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IGNORED

South Petherton hoard


grigioviola

Risposte migliori

Oggi volevo parlarvi di questo ripostiglio inglese che non mi sembra sia stato approfondito nel forum.

Ha una composizione davvero interessante sia per la presenza di monete di un certo livello di rarità che per alcuni pezzi "di contorno" ma di estremo interesse (gli unici trattenuti dal museo competente per territorio: il Somerset County Museum).

Il ripostiglio è stato rinvenuto il 13 novembre del 2013 dal detectorista George Hughes residente a South Petherton e comprende ben 7562 antoniniani, 1 denario, 1 asse, 1 sesterzio e un anello di bronzo.

La moneta più antica è probabilmente l'asse e si tratta di una copia barbarica di un asse di Claudio di cui purtroppo non sono riuscito a trovare alcuna immagine.

La parte musealizzata è unicamente quella riguardante il sesterzio e l'annello di bronzo che sono stati trovati "uniti" assieme:

01561951_001.jpg

materiale di risulta per produrre moneta imitativa?

Di radiati irregolari il ripostiglio ne conteneva solamente 33, una minima parte rispetto la totalità dei pezzi.

Il solo denario presente è di Settimo Severo (l'unica foto che ho trovato non è ahimé delle migliori):

sett.sev.jpg

Le dimensioni del ripostiglio sono notevoli e in linea con gli hoard inglesi che comunemente troviamo repertoriati per quel periodo, molto belle alcune foto d'insieme:

01561867_001.jpg01571607_001.jpg

come data di interramento e chiusura del ripostiglio è stato preso il termine del 274 visto che la moneta più recente è un antoniniano di Aureliano della zecca di Milano (quarta serie).

Particolarmente nutrita la presenza di monete di Leliano, ben 23, e di Mario, 81.

I Gallici sono in totale 4847 ed è quindi palese che si tratti di un accumulo di monete formato durante l'impero Gallico e interrato poco dopo la sua fine in un periodo di incertezza politica.

Da notare, infine, un antoniniano di Salonino da Augusto (FELICITAS AVGG) che si aggiunge ai 13 noti per quel tipo:

1612973123.jpg

La composizione completa del ripostiglio è questa:

Central Empire

Marcus Aurelius (AD 161-80), 1 (sestertius)

Wars of the Succession (AD 193-7)

Septimius Severus, 1 (denarius)

Gordian III (AD 238-44), 1

Philip I (AD 244-9), 1

Decius (AD 249-51), 1

Herennia Etruscilla, 1

Trebonianus Gallus (AD 251-3), 4

Joint reign of Valerian & Gallienus (AD 253-60)

Valerian I, 107

Gallienus, 45

Uncertain (Valerian or Gallienus), 1

Salonina, 60

Valerian II, 4

Divus Valerian II, 12

Saloninus Caesar, 10

Saloninus Augustus, 1

Sole reign of Gallienus (AD 260-8)

Gallienus, 1364

Salonina, 101

Claudius II (AD 268-70), 760

Divus Claudius II, 67

Quintillus (AD 270), 121

Aurelian (AD 270-5), 52 - latest coin fourth series at Milan (= AD 274)

Gallic Empire

Postumus (AD 260-9), 773

Laelian (AD 269), 23

Marius (AD 269), 81

Victorinus (AD 269-71), 3296

Tetricus I (AD 271-4), 526

Tetricus II, 112

Others 

Uncertain Gallic emperor, 3

Emperor illegible, 1

Irregular as (Claudian copy), 1

Irregular radiates, 33

 

L'intero ripostiglio è stato venduto all'asta da Lawrences Auctioneers il 19/05/2016 fruttando ben 48.800 sterline.

Fa impressione vedere le foto di alcuni lotti (tutti multipli), ve ne metto alcuni per curiosità (notate l'unico lotto raggruppante tutti i Leliano... da lasciarci gli occhi!):

leliani.JPGmario.JPGtetrico.JPGvittorino.JPGgallieno.JPGclaudio.JPG

 

Era un ripostiglio di cui sono venuto a conoscenza dopo l'asta... altrimenti un pensiero l'avrei fatto... di certo non al lotto dei Leliano... che ha raggiunto un signor cifrone! 

Ma tant'è... mi sono accontentato oggi di acquistare da Sondermann due Postumo a mio avviso carini e uno non proprio così frequentissimo. Provengono entrambi da questo lotto multiplo:

postumo494.JPG

e nello specifico sono:

jJQ724pHG6nm4cRsrNt5Y8s5oLg93k.jpg

Postumus Antoninianus, struck 262 AD at Cologne mint. 
Obv: IMP C POSTVMVS P F AVG, radiate, draped and cuirassed bust right. 
Rev: SALVS AVG, Salus standing left, holding patera in right hand from which a snake, which is rising from small altar placed on ground to left, is feeding; in her left hand Salus holds a rudder. 
3,13 g, 21 mm. 

RIC 85; Elmer 301; AGK (corr.) 79; Cunetio 2392
 
3kqDC9izq66S7sJMAFz8nK5Z4JRoyX.jpg
Postumus Antoninianus, struck 268 AD at Cologne mint.
Obv: IMP C POSTVMVS P F AVG, radiate, draped and cuirassed bust right. 
Rev: IOVI STATORI, Jupiter standing left, holding thunderbolt and sceptre.
3,31 g, 20 mm
RIC 309; Elmer 563; AGK (corr.) 38a; Cunetio 2449

 

Che dire, sono soddisfatto dell'acquisto e soprattutto della provenienza dei pezzi in questione che è certa, tracciata, studiata, catalogata e venduta legalmente con tutti i sacri crismi del caso.

Qualsiasi parere e confronto è ovviamente gradito!

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DE GREGE EPICURI

23 Leliani e 81 Marii, è pazzesco! Ma colpisce anche l'enorme numero di pezzi di Vittorino, più di 3200. Evidentemente, negli anni precedenti al 274,  fra Gallia e Britannia i rapporti erano strettissimi, con grande circolazione di denaro. Però i Tetrici sono pochini, e le imitative pochissime. Ci sono da fare molte riflessioni. Bello il tuo IOVI STATORI!

Modificato da gpittini
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@gpittini è un hoard con una composizione un po' anomala. Anche a me ha sorpreso l'elevato numero di Leliano (in primis) e di Mario. Mi sarei aspettato numeri similari di Tetrico e Vittorino e invece la preponderanza è per quest'ultimo. 

C'è da dire però che l'intrinseco in Vittorino era superiore e il fatto che mancassero praticamente radiati imitatativi porta a pensare a un interramento di monete "pregiate" e non del circolante spiccio. 

Ci sono anche molti Quintilio. 

Mentre pochi sono i Divo Claudio (altro segno di esclusione dal gruzzolo del mero circolante quotidiano) .

E quel sesterzi unito all'anello? E l'asse imitativo di Claudio? Che ci facevano là in mezzo? 

Indubbiamente un ripostiglio molto interessante. 

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Ciao,

deposito monetale certamente con alcuni aspetti fuori dalla norma. Le monete pre-Impero Gallico corrispondono certamente all’ultimo periodo di tesaurizzazione degli argenti e quindi una fase precoce e scarsa di tesaurizzazione. Non mi stupisco della presenza del sesterzio perché mi rimanda ad esempio al Ripostiglio di Biassono dove i sesterzi vengono tesaurizzati anche lisci non tanto per il valore nominale quanto come sorta di “lingottino” di bronzo: pur essendo conscio del fatto che cambia completamente contesto (Italia, dove il flusso monetale era meno scarso) in provincia il fenomeno doveva raggiungere aspetti ancora più marcati. Anche l’anello potrebbe rispondere a questo principio.

Come già detto la presenza dei Lealiano e dei Mario emergono come presenze di spicco nel contesto. Come ad evidenziare che il circuito della raccolta monetale pescava tra le produzioni galliche.

Mi pongo però un quesito: non è che nell’analisi degli hoard britannici vi sia un problema prospettico? Ovvero usualmente si considera la tesaurizzazione un fatto prolungato nel tempo e che rispecchino la realtà del circolante (dapprima scarsità monetale, quindi boom dell’Impero Gallico con presenza non trascurabile di monete centrali – giunte comunque in Britannia magari via scambi commerciali e comunque accettate?) e infine tesaurizzazione del circolante (miscela di gallici ancora circolanti e centrali pienamente validi ovvero moneta di pregio e valida a tutti gli effetti). A questo punto mi pongo una domanda: perché spesso gli hoard del III secolo britannici chiudono con Aureliano?

stato attuale.JPG

Qui sta parte della risposta… cosa cambia?

Potremmo ipotizzare invece tre fasi distinte di tesaurizzazione:

1)      Tesaurizzazione dello scarso circolante (sesterzio, asse, argenti pre-gallici, etc…)

2)      Boom dell’economia autarchica britannica dovuta a un relativo benessere (non vi sono invasioni come nell’area continentale) con sviluppo produttivo dato dalle ville (che tali in realtà non sono bensì “fattorie” o se volete “ville rustiche” produttive) che attraggono moneta gallica che viene tesaurizzata. Il boom di Vittorino indicherebbe la piena affermazione economica dei siti produttivi.

3)      Restaurazione con massiccia invio di monete centrali ad affermare il pieno reintegro (come sappiamo la moneta era anche e soprattutto affermazione di CHI GOVERNAVA). Monete centrali non solo a nome di Aureliano ma anche di Claudio II, Quintillo e relativamente poche a nome di Aureliano (fase iniziale del reintegro dell’isola) ovvero verosimilmente rispecchiante il circolante a livello Centrale. Afflusso forse forzato nelle provincie ad affermazione del ripristino del governo centrale. Dopo un periodo iniziale, rarefazione della fornitura monetale.                              tris.JPG

 

Voi cosa avreste fatto? Tra riforme monetali ed instabilità politica avreste probabilmente tesaurizzato tutto… “se ritornano i Gallici?”, “rimarremo sotto Roma?”… invece i sussulti porteranno al fenomeno Carausio e il tutto diventerà vano specie se consideriamo che in seguito, mentre attendo di capire cosa accadrà, avremo altre riforme monetali nell’Impero Centrale. La raccolta perde il valore monetale e diviene un semplice ripostiglio di bronzo (o quasi…)

In tutto questo non quadra un dato. Come spiegare le imitative? Forse produzioni da parte di chi è escluso dalla produzione e quindi dalla circolazione monetale? Infatti qui vi sono solo 33 irregular radiates… nel Braithwell sono scarse…

Però qui

https://finds.org.uk/database/artefacts/record/id/661249

 in un contesto simile come volumi (6677 monete) salgono a 207. Se però andiamo a vedere la collocazione geografica siamo in un contesto molto più rurale… ai margini di quel Galles di solito abbastanza escluso dalla circolazione monetale… può essere un dato con qualche valenza?

La butto là come provocazione e stimolo alla discussione… sperando non si tratti di farneticazioni dovute al caldo estivo…

Ciao

Illyricum

;)

 

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Addenda...

"Perchè Illyricum fa accenno a una "villa" collegata all'hoard?"

piantina.JPG

Perchè nell'area ve ne erano almeno due (SPE 202 e 201), site nei pressi della Fosse Way (SPE 201) e di una strada preromana (SPE 101) (quindi collegate alla viabilità generale). SPE 102 si riferisce ad un insediamento romano britannico del I-IV secolo.

1.JPG2.JPG

Va segnalato che:

  • nel 1935 fu rinvenuto un altro hoard del III secolo (SPE 203)
  • non è noto (per prevenire fenomeni di "hawkwalking" (=sciacallaggio del sito di rinvenimento) l'esatto luogo di rinvenimento

Tratto da http://www1.somerset.gov.uk/archives/hes/downloads/Somerset_EUS_South_Petherton.pdf

Ciao

Illyricum

;)

Modificato da Illyricum65
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Eh... @Illyricum65 mi ha preceduto in alcune considerazioni... pure io stavo guardando il materiale riportato nell'ultimo post proprio per cercare di capire meglio il contesto geografico/urbano/produttivo in cui il ripostiglio è stato rinvenuto. E credo che il ripostiglio (è del 1722 e non del 1935 :blush:) possa in qualche modo essere messo in relazione con questo. La relazione ovviamente non è possibile farla sulla base della composizione dei due ripostigli in quanto relativamente all'altro hoard si sa solo che "Six pecks of Roman coins contained in a pot were dug up in 1722 in a field not far from Petherton Bridge" dati dedotti da un passo riportato da Stukeley nel 1756 nel suo "Itinerarium Curiosum". Piuttosto il legame tra i due ripostigli va ricercato negli insediamenti romani della zona con particolare riguardo alle due fattorie (insediamenti produttivi).

Concordo pienamente nella suddivisione in tre fasi del fenomeno dell'hoarding.

Quanto sulla presenza a ranghi ridotte di imitative... gli interrogativi sono molti e le risposte che ho sono poche e confuse.

Il ripostiglio è chiuso nel 274, bisognerebbe vedere la rilevanza della data di chiusura di altri hoard analoghi (per numero di monete) con la percentuale di imitative sul totale e incrociare questo dato con la posizione geografica degli hoard presi a campione. Forse in questo modo qualche dato interessante potrebbe emergere.

So che Illy è un sostenitore dell'uso prevalentemente rurale del numerario imitativo, ma a riguardo io concordo solamente in parte.

Cita

Con gli esemplari delle ultime fasi di Vittorino e soprattutto dei Tetrici le attestazioni galliche diventano più importanti e significative: questi risultano relativamente frequenti nei singoli rinvenimenti, con eccezione della fascia centrale della penisola, e nei ripostigli dell’Italia meridionale e delle isole, anche se rimangono percentualmente poco rilevanti nei gruzzoli di altra localizzazione. Da rilevare però che, a differenza delle serie precedenti, questi pezzi appaiono caratterizzati da una bassa qualità d’intrinseco, spesso peggiore rispetto alle emissioni italiche. Un chiarimento sulle dinamiche della loro presenza, non giustificata in questo caso dalla loro qualità intrinseca, sembra provenire ancora una volta dai ripostigli: gli esemplari di Vittorino e dei Tetrici si rinvengono quasi esclusivamente in contesti con date di chiusura non prossime alla loro emissione ma molto più tarde, collocabili a partire dall’età: si vedano ad esempio i gruzzoli di Gignod, La Venera, Nicotera, cui possiamo aggiungere quelli più incerti di Corneliano, San Damiano d’Asti e Sfiana. Tale presupposto induce a ritenere che gli antoniniani degli ultimi imperatori gallici siano penetrati in Italia molto dopo la riunificazione dell’impero, come attestano i ripostigli più antichi, per rimanervi a lungo in circolazione.Constatazioni analoghe sono possibili anche per le imitazioni galliche che costituiscono la maggior parte delle emissioni imitative attestate per queste fasi: il loro numero complessivo nei singoli rinvenimenti sta a quello degli esemplari dei Tetrici in un rapporto di circa 1:2. Anche questi esemplari nei singoli rin-venimenti si distribuiscono soprattutto nelle regioni settentrionali e meridionali e ricorrono in ripostigli che si possono datare negli ultimi due decenni del III secolo d. C., come La Venera e Nicotera; questa collocazione cronologica sembrerebbe plausibile anche nel caso del gruzzolo di Vallermosa, il quale tuttavia per la mancanza di coniazioni ufficiali di qualsiasi genere non risulta facilmente inquadrabile.

Le imitazioni che si rinvengono in Italia, almeno sulla base del loro aspetto e dei dati pondometrici disponibili, pur con la necessaria prudenza dettata dai metodi empirici adottati, sembrano per lo più prodotte in fasi vicine a quelle dei loro prototipi: nella maggior parte dei casi queste sono nettamente superiori al grammo e quasi sempre al centimetro, mentre lo stile, per quanto si può appurare dalla documentazione fotografica, è spesso buono e non è mai completamente disorganico. Sembrano quindi rientrare quasi sempre in quelle produzioni datate da Doyen tra il 270 e 280 e più recentemente da Gricourt tra il 275 e il 283. Esaminando nel dettaglio i dati pondometrici a nostra disposizione, possiamo, infatti, osservare come i sin-goli rinvenimenti attestino medie pari a g 1,4 e mm 15,5. Tra i ripostigli, quello di Vallermosa e quello della Venera mostrano esemplari con medie pondometriche molto elevate, rispettivamente pari a g 2,2 ca. nel primo caso, e a g 2,40 ca., nel secondo, mentre il gruzzolo di Nicotera, con un peso medio delle imitazioni pari a di g 0,79, mostra un andamento ponderale piuttosto differente. In quest’ultimo caso va però sottolineato che gli editori evidenziano uno stato di conservazione delle monete non ottimale e che il modulo medio, pari a mm 12,3, risulta comunque ancora abbondantemente al di sopra del centimetro. Dunque, se sembra possibile collocare la penetrazione in Italia del pessimo numerario prodotto nelle ultime fasi di Vittorino e soprattutto dai Tetrici nonché delle loro imitazioni dopo la riconquista delle Gallie, non risulta facile comprenderne le esatte dinamiche cronologiche, anche se qualche chiarimento può provenire dal confronto con le attestazioni degli antoniniani ufficiali post riforma.

Se consideriamo le emissioni dei Tetrici, ossia le serie galliche più attestate, è stato già osservato come queste nei singoli rinvenimenti dell’Italia, ad eccezioni delle aree centrali, registrino spesso indici di presenza più elevati di quelle ufficiali di Probo, di Caro e Diocleziano.

D’altro canto sempre sulla base dei rinvenimenti, è stato già notato come fin dalla sua introduzione l’impatto del nuovo antoniniano sui mercati italiani non sia stato omogeneo, essendosi diffuso prevalentemente nelle regioni settentrionali a scapito di quelle meridionali, e come, successivamente a partire dal regno di Caro (282-285 d. C.), anche il rifornimento alle regioni situate a Nord della Penisola mostri un brusco rallentamento.

In questo contesto potrebbe quindi trovare giustificazione anche il ricorso a numerari alternativi rispetto a quelli ufficiali, come gli svilitissimi antoniniani degli ultimi imperatori gallici e le imitazioni: ricorso che sarebbe stato debole nelle zone più rifornite dai prodotti ufficiali di conio fresco, come quelle centrali attorno al Lazio, più marcato in quelle settentrionali e meridionali via via che diminuivano gli afflussi dalla capitale.

Del resto la scarsa diffusione dell’aurelianiano aveva determinato una lunga persistenza nella circolazione delle ultime e abbondanti emissioni prodotte a Roma prima della riforma, soprattutto di quelle più svilite come quelle a nome di Divo Claudio con le quali il più tardo numerario gallico, ufficiale e non, poteva facilmente confondersi.

Quindi in questo senso concordo con la visione di Illyricum: "zone rurali > circolazione prevalente di numerario imitativo" che trova un parallelo con la situazione italiana di qualche anno successiva "zone distanti dal Lazio (zecca di Roma) > minor afflusso di moneta appena emessa e quindi ricorso a numerari alternativi (non necessariamente imitativi ma anche pre-riforma o dell'ex impero gallico)".

Tuttavia l'ingente mole di moneta imitativa che si riscontra non può essere confinata a uno rurale non soltanto esclusivo (il quantitativo ingente non sarebbe giustificato) ma nemmeno, a mio avviso, prevalente (rimane sempre un elevato quantitativo di numerario messo in circolazione).

Indubbiamente il baricentro di presenza di queste monete va spostato verso le zone rurali e periferiche. Posso concordare che in via prevalente i minimi siano destinati a queste aree, ma l'ingente massa di imitative doveva essere spalmata un po' in tutto il territorio in misura relativamente omogenea.

Allora perché non è stata tesaurizzata moneta imitativa in quantità sensibile in questo (ma anche in molti altri ripostigli simili)?

Modificato da grigioviola
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Ciao,
come ebbi giá modo di scrivere convengo che sarebbe necessaria una revisione critica degli hoard documentati in ottica di evidenziarne la presenza di imitative e spero sempre nell'uscita di un lavoro svolto in tal senso. Cosí come quella di minimi che risultano di solito scarsi o assenti nei depositi "classici" del III secolo britannico (laddove quelli dove i minimi sono rappresentati questi ne rappresentano quasi la totalitá). Questo indicherebbe una netta differenziazione di valore dove nella tesaurizzazione di monete di pregio i minimi venivano scartati.
Nella rilettura bisognerebbe tenere conto della collocazione geografica e del tipo di insediamento cui verosimilmente derivava il deposito monetale.
Per quel che ne so nella maggior parte degli hoard si fa riferimento a siti civili pur avendone alcuni (Cunetio ad esempio) connotazione piú prettamente militare.
Sulle imitative passo una considerazione.
Nel Braithwell queste sono minoritarie rispetto al totale. Supponemmo in un primo momento che nell'area non ve ne circolassero tante, essendo l'area vicina a centri come Conisborough, Danum e soprattutto Eburacum (York). Il buon Leech (lo scopritore) durante la visita inglese ci omaggió di 4 imitative rinvenute "non nell'hoard ma nell'area di Braithwell". Quindi anche l'area era interessata dal fenomeno. La prima ipotesi decadde. Quindi la selezione aveva altri parametri... ;)
Ciao
Illyricum
;)


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Ciao a tutti,

complimenti  a @grigioviola per la discussione e gli altri utenti per gli ottimi interventi...non conoscevo quest'hoard...sicuramente molto particolare, la presente di tanti leliano ne farà abbassare sicurament eil grado di rarità nel futuro.

trovo molto convincente quanto detto da Illy riguardo le tre fasi della tesaurizzazione..

Riguardo gli antoniniani di Postumo dell'hoard..ho trovato molto particolare e, forse inusuale, il ritratto sulle monete provenienete dall'hoard, con al rovescio ,la Salus  Provinciarvm.. che ne pensate?

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La seconda e la prima sembrano provenire dalla stessa coppia di coni..

P.S.:Le foto sono tratte dal negozio on line di Sonderman...chiaramente non ci sono intenti pubblicitari..se loritengono opportuno,  i curatori provvederanno a rimuoverle..

 

Saluti Eliodoro

 

 

 

Modificato da eliodoro
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DE GREGE EPICURI

Le ragioni addotte per la scarsità di imitative (=tesoro di buon livello qualitativo) sono condivisibili.  Si può aggiungere che forse nel 274 le imitative dei Tetrici  non avevano ancora "invaso il mercato",  quanto meno in Britannia. Personalmente, credo che ne siano state coniate molte (specie minimi) ben dopo la resa dei due Tetrici ad Aureliano.

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@eliodoro si, credo anche io che il primo e terzo condividano la stessa coppia di conii al dritto. Il che è molto interessante. 

Quanto al ritratto è coerente con le prime emissioni di Postumo. 

 

 

 

@gpittini sicuramente i minimi ancora dovevano invadere i mercati e i traffici. Credo però che nel 274 le imitative "regular size" dovevano essere ben presenti e diffuse anche in Britannia. Sicuramente non venivano tesaurizzate come le emissioni ufficiali se l'intento era quello di comporre un gruzzolo di buon livello. È un hoard che si presta a diverse riflessioni. 

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21 ore fa, grigioviola dice:

 

Eh... @Illyricum65 mi ha preceduto in alcune considerazioni... pure io stavo guardando il materiale riportato nell'ultimo post proprio per cercare di capire meglio il contesto geografico/urbano/produttivo in cui il ripostiglio è stato rinvenuto. E credo che il ripostiglio (è del 1722 e non del 1935 :blush:) possa in qualche modo essere messo in relazione con questo. La relazione ovviamente non è possibile farla sulla base della composizione dei due ripostigli in quanto relativamente all'altro hoard si sa solo che "Six pecks of Roman coins contained in a pot were dug up in 1722 in a field not far from Petherton Bridge" dati dedotti da un passo riportato da Stukeley nel 1756 nel suo "Itinerarium Curiosum". Piuttosto il legame tra i due ripostigli va ricercato negli insediamenti romani della zona con particolare riguardo alle due fattorie (insediamenti produttivi).

Concordo pienamente nella suddivisione in tre fasi del fenomeno dell'hoarding.

Quanto sulla presenza a ranghi ridotte di imitative... gli interrogativi sono molti e le risposte che ho sono poche e confuse.

Il ripostiglio è chiuso nel 274, bisognerebbe vedere la rilevanza della data di chiusura di altri hoard analoghi (per numero di monete) con la percentuale di imitative sul totale e incrociare questo dato con la posizione geografica degli hoard presi a campione. Forse in questo modo qualche dato interessante potrebbe emergere.

So che Illy è un sostenitore dell'uso prevalentemente rurale del numerario imitativo, ma a riguardo io concordo solamente in parte.

Quindi in questo senso concordo con la visione di Illyricum: "zone rurali > circolazione prevalente di numerario imitativo" che trova un parallelo con la situazione italiana di qualche anno successiva "zone distanti dal Lazio (zecca di Roma) > minor afflusso di moneta appena emessa e quindi ricorso a numerari alternativi (non necessariamente imitativi ma anche pre-riforma o dell'ex impero gallico)".

Tuttavia l'ingente mole di moneta imitativa che si riscontra non può essere confinata a uno rurale non soltanto esclusivo (il quantitativo ingente non sarebbe giustificato) ma nemmeno, a mio avviso, prevalente (rimane sempre un elevato quantitativo di numerario messo in circolazione).

Indubbiamente il baricentro di presenza di queste monete va spostato verso le zone rurali e periferiche. Posso concordare che in via prevalente i minimi siano destinati a queste aree, ma l'ingente massa di imitative doveva essere spalmata un po' in tutto il territorio in misura relativamente omogenea.

Allora perché non è stata tesaurizzata moneta imitativa in quantità sensibile in questo (ma anche in molti altri ripostigli simili)?

Ciao,

per un summa su 695 hoard della seconda metà del III secolo ti invio il link (ritengo a te noto) di un lavoro di Abdy.

http://www.academia.edu/11467882/Coin_Hoards_and_Hoarding_in_Britain_3_Radiate_Hoards_table

Permette uno sguardo d'insieme nel periodo indicato. Tra i dati presentati vi è pure quello dell'ultimo imperatore rappresentato.

Come si nota vi sono anche degli hoard rappresentati da barbarous radiates (nrr. 398-431) dove la quasi totalità sono costituiti da questi a scapito delle emissioni ufficiali.

Tornando alla lista generale, vi sono molti che si chiudono con i Tetrici e solo 4 con riferimento a Aureliano. Nel computo va segnalato che in realtà c'è un dato fuorviante: taluni hoard non corrispondono alla reale data di sotterramento, nel senso che questa potrebbe essere successiva o il deposito mancante dell'effettivo ultimo imperatore; d'altra parte questo dato è indicativo e non preciso al 100%. Queste ultime potrebbero essere scarse ed andate disperse (per cause deposizionali o dispersione). Ciò no toglie che la caduta dell'Impero Gallico comportò un clima di instabilità che si riflette, IMHO, con le abbondanti deposizioni concludenti con i Tetrici.

Il dato combinerebbe nel senso che alla luce dell'instabilità politica-economica alla caduta dell'Impero Gallico si attuò la tesaurizzazione della monetazione gallica e di quella centrale raccolta per prevenirne il ritiro e conseguente distruzione del patrimonio fino a quel momento raccolto. O per preservare la moneta in caso di restaurazione dell'Impero Gallico. Vi sono però abbondanti depositi che si chiudono con Probus. Perchè sarebbero stati chiusi in questo periodo? Forse per instabilità militare che sfocia con le poco documentate campagne di Carino in Britannia? Forse per la presenza di Burgundi e Vandali deportati come prigionieri sull'isola (sconfitti in Rezia e da lì inviati in Britannia)? Quest'ultima causa mi pare improbabile... non avrebbero instabilizzato tutta la Britannia e alcune proposte identificano l'area di insediamento nell'attuale Cambridgeshire (da Auxilia vandalica in Britannia sotto Probo -2013) laddove Zosimo li segnala come "inviati in Britannia per sedare un "insurrezione locale" attorno al 280 d.C. Ma la chiusura con Porbo si manifesta anche nel Braithwell Hoard, ben più a nord...

Ciao

Illyricum

;)

 

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@Illyricum65 il lavoro di Abdy già ce l'ho da tempo :blush: Piuttosto, sto cercando di collocare in maniera più precisa le date di produzione (e circolazione) della moneta imitativa gallica e in tal senso viene invece in aiuto uno studio di J.M. Doyen del 1980 poi revisionato qualche anno fa in un tomo monumentale prevalentemente dedicato alla circolazione di moneta romana nel territorio di Reims. La revisione delle sue ipotesi ahimé non sono riuscito ad ottenerla, tuttavia il materiale del 1980 (che ritengo ancora in buona sostanza valido) è liberamente consultabile qui: https://www.academia.edu/2983725/Une_trouvaille_occidentale_d_imitations_radiées._Troisième_partie._Le_problème_des_imitations_radiées_._Propositions_de_classification_et_de_datation ed è preceduto da altri due brevi saggi: https://www.academia.edu/2979877/Une_trouvaille_occidentale_d_imitations_radiées._Première_partie_provenance_et_constitution e https://www.academia.edu/2979907/Une_trouvaille_occidentale_d_imitations_radiées._Deuxième_partie_étude_de_l_ensemble

E' uno studio ben fatto e in buona sostanza condivisibile che devo approfondire e metabolizzare bene. Ne consiglio la lettura!

Modificato da grigioviola
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Tra l'altro è un peccato che non si sappia granchè sulle due ville romane sorte nei pressi di South Petherton. Furono rinvenute nel 1600-1700. Quantomeno nella loro struttura architettonica. Infatti a partire dal 250 d.C. in Britannia sorgono molte ville che riprendono modelli presenti sul continente: l'ipotesi è che i proprietari siano dei cittadini pienamente romanizzati scappati dall'area renana in seguito alle invasioni che la devastarono (e alla successiva presenza dei bacaudae) e trasferiti in Britannia, sicuramente più tranquilla rispetto al continente.

La presenza elevata percentualmente di monete di Laeliano e Mario potrebbero far ipotizzare un legame con i territori gallici dell'area renana dove verosimilmente dovevano essere più diffuse. Questo legame potrebbe essere commerciale (vendita di prodotti dell'attività della villa) o semplicemente ricollegabile alle origini dei proprietari.

Potrebbe essere una spiegazione...

Ciao

Illyricum

;)

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Giusto per parlarne,

William E. Metcalf riporta che dalle analisi compiute da Gilljam (1982) su 82 hoard britannici le monete di Laeliano assommavano a 256 esemplari (con 56 conii di diritto). Le monete di Vittorino nelle stesse assommavano a 81.067 con un rapporto di 1:283.

Nel sito in esame il rapporto si dimezza ad un valore di 1:143.

Dato curioso...

Ciao

Illyricum

;)

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Mi incuriosirebbe sapere se anche la percentuale di monete di Mario (che mi pare ben rappresentato) segue un incremento simile a quelle di Laeliano, ovvero rafforzi l'ipotesi dei legami con il continente e l'area renana in particolare.
Ciao
Illyricum
;)

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In ogni caso, ritornando sulla percentuale di imitative presenti e sul ruolo che queste hanno avuto nella circolazione, si apre l'annoso e più volte dibattuto problema di collocazione dei minimi.

Più volte parlandone con @Illyricum65 ci siamo confrontati sul ruolo che questi ninnoli avevano.

- monete divisionali per avere numerario ridotto?

- destinati a un uso unicamente rurale in zone non permeate da moneta circolante ma dove si avvertiva la necessità di disporre comunque di moneta?

- destinate solamente a specifiche transazioni?

- in che rapporto stavano con le altre imitative?

- e nei confronti delle ufficiali dove si collocavano?

- i ripostigli cosa ci dicono? venivano tesaurizzate? come? quanto? in quali contesti?

Non sono in grado di offrire risposte, ma vi lascio un ulteriore link di approfondimento che, sebbene basato sulla situazione continentale (Francia e Gallia continentale) fa comunque un richiamo anche alla situazione Britannica guardando cosa facevano i sudditi di Albione.

https://www.academia.edu/7181791/Le_trésor_de_Remagen_Rhénanie_recherches_sur_une_trouvaille_dimitations_radiées._Seconde_partie

Modificato da grigioviola
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  • 1 mese dopo...

Cioa,

giusto per condividere altri due esemplari vi presento le due "South Petherton Hoard" che ho acquisito. Si tratta di antoniniani di Postumo abbastanza comuni e in conservazione non elevata ma col plus-valore della provenienza nota. Per contro, l'esborso economico non è stato elevato. ;)

POSTUMO.jpg

Postumus Antoninianus, struck 266 AD at Cologne mint.
Obv: IMP C POSTVMVS P F AVG, radiate, draped and cuirassed bust right.
Rev: FORTVNA AVG, Fortuna standing left, holding rudder and cornucopiae.
1,61 g, 20 mm.

RIC 60; Elmer 385; AGK (corr.) 23; Cunetio 2425.

postumo 2.jpg

Postumus Antoninianus, struck 268 AD at Cologne mint.
Obv: IMP C POSTVMVS P F AVG, radiate, draped and cuirassed bust right.
Rev: IOVI STATORI, Jupiter standing left, holding thunderbolt and sceptre.
3,32 g, 20 mm

RIC 309; Elmer 563; AGK (corr.) 38a; Cunetio 2449;
 
Ex South Petherton Hoard, discovered 2013 by metal detectorist George Hughes. The hoard contained 7564 coins, dated from 193 AD to 274 AD.
 
Forza @grigioviola , in due possediamo lo 0,026 del deposito monetale! :D
 
Ciao
Illyricum
 

 

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L'asta "Dr. Busso Peus Nachf. Auction 417" prevista per il 2 novembre è un tripudio di Mario e Leliano (oltre che esemplari notevoli di Postumo)... effetto South Petherton Hoard? Chi si è aggiudicato i lotti multipli sta iniziando a mettere in vendita i pezzi? A differenza dei pezzi venduti da Sondermann qui non sembra siano state fatte grosse operazioni di pulizia e gli esemplari hanno una patina molto attraente. Non vi è dichiarata la provenienza, ma tanti esemplari (ripetitivi) tutti assieme mi fanno pensare a parte dei lotti provenienti dal citato ripostiglio. In ogni caso l'effetto sul mercato si sente perché un Leliano (per carità in condizione un po' malconcia) a base d'asta a 150 euro non è cosa di tutti i giorni... come neppure i 400 euro del pezzo meglio conservato del gruppo... fino a non molto tempo fa (tranne qualche eccezione) si partiva dai 700 per chiudere con realizzi superiori.

A ogni modo tra il 16 ottobre e il 2 novembre saranno messi sul mercato una decina di esemplari di Leliano... mica pochi!

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Partenza base d'asta 120€ ... chissá... un pensierino per un Laeliano lo potrei fare se resta in questi termini economici. Bella asta comunque, con esemplari interessanti di tutti i periodi.

Ciao

Illyricum

[emoji6]

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Io il Leliano lo punto a meno... ovviamente devo beccarne uno alquanto liso e magari venduto sottocosto... qualche anno fa me ne sono fatto sfuggire uno a 50€ venduto da Sondermann... bruttarello, ma sempre Leliano!

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  • 5 mesi dopo...

In questi giorni la voglia di hoard ha avuto la meglio, così, oltre alla prima Pamphill Hoard presentata qui 

ho ampliato anche la selezione del South Petherton hoard con tre imperatori gallici:

vitto_petherton.thumb.jpg.bc01e67649889b90bee3b412014c0615.jpg

Un ruspante Vittorino SALVS AVG non pulito (se non preliminarmente) nelle medesime condizioni di come ha lasciato l'asta Lawrences,

PETHERTON_HOARD_tetricus_I.jpg.b6c41e3282ea4f69b970b860501d628c.jpg

un Tetrico I COMES AVG e

PETHERTON_HOARD_tetricus_II.jpg.66cbe94c1477e28eae79a31d808c2b4c.jpg

e un Tetrico figlio PRINC IVVENT un po' malconcio e di modulo ridotto, ma ancora apprezzabile.

Tondelli dallo scarso valore economico, ma con una provenienza suggestiva... tutta colpa dell'amico @Illyricum65 che mi ha contagiato con le monete degli hoard inglesi!!! :D

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  • 1 anno dopo...

E da Petherton oggi è arrivato un salutino anche da Mario ;)

mario01.jpg.61eefa77a8251e73bc83358871937463.jpgmario02.jpg.2ddff267ba906d911b73cdfc222a6aee.jpg

Non un pezzo "eccelso" ma preso a buon mercato e con provenienza certificata con tanto di licenza di esportazione... ed è in assoluto il pezzo più raro della collezione tra quelli provenienti da ripostigli.

Grazie a @Illyricum65 per la soffiata!

Il pezzo è classificabile come Cunetio 2507 - Mairat 551 ed è il numero 776 del report del ripostiglio.
Nell'hoard il tipo era presente in 7 esemplari su di un totale di 81 esemplari presenti per questo imperatore, questa la lista degli esemplari di Mario:

mario--pet.jpg.a8d28a67c0d3192b25d1c4adab989421.jpg

 

Modificato da grigioviola
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