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IGNORED

Testone Gregorio XIII Avignone


ZuoloNomisma

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Ciao a tutti, 

recentemente ho aggiunto alla mia collezione il testone che vi presento.

Gregorio XIII (1572-1585), AVIGNONE, Testone (Munt 339).

D/: Busto a sinistra, piviale a meandri + GREGORIVS : XIII : PONTI : MAX : 1575 :

R/: Stemma cardinalizio semiovale (Card. Carlo de Bourbon-Conti, legato) + CARO : CAR : D : BOURBON : LEGA : AVENIO

T/: liscio

Peso 9,41 gr.

Ex NAC 30, lotto 528 e ex NAC 81, lotto 402 (Collezione De Falco di testoni italiani).

In merito alla rarità, ritengo personalmente questa moneta rarissima.  Gli unici altri due esemplari di cui ho notizia sono quello della Montenapoleone 4 e quello della Ranieri 8 (in conservazione peggiore e con tondello irregolare). Da notare come i compilatori della celeberrima asta Sambon del 1880 dove venne esitata la collezione del Cav. Rossi, ritenessero questa moneta addirittura R5!

La particolarità della zecca in cui questa moneta è stata coniata mi ha portato a fare alcune ricerche su Avignone e sulla storia del papato ad Avignone; per cui recuperando informazioni sia dalla rete che da vari testi, ho provato a fare un piccolo "Bignami" sull'argomento.

In effetti, ritengo che questo particolare aspetto della storia pontificia non sia poi così ben conosciuto e anche sul nostro forum è stato trattato solo in maniera tangenziale.

Per cui eccovi questo "ripasso" che ho suddiviso per comodità di lettura in più parti. Spero lo gradiate e possa essere utile a qualcuno.

Michele  

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Gli antefatti storici, la “Cattività Avignonese” e la storia del papato ad Avignone.

Parte 1

Manfredi di Hohenstaufen (1232-1266), principe di Taranto, figlio naturale di Federico II, alla morte del padre (1250) divenne reggente sul trono di Sicilia per il fratellastro Corrado IV, che si trovava in Germania. La sua reggenza fu osteggiata da papa Innocenzo IV, che aveva scomunicato Federico II e si era battuto per l'affermazione del potere temporale della Chiesa sull'impero. Alla morte di Corrado, nel 1254, Manfredi accettò la reggenza della Sicilia per il nipote Corradino, ma il nuovo pontefice Alessandro IV lo scomunicò e Manfredi, dalla Puglia, con l'aiuto di truppe saracene, dichiarò guerra al papa. Nel 1257 sconfisse l'esercito del papa e il 10 agosto 1258, dopo aver diffuso la falsa notizia che Corradino era morto, fu incoronato a Palermo re di Sicilia (1258-1266). Insediatosi sul trono proseguì la politica del padre e cercò di tessere alleanze prendendo posizione all'interno di ogni faida cittadina o nobiliare. Dopo essere stato scomunicato da papa Alessandro IV una seconda volta, si schierò in Toscana con i ghibellini e prese parte alla battaglia di Montaperti (1260) che si concluse con una grave sconfitta per i guelfi. Per rafforzare la propria posizione combinò il matrimonio tra la figlia Costanza e l'infante Pietro d'Aragona. La scomunica gli fu rinnovata dal nuovo papa, Urbano IV, il quale si appellò al conte Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, e forte del suo sostegno bandì una crociata contro Manfredi. Il conte scese in Italia e nella battaglia di Benevento (1266) Manfredi fu sconfitto e ucciso.

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Parte 2

La sconfitta degli Hohenstaufen in Italia, rappresentò una grande vittoria per il Papato, ma ben presto l'espansionismo di Carlo d'Angiò e l'anarchia imperversante nella penisola, finirono con l'indebolire nuovamente le posizioni pontificie. Per risolvere i gravi problemi che travagliavano la Chiesa e dirimere le contese che vedevano coinvolti i nobili laziali, i cardinali riuniti in conclave, elessero come nuovo papa Pietro da Morrone, che assunse il nome di Celestino V. Questi, privo della necessaria esperienza politica, non si sentì pronto ad assumersi una tale responsabilità, rinunciò alla carica e tornò al suo romitaggio. Gli successe Bonifacio VIII, discendente dalla nobile famiglia di baroni laziali dei Caetani. Uomo di grande energia, volle ristabilire la supremazia del Papato sui regnanti europei e l'autorità della Chiesa sulle diverse popolazioni. Fece perseguitare le eresie e condannò i francescani spirituali, tra i quali spiccava il nome del poeta Jacopone da Todi. Per porre fine all'anarchia baronale nel Lazio, non esitò a combattere contro la potente famiglia dei Colonna, assediandone la rocca di Palestrina. Le truppe pontificie abilmente comandate da Guido da Montefeltro vi entrarono vittoriose costringendo alla fuga il comandante avversario Sciarra Colonna. Questi, riuscì a sfuggire alla cattura calandosi dalle mura della fortezza e fuggendo poi verso il mare, dove venne catturato dai pirati saraceni, che per quattro anni lo misero a remare sulle proprie navi. Riuscito ad evadere, Sciarra Colonna trovò asilo in Francia.

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Parte 3

L'ostacolo più duro, Bonifacio VIII lo trovò in Francia, dove il re Filippo IV il Bello, nella sua azione di unificazione dello Stato e l'affermazione della propria autorità sottomise a tassazione anche il clero, sottomettendolo in materia di giustizia ai tribunali regi anzichè a quelli ecclesiastici. Questi provvedimenti erano in contrasto con i privilegi di immunità dei quali il clero godeva in tutti i paesi cattolici. Il papa dimostrò nei confronti del re una grande pazienza, limitandosi a riprenderlo verbalmente, ma Filippo IV riunì gli Stati Generali, inducendoli ad una dichiarazione nella quale essi sostenevano che l'autorità regia veniva direttamente da Dio e quindi il papa non aveva il potere per scomunicare un re. Bonifacio VIII rispose a Filippo IV con la bolla Unam Sanctam, nella quale egli affermava nuovamente la supremazia del papa sui sovrani della terra. A questo punto il re francese inviò in Italia il suo cancelliere Guillame de Nogaret con una scorta armata della quale faceva parte anche Sciarra Colonna. Entrato con l'inganno nella rocca papale di Anagni, il Nogaret catturò Bonifacio VIII. In quell'occasione, Sciarra Colonna colpì con uno schiaffo al viso l'anziano pontefice. Circa un mese dopo questi eventi, il papa morì. Il suo scontro con il re di Francia, mostrò l'indebolimento del Papato nei confronti della nuova realtà rappresentata da uno Stato nazionale che stava sorgendo in Europa.

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Parte 4

È il 1305, e da un anno sedici Cardinali sono riuniti in Conclave a Perugia. Il Papa Bonifacio VIII è morto; gli è successo, per otto mesi, Benedetto XI. Finalmente viene eletto Pontefice Bertrand de Got, Arcivescovo di Bordeaux, Francese di nascita e legato da amicizia al Re della sua terra; prende il nome di Clemente V. Come altri Papi, non si trasferisce subito a Roma, che è in preda alle lotte intestine. Le famiglie nobili dell’Urbe si combattono infatti senza posa le une contro le altre, in un susseguirsi di omicidi, assassinii improvvisi, coltellate, agguati, tranelli. Le bande romane partono, a cavallo, per portare disordini e lutti nei quartieri degli avversari; dopo le incursioni, si rifugiano nelle proprie torri, disseminate per la città. I cittadini sono intimoriti, oppressi; di notte nessuno esce, e appena abbuia ciascuno si ritira nella propria casa. I tradimenti sono all’ordine del giorno. Bande che fino a poco prima erano nemiche, si alleano fra di loro e fanno causa comune. Roma è lasciata allo sbaraglio, senza soldati, senza disciplina, e la legge che vi domina è quella del più forte. Il Papa non è mai riuscito a porre ordine; anzi, il più delle volte le potenti famiglie nobiliari sono intervenute negli affari della Chiesa, brigando perché fossero eletti Cardinali i loro parenti. Neppure l’elezione del Pontefice si è sottratta a questi brogli.

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Parte 5

In questo contesto romano ed essendo stato eletto su pressione di Filippo IV, Clemente V per compiacere il suo re, non esitò a trasferire la sede pontificia. Sceglie di risiedere, almeno temporaneamente, ad Avignone, in Provenza, settecento chilometri a Sud-Est di Parigi. Ma, a causa dell’arrendevolezza di Clemente V a Filippo IV, Re di Francia, Avignone diventerà la sede permanente del Papa. Così, un giorno, una lunga carovana di carrozze e di cavalli s’incammina verso la Francia, portandovi il Papa e i Cardinali, gli arredi sacri, casse, quadri, e un lunghissimo seguito. Da questo momento, Roma sarà lasciata in balìa di se stessa. In questo modo si manifestò l'egemonia raggiunta dalla casa regnante francese e della sua diramazione angioina sull'Italia. Dal 1305 al 1377 i sei successori di Clemente V, tutti francesi (Giovanni XXII, Benedetto XII, Clemente VI, Innocenzo VI, Urbano V e Gregorio XI) mantennero la sede papale ad Avignone, danneggiando gravemente il prestigio del Papato a causa della sottomissione dimostrata nei confronti dei re di Francia, tanto che quel periodo venne ricordato come periodo di cattività avignonese (cioè, la «prigionia di Avignone») della Chiesa. La definizione di «cattività avignonese» si applica a perfezione: i Papi, più che ospiti, sono prigionieri. Clemente V, piuttosto debole anche di salute, a Filippo impedisce soltanto un processo postumo su Bonifacio VIII; aderisce invece al suo desiderio sopprimendo il fiorentissimo Ordine dei Templari (1312), il cui Gran Maestro Jacques de Molay due anni dopo viene condannato al rogo.

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Parte 6

Nel 1348 Clemente VI compra con 80.000 scudi d’oro dalla Regina Giovanna di Napoli l’intera città di Avignone, che rimarrà proprietà dei Papi fino al 1791, all’epoca della Rivoluzione Francese. I Papi arricchiscono la città di un meraviglioso palazzo, fiancheggiato da grosse torri, poco distante dal vecchio ponte Saint-Benezet, del XII secolo, sul fiume Rodano; un palazzo dalle mura alte, possenti, invalicabili, più simile ad una fortezza. Tutti i Cardinali e i prelati si trasferiscono nella città provenzale, e Roma sprofonda nella povertà. Per quasi settant’anni, dal 1309 al 1377, Roma resterà senza il Papa. Molti fedeli – scrittori, filosofi, poeti – invocano il Papa perché porti di nuovo la sede a Roma, ma chi sarà destinato a svolgere un ruolo essenziale in questo senso è una povera ragazza di Siena che oggi tutto il mondo cattolico venera: Santa Caterina! Infatti Nel 1375 la repubblica di Firenze, che era in conflitto con la Santa Sede per aver aderito a una politica antipapale e per questo era stata colpita da interdetto, si trovava in forti difficoltà economiche. Caterina da Siena fu incaricata di fare da mediatrice di pace. Il 18 giugno 1376 Caterina giunse ad Avignone. La religiosa fu ricevuta dal Papa con il quale intratteneva una fitta corrispondenza e che lei chiamava il “dolce Cristo in terra”.  Il 13 settembre papa Gregorio XI varcò il ponte sul Rodano e lasciò Avignone alla volta di Roma. Una volta arrivato a Marsiglia il Pontefice proseguì il viaggio per nave, facendo scalo a Genova. Lì fu messo in crisi dalla notizia dei disordini scoppiati a Roma e delle disfatte delle truppe pontificie per opera dei fiorentini. La maggioranza dei cardinali insisteva per tornare indietro. In questo clima di incertezza, si narra che fu Caterina a rassicurare il Papa che la volontà divina lo chiamava a Roma e che Cristo lo avrebbe protetto, facendogli riprendere il viaggio.

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Il contado Venassino e la nascita dell'enclave

Il Contado Venassino (in francese: le Comtat Venaissin, le Comtat; in occitano: lo Comtat Venaicin, la Comtat, in latino: Pagus Vendascinus) era una regione storica della Francia situata intorno alla città di Avignone, in Provenza. Comprendeva all'incirca le terre comprese tra i fiumi Rodano e Durance e il Mont Ventoux, mentre Avignone non fu mai parte del Comtat e formò sempre una contea separata con diritto proprio. L'aggettivo "venassino" (venaissin) è una derivazione dal nome latino della prima capitale, Venasque: Pagus Vendascinus, che diede luogo al Comitatus Vendacensis e quindi Vendacinus. Nel 1320 divenne capitale la città di Carpentras. Un'etimologia alternativa si richiama all'antico nome di Avignone e quindi Avennicinus, da cui venne il Comitatus Venicinus, cioè avignonese, sebbene Avignone, come già detto, non sia mai stata compresa nel Contado.

In seguito alla caduta del regno di Borgogna, il territorio fu attribuito prima ai duchi di Provenza e poi, per oltre due secoli, ai duchi di Tolosa. Nel 1229, al termine della crociata albigese contro l'eresia denominata catarismo, Raimondo VII, duca di Poitiers e Tolosa, cedette per mezzo del trattato di Meaux tutti i propri possedimenti sulla sponda sinistra del Rodano (tra cui appunto il futuro Comtat) al Papa, che allora risiedeva ancora a Roma (solamente nel 1313, con l'elezione al Soglio di papa Clemente V, il papato si trasferì in Provenza, all'inizio a Carpentras poi, tre anni dopo, con l'avvento di Giovanni XXII, ad Avignone). La donazione fu confermata nel 1274 dal re di Francia Filippo l'Ardito.

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Il periodo papale

All'epoca di papa Clemente V il territorio venassino venne elevato a contea (Comtat), mentre nel 1348 papa Clemente VI acquistò dalla contessa Giovanna di Provenza la città di Avignone, che fino ad allora era circondata da possedimenti papali. Avignone e il Contado Venassino formarono da quel momento l'enclave papale in Francia e furono amministrati la prima da un vicelegato papale e il secondo da un rettore. Nel 1593 Achille Ginnasi (1553-1594), di Castel Bolognese fu nominato governatore del Contado Venassino da papa Clemente VIII. In entrambi i territori dell'enclave gli abitanti erano esentati dalle tasse e dal servizio militare, e quindi godevano di grandi privilegi in confronto ai vicini sudditi del Regno di Francia. Nei secoli successivi i re di Francia tentarono più volte di annettere la regione in occasione di divergenze con la Santa Sede, e il Comtat fu invaso dalle truppe francesi nel 1663, 1668, 1768 e 1774. Durante il regno di Luigi XIV e Luigi XV fu anche soggetto a limitazioni commerciali e doganali: nel 1734 il re di Francia proibì agli abitanti del Contado Venassino di coltivare il tabacco e di produrre stoffe di seta stampata.

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16 minuti fa, ZuoloNomisma dice:

Ciao a tutti, 

recentemente ho aggiunto alla mia collezione il testone che vi presento.

Gregorio XIII (1572-1585), AVIGNONE, Testone (Munt 339).

D/: Busto a sinistra, piviale a meandri + GREGORIVS : XIII : PONTI : MAX : 1575 :

R/: Stemma cardinalizio semiovale (Card. Carlo de Bourbon-Conti, legato) + CARO : CAR : D : BOURBON : LEGA : AVENIO

T/: liscio

Peso 9,41 gr.

Ex NAC 30, lotto 528 e ex NAC 81, lotto 402 (Collezione De Falco di testoni italiani).

In merito alla rarità, ritengo personalmente questa moneta rarissima.  Gli unici altri due esemplari di cui ho notizia sono quello della Montenapoleone 4 e quello della Ranieri 8 (in conservazione peggiore e con tondello irregolare). Da notare come i compilatori della celeberrima asta Sambon del 1880 dove venne esitata la collezione del Cav. Rossi, ritenessero questa moneta addirittura R5!

La particolarità della zecca in cui questa moneta è stata coniata mi ha portato a fare alcune ricerche su Avignone e sulla storia del papato ad Avignone; per cui recuperando informazioni sia dalla rete che da vari testi, ho provato a fare un piccolo "Bignami" sull'argomento.

In effetti, ritengo che questo particolare aspetto della storia pontificia non sia poi così ben conosciuto e anche sul nostro forum è stato trattato solo in maniera tangenziale.

Per cui eccovi questo "ripasso" che ho suddiviso per comodità di lettura in più parti. Spero lo gradiate e possa essere utile a qualcuno.

Michele  

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Complimenti @ZuoloNomisma

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La Rivoluzione francese e l'annessione da parte della Francia

La sovranità papale sul Contado Venassino ebbe fine, dopo lunghi secoli, solo con la Rivoluzione francese. Già dal 1785 si erano registrate tensioni riformistiche e, quando nel 1789 scoppiò la rivoluzione, come in Francia venne chiesto al papa Pio VI di convocare gli Stati Generali del Contado, che si erano riuniti per l'ultima volta nel 1596. Superata l'iniziale resistenza del papa, la riunione ebbe luogo nell'aprile 1790 e sancì alcune misure di stampo repubblicano (uguaglianza fiscale, abolizione dei privilegi di classe, riforme giudiziarie). Tuttavia, quando la vicina Avignone insistette per passare insieme al Regno di Francia, venne rinnovato il giuramento di fedeltà al papa e venne accolto il vicelegato di Avignone, scacciato dalla sua città. Si giunse allo scontro armato con Avignone, che fu interrotto dall'intervento delle truppe francesi. Nel 1791, per mezzo di un plebiscito non autorizzato dal papa, gli abitanti votarono a favore dell'annessione alla Francia. Dal 1793 l'ex Contado Venassino forma, assieme ai territori di Avignone e Orange, il dipartimento della Vaucluse. La Santa Sede dal canto suo non riconobbe formalmente il risultato del plebiscito sino al 1814 e quando il Congresso di Vienna restaurò lo Stato Pontificio in seguito alla parentesi napoleonica il papa protestò vivamente per la mancata restituzione della sua enclave provenzale.

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Complimenti Michele per l'importante acquisizione; sinceramente pensavo sarebbe stato più premiato dal mercato... ma a te è andata benone! La conservazione è molto buona per la tipologia e il pedigree è di tutto rispetto.

 Secondo me R3 ci sta tutto (occhio però che nella Rossi se non erro si usava la scala di rarità in 10 gradi). Da domani inizio a spulciare i miei listini, chissà se ne esce qualche altro esemplare oltre a quelli che hai già citato... 

Complimenti anche per il sunto sulla storia dei domini papali in terra francese!

Un caro saluto,

Antonio 

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Ciao, non posso darti i " mi piace " su tutti i post che hai qui scritto, perciò non te ne do nessuno... La moneta è abbastanza brutta di conservazione ma con il pedigree che ha merita tutta la mia ammirazione ( o si chiama invidia ?.... ). Ben venga che anche il palato fine ed esigente del buon Zuolo in certi casi badi di più alla rarità che alla qualità. Vero Anto R ? Ex Gdf ? Bene ! Che io sappia ( ma può permettersi un collezionista serio di non sapere con certezza se ha o no monete ex Gdf ? ) continuo a non avere nulla in possesso purtroppo di quella famosa collezione... Aspetto che qualche buon anima mi faccia proposte dopo essersi stancata dei suoi pezzi. Seee.... Saluti.

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Oltre che rarissima io sono in totale disaccordo con chi ha definito questa moneta di "brutta conservazione". Presenta colpi è vero ma i rilievi sono di tutto rispetto, leggibili, e l'esemplare e' scevro di fratture di conio del tondello ed è di bel modulo largo. Sfido chiunque a tirarne fuori una migliore. Congratulazioni Zuolo, davvero una acquisizione di cui essere orgogliosi! 

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Staff

Ti rinnovo i complimenti per il tuo gusto numismatico, e la sapiente scelta dei pezzi della tua collezione di testoni.

È sempre un autentico piacere leggerti!

 

fabrizio 

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Awards

1 ora fa, min_ver dice:

Oltre che rarissima io sono in totale disaccordo con chi ha definito questa moneta di "brutta conservazione". Presenta colpi è vero ma i rilievi sono di tutto rispetto, leggibili, e l'esemplare e' scevro di fratture di conio del tondello ed è di bel modulo largo. Sfido chiunque a tirarne fuori una migliore. Congratulazioni Zuolo, davvero una acquisizione di cui essere orgogliosi! 

Grazie! Quello che dici é esattamente ciò che mi ha condotto all'acquisto. Ho pensato: se si é "accontentato" De Falco, allora posso "accontentarmi" anche io!

Michele

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19 minuti fa, ZuoloNomisma dice:

Grazie! Quello che dici é esattamente ciò che mi ha condotto all'acquisto. Ho pensato: se si é "accontentato" De Falco, allora posso "accontentarmi" anche io!

Michele

Se di meglio non c'è,.... si prende quel che c'è !!! :D

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1 minuto fa, miroita dice:

Se di meglio non c'è,.... si prende quel che c'è !!! :D

e se di meglio ci fosse,.....ti fan le chiappe rosse !!!

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19 minuti fa, miroita dice:

Di tali monete è difficile trovare di meglio. Al punto che credo che un R3 possa essere anche un pochino stretto!

@dux-sab

lo credo anch'io, infatti fino all'ultimo ero deciso ad offrire visto il prezzo scontato rispetto alla NAC. avrebbe fatto una bella coppia con la mezza piastra di Avignone del 1642 ex Gnecchi. poi ho visto una moneta piemontese per la quale occorre raccogliere le forze.

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Caro Min ver continuo a credere che la moneta sia di conservazione bassa e non piacevole ma chi più di me guardando molto spesso alla rarità  ( e portafoglio ) ha messo  in collezione monete davvero brutte ? È logico che una moneta con una provenienza del genere ( appunto De Falco non ha fatto meglio ) merita assolutamente di stare in collezione. Se poi obiettivamente tralasciando per un momento l'importanza del testone qui discusso volessimo soffermarci sulla sua riuscita estetica credo fermamente che sia una delle monete meno riuscite della zecca papale di quel periodo. La mia ironia non è stata colta e d'altronde non è che dietro una tastiera se non si mettono le faccine simpatiche questo diventi sempre evidente. Il buon amico e collega papista Zuolo sa certamente che un testone del genere lo prenderei anch'io al volo, infatti ne parlammo prima della chiusura dell'asta trovandoci d'accordo sul fatto che doveva cercare di prenderla assolutamente. Così è stato. Cordiali saluti.

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17 ore fa, sixtus78 dice:

Ciao, non posso darti i " mi piace " su tutti i post che hai qui scritto, perciò non te ne do nessuno... La moneta è abbastanza brutta di conservazione ma con il pedigree che ha merita tutta la mia ammirazione ( o si chiama invidia ?.... ). Ben venga che anche il palato fine ed esigente del buon Zuolo in certi casi badi di più alla rarità che alla qualità. Vero Anto R ? Ex Gdf ? Bene ! Che io sappia ( ma può permettersi un collezionista serio di non sapere con certezza se ha o no monete ex Gdf ? ) continuo a non avere nulla in possesso purtroppo di quella famosa collezione... Aspetto che qualche buon anima mi faccia proposte dopo essersi stancata dei suoi pezzi. Seee.... Saluti.

Per me le condizioni sono notevoli.

I rilievi di papà Gregorio XIII non sono usurati, é il conio fatto così.

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Scusa @sixtus78, non avevo letto il tuo ultimo post.

Modificato da Martin_Zilli
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