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I due Centurioni (I parte)


Risposte migliori

Inviato (modificato)

Mi permetto, con questo mio post, di rifarmi ad una discussione che - ormai son più di due anni - fu aperta in questo settore del forum. Mi riferisco a "Un Centurione tristemente famoso", argomento che vorrei riportare in auge nella speranza che vi siano novità dall'archeologia di cui qualcuno di Voi sia a conoscenza.

Il mio modestissimo contributo riporta la storia di due Centurioni legati dallo stesso avvenimento, ma che ebbero due destini diversi.

Del primo è conosciuta la sua stele funeraria.

 

PREMESSA

Quintili Vare, legiones redde!

 

 

Divus Augustrus

 

Anno 762 ab Urbe condita, probabilmente tra il nono ed il settimo giorno prima delle calende di ottobre, a Teutoburgo durante il rientro dell'esercito di occupazione romano nelle terre dell'Impero attraverso una Germania "pacificata" tre delle migliori legioni vengono annientate cadendo in una imboscata ed escono dalla storia per entrare nella leggenda.

Fautore di questo massacro è Arminio, un ufficiale di cavalleria di nobile stirpe germanica e gratificato della cittadinanza romana. Un uomo ambizioso che mira a riunire sotto di sé le tribù che abitano le immense foreste tra Reno ed Elba e che delle legioni romane conosce tutto: pregi e difetti.

Egli sa che l'addestramento del soldato romano è ineccepibile: superiore sotto ogni punto di vista a quello del guerriero barbaro. Sa che le armi in dotazione e lo spirito di corpo lo rendono in grado di affrontare qualsiasi orda selvaggia ancorché numerosa. Sa che le tattiche di manovra della legione in campo aperto le permettono di affrontare vittoriosamente le disordinate schiere germaniche. Lo ha visto durante la rivolta illirica alla quale ha partecipato al fianco di quegli stessi soldati che ora vuole eliminare. Ricorda bene come la XX legione "Valeria victrix" a effettivi dimezzati perché ancora in fase di riorganizzazione, ovvero circa tremila uomini al comando del proconsole Marco Valerio Messalla Messalino, ha sconfitto l'esercito dei due re Batone forte di ventimila barbari.

Ma conosce l'insipienza militare di Varo, un burocrate divenuto comandante del forte esercito romano solo perché bravo ad incassare tributi dalle genti sottomesse alla potenza di Roma e soprattutto perché parente di Augusto di cui ha sposato una nipote. Conosce le sue debolezze e sa come ottenerne fiducia e amicizia senza riserve. Non ultimo, conosce come imbrigliare i soldati romani: togliere alle legioni la possibilità di manovrare una volta colte di sorpresa. E per farlo li deve condurre in un punto fitto della foresta, in un canalone fra paludi ed un "muro" di ramaglie che nasconda il grosso dei Germani sì che possa riversarsi su di loro all'improvviso mentre stanno marciando in file allungate fra carri con al seguito civili come mercanti, artigiani, donne, bambini e schiavi.

Il suo piano si realizza: Arminio distrugge le tre legioni (XVII, XVIII, XIX) che non vennero mai più ricostituite e Roma perde la Germania. Ma la Germania perde Roma e, a duemila anni di distanza, gli storici dibattono ancora se molti avvenimenti successivi si sarebbero realizzati o avrebbero avuto epilogo diverso.

L'importanza della battaglia di Teutoburgo fu celebrata dall'Impero Germanico e, successivamente, dal regime nazista come la nascita del nazionalismo tedesco. In una zona dove si riteneva si fosse svolta la carneficina fu eretto, tra il 1841 ed il 1875, l'Hermannsdenkmal (letteralmente "monumento ad Arminio") la statua in rame alta 26 metri, svetta a Detmold nella regione westfalica e riproduce la figura idealizzata del capo dei Cherusci, divenuto eroe nazionale. Un eroe che vinse tradendo chi per anni aveva creduto in lui a cominciare dal suo comandante e a finire con tutti i suoi compagni di tante battaglie. Un eroe che vinse perché fu falso ed ambizioso. Un eroe che aveva servito nell'esercito romano, aveva vissuto a Roma studiando il Diritto Romano, ammirando la tecnica e la civiltà romana, amato ed educato dalla Città Eterna.

Ma un eroe non può essere un traditore. Migliore di lui fu la grande dignità romana: "...fu comunicata al Senato una lettera di Adgandestrio principe dei Catti, che prometteva di uccidere Arminio se gli avessero mandato il veleno per assassinarlo. Gli fu risposto che il Popolo romano puniva i suoi nemici apertamente e con le armi, non con l'inganno e col tradimento." (Tacito II, 88)

Resta da spiegare come Varo, nonostante altri nobili Germani lo avessero messo in guardia da Arminio, abbia potuto cadere nella trappola; come non abbia potuto vedere le difficoltà crescenti delle legioni nell'avanzare in una foresta sempre più fitta, scura e sconosciuta; perché, se giudicava il territorio "sicuro", non abbia mandato i civili a casa con la scorta di una legione e con le rimanenti diretto a sedare la rivolta dei Bructeri.

O pensava di impegnare l'esercito con migliaia di uomini e donne inabili alle armi al seguito?

Interrogativi che probabilmente non avranno mai una risposta.

 

MARCO CÆLIO

 

Lasciamo Arminio che alla fine fu a sua volta tradito e ucciso dai suoi stessi Germani e veniamo al primo dei due Centurioni di cui voglio parlarVi. Costeggiamo, ora, il Reno fino alla confluenza con la Lippe e arriviamo a Xanten, cittadina che si è sviluppata vicino all'antico insediamento militare di Castra Vetera. Vetera I, è appunto chiamato così il luogo dove era posto l'acquartieramento invernale di due delle legioni (XVIII e XIX) che furono annientate nella clades variana. Qui accorsero le due legioni XIV e XVI di stanza a Mogontiacum (Magonza) al comando del Legato Asprenate  (poi sostituite dalla V Alaudæ e dalla XXI Rapax) per "tappare la falla" aperta nel limes. Questo accampamento fu utilizzato fino alla rivolta batava del 69-70 d.C. (lo dice Tacito) allorché fu distrutto. Il Reno, col tempo, se ne impossessò seppellendo ciò che ne restava. Ma intanto era sorto, per volere di Vespasiano, il nuovo campo che dagli archeologi fu chiamato Vetera II. Ma questa è un'altra storia...

Il ricordo di Marco Cælio nasce da una stele funeraria (e che di seguito vi riporto) conservata fin dal 1820 al Landesmuseum di Bonn. Non si sa esattamente dove e quando fu ritrovata. Molto probabilmente viene dalla necropoli di Vetera I di età augustea ed insieme ad altre pietre, prese dallo stesso luogo, fu utilizzata per le mura d'un chiostro. Da lì venne recuperata e venduta nel XVII secolo per finire in una collezione privata ed infine ceduta al museo su citato.

Marco Cælio, bolognese, era il Centurione primipilo della XVIII legione disperso nella Selva di Teutoburgo. La stele fu eretta dal fratello Publio, che qualche tempo dopo il disastro di Varo giunse nella Germania Superior nella speranza di poter recuperare almeno le ossa di Marco per dar loro degna sepoltura. E' tuttora uno dei monumenti sepolcrali più noti ed interessanti della Renania. Probabilmente, le speranze del congiunto andarono deluse, poiché passarono diversi anni prima che un forte esercito agli ordini di Germanico tornasse sul luogo della strage e potesse dar sepoltura ad un immensa quantità di ossa anonima e sparsa per diversi chilometri di foresta. Il testo della stele ci dice chi era Marco, morto all'età di 53 anni e 6 mesi al culmine di una splendida carriera che l'aveva portato al più alto grado del centurionato: essendo primipilo aveva il comando della I coorte (quella ad effettivi doppi) della XVIII legione ed il diritto di far parte dello stato maggiore della stessa. Chissà cosa pensò (o cercò di dire) quando sentì le intenzioni di Varo di dirigersi alla volta dei Bructeri per una foresta sconosciuta e con tutti i carriaggi ed i civili al seguito... certo prevalse in lui il dovere di soldato di obbedire (maledicendo fra sé) all'ordine anche se contro ogni logica militare. Si noti come, pur di indicare tutto lo status raggiunto, la figura del Centurione "faccia fatica" a rimanere all'interno dell'edicola in pietra calcarea: la corona civica è così voluminosa da interrompere la linea del timpano, la vitis che impugna invade lo spazio epigrafico tagliando le lettere dello stesso, i due liberti (probabilmente morti anch'essi poiché il loro nome non è seguito da "vivus") che lo accompagnano lo "stringono" fino ad imporgli una posizione innaturale al braccio sinistro. E poi il torques al collo, le armillæ alle spalle, due ordini di faleræ gli ornano la corazza... Tutto questo non fu certo opera della modesta bottega dell'accampamento che lavorava su schemi fissi e semplici. Si presume che Publio abbia condotto con sé, o trovato sul posto, quello che era un "artista itinerante". Il testo fu inserito quando era già stata incisa la figura del Centurione e lo scalpellino si ingegnò alquanto per cercare di tenere una certa simmetria del testo (lo prova, ad es. l'introduzione della "s" per semissis alla fine della seconda riga che risulta inconsueta per il periodo). Che fine fece Marco? Tacito dice che, quando giunse Germanico, si potevano ancora osservare i rozzi altari dove erano stati sacrificati i Tribuni ed i principali Centurioni, ma a me piace pensare che abbia reagito all'agguato combattendo come un leone e cercando di coordinare i suoi uomini e sia stato ucciso sopraffatto da un nemico troppo numeroso.

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M(arco) CÆLIO T(iti) F(ilio) LEM(onia) BON(onia)

[P(rimus)] O(rdo) LEG(ionis) XIIX ANN(orum) LIII S(emissis)

CECIDIT BELLO VARIANO OSSA

INFERRE LICEBIT P(ublius) CÆLIVS T(iti) F(ilius)

LEM(onia) FRATER FECIT

 

 

A Marco Cælio figlio di Tito,della [tribù] Lemonia di Bologna,

del Primo Ordine della legione 18a, di anni 53 e 6 mesi

caduto nella guerra di Varo, possa portare le (sue) ossa

Publio Cælio, figlio di Tito della (tribù) Lemonia.

Il fratello fece

 

 

POSTILLA :

In riferimento al Centurione Marco Celio, dobbiamo aggiungere che la famiglia dei Cælii era antica e assai nota, ma non sembra siano rimaste tracce nella documentazione epigrafica di Bologna, mentre è attestata nella regione. A titolo d'esempio a Reggio Emilia vi è testimonianza di un liberto con questo gentilizio. Velleio Patercolo (uno scrittore da rivalutare, perché troppo frettolosamente etichettato come piaggiatore di Tiberio a mio modesto avviso) nel passo della sua "Historiæ Romanæ" (II, 120) in cui descrive la Clades Variana, riferisce l'episodio di Caldus Cælius, adulescens vetustate familiæ suæ dignissimus, che preferì darsi la morte colpendosi il cranio con le catene con cui l'avevano avvinto piuttosto che rimanere prigioniero dei Germani. Purtroppo la notizia succinta non consente congetture su legami di parentela fra il noto Centurione e questo giovane legionario.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Modificato da Legio II Italica
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Inviato

A distanza di migliaia di anni quegli eventi ancora bruciano...

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Inviato

Interessantissimo contributo, complimenti ?

Aggiungo a titolo di mera curiosità che il centurione Marco Celio appare tra i protagonisti del bellissimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi "Teutoburgo". Quella di quest'uomo è una figura alla quale mi sono affezionato molto durante la lettura, viene rappresentato come un uomo dall'atteggiamento sempre fiero e marziale che però nasconde un lato molto profondo...non dico di più per non rovinare l'eventuale lettura del libro :D

Gaetano

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Inviato
3 minuti fa, Gaetano95 dice:

Interessantissimo contributo, complimenti 1f44f.png

Aggiungo a titolo di mera curiosità che il centurione Marco Celio appare tra i protagonisti del bellissimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi "Teutoburgo". Quella di quest'uomo è una figura alla quale mi sono affezionato molto durante la lettura, viene rappresentato come un uomo dall'atteggiamento sempre fiero e marziale che però nasconde un lato molto profondo...non dico di più per non rovinare l'eventuale lettura del libro :D

Gaetano

L'ho letto. Bel libro.


Inviato

Ciao @El Chupacabra , grazie per il bel post , anche se la prima parte del tuo articolo era stata gia' trattata nel 2014 :

Mai trattata invece la seconda parte . E' vero che Valleio Patercolo e' stato spesso tacciato di adulazione nei confronti di Tiberio , personalmente non sono d' accordo , in quanto ritengo invece piu' probabile essere stata una semplice ammirazione per il suo comandante militare , tanto che la figura di Tiberio , anche come militare , e ' stata rivalutata dagli storici moderni .

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Inviato
14 minuti fa, Legio II Italica dice:

Ciao @El Chupacabra , grazie per il bel post , anche se la prima parte del tuo articolo era stata gia' trattata nel 2014 :

Mai trattata invece la seconda parte . E' vero che Valleio Patercolo e' stato spesso tacciato di adulazione nei confronti di Tiberio , personalmente non sono d' accordo , in quanto ritengo invece piu' probabile essere stata una semplice ammirazione per il suo comandante militare , tanto che la figura di Tiberio , anche come militare , e ' stata rivalutata dagli storici moderni .

Sì, è vero. Infatti ho premesso che mi rifacevo a quella discussione... Quanto a Tiberio, gli storici antichi (perlomeno quelli che sono giunti fino a noi) hanno messo in luce soprattutto i lati negativi del suo principato. Per dirla tutta, l'hanno riassunto nella frase a lui attribuita "oderint, dum metuant", ma molto di quanto gli hanno attribuito è stato fatto dai suoi sottoposti (in primis Seiano). Certo non deve aver aiutato il suo carattere schivo ed introverso, reso così anche dall'esser sempre posto dopo qualcun altro - e in fondo mal sopportato - da Augusto. Ottimo generale, anche i detrattori non gli hanno attribuito sconfitte: al massimo hanno attribuito i meriti a qualcun altro...

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