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Parlando di cani fedeli di grandi personaggi della storia non si può non ricordare Pèritas, il molosso che sacrificò la vita per Alessandro Magno. Voglio riassumere qui, per comodità di chi legge, tre episodi già narrati nella mia discussione sulle monete del Grande.

 

Pèritas entra nella vita di Alessandro quando questi, ancora ragazzino, partecipò alla sua prima battuta di caccia con altri amici della sua età oltre a papà Filippo con i suoi generali ed alcuni ospiti tra cui il re Alessandro d’Epiro, il re epirota fratello di mamma Olimpiade e quindi zio omonimo del macedone. La zio aveva fatto arrivare appositamente dai suoi allevamenti una muta di cani di grande taglia e di ottimo fiuto che venivano lanciati dai battitori nella programmata caccia a un leone che seminava stragi fra le greggi e fra le mandrie di bovini. All’indomani della caccia conclusasi con successo e in cui Alessandro aveva dato prova di grande coraggio, lo zio portò al nipote il cucciolo la cui madre era stata uccisa dal leone durante la caccia. Come Alessandro vide il cucciolo morbidissimo di un bel colore fulvo, con una macchia più chiara in mezzo alla fronte, di nome Pèritas (con l’accento sulla e), se lo appoggiò sulle ginocchia e cominciò ad accarezzarlo. Il cucciolo si mise a leccare una mano di Alessandro ed era nato così il sodalizio tra i due come sarà poi come quello fra Alessandro e il suo cavallo Bucefalo. Pèritas seguiva il suo padrone dappertutto e quando Alessandro era in procinto di partire per l’Asia, fu legato con una grossa catena perché non si muovesse da Pella. Ma non appena Alessandro ebbe lasciato la reggia, il molosso concentrò tutte le sue forze per staccare un anello della catena e come riuscì nell’impresa dopo molti giorni, si lanciò subito all’inseguimento del padrone fino a raggiungerlo nelle acque dell’Ellesponto e poi seguirlo nella campagna d’Asia.

 

(segue)

Lascio alla prosa di Valerio Massimo Manfredi la descrizione dell’incontro di Alessandro con Pèritas. La scena è l’Ellesponto quando Alessandro, ritto a prua della nave in prossimità dello sbarco in Asia, come rapito dal suo sogno che stava avverandosi, udì qualcosa che lo rese inquieto e preoccupato. Scese dal castello di prua e camminò lungo la murata finchè non udì, più chiaramente, ma sempre più debole, l’abbaiare di un cane. Guardò fra le onde del mare e vide Pèritas che nuotava disperatamente e stava ormai per soccombere. Gridò ai suoi di salvarlo e recuperato da tre marinai, la povera bestia si abbandonò completamente esausta sulla tolda e Alessandro gli si inginocchiò vicino, accarezzandolo commosso. Aveva ancora al collo un pezzo di catena e le zampe gli sanguinavano per la lunga corsa. – Se la caverà, sire – lo rassicurò un veterinario dell’esercito che era prontamente accorso. – E’ solo mezzo morto di fatica. Asciugato e riscaldato dai raggi del sole, Pèritas cominciò a dare segni di vita e dopo un po’ fece di nuovo udire la sua voce.

 

(segue)

Modificato da apollonia

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Secondo le cronache di Plutarco e Plinio il Vecchio, Pèritas salvò la vita del suo padrone in uno scontro con le truppe di Dario III in Persia, quando nel corso della battaglia di Gaugamela nel 331 a.C. Alessandro cadde da cavallo e stava per essere calpestato da un elefante da guerra persiano. Fu salvato dal suo cane fedele che attaccò, con estremo coraggio, l’elefante, azzannandolo al labbro. Alessandro era molto affezionato a Pèritas (con il quale divideva anche il riposo notturno) anche per le sue straordinarie doti da combattente. Pèritas morì in battaglia nel 326 a. C. in India e Alessandro non solo lo pianse facendogli ergere un monumento, ma fondò da quelle parti anche una città a suo nome, come fece per Bucefalo.

Mi piace immaginare Pèritas come il cane in questa rappresentazione, non avendone di sicure. Non mi risulta vi siano monete di Alessandro o di papà Filippo con la raffigurazione del cane.

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Giovenale firma con inglese ok.jpg

 

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Note commoventi ...:)

grazie Apollonia

 

da do ve proviene il bassorilievo che riporti parrebbe assiro o partico non si riesce a vedere  bene


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Il bassorilievo è tratto da qui

http://blog.bepuppy.com/peritas-il-cane-di-alessandro-magno/

ma non sono riportate notizie sulla sua provenienza.

Giovenale firma con inglese ok.jpg

 


  • 3 mesi dopo...
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ciao grande e piccola Duchi. Mi piaceva saltare oltre di te.

Con eterno affetto, Merlino.


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Omaggio il ricordo con il mio esemplare di questo tipo che, per me, è tra i più bei rovesci dei denari repubblicani (il mio primo amore numismatico):

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39 minuti fa, grigioviola dice:

Omaggio il ricordo con il mio esemplare di questo tipo che, per me, è tra i più bei rovesci dei denari repubblicani (il mio primo amore numismatico):

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Ciao @grigioviola, complimenti vivissimi , moneta fantastica e forse tra le piu' cariche di Storia e leggenda . Ulisse di ritorno a Itaca come mendicante e il cane Argo che lo riconosce e ne muore di gioia .

Gaio Mamilio Limetano , politico romano e Tribuno della Plebe nel 110 a.C. , propose e fece approvare dal consiglio della plebe la Lex Mamilia , in seguito alla congiura Giugurtina e allo scandalo numidico , dovuto alla corruzione di alcuni nobili romani che provocò la strage dei negotiatores  romani nella città di Cirta nel 112 a.C. (con l'uccisione di Aderbale) strage ordinata da Giugurta stesso.

Avendo limitato lo strapotere della casta senatoria , avendo ridimensionato i poteri dei membri della nobilitas , assunse il cognomen "Limetano", assunto anche dal figlio . La gens Mamilia proveniva da Tusculum , antichissima citta' situata vicina all' odierna Frascati nei Colli Albani e si riteneva discendesse da Odisseo , Ulisse : Mamilia era infatti figlia di Telegone , figlia a sua volta di Odisseo e della maga Circe .

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off topic, scusate ma la volevo condividere, per tutti gli Argo del mondo, mi perdonerete:

@Tuscia35

Modificato da gigetto13
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  • 1 anno dopo...
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Pochi giorni fa mi ha lasciato il mitico Merlino, da quasi 17 anni amico e compagno di innumerevoli avventure. Non è stato come Argo ad aspettarmi per tanti anni, ma ha scelto di salutarmi quasi improvvisamente. Ricorderò sempre quando mi guardava interdetto mentre invece di dargli la cena io soppesavo le mie monetine. Ma sempre con grande rispetto, tranne quella volta in cui non trovavo più un piccolissimo denaro del Foscari (R5!) e ho visto che ce l'aveva appiccicato sul suo tartufo (e meno male che non l'ha inghiottito!)

Chi non ha cani forse non riesce a capire fino in fondo il misterioso e meraviglioso rapporto umano/canino.

Quando anni fa ho fatto partire questa discussione, lui era un po' in là con gli anni ma ancora molto attivo e curioso. Come nella foto che gli ho scattato a Grado.

Adesso, che come Argo ha abbassato il muso, avendo me come ultima immagine della sua vita, mi commuovo, come è successo e succederà a tantissime altre persone.

Ciao Merlino!

 

 

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?️ Merlino. Luigi un abbraccio ?

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  • Per tutti i cinofili, e anche per tutti i lamonetiani cinofili specialmente se medioevalisti.
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Una  moneta talmente carica di storia e sospetto fortemente che non sia stata nemmeno coniata a Roma, ma a Palestrina (antica Praeneste).

Il monetario, Mamilius Limetanus, faceva parte di un collegio monetario che comprendeva anche C. Censorinus (RRC 363) e P. Crepusius (RRC 361), che però hanno coniato denari con bordo normale e non dentellato. Personalmente non ritengo corretta la datazione proposta per questo collegio dal Crawford, 82 a.C., ma va datata all'anno prima, 83 a.C., in vista del grande arruolamento (circa 100,000 soldati) per l'esercito mariano. Il tipo di Ulisse sembra essere collegato al fatto che la gens Mamilia si riteneva originaria di Praeneste, che si tramandava fosse fondata da Telegono, figlio di Ulisse...

La serratura indicherebbe che la monetazione fu curata da peril nuovo cnsonale non cittadino romano e quindi con ulteriore controllo.

Nel successivo anno, 82 a.C., a Praeneste si asserragliò il nuovo giovane console C. Mario, figlio di C. Mario che fu a lungo grande avversario di Silla, dove avrebbe curato la sua emissione, anch'essa serrata.

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Il Crawford (RRC 378) la ritiene addirittura una emissione sillaba dell'81 a.C. (e Mario si era suicidato sul finire dell'anno 82 a.C.), immaginando uno sconosciuto C. Mario Capito. Resta il fatto che la moneta riporta la leggenda C. Mari(us) C. f(ilius), quindi un Caio Mario figlio di Caio... Il nome (o meglio cognomen) Capito non risulta attestato per la gens Maria e colpisce una simile omonimia in campo totalmente avverso.

Probabilmente Capit sta a indicare una attinenza al Capitolino (Campidoglio) e non dimentichiamo che C. Mario divenne console a soli 28 anni, senza avere i requisiti di età, e non aveva nemmeno rivestito cariche precedenti del cursus honorem... Quindi una sorta di legittimazione, evidenziata anche dalla presenza di S.C al rovescio (Senatus Consulto, ossia per decreto del Senato)...

Un'altra interessantissima pagina da approfondire.... (molto interessante anche la serie dei segni di controllo, con simboli e numerali (che arrivano a 152, uno in più di quello citato da Crawford).

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.

 

Modificato da Legio II Italica

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Ciao @acraf , non e' certo cha Gaio Mario si fosse suicidato , piu' probabile una morte naturale per malattia , aveva 71 anni e stando a Plutarco sappiamo che soffriva di qualcosa simile alle verruche , ma poteva essere altro di piu' grave . Per quanto riguarda Gaio Mario Capito , il cognomen Capito della moneta e' una abbreviazione di Capitone , costui infatti fu Gaio Mario Capitone un Triumviro monetale nel 81 a.C.


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Non facciamo confusione tra padre e figlio.

Il Caio Mario padre, sette volte console, morì nel 13 gennaio 86 a.C. e non c'entra nulla con il suicidio e con questa moneta. Morì di morte naturale a 71 anni.

Il Caio Mario figlio, talvolta chiamato Caio Mario il Giovane per distinguerlo dall'omonimo padre, nacque nel 110 (e sua madre era Giulia, zia di Giulio Cesare) e morì invece suicida a Palestrina verso la fine dell'82 a.C., verso il termine del suo consolato. Ecco un breve cenno della sua biografia nel suo ultimo anno di vita.

Il giovane Mario fu eletto al consolato per l'82 a.C. Questa fu una mossa politica di Carbo, il suo collega consolare, per riscuotere il sostegno popolare e l'entusiasmo per la guerra contro Silla (che era sbarcato a Brindisi dalla Grecia in aprile dell'anno prima, 83 a.C.). Mario era troppo giovane per essere un console legalmente eletto. Molti dei vecchi veterani delle precedenti armate di Mario padre uscirono dalla pensione e affluirono nell'esercito di Mario il giovane. Nella  battaglia del Sacriportus (vicino Colleferro), dove Mario il Giovane subì una disfatta dalle truppe sillane, nell'aprile 82 a.C., il suo esercito contava 85 coorti.

Dopo la disfatta nella battaglia del Sacriportus, Mario il giovane si ritirò con circa 7000 soldati superstiti nella città fortezza di Praeneste (Palestrina), dove aveva già trasportato il tesoro del tempio Capitolino, distrutto da un grave incendio nel 6 luglio 83 a.C. (incendio che dovette danneggiare gravemente pure la zecca di Roma, anch'essa sul Campidoglio e quasi attaccata al tempio di Giunone Moneta). Il prefetto di Silla, Quinto Lucrezio Ofella, condusse l'assedio di Praeneste, soffocando la città con un anello di barricate di terra e tufo in rapida costruzione. Mario si dimostrò persona molto crudele e diede ordine a Lucio Giunio Bruto Damasippo, il Pretore Urbano, di uccidere a Roma tutti coloro che avrebbero potuto sostenere il ritorno di Silla, incluso suo suocero, Mucio Scevola, che era Pontifex Maximus, l'ex console Lucio Domizio, Publio Antisio e altri senatori. Sebbene sia Gneo Papirio Carbo che Damasippo fossero intervenuti per cercare di rompere l'assedio di Praeneste, non ebbero successo. Verso la fine dell'anno, Mario fece un ultimo tentativo di fuga, scavando un tunnel sotto le mura, ma il tentativo fu scoperto. Mario il Giovane, per non cadere nelle mani nemiche, si suicidò.

Silla fu spietato con gli abitanti di Praeneste. La città apparentemente non ebbe gravi danni (a differenza ad esempio di Norba, altra città mariana, che fu totalmente rasa al suolo fino ad essere disabitata per secoli), ma tutti i cittadini maschi furono trucidati e la città, con suo territorio, ceduta ai veterani di Silla. Le stesse epigrafi raccolte nella zona dimostrano per quel periodo un improvviso cambio di nomi, per la presenza appunto di nuovi cittadini di provata fede sillana.

Crawford, sulla base dei ripostigli a lui noti, ha pensato di collocare l'emissione di serrati a nome di C. Marius C. f. nell'anno successivo alla morte di Mario il Giovane, nell'81 a.C. Tuttavia adesso si conosce un ben maggiore numero di ripostigli monetari e non ci son elementi ostativi per collocare questa emissione all'anno precedente e quindi in concomitanza con il consolato di C. Mario il Giovane. Per giustificare la discrepanza temporale, il Crawford ha ipotizzato che il monetario fosse un Caio Mario Capitone (a sua volta figlio di Caio), che resta comunque totalmente sconosciuto alle fonti storiche...

Ovviamente resta da capire l'epiteto CAPIT presente su questi denari serrati, un epiteto che non risulta mai stato assegnato nelle fonti note a C. Mario il Giovane. Una possibile soluzione è che tale epiteto stesse a indicare non CAPIT(o), ma CAPIT(olinus), ossia una connessione con il Campidoglio. Guarda caso i materiali in metallo pregiato, fusi durante il violento incendio del Campidoglio, sembra che siano stati trasportati da Mario a Praeneste e il giovane console abbia voluto ricordare il Campidoglio... Il cognomen Capito (tradotto in italiano con Capitone) è noto in alcune gentes, come ad esempio Ateius Capito, noto giureconsulto, ed Herennius Capito, procuratoore in Giudea al tempo augusteo, ma non risulta attestato nella gens Maria.

Ovviamente sia tratta solo di una ipotesi, che va sviluppata più a fondo e col supporto di una maggiore evidenza dei ripostigli monetari. Ho avuto la fortuna di poter studiare, proprio in questi giorni, l'importante ripostiglio trovato nel 1963 sulla via Provinciale di San Martino a Palestrina, ancora inedito, con 65 denari fino a RRC 380/1 (5 esemplari in condizione FDC) e quindi il ripostiglio dovrebbe essere stato sepolto nell'80 a.C. e immesso integro nel 1967 nel deposito del Museo Nazionale Romano. Un aspetto molto interessante è che nel tesoretto, posto dentro un vasetto in ceramica (che non fu più ricuperato), c'era anche una barra di buon argento fuso (lunga poco più di una decina di centimetri), del peso di 308 grammi.... Spero di poter pubblicare entro il prossimo anno tale ripostiglio in un numero online di "Materiali" del Portale Numismatico dello Stato. Dovrebbe essere il primo dedicato alla monetazione romana repubblicana e non nascondo la speranza di poter studiare altri ripostigli integri depositati nel Museo. Trattandosi di pubblicazioni online, dovrebbero essere pienamente e gratuitamente fruibili per la lettura senza problemi.

 

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Salve , Caio Mario padre e Caio Mario figlio di cui conosco perfettamente vita , morte e ……..miracoli , con Caio Mario Capitone della moneta INFATTI non c' entrano nulla con la moneta essendo questo stato personaggio un Triumviro monetale , non ci siamo capiti , succede . 


Inviato

Quindi sostieni l'esistenza di un Caio Mario Capitone, bene distinto da Caio Mario il Giovane, che sarebbe stato triumviro monetale nell'81 a.C.

Peccato che si ignora completamente la sua esistenza. Lo stesso Crawford scrive (pag. 392): "The moneyer is a C. Marius C.f. Capito, not otherwise known; his cognomen emphasizes the absence of connection with C. Marius of Arpinum"....

Quindi, in sostanza, l'unico elemento per impedire una possibile identificazione con Caio Mario il Giovane, console nell'82 a.C., sarebbe la presenza di questo CAPITO.... Può trattarsi di un semplice omonimo, della cui esistenza non ci è stata tramandata da nessuna fonte storica o epigrafica (nulla di trascendentale e ci sono casi di monetari rimasti sconosciuti alla storia). Certo è che la gens Maria a quei tempi non era molto numerosa, da ingenerare omonimi... Poi fa effetto un omonimo quasi perfetto, un Caio Mario figlio di Caio, che però era dalla parte sillana. In genere a quei tempi una intera gens parteggiava a un partito piuttosto che a un altro... Un altro Mario, Mario Gratidiano (che però era uno adottato), fu un importante partigiano mariano. Non mi risulta un Mario che era passato dalla parte sillana.

Poi vogliamo analizzare da vicino le motivazioni della particolare scelta dei tipi: testa di Cerere al diritto e scena di un contadino che guida una coppia di buoi. Crawford ipotizza semplicemente una venerazione del monetario a Cerere e all'agricoltura e basta (magariil monetario voleva augurare una ripresa dell'agricoltura subito dopo la violenta guerra civile contro i mariani) e nega qualsiasi connessione col pomerium, che inevitabilmente riporta alla famiglia di Mario da Arpino. Infatti il Gruber accennava alla fondazione di Eporedia, nella Gallia Cisalpina, ad opera di Mario padre nel 100 a.C.

Poi non tutte le emissioni romane repubblicane sono state prodotte ad opera di giovani magistrati monetali. Poi nel corso di guerre civili compaiono non poche emissioni straordinarie, anche con l'avvallo S.C, ossia del Senato. Ad esempio Antonius Balbus non era un monetario, ma un pretore mariano e quasi sicuramente la sua abbondante emissione di serrati (RRC 364) fu coniata fuori Roma (forse in Sardegna, dove sono stati trovati in buon numero). E Antonius Balbus era un importante pretore in Sardegna nell'82 a.C. venendo poi sconfitto e ucciso da Philippus, luogotenente di Silla che era stato inviato in Sardegna, consapevole dell'importanza strategica dell'isola per la riconquista dell'Italia.

Ovviamente si tratta solo di ipotesi, che è meglio verificare alla luce di nuovo materiale comparso dopo la pubblicazione di Crawford, che ormai abbisogna di non poche rettifiche....

Per un quadro del periodo e relative problematiche, suggerisco la lettura dell'articolo appena pubblicato su Monete Antiche (numero di novembre-dicembre 2018)

 


Inviato (modificato)
13 ore fa, acraf dice:

Quindi sostieni l'esistenza di un Caio Mario Capitone, bene distinto da Caio Mario il Giovane, che sarebbe stato triumviro monetale nell'81 a.C.

Peccato che si ignora completamente la sua esistenza. Lo stesso Crawford scrive (pag. 392): "The moneyer is a C. Marius C.f. Capito, not otherwise known; his cognomen emphasizes the absence of connection with C. Marius of Arpinum"....

Quindi, in sostanza, l'unico elemento per impedire una possibile identificazione con Caio Mario il Giovane, console nell'82 a.C., sarebbe la presenza di questo CAPITO.... Può trattarsi di un semplice omonimo, della cui esistenza non ci è stata tramandata da nessuna fonte storica o epigrafica (nulla di trascendentale e ci sono casi di monetari rimasti sconosciuti alla storia). Certo è che la gens Maria a quei tempi non era molto numerosa, da ingenerare omonimi... Poi fa effetto un omonimo quasi perfetto, un Caio Mario figlio di Caio, che però era dalla parte sillana. In genere a quei tempi una intera gens parteggiava a un partito piuttosto che a un altro... Un altro Mario, Mario Gratidiano (che però era uno adottato), fu un importante partigiano mariano. Non mi risulta un Mario che era passato dalla parte sillana.

Poi vogliamo analizzare da vicino le motivazioni della particolare scelta dei tipi: testa di Cerere al diritto e scena di un contadino che guida una coppia di buoi. Crawford ipotizza semplicemente una venerazione del monetario a Cerere e all'agricoltura e basta (magariil monetario voleva augurare una ripresa dell'agricoltura subito dopo la violenta guerra civile contro i mariani) e nega qualsiasi connessione col pomerium, che inevitabilmente riporta alla famiglia di Mario da Arpino. Infatti il Gruber accennava alla fondazione di Eporedia, nella Gallia Cisalpina, ad opera di Mario padre nel 100 a.C.

Poi non tutte le emissioni romane repubblicane sono state prodotte ad opera di giovani magistrati monetali. Poi nel corso di guerre civili compaiono non poche emissioni straordinarie, anche con l'avvallo S.C, ossia del Senato. Ad esempio Antonius Balbus non era un monetario, ma un pretore mariano e quasi sicuramente la sua abbondante emissione di serrati (RRC 364) fu coniata fuori Roma (forse in Sardegna, dove sono stati trovati in buon numero). E Antonius Balbus era un importante pretore in Sardegna nell'82 a.C. venendo poi sconfitto e ucciso da Philippus, luogotenente di Silla che era stato inviato in Sardegna, consapevole dell'importanza strategica dell'isola per la riconquista dell'Italia.

Ovviamente si tratta solo di ipotesi, che è meglio verificare alla luce di nuovo materiale comparso dopo la pubblicazione di Crawford, che ormai abbisogna di non poche rettifiche....

Per un quadro del periodo e relative problematiche, suggerisco la lettura dell'articolo appena pubblicato su Monete Antiche (numero di novembre-dicembre 2018)

 

Salve @acraf , che la Gens Maria NON fosse composta da piu' parentele : fratelli , sorelle e di conseguenza cugini , zii e nipoti , e' tutto da dimostrare ; certamente non tutti i Marii di questa generazione divennero famosi da passare alla storia , ma il Denario con la sua legenda parla chiaro : tra la Gens Maria pare sia esistito un Triumviro monetale Mario Capito/one , d' altra parte come giustamente scrivi , di molti Triumviri monetali non sappiamo praticamente nulla tranne i loro nomi nelle monete dell' epoca .

Altrimenti , se cosi' NON fosse , bisognerebbe ammettere che Caio Mario padre oppure il figlio , avessero il soprannome o Cognomen : Capito/one , che significa "testa grande" , ma dai testi storici i due Marii , sembra non avessero questo Cognomen , solo Mario padre ebbe l' appellativo di "Cimbrico" o di "secondo Romolo" , mentre il figlio e' conosciuto come "il giovane" . 

Ai Tecnici monetali moderni trovare la soluzione .

Un saluto

Modificato da Legio II Italica
nipoti

Inviato

Infatti l'ipotesi del Crawford non è totalmente da rigettare e probabilmente questo monetario ha voluto evidenziare il nome CAPIT proprio per distinguersi dal più noto omonimo. Non si conoscono appellativi o cognomina per Caio Mario il giovane. E' possibile che l'abbia avuto nel suo ultimo anno di vita, quando si è messo in primo piano sulla scena politica e militare, ma gli antichi storici si sono occupati poco di lui e si sapeva solo che egli si reputava di essere il più bello e affascinante a Roma, sposato a Licinia, figlia di Crasso Oratore, e viveva in una casa sontuosa, il cui atrio era ornato da quattro colonne di marmo greco, costate 100.000 sesterzi. Per acquistare questa casa il ricco Domizio Enobarbo aveva offerto inutilmente qualcosa come 6 milioni di sesterzi, una cifra spropositata.  Ma aveva un carattere particolarmente arrogante e presuntuoso, prendendo il peggio di suo padre senza avere il suo carisma. Per fare posto a lui  nell'elezione a  console per l'anno 82 a.C., pur non avendo i requisiti (soprattutto di età), il Senato ha pensato bene di allontanare da Roma un personaggio mariano molto più dotato, Sertorio, promosso a governatore dell'Hispania Citerior.

Una soluzione risiede nella più puntuale sistemazione delle emissioni che si sono succedute, anche in più zecche, durante i convulsi ultimi anni della prima guerra civile. Ad esempio all'anno 81 a.C. Crawford assegna ben 7 distinte emissioni (da RRC 372 a 378), sicuramente non tutte coniate a Roma (dove poi la zecca doveva lavorare in regime ridotto dopo l'incendio dell'83 a.C. e bisognerà attendere la ristrutturazione del relativo edificio, il Tabularium, che fu inaugurato solo nel 78 a.C. dal console Quinto Lutazio Catulo.

La serie di C. Marius Capito resta affascinante per la lunga e ordinata serie di segni di controllo, con numerali e simboli. Allego per conoscenza l'unico esemplare noto, dal medagliere di Vienna, con l'ultimo numerale, 152 (la lettera L è al solito resa come una T rovesciata), sconosciuto al Crawford, che si era fermato a 151.

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Inviato
Il 15/12/2018 alle 17:46, Legio II Italica dice:

Salve , Caio Mario padre e Caio Mario figlio di cui conosco perfettamente vita , morte e ……..miracoli , con Caio Mario Capitone della moneta INFATTI non c' entrano nulla con la moneta essendo questo stato personaggio un Triumviro monetale , non ci siamo capiti , succede . 

Attenzione che i nomi dei magistrati minerali NON ci sono stati tramandati dalle fonti, con un'unica eccezione.

La ricostruzione della loro identità e della relativa cronologia è frutto di ipotesi moderne.

Insomma, non è  detto che un Gaio Mario Capitone sia mai esistito, viene inferito dalla sola moneta


Inviato
Il 16/12/2018 alle 08:05, Legio II Italica dice:

Salve @acraf , che la Gens Maria NON fosse composta da piu' parentele : fratelli , sorelle e di conseguenza cugini , zii e nipoti , e' tutto da dimostrare ; certamente non tutti i Marii di questa generazione divennero famosi da passare alla storia , ma il Denario con la sua legenda parla chiaro : tra la Gens Maria pare sia esistito un Triumviro monetale Mario Capito/one , d' altra parte come giustamente scrivi , di molti Triumviri monetali non sappiamo praticamente nulla tranne i loro nomi nelle monete dell' epoca .

Altrimenti , se cosi' NON fosse , bisognerebbe ammettere che Caio Mario padre oppure il figlio , avessero il soprannome o Cognomen : Capito/one , che significa "testa grande" , ma dai testi storici i due Marii , sembra non avessero questo Cognomen , solo Mario padre ebbe l' appellativo di "Cimbrico" o di "secondo Romolo" , mentre il figlio e' conosciuto come "il giovane" . 

Ai Tecnici monetali moderni trovare la soluzione .

Un saluto

Questo, dando per scontato che CAPIT si riferisca al monetario. 

Ma le due legende sono una al dritto, l'altra al rovescio ...


Inviato
4 minuti fa, L. Licinio Lucullo dice:

Attenzione che i nomi dei magistrati minerali NON ci sono stati tramandati dalle fonti, con un'unica eccezione.

La ricostruzione della loro identità e della relativa cronologia è frutto di ipotesi moderne.

Insomma, non è  detto che un Gaio Mario Capitone sia mai esistito, viene inferito dalla sola moneta

Mi sembra quanto meno strano mettere in dubbio la legenda della moneta .

Il Cognomen Capitone o nelle forme abbreviate Capit - Capito , e' conosciuto anche presso altre Gens romane .


Inviato

Confermo che il cognomen Capito è noto e attestato in altre gentes romane.

Un dettaglio non troppo secondario è quello messo in evidenza da Licinio Lucullo e cioè tale cognomen non è stato usato insieme al nome del monetario su una faccia della moneta. Ci possono essere ragioni di ordine pratico, come problemi di spazio per ospitare il nome per esteso. Oppure il CAPIT posto al diritto potrebbe indicare un semplice appellativo, dandogli particolare importanza. Resta un nome abbreviato, che può essere sciolto in modo diverso dal cognomen Capit(o). Potrebbe al limite essere sciolto come Capit(olium), ossia il nome latino del Campidoglio. Antiche fonti (Plutarco, Sulla, 27; Appiano, De bellis civilibius (R.Em.) 1, 86) attestano che nel 6 luglio 83 a.C. scoppiò un violento incendio che distrusse il grande tempio di Giove Capitolino (e fu considerato dai contemporanei come un triste auspicio per le fortune mariane) e sicuramente dovette estendersi anche al Tabularium, distante solo 150 m, che ospitava la zecca romana, se  esso dovette essere profondamente ricostruito almeno fino al 78 a.C. e c'è una testimonianza di Plinio (N.H. 33, 16) che poco dopo l'oro e l'argento ricavati dal distrutto tempio capitolino e da altri santuari fu trasportato da Caio Mario il giovane a Praeneste... Lo stesso passo di Plinio (che può essere ritrovato su internet in latino e nella traduzione inglese) è molto interessante in quanto rivela che Silla, nel suo trionfo nell'inverno 82-81 a.C. , portò da Praeneste 14.000 libbre d'oro, ma solo 6.000 libbre d'argento, quando Silla aveva raccolto da precedenti vittorie 15.000 libbre l'oro e 115.000 libbre d'argento. 

Questo passo di Plinio, molto dettagliato e importante, rivela che il bottino conquistato a Praeneste aveva una quantità anormalmente bassa di argento rispetto all'oro. Perché ?

Una possibile e forse ovvia conclusione era che il grosso dell'argento mariano era stato già utilizzato per una o più emissioni monetarie e i denari prodotti già divisi tra i suoi soldati. Oppure l'argento trovato a Praeneste era stato ivi lasciato per la successiva produzione monetaria sillana.

Insomma ci sono almeno degli indizi che fanno localizzare la produzione di questi serrati a nome di C. Mario a Praeneste e allora, se si sposta all'indietro di un solo anno rispetto a Crawford, ci troviamo di fronte alla possibilità che fosse C. Mario il giovane ad emettere questi serrati per i suoi soldati e che CAPIT possa avere un'attinenza piuttosto con il Campidoglio dal quale proveniva il metallo usato per la loro coniazione. La campagna intorno Praeneste era molto fertile (e fu infatti subito ceduta ai veterani di Silla dopo la riconquista della roccaforte mariana) e quindi può avere suggerito a Mario di evocare un tipo "agricolo" riecheggiante una rassicurante abbondanza durante il triste momento storico.

Ovviamente è solo una ipotesi, che non è peregrina e va approfondita. Resta il fatto che ormai la classificazione di Crawford, che resta una pietra miliare nella numismatica romana, abbisogna di molte rettifiche e non va accettata acriticamente. Tutto qui,

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