricercare la characteristica universalis e il calculus ratiocinator di leibnitziana memoria. 

Se a tutto ciò si aggiunge che il giudizio si deve basare sui fatti - e la ricostruzione degli stessi può presentare non poche difficoltà - e che le leggi, talora, sono piuttosto ondivaghe, per cui deve essere ricostruita l'intenzione del legislatore, a maggior ragione il consenso dell'uditorio non sarà unanime!

Concordo.

Aggiungerei solo che le sentente sono lo strumento "terminale" e fisiologico a cui un Ordinamento delega il compito di dirimere le controversie.

Quindi che piaccia o non piaccia.....questa è la Regola stabilita dai sistemi democratici.

Diceva qualcuno che le sentenze quando non soddisfano, non si commentano, si impugnano.

In questa efficace affermazione è ben riassunta l'assoluta inutilità di molti dibattiti, talk show, trasmissioni nazionalpopolari di critica ai provvedimenti giudiziari quando questi ultimo sono ormai divenuti definitivi. 

M.

 

 

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17 ore fa, Legio II Italica dice:

La domanda e' questa : qualcuno e' al corrente se in Europa esiste qualche direttore di importante Museo di nazionalita' italiana ?

In questo caso prima di accettare al concorso direttori di Musei stranieri , occorreva cambiare le normative esistenti , se queste prevedono che i direttori di Musei italiani siano gestiti appunto da personale italiano .

Ciao.

Non saprei dire se in Europa ci siano direttori italiani di musei.

Per quanto sarebbe auspicabile la reciprocità che suggerisci, credo che basterebbe precisare chiaramente con una norma che il reclutamento di dirigenti dei nostri musei possa contemplare anche cittadini stranieri.

Al momento, una delle questioni esaminate dal TAR è proprio quella relativa all'esistenza di una norma generale del nostro Ordinamento che stabilisce il contrario, e cioè che i dirigenti dei musei debbano avere la cittadinanza italiana.

M.

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20 ore fa, Legio II Italica dice:

La domanda e' questa : qualcuno e' al corrente se in Europa esiste qualche direttore di importante Museo di nazionalita' italiana ?

 

3 ore fa, bizerba62 dice:

Non saprei dire se in Europa ci siano direttori italiani di musei.

Il ministro Franceschini ha citato come tale, Gabriele Finaldi, dal 2015 direttore della National Gallery

https://www.nationalgallery.org.uk/about-us/organisation/director

Finaldi però è nato a Londra, quindi potrebbe avere, oltre all'italiana, anche la cittadinanza inglese. In precedenza però, era stato vice-direttore del Prado, e sarebbe strano che avesse anche la cittadinanza spagnola.

A quanto pare, in questi due paesi, o è ammessa la nomina anche di stranieri (ma pur sempre della UE) in simili posti di responsabilità, o nessuno ha comunque avuto da ridire.

Da noi, invece....:rolleyes:

pstaino26maggio2.jpg

petronius oo)

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16 minuti fa, petronius arbiter dice:

 

Il ministro Franceschini ha citato come tale, Gabriele Finaldi, dal 2015 direttore della National Gallery

https://www.nationalgallery.org.uk/about-us/organisation/director

Finaldi però è nato a Londra, quindi potrebbe avere, oltre all'italiana, anche la cittadinanza inglese. In precedenza però, era stato vice-direttore del Prado, e sarebbe strano che avesse anche la cittadinanza spagnola.

A quanto pare, in questi due paesi, o è ammessa la nomina anche di stranieri (ma pur sempre della UE) in simili posti di responsabilità, o nessuno ha comunque avuto da ridire.

Da noi, invece....:rolleyes:

pstaino26maggio2.jpg

petronius oo)

Ciao @petronius arbiter, vignetta non e' mai stata cosi' appropriata ; siamo ancora rimasti all' epoca dei Comuni e delle Corporazioni , mali , che aggiunti alla burocrazia di tipo bizantino , ci stanno portando al ridicolo , per non dire di peggio . 

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L'uomo comune non di Legge(e fra questi Franceschini) ragiona de iure condendo, cioè sulla base di quello che la legge dovrebbe essere.

L'uomo di Legge ragiona de iure condito, cioè sulla base di quello che la legge è, senza entrare nel merito dello iustum.

Ricordo che la definizione di Lex non prevede lo Iustum come criterio, ma la sola condivisione delle persone a cui si applica.

In democrazia rappresentativa significa ciò che il Parlamento decide in "rappresentanza" del popolo che governa.

Date queste premesse, vi invito a ragionare su un altro dato, secondo me sottovalutato.

http://www.huffingtonpost.it/2017/05/26/il-prof-del-ricorso-al-tar-sui-direttori-di-museo-ho-un-curric_a_22110536/

Colui che ha fatto ricorso al TAR è un Professore Universitario e non un semplice laureato disoccupato  o precario con curriculum infinito.

E' uno scontro fra mondi universitario/ministeriale e non un semplice agire per una difesa di principi. E' molto di più che un ricorso.

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"La domanda e' questa : qualcuno e' al corrente se in Europa esiste qualche direttore di importante Museo di nazionalita' italiana ?"

Francesco Manacorda alla Tate di Liverpool

Lorenzo Benedetti al De Appel di Amsterdam

Chiara Oarisi a 'La Monnaie ' di Parigi ( tra l'altro patrimonio Unesco) 

..

 

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Una curiosità a margine della interessante  discussione .

5 nomine effettuate e poi revocate  :  siffatte revoche , per i 5 revocati ,  costituiranno titolo di rivalsa e , nel caso , in quali termini e contro chi ?

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In diritto la sentenza del Tar non fa una grinza.  Dura lex sed  lex.  

Modificato da legioprimigenia
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43 minuti fa, legioprimigenia dice:

In diritto la sentenza del Tar non fa una grinza.  Dura lex sed  lex.  

vedremo ... sorry ma non e' una sentenza definitiva 

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7 ore fa, Legio II Italica dice:

Ciao @petronius arbiter, vignetta non e' mai stata cosi' appropriata ; siamo ancora rimasti all' epoca dei Comuni e delle Corporazioni , mali , che aggiunti alla burocrazia di tipo bizantino , ci stanno portando al ridicolo , per non dire di peggio . 

Beh, se fossimo rimasti all'epoca dei Comuni, avrebbe deciso il Princeps o il Signore senza alcuna possibilità di interferenze da parte di chicchessia (Princeps legibus solutus).

Il fatto è che in una democrazia che si attiene al principio della tripartizione dei poteri, non dovrebbe apparire strano (ne', tanto meno 'scioccante'...), che un Organo giurisdizionale possa annullare un atto amministrativo, perché ritenuto contrario a norme di diritto.

Fosse successo altrove, sarebbe stato un fatto rientrante nella "fisiologia" giudiziaria.

Ma da noi diventa subito un "complotto", un "boicottaggio", si parla di giudici malati di protagonismo e tutti (o quasi tutti...) gridano allo scandalo senza neppure aver letto la sentenza e senza aver valutato se possa esservi un motivo giuridicamente valido che giustifichi quella decisione.

Ma lo sappiamo....da noi i Tribunali che contano sono quelli delle TV e i processi "veri" sono quelli che si celebrano negli studio di Bruno Vespa.

Mica quelli delle aule di giustizia.

M.

 

Modificato da bizerba62
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16 ore fa, Pugliese50 dice:

L'uomo comune non di Legge(e fra questi Franceschini) ragiona de iure condendo, cioè sulla base di quello che la legge dovrebbe essere.

L'uomo di Legge ragiona de iure condito, cioè sulla base di quello che la legge è, senza entrare nel merito dello iustum.

Ricordo che la definizione di Lex non prevede lo Iustum come criterio, ma la sola condivisione delle persone a cui si applica.

In democrazia rappresentativa significa ciò che il Parlamento decide in "rappresentanza" del popolo che governa.

Date queste premesse, vi invito a ragionare su un altro dato, secondo me sottovalutato.

http://www.huffingtonpost.it/2017/05/26/il-prof-del-ricorso-al-tar-sui-direttori-di-museo-ho-un-curric_a_22110536/

Colui che ha fatto ricorso al TAR è un Professore Universitario e non un semplice laureato disoccupato  o precario con curriculum infinito.

E' uno scontro fra mondi universitario/ministeriale e non un semplice agire per una difesa di principi. E' molto di più che un ricorso.

E' solo una ripicca che sa piu' di personale che di principio... 

e gli dispiace pure che Giulierini sia saltato...poteva pensarci prima invece di armare tutto questo casino... 

se pensava di essere cosi bravo poteva trovare un altro posto - magari all'estero..

chi ha detto che l'Italia e' il paese dei 'rosiconi' non poteva definizione piu' azzeccata.

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Ciao.

Scusate, ma vorrei capire una cosa che a questo punto non mi è chiara:

- la sentenza del TAR il cui link è stato postato da eliodoro,  è relativa al ricorso presentato dalla d.ssa Giovanna Paolozzi Maiorca Strozzi, soprintendente di Parma;

- nel link postato da Pugliese50, il ricorrente è invece il Prof. Umberto Pappalardo, docente universitario di archeologia classica, che però,  secondo questo articolo de "L'Espresso":

http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/05/25/news/la-batosta-del-tar-sulle-nomine-ai-musei-spiegata-1.302644

 si sarebbe visto respingere il proprio ricorso;

- sempre secondo il citato articolo de 'L'Espresso', ci sarebbe poi un terzo ricorso.

Dunque, le sentenze del TAR sarebbero non una ma tre, due di accoglimento e una di rigetto.

È così?

M.

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Per la precisione, il terzo ricorso sarebbe quello del dott. Francesco Sirano, attuale direttore del Parco di Ercolano.

M.

Modificato da bizerba62
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La cosa più allucinante di tutta questa storia è venire a conoscenza di una legge che vieta incarichi dirigenziali a candidati stranieri.

Per curiosità di che anno è questa legge?

 

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Awards

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Mi rispondo da solo, la legge è del 2001 (Governo Amato)... e certo entri in Europa ma prima ti tuteli per poter continuare a fare clientelismo all'italiana. 

Non è il mio mestiere ma a quanto pare molti esperti stanno prendendo una posizione che non è proprio in linea con la sentenza del TAR:

Secondo alcuni esperti la nomina dei direttori in questione non è di tipo puramente amministrativo, dato che non è avvenuta con un “normale” concorso per assegnare un incarico da dirigente pubblico. I candidati sono stati esaminati da un’apposita commissione composta da docenti universitari, storici dell’arte e dirigenti di importanti musei internazionali: la commissione poi ha fornito al ministero una lista di tre nomi per ciascun museo. Franceschini ha scelto i direttori dei sette più importanti; il direttore generale del ministero, Ugo Soragni, ha scelto gli altri tredici. Di fatto erano nomine dirigenziali che in quanto tali contenevano anche un elemento “fiduciario”, che andava al di là della valutazione della commissione. Lo ha spiegato in maniera efficace l’avvocato esperto di diritto amministrativo Gianluigi Pellegrino, contattato da Repubblica:

Cita

«Non siamo di fronte a un concorso ma a una scelta fiduciaria, anche se previo pubblico avviso. È quindi il ministro, che per altro si è avvalso dell’ausilio di una commissione di esperti internazionali, ad avere l’ultima parola nelle nomine dei direttori dei musei statali. Non molto diversamente da un’azienda che sceglie il suo manager. Gli aspiranti esclusi non possono pretendere di rimuovere quella nomina, ma al più chiedere eventuali danni solo in caso di condotta sleale di chi ha conferito l’incarico».

 

Il parere di Pellegrino è condiviso anche da altri giuristi. Daniele Donati, che insegna diritto amministrativo all’università di Bologna, al Fatto Quotidiano ha spiegato che il governo dovrebbe precisare meglio «qual è l’ambito di competenza della politica e qual è invece l’ambito di competenza di un tribunale amministrativo», ma che spesso il Tar «entra invece nel merito di scelte che dovrebbero essere proprie della politica» (Donati ha precisato di non voler entrare nel merito della sentenza di ieri).

Anche Sabino Cassese, uno dei più rispettati giuristi italiani, ha criticato la sentenza del Tar, aggiungendo che anche «il diritto europeo consente la nomina di cittadini stranieri come direttori di musei anche statali». Esiste anche un precedente preciso che viene citato in queste ore: nel 2011 il greco Iraklis Haralambidis fu nominato capo del porto di Brindisi. Un altro dei candidati aveva fatto ricorso contro la sua nomina più o meno sulle stesse basi dei ricorsi contro le nomine dei direttori dei suoi musei, ma il Consiglio di Stato gli ha dato torto sulla base delle «disposizioni sulla libertà di circolazione all’interno dell’Unione [Europea]».

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56 minuti fa, Reficul dice:

Mi rispondo da solo, la legge è del 2001 (Governo Amato)... e certo entri in Europa ma prima ti tuteli per poter continuare a fare clientelismo all'italiana. 

Non è il mio mestiere ma a quanto pare molti esperti stanno prendendo una posizione che non è proprio in linea con la sentenza del TAR:

Secondo alcuni esperti la nomina dei direttori in questione non è di tipo puramente amministrativo, dato che non è avvenuta con un “normale” concorso per assegnare un incarico da dirigente pubblico. I candidati sono stati esaminati da un’apposita commissione composta da docenti universitari, storici dell’arte e dirigenti di importanti musei internazionali: la commissione poi ha fornito al ministero una lista di tre nomi per ciascun museo. Franceschini ha scelto i direttori dei sette più importanti; il direttore generale del ministero, Ugo Soragni, ha scelto gli altri tredici. Di fatto erano nomine dirigenziali che in quanto tali contenevano anche un elemento “fiduciario”, che andava al di là della valutazione della commissione. Lo ha spiegato in maniera efficace l’avvocato esperto di diritto amministrativo Gianluigi Pellegrino, contattato da Repubblica:

 

Il parere di Pellegrino è condiviso anche da altri giuristi. Daniele Donati, che insegna diritto amministrativo all’università di Bologna, al Fatto Quotidiano ha spiegato che il governo dovrebbe precisare meglio «qual è l’ambito di competenza della politica e qual è invece l’ambito di competenza di un tribunale amministrativo», ma che spesso il Tar «entra invece nel merito di scelte che dovrebbero essere proprie della politica» (Donati ha precisato di non voler entrare nel merito della sentenza di ieri).

Anche Sabino Cassese, uno dei più rispettati giuristi italiani, ha criticato la sentenza del Tar, aggiungendo che anche «il diritto europeo consente la nomina di cittadini stranieri come direttori di musei anche statali». Esiste anche un precedente preciso che viene citato in queste ore: nel 2011 il greco Iraklis Haralambidis fu nominato capo del porto di Brindisi. Un altro dei candidati aveva fatto ricorso contro la sua nomina più o meno sulle stesse basi dei ricorsi contro le nomine dei direttori dei suoi musei, ma il Consiglio di Stato gli ha dato torto sulla base delle «disposizioni sulla libertà di circolazione all’interno dell’Unione [Europea]».

I Direttori delle Soprintendenze che vengono scelti per incarichi politici?Quelli vengono messi senza concorso  

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2 ore fa, Reficul dice:

Mi rispondo da solo, la legge è del 2001 (Governo Amato)... e certo entri in Europa ma prima ti tuteli per poter continuare a fare clientelismo all'italiana. 

Non è il mio mestiere ma a quanto pare molti esperti stanno prendendo una posizione che non è proprio in linea con la sentenza del TAR:

Secondo alcuni esperti la nomina dei direttori in questione non è di tipo puramente amministrativo, dato che non è avvenuta con un “normale” concorso per assegnare un incarico da dirigente pubblico. I candidati sono stati esaminati da un’apposita commissione composta da docenti universitari, storici dell’arte e dirigenti di importanti musei internazionali: la commissione poi ha fornito al ministero una lista di tre nomi per ciascun museo. Franceschini ha scelto i direttori dei sette più importanti; il direttore generale del ministero, Ugo Soragni, ha scelto gli altri tredici. Di fatto erano nomine dirigenziali che in quanto tali contenevano anche un elemento “fiduciario”, che andava al di là della valutazione della commissione. Lo ha spiegato in maniera efficace l’avvocato esperto di diritto amministrativo Gianluigi Pellegrino, contattato da Repubblica:

 

Il parere di Pellegrino è condiviso anche da altri giuristi. Daniele Donati, che insegna diritto amministrativo all’università di Bologna, al Fatto Quotidiano ha spiegato che il governo dovrebbe precisare meglio «qual è l’ambito di competenza della politica e qual è invece l’ambito di competenza di un tribunale amministrativo», ma che spesso il Tar «entra invece nel merito di scelte che dovrebbero essere proprie della politica» (Donati ha precisato di non voler entrare nel merito della sentenza di ieri).

Anche Sabino Cassese, uno dei più rispettati giuristi italiani, ha criticato la sentenza del Tar, aggiungendo che anche «il diritto europeo consente la nomina di cittadini stranieri come direttori di musei anche statali». Esiste anche un precedente preciso che viene citato in queste ore: nel 2011 il greco Iraklis Haralambidis fu nominato capo del porto di Brindisi. Un altro dei candidati aveva fatto ricorso contro la sua nomina più o meno sulle stesse basi dei ricorsi contro le nomine dei direttori dei suoi musei, ma il Consiglio di Stato gli ha dato torto sulla base delle «disposizioni sulla libertà di circolazione all’interno dell’Unione [Europea]».

Grazie Reficul per questo supplemento di informazioni che permette di inquadrare meglio la questione.

sara' indubbiamente interessante seguire gli sviluppi di quella che appare come una situazione in bilico tra un processo di crescita - per adeguarsi a degli standard piu internazionali e allargare il contesto di riferimento- o - al contrario - un processo di involuzione prediligendo una strada autarchica che contraddice le direttive comunitarie di maggiore apertura  ( l'Italia fino a prova contraria fa ancora parte dell'UE ed e' tenuta a mutuarne le direttive comunitarie). 

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In realtà l'Italia non è obbligata a incamerare nel suo ordinamento giuridico quello comunitario. Ci sono differenti livelli, ma sarebbe tedioso riportarli tutti.

Il problema è la duplice via su cui ragionare, che ho già sopra citato, ma non è stata colta.

Si può ragionare in base a ciò che la legge prevede e in base a ciò che noi riteniamo giusto che preveda.

In base al primo, appare paradossale che un Ministro non conosca i cardini principali per le nomine dirigenziali e venga trovato in "fallo" da un Tribunale Amministrativo.

In base al secondo, mi(e sottolineo mi) appare paradossale che venga concesso un così ampio potere a un Ministro che decida in base ai propri sentimenti.

Sentimenti che possono essere nobili, a volte, ma a volte no. Sono forse rari i casi di corruzione o zero meritocrazia nel nostro Paese? E proprio in questo Paese vogliamo che ci sia così ampia discrezionalità da parte di un uomo solo? Giulio Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

Poi c'è da analizzare quanto riportato da Bizerba. 3 ricorsi. 2 respinti. Uno ammesso.

E infine quanto riportato da Reficul per quanto concerne la commissione decidente. Come è stata scelta quest'ultima? Non sarà stato lo stesso Ministro a formulare i nomi dei Commissari?

 

La situazione mi appare più complessa di quanto possa sembrare.

 

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1 ora fa, Pugliese50 dice:

Poi c'è da analizzare quanto riportato da Bizerba. 3 ricorsi. 2 respinti. Uno ammess

A quanto sembra, sarebbe il contrario: 2 accolti e 1 respinto.

M.

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3 ore fa, Pugliese50 dice:

In realtà l'Italia non è obbligata a incamerare nel suo ordinamento giuridico quello comunitario. Ci sono differenti livelli, ma sarebbe tedioso riportarli tutti.

Il problema è la duplice via su cui ragionare, che ho già sopra citato, ma non è stata colta.

Si può ragionare in base a ciò che la legge prevede e in base a ciò che noi riteniamo giusto che preveda.

In base al primo, appare paradossale che un Ministro non conosca i cardini principali per le nomine dirigenziali e venga trovato in "fallo" da un Tribunale Amministrativo.

In base al secondo, mi(e sottolineo mi) appare paradossale che venga concesso un così ampio potere a un Ministro che decida in base ai propri sentimenti.

Sentimenti che possono essere nobili, a volte, ma a volte no. Sono forse rari i casi di corruzione o zero meritocrazia nel nostro Paese? E proprio in questo Paese vogliamo che ci sia così ampia discrezionalità da parte di un uomo solo? Giulio Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

Poi c'è da analizzare quanto riportato da Bizerba. 3 ricorsi. 2 respinti. Uno ammesso.

E infine quanto riportato da Reficul per quanto concerne la commissione decidente. Come è stata scelta quest'ultima? Non sarà stato lo stesso Ministro a formulare i nomi dei Commissari?

 

La situazione mi appare più complessa di quanto possa sembrare.

 

Fino a prova contraria un Ministro per quanto potente non si muove mai da solo ma una sua idea viene vagliata - per la sua plausibilità operativa - da un ufficio Legale - a servizio del Ministero - che mi consta essere piuttosto corposo.  

Quindi i casi sono potenzialmente due:

1) o effettivamente il Ministero non ha effettuato tutte le verifiche giurisprudenziali necessarie prima di procedere con l'indizione dei concorsi in oggetto.

2) Oppure e' il TAR che non lo ha fatto sostenendo un argomento giuridico superato e che verra' ripreso da un'eventuale sentenza del Consiglio di Stato presso cui, pare,  il Ministero abbia fatto ricorso. 

 

Per la composizione delle commissioni giudicanti non credo sia molto diversa da quelle che vengono formate per giudicare i concorsi dei professori universitari. Solo che qui sono state  - giustamente - aperte ad esperti internazionalmente riconosciuti . All'estero essendovi numerosi casi di musei privati e' il Board of Trustees ( consiglio di Sorveglianza) a decidere ( come nel caso del Metropolitan o del MOMA) le nomine. 

da noi questi organismi - almeno per i grandi musei essendo per la maggior parte statali - non esistono. 

Passare da una decisione unilaterale da parte del funzionario della Soprintendenza che aveva giurisdizione completa su queste nomine, ad un concorso pubblico con la partecipazione di primari esperti e direttori di musei internazionali non credo abbia rappresentato un passo indietro nella 'contendibilita' culturale dei beni di valore artistico e storico che queste istituzioni sono chiamate a preservare e soprattutto 'valorizzare'.

Modificato da numa numa
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@Pugliese50 Se parliamo di arte, e non del ponte sullo stretto, allora per me un Ministro con i suoi collaboratori dovrebbe avere il potere e soprattutto la responsabilità
di scegliere la classe dirigente dei nostri musei, così come un Sindaco può e deve poter scegliere il direttore Artistico di un Teatro della propria città, si, in base alla propria sensibilità.

Certo può sbagliare, ma preferisco l'errore  di una persona eletta ad "errori" fatti da finti concorsi pubblici.

 

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Ripeto, per me la cosa più sconcertante è l'aver scoperto una legge come quella del 2001.

E comunque antepongo questi risultati ad un eventuale (da dimostrare) errore amministrativo:

La direzione di Peter Assman a Mantova ha portato il palazzo Ducale a scalare 10 posizioni nella classifica dei musei più visitati nel 2016 con un clamoroso più 51 per cento. A Urbino Peter Aufreiter dichiara un 40 % in più di introiti al Ducale. L’offerta di nuovi eventi ha sconfitto anche l’effetto terremoto che da settembre ha fatto calare i visitatori. Brera affidata a James Bradburne si difende con un incremento del 5,42 rispetto a un buon 2015 trainato da Expo. A Capodimonte, con Sylvain Bellenger, Picasso sta facendo sfracelli (+120% a Pasqua). Per attirare i visitatori, il parco ospita anche scampagnate e percorsi naturalistici. Paestum ha incassato nel 2016 il 53% in più del 2015: nei primi 4 mesi del 2017 ancora il 25%. 

 

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A parte la mia pessima opinione in generale sul sistema giudiziario italiano, dove secondo me si salvano ben pochi

ma

per fare un concorso ci vuole un bando, no ? Se ci sono errori o cose illegali nel bando e un tribuanle li rileva.....che si fa ?

se invece il bando e' giusto ma ci sono comunque delle irregolarita' nell'esecuzione....che si fa ?

In una istituzione normale si annulla il concorso e nel caso si riscrive il bando e si ricomincia, o no ?

Qui invece abbiamo giudici che escludono solo alcuni candidati e ne passano altri. In pratica riscrivono la graduatoria.

Da qui la domanda ai principi del foro e paladini del diritto: vi sembra una cosa normale ?

Possono rispondere anche i non legaldroidi :)

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