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Postata in un gruppo Facebook mi è parsa (pur non essendo la monetazione che seguo) molto interessante:

Gaeta

Tancredi 1191-1194

follaro

TANCREDI 1191-1194

+TANC DEI GRA REX/+CIVITAS GAIETA

presenta una evidente contromarca con punzone cicolare che raffigura una rosetta. Simili contromarche sono state apposte in prima età sveva (Travaini) poco prima del 1200

gaeta follaro contromarcato.png

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Molto interessante @ak72 sposto la discussione nella sezione sulle monetazioni del Sud dove bazzicano più frequentemente gli appassionati di questa piccola, stupenda zecca della Campania.

A titolo d'informazione, il follaro di Tancredi contromarcato è catalogato da D'Andrea - Contreras (Le monete delle zecche minori della Campania vol. II) al n. 16 [variante].

 

Un caro saluto,

Antonio


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Inviato (modificato)
1 minuto fa, anto R dice:

Molto interessante @ak72 sposto la discussione nella sezione sulle monetazioni del Sud dove bazzicano più frequentemente gli appassionati di questa piccola, stupenda zecca della Campania.

A titolo d'informazione, il follaro di Tancredi contromarcato è catalogato da D'Andrea - Contreras (Le monete delle zecche minori della Campania vol. II) al n. 16 [variante].

 

Un caro saluto,

Antonio

:good: Grazie ed un saluto a te

Modificato da ak72
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Inviato

Salve a tutti. Mi piacerebbe spendere qualche parola su questa moneta, almeno per iniziare a contestualizzarla. Procedo innanzi tutto con la classificazione:

Gaeta.

Tancredi d'Altavilla Re (1189-1194).

AE follaro.

D/ + TAnC  D:Greek_epsilon:I  GRA  R:Greek_epsilon:X. Nel campo, croce trifogliata accantonata da cunei nei quarti.

R/ + CIVITAS  GAI:Greek_epsilon:TA.  Prospetto di edificio fortificato a tre torri con due globetti che sovrastano quelle laterali più basse.

Rif. bibliografici parziali: Ferraro, p. 78, n° 3 (fig. n° 52); CNI XVIII, p. 270, n° 4; Travaini, p. 325, n° 408; D'Andrea-Contreras vol. II, p. 144, n° 16.

Nel 1191 Tancredi riconfermò ufficialmente a Gaeta gli antichi privilegi civici, tra i quali vi era anche quello di battere moneta propria in rame: il follaro, appunto. Tale concessione risulta dalla pergamena n° CCCLXXI del Codex Diplomaticus Cajetanus (cfr. Rasile, p. 39). Lo stralcio inerente alla coniazione dei follari si evidenzia in Travaini, p. 82 con le seguenti parole: follarorum monetam per consules cudendam et habendam in civitate Gaiete communi utilitate vestra sicut eam huc usque habere consuevistis. Sempre secondo Travaini, questo privilegio dimostrerebbe la continuità della coniazione dei follari gaetani tra i regni di Guglielmo II (1166-1189) e del suo successore Tancredi. Quest'ultimo, con tale concessione, intendeva rinnovare un diritto, quello di battere moneta - tra gli altri -, che Gaeta aveva avuto già in precedenza e voleva sottolinearlo per consolidare la sua posizione all'interno delle lotte che scuotevano in quegli anni il Regno di Sicilia tra il sovrano Altavilla e l'invasore svevo Enrico VI. Proprio il tipo in questione presenta spessissimo la contromarca con fiore a cinque petali, che è quindi documentata in un gran numero di esemplari simili. Si trova di solito al D/, come nel nostro caso. I follari di Gaeta a nome di Tancredi furono battuti in gran quantità per quella stessa communi utilitate,  specificata nel documento sopra citato, della città e dei territori vicini che da essa dipendevano. Allorquando Enrico VI s'impossessò del Regno riuscendo a scalzare il suo rivale, nell'estate del 1194 fece battere un solo tipo di follaro a Gaeta con il chiaro intento celebrativo. Gli Svevi, dunque, appena preso possesso del Regno normanno di Sicilia, si trovarono a fare i conti, a Gaeta, con un gran numero di circolante in bronzo battuto a nome del precedente re. Così decisero di utilizzarlo (era una soluzione molto più confacente alla situazione politica appena mutata e anche economicamente vantaggiosa) e, per obliterare il nome di Tancredi (per questo la contromarca si troverebbe quasi sempre al D/, dove appare il suo nome), per consentire alle monete di continuare a circolare, apposero questa semplice contromarca: veloce da realizzare e non deturpante per la moneta che, in questo modo, poteva essere tranquillamente accettata ancora nonostante il cambio di regime politico. Infatti, gli studi più autorevoli in merito (Travaini) collocano l'apposizione di questa contromarca durante i primi tempi della dominazione sveva e ben prima della realizzazione della serie cosiddetta "civica", collocabile tra il 1200 ed il 1232. Quindi, per non sconvolgere il panorama economico gaetano, per non ritirare (ad un certo costo non immediatamente sostenibile in un periodo di guerra) tante utili monete già in circolazione, e nell'attesa della produzione di conii necessari per una nuova serie (che comunque comportava spese non indifferenti), gli Svevi decisero di utilizzare il materiale monetario che trovarono già in loco adattandolo con la contromarca in questione (soluzione veloce, immediata e meno costosa).   

 

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Inviato

Quindi si potrebbe pensare che quelli sfuggiti alla contromarcatura siano molto più rari? ne esistono?

 


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