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Innocenzo XI - Testone "Quod habeo tibi do"


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Inviato
Testone a. II.  gr. 9,45 

  

D/: Stemma sormontato da chiavi decussate. R/: San Pietro aiuta lo storpio. M. 58.

 

 

L'iconografia del rovescio di questa moneta fa riferimento all'episodio descritto negli "Atti degli apostoli" in cui Pietro guarisce lo storpio:

 

"Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta «Bella» a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina.  Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda verso di noi».  Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa.  Ma Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!».  E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono  e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.  Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto" (Atti 3-5).

 

 

Si noti lo storpio vicino alla porta del tempio che viene rappresentata dall'Hamerani. Da notare inoltre, sempre al rovescio, oltre all'armetta Corsi (presidente di zecca) ai lati di quest'ultima la H di Hamerani e la data 1677, entrambi in incuso. Esiste una variante, classificata al Munt 59 in cui il millesimo della data è obliterato.

 

Tale episodio del vangelo viene rappresentato anche nell'arte, come nello splendido dipinto di Raffaello "La guarigione dello storpio" databile tra il 1515-1516.

 

Come riporta il Muntoni, il 27 luglio 1684 Innocenzo XI introdusse una riforma che riduceva il peso delle monete d'argento dal testone in giù. Il testone fu portato da g. 9.596 a g. 9.165 e i nominali inferiori furono ridotti in proporzione, mentre il titolo restava costante (916,66 millesimi). La riforma non riguardò le piastre le mezze piastre, la cui coniazione era cessata nel 1684. Questo testone dunque appartiene a quelli ante-riforma. Per Innocenzo XI i testoni così detti "riformati" sono quelli col motto "Melius est dare quam accipere". Come riportato in "Moneta pontificia" di Balbi de Caro/Londei questo provvedimento venne emanato a causa della scarsezza di moneta, la quale veniva appunto attribuita al fatto che la zecca "non ostante che sij andato crescendo il prezzo dell'argento" aveva continuato "a battere le monete dell'istessa bontà e peso che le batteva per avanti quando il prezzo dell'argento era minore".

Il peso dei nominali argentei veniva così portato ad una misura che sarebbe rimasta la stessa per un intero cinquantennio, fino al 1733, quando Clemente XII ridusse ulteriormente il peso dei nominali argentei.

 

Michele 

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Inviato

Difficile aggiungere altro Michele, posso solo che farti i miei complimenti per la moneta e la dotta descrizione che l'accompagna.

Daniele


Inviato

Mi accodo ai complimenti per l' esauriente quadro che completa il tuo bel testone. Se la trovo ( e riesco ad allegarla magari posto anche il mio esemplare ). Ricordo di aver visto una volta da un amico collezionista un esemplare di conservazione eccezionale, davvero fuori dal comune. Ciao.


Inviato

Complimenti per la moneta e per le didascalie.


Inviato

Da notare inoltre, sempre al rovescio, oltre all'armetta Corsi (presidente di zecca) ai lati di quest'ultima la H di Hamerani e la data 1677, entrambi in incuso. Esiste una variante, classificata al Munt 59 in cui il millesimo della data è obliterato.

 

Ecco il Muntoni 59, con millesimo "nascosto" (ma comunque in parte visibile):

 

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Ex asta Negrini-2010.

 

Questo perchè venne riutilizzato il conio del rovescio nel corso dell'anno V di pontificato, e si ebbe l'accortezza di non creare un "anacronismo" come altre volte era capitato.

 

Per via del conio "di seconda mano" queste monete presentano difetti all'origine in misura maggiore delle sorelle dell'anno II.

 

Ricordo di aver visto una volta da un amico collezionista un esemplare di conservazione eccezionale, davvero fuori dal comune.

 

Era un esemplare meraviglioso, molto vicino al FDC  :rolleyes:

 

Ciao, RCAMIL.


Inviato

Gionata, é il tuo esemplare quello postato? Molto bello ?


Inviato

Si Michele. Rcamil : l'esemplare di cui parlo visto da un amico non era vicino al FDC secondo me ma proprio FDC eccezionale. Non so se stiamo parlando della stessa moneta. Il Muntoni 59 è fa considerarsi più raro ? R2 ?


Inviato (modificato)

Si! Io personalmente considero più raro il Munt 59 (R2) rispetto al Munt 58, R ?.

Modificato da ZuoloNomisma

Inviato

Certo che con questi post minate seriamente il mio spirito da amatore delle monete coniate a martello...che meraviglie questi testoni!! :hi: Complimenti sinceri a @@ZuoloNomisma e @@sixtus78

Belle anche le patine, con delicate (e naturali) iridescenze. Si vede che hanno riposato bene e nel modo giusto.

 

Un caro saluto a tutti,

Antonio


Inviato

Si Michele. Rcamil : l'esemplare di cui parlo visto da un amico non era vicino al FDC secondo me ma proprio FDC eccezionale. Non so se stiamo parlando della stessa moneta. Il Muntoni 59 è fa considerarsi più raro ? R2 ?

 

Penso dì sì per entrambe le questioni !  :P

 

Ciao, RCAMIL.


Inviato

Credo che l'esemplare Muntoni 59 postato da rcamil sia in realtà un 58 con debolezza di conio a livello della data.

Infatti, come evidenziato dal particolare sotto indicato in giallo, è presente una imperfezione di conio che si traduce in una irregolarità puntiforme lineare tra nubi e monte sullo sfondo (ruggine?) che si ritrova in (quasi) tutti gli esemplari Munt. 58 e anche su quello postato da Roberto, che sembra pertanto avere origine comune. 

Non so se esista realmente il Munt. 59: mi sembrerebbe avere poco senso cancellare la data quando, a mio modesto avviso, essa non serviva ad indicare l'anno di coniazione ma solo quello di allestimento del conio (che poteva, ed era, utilizzato per periodi ben oltre l'anno indicato). E' anche vero che l'incuso sulla moneta doveva corrispondere ad un rilievo del conio, e che questo poteva essere facilmente "scalpellato" via, però è altrettanto vero che esso corrispondeva ad un elemento soggetto a maggiore e precoce usura, dunque destinato ad affievolire la propria impressione.

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Inviato

Credo che l'esemplare Muntoni 59 postato da rcamil sia in realtà un 58 con debolezza di conio a livello della data.

Infatti, come evidenziato dal particolare sotto indicato in giallo, è presente una imperfezione di conio che si traduce in una irregolarità puntiforme lineare tra nubi e monte sullo sfondo (ruggine?) che si ritrova in (quasi) tutti gli esemplari Munt. 58 e anche su quello postato da Roberto, che sembra pertanto avere origine comune. 

Non so se esista realmente il Munt. 59: mi sembrerebbe avere poco senso cancellare la data quando, a mio modesto avviso, essa non serviva ad indicare l'anno di coniazione ma solo quello di allestimento del conio (che poteva, ed era, utilizzato per periodi ben oltre l'anno indicato). E' anche vero che l'incuso sulla moneta doveva corrispondere ad un rilievo del conio, e che questo poteva essere facilmente "scalpellato" via, però è altrettanto vero che esso corrispondeva ad un elemento soggetto a maggiore e precoce usura, dunque destinato ad affievolire la propria impressione.

@@Giov60 Il tuo ragionamento sulla non desiderata mancanza del millesimo è condivisibile, tanto più che come tu stesso dici un piccolo elemento in rilievo sul conio poteva essere agevolmente appiattito. E quindi la domanda sorge spontanea: "Perchè nel c.d. Muntoni 59 si possono osservare ancora tracce della data?" La risposta credo sia da ricercare nella progressiva usura del conio, non tanto nell'intervento umano.

 

Antonio


Inviato (modificato)

Caro Antonio,

è vero, mi sembra l'ipotesi più probabile. Tuttavia la chiara iniziale controlaterale dell'Hamerani e lo stemmino del Presidente di Zecca non sembrano mostrare usura, e ciò indicherebbe un "danno" selettivo del solo anno, con ciò ponendo qualche dubbio alla ipotesi sopra delineata. Il fatto che si intravveda ancora parte della data depone poi per entrambe: una abrasione (incompleta) della data o una sua usura da maggior rilievo. Ho guardato alcuni esemplari apparsi in asta e non sembra ravvisarsi una progressione nell'affievolimento dell'impressione del numero 1677 (sono tutti del tipo 58). Ne posto uno sotto proveniente dall'ultima NAC di Milano, che mostra bene (nonostante la bassa definizione) il particolare dell'imperfezione di conio tra cielo e terra!

;)

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Modificato da Giov60

Inviato

Torniamo un passo indietro, il Muntoni 59 esiste, è il mio esemplare !  :rolleyes:

 

E non è tale per il millesimo abraso del rovescio ma per il tipo di stemma e l'anno V al diritto. Il millesimo abraso (sul conio, dato che è in incuso) ritengo essere solo una conseguenza della "pausa" di un paio d'anni tra le prime coniazioni (M.58) e queste (M.59); come scrivevo nel post di stamane credo sia stato preferibile l'aggiornamento rapido del rovescio (che proviene certamente dallo stesso conio) piuttosto che dare origine all'anacronismo.

 

Fosse semplice usura avrebbe interessato allo stesso modo la "H" di Hamerani, no ? ;)

 

Ciao, RCAMIL.

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Inviato

Ciao Roberto, avevo letto il post velocemente e non mi ero soffermato sull'anno V, mea culpa.

A questo punto mi tocca complimentarmi anche con te per il tuo bell'esemplare! Certo che questi Hamerani sapevano proprio incidere eh ?

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Inviato

Già, come non detto (per l'anno V e il n. 59): anch'io non avevo osservato l'anno.

Comunque se così fosse (per la cancellazione della data), gli incisori pontifici del tempo mostrarono molta più attenzione di quelli dell'Ottocento, che non raramente accoppiavano conii con date non corrispondenti tra D/ e R/ determinando anacronismi.

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