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IGNORED

Opinione


albatros79

Risposte migliori

buongiorno Albatros 79

La tua è una moneta di ERICE 

La conservazione e piacevole, ben collezionabile 

ERICE

Moneta di bronzo. Grammi 3,64. diam. mm. 13,0

D/Testa femminile (Afrodite ?) a sx. con ciocca a coda di cavallo; sotto lettera punica.

R/Cavallo stante a dx. con zampa anteriore sinistra sollevata e con una zampa posteriore sinistra sollevata.  

C. N. S. vol. 1. pag. 286/21.

Anno 330-260 a.C. III periodo,

erice.doc

111 kb

non so' se ti è arrivata anche la scansione della monete pari alla tua 

hanno cambiato il come fare e non mi trovo più.

 

saluti Pietro

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aggiungo 

Ho visto che sei di Erice 

 

ti allego comunque  dei dati storici  che penso tu già conosca 

il dott. Campana ha scritto la monografia della città e riferimenti alla monetazione; 

ALTRE FONTI-MINI

 

Erix ora Erice, celebre per il tempio della dea mediterranea della fecondità, identificata dai Fenici con Astarte, dai Greci con Afrodite, e dai Romani con Venere. detta Ericina.

Secondo la leggenda comunemente accettata, elementi Troiani e Focesi (Elimi) scampati dalla distruzione di Troia, venuti in Sicilia fondarono, fra l’altro, anche Erice; ma non è da scartare l’ipotesi della presenza di elementi Sicani tra i primi abitanti di detta città. Com’è noto, le altre città degli Elimi furono Segesta ed Entella, e tutte e tre furono sotto l’influenza politica dei Cartaginesi. Erice deve la sua celebrità, oltre che alla sua posizione sopra un alto monte isolato dal quale la veduta si spinge, nelle giornate serene, fino a capo Bon, anche al tempio dedicato alla venere Ericina, la Dea Astarte dei Fenici, protettrice dei naviganti i quali si servivano del monte per l’orientamento.

Nel 510 a.C. lo Spartano Dorieo tentò la conquista del territorio ericino, ma fu sconfitto e ucciso dai Cartaginesi e dagli Elimi di Segesta presso il fiume Màzaro.

Nel 397 a.C. Erice, assalita dai Siracusani condotti da Dionisio il Vecchio, si arrese, ma l’anno dopo Imilcone, generale Cartaginese, la riconquistò per tradimento.

Nel 368 a.C. Dionisio la riprese. Pirro nel 278 a.C. occupò Erice, ma poco dopo la città fu rioccupata dai cartaginesi.

Durante la prima guerra punica, nel 260 a.C. i Cartaginesi di Amilcare trasferirono gli Ericini alle falde del monte, in una gran baia, ove fondarono la città di Drepano, l’odierna Trapani.

Nel 244 a.c. Amicare Barca, figlio di Annibale, occupò Erice già dominata dai Romani. La sconfitta sul mare subita dai Cartaginesi (242) costrinse questi ultimi ad abbandonare Erice.

Dopo la conquista della Sicilia da parte dei Romani, Erice fu compresa tra le “civitates censoriae”.

Di Erice si conosce una ricca serie di monetine d’argento anepigrafi, con lettere Greche e Fenicie e alcuni tetradrammi con lettere Greche. La scarsità dei ritrovamenti delle monete Ericine nella Sicilia orientale è indice di una circolazione limitata nel territorio.

La città fu fondata da Erice, figlio di Afrodite e di Bute re di Sicilia. Nel 244 a.c. Amicare Barca, figlio di Annibale, occupò Erice già dominata dai Romani. La sconfitta sul mare subita dai Cartaginesi (242) costrinse questi ultimi ad abbandonare Erice.

Dopo la conquista della Sicilia da parte dei Romani, Erice fu compresa tra le “civitates censoriae. Di Erice si conosce una ricca serie di monetine d’argento anepigrafi, con lettere Greche e Fenicie e alcuni tetradrammi con lettere Greche. La scarsità dei ritrovamenti delle monete Ericine nella Sicilia orientale è indice di una

circolazione locale.

Pietro

ps. puoi dirmi cosa hai ricevuto?

 

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Grazie mille ... si sono di Erice anzi per la precisione drepano :) .. da circa un anno ho iniziato a collezionare (o quantomeno ci provo) monetazione sicula, la scansione purtroppo non è arrivata (che grado di rarità gli si può attribuire alla moneta). In riferimento al secondo messaggio è arrivato credo completo, l'ultima parte è quella riferita alla conquista romana e la serie di monetine d'argento anepigrafi (argomento che sicuramente voglio approfondire). Mi piacerebbe acquistare la monografia del dott. Campana è facilmente reperibile? qualche libro che comprende tutta la monetazione sicula invece? ... 

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Grazie mille ... si sono di Erice anzi per la precisione drepano :) .. da circa un anno ho iniziato a collezionare (o quantomeno ci provo) monetazione sicula, la scansione purtroppo non è arrivata (che grado di rarità gli si può attribuire alla moneta). In riferimento al secondo messaggio è arrivato credo completo, l'ultima parte è quella riferita alla conquista romana e la serie di monetine d'argento anepigrafi (argomento che sicuramente voglio approfondire). Mi piacerebbe acquistare la monografia del dott. Campana è facilmente reperibile? qualche libro che comprende tutta la monetazione sicula invece? ... ' 

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per adesso ti trasmetto  altro sugli Elimi e su Erice 

 

ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI NELLA STORIA DELLA SICILIA OCCIDENTALE TRA VI E IV SEC. A. C.

SEBASTIANA NERINA CONSOLO LANGHER

Le scarne notizie storiografiche pervenute non consentono una descrizione dettagliata della storia di Erice, ma solo qualche definizione del suo ruolo nell’ambito della storia degli Elimi1, e qualche aspetto del suo particolare rapporto con Segesta, con Cartagine, con Siracusa, o con il mondo italico, anatolico o egeo, nel corso dei secoli. Il tentativo di precisarne i problemi deve quindi avvalersi spesso di aspetti della storia generale e deve tenere presenti, nel tentativo di coordinarli, accanto alle testimonianze storiografiche anche i dati archeologici e numismatici 2.

Le origini. Il VI sec. a. C. Nel territorio che fu oggetto del tentativo di colonizzazione di Pentatlo nel 580 a. C. Erice 3 non sembra ancora esistere come polis, come indica la sua assenza sia nel testo di Pausania (10, 11, 3) che in quello di Diodoro (5, 9, 29) sulla fallita spedizione cnidia. Ma è probabile che già allora fosse un centro sacrale ben frequentato. Comunque è soltanto per il 510 a. C. che il nome di Erice appare, ma soltanto come chora, in Erodoto 4, in relazione alla spedizione di Dorieo, e oggetto, come territorio, della sua rivendicazione.

In definitiva per il VI sec. a. C. le fonti storiografiche menzionano Erice soltanto come ghe, come chora, come topoi, ma non designano una polis ben determinata.

Fondamentale, per l’esistenza di una polis, è il testo di Tucidide che in 6, 2 accanto a Segesta menziona espressamente – per la prima volta – la polis di Erice. Poco dopo (a 6, 43, 3-4) 288 S. N. CONSOLO LANGHER a proposito dell’ambasceria ateniese a Segesta del 416, Tucidide allude agli anathemata argentei custoditi nel santuario ericino utilizzati dai Segestani per abbagliare gli inviati ateniesi. Erice si configura in queste testimonianze come una polis caratterizzata da un cospicuo centro sacrale e da un legame strettissimo con Segesta.

Che la trasformazione di Erice da centro sacrale in città vera e propria con centro sacro, fosse già compiuta da qualche tempo, è testimoniato sia dalle poderose mura sia dalla coniazione delle prime monete, i cui inizi si datano agevolmente ai primi decenni del V sec. a. C. 5. Gli stimoli allo sviluppo urbano provennero probabilmente dall’area greca oltre che dalla presenza cartaginese. L’influenza dell’area greca, e particolarmente di Selinunte, è indicata dall’imitazione dei tipi selinuntini, quale si rivela già su una rarissima serie ericina di litre ridotte, databile al 490-480 di cui un unico esemplare (di g 0, 41) è conservato nel British Museum. Il tipo (foglia di Selinon/fiore in boccio) circondato dalla leggenda Erykinon indica infatti l’ultimo stadio evolutivo della foglia quale appare sulla ultima serie di litre e didrammi arcaici di Selinunte databili prima del 480, e presenta valori ponderali ridotti come le coeve serie selinuntine 6.Pertanto, come già proponeva la Bovio Marconi7, sulla base dei ritrovamenti archeologici di natura fenicio-punica, rinvenuti ad Erice, sembra lecito ritenere che la città, se non già alla fine del VI sec. a. C., in ogni caso già all’inizio del V, costituisse un punto strategico importante nell’ambito della Sicilia occidentale. Quanto alla riorganizzazione delle mura perimetrali di Erice, essa si pone intorno alla metà del VI sec. a. C., allorché, in coincidenza con la spedizione di Malco, Panormo e Mozia si dotarono di cinta muraria 8. La seconda fase di tale riorganizzazione (muraria), è in parte contrassegnata da lettere puniche per l’assemblaggio dei blocchi, che attestano il contributo cartaginese alla riorganizzazione delle mura del centro sacro e una probabile symmachia elimo-cartaginese9. attiva già intorno alla metà del VI sec. In realtà, al tempo di Dorieo, Cartagine e Segesta appaiono collegate contro Selinunte come già al tempo di Pentatlo 10.

 

ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 289 Il V secolo.

Venendo al V secolo, tra le scarse notizie pervenute sugli Elimi, disponiamo del noto trattato di alleanza tra Segesta e Atene 11 per il quale gli ultimi studi condotti, ad esempio, da Hansen 12 e già accettate, ad es., dalla Cagnazzi 13, hanno riproposto una datazione alta al 460 a. C., con la lettura del nome Konon per l’arconte; si è riaperto così un problema che sembrava essersi chiuso con le proposte ribassiste – al 418 – di Chambers, Gallucci e Spanos 14, che davano la lettura Antiphon; ma già contro quest’ultima proposta Meiggs e Lewis15 avevano osservato che Diodoro e Tucidide – se veramente il trattato fosse stato stipulato nel 418 – non avrebbero potuto non ricordarlo trattando in dettaglio del 416. Una ulteriore conferma alla cronologia alta del trattato viene ora dalle numerosissime riconiazioni di monete attiche eseguite da Messana intorno al 460-450 a. C.; il fenomeno appare ben documentato nello splendido studio su La monetazione di Messana, condotto da M. Caltabiano: le riconiazioni, accuratamente ricostruite, attestano l’esistenza di attivi scambi tra Atene e la Sicilia occidentale attraverso lo Stretto di Messina, scambi che il trattato con Segesta doveva aver agevolato. Non è da escludere che, come propone Huss16, il trattato sottoscritto da Segesta con Atene si realizzasse con il consenso di Cartagine, peraltro poco attenta nel corso del V sec. a. C. alle cose siciliane. Rispetto a Segesta, il cui ruolo politico è notevole nel V sec. a. C. e implica un controllo di tutta l’area circostante, Erice, come accennavo, rivela un legame assai stretto e peculiare; la funzione del santuario come deposito delle ricchezze sacre di Segesta, sembra indicare un rapporto particolare che già Musti17 tendeva a intendere espressione di una sympoliteia: una suggestiva interpretazione cui possono aggiungersi – come vedremo – vari elementi di conferma e che, per il V sec. a. C. in particolare, sembra convalidata sul piano numismatico da alcune serie con doppia leggenda, ericina e segestana, su cui tornerò tra breve (tav. XLIX, 3). 290 S. N. CONSOLO LANGHER

Nell’ambito di questa sympoliteia, il ruolo di guida non poteva che toccare a Segesta. La città ha assunto un carattere espansionistico che trae stimolo, per il settantennio che va dal 480 al 410 a. C., dal cosiddetto ‘letargo’ o disimpegno punico18. Tale disimpegno indeboliva le forze di Mozia, rinvigorendo per converso la tendenza di Segesta ad una estensione territoriale e alimentando la rivalità di Segesta con Mozia; è un complesso di vicende e un intrecciarsi di opposti equilibri, da cui potrebbe trarre forse giustificazione quel conflitto presso il fiume Mazzaro per questioni di confine di cui parla Diodoro sotto l’anno 454 a.C.19. Si tratta di un conflitto tra Segesta ed una città che è indicata come Lilibeo [Segestani e Lilibetani – dice testualmente Diodoro –(19)], e che in maniera palmare (cioè senza ricorrere a forzature sul testo) sembra poter identificare con Mozia 20, che – come è noto – aveva incorporato nel V sec. a. C. una parte della chora lilibetana. Poiché Lilibeo fu fondata solo dopo la caduta di Mozia, avvenuta nel 397 a. C., l’espressione «Lilibetani» non può indicare altro che una rivendicazione da parte di Segesta forse a proposito dell’area lilibetana inclusa nella chora di Mozia. Tale chora si estendeva dall’isola di Mozia fino alla fertile zona dell’entroterra siciliano [su cui sorgerà Lilibeo], che confinava, attraverso il fiume Mazzaro, con il territorio segestano21. L’estensione è confermata sia dalla presenza di una strada marittima che

collegava Mozia con la costa siciliana; sia dall’esistenza di una necropoli moziese sulla terraferma; sia dalla presenza di un sistema idraulico che trasportava le acque di Regalia dalla costa siciliana a Mozia22.

L’esistenza di un conflitto è anche comprensibile per il fatto che la tradizionale amicizia elimo-punica23, a causa del disinteresse di Cartagine, non è più sostenuta da un rapporto rigorosamente

stabile e costante, ma al contrario ha ceduto il passo ad una fluidità di rapporti e di situazioni che, considerato l’assenteismo di Cartagine circa i problemi dell’isola, spiega un lungo periodo di rivalità fra le città, specie ove teniamo presenti la combattività

 

ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 291 e l’intraprendenza di Segesta su cui di recente insiste anche la Anello24. È il momento in cui le tradizioni troiane sugli Elimi (già esistenti in Stesicoro e spiegabili con rapporti commerciali col mondo orientale), saranno state potenziate e collegate con la zona di Lilibeo - Mozia. Il fenomeno si coglie assai bene attraverso Strabone allorché l’autore riporta la tradizione secondo la quale Enea, sbarcando col troiano Elimo, aveva occupato Erice e Lilibeo: sembra assai chiaro che il testo straboniano rifletta qui una tradizione che collegava Lilibeo-Mozia con l’area di espansione segestana25. Tanto più che Mozia – come indicano i rinvenimenti del tophet – rivela un attivo scambio culturale ed economico col vicino mondo greco-siceliota. Svincolate dal dirigismo economico e militare di Cartagine, Mozia e Segesta diventano rivali, sicchè ad un certo punto sembra ovvio che lo spirito combattivo ed egemonico di Segesta porti questa città a

scontrarsi con Mozia.

Del resto il gioco delle alleanze tra le potenze di Sicilia nel corso del V sec. a. C. sembra muoversi liberamente a seconda degli equilibri politici. Cartagine stessa nel 416 a. C., ad es., non accoglierà l’invito dei Segestani ad intervenire in Sicilia contro Selinunte, che invece sarà accettato nel 410 a. C. In questo quadro di ‘politica libera delle alleanze’ il conflitto tra Segesta e Mozia è quindi perfettamente comprensibile26. Le due città, un tempo alleate, entrarono nel 454 a. C. in conflitto.

Come ho già osservato, l’avanzare di Segesta coinvolgeva anzitutto Erice. Tucidide ha trasmesso a 6, 4, 6, l’immagine di uno stretto legame tra le due città al momento della spedizione ateniese. Sia che i Segestani utilizzassero le ricchezze del santuario ericino per abbagliare gli Ateniesi, sia che questa esibizione potesse significare che la ricchezza pubblica di Segesta si trovava conservata nel santuario di Erice, in quanto santuario del koinon elimo, è di per sé evidente, in entrambi i casi, che la città di Erice si muove nella sfera politica della potente Segesta. D’altra parte l’influenza segestana ad Erice è provata dalla stessa tipologia delle serie ericine, costituite da litre, e da tetradrammi e didrammi (292 S. N. CONSOLO LANGHER) (tav. XLIX, 8), sui quali il tipo segestano del cane [che si accompagna alla testina di Afrodite] da ora in poi costante sulla monetazione ericina deve avere significato un legame peculiare che, ove noi accogliessimo l’ipotesi della sympoliteia elima, va inteso in senso federale. La sympoliteia27 è infatti un concetto giuridico che indica l’esistenza di una doppia cittadinanza, quella dell’ethnos (elimo) e quella della città di appartenenza (Segesta,

Erice, e così via). I caratteri fondamentali quali si evincono da un famoso passo di Senofonte (Hell., 5, 2, 11-19) possono così riassumersi: cittadinanza e leggi comuni; messa in comune delle rendite dei porti e dei mercati; scambio dei diritti di epigamia e di egktesis; alleanze militari; luoghi di culto comuni; tribunali federali; magistrature federali. Lo stretto rapporto tra Segesta ed Erice, quale appare in Tucidide e quale è confermato dalla monetazione, più che il sintomo di una alleanza potrebbe dunque essere più precisamente l’espressione della sympoliteia stessa. Legami di sympoliteia non escludevano infatti, nel mondo greco in generale (dall’Acarnania, ad es., alla Focide, a Cipro28), la presenza di monetazione collegata tipologicamente, e tuttavia indipendente, nei più importanti centri riuniti insieme dal vincolo della doppia cittadinanza.

Come già accennavo questo rapporto tra Erice e Segesta, probabile capitale dello Stato simpolitico o koinon, è confermato da due serie di litre emesse con doppio etnico, ericino sul R/ e segestano sul D/ (A. Tusa, La monetazione dei centri elimi, 187, tav. IV, 53). Se questi fenomeni possano indicare nel V sec. a. C. un koinon elimo, comprendente cioè tutti gli Elimi sotto la guida di Segesta, o soltanto un koinon ericino-segestano, rimane – come ho già detto – incerto. Indizi per un più ampio koinon potrebbero emergere, almeno per il IV sec. a. C., dalla storia di Entella che, per avvenimenti connessi con il 338/307 a. C., in un quadro storico completamente mutato, concede, probabilmente intorno al 309-307, la isopoliteia ai Segestani, e intorno al 307 conia serie bronzee con i tipi siracusani di Demetra confermando l’alleanza che in tale anno collega gli Elimi ad Agatocle29. È da auspicare che ulteriori scoperte di eventuali connessioni ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 293 simpolitiche tra ethnos elimo e città elime, in documenti letterario epigrafici, possano dare altre conferme anche per il V sec. a. C.

Questa tendenza degli Elimi come gruppo etnico a riunirsi in koinon (tipica di molti gruppi etnici, quale la critica più recente va delineando, in Epiro, ad esempio, in Acarnania, in Focide, già a partire dall’età più antica del loro sopraggiungere nella regione ellenica), non ha in Occidente adeguati riscontri [ove prescindiamo dalla cosiddetta federazione achea, che meriterebbe ulteriori

approfondimenti]. Il fenomeno che si riscontra per l’ethnos elimo è quindi tanto interessante quanto problematico; assente fra i Sicelioti che conoscono solo il fenomeno, profondamente diverso, della symmachia (l’alleanza militare), colpisce viceversa per la sua presenza nel mondo egeo, e, tra l’altro, anche a Cipro nel IV sec. a. C., un’isola che, come abbiamo visto, si mostra strettamente collegata al mondo elimo di Sicilia, sia per quanto riguarda il culto di Afrodite, sia per l’esercizio della prostituzione sacra (ad esso connessa) e per i vari attributi della dea, sia per quanto attiene ai tipi e alle forme di numerosi documenti ceramici. Non è da escludere che Cipro possa essere stata – anche nel settore delle forme istituzionali – una mediatrice (magari di eventuali forme frigie o anatoliche); ma è ovvio che nel loro percorso dalle variamente ipotizzate e ipotizzabili regioni di origine gli Elimi possono avere subito anche altre influenze: dalla regione acarnana, ad esempio, dalla Focide, o da altre isole egee.

Tornando al V sec. a. C. e all’emissione con doppio etnico ERUKINON e SEGESTA [i tipi con il doppio etnico sono la testa di Afrodite frontale ed il cane retrospicente30] che indica una circolazione differenziata, e sottintende condizioni di parità, tale emissione rivela indubbiamente la stretta reciprocità di interessi economici e di scambio tra le due poleis Segesta e Erice, quali nel mondo greco sono impliciti nelle città collegate da sympoliteia, che comportava in genere la messa in comune dei beni e delle rendite da santuari o da porti e mercati e lo scambio dei diritti di epigamia e di enktesis (tav. XLIX, 3 con doppio etnico). Per lo stesso periodo (460-450 a. C.) si conosce anche una (294 S. N. CONSOLO LANGHER) doppia emissione di litre emesse sia a Segesta sia ad Erice che presentano al rovescio una grande H assieme alla leggenda ERU o SEGE31 (tav. XLIX, 5 e 6: emilitre con leggenda ERU o SEGE) . In sostanza le varie emissioni, sia cioè quelle con doppia leggenda, sia quelle con leggenda alternata potrebbero costituire le più antiche emissioni a noi note della sympoliteia tra Erice e Segesta; non è improbabile in linea di massima (come già

accennavo) che essa comprendesse nel V sec. a. C. anche altre città dello stesso ethnos. Non è infatti da escludere che quegli elementi che ci sono noti per la seconda metà del IV sec. a. C. (in cui si pone la isopoliteia tra Entella e Segesta, e in cui affiorano elementi anche per altri centri elimi [vd. infra]), possano riflettere una situazione precedente. Il trattato siracusano del 405 a. C.32 venne a compromettere l’indipendenza e potenza di Segesta e delle varie città elime. Il rapporto tra esse e Cartagine viene ad assumere ora una diversa configurazione: sia le città elime, sia i centri di Solunto e Panormo, sembrano entrare gradualmente in un evidente rapporto di dipendenza e non più di tutela.

Gli Elimi nel IV sec. a. C.

Ho già detto che agli inizi del IV sec. a. C. il mondo elimo si va in un certo senso punicizzando per il cambiamento radicale nel modo della presenza punica in Sicilia. Il fatto che nel 416 a. C. Segesta, che aveva rivolto invito a Cartagine per un intervento contro Selinunte, non era stata ascoltata, significa che il rapporto degli Elimi con Cartagine non era ancora così forte da convincere Cartagine ad intervenire militarmente al fianco di Segesta nel conflitto con Selinunte33. Viceversa, dopo la spedizione ateniese in Sicilia, si registra un cambiamento fondamentale: emerge una concezione cartaginese ben diversa, decisamente protesa verso una estensione del dominio territoriale punico in Sicilia, per la (ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 295) quale Cartagine nel 409 a. C. accetta di intervenire contro Selinunte34. Se vogliamo scandire le tappe della affermazione cartaginese nel territorio elimo per il IV sec. a. C. dovremo individuare anzitutto una prima fase a cavallo tra il V ed il IV sec. a. C., precisamente tra il 410 ed il 368 a. C.. Essa segna il netto inserimento di Segesta, di Erice e degli altri centri elimi nell’area cartaginese e una subordinazione che, determinando la fine della indipendenza politica, comportò ‘anche’ la fine delle coniazioni autonome di Segesta: cioè le emissioni di quei didrammi argentei che per circa mezzo secolo avevano testimoniato il risveglio economico della città, e in cui Egesta e Krimisos, gli eroi locali, avevano espresso il sentimento del nazionalismo elimo ed il patriottismo segestano, riabilitato dalle forme dell’arte greca35 (tav. XLIX, unico arg. di V sec.).

Quanto ad Erice in particolare la sua punicizzazione cade tra la fine del V e gli inizi del IV a. C. in cui il centro sacrale della città si inserisce gradualmente nell’area cartaginese. Tuttavia il IV sec. a. C., aprendosi con la grande reazione antipunica di Dionisio I, comportò nel 397 a. C. la conquista ‘siracusana’ di Erice36. Ma nel 396 a. C. Erice ritorna ad Imilcone, che la riprende con l’appoggio di una fazione filocartaginese37. La riconquista indica una spaccatura politica all’interno della città, in cui la componente filopunica (forse collegata con il santuario) risulta vincitrice. Con queste vicende l’allineamento delle città elime accanto alle puniche Solunto e Panormo risulta compiuto. E Diodoro puntualmente può rappresentare quali città amiche dei Cartaginesi, con Solunto e Panormo, anche le elime Alicie, Segesta, ed Entella. Precisi riscontri nella cultura materiale di Erice, ne confermano la progressiva punicizzazione. Diventa più frequente tra il IV ed il III sec. a. C. nelle necropoli ericine la presenza di anfore puniche usate nella incinerazione, e di tipi vari di ceramica punica quali unguentari, (296 S. N. CONSOLO LANGHER) piatti, monili38; mentre dall’area del santuario provengono statuette egittizzanti: amuleti, scarabei, bronzetti. La decisa politica di tendenza filocartaginese di Erice si esprime ora nella coniazione di litre argentee, databili al 400-390 a. C., caratterizzate da tipi di ispirazione punica e da leggenda punica. Le litre recano Testa femminile / Cavallo stante (tav. XLIX, 1) o Toro a volto umano con lettere puniche (ÔrK = Erek?), interpretate già dal Salinas come indicazione del nome di Erice39; la stessa iscrizione punica si trova su un didramma di tipo corinzio della prima metà del IV sec. a. C.

Non è da escludere che la stabile presenza punica in Erice possa essere stata agevolata dal culto di Afrodite, ben radicato – com’è noto– nel popolo fenicio-punico e dagli interessi che con tale culto si connettevano, forse anche per i numerosi introiti dai pellegrinaggi. Espliciti legami tra il santuario di Erice e quello di Tagsilis sito a Malta, dedicato al culto di Astarte, sono stati evidenziati da vari studiosi40. Lo stesso culto è attestato a Cagliari ed a Cartagine su numerose iscrizioni. Per il III sec. a. C. merita di essere ricordata una iscrizione perduta, ma nota dai disegni del Cordici, riportati da Guzzo Amadasi41, in cui la dedica di un nobile punico menziona magistrati dai nomi punici. Il documento attesta l’utilizzazione di un ordinamento di tipo punico basato sui sufeti in Erice, almeno per il III sec. a. C. Ma già agli inizi del IV sec. a. C. Erice in realtà può considerarsi un centro punico a tutti gli effetti nonostante temporanei successi siracusani, quali ad es., le occupazioni di Dionisio I nel 397 e nel 368 a. C.42. Inoltre, già dopo il 396 a. C., Erice si presenta strettamente collegata a Lilibeo anche sul piano militare.Erice dunque, tra il 410 ed il 396 a. C., mutò referente all’interno dell’area occidentale siciliana, passando da un prevalente referente elimo (Segesta) ad un prevalente referente punico (Lilibeo e Cartagine). E tuttavia nella seconda metà del IV sec. a. C. l’egemonia di Cartagine sugli Elimi deve fare i conti con numerosi fermenti indipendentistici stimolati, sia pure in maniera diversa, dalle età di Timoleonte e di Agatocle.

ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 297

Età di Timoleonte

Dopo Dionisio I, che nel 368 a. C. aveva tratto dalla sua parte Segesta ed Entella43, Timoleonte convinse Entella da lui conquistata nel 342 a. C., ed altri centri che Diodoro indica genericamente come Elimi, a schierarsi con lui nella symmachia antipunica44. Che tra questi centri si trovasse anche Erice sembrano indicarlo l’emissione di alcuni bronzi attribuiti ad Erice riconiati su tondelli

siracusani con il tipo timoleonteo di Zeus Eleutherios (tav. L, 3); ed altre piccole serie (bronzee) con il cavallo libero (tav. L, 4) che si pongono fra il 341 ed il 34045. È da credere che in Entella ed in Erice il partito locale filotimoleonteo agevolasse la penetrazione delle forze siracusane, che riconoscevano il diritto di battere moneta a tutti quei centri che aderivano spontaneamente alla symmachia (non sono pervenute infatti monete per Apollonia ed Engyon, centri siculi presi da Timoleonte con la forza e presidiati. Essi non dovettero avere il riconoscimento dei diritti monetari).

Verso la fine del 341 e durante il 340 a. C. si collocherebbero pertanto le emissioni di Erice, con Zeus Eleutherios, o col Cavallo libero assieme ad altre di Entella e Nakona, che presentano – come Erice – sul R/ il Cavallo libero. Dopo il trattato del Crimiso del 338 a. C.46 il confine tra area di tutela punica e area greca fu stabilito al fiume Alykos (Platani). Ma il controllo punico che sopprimeva l’indipendenza e le coniazione monetali e imponeva tasse, fu avvertito ora come un peso.

Età di Agatocle

Questo spiega l’intesa47 che nell’anno 307 a. C. si stabilirà lì tra gli Elimi ed Agatocle durando fino al trattato di pace del 306/5 a. C. Vari eventi inoltre erano maturati ad agevolare tale alleanza.

Nel 313 a. C., come ho già accennato nel precedente congresso di Gibellina del 1994, un trattato tra Amilcare ed Agatocle (che concedeva a Siracusa il riconoscimento dell’egemonia sulle (298 S. N. CONSOLO LANGHER )città greche, aveva riconfermato forse in maniera più decisa l’appartenenza degli Elimi a Cartagine48. È noto che subito dopo forti contestazioni contro la clausola del riconoscimento della egemonia di Siracusa sull’area greca – peculiare di quel trattato – fecero sì che il Senato cartaginese abrogasse il trattato e decidesse l’offensiva contro Siracusa con truppe comandate da Amilcare Gisgonio. Disperse da una tempesta, tali forze giunsero nella epicrazia cartaginese di Sicilia in numero così esiguo che fu necessario (per il generale) procedere a nuove leve sul posto49.

Ciò finì per comportare oneri finanziari per le varie città dell’area occidentale che riconoscevano l’egemonia punica50. Se ora consideriamo le ragioni (una probabile richiesta di aiuti finanziari) che dovettero provocare in Segesta quel conflitto, di cui parla Cicerone, tra Segesta ed i Punici, un conflitto che, a dire di Cicerone51, sarebbe stato combattuto dalla sola Segesta e da essa provocato, non mi sembra illegittimo un collegamento probabile del conflitto medesimo con gli eventi determinatesi dopo il trattato del 313 a. C., sia per la riconferma dei tributi sottesa dal trattato, con la riconferma delle rispettive egemonie dei contraenti, sia per le esigenze di denaro che il naufragio occorso alla spedizione comandata da Amilcare Gisgonio (immediatamente successiva al trattato stesso) avevano provocato. Un altro evento determinante per una alleanza tra mondo elimo ed Agatocle va vista nel grosso trauma che dovette costituire per il mondo elimo e greco della Sicilia occidentale la sconfitta dello stesso Amilcare presso Siracusa52. Tale sconfitta provocò nel 309 a. C. insieme con la morte di Amilcare anche la dissoluzione del suo esercito e di tutte le forze puniche della Sicilia occidentale; terzo elemento determinante: la dissoluzione cui tenne dietro, agli inizi del 307 a. C. lo sbarco di Agatocle stesso, dopo varie vittorie in Africa, nella Sicilia occidentale53.

 

Accanto a Selinunte anche Entella e Segesta, e certamente anche Erice, entrarono ora nell’ambito dell’egemonia siracusana54. In Entella rientravano anche i profughi già scampati a Segesta. Alcune serie bronzee di Entella con i tipi siracusani (Testa barbata/Pegaso; Testa giovanile/Cavallo libero; Testa di Demetra (ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 299 Pegaso), databili alla fine del IV sec. a. C., indicano una realtà economica ed una comunità più articolata quale poteva determinarsi in Entella con il rientro dei profughi entellini fin qui ospitati a Segesta, onde Entella poteva riprendere l’attività monetaria sospesa dopo il trattato del 338 a. C.55. L’esistenza della isopoliteia tra Segesta ed Entella56 (cui ho già accennato) in questo torno di tempo (ultimo spicchio del IV sec. a. C.) è un tassello che viene ad aggiungersi al probabile quadro di un koinon elimo in tale età . Se nel V sec. a. C. dunque i dati concernono una probabile sympoliteia tra Segesta ed Erice, nel IV sec. a. C. gli elementi in nostro possesso indicano vari legami comuni tra Segesta ed Entella, Nakona e Iato. Va rilevata, ad esempio, la comunanza della magistratura degli hieromnamones tra Entella e Segesta, evidenziata dal Nenci, che sembra confermare l’appartenenza di Entella ad un koinon elimo guidato da Segesta. Anche i rapporti tra Entella e Nakona, ed il fatto che quest’ultima si rivolga ai saggi segestani per dirimere le controversie interne, sembra indicare che le tre città, Segesta, Entella e Nakona, si muovessero all’interno di un sistema comune che riconosceva come capitale Segesta e di cui forse faceva parte anche Iaitas. Sembra convincente infatti l’osservazione del Nenci circa le tegole sacre provenienti dal santuario entellino di Estia, sulle quali la iscrizione epi Lakonos (che rinvia a Iaitas) sembra indicare che un medesimo magistrato fosse preposto alla manutenzione dei santuari delle varie città elime57. Sono tutti indizi che altre scoperte o ricerche potrebbero corroborare. Del resto il mondo egeo è ricco di forme istituzionali he fanno capo al koinon. Non è forse inutile richiamare alcuni elementi che – come ho già accennato – ci sono noti per Cipro; dell’isola spesso sono ricordati – come abbiamo visto – i rapporti con la Sicilia occidentale con frequenti richiami ad una mediazione cipriota per l’introduzione di motivi orientali nella zona elima. In Cipro, nell’ultimo spicchio del IV sec. a. C. è attestato, a Nea Paphos, famosa per il culto di Afrodite e soggetta a Tolomeo Soter, un koinon dei Ciprioti, comprendente 4 dei vari centri dell’isola. La confederazione (300S. N. CONSOLO LANGHER) delle 4 città cipriote mostra, tra l’altro, competenze in materia finanziaria e religiosa (battere moneta e organizzare il culto); ma si estenderà nel I sec. a. C. fino a comprendere tutte le città58 dell’isola. È noto come numerosi studiosi59 si richiamino, già dall’età più antica, a mediazioni di ambito egeo, e in particolare di ambito cipriota per l’introduzione, ad es., del culto di Afrodite e delle stese forme del culto ericino quali il themenos alberato, il cane, la colomba, la ruota per gli incantesimi e la svastica, note da testi letterari, da documenti archeologici e dalla stessa monetazione60, tutti elementi che rientrano nella tradizione egea. Anche se le forme cipriote indicano un’età inoltrata, non è da escludere che esse possano riflettere uno stadio precedente; non mi sembra azzardata l’ipotesi che Cipro stessa possa aver mediato (o suggerito) ad Erice e al mondo elimo, anche forme e motivi istituzionali.

 

Con lo sbarco di Agatocle nell’area occidentale siciliana, lo scontento degli Elimi verso Cartagine (per la perdita della indipendenza, per la soppressione delle loro autonome coniazioni, e per le richieste fiscali), trovò la maniera di esprimersi attraverso l’alleanza con il nuovo vincitore. Non abbiamo notizie di una occupazione agatoclea di Erice, mentre ben circostanziate sono le testimonianze relative ai suoi rapporti con Segesta. Esplicita è, dopo lo sbarco a Selinunte, la menzione dell’occupazione delle città greche occidentali, cioè Eraclea, Terme e Cefaledio, che furono presidiate61, mentre sotteso rimane l’appoggio degli Elimi, indispensabile, tra l’altro, per le esigenze del vettovagliamento, e forse anche per un probabile attraversamento, in tutto o in parte, del territorio, da parte dell’esercito greco che da Selinunte puntava su Cefaledio. Le varie operazioni assicurarono ad Agatocle il possesso di tutta l’epicrateia cartaginese. È noto come Agatocle, ritornato sul fronte africano nell’autunno del 307 a. C., vi subisse una pesante sconfitta che lo indusse a rientrare di nuovo in Sicilia, ove sbarcò tra novembre e dicembre (ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 301) del 307 a. C.,stabilendo, anche questa volta, il quartier generale nella Sicilia occidentale, ancora sgombra da milizie puniche62. Qui egli chiedeva ai centri greco-occidentali ed elimi, suoi alleati, aiuti per la continuazione della guerra. In particolare appoggi in denaro furono chiesti alla alleata Segesta [così in Diod.], la più ricca e potente e con ogni probabilità la capitale del

koinon elimo che aveva tratto dall’esaurirsi del controllo punico– in seguito alle vittorie greche sugli eserciti di Cartagine presso Siracusa, e nelle varie operazioni africane – uno stimolo a rifiorire, come il decreto di isopoliteia tra Segesta ed Entella, collocabile in questo contesto cronologico, sembra confermare.Le titubanze mostrate in riunioni assembleari da alcuni gruppi segestani, probabilmente influenzati da ambiti filopunici, determinò una violenta punizione63.

Considerati ribelli, essi furono uccisi e venduti schiavi, insieme agli elementi subalterni che li avevano affiancati. Per entrare in possesso di denaro sarebbero state organizzate vendite di giovani ai Bruzi. Nella città, ribattezzata con il nome nuovo di Diceopoli, sarebbero stati insediati i fuorusciti (esuli elimi o greci) al seguito di Agatocle64.

Questi insediamenti di automoloi fecero di Segesta-Diceopoli una base militare particolarmente fidata per Agatocle. È probabile – considerata la generale disgregazione delle forze puniche – che Erice, seguendo l’esempio di Segesta e degli altri centri elimi, si schierasse con Agatocle, rimanendo con lui fino al trattato del 305 a. C., che restituì ai Cartaginesi il controllo della Sicilia occidentale65. Facendo la pace e restituendo l’eparchia a Cartagine Agatocle abbandonava al loro destino politico i suoi alleati elimi e i centri occidentali greci. Tuttavia il rapporto tra gli Elimi e Siracusa sembra trasferirsi nel settore degli scambi e in quello del mercenariato. L’esplorazione archeologica ad Entella, Segesta e Iato mostra che la ripresa edilizia, che sembra coincidere con la prima età di Agatocle, si prolunga ancora agli inizi del III sec. a. C., in (302 S. N. CONSOLO LANGHER)

concomitanza con il periodo del suo governo monarchico, che, com’è noto, si caratterizzò per il dominio politico e commerciale sulla Magna Grecia, le alleanze con Tolomeo, Pirro e Demetrio, l’imperialismo economico sullo Ionio, segnando una generale prosperità nei commerci e negli scambi66.

La campagna di Pirro in Sicilia segnò lo sganciamento della zona elima, tranne Erice, dal rapporto con Cartagine67. Assieme ad Erice, le vere e proprie colonie cartaginesi rimanevano filopuniche. Viceversa Alicie e Segesta, assieme a Selinunte, passarono dalla parte di Pirro68. Erice ed il suo monte erano dunque ormai inserite nel sistema politico-militare che comprendeva colonie e fortezze puniche. Pirro tuttavia espugnò con la forza Erice69 dopo un assedio lungo e ostinato e, subito dopo, Panormo, ma non riuscirà a prendere Lilibeo70, e alla fine si ritirerà in Siracusa. L’adesione di Alicie e di Segesta a Pirro (seguite da Iaitia –Diod., 22, 10, 4), non esprimeva tanto una solidarietà elima con i Greci, quanto soprattutto l’accettazione di un intervento esterno unificatore che, scomparso Pirro, sarà rappresentato da Roma.

 

NOTE

1 Sui problemi relativi alla storia degli Elimi e alla loro origine si veda la messa a punto in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989. L’origine sicana degli Elimi, cui si sarebbero mescolati tra XII e IX sec. a. C. nuclei immigrati provenienti dal Mediterraneo orientale, già in J. MARCONI BOVIO, El problema de los Elimos a la luz delos describimientos recientes, Ampurias, XII, 1950, 79-96; R. VAN COMPERNOLLE, Ségeste et l’Hellénisme, Phoibos, V, 1950-1951, 183-228; ID., Segesta e gli Elimi quaranta anni dopo, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 73-160, 91. Un’ altra ipotesi considera l’ethnos elimo proveniente dal sud dell’Italia (cf. S. TUSA, Preistoria e protostoria nel territorio degli Elimi, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo- Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 47-52). Nutrito (ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 303) è poi il gruppo di studiosi che vedrebbe nel preciso riscontro tra la ceramica incisa di Segesta e di Erice e i vari tipi di tradizione anatolica, una conferma dell’origine troiana indicata da THUC., 6, 2, 3 (Così W. SCHULZE, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, Berlin 1904, 596; A. SCHULTEN, Die Etrusker in Spanen, Klio, XXIII, 1930, 365-432; V. TUSA, Aspetti storico archeologici di alcuni centri della Sicilia occidentale, Kokalos, 4, 1958, 151- 162; ID. Frammenti di ceramica con graffiti da Segesta, Kokalos, VI, 1960, 34-38; ID., Segesta e la questione degli Elimi, SicA, II, 6, 1969, 5-10; ID., Il territorio degli Elimi. Stato attuale degli studi e delle ricerche, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 9-15).

La linea troiana, oltre che da Tucidide, si riconosce in PS. SCYL., 13; LYKOPHR., 951-977; APOLLOD., FGrHist 244 F 167; STRABO, 13, 1, 53. Circa la parentela con il mondo italico, sostenuta da Ellanico, la tradizione andrebbe ridimensionata,

secondo il Nenci (Troiani e Focidesi nella Sicilia occidentale (Thuc. 6, 2, 3; Paus. 5, 25, 6), ASNP, S. III, XVII, 1987, 921-933, 927), in quanto potrebbe indicare solo un passaggio attraverso l’Enotria secondo un itinerario che toccava Iapigia e Calabria. 2 La mediazione di una tradizione preellenica, di tipo miceneoorientale, attraverso forme cipriote, sembra potersi ravvisare in taluni oggetti bronzei e in frammenti ceramici incisi, che già la Bovio Marconi definiva

Elimi (art. c., 79). Sui vasi e sulle anse tale ceramica riproduce spesso sembianze umane stilizzate: tali motivi decorativi secondo Tusa (La questione degli Elimi alla luce degli ultimi rinvenimenti archeologici, in «Atti e memorie del I Congresso Internazionale di Miceneologia, Roma 1967» Roma1968, 1197-1121) si spiegano, in relazione al mondo egeo, con gli idoli ciprioti (Lapithos, 1800 a. C.).

L. Bernabò Brea (La Sicilia prima dei Greci, Milano 1972, 104 sgg. seguito da M. GIUFFRIDA, Rapporti tra l’area elima e il Mediterraneo orientale, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 115-131, 118) ipotizza una rotta meridionale passante per Creta e Malta, in cui un ruolo fondamentale per la mediazione di altri motivi orientali riscontrabili nella zona elima toccherebbe a Cipro (cf. TUSA, La Sicilia nella preistoria… cit., 153, 2). 3 Data di fondazione e carattere dell’insediamento ericino rimangono incerti. La carenza della tradizione non ha stimolato infatti studi sistematici.

Qualche tentativo si trova in C. HULSEN, s. v. Eryx, RE, VI 1 (1907), 602- 606; F. JESSEN, s. v. Erycina, RE, VI 1 (1907), 562-565; J. MARCONI BOVIO, s. v. Erice, EAA, III (1960), 416 sg.; V. TUSA, s. v. Eryx, in The Princeton Encyclopedy of Classical Sites, Princeton 1972, 317-318; D. ZODDA, Contributo alla storia della monetazione di Erice nel V sec. a. C., RIN, XCI, 1989,

3-26; EAD., Il problema degli Elimi e la storia di Erice, Messana, XIX, 1994, 304 S. N. CONSOLO LANGHER 87-115; D. MUSTI, La storia di Segesta e di Erice tra il VI e il III sec. a. C., «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIVXV,1988-1989, 155-176, 158 sg.

4 HDT., 5, 43; 45, 1. Su Dorieo, S. N. CONSOLO LANGHER. Gli Herakleiotai ek Kephalodiou, in Siracusa e la Sicilia greca, parte III, Messina 1996, 498 sgg.; V. MERANTE, Sulla cronologia di Dorieo e su alcuni problemi connessi, Historia, XIX, 1970, 272-296; G. MADDOLI, Il VI e V sec., in AA. VV. Storia della Sicilia, Napoli 1989, 1-102, 26 sgg.; 42 sgg.; MUSTI, La storia di Segesta e di Erice… cit., 158.

5 Come hanno rilevato di recente A. CUTRONI TUSA, Riflessioni sulla monetazione di Segesta e Erice, in «ÆAparcaiv. Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e la Sicilia antica in onore di P. E. Arias», Pisa 1982, 239-244, 243 sg.; EAD.;

La monetazione dei centri elimi nel corso del V sec. a. C., in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIVXV, 1988-1989, 173-192, 185 sgg.; ZODDA, Contributo… cit.

6 Su tale collegamento tra Segesta e Selinunte, ZODDA, Il problema degli Elimi… cit., 98, tav. 1 nr. 2.

7 A. M. BISI, Scavi e ricerche sulle fortificazioni puniche di Erice, Kokalos, XIV-XV, 1968-1969, 307-315.

8 A. CIASCA, Scavi alle fortificazioni di Mozia (1976-79), Kokalos XXVI-XXVII, 1980-1981, 862-869; EAD., in V. TUSA, L’attività della Soprintendenza della Sicilia occidentale nel quadriennio maggio 1980 – aprile 1984, Kokalos, XXX-XXXI, 1984-1985, 539-610, 553-555.

9 S. F. BONDÌ, Gli Elimi e il mondo fenicio-punico, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 133-143, 137 sgg.

10 TUSA, Preistoria e protostoria… cit., 52-53.

11 Per il testo del trattato vd. IG I3, 11. In base alle lettere finali ON relative al nome dell’arconte sotto cui il decreto fu redatto, sono 5 gli arconti ateniesi che si susseguirono negli anni tra il 462 e il 415, il cui nome può adattarsi.

12 O. HANSEN, The date of alliance between Athens and Egesta (Nr. 37 M. -L.), Hermes, CXVIII, 3, 1990, 375-377, in part. 376 sg. Lo studioso oppone alla lettura Antiphon (accettata anche in R. VATTUONE, Gli accordi tra Atene e Segesta alla vigilia della spedizione in Sicilia del 415 a. C., RSA, IV, 1974, 23-53) la lettura Konon (arconte del 460 a. C.).

13 S. CAGNAZZI, Tendenze politiche ad Atene: l’espansione in Sicilia dal 458 al 415, Bari 1990, 85 sgg. (che propone la lettura Biwn, arconte del 458 a. C.).

ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 30514 M. H. CHAMBERS - R. GALLUCCI - P. SPANOS, Athens’ Alliance with Egesta in the year of Antiphon, ZPE, 83, 1990, 38-63.

15 R. MEIGGS - D. LEWIS, A Selection of Greek Historical Inscriptions, Oxford 1969, 291, hanno proposto la lettura Habron (arconte nel 458/7 a. C.) accettata da me in Problemi della circolazione della moneta attica in Occidente, in «La circolazione della moneta in Sicilia e in Magna Grecia. Atti del I Convegno del Centro internaz. di Numismatica, Roma 1967» AIIN, Suppl., XII-XIV, Roma 1969, 165-198. Il Mazzarino (Pericle e la Sicilia, Mem. Acc. Sc. Ist. Bologna, VII, 1944-1945, 5-28, 5-6, 7 sgg.) in base alla lettura ARISTON aveva proposto il 454/3 a. C. Sulla politica occidentale di Atene, MAZZARINO, Pericle e la Sicilia…cit., 11 sgg.; ID. Per la cronologia della spedizione “periclea” in Sicilia, BSC, XI-XII, 1946-1947, 5-15; CONSOLO LANGHER, Problemi della circolazione della moneta attica… cit.; WENTKER, o. c., 89 sgg.; S. CATALDI, Prospettive occidentali allo scoppio della guerra del Peloponneso, Pisa 1982.

16 W. HUSS, Geschichte der Karthager, München 1985, 101-102; cf. M. CALTABIANO, La monetazione di Messana, Berlino 1994.

17 MUSTI, La storia di Segesta e di Erice… cit., 158 sg.

18 ZODDA, Il problema degli Elimi… cit., 100.

19 DIOD., 22, 10, 4.

20 Sul problema una recente messa a punto in A. LONGO, Segesta e Mozia: il problema del conflitto presso il fiume Mazzaro, Messana, 13, 1992, 87-103, 99 sgg.; CONSOLO LANGHER, Un imperialismo… cit., 72 sgg.

21 Che Lilibeo come termine geografico fosse usato per indicare il territorio si evince da DIOD., 13, 54, 2. Cf. MUSTI, La storia di Segesta e di Erice… cit., 161; LONGO, art. c., 90.

22 Su tali presenze B. S. J. ISSERLIN, Mozia (Trapani): rapporto preliminare sugli scavi degli anni 1961-651, NSA, 1970, 560-583, 563 sgg.; per l’acquedotto, J. T. S. WHITAKER, Motia, a Phoenician colony in Sicily, London 1921, 183; 231 sgg.

23 Cf. THUC., 6, 2, 6; MUSTI, La storia di Segesta e di Erice…cit., 158.

24 Vd. P. ANELLO, Gli Elimi e le popolazioni indigene nella Sicilia occidentale, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIVXV, 1988-1989, 55-72; MUSTI, La storia di Segesta e di Erice…cit., 158 sgg.

25 Sul problema vd. la raffinata analisi di MUSTI, La storia di Segesta e di Erice… cit., 163.

26 Per una dettagliata analisi, LONGO, art. c., 100.

27 Sul significato e sul carattere giuridico della sympoliteia in Grecia mi sia concesso il rinvio al mio studio su Stati federali greci, Messina 1997, V-XXVI; cf., tra gli altri W. SCHWANN, s. v. sympoliteia, RE, IV A (1931), 1171-1265; A. GIOVANNINI, Untersuchungen über die Natur und die Anfängen 306 S. N. CONSOLO LANGHER der bundesstaatlichen Sympolitie in Griechenland, Göttingen 1971. F. GSCHNITZER, Stammes und Ortsgemeinden im alten Griechenland, in ID., Zur griechischen Staatskunde, Darmstadt 1969, 271-297. Sulla serie con doppio etnico, che presuppongono una circolazione indifferenziata tanto ad Erice, quanto a Segesta, A. TUSA, La monetazione… cit., 187, tav. IV, 53.

28 Su Cipro e sulla sua organizzazione in età ellenistica, vd. infra, 299-300.

29 Per tali problemi mi sia lecito il rinvio al mio studio su Segesta e gli Elimi nell’età di Agatocle, in «Atti delle Seconde Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima, Gibellina 1994», Pisa-Gibellina 1997, 381-400.

30 ZODDA, Contributo… cit., 6, 7, (tav. I, 10); cf. RIZZO, Monete greche della Sicilia, Roma 1958 (infra, tav. XLIX, 3 con doppio etnico SEGESTA / ERUK in alcuni esemplari); A. TUSA, l.c.

31 SNG, Ashmolean Museum, Oxford, vol. V, Part. III: Italia-Lucania- Brutium-Sicily-Carthage, London 1969. Per la cronologia al 460/450 ca., cf. ZODDA, Contributo… cit., 6.

32 MAZZARINO, Introduzione alle guerre puniche… cit.; P. ANELLO, Il trattato del 405 e la formazione dell’eparchia punica di Sicilia, Kokalos, XXXII-XXXIII, 1986-1987, 115- 180; MUSTI, La storia di Segesta e di Erice… cit., 155 sgg.

33 Secondo B. H. Warmington, (Storia di Cartagine, trad. it., Torino 1968, 101) non sarebbe da escludere che i Cartaginesi si mantenessero estranei a tali avvenimenti nella convinzione che le discordie tra le città greche, indebolendo i contendenti sicelioti, potessero tornare a loro vantaggio. Tuttavia il permanere della neutralità di Cartagine fino al 410 a. C. potrebbe anche indicare una certa riluttanza della città punica ad assumere compiti militari assai onerosi in Sicilia (in tal senso, BONDÌ, art. c., 148). Senza dubbio essa esprime una probabile modifica degli equilibri politici tra le varie città dellaSicilia (fenicio-puniche, elime, greche) nel corso del V sec. a. C. I loro vari allineamenti mostrano un gioco politico di alleanze e di lotte dettato dai singoli interessi, e non da interessi e ideali ‘sovranazionali’ e nazionalistici.

34 Sul cambiamento del rapporto di Cartagine con la Sicilia (chiaro già dal trattato del 405 a. C., e ancor più dai patti del 374 a. C.) e sulla distinzione tra una linea Selinunte-Agrigento-Himera (con il territorio pertinente, di influenza cartaginese e in posizione tributaria, e con città prive di mura) e il territorio degli Elimi, con le originarie apoikiai fenicie, e sicane, che è di Cartagine, vd. anche S. N. CONSOLO LANGHER, Un imperialismo tra democrazia e tirannide: Siracusa nei secoli V e IV a. C., Suppl. a Kokalos, 12, 1997, 115 sgg.; e i già citati ANELLO, Il trattato… cit.; BONDÌ, art. c., 141. 35 S. N. CONSOLO LANGHER, Contributo alla storia dell’antica moneta bronzea in Sicilia, Milano 1964, 83 sgg. Per le serie argentee del V sec. vd. infra, tav. XLIX. ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 307 36 La conquista siracusana di Erice si inserisce nell’ambito delle ostilità aperte da Dionisio I nel 398 a. C., che portarono alle operazioni vittoriose contro Mozia del 397. L’offensiva dionigiana nella Sicilia occidentale è narrata in DIOD., 14, 47-53. Cf., tra gli altri, M. SORDI, Il IV sec. da Dionigi a Timoleonte (336 a. C.), in AA. VV., Storia della Sicilia, Napoli 1979, 207-271, 214 sgg.; CONSOLO LANGHER, Un imperialismo… cit., 116 sgg. 37 DIOD., 14, 55. È il momento in cui, passando all’offensiva con grandi mezzi, i Cartaginesi riprendono il controllo del territorio elimo e sicano, e, ottenuta l’alleanza di Terme e Cefalù, avanzano su Messana che, dopo la disfatta del centro greco, è rasa al suolo (DIOD., 14, 56, 1). 38 S. MOSCATI, Italia punica, Milano 1986, 102-104; A. M. BISI, Erice punica, Trapani s.d. [ma: 1969], 106. 39 Infra tav. L, 2. A. SALINAS, Scoverta del nome fenicio di Erice, ASS, I, 1872, 498; B. V. HEAD, Historia Numorum2, Oxford 1911, 139. 40 MOSCATI, o. c. 41 M. G. GUZZO AMADASI, Le iscrizioni fenicie e puiniche delle colonie in Occidente, Roma 1967, 1, 53-55 42 DIOD., 14, 48; 14, 73, 2. 43 DIOD., 15, 73, 2. 44 DIOD., 16, 73, 3. Sulla symmachia che si configura fra il 341 e il 340 a. C. intorno a Timoleonte, aperta a Siculi, Sicani, Elimi, Campani e fondata sull’autonomia e sulla libertà [essa riconosceva ai vari centri il diritto di monetare, e aveva deliberato di liberare la Sicilia dai Cartaginesi], da ultima CONSOLO LANGHER, Un imperialismo… cit., 174 sgg. 45 Per le presenze del tipo di Zeus Eleutherios sulle serie riconiate di Aitna, Agyrion, Akragas, ed Eryx, città che entrarono nella symmachia timoleontea dopo la liberazione di Siracusa (cioè fra il 342 e il 339 a. C.), CONSOLO LANGHER, Contributo…cit., 162 sgg.; 196; per le emissioni databili tra il 341 e il 340 a. C., ibid., 198. 46 Sul trattato del 338 a. C. MAZZARINO, o. c., 48-50; CONSOLO LANGHER, Un imperialismo… cit., 176; EAD., Siracusa e la Sicilia greca… cit., 323 sgg. 47 Sull’intesa di Agatocle con le città elime, e sul ruolo che essa giocò nella lotta tra Agatocle e Cartagine, mi sia lecito il rinvio al mio articolo su Segesta, Entella, e gli Elimi nel conflitto tra Agatocle e Cartagine (312-305 a. C.), in «Atti delle Seconde Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima, Gibellina 1994», Pisa-Gibellina 1997, 389- 400. 48 DIOD., 19, 71, 7. Sul trattato del 313 a. C. CONSOLO LANGHER, Segesta, Entella, e gli Elimi… cit., 389 sg.; EAD., Un imperialismo… cit., 205 sgg. 49 DIOD., 19, 106, 5.50 Vd., per tali oneri, che avrebbero posto Amilcare nella necessità di 308 S. N. CONSOLO LANGHER chiedere aiuti agli Elimi, alleati-soggetti dell’epikrateia, l’interpretazione da me data in CONSOLO LANGHER, Segesta, Entella, e gli Elimi… cit., 389-390, e n. 31. 51 CIC., Verr., 3, 6, 13-14; cf. L. GALLO, Alcune considerazioni sui

rapporti elimo-punici, in «Atti delle Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima, Gibellina 1991», Pisa-Gibellina 1992, 315-340, 326 sg. 52 DIOD., 20, 29, 2-9. 53 DIOD., 20, 56, 3. Su tali vicende vd. la mia analisi in Siracusa e la

Sicilia greca, parte I (Elimi e Greci della Sicilia occidentale tra imperialismo punico ed archè siracusana), 119 sgg., e in Segesta, Entella, e gli Elimi… cit., 381 sgg. 54 L’alleanza tra Siracusa e Segesta risulta in DIOD., 20, 71, 1, per eventi del 307 a. C. e risaliva certamente al 309/8 a. C. L’attrito tra Segestae Cartagine risulta probabilmente già dal 313-12. Su tali problemi, CONSOLO LANGHER, Segesta, Entella, e gli Elimi… cit., 383 sgg. 55 S. GARRAFFO, La monetazione dei centri elimi sotto il dominio campano, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIVXV,1988-1989, 193-201. 56 G. NENCI, Un nuovo decreto entellino (IX), ASNP, S. III, XVII, 1987, 119-128. Per la connessione del decreto di isopoliteia con la presenza di Agatocle nel territorio, CONSOLO LANGHER, Segesta, Entella, e gli Elimi cit., 385 sgg. 57 G. NENCI, Entella, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina

1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 287-291; vd. anche CONSOLO LANGHER, Segesta, Entella, e gli Elimi… cit., 397, n. 17. 58 Plinio ricorda – dopo una più antica divisione in nove piccoli regni – 15 città che si riunivano in un koinon con il diritto di battere moneta e di officiare il culto dei Tolomei (PLIN., n. h., 5, 129-130; cf. MELA, 2, 102). Per i rapporti religiosi e culturali tra area ericina e area cipriota, dalla quale provengono elementi connessi con il culto di Venere e lo stesso fenomeno della prostituzione sacra cf. anche M. GIUFFRIDA IENTILE, Afrodite Euploia a Cipro?, Kokalos, XLII, 1996, 341-348. Sulla funzione di Cipro come tappa di passaggio anche per gli Elimi (che verso la fine del IX sec. a. C. strinsero rapporti con l’emporio siriaco di Al Mina), J. BOARDMAN, I Greci sui mari, trad. it., Firenze 1986, 88, n. 45. Per l’arrivo dei coloni egei e micenei a partire dal XIV sec. a. C. cf. E. GJIERSTAD, The Colonisation of Cyprus in Greek Legend, Opuscula Archeologica, 1944, 107-129; sui tiranni del IV sec. a. C., T. B. MITFORD, Studies in the Signaries of South-Western Cyprus, London 1961 (BICS Suppl. 10), 1-37. Per le notizie generali sul periodo ellenistico, C. PREAUX, Le monde hellenistique. La Grèce et l’Oriente (323-146 a. C.), ERICE E IL KOINON DEGLI ELIMI 309 Paris 1992. Sull’età tolemaica anche E. WILL, Histoire politique du monde hellenistique (323-30 a. c.), Nancy 1966-1967, I, 76; W. PEREMANS - E. VANT DACK, Prosopographia Ptolemaica, Louvain 1950-1975, I-VI. Sulla presenza

dello stratega, R. BAGNALL, The Administration of Ptolemaic Possessions outiside Egypt, Leiden 1976, 41 sgg. Per le indicazioni di alcuni gruppi etnici definiti come koinon,MITFORD, o. c., 71-76. Per la presenza dell’espressione koinon Kupriwn (la confederazione delle città cipriote con il compito di officiare il culto del sovrano e battere moneta) in iscrizioni del periodo ellenistico, T. B. MITFORD, The hellenistic Inscriptions of Old Paphos,ABSA, LVI, 1961, 1-41. Sul koinon Kyprion vd. anche I. MICHAELIDOU-NICOLAOU, Inscribed clay sealings from the Archeion of Paphos, in «Actes du VII Congrès Internat. d’Epigraphie grecque et latine, Constantza 1977», Bucuresti 1979, 413-416. Sulla relativa monetazione indicata anche da un tesoretto di 2484 tetradrammi d’argento, I. NICOLAOU - O. MORKHOLM, Paphos I: A Ptolemaic coins hoard, Nicosia 1976; O. MORKHOLM, The Last Ptolemaic Silver Coinage in Cyprus, Chiron, XIII, 1983, 69-79. Sulla fondazione di Nea Paphos e sulla relativa organizzazione istituzionale, cf. i già citati MITFORD, PREAUX, WILL, NICOLAOU, MORKHOLM. 59 Moscati ad es. (Sulla diffusione del culto di Astarte ericina, OA, VII, 1968, 91-94) evidenzia i legami tra il santuario di Erice e quello di Tay Sils di Malta, dove si celebrava analogo culto; e come l’Astarte ericina sia presente in numerose iscrizioni a Cagliari (IFRCO n. Sart. 11, 99-100) e a Cartagine (CIS I, nr. 1776). Sul problema di recente ZODDA, Il problema degli Elimi… cit., 107 sgg. Vd. anche V. TUSA, Sculture in pietra di Selinunte, Palermo 1984, 3 sgg. (sulla frequentazione egea della costa occidentale della Sicilia e per la possibile derivazione del culto ericino da Cnido); MUSTI, La storia di Segesta e di Erice… cit., 159 (che sottolinea la «matrice semitica e specificamente siriofenicia o cipriota» dell’Afrodite di Erice; G. NENCI, Pentatlo e i capi Lilibeo e Pachino in Antioco (Paus. 5, 25, 5;10, 11, 3), ASNP, S. III, XVIII, 1988, 317-324, 322 sgg.; G. K. GALINSKY, Aeneas Sicily

and Rome, Princeton, N. J. 1969, 63 sg. [per il quale il culto elimo di Afrodite, caratterizzatosi con tratti fenicio-punici, rinvia ad un’origine ultima cipriota (Pafo e Amnunte: ibid. 70-76)]. 60 Cf. ZODDA, Contributo… cit., 19; V. TUSA, Sculture in pietra di Selinunte… cit., 4. Anche la prostituzione sacra, propria di Erice, deriva da un uso diffuso a Cipro, oltre che in Lidia, a Byblos, in Armenia (cf. STRABO, 11, 532; HDT., 1, 93, 1). 61 DIOD., 20, 56, 3. 62 DIOD., 20, 59; 60. 63 DIOD., 20, 71, 1. 64 DIOD., 20, 71, 1-5; POLYB., 9, 7, 23. Cf. CONSOLO LANGHER, Segesta, Entella, e gli Elimi… cit., 388 sgg., 399; EAD., La Sicilia dalla scomparsa di 310 S. N. CONSOLO LANGHER Timoleonte alla morte di Agatocle. L’introduzione della ‘Basileia’, in AA. VV., Storia della Sicilia, Napoli 1979, II, 289-342, 310; EAD., Siracusa e la

Sicilia greca, parte I… cit., 139 sgg. Che in tale rifondazione Agatocle volesse imitare l’esempio di Cassandro, come qualcuno ha di recente supposto, è ipotesi suggestiva; i rapporti indiretti avevano collegato i due statisti al tempo in cui Ofella, per formare quell’esercito che si doveva aggiungere alle truppe dell’alleato Agatocle, aveva reclutato milizie in Grecia, di cui Cassandro era in quel momento egemone. Cassandro sarà vinto successivamente da Agatocle presso Corcira nella battaglia navale che si svolgerà nel 301 circa (per tali vicende, da ultimo la mia relazione su Macedonia e Sicilia nell’età dei Diadochi. Linee della politica occidentale di Cassandro, Tolomeo, Demetrio, in «Ancient Macedonia. Fifth international symposium» Thessaloniki 1989, I, 345-372). 65 DIOD., 20, 79, 5. 66 S. N. CONSOLO LANGHER, Agli inizi dell’epoca ellenistica. Siracusa tra Cartagine, Cirene, la Magna Grecia e i Diadochi. Tendenze espansionistiche e linee ideologiche nell’età di Agatocle, in Siracusa e la Sicilia greca tra arcaismo ed alto ellenismo, Messina 1996, parte I, 149-190. 67 DIOD., 22, 10, 2; PLUT., Pyrrh., 22, 23; R. LÉVÊQUE, Pyrrhos, Paris 1957, 477-480; E. SANTAGATI RUGGERI, Un re tra Cartagine e i Mamertini: Pirro e la Sicilia, SEIA, quaderni dell’Università di Macerata, II 1, 1997, 53 sgg. 68 DIOD., 22, 10, 2. 69 DIOD., 22, 10; PLUT., Pyrrh., 22, 7-12; R. LEVEQUE, Pyrrhos, Paris 1957, 478 sgg. SANTAGATI RUGGERI, o. c., 54 sgg. Diodoro accenna al considerevole presidio a difesa di Erice, e al particolare impegno con un assedio lungo e ostinato di Pirro nell’espugnarla. Secondo Plutarco il re epirota si sarebbe coperto di gloria salendo per primo sulle mura della città. 70 PLUT., Pyrrh., 23, 3. TAV. XLIX Serie argentee di Erice databili ai vari periodi del V sec. a. C. (dal 490 al 400 a. C.). 1. British Museum: Hemilitron AR: 490-480 a. C. (influenza selinuntina); 2. BMC nr. 1: Dracma AR: 480-470 a. C. (influenza agrigentina); 3. BMC nr. 4: Litra AR: 460-450 a. C. (influenza segestana; in alcuni esemplari è presente il doppio etnico SEGESTA / ERUK); 4. RIZZO, Le monete nelle antiche città di Sicilia, [Bologna 1971], tav. LXIV, 4: Litra AR: 450-435 a. C. (influenza imerese-segestana); 5. British Museum: Hemilitron AR: 450-435 a. C. (influenza segestana: legg. ERU o SEGE); 6. SNG, Oxford. Ashmolean Museum, vol.V Part.III, London 1969, Tav. XXVI nr. 1883: Hemilitron AR: 450-435 a. C. (emissione analoga a coeva emissione segestana); 7. BMC nr. 6: Litra AR: 420-400 a. C. (leggenda elima IRUKAIIB); 8. British Museum: Didramma AR: 415-413 a. C. (leggenda elima); 9. RIZZO, o. c., tav. LXIV, 11: Tetradramma AR: 415-413 a. C. (leggenda elima); 10. RIZZO, o. c., tav. LXIV, 12: Tetradramma AR: 412-400 a. C. (leggenda greca: ERUKINON); 11. BMC nr. 10: Litra AR: 409-400 a. C.TAV. L 1-2. Serie di Erice della prima metà del IV sec. a. C.; 3-6. Serie ericine della seconda

metà del IV sec. a. C. 1. RIZZO, o. c., tav. LXIV, 15: Litra AR: 400-390 a. C. (leggenda Ôrk = Erek?); 2. SNG, Oxford... cit., nr. 1718: Didramma AR: I metà del IV sec. a. C. (leggenda Hrk); 3. E. GABRICI, La monetazione del bronzo nella Sicilia antica, Palermo 1927, 129 nr. 14: Nominale bronzeo attribuito ad Erice: II metà del IV sec. a. C.; 4. CALCIATI, Corpus Nummorum Siculorum, I, Bologna 1981, 284 nr. 16/4: Emissione anepigrafe attribuita ad Erice: II metà del IV sec. a. C.; 5. CALCIATI, o. c., nr. 24/A: Emissione anepigrafe attribuita ad Erice: II metà del IV sec. a. C. ; 6. CALCIATI, o. c., nr. 27: Emissione anepigrafe attribuita ad Erice: II metà del IV sec. a. C.; 7. GABRICI, o. c., nr. 6: Fase romana: emissione bronzea datata alla II metà del III sec. a. C.

Pietro

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Un grazie sincero a tutti per la disponibilità il fiume di storia ed informazioni che mi avete dato .. mi immergo immediatamente nelle letture. Grazie 

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L'ottima rivista  Panorama numismatico ha pubblicato tutte le monografie del Dott. Campana  delle città della Sicilia e delle città dell'Italia peninsulare.

tramite loro si possono chiedere le copie della rivista inerenti la città desiderata  

Per una forma di cortesia al Dott. Campana volevo sentirlo per trasmetterti la sua monografia 

ne approfitto per inviare un caro saluto all'amico Alberto

Pietro

 

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buongiorno Cippal

 

La monografia di Erix. dott. Campana   

è stata arricchita dallo stesso, da una rettifica, inserita nel n. 143/00 della rivista Panorama numismatico 

vedi l'allegato

Erix Rettifiche.pdf

Pietro

 

 

 

 

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