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I due Centurioni (II parte)


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Continua qui la discussione postata col titolo "I due Centurioni (I parte)"

 

LUCIO CEDICIO

 

Alisone (o Aliso) era un Castello romano in Germania, menzionato una volta sola da Velleio Patercolo e da Tacito, dai quali si rileva soltanto ch'era situato a levante del Reno, nel territorio che fu teatro della guerra coi Cherusci. Alisone esisteva già nel 9 d.C., ad esso faceva capo una linea di fortificazioni che si stendeva sino al Reno e che fu rafforzata da Germanico (16 d. C.). Una indicazione più precisa ce la fornisce Dione, se supponiamo, com'è probabile, che Alisone corrisponda a quello stesso forte che fu costruito da Druso (nell'11 a.C.) alla confluenza della Lupia (Lippe) e del fiume che egli chiama Elison. Se non che questo fiume sfugge a una sicura identificazione; per questo il sito di Alisone è stato individuato in più d'una mezza dozzina di punti diversi, lungo il corso della Lippe, principalmente sulla scorta di analogie toponomastiche e di avanzi di costruzioni romane. La località su cui molti concordano è Elsen, presso Paderborn, alla confluenza dell'Alme con la Lippe.

Dopo la sconfitta romana nella foresta di Teutoburgo, le  tribù guidate da Arminio decisero di spazzare via ogni vestigia dell'impero in quello che consideravano essere il loro territorio e, perché no? D'invadere la Gallia, l'Italia e forse di giungere fino a Roma.

I Germani, dopo essersi trattenuti a saccheggiare le spoglie di Varo e dei suoi soldati avanzarono vittoriosamente verso il Reno assalendo tutte le piazzeforti e gli avamposti che incontrarono. Ma il loro rapido progredire finì per infrangersi dinnanzi ai bastioni di Aliso (o Alisone).

Il presidio di questo forte era comandato dal Centurione primipilo Lucio Cedicio (si suppone conoscesse bene il collega Marco Cælio perché quasi sicuramente erano di stanza entrambi a Vetera I durante i mesi invernali) ed era composto da soldati professionisti, molti dei quali erano probabilmente di coorti lasciate lungo il cammino e appartenenti alle stesse legioni (principalmente la XIX) che furono annientate nella foresta di Teutoburgo.

Non sappiamo se Cedicio fosse rimasto a capo dell'avamposto per presidiare la zona durante l'avanzata in primavera di Varo in territorio germanico o vi fosse giunto in autunno sfuggendo al massacro nella foresta di Teutoburgo. Sappiamo solo che i barbari al comando di Arminio avevano poca esperienza nell'assedio di fortificazioni: le frecce ed i  proiettili che cadevano a pioggia dalla parte superiore delle mura in modo preciso e accurato li sconcertavano e li respingevano. L'assedio quindi si protrasse ben oltre il previsto.

Tuttavia, questa situazione di stallo non poteva durare all'infinito. I proiettili e le scorte di cibo andavano esaurendo. Gli assalti dei Germani, anche se pagati da loro a caro prezzo, erano sempre più brutali ed implacabili ed anche gli assediati ne risentivano pesantemente.

Lucio Cedicio sapeva che se non se non avesse ricevuto aiuto, Alisum sarebbe presto caduta ed i suoi difensori sarebbero stati uccisi con tutti i civili che avevano trovato riparo nel fortino.

Determinato a far raggiungere il Reno ai suoi uomini, il Centurione mise in atto un ardito stratagemma. Mandò fuori, in un momento di pausa degli attacchi, una parte della guarnigione perché facesse finta di giungere come se fosse i tanto attesi rinforzi, mentre il grosso delle truppe e dei civili restò in attesa dietro le fortificazioni.

Poi, approfittando del fatto che sul campo di battaglia si scatenò una raffica violenta di pioggia seguita da tuoni e fulmini, i Romani silenziosamente passarono fra le fila germaniche allontanandosi in direzione del Reno. I Germani, però, alla fine se ne accorsero e si gettarono all'inseguimento anche se la maggioranza di costoro, che era soprattutto impegnata ad assalire la fortificazione ed era distratta dal saccheggio della città e nel darle fuoco, finì per concedere un vantaggio prezioso agli sfollati.

Centinaia di metri dietro le loro spalle,  i Romani tra la paura e la fretta, videro Alisum bruciare, senza osare interrompere la corsa per diversi chilometri, ma questa volta i legionari riuscirono a ricongiungersi ai "falsi" rinforzi e a respingere gli assalti della cavalleria germanica riuscendo a ritirarsi in buon ordine, non senza lasciare sul terreno altri morti e feriti. I Germani, che nonostante le loro vittorie non avevano dimenticato la forza della legione romana quando può combattere schierata, decisero così di ritirarsi non ultimo ritenendo che il nemico stesse aumentando di numero.

Poco tempo dopo, la guarnigione di Alisum (con i civili al seguito sconvolti ed esausti, ma sopravvissuti  allo sterminio) poté finalmente riunirsi alle coorti inviate in soccorso da Asprenate. Tiberio e Germanico a capo delle legioni neo costituite, infine, raggiunsero anch'essi Asprenate. L' imponente presenza delle legioni bastò a scoraggiare definitivamente Arminio e a farlo desistere dall'invadere le terre dell'Impero.


Nonostante il ritiro del confine al Reno, la dolorosa perdita dell'esercito di Publio Quintilio Varo con più di 20.000 uomini e l'umiliante cattura delle aquile imperiali, i Romani furono in grado di stabilizzare la situazione grazie al tempo guadagnato da Lucio Cedicio e dagli eroici difensori di Alisum, unica piazzaforte  ad occidente del Reno a non essere spazzata via dalla furia barbarica.

Di questo eroe non c'è giunta nessuna immagine, per ironia della sorte, proprio perché sopravvisse alla strage.

 

 

 

Modificato da El Chupacabra
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Inviato

Grazie per questo secondo contributo.

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