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IGNORED

MOTTI E LEGENDE nelle monete


Risposte migliori

Bologna, Governo Popolare,

uno scudo del 1797 di Asta ACR 7, ci porta a una raffigurazione sublime , simbolica e religiosa, la mezza figura della Madonna sulle nubi, sotto la città, albero a sinistra, a destra il santuario di San Luca, all'esergo BONONIA DOCET.

PRAESIDIVM ET DECVS

Difesa ed ornamento

Il riferimento è alle Odi di Orazio con riferimento in particolare alla Madonna di san Luca, Patrona di Bologna.

Grande esempio dove la Madonna protegge dall'alto la città e la popolazione, il motto amplifica il tutto.

 

 

Bologna.jpg

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Supporter
Il 13/10/2016 at 21:28, r-29 dice:

Se può considerarsi un motto, che dire del più "moderno" ITALIA LIBERA - DIO LO VUOLE"ebdd296067cb8aeb39c82af9c544167a.jpg

Buona giornata

Dio lo vuole!

A prescindere dalla originalità della moneta , è il DIO LO VUOLE che intriga.

E' stato recuperato dallo storico "Deus lo volt" che rappresentava, all'epoca delle crociate, l'esortazione di Pietro l'eremita per recuperare i volontari nella crociata che storicamente viene definita "dei pezzenti".

DIO LO VUOLE è anche il motto dell'Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepocro.

Chi ha deciso il conio delle 5 Lire ha volato alto, non c'è che dire ..... ha fatto proprio un motto che trasuda storia per enfatizzare il 48 lombardo.

saluti

luciano

 

 

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I gioielli italiani....

MANTOVA, Ferdinando Gonzaga ( 1612 - 1626 ), ducatone

NON MVTVATA LVCE

Senza prenderla da altri la luce ( ossia DI LUCE PROPRIA )

Adattamento di un passo di Plinio, per Ravegnani Morosini, il significato dell'impresa va ricercato nel paragone tra il Sole e la Luna ( che un tempo accompagnava nell'impresa il Sole ) ; mentre la luna brilla di luce riflessa, il Sole, rappresenta i Gonzaga, brilla di luce propria.

Anche i successori di Ferdinando conservarono questa impresa.

E quel sole raggiante a tutto campo al rovescio con al diritto il busto del Gonzaga accompagnato dalla lettura del motto in leggenda, ci fa subito e facilmente abbinare il Sole al Gonzaga, il Sole era Lui e mai come in questo caso la moneta parla da sola....

Da Asta NAC 68

 

Mantova.jpg

Modificato da dabbene
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Nuovamente simbologia, nuovamente maestria incisoria, ancora messaggi...

 

95244l.jpg

 

                                                                                                   NAPOLI

 

Da 2 scudi o doppia (1542). AV 6,13 g. – ø 26,0. CAROLVS · V · ROM · IMPE · Busto radiato, drappeggiato, e corazzato a d.; dietro, IBR in nesso. Rv. MAGNA · OPERA · DOMINI La Pace, stante a s., tiene nella mano s. una cornucopia e nella d. una face con cui dà fuoco ad un libro e ad un mucchio d’armi.

Questa bella moneta fu coniata nel 1542, in ricordo del perdono accordato da Carlo V ai Napoletani, che si erano ribellati ad un editto del Vicerè, il duca di Toledo, che intendeva introdurre nel regno il Tribunale dell' Inquisizione. La sollevazione evitó per la seconda volta ai Napoletani l' onta di questa odiato e temuto organo, ma costó loro mezzo milione di scudi pretesi da Carlo V come risarcimento. Questo pagamento era quasi pari al primo di mezzo milione di ducati che i Napoletani avevano già corrisposto a Ferdinando il Cattolico, affinchè a Napoli fosse risparmiata l' introduzione di questo Tribunale, presente ormai in tutti i territori spagnoli. Il primo fu effettuato solo dalla nobiltà napoletana, mentre al secondo pagamento parteciparono anche il popolo e la borghesia.
Un tondello che racconta uno spaccato di vita rinascimentale, in un Regno oscurato dal vicereame dove le verità furono celate da pagine di storia contrastanti...ma dove l'estro degli artisti arricchirono consolando in parte il triste periodo per la popolazione, che con mille espedienti diede vita ad incredibili personaggi forgiando l'impronta di uno dei popoli più creativi ed eclettici della terra..
Eros 
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Grazie Eros....sta uscendo un grande album di monete, leggende, motti, la divulgazione passa da qui....la strada è questa ed è una di quelle che secondo me un forum deve fare....

Ora ci vorrebbe, dopo aver toccato già molte zecche italiane, di avere qualche utente nuovo che ci prova...dai seguendo questo schema, anche in modo semplice, il mare è ancora grosso....abbiamo bisogno di voi....

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Il saluto di Carlo D'Angiò che al rovescio, nella splendida immagine dell'Annunciazione,recita le prime parole dell'Ave Maria, a testimonianza della grande devozione per il culto mariano nel medioevo .

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Ci sarebbero anche i ducati e zecchini veneziani, che per secoli al rovescio conservano il motto sit t xpe  dat q  tu regis iste ducat. ....ovvero,  sit tibi christe datus quem tu regis iste ducatus....sia dato a te o cristo questo ducato che tu reggi.

0143R.jpg

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Manca SIENA , quindi andiamoci.....

SENA VETVS CIVITAS VIRGINI

Siena antica città della Vergine

La Madonna venne eletta a Patrona di Siena dopo la vittoria riportata dai Ghibellini senesi sui Guelfi fiorentini a Montaperti il 4 settembre 1260.

Un grosso della NAC 57 con la lupa in atto di allattare i gemelli Romolo e Remo, raffigurazione ricorrente nella monetazione senese insieme a quella della Madonna velata e seduta su nubi.

In questo caso in leggenda si unisce il medievale SENA VETVS al CIVITAS VIRGINI sottolineando il legame della città con la Vergine.

 

Siena NAC 57.jpg

Modificato da dabbene
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Io credo che se vorrete vedere belle e significative monete dovrete poi finire qui :D....

MANTOVA, siamo nell'eccellenza del messaggio....

PROTECTOR FACTVS EST MIHI

E' divenuto il mio protettore

Ed è proprio cosi' con questa raffigurazione di San Francesco inginocchiato alla Croce con sullo sfondo la Porziuncola, Francesco IV Gonzaga data l'omonimia  elegge a suo protettore San Francesco.

Due Franceschi uniti nella stessa moneta, il Gonzaga ci prova con l'accostamento, certamente la devozione comunque rimase....

NAC 85

Mantova NAC 85 ducatone.jpg

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La nostra monetazione  è davvero foriera di motti di natura religiosa tipicamente medioevale....il pirreale d'oro di Costanza e Pietro d'Aragona ne ha addirittura due, uno al dritto e uno al rovescio insieme ovviamente alla indicazione dei due regnanti.Al dritto, summa potencia est in deo, ovvero il più alto potere è in Dio. Mentre al rovescio dalla parte dell' aquiletta, xps vincit xps regnat  xps impat, Cristo vince, Cristo  regna, Cristo comanda.

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Modificato da dabbene
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Da "Il giornale della Numismatica" di Roberto Ganaganelli

Clemente XII Corsini (1652, papa dal 1730 al 1740), figlio di aristocratici fiorentini, fu un pontefice a suo modo particolare: eletto dopo ben quatto mesi di Conclave – per paura che le sue origini toscane lo portassero su posizioni filo-medicee e a favore del Granducato – dopo appena tre anni sul soglio petrino si ritrovò pressoché cieco e, per il resto del pontificato, dovette governare dal suo letto di malattia. Nonostante ciò, seppe circondarsi di funzionari assai capaci che furono in grado di mettere in pratica politiche efficaci sia sul fronte religioso che in ambito secolare. Rimane famosa, da questo punto di vista, la vicenda del cardinale Coscia, già importante esponente della Curia, che fu condannato ad un pesante risarcimento e alla scomunica per essersi appropriato di ingenti somme di denaro pubblico durante il pontificato di Benedetto XIII. Sotto il profilo delle opere pubbliche intraprese spiccano invece l’ampliamento del porto di Ancona su progetto del Vanvitelli e la realizzazione del Canale Corsini, nel Ravennate, nonché i lavori di abbellimento a San Giovanni in Laterano e a Fontana di Trevi, favoriti anche dal risanamento delle finanze pontificie che portò mediamente mezzo milione di scudi l’anno nelle esangui casse romane.

Il pontefice, tuttavia, secondo l’uso del suo tempo cedette anche alla tentazione di autocelebrarsi  esaltando un antenato importante della sua famiglia, quel Sant’Andrea Corsini (1301-1374), carmelitano, al quale si attribuiva la vittoria dell’esercito fiorentino su quello visconteo nella cruenta battaglia di Anghiari del 1440. Religioso esemplare, pastore di stampo evangelico, Sant’Andrea fu legato pontificio a Bologna; di lui si ricorda la conversione dopo una giovinezza dissoluta e l’esempio cristiano dato da allora, al punto da fargli meritare la gloria degli altari. Il santo si vide dedicare dal discendente pontefice sia una cappella in Laterano che una moneta – un testone d’argento battuto a Roma nel 1736 su conii di Ottone Hamerani – sulla quale è ritratto in estasi, genuflesso, con accanto un cherubino che sorregge la mitria, mentre i raggi della grazia divina si spandono dalle nubi. Non è tanto l’iconografia di questa pur bella moneta, in ogni caso, a renderla interessante, quanto la legenda che, citando niente meno che Virgilio (“Eneide”, 4, 230), recita GENVS ALTO SANGVINE, ossia “Stirpe [che discende] da un nobile sangue”. Sul dritto, lo stemma di Clemente XII con chiavi, fiocchi e tiara accantonato in basso dalle iniziali O | H dell’incisore. Come dire, con un’allusione neanche tanto velata, che “buon sangue non mente”!

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Nelle Pontificie avremmo ancora grandi spazi....

REGGIO EMILIA, non ancora presente, e quindi...

PACE BELLOQVE FIDELIS

FEDELE IN PACE E IN GUERRA

Siamo con Alfonso II d'Este ( 1559 - 1597 ), un quarto di scudo, moneta rarissima da NAC 85 ex Collezione Magagnuti.

Il motto aggiunto allo stemma reggiano verso la fine 1500 si ritiene riferirsi forse alla crociata di Papa Pio V alla quale Alfonso II diede la sua adesione.

E qui entriamo col motto nel connubio che sembra importante tra il Duca e il Papa, fedele in pace ma anche in guerra e nelle crociate....anche in questo caso le monete raccontano sicuramente storia e avvenimenti  ma anche patti, alleanze....

Reggio Emilia.jpg

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Era impensabile non condividere un'opera come  codesto tondello...

Una zecca incredibile per contributo artistico, un esempio di puro simbolismo...

 

 

                            Risultati immagini per mantova scudo non datato carlo gonzaga nevers

 

                                                                                                      MANTOVA

F

Carlo Gonzaga Nevers (1627-1637). Scudo non datato. AR, gr. 26,268 - ø 41,93 mm. [ 2,35 mm, asse dei coni 270°. D/ Anepigrafe, città turrita con ponte levatoio e fossato: sul portale in alto pisside in ovale, al centro aquila ad ali spiegate, il tutto in circolo lineare fra corona di lauro formata da due rami annodati in basso, orlo a ghiera fine. –R/ cartiglio a volute e fregio in basso, sostenuto da putto alato, su due righe DATVM – CLITVS in circolo lineare fra uguale corona di lauro 

 

Non è possibile scindere questa moneta Unica dal contesto storico ed artistico che l’ha vista nascere. Carlo I Gonzaga Nerves VIII Duca aveva una personalità forte e cristallina, pura nell’animo. Era assai stimato e godeva di grande reputazione come Capitano d’Armi. Signore in Francia di immense proprietà: otto ducati, due marchesati, altrettante contee, cinque baronie, feudatario di altre importanti terre con sovranità per metà indivisa con il re di Francia. Il suo patrimonio in Francia era considerato tra i più ricchi del Regno. Fortuna gli era giunta per eredità e per matrimoni d’interesse nel corso del secolo. Carlo ereditò dalla nonna Anna d’Alençon, dalla madre Enrichetta di Clèves e dalla moglie Caterina di Lorena, madre dei suoi sei figli. Suo padre nacque a Mantova e nel 1550 fu prossimo a divenire Duca di Mantova, il Consiglio di Reggenza vedeva in Lodovico una mente già aperta al bene ed all’eroismo, ma in quanto terzogenito di poca speranza alla successione. Si vuole che il fratello maggiore Guglielmo, avviato alla carriera ecclesiastica, non rinunciasse ed il legittimismo prevalse. Ludovico si trasferì in Francia per curarsi di ingenti patrimoni, fu di buon governo nelle sue terre, ottimo capitano d’eserciti ed attento diplomatico al servizio di quattro re. Il questa cultura ed amore per la giustizia e per le grandi gesta crebbe Carlo I. Il Duca aveva lineamenti gentili, portava pizzo e baffi a punta come alla moda del tempo, dall’apparenza aitante e dalla persona asciutta non tradiva i 47 anni d’età quando partì alla volta del Ducato di Mantova nel 1628. Arriva in linea di successione in quanto unico parente prossimo ai tre fratelli succedutosi duchi di Mantova e del Monferrrato e morti senza legittimi eredi. Nella cronistoria una volta in Mantova va tenuta in grande considerazione un avvenimento che ci aiuta nell’interpretazione di questo scudo. Sul finire del marzo 1628 l’inviato straordinario del Duca presso la Corte Imperiale comunicava che era stata inviata a Praga, da parte di un funzionario dislocato a Guastalla una moneta di Carlo I e che l’Imperatore in persona non l’aveva gradita, considerando un "atto di troppo aperto possesso", come ci testimonia il Guazza ne "La Guerra per la successione di Mantova e del Monferrato", l’auto proclamazione di "DUX MANTUAE ET MONTIS FERRATI" L’avvertimento imperiale era ben chiaro, Carlo I intelligente ed attento ne fece buon tesoro, d’altronde non avrebbe potuto comportarsi diversamente. Questo scudo, se vogliamo anonimo nella leggenda e nei possedimenti è la chiave di volta nella sua politica. Che si tratti di una moneta di Carlo e Mantovana non vi è alcun dubbio. La tipologia è probante, lo scudo al diritto evidenzia Mantova fortificata o la cittadella di Giulio Romano, circondata dalle acque dei suoi laghi, inespugnabile . Il ponte levatoio abbassato in atto di sottomissione all’Imperatore e di pace. Al tempo stesso la costruzione ispira un senso di forza e di padronanza sugli avvenimenti. L’aquila nel cielo ad ali dispiegate si presta a due interpretazioni: l’aquila dei Gonzaga che torna padrona sulla città, oppure come più probabile dato il momento storico e l’assoluta necessità di rinfrancarsi presso l’Imperatore, l’aquila rappresenta l’Imperatore stesso, che pone Mantova sottostante alla soggezione dell’Imperatore e protetta dall’Impero. Il Rovescio racchiude un significato esplicito anche se in forma anonima. DATUM COELIUM, il Principe che Iddio nei suoi giusti e divini pensieri ha designato per reggere le sorti del Mantovano e del Monferrrato. Mandato da Dio, dalla terra di Francia come un dono per le sorti del Ducato. Siamo convinti che l’emissione dello scudo abbia avuto breve durata, proprio per le ragioni che questi voleva significare. Carlo potrebbe anche avervi ripensato sulla battitura di questa moneta. Sebbene nell’animo del Duca volesse rappresentare la fede nella Chiesa e nell’Impero si sarebbe potuto mal interpretarla; togliere dalle monete nome e titolo è atto di superbia e sostituirli con l’ardita affermazione che potrebbe non riscontrare la benevolenza e gradimento del Papa oltre che dei suoi nemici. Lo stesso valore dello scudo che risulta non adeguato alla monete circolanti negli Stati limitrofi. La fascia di lauro che attornia il campo in ambo i lati , è molto simile a quello dello "Scudo del Fiore" dove al centro svetta un eliotropio; simile anche alla fascia di lauro del Ducatone di Vincenzo II (CNI 22, 23) databile al 1627.

 

Eros

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,.............. su due righe DATVM – CLITVS in circolo lineare fra uguale corona di lauro 

 

.....anonima. DATUM COELIUM, il Principe che Iddio ........

scusa, io leggo DATUM COELITUS . siamo poi sicuri che non sia una medaglia ?

 

 

Modificato da dux-sab
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Se sia  una moneta o medaglia, leggendo il Traina, si è dibattuto parecchio ,con la descrizione di scudo o tallero anonimo in Traina ( vedi anche Nascia e Superti Furga ).

Non altrettanto il Castellotti che pensa sia una medaglia di Ferdinando I.

La leggenda dovrebbe indicare COSA DATA DAL CIELO, come se fosse stato mandato da Dio per reggere le sorti di Mantova.

Quindi un po' di dubbi che lascio volentieri agli studiosi mantovani nel caso volessero dirci di più....

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Torno a Milano e che Milano....

A BON DROIT

A BUON DIRITTO

L'impresa della colomba con il cartiglio che reca il motto francese fu la prediletta da Gian Galeazzo Visconti.

Essa sarebbe stata ideata addirittura da Francesco Petrarca durante un suo soggiorno milanese, fu ripresa nel tempo da Filippo Maria Visconti, da Bianca Maria Visconti, da Galeazzo Maria Sforza, ma anche da Bona di Savoia.

La troviamo anche in questo grosso della NAC 68 in Massimiliano Maria Sforza ( 1512 - 1515 ) dove vediamo l'impresa della colomba sopra a una razza con il cartiglio col motto A BOB DROIT, e col " a buon diritto " in un motto si poteva  sempre tranquilli .....:D

Colomba.jpg

Modificato da dabbene
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Questa bellissima osella presenta addirittura due legende, una al D/ e una al R/ (fonte "il Giornale della Numismatica", di Roberto Ganaganelli).

GERMINAVIT LILIVM FLOREBIT AETERNO, ossia “Il giglio è germogliato [e] fiorirà in eterno” è la legenda che appare al dritto delle due versioni dell’osella veneziana coniate a nome di Francesco Molin, 99° doge della Serenissima, nel 1652 in oro, al valore di 5 zecchini, e nel 1652-1654 in argento. La raffigurazione al dritto vede come di consueto san Marco nell’atto di porgere al doge, inginocchiato a destra, il vessillo; tuttavia, dietro le spalle dell’evangelista compare su questa bella moneta-medaglia un’altra figura in piedi, quella di sant’Antonio, adottato proprio nel 1652 dalla città lagunare come uno dei suoi protettori e alcune delle cui reliquie furono trasportate in città da Padova, centro della devozione nei confronti del santo. Il giglio, simbolo di sant’Antonio, è dunque il fiore che – come il culto per il santo stesso, “fiorirà in eterno” a Venezia.

La legenda rappresenta, spiega Mario Traina ne “Il linguaggio delle monete”, un adattamento e una fusione dal testo biblico di Osea (14, 6) ove si legge “Israel germinabit sicum lilium” (“Israele germoglierà come un giglio”) e di Isaia (27, 6) che recita “Florebit et germinabit Israel” (“Israele fiorirà e germoglierà”). La legenda è preceduta da S M V (SANCTVS MARCVS VENETVS) e seguita dal nome del doge FR MOL D (FRANCISCVS MOLINO DVX).

Al rovescio dell’osella del 1652, anno VII di dogato del Molin è invece è rappresentato l’esodo del popolo ebraico guidato dal Signore affinché scampasse alle persecuzioni degli Egizi. Si tratta di un’immagine che richiama il difficile momento che la Repubblica di Venezia stava vivendo alla metà del Seicento con l’augurio che, così come Dio fu guida e protezione degli Ebrei verso la Terra promessa, così il santo potesse fare da “supporto” nel proteggere i Veneziani durante la guerra in corso contro i Turchi.

Nonostante le vittorie riportate, la situazione a Candia rimaneva assai difficile. Il blocco veneziano ai Dardanelli era una spina nel fianco della flotta turca, ma non poteva continuare per tutto l’anno, avendo le navi necessità di manutenzione e riparo durante l’inverno, mentre i Turchi di Candia ricevevano rinforzi ed approvvigionamenti regolari. Questa osella, nella legenda al rovescio fa riferimento alla guida sicura del Signore: IN HOC SPERANS NIL ERRANS, ovvero: “Noi crediamo in questa guida e dunque non possiamo sbagliare”.

Michele

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Io credo che MESSERANO sia uno spunto da tener presente e che offra molte leggende interessanti....qui ci vorrebbero i piemontesi dove siete  :blush: ?

NON NOBIS DNE SED NOM TVO DA GLORIA

Potremmo tradurlo con un " Non a noi, Signore , ma ( al tuo nome dà gloria )

Siamo con Francesco Filiberto Ferrero Fieschi ( 1584 - 1629 ), la moneta è un tallero proveniente da NAC 85.

Qui è il DOMINE che poi conta e conterà, la gloria arriverà....

Chi ci crede ancora in questa discussione :D ?

 

Messerano NAC 85.jpg

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Ecco un'altra napoletana: piastra di Carlo di Borbone per Napoli.

DE SOCIO PRINCEPS
Da alleato a principe

Nel 1734 Carlo conquista il Regno di Napoli rendendolo, dopo oltre due secoli di dominazione straniera, indipendente. La legenda, impressa sulla piastra e sulla mezza piastra, testimonia come il Regno – rappresentato dal Sebeto – da stato alleato sia diventato stato sovrano.

N.B. Nell’antica Roma gli alleati erano le popolazioni assoggettate all’Urbe e stanziate tra la Calabria e il fiume Rubicone e Magra.

 

2u7sqwl.jpg

Modificato da demonetis
Errata interpretazione della legenda
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Giro per l'Italia e mi fermo ora a Pesaro....

FERETRIA

Feretria deriva da Mons Feretri ( oggi San Leo ) , che ha dato il nome a Montefeltro dove si ritiene sorgesse un tempio a Giove Feretrio.

Feretria abbinata al grande albero di rovere con di dietro la veduta del territorio di Montefeltro rappresentano una moneta e una simbologia dell'identità.

La moneta, un testone dell'Asta Ranieri 5, è di Francesco Maria II della Rovere ( 1574 - 1624 ) ed è una moneta straordinariamente bella e suggestiva, l'album si sta formando sempre più e mi sembra anche abbastanza completo anche geograficamente....

 

Pesaro.jpg

Modificato da dabbene
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