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Brexit


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Ingannati dagli anglosassoni

Il richiamo di un ambasciatore: in questo modo si è tentato di reagire a un cambiamento strategico avvenuto nel ventunesimo secolo nell’ambito di una diplomazia ancora impostata su canoni ottocenteschi. Sbuffare e brontolare non servono a niente. Ma la Francia ha ragione su un punto specifico: il triplice patto militare chiamato Aukus, tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito, per produrre sottomarini a propulsione nucleare, avrà profonde ripercussioni sulla Nato. La Nato non verrà smantellata, ma svolgerà un ruolo più periferico in futuro. Dalla Seconda guerra mondiale fino all’ultimo decennio, la politica estera e di sicurezza americana è rimasta incentrata sull’Europa e il Medio Oriente. Sotto i presidenti Donald Trump e Joe Biden si è spostata verso la regione dell’Indo-Pacifico.

Di qui l’interrogativo: come mai il Regno Unito è stato coinvolto in questo cambiamento, e non la Francia? Gli Usa considerano inaffidabili la Francia e l’Unione Europea a causa dei loro rapporti speciali con la Cina. Germania e Francia difatti si sono fatte promotrici dell’accordo complessivo sugli investimenti appena prima dell’ingresso di Biden alla Casa Bianca. La Germania registra un cospicuo surplus nelle esportazioni verso la Cina, e vuole proteggerlo. Armin Laschet e Olaf Scholz sono entrambi favorevoli ad allargare le relazioni bilaterali con Pechino. L’Europa inoltre ha lasciato una porta aperta a Huawei per le sue reti 5G. Solo il Regno Unito è stato capace di troncare ogni legame. L’ambasciatore cinese nel Regno Unito ha reagito con uno scoppio d’ira. I suoi colleghi a Parigi e a Berlino, per contro, non hanno alzato la voce. Presumo che abbiano ricevuto le dovute rassicurazioni tramite canali riservati.

Il Regno Unito, chiaramente, rappresenta il socio minoritario nel patto Aukus, tuttavia resta l’unico Paese europeo sul quale gli Stati Uniti sentono di poter fare affidamento per tutelare i loro interessi strategici nell’Indo-Pacifico. Per i francesi, invece, la questione centrale non è il Regno Unito in sé, ma la sua partecipazione, il che va ad aggiungere la beffa al danno. Si è trattato di un vero e proprio raggiro.

Se il Regno Unito fosse stato ancora Paese membro dell’Unione Europea, si sarebbe potuto ipotizzare il suo coinvolgimento nel nuovo patto in linea teorica, ma certamente non pratica. Dalla prospettiva britannica, la Brexit ha consentito al paese di ricorrere a opzioni strategiche sin qui inimmaginabili. Il Regno Unito, inoltre, partecipa all’alleanza di sorveglianza Five Eyes (cinque occhi), a cui collaborano Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Il riallineamento strategico britannico non era inevitabile, ma è l’esito, in larga misura, del modo in cui l’Unione Europea ha condotto le trattative per la Brexit. La leadership europea non ha mai perso l’occasione di criticare e condannare la Brexit. Donald Tusk, l’ex presidente del Consiglio europeo, ha riconosciuto solo i risultati della seconda campagna referendaria svoltasi nel Regno Unito. L’Unione Europea avrebbe potuto appoggiare i parlamentari inglesi che 

cercavano un compromesso, come Kenneth Clarke e Stephen Kinnock, ma non l’ha fatto.

Il secondo errore, forse addirittura peggiore del primo, è stato quello di imporre forzosamente il sistema normativo dell’Unione sul Regno Unito, quale prezzo da pagare in cambio dell’accordo di libero scambio. In nessun momento l’Unione Europea ha mai preso in considerazione quale rapporto strategico avrebbe dovuto privilegiare con il Regno Unito dopo la Brexit. La rabbia europea scatenata dalla Brexit ha intralciato ogni processo decisionale dettato dal raziocinio.

Il costo stratosferico di questa stupidità sta lentamente venendo a galla. Il Regno Unito non scaricherà nell’Ue montagne di merci a basso costo, come la Francia temeva. La strategia britannica è ben più astuta e punta a staccarsi gradualmente dalla politica europea di sicurezza. Si sgancerà inoltre dal Gdpr, il regolamento generale sulla protezione dei dati, e dall’ordinamento finanziario. Il Regno Unito sta investendo massicciamente nell’intelligenza artificiale, molto di più rispetto a qualunque altro stato membro dell’Unione. Fa parte del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e del G7. Dove aveva esattamente la testa l’Unione Europea in quel momento?

E no, Biden non muoverà un dito a favore dell’Ue nell’attuale impasse sull’Irlanda del Nord. Tutti i leader europei hanno sempre sottovalutato Boris Johnson, e sovrastimato Joe Biden: un pessimo abbinamento.

La diplomazia europea agisce sotto la spinta delle emozioni e dietro una comprensione assai superficiale della politica statunitense, come pure di quella britannica. Come mai l’Ue ha puntato tutto, e in modo così plateale, a favore di un cambio di regime a Washington lo scorso anno? Donald Trump era rozzo e fanfarone, ma tutto quello che ha fatto contro l’Ue, a parte scagliare insulti, si è limitato all’imposizione dei dazi. L’Europa non ha mai sperimentato nulla di altrettanto ostile come il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e il patto Aukus. Ed era già stato tutto previsto.

Il prossimo intoppo con Washington, anche questo ampiamente pronosticabile, sarà sulla condivisione del nucleare. I Verdi e la sinistra, probabili membri della prossima coalizione tedesca, vogliono uscire dall’ombrello nucleare americano. La Spd si limita a un’adesione di facciata alla Nato, ma si oppone all’obiettivo di spesa militare 

del 2 percento recentemente fissato.

Col passar del tempo, immagino che la Nato conoscerà un graduale declino e i rapporti transatlantici si indeboliranno. L’Europa parla di autonomia strategica, ma sottovaluta la portata, e soprattutto la natura del compito che l’aspetta. L’autonomia strategica presuppone l’unione politica federale, con una politica estera federale e un forza difensiva europea, entrambe indipendenti dagli stati membri. Per finanziarla, un’unione federale di questo tipo richiede una mirata imposizione fiscale e poteri di emissione del debito. L’inevitabile riallineamento strategico britannico rende tale compito ancor più arduo, poiché il Regno Unito svolgeva un ruolo cruciale nella sicurezza europea, un ruolo che la Germania non è affatto disposta ad accollarsi.

La versione adulta dell’autonomia strategica è un’impresa difficilissima, per la quale l’Ue non è per nulla preparata. Il fallimento collettivo nell’interpretare correttamente la politica estera di Biden e la necessità di un’alleanza con il Regno Unito ci dicono con chiarezza che quell’impresa non avrà nessuna speranza di successo.

https://www.corriere.it/editoriali/21_settembre_21/ingannati-anglosassoni-287dd43c-1ae1-11ec-8604-8b77798ec285_amp.html

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16 ore fa, ARES III dice:

 

Un discorso interessante ma poco condivisibile in diversi punti, che parte dal diffuso ed errato presupposto che l'AUKUS sia la causa dell'abbandono del programma per gli SSK francesi-derivati dietro macchinazione USA. Con tutta la confusione di questi giorni potrebbe sembrare paradossale, persino "gomblottaro", ma il cadavere del programma per i classe Suffren modificati era già in decomposizione da tempo. Certo si sarebbe dovuto dare l'annuncio ufficiale in ben altro modo e circostanze, ma questo alla fine è un dettaglio... solo che i francesi l'hanno sfruttato per agire con determinazione. Com'era largamente prevedibile già ora l'arrabbiatura francese magicamente sbolle con l'inizio dei colloqui con gli USA. Il loro obiettivo era proprio quello di urlare: "Ma che *****, ci siamo anche noi! ", e direi che la manovra gli è riuscita bene.

Il movente della Francia, la vera ragione dietro la sceneggiata sui sottomarini, è che gli USA si sono ficcati in testa di mettere in piedi il loro dispositivo e la loro strategia di contenimento della Cina escludendo la Francia (e il Canada), paese che è una potenza di livello globale e ha territori nel Pacifico. In altri termini, gli USA hanno voluto sottolineare che loro e qualche alleato dei più affidabili (UK e la "portaerei" Australia, la Nuova Zelanda no perchè militarmente è uno zero) sono il centro e il motore della politica di contenimento, mentre tutti gli altri devono starsene buoni senza frantumare gli zebedei e seguire le orme e le direttive del boss. Di che stupirsi? "Cattivi" gli USA ma certamente anche idioti noi europei che ci ostiniamo a voler rimanere "sovrani" al posto di unirci e formare una sovranità reale politica e militare.

Cosa sta dietro tutto ciò? Secondo me può essere che Macron abbia in mente di gettare la basi per un'autonomia reale europea in campo militare, con una messa in comune di risorse militari fatta seriamente. Di questo si discute da decenni, ma fin'ora siamo andati poco oltre le chiacchiere e le unità militari multinazionali europee, quasi mai utilizzate. Può darsi che mi sbagli come può darsi che l'Afghanistan, l'AUKUS e altre faccende passate abbiano fatto perdere la pazienza a qualcuno. Speriamo bene che stavolta si arrivi a qualcosa di concreto.

 

Una piccola nota finale: se vogliamo parlare di commesse soffiate dovremmo guardare a un altro programma in corso in Australia, quello per la fornitura delle fregate Type 26, che sono navi britanniche in cui gli australiani hanno preteso di mettere mano, per ora con risultati sempre più simili a quelli del programma per i Suffren. Alla chiusura del concorso internazionale di fornitura, nel 2016, la marina australiana aveva espresso la sua preferenza per le fregate tipo FREMM, navi realizzate in collaborazione tra Italia e Francia, mentre il governo ha optato per quelle britanniche.

Modificato da ART
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Non solo senza benzina, alcuni amici che vivono in GB dicono che cominciano a scarseggiare anche generi di prima necessità, nei market molti scaffali vuoti. Ci voleva molto acume nel prevederlo? Chi è causa del proprio male pianga se stesso!

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5 ore fa, Liutprand dice:

Ci voleva molto acume nel prevederlo?

Ma ci sono tanti dossier prebrexit, svolti da svariati enti governativi britannici, che appunto prevedevano questo. Se il Covid non ci fosse stato, forse la situazione sarebbe stata peggiore in quanto i cittadini britannici si sarebbero accorti prima della situazione. 

Forse il Covid è stato astutamente liberato per mascherare e distrarre l'attenzione pubblica da questi problemi? ....meditate gente, meditate....

 

PS: naturalmente so benissimo che le relazioni covid-brexit sono quasi impossibili, ma dal momento che tutti si inventano una teoria complottista assurda (e sono ancora gentil), perché non posso farlo io? Al meno la mia è più fattibile, rispetto a quelle del controllo mentale, o dei ciò impianti con il vaccino!

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Bisogna anche vedere se basteranno semplici visti temporanei per attirare lavoratori. Secondo me avrebbero dovuto mobilitare subito l'esercito ma visto che BOJO è un cojone pensava che le aziende britanniche sarebbero corse ad addestrare migliaia di camionisti a proprie spese, reclutandoli con lauti stipendi per attirare personale a un lavoro che non è certo rinomato e ambito... tutto realistico al massimo, proprio.

 

PRIMA della brexit nella prima colonna, DOPO la brexit nella seconda colonna

https://pbs.twimg.com/media/FAYB6w2XsAMGo9X?format=jpg&name=large

 

Modificato da ART
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La Brexit fa un altro scatto e diventa una questione da porci

Nuove regole per merci, passaporti per entrare in Uk. Tra scaffali vuoti e benzinai a secco, perfino l'allarme dei macellai

L’inizio d’ottobre segna un passaggio in più nel progressivo allargamento del canale della Manica: da oggi, infatti, entrano in vigore nuove regole previste dalla Brexit, che riguardano sia le persone sia le merci. I cittadini Ue potranno entrare nel paese solo con il passaporto biometrico, mentre per i prodotti agricoli e della pesca (carne, uova, latticini, frutta e verdura) diventa obbligatoria la presentazione di una certificazione. Lo scattare delle nuove norme arriva in un momento particolarmente difficile per il Regno Unito, alle prese con una serie di sfide e problematiche tali da prospettare “un inverno da incubo”, secondo gli osservatori più pessimisti.

A tratteggiare un quadro drammatico, in un commento sul New York Times, è il giornalista Samuel Earle. “Una convergenza di fattori - una carenza globale di gas, l’aumento dei prezzi dell’energia e del cibo, problemi nella catena di approvvigionamento e la decisione dei conservatori di tagliare il welfare - ha gettato nell’oscurità il futuro del paese. Persino Boris Johnson, noto per il suo ottimismo e la sua bonarietà, fatica a prendere alla leggera la situazione”.

Segni di cedimento – osserva Earle - sono ovunque: scaffali vuoti nei supermercati, cibo sprecato nei campi, sempre più manifesti di posti vacanti attaccati alle vetrine di negozi e ristoranti. I produttori di carne hanno chiesto al governo di consentire loro di assumere prigionieri per colmare la penuria di manodopera. Proprio oggi la National Pig Association ha lanciato un allarme: se non si trovano più macellai, nel giro di poche settimane sarà necessario un abbattimento di massa dei maiali. “[Un abbattimento] implica sparargli nella fattoria 

o portarli in un mattatoio e smaltirli in un baleno. Questi animali non entreranno nella catena alimentare, saranno resi o inviati all’incenerimento. È un’assoluta parodia”, ha dichiarato il presidente Rob Mutimer, secondo cui l’arretrato ammonta già a 120mila animali e cresce di 12mila ogni settimana.

Ma il problema dei maiali – con la prospettiva di un Natale senza “sausage roll” - è solo la punta dell’iceberg di un sistema che si sta rivelando disfunzionale a più livelli. Nei giorni scorsi la combinazione tra carenza di camionisti e crisi del carburante ha mandato in tilt interi settori, materializzando uno scenario che gli esperti temevano da mesi. La carenza cronica di manodopera, in particolare, è un “side effect” della Brexit che da tempo preoccupa le associazioni di categoria dei diversi settori: camionisti, sì, ma anche raccoglitori di frutta, operai della macellazione, camerieri, operatori sanitari. Tra luglio 2019 e settembre 2020, 1,3 milioni di cittadini stranieri hanno lasciato la Gran Bretagna. L’esodo dei lavoratori europei, determinato dalla Brexit, è stato aggravato dalla pandemia, che ora torna a preoccupare Londra: i nuovi casi sono in aumento, trainati dalla riapertura delle scuole, e il governo teme di doversi rimangiare ben presto la svolta del “freedom day”.

Le autorità hanno provato a rassicurare sul fatto che il panico dei giorni scorsi – lunghe file davanti ai distributori di benzina, autisti che litigano di fronte a pompe di benzina vuote, soldati schierati per distribuire carburante in tutto il paese - è in gran parte superato, ma la situazione resta molto difficile. Lo scrive oggi l’agenzia di stampa Reuters, che riferisce di pompe ancora asciutte e camionisti esasperati, costretti ad accumulare benzina in bottiglie d’acqua. I distributori attivi sono presi d’assalto da conducenti arrabbiati come Ata Uriakhil, un tassista afghano di 47 anni. “Sono completamente stufo. Perché il paese non è pronto a nulla?”, il suo sfogo, affidato a Reuters. “Quando finirà? I politici non sono in grado di svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Il governo avrebbe dovuto essere preparato a questa crisi. È solo incompetenza”. Uriakhil ha detto di aver perso circa il 20% del suo normale guadagno questa settimana perché ha aspettato il carburante piuttosto che far salire i clienti.

Il pensiero di come far quadrare i conti assilla molte famiglie nel Regno Unito, soprattutto ora che il governo ha tagliato – o sta per tagliare – importanti programmi di sostegno al reddito. “Il 30 settembre ha messo fine a un programma che risarciva le persone fino all′80% del reddito perso durante la pandemia. Il 6 ottobre i conservatori taglieranno l’Universal Credit, il programma di welfare onnicomprensivo della Gran Bretagna – 23 euro a settimana - proprio quando più persone che mai fanno affidamento su di esso”, osserva ancora Samuel Earle. “Si prevede che la più grande riduzione del welfare state nella storia britannica spingerà un milione di persone in più al di sotto della soglia di povertà, inclusi 200.000 bambini. (Un fondo per le difficoltà invernali appena annunciato del valore di 584 milioni di euro farà poco per ammorbidire un taglio 12 volte la sua dimensione)”.

Questa “tempesta perfetta” - alimentata dall’incapacità del conservatori di riempire i vuoti lasciati da Brexit – inizia a riverberarsi anche sul settore manifatturiero. L’indice Pmi del comparto, calcolato da Ihs Markit, è diminuito a 57,1 dal 60,3 di agosto, ai minimi da sette mesi. A causare la frenata – spiega Radiocor – un mix di fattori, tra cui i ritardi nella catena delle forniture, il rallentamento della crescita delle nuove commesse e le crescenti penurie di materiali e manodopera. L’indice si mantiene comunque sopra la soglia di 50 che fa da spartiacque tra crescita e arretramento dell’attività, ma il tasso di crescita rallenta da quattro mesi ed è il minimo da febbraio. Il tempo medio dei fornitori è aumentato a livelli tra i più elevati nella serie statistica, di riflesso a ritardi nelle consegne via mare, terra e aria, alle difficoltà causate dal Covid e dalla Brexit, alla mancanza di autisti per le consegne e a ritardi nei porti. A pesare è stata anche una crescita più debole degli ordinativi, aumentati al tasso minimo da febbraio, con un rallentamento delle commesse interne e con la prima contrazione degli ordini all’export in otto mesi. Le imprese continuano inoltre a riferire di carenze di manodopera e difficoltà nell’assunzione di personale adeguatamente qualificato.

Mentre i tasselli della crisi aumentano, le nuove regole della Brexit entrano in vigore aumentando la distanza tra “Plague Island” ed Europa continentale. Niente che non si sapesse già: dall’obbligo di passaporto biometrico a quello di certificazione agroalimentare, era tutto già scritto. Quello che è mancato, forse, è stata una riflessione sulle conseguenze, che rischiano di diventare ancora più amare a causa di una congiuntura globale sfavorevole per tutti.

https://m.huffingtonpost.it/entry/la-brexit-fa-un-altro-scatto-e-diventa-una-questione-da-porci_it_615705b2e4b0487c855e0a85

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Il 25/9/2021 alle 00:09, ART dice:

Alla chiusura del concorso internazionale di fornitura, nel 2016, la marina australiana aveva espresso la sua preferenza per le fregate tipo FREMM, navi realizzate in collaborazione tra Italia e Francia, mentre il governo ha optato per quelle britanniche.

Crisi sottomarini, rinviati negoziati commerciali Australia-Ue

L'accordo di libero scambio ora è più lontano

Sono stati rinviati "di un mese" i negoziati, previsti da tempo, su un possibile accordo di libero scambio tra l'Australia e l'Unione Europea. Lo ha reso noto oggi un funzionario Ue.

Il rinvio arriva dopo la decisione di Canberra di annullare un importante contratto per la fornitura di sottomarini con la Francia. Il ministro del Commercio australiano Dan Tehan, che doveva recarsi in Europa per i negoziati, ha minimizzato la decisione in una dichiarazione. "Comprendiamo la reazione della Francia alla nostra decisione sui sottomarini, ma alla fine ogni paese deve agire nel suo interesse nazionale, cosa che l'Australia ha fatto", ha detto. Tehan ha aggiunto che prevede di incontrare il commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis la prossima settimana. "Continueremo a prepararci per il 12mo round di negoziati e a lavorare per un accordo di libero scambio che sia nell'interesse dell'Australia e dell'Ue", ha affermato. Il mese scorso l'Australia, senza preavviso, ha rescisso il contratto per l'acquisto di dodici sottomarini francesi a propulsione convenzionale del valore di 90 miliardi di dollari australiani (55 miliardi di euro), scegliendo di acquistare mezzi a propulsione nucleare di progettazione americana. La mossa ha scatenato un grave conflitto diplomatico con la Francia, che ha dichiarato pubblicamente di non poter più fidarsi del governo australiano, accusando i funzionari di mentire e mettendo in dubbio la prosecuzione dell'accordo commerciale. L'Ue è il terzo partner commerciale dell'Australia.
    Nel 2020 gli scambi di merci tra le due economie sono stati valutati in 36 miliardi di euro e 26 miliardi di euro per i servizi. La prossima tornata di negoziati doveva riguardare aree come il commercio, i servizi, gli investimenti e i diritti di proprietà intellettuale. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/10/01/crisi-sottomarini-rinviati-negoziati-commerciali-australia-ue_c44f1717-7321-4047-a2f9-2f5fcab7b7f0.html

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Si sono legati al dito il casino fatto dall'Australia col programma per i Suffren e tutto il tempo perso. Con la France non si scherza.

 

4 ore fa, ARES III dice:

Niente che non si sapesse già: dall’obbligo di passaporto biometrico a quello di certificazione agroalimentare, era tutto già scritto. Quello che è mancato, forse, è stata una riflessione sulle conseguenze, che rischiano di diventare ancora più amare a causa di una congiuntura globale sfavorevole per tutti.

La riflessione sulle conseguenze l'aveva fatta il governo May, ma l'attitudine di BOJO a sfidare la sfortuna stavolta gli è costata cara. Non può andare sempre bene.

Modificato da ART
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27 minuti fa, ART dice:

Non può andare sempre bene.

Non vorrei essere pignolo: ma quando si decide di voler governare una nazione non ci si può basare su idee personali ma su analisi e studi di dati. Quindi se sulla base dei precedenti studi gli analisti hanno prospettato a seguito della brexit una serie di criticità preoccupanti in determinati settori, allora il governo era/è obbligato (oltreché suo dovere e compito) a tenerne conto realizzando e poi mettendo in pratica piani volti a disinnescare queste criticità!

Se no allora al posto di BoJo potevo andarci pure io a Downing Street...e come mio vice Rowan Atkinson ....

 

PS: ho due lauree, un master, una scuola di specializzazione, pubblicazione.... quindi forse non sarò una cima, ma neppure l'ultima ruota del carro....ma BoJo che curricula può vantare ?

Modificato da ARES III
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Appassionato lettore di Agata Christie, mi ha sempre impressionato una frase che compare spesso descrivendo un personaggio: non è uno dei nostri...

Ecco cosa ti manca @ARES III, non sei uno di loro. ?

Arka

Diligite iustitiam 

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Io ho l'impressione che lo sapesse fin troppo bene a cosa andavano incontro, ma abbia pensato che "un po' di casino" sarebbe valsa la pena di subirlo pur di compiere questo azzardo della brexit. (*) Tanto a subirne le maggiori conseguenze sono proprio quelli che con più entusiasmo si erano lasciati convincere da Cambridge Analytica & associati di stare facendo una furbata che avrebbe migliorato la loro situazione (agricoltori, pescatori, operai, abitanti delle zone rurali e gli assidui lettori di tabloid), ovvero proprio i più fedeli elettori del suo partito. Cercherà di mettere toppe qua e là finchè la situazione non si stabilizzerà un po' e dichiarerà trionfalmente che "l'emergenza è cessata" e che "da ora cominceremo a goderci gli effetti della brexit" per tenere buona la gente, nella speranza che non si presentino altri problemi critici dovuti all'indebolimento ormai strutturale della catena logistica britannica e la grave mancanza di personale in vari settori.

 

(*) Un tipico ragionamento che da noi fa la parte per fortuna minoritaria di classe politica che vuole l'uscita dall'unione monetaria: il gioco vale la candela qualunque sia la catastrofe conseguente, tanto a pagarne il prezzo più alto non sarebbero loro di persona.

Modificato da ART
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2 ore fa, Arka dice:

Appassionato lettore di Agata Christie,

Cosa buona e giusta: sono un appassionato di gialli inglesi e capisco, apprezzo e mi ha fatto piacere questa citazione.

 

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Si, ma non mi ditemi come va a finire! Odio sapere in anticipo se è stato il maggiordomo!

Modificato da Liutprand
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Ho scovato una chicca imperdibile per chi vuole capire bene la faccenda. Nel link c'è un monologo molto interessante dalla giornalista Carole Cadwalladr (video con sottotitoli in italiano e testo integrale) sul ruolo avuto da facebook sulla brexit e la brexit stessa. La Cadwalladr parla del caso dell'atteggiamento della popolazione della sua città natale in Galles durante la campagna brexit, che ha esaminato di persona rilevando fatti sconcertanti, e delle indagini sulle cause a ogni livello fino ai più alti.

 

https://www.ted.com/talks/carole_cadwalladr_facebook_s_role_in_brexit_and_the_threat_to_democracy/transcript?language=it#t-21702

 

 

 

 

Modificato da ART
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@ART interessante articolo/monologo ma ci sono alcuni punti che non mi convincono:

1- all'inizio si parla dei finanziamenti europei: ma lo UK era un contributore che andava pari, cioè quello che dava poi lo riceveva, quindi a rigore di logica i finanziamenti europei non sono altro che soldi britannici che sono stati dati all'Unione e che poi lei ha ridistribuito per intero , sotto vari nomi, alla Gran Bretagna. Quindi quei progetti finanziati dall'Europa sono in realtà soldi britannici. Poi potremmo discutere ed essere d'accordo che i vari governi britannici non avrebbero mai finanziato quei progetti, ma questo è un altro discorso.

2- e ti pare che non si parla di Ungheria ? È un chiodo fisso dei liberali, una loro ossessione morbosa. Chiariamo meglio questo punto:

a) l'Ungheria è stata occupata dai Turchi (musulmani) per secoli, per di più con uno stratagemma od inganno, quindi è naturale che vi sia una certa diffidenza negli immigrati di religione islamica

b) nel 2015 gli immigrati ( si parla di un numero che va dai 600mila al milione ed oltre, quindi bei numeri su una nazione che conta circa 10 milioni di persone) sono entrati in massa in Ungheria ed hanno letteralmente devastato le campagne che hanno attraversato, come le locuste. Non lo dico per cattiveria ma hanno distrutto veramente colture ed alberi da frutto (potevano prendere i frutti senza fare danni ma hanno preferito per rapidità spezzare interi rami degli alberi , uccidendo interi frutteti), sono entrati nelle case devastandole... I danni dopo questo tsunami umano sono stati talmente elevati da mettere in ginocchio intere zone. Ma questo non interessa ai buonisti che magari hanno migliaia di euro nella cuccia del cane.... Quindi l'unico modo per difendersi è stato la costruzione di una barriera.

c) Ma mi domando perché la Spagna che ha delle barriere più antiche anche peggiori non viene mai citata? O perché adesso Estonia e Lituania posso costruire il loro muro contro i migranti al confine con Russia e Bielorussia non sono criticate da nessuno, anzi mi sembra che abbiano avuto la solidarietà Europa ? E non parliamo neanche del muro bulgaro e di quello greco. Doppiopesismo è dire poco.

d) la popolazione ungherese non ha subito, a differenza dei britannici, nessun lavaggio del cervello, ma consciamente (per ovvi motivi fattuali) è favorevole al muro ed alle politice contro l'immigrazione clandestina, pure le opposizioni "liberal". Quindi basta citare sempre l'Ungheria!

 

Poi per il resto mi sembra abbastanza realistico.

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2 ore fa, ARES III dice:

ossessione morbosa

In realta' la giornalista ha nominato svariate  nazioni di sfuggita una volta sola.

Ossessione di chi ?

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