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Brexit


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17 ore fa, Cantucky23 dice:

Vorrei chiedere, a proposito di tariffe e commerci, se le spedizioni dal regno unito mediante la royal mail (pacchi, ma soprattutto lettere, standard o tracciabili) verso l'unione europea subiranno variazioni significative in termini di costi a partire dal 1° gennaio 2021; Accesso al mercato comune, senza dazi, significa che le spedizioni continueranno a viaggiare come successo fino a oggi o no?

Non ci sono ancora informazioni precise in merito. Penso (pura mia opinione personale) che almeno a breve termine non cambierà niente, ma tenendo conto che la GB non sarà comunque più formalmente parte del territorio doganale e fiscale UE è facile che si verifichino aumenti delle tariffe, non credo di grande entità almeno per le lettere.

Modificato da ART
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sentivo oggi in radio che le tariffe del roaming rimangono per adesso invariate, in quanto le maggiori compagnie telefoniche hanno dei contratti ancora validi che manterranno valore.

Alla scadenza degli stessi, le carte potrebbero essere rimischiate o non cambiare nulla (vedi per es. la Norvegia).

Bye

Njk

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Awards

Devo essere sincero: ho sbagliato a disprezzare e denigrare la signora May.

Il suo intervento a Westminster mi ha fatto comprendere il mio errore:

La mattina in Parlamento è stata dominata anche da Theresa May. L’ex premier britannica, che non è riuscita ad ottenere un accordo con l’Ue approvato dal suo partito a differenza di Johnson, ha attaccato sia l’attuale primo ministro sia Starmer. Al primo, May ha rinfacciato che questo accordo provocherà comunque una perdita consistente del Pil - si stima intorno al 4% nei prossimi quattro anni - a differenza di quello negoziato dalla ex premier che prevedeva la permanenza nel mercato unico ed unione doganale Ue ma mai accettato dalla frangia euroscettica del suo partito conservatore.

Non solo: May ha rimproverato a Johnson la sua retorica sovranista, rinfacciandogli che “sovranità non significa isolazionismo, non significa che non accetteremo mai le regole degli altri e nemmeno eccezionalismo. È importante che, negli anni futuri, accettiamo di vivere in un mondo interconnesso”. Ma l’ex premier britannica ha attaccato anche il leader laburista, rinfacciandogli che, invece di lamentarsi dei danni futuri di questa intesa di Johnson con l’Ue, avrebbe potuto “votare il mio accordo”.

https://www.google.com/amp/s/www.repubblica.it/esteri/2020/12/30/news/brexit_ok_di_westminster_ad_accordo_johnson-unione_europea-280468041/amp/

L'accordo della May non mi piaceva ma alla fine era migliore di gran lunga rispetto a quello attuale. Quindi forse sarebbe stato meglio approvare il suo: avremmo perso meno tempo e fatto meno danni!

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Niente Erasmus, ma si ai soldi dell'Horizon:

La comunità scientifica britannica tira un sospiro di sollievo: il Regno Unito saluta l’Erasmus, ma si tiene stretti i finanziamenti del programma Horizon 2020. E immaginare il contrario sarebbe stato complicato. Gli Stati europei che hanno più beneficiato dei fondi per la ricerca, messi a disposizione dall’Ue nel periodo 2014-2020, sono infatti Germania, Regno Unito e Francia che hanno ricevuto oltre 22 miliardi di euro, aggiudicandosi circa il 40 per cento del totale a disposizione. Numeri enormi, soprattutto se messi a confronto con il miliardo ricevuto insieme da Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania, evidenziando ancora una volta il divario nella ricerca scientifica tra l’ovest e l’est dell’Europa.

Fa discutere però l’effettivo 

apporto del Regno Unito, perché avrà anche ricevuto il 12 per cento (oltre 7 miliardi di euro) del denaro di Horizon 2020, ma il suo contributo medio al bilancio complessivo dell’Ue è stato soltanto dell’11 per cento. Un dato deludente paragonato alle percentuali della Germania che, a fronte del 15 per cento ricevuto, ha restituito al budget comunitario il 20 per cento.

Inoltre, dei quasi 7 mila ricercatori sovvenzionati dal Consiglio europeo della ricerca (Erc), circa un quinto (1.283) sono britannici. Perdere questi benefici avrebbe sferrato un colpo durissimo alla ricerca del Regno Unito e non stupisce l’entusiasmo espresso da Vivienne Stern (Uuki) pochi minuti dopo il raggiungimento dell’accordo sulla Brexit: «Il fatto che aderiamo a Horizon è la più grande vittoria per la comunità scientifica da una parte e l’altra della Manica».

https://www.linkiesta.it/2020/12/inghilterra-erasmus-horizon-europe/amp/

Una domanda sorge spontanea: siamo fessi noi o sono più furbi loro?

Avremmo potuto almeno legare i due progetti insieme: se ne vuoi uno devi prendere entrambi.

Ma perché dare soldi alla ricerca britannica, quando l'UE avrebbe potuto ridistribuire quei fondi agli altri paesi? 

Sono voluti uscire? Allora che chiedessero i soldi ad altri!

Proprio non capisco......

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6 ore fa, ARES III dice:

la signora May.

A me sembra un po' troppo tardi e un po' troppo comodo fare lamentele simili adesso. Sia Theresina nostra che gli altri avrebbero dovuto pensarci molto bene prima di fare una cazzata come la brexit, a prescindere dal modello di toppe sistemate alla fine su un vestito che ormai è già uno straccio macilento.

 

6 ore fa, ARES III dice:

Proprio non capisco......

Probabilmente è uno dei compromessi che hanno dovuto raggiungere per arrivare a un accordo. Comunque la ricerca è un campo in cui l'UK era e in qualche modo continua ad essere molto integrata a livello comunitario, perchè c'erano e ci sono ancora parecchi legami fra industrie, istituzioni e agenzie UE e britanniche, anche sotto forma di joint venture consolidate. Basta pensare al campo aerospaziale, per fare un esempio che personalmente conosco bene, ma anche in altri.

Modificato da ART
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18 minuti fa, ART dice:

Sia Theresina nostra che gli altri avrebbero dovuto pensarci molto bene prima di fare una cazzata come la brexit

Ma era per il Remain, aveva anche fatto la campagna referendaria!

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A proposito del doppiocerchismo britannico vi ricordate il papà morale della brexit, Farage che aveva fatto richiesta per i figli del passaporto olandese dopo che aveva trionfato, si fa per dire, l' exit?

Oggi arriva un'altra storia simile che colpisce il primo ministro:

Brexit: padre di Boris Johnson chiede nazionalità francese

'Non smetterò mai di essere europeo'

La soddisfazione per aver raggiunto un accordo sulla Brexit con Bruxelles non è durata molto per Boris Johnson. Poche ore dopo la firma sull'intesa del premier britannico suo padre, Stanley, ha annunciato pubblicamente di aver fatto domanda per ottenere la cittadinanza francese e così mantenere il legame con l'Unione europea.

    Johnson senior, che aveva votato Remain al referendum sul divorzio dall'Europa nel 2016, ha spiegato a radio Rtl che sua madre era nata in Francia da madre francese. "In pratica lo sono anche io e questa cosa mi rende molto felice", ha detto l'ottantenne in perfetto francese. "sarò sempre europeo. Non si può mica dire ai britannici: non siete più europei. Avere legami con l'Unione europea è importante", ha aggiunto il papà di Boris. (ANSA).

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/12/31/brexit-padre-di-boris-johnson-chiede-nazionalita-francese_2014bfa6-48e8-459d-acca-ba009e8f266a.html

Modificato da ARES III
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Ma la colpa di tutto questo di chi è?

1- forse di un'Unione troppo stretta?

2- delle bugie lanciate da teleimbonitori che si fanno chiamare politici o addirittura statisti!

3- la stupidità o la poca voglia di informarsi dei britannici?

Ma, forse.

Comunque sia , un corresponsabile illustre c'è e non dobbiamo scordarcelo: Corbyn.

La campagna per la Brexit è la sua prima sfida da leader. La corre senza correre, in pratica, preferendo andare in vacanza all’estero. Non si ricorda un suo solo comizio a favore della Ue. Quando chi scrive gli chiede in un’intervista come mai non ama l’Europa, lui risponde: “Non è vero che non la amo, ma…” e giù mezz’ora di ragioni per cui la detesta. Che tipo di ragioni? In sostanza, Corbyn vede la Ue come un club di banchieri capitalisti, magari se li immagina pure ebrei se dobbiamo dare retta allo scandalo sull’antisemitismo che ha tollerato a lungo nel suo partito.

Jeremy invece sogna di fare la rivoluzione. E crede che sia più facile costruire “il socialismo in un solo Paese”, per dirla con la nota battuta, che all’interno della Ue. Inoltre è erroneamente convinto che le regole dell’Unione europea gli impedirebbero le vaste nazionalizzazioni e le riforme di stampo sociale che ha in mente: e per quanto qualcuno cerchi di fargli capire che non è così, non cambia idea. Insomma, la Brexit non gli dispiace, anzi, spera di arrivare al potere cavalcandola. Perciò non si attiva a fare campagna elettorale per i Remainer nel referendum. Ma avrebbe una seconda occasione di impedire l’uscita dalla Ue.

Al parlamento britannico circola la proposta di un governo anti-brexitiano di unità nazionale, che unisca tutte le forze di opposizione più i conservatori europeisti. L’intento sarebbe di sfiduciare il governo dei Tories in carica e prendere il potere con il solo obiettivo di indire un secondo referendum chiarificatore sulla Brexit: per chiedere al popolo di scegliere fra un'alternativa concreta, l'accordo che si sta faticosamente negoziando, o restare nella Ue. Risolto il dilemma, poi si andrebbe a elezioni generali. Ma i conservatori pro-Ue, comprensibilmente, non possono accettare un premier laburista, anzi socialista, nemmeno a interim, come sarebbe Corbyn, quindi propongono una figura unificatrice: Kenneth Clarke, “father of the House”, il più anziano deputato di Westminster, ex-ministro del Tesoro e assolutamente contrario alla Brexit. Corbyn rifiuta: o il premier sarà lui o niente. E il risultato è la Brexit firmata da Boris Johnson.

https://www.repubblica.it/esteri/2020/12/31/news/i_sei_personaggi_che_hanno_fatto_la_brexit-280533299/amp/

Grazie Corbyn, senza di te tutto questo non poteva accadere.

Farage e il Biondo platinato non avrebbero potuto fare questo da soli, ma con il tuo aiuto essenziale la brexit è diventata realtà. 

I britannici e gli europei non lo scorderanno...anzi forse si scorderanno proprio di te.

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Bisogna sperare che "tempeste perfette" del genere non si verifichino anche altrove, perchè non è solo la Gran Bretagna ad avere spiccate tendenze suicide in quest'epoca e questa parte del mondo. Se non altro abbiamo potuto vedere qual è il modus operandi di chi ha (o pensa di avere) qualcosa da guadagnarci, così potremo difenderci meglio nel caso la situazione precipiti anche in altri stati. La Gran Bretagna è stata la prima vittima illustre di questo passo indietro generale fatto dall'intero occidente dopo la crisi 2008-2011, ma per come stano ancora le cose a medio termine rischia di non essere la sola.

Modificato da ART
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Un tempo fu Roma , cioe' l' Europa classica , ad abbandonare la Britannia romana , oggi , dopo oltre 16 secoli e' la Britannia ad abbandonare l' Europa e , paradosso della storia , la Scozia mai conquistata da Roma vuole restarci . 

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Aggiornamenti

- In UK sia i conservatori che i laburisti (con molti scontenti) hanno votato la ratifica dell'accordo, mentre lo Scottish National Party l'ha rigettato e Nicole Sturgeon chiede un referemdum per l'indipendenza subito dopo le elezioni in Scozia.

- In UE tutti gli stati hanno ratificato l'accordo mentre manca ancora la ratifica del Parlamento europeo. Molti membri del PE si sono lamentati del fatto che non si è lasciato il tempo tecnico per votarlo, parlando di violazione della sovranità parlamentare. Per il momento l'accordo entrerà in vigore in maniera provvisoria.

 

BILANCIO su alcuni punti

L'UK chiedeva la cessazione della libertà di circolazione e lavoro, l'UE voleva mantenerla. E' stata interrotta: per lavorare in UK è previsto un sistema a punti, che dovrebbe penalizzare soprattutto i lavoratori non qualificati. Anche i britannici che vorranno risiedere in UE dovranno affrontare numerosi problemi.

L'UK chiedeva di mantenere la propria integrità doganale e di non avere funzionari doganali europei sul proprio territorio. Secondo l'accordo ci sarà un ufficio doganale europeo a Belfast e le merci in transito fra Gran Bretagna e Irlanda del Nord sottostaranno a dichiarazioni doganali. Inoltre è previsto un permesso speciale che i camionisti devono chiedere quando dal resto dell'Inghilterra si spostano nella contea del Kent (quella dove si trova Dover).

L'UK chiedeva di non dover più sottostare alle normative europee, invece l'UE voleva una regolamentazione comune con allineamento alle leggi comunitarie. E' stato deciso che strano istituite commissioni bilaterali che veglieranno affinché l'UK non diverga troppo dalle leggi unionali, con possibilità d'intervento sui regolamenti britannici ed eventualmente di elevare blocchi commerciali in caso di violazioni.

L'UK chiedeva il libero accesso al mercato comune per le proprie imprese finanziarie ma queste non sono incluse nell'accordo, quindi sarà difficile per gli operatori finanziari accedere al mercato comune. Sarà l'UE a stabilire chi e come, e potrà in ogni momento cancellare i permessi con 3 mesi di preavviso.

L'UK chiedeva il bando dei pescherecci europei dalle acque britanniche ma era disposto a concedere una riduzione dell'80% del pescato europeo in 2 anni, l'UE chiedeva una riduzione del pescato europeo del 18% in 5 anni. E' stata ottenuta una riduzione del 25% del pescato europeo in 5 anni.

GIBILTERRA

Gibilterra entrerà in Schengen e saranno quindi previsti controlli doganali (gestiti da Frontex) per gli arrivi dalla Gran Bretagna. Saranno necessari alcuni mesi per rendere operativo l'accordo, che è transitorio per 4 anni.

ERASMUS

Gli irlandesi del nord potranno continuare ad accedervi con finanziamenti del governo irlandese.

Modificato da ART
  • Grazie 1
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La Brexit presenta il conto: forti aumenti di prezzo per acquisti online dal Regno Unito

Tra Iva e costi per la dichiarazione alla dogana diversi europei si sono visti recapitare fatture aumentate, anche Amazon ha aggiunto costi per comprare sul sito Uk. Alcune piccole e medie aziende hanno deciso di interrompere il commercio perché non più conveniente

Sono passati pochi giorni dall'addio effettivo del Regno Unito all'Unione europea, ma i suoi effetti si stanno già facendo sentire e, come molti temevano, non sono affatto positivi per il momento. In Europa diversi acquirenti di beni provenienti dal Regno Unito acquistati online, si sono visti recapitare inaspettate fatture con richieste di pagamenti aumentati collegati ai nuovi costi del commercio tra il blocco comunitario e l'isola. Nonostante tra il governo di Boris Johnson e l'Ue sia stata trovata un'intesa all'ultimo secondo per un accordo di libero scambio, questo non significa che non ci sono affatto tariffe da mettere in conto.

Costi aumentati

Come spiega il Guardian, che ha raccolto varie testimonianze, dalla fine del periodo di transizione per fare acquisti oltremanica bisogna completare una dichiarazione doganale per le merci importate dal Regno Unito, una procedura generalmente eseguita dai trasportatori, per la quale i consumatori saranno addebitati, spesso fino a 20 euro per dichiarazione, a cui poi si deve aggiungere l'Iva da pagare. "Abbiamo acquistato uno scaffale da 47 euro da Next per il nostro bagno", ha detto Thom Basely, che vive a Marsiglia. "La mattina in cui doveva essere consegnato, abbiamo ricevuto invece una richiesta di 'dazi/tasse di importazione' per oltre 30 euro, che sembrava quasi una richiesta di riscatto. È stata una sorpresa completa", ha detto al giornale britannico. A una residente di Francoforte che ha ordinato abbigliamento da ciclismo da un'azienda britannica è stata inviata una richiesta fiscale e doganale di addirittura 102 euro, mentre una donna nei Paesi Bassi che ha acquistato pantaloni a dicembre "senza problemi" ha dovuto pagare una fattura di 40 euro per altri due paia ordinati a gennaio.

La burocrazia

Molte grandi aziende hanno promesso che non scaricheranno sui clienti i costi, ma non tutte riescono a farlo o comunque non tutte riescono ad affrontare la nuova burocrazia legata alla Brexit. Il negozio di alimenti alta qualità, Fortnum & Mason, ha dovuto addirittura negare un ordine a una potenziale affermando che purtroppo "non siamo in grado di inviare alcun prodotto nei Paesi europei in questo momento, a causa delle restrizioni della Brexit". Un "deposito delle tasse di importazione", è stato anche aggiunto agli ordini dall'Europa continentale effettuati tramite il sito di Amazon nel Regno Unito, quasi raddoppiando il costo di alcuni articoli e rendendo significativamente più economico trovare un'alternativa europea.

L'addio al commercio

Come ha raccontato il Financial Times diverse Pmi, alle prese con le nuove regolamentazioni, hanno deciso proprio di abbandonare, o comunque mettere in pausa, il commercio con gli Stati membri dell'Ue. Ad esempio la Aston Chemicals ad Aylesbury, un'azienda di medie dimensioni che importa e distribuisce prodotti chimici specializzati per alcuni dei principali marchi di cosmetici al mondo. Ha spedito il suo ultimo carico in Europa il 18 dicembre. "È stato triste dopo 30 anni di commercio e speravamo che non si arrivasse a questo", ha detto al giornale l'amministratrice delegate, Dani Loughran, secondo cui però "la duplicazione delle normative chimiche britanniche e dell'Ue, il rischio di tariffe a causa delle regole di origine, i ritardi alle frontiere e l'aumento dei costi di trasporto e amministrazione non ci hanno lasciato scelta".

https://amp.europa.today.it/lavoro/brexit-aumenti-prezzo-acquisti-online.html

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Il 8/1/2021 alle 00:25, ARES III dice:

Come spiega il Guardian, che ha raccolto varie testimonianze, dalla fine del periodo di transizione per fare acquisti oltremanica bisogna completare una dichiarazione doganale per le merci importate dal Regno Unito, una procedura generalmente eseguita dai trasportatori, per la quale i consumatori saranno addebitati, spesso fino a 20 euro per dichiarazione, a cui poi si deve aggiungere l'Iva da pagare.

Questa cosa mi interessa assai più che i discorsi politici e di alta economia :lol: acquistando più volte l'anno prodotti di vario genere (no monete), per i quali, ovviamente, finora non ho dovuto pagare nulla oltre a quanto richiesto dal venditore. Si sa se esiste una franchigia, come i 22 euro per gli USA o la Cina (due paesi che pure frequento spesso per acquisti), o si rischia di pagare su qualunque cifra?

petronius :)

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https://www.theguardian.com/politics/2021/jan/08/firms-including-ms-suspend-eu-exports-over-brexit-smallprint

Molte aziende di logistica stanno segnalando problemi alla frontiera. Se infatti il transito di merci non è sottoposto a limiti è anche vero che tutte le merci devono presentare una serie di documenti compilati, inoltre trattandosi comunque dei confini esterni dell'UE i prodotti composti prevalentemente da componenti non EU e non UK sono soggetti a tasse doganali. Vista la lacunosità delle linee guida del governo britannico molte aziende di logistica stanno sospendendo i viaggi sulla tratta Dover - Calais o fra Gran Bretagna e Irlanda del Nord (che è rimasta nel mercato comune). In particolare, l'azienda DPD ha bloccato i propri mezzi fino a mercoledì 13 gennaio in quanto deve aggiornare il personale, mentre Marks & Spencer dovrà pagare dei dazi per circa 1/3 dei prodotti che regolarmente esporta verso l'isola d'Irlanda (sia il territorio della Repubblica che quello dell'Irlanda del Nord). Sainsbury's e Tesco (grosse catene di supermercati) si sono viste costrette a tagliare le forniture di prodotti nei propri supermercati in Irlanda del Nord.

 

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Qualcuno si ricorda del film "La mortadella" con lo straordinario Gigi Proietti e Sofia Loren , quando la Sofia nazionale era bloccata al terminal dell'aeroporto di New York perché non poteva entrare negli US con la mortadella?

Bhè è quello che sta accadendo per la Brexit, per la serie le regole sono regole....

Gli Olandesi non fanno sconti sulla Brexit, ai britannici in ingresso sequestrati anche i panini

L'importazione di prodotti di origine animale non è più consentita da quando il Regno Unito è uscito dal blocco, e quindi anche il prosciutto britannico non è più ammesso nell'Unione

Forse sono stati un po' troppo zelanti nel loro lavoro, ma anche queste sono le conseguenze della Brexit. Alcuni autotrasportatori britannici, in ingresso in Europa, si sono visti sequestrare i panini che si erano preparati per il pranzo, perché contenevano prosciutto e le nuove norme vietano l'importazione di prodotti di origine animale dal Regno Unito.

 

L'episodio è avvenuto in Olanda, dove particolarmente inflessibile si è dimostrata la polizia doganale. In un servizio trasmesso in televisione si vedono degli agenti che indossano giacche catarifrangenti spiegare ad automobilisti e camionisti stupiti al terminal traghetti di Hook of Holland che dalla Brexit "non è più possibile portare alcuni cibi in Europa, come carne, frutta, verdure, pesce". Un camionista allibito, con vari panini avvolti nell'alluminio, chiede se può rinunciare al prosciutto e tenere il pane. Ma un doganiere replica: "No, tutto sarà confiscato, benvenuto nella Brexit signore, mi spiace". Il divieto di importazione è entrato in vigore a partire dal primo gennaio, ma a quanto riportano i media olandesi, citati da "The Guardian", le dogane olandesi avrebbero applicato un certo grado di flessibilità per la prima settimana, ma il tempo della flessibilità ora sembra essere finito.

La Commissione europea ritiene che il bando sia "necessario" perché prodotti animali possono contenere patogeni in grado di causare malattie come la febbre suina, e "continuano ad essere una minaccia reale alla salute animale in tutta l'Unione". In seguito alle lamentele di diversi autotrasportatori, chiaramente ignari del divieto intervenuto, le dogane olandesi hanno pubblicato diverse fotografie degli alimenti sequestrati alle dogane portuali, accompagnandole al messaggio "dal primo gennaio, non potrete più portare cibo dal Regno Unito, pertanto preparatevi se viaggerete verso i Paesi Bassi, e passate parola. Questo è il modo in cui preverremo lo spreco di cibo, e assicureremo insieme che i controlli saranno velocizzati".

https://amp.agrifoodtoday.it/lavoro/brexit-sequestro-panini.html

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49 minuti fa, ARES III dice:

Gli Olandesi non fanno sconti sulla Brexit, ai britannici in ingresso sequestrati anche i panini

C'è anche il video :D

https://video.repubblica.it/dossier/brexit-gran-bretagna-fuori-da-ue/paesi-bassi-i-doganieri-sequestrano-panini-al-prosciutto-ai-cittadini-britannici-benvenuti-nella-brexit/374534/375148?ref=RHTP-BS-I270682269-P3-S2-T1

petronius oo)

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Brexit sta mettendo in crisi i pescatori scozzesi

I ritardi dovuti alla nuova trafila burocratica e ai controlli previsti sulle esportazioni stanno comportando disagi e grosse perdite

 

Una delle principali conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea sono i notevoli disagi dovuti ai nuovi ostacoli burocratici per le esportazioni verso l’Europa e gli altri paesi: moduli, permessi, trafile che prima non erano necessarie, visto che il Regno Unito si trovava all’interno del mercato comune europeo.

Da quando l’accordo di Brexit è entrato in vigore, il primo gennaio, uno dei settori che stanno avendo più problemi è quello della pesca, in particolare in Scozia: nelle ultime settimane le esportazioni di pesce e crostacei hanno subito grossi ritardi, dovuti non soltanto ai nuovi documenti doganali richiesti, ma anche ai controlli di sicurezza sulla merce trasportata e ai sistemi informatici introdotti di recente. Alcune società di logistica hanno sospeso le esportazioni di pesce dal Regno Unito all’Europa e questi disagi hanno già provocato perdite cospicue al settore.

Oltre al più noto salmone, lungo le coste della Scozia si pescano abbondanti quantità di scampi, capesante, ostriche, aragoste e cozze con le quali vengono riforniti anche i mercati europei. Sebbene l’accordo di Brexit permetta a Regno Unito e Unione Europea di continuare a scambiare merci senza l’imposizione di dazi né di limiti sulle quantità di beni commerciati, il nuovo iter burocratico necessita comunque di un periodo di tempo per entrare a regime. Ma le difficoltà potrebbero continuare anche nel breve-medio termine.

Le nuove regole stabiliscono infatti che prima di lasciare la Scozia ciascun contenitore di pesce o crostacei debba essere scaricato dal camion che lo trasporta e ispezionato da medici veterinari, che devono rilasciare un certificato sanitario. Per ottenere questo certificato, che è necessario per fare richiesta dei documenti doganali, ci vogliono fino a cinque ore per camion: una cosa che rallenta notevolmente il trasporto e che di conseguenza provoca grandi ritardi nella consegna delle merci.

Di norma prima della Brexit le consegne di pesce in varie zone dell’Europa richiedevano un giorno lavorativo, mentre adesso ce ne vogliono 1 o 2 in più, senza contare che in molti casi le pratiche vengono respinte alle dogane perché i nuovi documenti non sono stati compilati correttamente.

Secondo un sindacato di pescatori francese sentito da Reuters la scorsa settimana numerosi camion che trasportavano pesce e prodotti ittici erano rimasti fermi a Boulogne-sur-Mer – vicino a Calais, sullo stretto della Manica – diverse ore e in certi casi anche una giornata intera, in attesa che si sbrigasse la necessaria trafila burocratica alla dogana. Mentre ai clienti europei è stato chiesto di aspettare qualche giorno prima di inoltrare nuovi ordini, alcune società di logistica che si occupano del trasporto di merci nel settore ittico hanno deciso di sospendere le esportazioni fino a che i problemi non saranno stati risolti.

Una di queste società, la più grande, è la danese DFDS. Secondo quanto ha fatto sapere DFDS, i disagi sono stati causati dai ritardi accumulati per via del nuovo iter burocratico, ma anche dal nuovo sistema informatico che serve per gestire la documentazione. Come ha spiegato Jimmy Buchan, responsabile della Scottish Seafood Association, questo sistema «non è collaudato né sperimentato» anche perché è stato adottato a partire dallo scorso 28 dicembre, quando molti operatori che si occupano dei controlli alle dogane erano a casa per le festività natalizie.

Per via di questi problemi, lo scorso venerdì DFDS ha sospeso fino a lunedì 18 gennaio il cosiddetto “groupage export service”, ovvero un servizio che consente a più esportatori di raggruppare la merce in un’unica consegna. La società ha spiegato che in questo periodo di tempo cercherà di risolvere i problemi informatici dell’interfaccia che consente alle società di logistica di scambiare i dati con le autorità locali e provvederà a formare più personale per gestire meglio la documentazione doganale.

A ogni modo, l’associazione di settore Seafood Scotland ha denunciato che «l’impatto finanziario per le società ittiche scozzesi è stato totalmente devastante» e che il settore potrebbe collassare.

David Noble, titolare di un’azienda scozzese che compra pesce e lo esporta in Europa, ha detto che il nuovo iter burocratico gli costa dalle 500 alle 600 sterline al giorno (circa 560-675 euro) e che per questo sta perdendo una grossa parte dei profitti. Diverse altre persone che lavorano nel settore hanno raccontato al New York Times che per via di questa situazione stanno perdendo decine e persino centinaia di migliaia di sterline di incassi. Se si considera anche che in diversi paesi i ristoranti sono chiusi per via della pandemia da coronavirus oppure stanno cancellando gli ordini per via dei ritardi nelle consegne, poi, il rischio è quello di dover chiudere del tutto la propria attività.

La prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, ha definito la situazione dei pescatori scozzesi una «catastrofe» e ha chiesto che le aziende del settore vengano compensate dal governo del Regno Unito per i disagi che stanno causando le regole dell’accordo di Brexit. Il danno che sta subendo il settore ittico scozzese è inoltre uno degli esempi che Sturgeon sta utilizzando per rafforzare l’idea che la Scozia debba ottenere l’indipendenza dal Regno Unito: sia la Scozia sia l’Irlanda del Nord, un altro paese che sta avendo diversi problemi con le esportazioni, avevano peraltro votato a larga maggioranza per rimanere nell’Unione Europea al referendum del 2016 su Brexit.

Tra le altre cose, i rallentamenti nel trasporto delle merci tra Regno Unito e Unione Europea dovuti alla complessità della burocrazia hanno portato anche altre grosse compagnie logistiche, come DB Schenker e DPD, a sospendere momentaneamente i collegamenti tra Inghilterra e vari paesi europei.

Sebbene secondo le autorità a poco a poco l’emergenza dovrebbe rientrare, un documento inviato dal ministero dell’Agricoltura inglese ai rappresentanti dei vari settori industriali lo scorso martedì avvisava che il rischio di ulteriori disagi sarebbe rimasto alto.

Una delle «misure di emergenza» presentate in questo documento per risolvere almeno in parte la situazione prevede di rendere più agevole il ritorno dei camion per il trasporto degli alimenti che dopo aver consegnato la merce viaggiano dal Regno Unito ai paesi dell’Unione vuoti: secondo quanto stabilito dal documento, questi camion potrebbero essere riempiti con rifornimenti alimentari e, potenzialmente, saltare le code alle dogane. Secondo il Financial Times, infatti, nel Regno Unito sta crescendo la preoccupazione che il rallentamento e le interruzioni dei collegamenti con l’Europa possano portare alla carenza di approvvigionamento di merci nei supermercati.

https://www.ilpost.it/2021/01/14/brexit-scozia-crisi-settore-ittico/

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Al meno i Britannici dalla Brexit una cosa buona l'hanno ottenuta:

Auto, con la Brexit addio a multe con autovelox in Ue

Con uscita da Ue cade per britannici direttiva transfrontaliera

La Brexit salva i conducenti del Regno Unito dalle multe per gli autovelox dell'Unione Europea.

L'uscita del Regno Unito dall'Ue porta con sé molti cambiamenti in particolare pone fine alla direttiva transfrontaliera, lasciando i paesi dell'Ue incapaci di applicare sanzioni per eccesso di velocità per i conducenti catturati dagli autovelox.

Diventa quindi improbabile - si legge su Autoexpress - che i conducenti britannici 'catturati' dagli autovelox per eccesso di velocità nei paesi dell'Unione europea siano soggetti a sanzioni.

Questo perché l'uscita del Regno Unito dall'Ue pone fine a un accordo che in precedenza consentiva ai paesi continentali di perseguire i reati di eccesso di velocità commessi dai conducenti britannici all'estero.

La direttiva Cross Border Enforcement è stata introdotta nel 2015 e ha consentito alle autorità dei paesi comunitari di perseguire i conducenti per reati automobilistici, a condizione che la loro auto fosse registrata in un paese dell'Unione europea.

Questo accordo è giunto al termine grazie alla Brexit, il che significa che oltre mezzo milione di conducenti britannici catturati dagli autovelox in Francia ogni anno non dovrebbero affrontare l'azione legale una volta tornati a casa.

La fine dell'applicazione transfrontaliera funziona in entrambi i sensi, tuttavia, il che significa che le autorità britanniche non sarebbero in grado di emettere multe per i conducenti-trasgressori dell'Ue una volta tornati nelle loro terre d'origine. I conducenti britannici catturati dalla polizia francese piuttosto che dagli autovelox automatici potrebbero comunque ricevere multe sul posto, mentre i poliziotti britannici possono effettuare controlli a carico di conducenti che non vivono nel Regno Unito.

Si dice che le autorità francesi stiano cercando un accordo bilaterale con il Regno Unito, simile a quello che hanno con la Svizzera, che consentirebbe di ripristinare i precedenti accordi transfrontalieri sulle sanzioni per eccesso di velocità, ma tale accordo potrebbe richiedere anni per essere realizzato. 

https://www.ansa.it/canale_motori/notizie/attualita/2021/01/15/auto-con-la-brexit-addio-a-multe-con-autovelox-in-ue_061bc667-1d4d-46a6-a8b2-fe6b809163e0.html

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