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Apro questa discussione con la speranza di confrontarmi con gli amici del forum su un argomento tanto affascinante quanto complesso quale è la nascita della moneta e l'utilizzo di premonete. Spero possa essere un'occasione per coinvolgere anche qualcuno degli utenti più esperti che, magari, avranno voglia di ripetersi (so che molti già hanno affrontato questo argomento anche qui sul forum) per offrire qualche spunto in più alle nuove generazioni di utenti delle sezioni antiche.

In futuro penso si potrà utilizzare la discussione anche per segnalare oggetti "premonetali" o presunti tali esitati nelle aste e per proseguire la trattazione addentrandosi nella nascita della moneta (che in questi primi interventi che seguiranno non ho trattato) e, perchè no, tentare di creare una sorta di catalogo delle prime emissioni dell'Asia minore (almeno qualcuna, tutte direi che è impossibile)...Insomma credo che l'argomento possa coinvolgere e non esaurirsi immediatamente. Vedremo.

:)

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1. Le funzioni della moneta e la nozione di misura del valore

La moneta svolge quattro funzioni fondamentali:

1.    Mezzo di pagamento: consente di adempiere alle obbligazioni contratte, estinguendole.
2.    Misura del valore: permette la quantificazione del valore di beni e servizi di natura differente in modo tale da renderli equiparabili e scambiabili.
3.    Riserva di valore: permette ad un soggetto di conservare il proprio potere d’acquisto sotto forma di moneta, in modo tale da poterlo esercitare in futuro.
4.    Mezzo di scambio: si tratta della funzione di più immediata percezione nella nostra epoca. La moneta viene scambiata con beni e servizi non direttamente disponibili.

Queste funzioni sono state assolte nel tempo da una pluralità di beni, di diversa forma e natura definibili come premonete. Per esempio, non vi è dubbio che il metallo a peso, in particolar modo l’argento ma anche rame e oro, sia stato utilizzato come mezzo di pagamento, mezzo di scambio e misura del valore.

Partiamo proprio dalla funzione di misurazione del valore
Gli scambi prima della moneta e prima ancora della premoneta non erano strettamente connessi a rapporti e ragioni di natura commerciale ed economica, ma piuttosto a un aspetto rituale, per il quale Mauss parlerà di “forma arcaica dello scambio: quello dei doni offerti e ricambiati”.  Attraverso questo sistema di “doni” le società risolvevano i problemi di approvvigionamento di beni, ma determinavano anche le gerarchie: vi era in sostanza l’obbligo di donare, quello di accettare e, infine, quello di contraccambiare; proprio sulla base del prestigio dei beni offerti si determinava la sottomissione e la supremazia di un gruppo rispetto a un altro.
In questa fase il valore di un oggetto non dipende soltanto dalla quantità di materiale prezioso di cui è composto, ma anche dal prestigio dei suoi precedenti possessori: si parla, pertanto, di una nozione “concreta del valore” in contrapposizione con la nozione “astratta del valore”, necessaria, quest’ultima, all’introduzione di sistemi di misurazione del valore. In una prima fase, pertanto, le cose non erano ancora staccate dalle persone, e passando di mano in mano crescevano di valore (cit. Parise).
In una fase successiva, invece, alcuni oggetti cominciarono a essere utilizzati per la misurazione del valore ai fini di quantificare la divisione del bottino, le offerte votive, i doni nuziali, ecc. E’ il momento in cui si supera la nozione concreta di valore per passare a una nozione astratta di misurazione del valore. Tali oggetti assunsero pertanto funzioni premonetali, quantomeno in riferimento alla misurazione del valore, mentre altri cominciarono anche a circolare come mezzo di scambio e pagamento. A tal scopo vennero utilizzati il bue (con funzioni di misurazione del valore, piuttosto che di circolazione per ovvi motivi pratici), scuri, bipenni, tripodi e calderoni. Un esempio abbastanza esplicativo per chiarire questo concetto: “a Gortina, nel santuario di Apollo Pizio, un gruppo di iscrizioni registra ammende da 5, 30, 50 e 100 calderoni” (cit. Barello).
 

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2. Le premonete

Passiamo ora alle premonete, senza ovviamente aver avuto la pretesa di aver esaurito l’argomento iniziale.
Il termine “premoneta” potrebbe lasciare intendere una sorta di evoluzione lineare e diretta di alcuni oggetti (si pensi in particolare a frammenti di metallo prezioso e non) in moneta vera e propria. In realtà, tale processo potrebbe essere stato ben più complesso e non per forza lineare: non è da escludersi, ad esempio, che premonete e monete circolassero contemporaneamente; e, in tal senso, in ripostigli di monete achemenidi si registrano rinvenimenti anche di frammenti di metallo non monetato. Facendo un passo indietro e tornando al Regno di Lidia e alle prime fasi dell’introduzione della moneta, la moneta stessa era coniata essenzialmente quando ve ne era bisogno (si pensi ai pagamenti di mercenari o la costruzione di opere pubbliche): almeno nelle prime fasi della sua introduzione, pertanto, gran parte delle transazioni non poteva che avvenire ricorrendo ad altri mezzi. Un’altra riflessione: anche in epoca arcaica, dopo l’invenzione della moneta vera e propria, potrebbero essersi verificate delle mancanze di circolante che abbiano determinato la necessità di ritornare a mezzi di pagamento precedenti all’introduzione della moneta.
Non bisogna poi credere che il passaggio tra premonete e monete sia dipeso da questioni esclusivamente tecniche, quali il perfezionamento delle tecniche di coniazione: furono probabilmente aspetti sociali, culturali e, in qualche misura, anche economici/speculativi a rivestire un ruolo attivo in questo passaggio. Di certo la tecnologia per coniare moneta era già a disposizione delle civilità mesopotamiche, come si vedrà nel paragrafo successivo.

(Sull'argomento sicuramente tornerò più avanti con qualche esempio concretto di premoneta o presunta tale).
 

Modificato da Matteo91
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3. Ma cos’è la moneta?

La moneta si caratterizza essenzialmente per la presenza di un sigillo di un’autorità pubblica o privata, che garantisca per il peso e la bontà del metallo della stessa. Questa garanzia è essenziale affinchè la moneta possa essere accettata come mezzo per adempiere alle obbligazioni contratte; affinchè, in sostanza, la moneta acquisisca un “potere liberatorio”. A ben vedere, però, possono essere riscontrate caratteristiche analoghe anche su altri oggetti metallici: si pensi alla ricompensa che Hammurabi diede ai soldati della città di Mari che comprendeva anche oggetti chiamati “kaniktum”, che significa proprio “con marchio”. Si trattava di oggetti dal peso di 2/3 di siclo, 1 e 2/3 e 2,5 sicli a cui il sovrano aveva riconosciuto un valore nominale superiore, pari  rispettivamente a 1, 2 e 3 sicli: in tal senso si possono scorgere alcune similitudini con le prime emissioni lidiesi, le quali furono coniate con una lega di elettro ottenuta artificialmente, contenente una quantità d’oro inferiore rispetto alla lega naturale, alla quale il sovrano riconobbe un valore nominale pari a quello che avrebbe avuto la medesima quantità di metallo allo stato naturale.
Cosa distingue pertanto gli oggetti di Hammurabi dalla moneta lidiese? Una differenza potrebbe essere ricondotta all’ambito di circolazione di tali oggetti, probabilmente limitata a un’economia di palazzo, dove i “kaniktum” erano scambiati con beni di consumo. La loro validità al di fuori di questo contesto, pertanto, potrebbe non essere stata riconosciuta. Mancano, pertanto, del potere liberatorio riconosciuto alla moneta. L’autorità che conia la moneta, invece, garantisce per il suo valore rendendola accettabile come mezzo di pagamento nei territori entro i quali la stessa autorità era riconosciuta. Tra queste due categorie di oggetti ci sono comunque molte affinità e anche i cosidetti “kaniktum” sono concettualmente molto vicini all’idea di moneta, in quanto il sigillo riconosce agli stessi un valore che non dipende esclusivamente dalla quantità di metallo prezioso.
Da ciò emergerebbe che non è sufficiente un marchio o un sigillo di un’autorità per rendere un frammento di metallo, seppur di peso standard, una moneta. Metallo impresso e moneta sono identici da un punto di vista tecnico; la differenza è da ricondurre piuttosto ad aspetti di tipo giuridico.

Modificato da Matteo91
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La prima domanda che vorrei porre è: siete d'accordo sulle differenze che ho provato a evidenziare tra i "kaniktum" di Hammurabi e le prime emissioni dell'Asia minore? Avete modo di condividere un'immagine dei "kaniktum"?

Qualsiasi commento è ben accetto; vista la vastità dell'argomento (e la non scientificità della discussione) sentitevi liberi di scrivere qualsiasi cosa vogliate :)

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Tra gli oggetti premonetali annovererei le conchiglie in bronzo o più raramente in piombo che circolavano nell'Italia centrale tra il III - IV secolo a.C., in quanto possono essere collegate al fatto che presso molti popoli antichi era in uso come mezzo di pagamento l'uso delle cipree vedi il file chiocciole e cipree in "Enciclopedia dei ragazzi" - Treccani www.treccani.it/enciclopedia/chiocciole-e-cipree_(Enciclopedia-dei...

Verso il III IV secolo a.C. era in voga usare anche degli anelli lisci o con globetti come mezzo di pagamento, oggetti apparsi spesso nelle aste di Inasta e definite come premonete celtiche.

Particolari sono le premonete a forma di pesce provenienti  soprattutto da Olbia sul Mar nero e descritte  nell'articolo "I delfini di OLbia Pontica " di Alessandro Massiero, del Circolo numismatico valdostano, apparso su Monete antiche n 32 di marzo/aprile del 2007, articolo qui consultabile   http://www.cnvaldostano.it/i_delfini_di_olbia_pontica.htm

 

 

 

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Di immagini di kaniktum da condividere purtroppo non ne ho. Però penso che, nonostante le diatribe accademiche, e se l'interpretazione che ne diamo é esatta, il discrimine legato alla presunta limitatezza dell'area di circolazione non tenga. A mio avviso le kankatum, così come altri fenomeni analoghi egizi, credo siano da considerare monete a tutti gli effetti (per quanto poi anche sullo stesso concetto di moneta esistano discussioni).

Sulla contemporanea circolazione in età arcaica di moneta argentea (frazioni: hemitetartemion, tetartemorion o, al più, emioboli) accanto ad argento non monetato (in lingotti, tondelli, in alcuni casi oggetti) le testimonianze dalla Ionia al Mediterraneo occidentale (Volterra, Francia meridionale, Spagna) si sprecano. Credo che se ne sia già discusso in passato, e ci sono comunque interessanti articoli (alcuni disponibili in rete) sull'analisi di una circolazione che vedeva le frazioni monetate utilizzate accanto all'argento a peso: ci mettiamo d'accordo su una certa somma, il grosso te lo pago in argento (oggetti, lingotti, tondelli non coniati) e per quello che manca in emioboli, tetartemorion, hemitetartemorion, ecc. ... fino a raggiungere quanto pattuito.

Quanto alla paccottiglia che spesso le case d'asta spacciano per "premoneta", soprattutto in ambito italico o celtico, sarei molto prudente. 

Modificato da g.aulisio
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3 minuti fa, g.aulisio dice:

 

Quanto alla paccottiglia che spesso le case d'asta spacciano per "premoneta", soprattutto in ambito italico o celtico, sarei molto prudente. 

Quanto condivido (e quanto mi rincuora!) questa affermazione..


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Grazie a tutti per le risposte.

Sono già emerse delle considerazioni molto interessanti: la discussione non aveva un indirizzo preciso, ma direi che si potrebbe continuare approfondendo il tema dei "Kaniktum" e dei fenomeni analoghi di area egiziana accennati da @g.aulisio

Anche io nutro perplessità su diversi oggetti venduti come premonete: rispondendo ad @angel, non ho letto molto sugli anelli che citi, ma ho sempre visto pareri piuttosto scettici. Concederei qualche possibilità in più agli oggetti del Mar Nero, vedi i delfini di Olbia Pontica e le punte di freccia degli "Sciti". In particolare, vorrei poi discutere proprio di quest'ultime.

Ora sono un po' di corsa, presto cercherò di portare nuovo materiale di cui discutere ;)

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Sul fatto che i delfini e le punte di freccia del Mar Nero siano monete o premonete (la differenza é a volte labile) credo non vi siano dubbi.

Altro discorso sono gli anelli, campanelli, rotelle, fusaiole e ammennicoli vari che spesso vengono venduti come tali. 

Per le conchiglie italiche non vi é alcuna prova che venissero usate negli scambi. Anzi, il fatto che ne esistano anche in piombo a mio avviso tende ad escludere che si trattasse di circolante in un'economia basata sul bronzo.

Evidentemente avevano un'altra funzione.

Quale? Vattelapesca. Direi che spaziando dall'oggetto votivo al gioco (in analogia con gli astragali, che pure esistono in bronzo) tutto, o quasi, é possibile.

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Se le kankatum non saprei proprio dove andarle a pescare, di delfini e di frecce qualcuna ne ho per le mani, e di conseguenza posso proporre questa foto di gruppo fatta al volo.

frecce.jpg

Sono di tipologie diverse. Cercherò di descriverle, da sinistra a destra e dall'alto in basso.

Prima colonna, 1 tipo più arcaico che ancora conserva alcune caratteristiche dell'oggetto funzionale, quali la forma ed il cannone cavo; 2,3,4,5 bifacciali a cannone pieno, anepigrafi. 

Seconda colonna, 1,2,3,4,5 idem come sopra.

Terza colonna, 1,2,3 bifacciali a cannone pieno, con lettera; 4 uniface anepigrafe; 5,6 unifaci con lettera.

La lettera in questione in alcuni casi é inequivocabilmente una A, in altri potrebbe esserlo, per quanto il tratto orizzontale non sia ben visibile.

Qualcuno ha ipotizzato un'attribuzione ad Apollonia Pontica (in alcuni esemplari oltre alla A sembrerebbe essere stata riscontrata un'ancora).

PS: La foto, pur essendo tutt'altro che un capolavoro, ha una buona definizione. Se si vogliono osservare i particolari consiglio di aprirla in un'altra finestra del browser. 

 

Modificato da g.aulisio
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Bella raccolta, grazie per averla condivisa. Non avevo ancora visto degli esemplari con la lettera così ben visibile. Anche io sto provando a raccoglierne qualche esemplare (ne ho in arrivo un paio, acquistate da un professionista con una buona reputazione sperando siano esemplari autentici. Li condividerò).

Purtroppo non sono a casa e non posso consultare il materiale che ho raccolto. Nel libro di Parise viene dedicato un capitolo intero a queste monete/premonete, focalizzato sull'evoluzione del loro valore. In sostanza Parise ritiene che, in una prima fase, nella circolazione di questi oggetti rivestisse particolare importanza la forma (come si evince anche dall'immagine della tua raccolta). Successivamente, in concomitanza con le interazioni con i greci, le punte di freccia si trasformarono in lingotti veri e propri, dove il peso assunse un rilievo maggiore rispetto alla forma. Allego un breve riassunto:

Parise su punte di freccia.jpg

Un altro articolo, trovato su academia.edu, invece, fornisce un'analisi piuttosto dettagliata sulla loro diffusione ed evoluzione provando anche ad attribuire i diversi stili riscontrati non solo a un'epoca diversa ma anche a tribù differenti. 

Intanto posso condividere un'immagine, proveniente da questo sito http://www.kwinto-coins.com/MyCoins.html, dove sono presenti ulteriori tipologie.

Frecce Sciti.jpg

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Come ho già accennato, nel libro di Parise "La nascita della moneta, segni premonetari e forme arcaiche dello scambio" viene dedicato un capitolo alle punte di freccia degli Sciti. 

"[...] Il loro valore è sostanzialmente instabile, e dipende tutto dalla durata e dai passaggi della circolazione. Essi hanno il ruolo di misura concreta del valore; ed attraverso di essi si esprimono i valori religiosi e sociali ed esperienza storica del gruppo. Il passaggio da una nozione preferenziale del valore - (misura concreta del valore) - ad una a stratta e quantificata significa l'insorgere di una forma di scambio che è soprattutto scambio economico. [...]. Gli oggetti impiegati di già come valori circolanti, divenuti segni premonetari, passano ad assolvere le funzioni di misura del valore e di strumento dello scambio senza più risentire dei passaggi e della durata nella circolazione e senza riguardo alla vita del gruppo e delle persone".

Questo è quanto riporta Parise in apertura del summenzionato capitolo. Successivamente, passa a spiegare il valore simbolico delle punte di freccia presso gli Sciti e della loro "funzione come probabile misura concreta del valore nella circolazione delle ricchezze", aggiungendo che "non pare impossibile  riaffermare, attraverso il riesame della composizione dei ripostigli e della loro distribuzione geografica, se non altro la tendenza della punta di freccia, nella sua evoluzione a lingotto, ad assolvere in virtù non della forma, ma del suo peso, la funzione di scala dei prezzi, di deposito e di unità astratta del valore. I ripostigli recuperati si compongono, oltre che di autentiche punte di freccia, di lingotti in forma di punta di freccia e, per esempio, ad Olbia, anche di lingotti di forma di delfino".

Inoltre i ritrovamenti si collocherebbe lungo le zone costiere, interessate dalle frequentazioni greche. E sarebbe stata proprio l'influenza greca, affine alla misurazione del valore e all'idea di moneta, a determinare il passaggio dalle punte di freccia vere e proprie ai lingotti dalla stessa forma; il cui valore, però, dipendeva esclusivamente dal loro peso e non più da ciò che la punta di freccia rappresentava. 

Ciò che non mi è chiaro è se le punte di freccia, nella loro funzione di mezzo di scambio di natura economica, valutate a peso, rispondessero a uno specifico standard ponderale: Parise mi pare suggerisca che le punte di freccia venissero pesate in blocchi e non singolarmente. Cita però l'esempio di un'iscrizione recante il "prezzo" di 10 frecce per usufruire delle "prestazioni" di un giovane; come se le punte di freccia, nella loro evoluzione a lingotto nei rapporti con i greci, avessero pertanto un peso standard. 

@g.aulisio tu cosa ne pensi? 

Allego anche un riassunto di questo capitolo reperito in rete.

Riassunto Frecce Sciti Parise.pdf

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Un'ultima precisazione sulle punte di freccia: quelle che sicuramente ebbero uso monetale (quantomeno esclusivo) sono quelle mostrate al post #11. Le successive al post #12, almeno la maggior parte di esse, sono punte di freccia "vere e proprie": talvolta vengono rinvenute insieme ai "lingotti" del tipo di cui al post #11. Ma ebbero anch'esse uso monetale? 

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Continuando a dibattere su "Che cosa sono i premonetali?"

Roberto Ponticello nel paragrafo dedicato all'argomento del libro "Storia della moneta dagli albori al medioevo", edito nel 2011 da Alcionedizioni, dopo aver evidenziato che i termini indicanti la quantità di denaro derivano in varie lingue sempre da animali, per cui la prima moneta fu il bestiame: in latino pecunia deriva da pecus - gregge, in semitico semel significa cammello, ma anche salario, il termine "rupia" deriva da roupa che nelle lingua indiana significa gregge, scrive che. "La forma più antica e che ebbe vasto uso in Egitto fu senza dubbio quella dell'anello [...] nella lontana cina le cosiddette monete utensile imitanti vanghe, coltelli, chiavi e semi, facilitarono per secoli le attività commerciali. Anche in Europa alcuni strumenti di vita quotidiana in forma d'ìasce bipenni, di vanghe, coltelli e punti di freccia in bronzo, ancorché non impiegabili nella loro funzione pratica, vennero utilizzate come monete. nel Mediterraneo la funzione di moneta utensile fu invece assolta, specialmente in ambiente greco, da tre tipi di utensili:  gli obeloi (spiedi per cucina e sacrifici religiosi), i lebeti (specie di pentole, anche queste usate  sia in cucina che in ambito religioso) e infine i tripodi (usati sia come sostegno che come oggetto devozionale). [...] . Verso il VII secolo a.C., lungo le coste dell'Asia Minore. nelle colonie greche dedite ai commerci marittimi, per gli scambi di piccola entità si ricorreva, oltre che al baratto, alla moneta utensile, mentre per i pagamenti più consistenti me per i traffici internazionali si ricorreva all'oro e all'argento in anelli oppure in lingotti fusi. Anelli e lingotti andarono scomparendo, sostituiti da piccoli pezzi di metallo prezioso come l'elettro [...] fuso  a forma di goccia, e dalla metà dello stesso secolo contrassegnato a cura di alcuni mercanti con una loro impronta, con il sigillo. Scopo dell'apposizione di questo sigillo  fu di garantire che il peso del pezzo è esatto e che la sua lega è buona. il venditore era, ovviamente, libero di accettare o meno la garanzia, di accordare o meno la sua fiducia; ma se accettava la garanzia rappresentata dal punzone, non doveva ricorrere ogni volta, in occasione di ogni pagamento, alla verifica del titolo e del peso, alla bilancia  ed alla pietra di paragone. Ci troviamo dunque alla presenza di una vera e propria moneta privata."

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Mi scuso con @Matteo91 per il ritardo nella risposta: purtroppo é un periodo in cui il lavoro (che nulla ha a che fare con la numismatica) mi assorbe enormemente. Ed inoltre la questione posta é "costaude" (non mi viene una parola italiana per definirla, forse, letteralmente, "robusta", ma mi verrebbe da tradurre questa parola francese con un più adatto "tosta", o "cazzuta", chiedendo venia), e merita una risposta meditata.

Ci provo.

Le visioni dei differenti autori che hanno tentato di dare chiavi di interpretazione circa la nascita della moneta sono piuttosto diversificate. C'é chi privilegia un contesto economico che avrebbe favorito tale fenomeno, chi uno fiscale, chi uno militare, chi un contesto sociale.

Probabilmente, come nota giustamente -a mio modesto avviso- Crawford in un testo che reputo piuttosto importante, apparso in italiano (e solo in italiano, forse per questo misconosciuto) qualche decina di anni fa, le origini della moneta furono un fenomeno estremamente complesso, e le differenti tesi non sono necessariamente esclusive: nel tempo e nello spazio differenti fattori possono aver concorso a far nascere la moneta, così come la conosciamo e la interpretiamo con i nostri schemi oggi.

Parise ritiene, per i fenomeni monetari che analizza (tra questi le punte di freccia del Mar Nero), di intravedere una dinamica sociale, non economica, alla base alla "monetizzazione" di alcuni oggetti. Tutto il discorso, complesso, è quanto di più lontano dalle semplificazioni antiquario-collezionistiche che tanto spazio hanno oggi, soprattutto nei forum "numismatici".

Il tema é la trasformazione tra "valore preferenziale", ossia il valore simbolico dato da un certo gruppo umano ad un certo oggetto, considerato importante nella società stessa (esemplare a questo proposito il "censimento" attuato dagli Sciti tramite la consegna di una punta di freccia per ogni guerriero, punte di freccia in seguito fuse per fabbricare un calderone bronzeo da dedicare alla divinità), soprattutto nell'ambito di un'istituzione, che mi verrebbe da definire "pre-economica", quale quella del "dono" (per la quale andrebbero spese molte parole...), e "valore astratto", inserito in rapporti sociali in cui al "dono" si é sostituito lo "scambio".

In tale contesto che le "false" punte di freccia, non funzionali, fossero accettate all'unità o a peso credo sia una questione secondaria (in quale unità di tempo?). O meglio, credo ci siano altri aspetti che sarebbe interessante indagare preliminarmente

Prima di tutto, chi le ha prodotte? Le punte di freccia, funzionali, scitiche sono nella stragrande maggioranza piramidali, o comunque a tre alette. Quelle non funzionali, i "lingotti", sono a foglia.

Sicuri che siano scitiche?  

  

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Buona Giornata

 

Lo schema allegato e tratto dal libro “Dalla premoneta alla moneta” di Maria Caccamo Caltabiano e Paola Radici Colace – ETS editrice, Pisa 1992 – evidenzia che non vi è frattura nel passaggio dalla premoneta alla moneta, data la compattezza lessicale; ciò è deducibile anche analizzando l'intero campo semantico economico degli antichi Greci.

 

Nel citato libro a proposito dello schema allegato si legge: “Esso è articolato in cinque sezioni, l'ultima delle quali ovviamente esprime il valore monetale e le altre, procedendo a ritroso, risalgono, attraverso la valenza ponderale, a un significato originario di nomen rei o nomen instrumenti o, nel caso di statér, anche di nomen agentis.

Abbiamo distinto nello schema una prima parte in cui sono raccolti i termini che ricoprono ampie aree geografiche, e nella seconda parte termini epicorici, ristretti quindi, in base a quanto ci viene attestato in età storica, ad un'utilizzazione soltanto in ambiti geografici limitati.

Per sékos e stathmos non è stato finora mai messo in evidenza il significato originario di 'recinto per animali' (accresciuto, nel caso di sékos, degli elementi tabuistico-religiosi che derivano dal suo impiego per indicare il sacello della divinità). Tale significato, alla luce della importanza del bestiame nell'economia agricolo-pastorale, quale termine di confronto del valore (secondo un processo raffrontabile con quello che genera il latino pecunia derivandolo da pecus), passa ad indicare l'unità di misura e quindi l'unità ponderale. Se si considera poi che col termine σταθμοδοσία è indicata in papiri del III sec. a. C. la mercede del soldato e che tale valenza è riconfermata dal verbo σταθμοδοτέω, si comprende bene come la lingua abbia conservato, nella sua compattezza lessicale, la coscienza di una mancanza di soluzione o frattura nel passaggio dalla fase premonetale a quella monetale.”

 

Sempre dal citato libro si apprende che :

Il termine “nezem” nel greco antico letteralmente significa un «tetradrammo d'oro non coniato», ma se da un lato esprime il valore ponderale del metallo dall’altro corrispondente a quello di quattro dracme. Anche nell’antico mondo ebraico il termine “nezem” indicava sia l'orecchino 'anulare', che un alore monetale. La funzione commerciale dell'ebraico nezem è confermata pure dal ritrovamento in tesoretti di Hacksilber, come quello di Samoa, la biblica Eshtemoa.

La funzione monetale degli anelli è desumibile anche nella rappresentazione di anelli metallici in pitture parietali di tombe faraoniche o di dignitari di Tebe egizia del XV sec. a.C.. Nel dipinto della tomba di Redimire gli anelli, poggiati su uno dei piatti di una bilancia che reca sull'altro dei pesi teriomorfi, visualizzano il concetto di 'pesatura' che sta alla base della radice seqel ( = pesare) a cui le fonti antiche e i glottologi moderni riconducono la derivazione del termine siglos. La funzione economica degli anelli emerge, inoltre, anche dalla pittura parietale della tomba tebana del viceré di Nubia, Huy, raffigurante principesse e principi nubiani che recano tributi alla corte del faraone. I principi hanno in mano, rispettivamente, un vassoio che sorregge un sacchetto pieno di polvere d'oro e un vassoio con sopra anelli d'oro.

Dalla testimonianza delle fonti iconografiche sembra pertanto poter desumere che l'assunzione di una funzione economica da parte degli anelli abbia anche comportato l'attribuzione a tali forme metalliche dei precisi valori ponderali, consentendo la coincidenza stessa dell'anello con l'unità di misura o con multipli di questa: non è infatti certamente un caso che la pesatura degli anelli rinvenuti in varie aree del Vicino Oriente abbia rivelato standards ponderali equiparabili allo shekel o ai suoi multipli.

Tutto ciò consente di verificare la perfetta coincidenza del dato storico orientale con quello linguistico greco, in cui siglos - come emerge dalle fonti lessicografiche - è il termine che indica sia l'«orecchino anelliforme» che un «peso determinato».

 

Un altro libro che analizza l'aspetto premoneta - moneta è "Archeologia della moneta. Produzione e utilizzo nell'antichità" di Federico Barello, che ho letto alcuni fa e che proprio domenica dopo averlo ripreso ho prestato; a ricordo annovera diversi oggetti premonetali come spiedi e riproduzioni di utensili, e poi descriveva il fenomeno della tesaurizzazione dei metalli.

Schema.jpg

Modificato da angel
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@g.aulisio e @angel,   

ho apprezzato molto questi ultimi interventi che offrono tanta altri spunti di riflessione. Ho avuto poco tempo in settimana, scusatemi per la latitanza...Ho però trovato un paio di articoli interessanti che potrebbero fare ulteriore chiarezza sulle punte di freccia (con particolare riferimento all'ultimo quesito emerso) e sulle circolazione metallica tra gli oggetti premonetali. Aggiornerò quanto prima possibile la discussione.

Ancora grazie per la partecipazione.
 

 

Modificato da Matteo91
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Stando a quanto riportato da Parise, si potrebbe pensare (cosa che fino al messaggio di @g.aulisio avevo fatto anche io) che le "punte di freccia fuse" non fossero altro che un'evoluzione delle punte di freccia "vere e proprie". In realtà, leggendo altri articoli più specifici sull'argomento, direi che la situazione potrebbe essere ben più complessa. Per esempio, esistono ripostigli che contengono entrambe le tipologie: "The presence of some proper fight arrowheads in the same deposit with arrowheads-monetary signs (cast on purpose and transformed from fight arrowhead) is not a new element, this can be identified in four deposits of this type (Baia, Baia comune, Tulcea County; Enisala, Sarichioi commune, Tulcea County; Floriile, Aliman commune, Constanţa County; Vişina, Jurilovca commune, Tulcea County)".

A creare queste "punte di freccia fuse" potrebbero essere stati i colonizzatori greci che cercarono di instaurare dei rapporti commerciali con i locali: "In the early stages of relations between colonists and natives, the likely production of arrowheads-monetary signs by the Greek in Histria and other Milesian centers was necessary to facilitate trade - if they are accepted as a medium of exchange -, simplifying exchange itself and attracting locals in an economic process that influenced them in many ways, so they became gradually a significant element even in the western and north-western colonies".

E ancora, l'autore dell'articolo che allego conclude sostenendo che: "The arrowheads-monetary signs are creations specific to the west and north west area of Pontus Euxinus, being only a developed stage of the peaceful tactics to approaching the local communities to obtain economical and trade benefits".

Rimane il dubbio della forma: sempre nell'articolo l'autore definisce questi segni (pre)monetari a forma di "foglia di ulivo"...Tuttavia non prosegue su questo argomento, ma forse ho un altro articolo a riguardo :)

@g.aulisio la domanda che ponevi, su chi le avesse prodotte, voleva andare a porre l'attenzione sui coloni greci o avevi altro in mente?

Talmatchi G., About some discoveries of arrowheads - monetary signs in South-West Dobruja.pdf

Modificato da Matteo91
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@angel molto interessante l'approccio del libro della Caltabiano. Lo avevo addocchiato da un po', ma non ho ancora avuto modo di leggerlo: lo consiglieresti?

 

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Il ‎21‎/‎09‎/‎2016 at 20:52, Matteo91 dice:

@angel molto interessante l'approccio del libro della Caltabiano. Lo avevo addocchiato da un po', ma non ho ancora avuto modo di leggerlo: lo consiglieresti?

 

Si, è un libro interessante, ma dal lessico pesante con molte citazioni greche e latine. Sono presenti molte note esplicative. E' un buon testo di approfondimento.

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In merito alla forma delle "punte di freccia fuse", lo stesso autore dell'articolo condiviso in precedenza avanza l'ipotesi che rappresentino "chicchi di grano" e non "punte di freccia". Tale forma, interpretata in questo modo, sarebbe coerente con il commercio di grano in questa regione del Mar Nero. Vengono riportate a titolo esemplificativo alcune rappresentazioni delle monete di Leontini, dove a fianco dei simboli religiosi/politici/culturali della città si trovano anche i "chicchi di grano". La somiglianza è effettivamente notevole e l'ipotesi piuttosto interessante.

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Modificato da Matteo91
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  • 2 settimane dopo...
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Continuando questa analisi ho ripreso in mano il libro "Archeologia della moneta" di Federico Barello e da tale libro ho estrapolato le seguenti notizie.

Il ritrovamento in diverse località, da Creta a Cipro, in Grecia, lungo le coste del Mar Nero, lungo il delta del Nilo, in Sicilia, lungo le coste dell'Adriatico, e soprattutto in Sardegna, lingotti di rame del peso di 29 Kg, detti per la loro conformazione "a pelle di bue". Questi lingotti potrebbero essere l'evoluzione dei lingotti "a cuscino" del 1500 a.C., per poi divenire "a quattro lingue" intorno nel 1400 a.C., e infine "a pelle di bue" nel 1200 a.C..: questa trasformazione ha il fine di facilitarne il trasporto. La loro funzione più che strettamente monetario è solo per scambi commerciali di grande consistenza, ma  è da notare la loro ampia circolazione nelle aree mediterranee. durante l'età del bronzo; fenomeno non ancora chiarito.  Il rame costituente tali lingotti proviene dal distretto minerario dell'isola di Cipro, e precisamente da Apliki-Skouriotissa.

Oggetti premonetali sono, secondo il Parise, prodotti di un'industria di lusso: coppe, tripodi, bacili, armi, utensili, tessuti, eccetera. Nell'Iliade nei versi 892 - 893 del libro XXIII si  legge:  "Un tripode da fuoco, e a cui di dodici / Tauri il valore dagli Achei si dava,". Da ciò si deduce che il valore degli oggetti era ancora calcolato in corrispettivo di animali e per estensione in natura.

 

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  • 6 mesi dopo...
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Ogni tanto può essere utile riprendere vecchie discussioni...

Colgo l'occasione per condividere un articoletto introduttivo, ma interessante, scritto da Peter van Alfen, sulla nascita della moneta e sui fenomeni pre-monetali o monetali nel Vicino Oriente antico.

Van Alfen, P. An Introduction to Archaic Coinage.pdf

In particolare volevo porre l'attenzione sul passaggio seguente. L'autore parla di sacchetti contenenti argento pre-misurato e pre-testato, sigillati da un soggetto che ne garantiva il valore, utilizzati per superare le difficoltà "pratiche" derivante dall'uso di frammenti di argento (detti Hacksilber) nella regolazione di rapporti di natura economica/finanziaria/commerciale. L'Hacksilber, infatti, necessitava di tempo affinchè potesse essere misurato e testato.

Cita

To avoid the time-consuming hassles of weighing and testing Hacksilber, pre-weighed and pre-tested small sacks of silver might be assembled, which then would be closed with the seal of the person guaranteeing its contents. Collections of such small sacks of sealed silver have been found in excavations in the Levant, mostly dated to the 10-7th c. BC (fig. 1; Thompson 2003). These acts of pre-assembling a monetary instrument and guaranteeing its value played directly into the concept of the coin, which, in the archaic period, was to become little more than a small, guaranteed ingot of precious metal, one that was standardized as to its weight and metal fineness, both of which were guaranteed by the authority whose seal appeared on the coin.

Avevo già letto di questa pratica, ma non ho mai avuto modo di vedere una foto di questi frammenti di argento "marchiati". Van Alfen cita come fonte Thompson 2003, che dovrebbe riportare un'immagine di questi reperti. La fonte è: Thompson, C.M. 2003. Sealed silver in Iron Age Cisjordan and the ‘invention’ of coinage. Oxford Journal of Archaeology 22.1: 67-107.

So che sarà molto difficile, ma...qualcuno ne ha una copia? :D Vanno bene anche altre immagini analoghe. Cosa ne pensate, in generale, di questa pratica? 

Matteo.

 

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