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IGNORED

Quiz medaglistico-voltoliniano


Risposte migliori

Bellissima... Marcantonio Giustinian 1684 1688 medaglione ovale del 1687 per commemorare la battaglia di Morea, la vittoria sui turchi. 

Il lato che mostri "EX UTROQUE VICTOR" Leone alato con spada che calpesta un arco....

Mi ha sempre fatto fare le bave sto medaglione.....

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L'altro lato...il doge in trono con il suo seguito, con dinanzi i fratelli Mustafa e Hassan Pasha inginocchiati....la legenda "PARCERE SUBIECTIS ET DEBELLARE SUPERBOS SCIT NOBILIS IRA LEONIS" 

Complimenti per l'acquisto:good:

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Domani la prendo e faccio altre foto. Purtroppo non è di conservazione ottimale, ma non se ne vedono girare molte quindi ho colto la palla al balzo

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Questa medaglia (Volt. 1054), che fa parte della serie numerosa di pezzi che celebrano - spesso in modo autoreferenziale - gli ultimi successi di Venezia nel Levante, fu coniata in oro (un esemplare addirittura pare con smalti), argento, bronzo e stagno, almeno secondo quanto riporta il Voltolina. L'esemplare che mostro, invece, pare essere in piombo (quindi non recensito), per il colore e per il peso (115,3 grammi) non compatibile con quello che avrebbe avuto un esemplare in bronzo, né tantomeno in stagno. Oltretutto osservandolo de visu, si notano le tipiche consunzioni del piombo (simili a quelle che si vedono per esempio sulle bolle dogali).

Veniamo però alla storia: (copio dal Voltolina)

Le vittorie di Francesco Morosini continuavano a suscitare a Venezia grande entusiasmo, non appena la notizia di una nuova conquista si diffondeva in città, essa veniva salutata con solenni celebrazioni religiose, volute dal doge Giustinian che finì per essere scherzosamente definito il doge dei Te Deum.

Ma la Grecia era lontana e il Morosini mancava da anni da Venezia, le testimonianze del procedere della "campagna di Morea" erano perciò affidate a narrazioni orali, descrizioni e rappresentazioni che dovevano alimentare l'immaginario collettivo; facile immaginare dunque quali sensazioni dovette suscitare l'arrivo di alcuni Pascià turchi sconfitti, che, in carne e ossa, venivano a rendere omaggio e a implorare protezione al doge.

Nell'agosto del 1687, giunsero infatti a Venezia Mustafà Pascià di Nauplia e suo fratello Hassan Pascià, "bassallo di Morea" assieme alle loro famiglie. La caduta della fortezza di Nauplia (o Napoli di Romania) risaliva al primo agosto del 1686; da quel momento Mustafà era stato ossessionato dalla paura della punizione che gli sarebbe stata inflitta dalla suprema corte di Costantinopoli, tanto più che Nauplia era divenuta per il Morosini il principale punto di riferimento; la fortezza da dove venivano dirette le operazioni di riconquista verso l'intera Morea e la stessa Grecia, e il porto dove riparava la flotta veneziana durante l'inverno.

Il Foscarini ricorda in questo modo la circostanza e chiarisce al tempo stesso il successivo destino dei personaggi: "Mustafà Bassà principale Comandante, e Assan suo Fratello, che sostenne già tempo il Bassallaggio della Morea, e che l'Anno decorso cesse Chielafà, per fuggir il castigo presero risolutione di condursi con le Famiglie in Venetia, dove si fermarono qualche mese; ma impatienti di stare lontani da quelli della loro religione, e del loro costume si portarono a Livorno, e di là presero l'imbarco per le rive dell'Africa" (M. Foscarini, degli istorici delle cose venetiane ecc., Venezia 1722).

Quanto alla relazione del doge Giustinian, egli accolse con umanità i vinti, ed "ebbe a dire che la loro visita era l'arco di Dio in cielo, che dava una manifestazione della divina pietà e giustizia" (Da Mosto).

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Poi sappiamo che fine fecero nel giro di pochi decenni i possedimenti orientali dei Veneziani. Non sto qui ad elencare la lacrimevole serie di perdite che si susseguirono negli anni successivi, nonostante la strombazzata riconquista di Corfù, ricordata dalla medaglia di Schulenburg, e da altre decine di medaglie veneziane propriamente dette o di autorità estere (in primis, Norimberga) che cercavano di sottovalutare la potenza ottomana e insieme sovrastimare le poche vittorie veneziane.

Niente di più lontano dalla Venetorum fides inviolabilis...

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