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Risposte migliori

Inviato

Salve a tutti,

vorrei postare un 2 tarì del 1674 di Carlo II della zecca di Messina (Spahr 18; MIR 366), lo zecchiere è Giovanni Battista Vigevi, ossia DIBV.

Questo tondello (diametro: 2,1 cm; peso: 4,7 g) mi ha incuriosito soprattutto per lo stile delle legende leggermente insolito rispetto a quello dei tipi emessi nel 1665 e 1666. Non avendo mai visto un altro esemplare dello stesso anno e zecchiere, vorrei chiedere a tutti gli esperti di questa monetazione se tali caratteristiche rientrano nella norma, oppure se si tratta di una variante inedita.

Grazie!

DSC01723.JPG

DSC01732.JPG


Inviato

@odjob, @carlino, @Rex Siciliae, qualche idea o ipotesi?

La cosa che considero abbastanza strana è la legenda del dritto (CAROLVS . / II / . DEI . G) che si estende molto vicino al busto coronato, il quale non rientra in nessun circolo lineare, e, sia nel dritto che nel verso, il cerchio in rilievo molto spesso in prossimità del contorno.

Vorrei aggiungere ancora qualche foto di diversi particolari del dritto e del verso.

Saluti!

DSC01723 a.JPG

DSC01723 b.JPG

DSC01732 a.JPG

DSC01732 b.JPG


Inviato

Ciao @Philippus IX quella di Carlo II per la Sicilia è una monetazione molto rara ed ambita dai collezionisti,ed ancor più rari sono i 2 tarì,oltretutto,difficili a reperire soprattutto in buone condizioni di conservazione.

Altro non so dirti

Salutoni

odjob

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Inviato

I tondelli da due tarì del 1665, 1666 e 1674 di Carlo II dovrebbero essere tutti R2, tuttavia li considero ancora più rari, poiché si vedono davvero poco ed in pessime condizioni, sia in aste numismatiche sia in convegni.

Grazie, @odjob

  • Mi piace 1

Inviato (modificato)

Salve @Philippus IX, sulla monetazione siciliana di solito lascio esprimere chi ne sa più di me. Ogni tanto, però, mi piace fare qualche osservazione. Cerco quindi di darti delle risposte. Inizio con la classificazione del pezzo:

Regno di Sicilia

Carlo II d'Asburgo (1665-1700)

AR 2 tarì della zecca di Messina, anno 1674.

D/ + • CAROLVS • II • DEI • G   Busto giovanile coronato volto a destra.

R/  + • REX • SICILIAE • 1674 •  Aquila coronata ad ali spiegate volta a sinistra. Sotto le ali, le sigle DI - BV (che tu hai correttamente sciolto).

Rif.: SPAHR, p. 219, n° 18.

Ora, osservando la foto di questa moneta che pubblicò lo Spahr nella tavola XX del suo volume noto subito che: 1) il busto del Re non è circondato da un contorno lineare che lo "separa" dalla legenda, proprio come nel tuo caso; 2) la legenda che circonda il busto ha distanza variabile da esso e non è sempre ugualmente determinata, perché le legende venivano accostate in un secondo momento ai punzoni dei ritratti. Inoltre, le lettere erano spesso tracciate a mano e neanche le distanze tra di loro sono sempre corrette o fisse. Questa considerazione è avvalorata anche dalla disposizione delle legende nel tuo esemplare, le quali sembrano seguire un andamento più verticale che circolare. Quindi, tutto nella norma: infatti, nella figura pubblicata da Spahr, ho notato la stessa caratteristica dietro il busto del Re, dove la legenda è molto più vicina al ritratto; 3) per la perlinatura esterna di contorno non saprei dirti, poiché nelle immagini che ho visto finora non si vedono tratti molto estesi, ma non credo che lo spessore della suddetta sia sufficiente per determinare il ritrovamento di una variante inedita.

Spero di esserti stato d'aiuto nel mio piccolo, per quel che ho potuto, e soprattutto chiaro nell'esposizione. ;) 

Per il resto, complimenti per il pezzo: è sicuramente raro, come ti è stato già fatto notare correttamente. :good:

Girovagando su internet poi mi sono imbattuto in questo annuncio: http://www.ebay.it/itm/4-TARI-1674-carlo-II-MESSINA-RARISSIMA/331797841754 sembra proprio il tuo esemplare! La mancanza di metallo a "spicchio" che presenta sotto l'ala sinistra dell'aquila, guardando il R/, sembra antica e forse dovuta ad un saggio.

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Grazie @Caio Ottavio, hai fornito una risposta molto esaustiva. L'esemplare presente nello Spahr, tavola XX, mi era sfuggito, ora almeno ho un un'esemplare con cui fare qualche paragone. A prima vista mi sembrano quasi uguali, tuttavia il mio ha la legenda del dritto leggermente più verticale ed il cerchio sul contorno più spesso e pronunciato.

Ho cercato anch'io parecchio su internet ed in cataloghi d'asta, ma oltre al mio (che hai già citato), non ne ho trovati altri, quindi credo che il grado di rarità sia leggermente più alto rispetto a quanto rilevato nel MIR, ossia R2.

Inoltre posso confermarti che non c'è nessuna mancanza di metallo relativa ad un probabile saggio, infatti, si tratta di una frattura di conio.

Saluti!


Inviato

Altre osservazioni...

Il 1674, se ricordo bene, dovrebbe essere l'ultima data coniata nella zecca di Messina. Vorrei sapere se qualcuno di voi, mi rivolgo soprattutto agli esperti della monetazione del Regno di Sicilia, è a conoscenza della causa di questo passaggio alla zecca di Palermo.

Grazie!


Inviato (modificato)

Salve @Philippus IX, il 1674 non mi sembra sia l'ultimo millesimo coniato a Messina. La zecca locale coniò monete a nome di Carlo II almeno fino al 1679. Le ragioni dello spostamento della zecca da Messina a Palermo sono soprattutto storiche. Tra il 1646 ed il 1656 si erano verificate nell'Italia meridionale e a Messina delle carestie che si acuirono fino a portare alla diffusione di malattie e misero in ginocchio molte città del Vicereame. Le condizioni di vita dei messinesi erano davvero dure in questo periodo e il loro risentimento verso il malgoverno spagnolo si espresse con due rivolte, entrambe conclusesi con un nulla di fatto, nel 1647 e nel 1648. Nel 1671 fu creato Strategoto di Messina Luis dell'Hojo, che, purtroppo, non seppe gestire la difficile crisi che stava attraversando la città: egli, con una incauta politica di sfiducia e di sospetto, mise gli uni contro gli altri i diversi ceti sociali di Messina. Da un lato si schierarono i popolani, la cosiddetta fazione dei Merli, che vedevano nei privilegi di cui godevano i nobili (che si erano uniti in un partito conosciuto con il nome dei Malvizzi) la vera causa di decadenza della città ed il peggioramento della loro condizione di vita (ricordiamo che i nobili non erano interessati al buon governo della città, ma si preoccupavano di tenere in piedi i loro antichi privilegi personali). In una situazione così tesa che poteva degenerare da un momento all'altro, Luis dell'Hojo si schierò a favore del popolo, pensando in questo modo di mettersi al sicuro, appoggiando la fazione più numerosa che rappresentava il pericolo più immediato. La politica del dell'Hojo fu altalenante, cercando sempre di stare dalla parte della fazione che si presentava in vantaggio sull'avversaria. Per questa sua mancanza di tatto, egli fu destituito e al suo posto venne nominato Strategoto messinese il napoletano Marchese di Crispano. Era l'anno 1674 e l'insurrezione popolare contro il malgoverno spagnolo appoggiato dai nobili locali era già scoppiata. Messina, pur essendo forse la più importante zecca dell'isola, non era sede vicereale, mentre Palermo, al contrario, lo era da tempo. Proprio da Palermo, il Viceré don Francesco Bazan y Benavides, marchese di Baiona, si mosse per sedare la rivolta, portando con sé non solo i soldati, ma anche un buon carico di frumento per cercare di contrastare la carestia che stava mettendo a dura prova i cittadini, soprattutto i più poveri, di Messina. L'intervento del Viceré però non sortì l'effetto sperato e gli animi non si placarono affatto: i ribelli continuavano a prendere d'assalto i beni e le tenute dei nobili cercando di creare più danni possibile per rivalersi di quelli che consideravano i nemici di turno, alla base delle loro sofferenze. Anzi, gli Spagnoli si trovarono le porte della città sbarrate e lo Strategoto rinchiuso nel suo palazzo, impotente di fronte alla furia distruttrice della popolazione indignata. Il risultato fu che Messina si proclamò indipendente dalla Spagna, ma, troppo debole per reggersi come uno Stato autonomo sulla falsariga delle antiche Repubbliche Marinare (ricordiamo l'importanza strategica e commerciale del porto di Messina), chiese aiuto al re di Francia, Luigi XIV, all'epoca in guerra con la Spagna. La Francia colse al volo l'opportunità ed inviò sue truppe a sostenere i Messinesi contro la Spagna che, intanto, aveva assediato la città. Gli assalti spagnoli, però, furono respinti grazie all'intervento militare francese, iniziato nel febbraio del 1675. Le truppe francesi erano al comando del duca di Vivonne, fratello della favorita di Luigi XIV, Madame de Montespan, il quale venne ben presto nominato Viceré di Sicilia, facendo il suo ingresso trionfale a Messina nell'aprile di quello stesso anno, in aperto contrasto con il Viceré legittimo nominato dal governo spagnolo. Il Vivonne, però, non si dimostrò migliore degli Spagnoli, anzi, il suo dominio fu anche peggiore sotto molti punti di vista. I Francesi non fecero nulla per placare la carestia persistente e per aiutare la popolazione in difficoltà. Al contrario, perpetrarono angherie e soprusi che portarono Messina a ribellarsi anche ai suoi alleati. Se dal 1675 al 1677 la fazione francese aveva esteso il proprio controllo su buona parte del circondario di Messina ed oltre, nel 1678 scoppiò la rivolta antifrancese annullando tutti i vantaggi militari conquistati negli anni precedenti dalle truppe del Vivonne. La Francia, intanto, doveva tenere a bada anche le difficili relazioni con l'Inghilterra e l'intromissione di quest'ultima potenza nel conflitto con la Spagna rischiava di isolare la Francia e di portarla gradualmente alla sconfitta. Così, Luigi XIV e Carlo II firmarono un trattato di pace a Nimega nel 1678 ed i Francesi abbandonarono definitivamente Messina e tutti i territori occupati durante la guerra, secondo quanto stabilito dal recente trattato. Subito gli Spagnoli passarono all'offensiva e ripreso il pieno controllo della città, anche militarmente. Per punirla dell'insurrezione, il Viceré Francesco Benavides, conte di Santo Stefano, le tolse ogni privilegio civico, compreso quello di battere monta. Già prima di questa data, però, avendo gli Spagnoli perso la zecca di Messina, provvidero a coniare monete a Palermo per il fabbisogno dell'isola: con un decreto dell'11 febbraio 1676, infatti, il Viceré Federico di Toledo e Osorio, marchese di Villafranca, dichiarava decaduta la zecca di Messina e ne stabiliva la definitiva sede a Palermo, già centro del potere vicereale. I suoi successori, compreso il conte di Santo Stefano, non ebbero alcun interesse nel riaprire la zecca di Messina dopo l'infedeltà dimostrata dalla città, ormai privata dei suoi antichi privilegi. Si crede che, dopo i fatti del 1674-78, fu impiantata una zecca temporanea nel vicino centro di Fiumedinisi in sostituzione di quella messinese, prima del suo definitivo trasferimento a Palermo. La scelta cadde sulla piccola cittadina a causa della sua importanza geologica e delle sue miniere, particolarmente attive in questo periodo. Sembra comunque che la produzione monetale della zecca di Fiumedinisi ricoprì una fase di transizione prima del definitivo trasferimento a Palermo.          

Pur non essendo particolarmente esperto di monetazione siciliana, spero comunque di aver esaudito le tue richieste.

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Certamente @Caio Ottavio, ora la questione è molto più chiara.

Il 2 tarì del 1674 che ho postato ha la sua precisa classificazione, la spiegazione della maggior parte dei particolari che lo compongono ed un accurato contesto storico e geografico.

Grazie a tutti!


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