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Brexit


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5 ore fa, ARES III dice:

 

 

 

5 ore fa, ARES III dice:

 

PS: chiedo scusa se sono uscito dal tema e ho parlato a latere di politica, ma era solo per difendere dei valori costituzionalmente garantiti come la libertà di religione.

 

Sei un noto difensore dei diritti di tutti gli offesi. Consiglio. Hai dimenticato di proteggere i diritti delle persone LGBT

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1 ora fa, Brios dice:

Hai dimenticato di proteggere i diritti delle persone LGBT

Tu quoque ? 

A parte il fatto che in Ungheria le unioni civili sono presenti dal 1º luglio 2009 per le coppie dello stesso sesso. La legge conferisce ai partner registrati gli stessi diritti ai coniugi sposati ad eccezione dell'adozione, della riproduzione assistita o del cognome.

Diritti presenti in Russia ?

 

290px-Same-sex_marriage_map_Europe_detai
Situazione legale delle coppie composte da persone dello stesso sesso in Europa.

     Matrimonio

     Unione civile

     Registro di coabitazione.

     Riconoscimento limitato del matrimonio omosessuale realizzato in altri paesi

     Senza unione civile

     Matrimonio proibito costituzionalmente

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Matrimonio_tra_persone_dello_stesso_sesso_in_Europa

Non essere acido anche a Natale!

Ops, lo festeggiate in Gennaio, vero. Scusa.

Modificato da ARES III
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Il 15/12/2020 alle 08:34, ARES III dice:

Ma questo lo faccio anche con l'Austria o con l'Italia quando penso che vengano in qualche modo giudicate in modo non corretto.

Vorrei precisare che ciò non dipende da questo o quel governo in carica.

Certamente quello attuale non è proprio quello dei miei sogni, tuttavia c'è di peggio in giro sia in Ungheria che in altri Paesi UE. Mi domando come si potrebbe mai votare in Ungheria un'opposizione formata dalla coalizione di tutti i restanti partiti comprendenti tra l'altro uno antisemita che ancora oggi chiama la capitale Judapest per la presenza di una comunità ebraica, [...]

Non fraintendermi, ARES III. So bene che non è tutto così lineare, anche in Italia... ma non posso proprio digerire uno come Orbàn (come diversi suoi colleghi anche EU-occidentali, del resto), perchè per quanta apertura mentale / obiettività io possa avere questo è troppo anche per me. Non me la sento di fare bilanci fra il "peggio minore" o il "peggio maggiore" da nessuna parte.

E' certo che continuando di questo passo diventeranno discorsi accademici, dato che l'UE rischia seriamente di scomparire quale entità con qualche speranza di unità / libertà reale nel contesto planetario, e per molti analisti è già adesso condannata. E' questo che mi preoccupa realmente, al di là delle "paturnie" di questo o quel leader. 

 

Modificato da ART
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E come si diceva sopra:

https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/12/17/news/scozia_la_prima_ministra_sturgeon_avremo_l_indipendenza_e_la_ue_ci_accogliera_-278827925/

E poi:

Il primo ministro britannico, Boris Johnson, non ha coinvolto per nulla la Scozia nei negoziati sull'accordo commerciale post Brexit con l'Unione europea e questo è stato "molto frustrante". Lo ha affermato la prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, spiegando che la Scozia sarà profondamente colpita da quello che sarà o meno concordato e questo rafforza l'importanza di essere un Paese indipendente. "Quando usciremo da questa pandemia, la cosa più importante sarà la necessità di poter decidere del nostro futuro. Perché ogni paese del mondo si pone la stessa domanda: dove vogliamo andare quando ci riprenderemo? È fondamentale che la Scozia affronti queste domande e faccia le sue scelte", ha evidenziato. La Scozia è fuori dall'Unione europea "contro la sua volontà", anche se si è detta fiduciosa nonostante "ci vorrà un po' di temo" il Paese "possa tornare nella famiglia europea". La prima ministra ha spiegato che, su questo fronte, la Scozia potrebbe essere "il ponte tra il Regno Unito e l'Unione europea". 

https://www.agenzianova.com/a/5fdcf9a8c02a23.93380060/3240350/2020-12-18/brexit-la-premier-scozzese-sturgeon-chiede-nuovo-referendum-indipendenza-e-adesione-all-ue/linked

Inoltre:

Nicola Sturgeon ha inviato una lettera pubblica in cui esorta i cittadini UE a restare nel Paese e far valere i propri diritti.

"Se il SNP vincerà le elezioni scozzesi del prossimo maggio, sarà anche con la promessa che gli scozzesi potranno votare in un referendum costituzionale sull'indipendenza". Lo ha detto venerdì mattina ai giornalisti europei la premier scozzese Nicola Sturgeon in vista della Brexit. 

Il referendum dovrà essere "legittimato dall'Europa e dal mondo per riconoscere il risultato. Quindi se vinciamo le elezioni, qualsiasi altra cosa vorrà dire un orribile disprezzo per la nostra democrazia". 

In caso di rifiuto da Londra, il parlamento scozzese delibererà autonomamente ed il primo ministro non esclude di ricorrere al tribunale. 

Adesione all'Ue

"La Scozia sta tornando a casa, questo non è un nuovo inizio", ha detto la premier annunciando l'intenzione di chiedere l'adesione all'Ue. "Possiamo fare da ponte tra il Regno Unito e l'UE, unendo le persone", ha aggiunto.

"Molte voci nell'UE affermano che la Scozia è membro da più di 40 anni e soddisfa tutti gli standard e le normative. Riteniamo che siamo un caso unico per una rapida adesione all'UE", ha dichiarato. 

La Sturgeon ritiene che il premier britannico Boris Johnson abbia escluso la Scozia dai negoziati con la Ue per la Brexit. Ai giornalisti che le hanno chiesto se ritiene che la Scozia rischia di essere "isolata" nel Regno Unito e nell'UE, ha risposto che Edimburgo ha intenzione di concordare al più presto i tempi di transizione.

La lettera ai cittadini Ue

Contemporaneamente, in vista dell'imminente Brexit, Nicola Sturgeon ha scritto una lettera aperta ai cittadini europei in Scozia per esortarli a non abbandonare il Paese e a far valere i propri diritti. 

"La Scozia è casa vostra, qui siete i benvenuti, vogliamo che voi rimaniate", recita il testo. "Naturalmente siete nostri amici, familiari e vicini di casa in un anno in cui l'importanza di queste relazioni non può essere sopravvalutata", si legge ancora. 

Nella lettera la premier ricorda ai cittadini europei di presentare una richiesta per poter soggiornare in Scozia, diritto a cui possono accedere tutti i cittadini con passaporto Ue residenti prima del 31 dicembre 2020.

https://www.google.com/amp/s/it.sputniknews.com/amp/mondo/202012189915622-brexit-premier-scozia-vuole-lindipendenza-e-ladesione-allue/

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Ero contrario alla secessione della Scozia ma poi ho cambiato idea. La determinazione degli scozzesi nel non seguire l'Inghilterra a gettarsi nel pozzo è notevole, ma ancor più affascinante è l'attaccamento all'UE nonostante anche loro siano stati bombardati per decenni dalle stesse balle eurofobe (diffuse soprattutto dai media di Rupert Murdoch) che sono risultate fatali al resto del Regno Unito, nello sviluppo della consapevolezza della situazione e nell'agire quando si è presentata la trappola brexit. Si meritano l'agognata libertà e il "ritorno a casa" nell'UE.

Anche simbolicamente, con decisione ufficiale la nostra bandiera non ha mai smesso di battere davanti al parlamento scozzese neanche dopo il 31 gennaio.

Parlamento-di-Scozia.jpeg

 

I manifestanti oltre alla stessa Blue Starry sventolano di frequente bandiere come questa:

602x338_cmsv2_33944dc0-f7c4-5077-ae2a-9f23b24584cd-4176968.jpg  GOLF_20191014100917123.jpg

 

E intanto in Irlanda del nord cominciano a diffondersi forme di protesta come queste:

images?q=tbn:ANd9GcSn_936GGnhcjv6wPM0J8B   00123e87-1600.jpg

   

Modificato da ART
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Effetti collaterali: code chilometriche

https://www.google.com/amp/s/www.repubblica.it/esteri/2020/12/19/news/regno_unito_brexit_30_km_coda-279023099/amp/

Ma tranquilli il governo inglese è preparato e sa cosa fare......o no?

Rapporto Westminster sulla Brexit: Gran Bretagna impreparata all'uscita dalla Ue

In un documento il Parlamento britannico avverte: "Il governo non è ancora in grado di dire con certezza a imprese, commercianti e cittadini che cosa succederà ai settori coinvolti"

https://www.agi.it/estero/news/2020-12-19/rapporto-parlamento-londra-avverte-governo-impreparato-a-brexit-10742578/

Ma nessuno si preoccupi c'è ancora molto tempo....ops no.

Che Dio, oltre salvare la Regina, questa volta salvi anche i britannici!

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17 minuti fa, ARES III dice:

Ma tranquilli il governo inglese è preparato e sa cosa fare......o no?

Comunque vada alla (vera) scadenza il nostro BOGIO andrà in TV a urlare vittoria, circondato da un gruppo di brexittari festanti, solo che in sottofondo ai discorsi sul radioso futuro della nuova Gran Bretagna "sovrana" si sentiranno le bestemmie dei camionisti.

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7 minuti fa, ART dice:

bestemmie dei camionisti.

Solo?

Ci aggiungerei solo: i consumatori di generi alimentari e di elettricità, gli studenti dell'Erasmus, i vacanzieri, i lavoratori europei, i lavoratori britannici del settore finanziario e bancario, i dipendenti britannici del settore automobilistico,...... 

Forse ci sarà un va***day......

Quindi quando si accorgeranno tutti del pessimo affare.....

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4 ore fa, ART dice:

Ero contrario alla secessione della Scozia

Personalmente invece io ero a favore perché gli scozzesi si erano sempre mostrati , come oggi, europeisti.

Inoltre se avessero vinto, ora non vi sarebbe stata la brexit perché Cameron per paura di perdere un ulteriore referendum, lo avrebbe posticipato sine die.

Quindi forse oggi avremmo avuto due Paesi membri: lo UK e la Scozia, invece di un paese in meno.

Sono solo mie speculazioni......

Modificato da ARES III
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4 ore fa, ARES III dice:

Ci aggiungerei solo: i consumatori di generi alimentari e di elettricità, gli studenti dell'Erasmus, i vacanzieri, i lavoratori europei, i lavoratori britannici del settore finanziario e bancario, i dipendenti britannici del settore automobilistico,......

Intendevo il primo giorno, poi a seguire tutti gli altri ?

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Ma i termini valgono solo per alcuni?

A quanto pare è quello che pensa il Parlamento Europeo, baluardo intransigente con alcuni, ma timido interlocutore con altri:

È scaduto l’ultimatum del Parlamento europeo, ma il negoziato post Brexit è ancora appeso alla pesca

Gli eurodeputati avevano fissato domenica 20 dicembre come ultimo termine per approvare un accordo commerciale tra Londra e Bruxelles. Dal 1 gennaio 2021 finirà automaticamente il periodo di transizione, ma si continua a trattare

A mezzanotte di domenica è scaduto l’ultimatum del Parlamento Europeo, o «il momento della verità» come l’ha definito il caponegoziatore di Bruxelles Michel Barnier, ma i bilaterali post-Brexit continueranno questa settimana. Il Regno Unito è tornato al lockdown duro dopo la scoperta di una variante del coronavirus più aggressiva. L’Unione Europea è pronta a concedere una tregua. Il Natale non porterà un lieto fine e quella del 31 dicembre resta una soglia che potrebbe essere sforata di fronte alla nuova emergenza. Downing Street auspicava concessioni, o una serie di sotto-accordi sugli ambiti dove non c’è più attrito. 

Sul lato continentale, un ostacolo all’appeasement è l’Eliseo. L’interventismo del presidente Emmanuel Macron – eletto l’anno dopo il referendum, nel 2017, sulle note europeiste dell’Inno alla gioia – è stato tale che in certe fasi sembrava fosse in ballo un accordo commerciale anglo-francese, annotava il Times di domenica. La cancelliera Angela Merkel ha ammonito Londra nel corso dell’autunno, ma nella venticinquesima ora dei negoziati ha virato, caldeggiando un compromesso. Nell’ultimo miglio, è stata Parigi a riesumare il no deal is better than a bad deal che non portò fortuna a Theresa May. 

In un blocco di 27 nazioni, la Francia è tra le uniche a considerare politico il tema della pesca. Per generazioni, lungo la sua costa settentrionale, buona parte del pescato è stato catturato nelle acque britanniche. Sulla Manica, la regione Hauts-de-France, con sei milioni di abitanti, è gemella del Kent inglese dal punto di vista dell’interdipendenza. Il traffico di merci paralizzato da un 1° gennaio senza accordi, insomma, graverebbe su entrambe le sponde. Sono stati bifronti anche gli investimenti da 47 milioni di euro sull’Eurotunnel, per rafforzare Calais e Folkstone, i terminali su cui orbita il 40% dei traffici sullo Stretto di Dover. 

Nel trittico di dossier su cui manca l’intesa, da mesi, accanto ai massimi sistemi (gli aiuti di Stato e il level playing field, cioè il sistema di contrappesi e sanzioni se la Gran Bretagna violasse in futuro gli standard comunitari) continua a figurare la pesca. In termini economici, il comparto è minuscolo per il Regno Unito: vale 436 milioni di sterline all’anno, meno dei grandi magazzini di Harrods, contro i 132 miliardi della City. In un’epoca di risorgente isolazionismo, però, è diventato l’icona della «sovranità mutilata» della propaganda di Brexit. È rimasto l’ultimo baluardo nel naufragio separatista: la quasi totalità, 57 su 58, dei trattati mercantili firmati dal governo conservatore è una mera replica di quelli persi lasciando l’Ue. 

Se non è una lobby finanziaria, perché rappresenta un prefisso telefonico nel Pil (meno dello 0,1%), quella dei fishermen è una categoria esigua ma ad alto tasso simbolico. Nel 2016, le loro imbarcazioni solcarono il Tamigi per sposare il Leave. Il risentimento si spiega con un dato: le acque territoriali britanniche vengono storicamente «saccheggiate» dagli equipaggi europei. Tra il 2012 e il 2016, per esempio, è finito nelle reti inglesi solo il 37% del pescato all’interno dei loro mari, cioè 546 mila tonnellate all’anno. Il resto è stato catturato da europei (706 mila quintali all’anno) e norvegesi (231 mila). Le flotte britanniche, invece, catturano oltre il confine nautico 94 mila tonnellate (Ue) e 37 mila (Norvegia). 

Ma il dato va sezionato ulteriormente: metà dei pescherecci registrati come inglesi, in realtà, appartengono a compagnie con sede in Islanda, Spagna o a Oslo. Un caso emblematico, secondo il Times, sono gli olandesi della Frank Bonefaas: capitalizzano il 22% del pescato totale e, nonostante battano bandiera britannica, lo sbarcano interamente nel porto di Vlissingen. Sono fra le più ricche del continente le acque della Regina, che in base alle convenzioni internazionali dopo la fine dell’anno di transizione si estenderanno a 200 miglia dalla costa. Il loro «tesoro», però, finisce di rado sulle tavole dell’isola e i tabloid hanno avuto buon gioco a denunciare il «furto» in decenni di retorica velenosa.

I volumi possono sembrare squilibrati, ma non sono illegittimi. Le quote di pesca per ciascuna specie – per la cronaca, quelle contese sono sgombri, aringhe, capesante, eglefini, scampi, granchi, merluzzi, maccarelli e anguille – sono definite dalla Politica comune della pesca europea, valida fino al 31 dicembre 2020. Negli anni Novanta, però, moltissimi pescatori inglesi prostrati dalla crisi (e fra gli sconfitti del thatcherismo) hanno venduto le loro quote, tagliate in quella fase, all’estero. Belgio e Danimarca fecero incetta come investimento di lungo periodo. 

Fuori dalla Politica comune, Downing Street vorrebbe convocare in futuro dei summit annuali per definire le percentuali, sul modello norvegese. Lo stesso che viene invocato per la tregua doganale. Alcuni Stati membri, su tutti la Francia, spingono per conservare lo status quo, o prolungarlo il più possibile. C’è un paradosso: è d’importazione la maggior parte del pesce che viene consumato e venduto in Gran Bretagna, mentre il pescato inglese viene quasi tutto esportato, per tre quarti nell’eurozona. Quindi il settore, già debole, collasserebbe se scattassero le barriere doganali del «no-deal» per cui preme. L’ennesimo cortocircuito. 

Anche per ragioni di consenso interno, Londra vorrebbe dimezzare il «bottino» europeo, ma questo è il livello macroscopico. Su scala ridotta, nelle comunità costiere, la pesca ha rappresentato sia una tradizione familiare sia uno sbocco alla disoccupazione. Non solo sull’isola: il veto di Macron è anche a fini elettorali, ha bisogno dei voti di quelle enclave regionali per la riconferma nel 2022. Specularmente, Johnson vede i laburisti avvicinarsi nei sondaggi e il suo esecutivo arma la guardia costiera per difendere i banchi ittici, mentre filtrano rumors semiseri sullo studio di un sistema di correnti e barriere per impedire al pesce, che ignora tanto la geopolitica quanto il casus belli che ha innescato, di sconfinare

https://www.google.com/amp/s/www.linkiesta.it/2020/12/e-scaduto-lultimatum-del-parlamento-europeo-ma-il-negoziato-post-brexit-e-ancora-appeso-alla-pesca/amp/

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19 minuti fa, Arka dice:

sono per le trattative ad oltranza

Ero anch'io di questa idea, ma ormai sono mesi che le trattative sono in stallo.

Bisogna evitare l'eventuale furberia di un accordo dell'ultimo minuto:

1- non facciamo diventare il biondo un eroe salvatore della patria, capace di trattare e vincere;

2- evitiamo accordi al ribasso;

3- perché aiutare l'economia e la politica britannica a sopravvivere per qualche anno in più, invece che di farla cadere o al meno inciampare subito, cosicché la Scozia (e forse Irlanda del Nord) possa essere facilitata per ottenere l'indipendenza ? Anzi se ci fosse un accordo bisognerebbe aggiungere anche delle clausole relative ad un referendum sull'indipendenza di Scozia, Galles e Irlanda del Nord: in quanto l'UE dovrebbe tutelare le libertà fondamentali di questi popoli all'autodeterminazione.

Pare strano, tuttavia in questo modo potremmo consentire un ritorno in seno all'Unione di popoli che non volevano uscirne ( vedi referendum brexit).

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D'accordissimo sul far ritornare nell'Unione tutti coloro che non volevano la Brexit, ma lascierei uno spiraglio anche per gli altri (molti pentiti...), finchè è possibile. E questo non credo che voglia dire abbassare le richieste...

Arka

Diligite iustitiam

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1 ora fa, Arka dice:

ma lascierei uno spiraglio anche per gli altri (molti pentiti...),

Mi dispiace dirlo e dare ragione a Boris e alla May, ma c'è stato un referendum e più 3 elezioni di cui 2 politiche.

Per attivare il freno d'emergenza di tempo e possibilità c'è n'è stato, ma da chi governa si intuisce che gli elettori inglesi e gallesi non ne abbiano fatto uso. Quindi sulla base delle continue conferme riterrei che gli Inglesi sono ancora della stessa opinione.

Si vedrà alle prossime legislative se qualcosa sarà cambiato in virtù dei danni .....

Ma non credo che si possa entrare ed uscire dall'UE come si fa in un negozio.

Anche perché in caso desiderino il rientro si dovrà riconcordare tutto e ci vorrà ancora altro tempo, perché non credo che potranno rientrare con gli stessi privilegi di prima. La Francia (ma anche altri) farà di tutto perché il figlio al prodigo non gli venga scontata la sua "sventatezza".

E questo lo sanno benissimo al di là della Manica, quindi Londra non farà parte dell'UE per parecchi anni.

Poi se a Bruxelles fossero intelligenti nell'accordo di divorzio avrebbero inserito obbligatoriamente una clausola di ripensato attivabile entro 5/6 anni in modo che qualora ci fosse interesse da parte britannica di fare ritorno, questo si sarebbe potuto attivare senza nuove grandi trattative.

Ma non credo che i francesi lo avrebbero concesso. Fatto sta che un periodo di ripensamento fuori UE sarebbe stato utile da apporre negli accordi di separazione.

Modificato da ARES III
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Ecco cosa ha detto una vera leader :

La first minister scozzese Nicola Sturgeon ha chiesto al premier britannico Boris Johnson di lavorare per un'estensione del periodo di transizione della Brexit per concentrare tutti gli sforzi del governo sulla variante del Covid.
    "E' adesso imperativo che il Primo Ministro cerchi un accordo per estendere il periodo di transizione della Brexit. Il nuovo ceppo di coronavirus - e le sue varie implicazioni - ci impone di affrontare una situazione profondamente grave e richiede la nostra attenzione al 100%. Sarebbe inconcepibile aggravarlo con la Brexit", ha scritto Sturgeon su Twitter. (ANSA).

https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/mondo/europa/2020/12/21/variante-gb-sturgeon-johnson-allunghi-transizione-brexit_def94f45-0bdf-47e6-90c8-736a5e260d8c.html

Tuttavia io personalmente subordinerei questa estensione alle clausole sopra da me citate.

Niente è gratuito nella vita!

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Il 21/12/2020 alle 09:53, ARES III dice:

 Anzi se ci fosse un accordo bisognerebbe aggiungere anche delle clausole relative ad un referendum sull'indipendenza di Scozia, Galles e Irlanda del Nord: in quanto l'UE dovrebbe tutelare le libertà fondamentali di questi popoli all'autodeterminazione.

Questa è pura fantascienza, in quanto almeno il governo attuale non ha nessuna intenzione di concedere il referendum d'indipendenza alla Scozia, come sia Sturgeon che noi (UE) sappiamo bene, ed è difficile pensare che anche il successore di BOGIO si spingerà a concederla facilmente. Se la dovranno conquistare a furia di pressioni e ricorsi ai tribunali, ma sarà un percorso duro. L'Irlanda del nord non ha bisogno di appoggi esterni in quanto secondo il trattato per la sistemazione della questione irlandese può indire il referendum senza autorizzazione del governo, e per come si stanno mettendo le cose penso che non aspetteranno molto a farlo. Quanto al Galles la voglia d'indipendenza è molto scarsa, anche contando gli indecisi.

 

Il 21/12/2020 alle 11:32, ARES III dice:

Mi dispiace dirlo e dare ragione a Boris e alla May, ma c'è stato un referendum e più 3 elezioni di cui 2 politiche.

Per attivare il freno d'emergenza di tempo e possibilità c'è n'è stato, ma da chi governa si intuisce che gli elettori inglesi e gallesi non ne abbiano fatto uso. Quindi sulla base delle continue conferme riterrei che gli Inglesi sono ancora della stessa opinione.

Che le opinioni sulla brexit sarebbero cambiate radicalmente durante il periodo d'uscita non era ragionevole pensarlo, ma adesso la faccenda è diversa in quanto gli effetti della genialata si vedranno in tutta la loro concretezza. Anche se devo dire che in questo periodo di perdita di senno dell'intero occidente sarà comunque difficile una svolta decisa in tempi brevi, anzi, i vari estremisti e affaristi anti-UE dentro e fuori la Gran Bretagna (e dentro e fuori l'UE) da gennaio si faranno in quattro per cercare di minimizzare l'accaduto e far credere che la Gran Bretagna, già dopo qualche settimana, si è ripresa dal colpo e marcia verso un futuro radioso nella sua ritrovata "sovranità". Prima che il colpo venga metabolizzato e che si cominci a pensare a ritorni in UE ne dovrà passare di acqua sotto i ponti, quindi secondo me non ha senso mettere clausole di ripensamento, almeno non con scadenze temporali di pochi anni.

Modificato da ART
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Il 15/12/2020 alle 13:07, ARES III dice:
Il 15/12/2020 alle 09:47, giulira dice:

rischia semplicemente di essere messa da parte e ignorata ben piu' di quanto avvenga ora.

 

Vorrei solo sottolineare che i veri cattivoni con l'Italia si vedranno ad Aprire / Maggio dopo le elezioni olandesi..... Vediamo poi se quelli tanto bravi e liberali poi approveranno in Parlamento il piano europeo di aiuti ?

Vi ricordate qualche giorno fa che ho scritto?

Adesso arriva il Bundesbank pensiero per dirimere le nebbie su chi ha realmente a cuore gli interessi dell'Italia:

"Una proposta della Banca centrale tedesca, prima “azionista” della Bce, che potrebbe minare il Recovery Fund e avere effetti dannosi su alcuni Paesi del Sud Europa, tra cui l’Italia, se prendesse quota. Nel suo ultimo rapporto mensile, gli esperti della Bundesbank hanno lanciato l’idea di applicare i controversi parametri di Maastricht su debito e deficit anche alle risorse che verranno distribuite da Bruxelles agli Stati membri con il Recovery Fund. La proposta viene motivata dall’esigenza di trasparenza nella contabilità nazionale, ma dietro non appare difficile intravedere l’approccio di un certo establishment tedesco da sempre allergico all’idea di contrarre debiti, tanto più se si tratta di debiti condivisi con gli altri Stati membri dell’Unione Europea, e soprattutto tradisce il desiderio di ritornare alle vecchie regole sulla disciplina di bilancio, ora sospese, quanto prima una volta superata l’emergenza pandemica.

Gli indicatori attuali “non mostrano il debito e i deficit” contratti a livello europeo “e quindi non sono adeguati”, si legge nel rapporto della Bundesbank. “Ciò comporta il rischio che queste passività sfuggano di vista” e “potrebbe aumentare l’incentivo a trasferire ulteriormente i prestiti a livello europeo”. Cosa vuol dire? L’Ue, com’è noto, ha approvato il Recovery Fund, il fondo da 750 miliardi per combattere la pandemia che verranno trovati da Bruxelles sui mercati attraverso le emissioni di debito comune. Il Recovery si divide in due quote, una di prestiti (360 miliardi) dall’Ue agli Stati membri, e una - soprattutto - di sussidi, per circa 390 miliardi. Questi ultimi, a differenza dei prestiti, sono sovvenzioni “a fondo perduto”, e non vanno perciò ad aumentare - nell’immediato - il livello di debito pubblico del Paese che ne beneficia. Tuttavia, secondo la Bundesbank, i deficit - per quanto condivisi - creano un onere futuro definito per gli Stati membri, dal momento che per ripagarli dovranno attingere al bilancio Ue e alle “risorse proprie”. Motivo per cui è “particolarmente importante”  tenerne conto nell’interpretazione degli indicatori nazionali.

Ecco quindi la proposta: quantificare il contributo nazionale al Recovery Fund e inserirlo nella contabilità nazionale dei Paesi membri. In questo modo, però, aumenterebbero certamente i livelli di deficit e debito, quei parametri di cui bisognerà tener conto quando il Patto di Stabilità sulla disciplina di bilancio ritornerà in vigore. Parametri, per altro, già oggetto di una revisione scientifica anche da parte delle istituzioni europee perché rivelatisi fallimentari e che, nel caso dell’Italia, hanno certamente contribuito a frenarne la crescita dopo la crisi finanziaria del 2009. Secondo le  norme del Recovery Fund, lamenta la Bundesbank, una volta ricevuti i sussidi Ue, gli indicatori nazionali non registreranno il debito aggiuntivo, ma fornirebbero una immagine distorta della contabilità nazionale di uno Stato. “Anche se gli indicatori nazionali sembreranno migliori, le finanze statali non saranno complessivamente migliori”, spiegano gli economisti della Banca centrale. 

Se passasse una proposta simile, è chiaro che verrebbe meno gran parte dell’utilità del Recovery Fund per determinati Paesi, quelli del Sud Europa gravati da debiti pubblici più elevati rispetto al Nord. Ed è altrettanto chiaro che condizionerebbe non poco l’accesso alle risorse europee. Secondo Achim Truger, membro “colomba” del Consiglio degli esperti economici della cancelliera Angela Merkel, con una simile idea “l’effetto espansivo desiderato del fondo e quindi le prospettive del suo successo macroeconomico si ridurrebbero notevolmente”, ha commentato via twitter.

D’altro canto, per far fronte ai debiti contratti dai Paesi contro la crisi pandemica, la Bce ha messo in campo il suo “bazooka” con l’obiettivo - finora raggiunto - di tenere sotto controllo i rendimenti dei titoli di Stato. Con il suo programma Pepp, Francoforte ha acquistato più di 700 miliardi di debito dell’Eurozona da marzo a oggi. Ma da un po’ di tempo la Bundesbank sta cercando di tirare il freno anche all’azione monetaria della Bce. Pochi giorni fa in un discorso all’Università Humboldt di Berlino il presidente Weidmann ha criticato le misure di politica monetaria per far fronte alla crisi del coronavirus adottate dal Consiglio direttivo della Bce il 10 dicembre scorso, con l’aumento e l’allungamento del suo programma di acquisto di titoli Pepp. Weidmann ha affermato che è “certo” di come “ultimamente” vi fosse “bisogno di un intervento di politica monetaria” da parte della Bce, tuttavia la quota di titoli in pancia all’istituto di Francoforte “non dovrebbe diventare troppo grande. Altrimenti, vi è il rischio che la politica monetaria acquisisca “un’influenza troppo dominante sul mercato e livelli le differenze nei premi di rischio dei titoli di Stato”. E questo, ha avvertito Weidmann “indebolisce ulteriormente la disciplina di mercato”. Perché è alle vecchie regole che bisogna ritornare: “Si deve stare attenti che le misure di politica monetaria di emergenza non diventino permanenti: devono essere ridimensionate dopo la crisi”.

https://m.huffingtonpost.it/entry/la-bundesbank-vuole-minare-il-recovery-fund-applicare-i-parametri-di-maastricht_it_5fe20146c5b6acb534546b78

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10 ore fa, ARES III dice:

Adesso arriva il Bundesbank pensiero per dirimere le nebbie su chi ha realmente a cuore gli interessi dell'Italia:

Il Bundesbank pensiero nazionalistoide lo conosciamo bene da un pezzo, ora sta alla politica e al vertice dalla BCE reagire, come già fatto in passato con Draghi. Sull'egregia sig.ra Merkel invece ci conto molto meno, ma (per fortuna di tutti, a partire dalla Germania stessa) sta arrivando la fine del suo mandato.

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La stampa di oggi parla di un possibile accordo in giornata. Dopo anni di polemiche e litigi son bastati pochi camionisti in rivolta a far accordare velocemente le parti... Mah...

Arka

Diligite iustitiam

Modificato da Arka
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Il nostro amico biondo ha avuto un assaggio del casino totale che si può formare anche solo nella logistica di base dopo la geniale idea di sganciare il paese dal sistema in cui era integrato da decenni, ma il livello di fanatismo eurofobo suo e di molti suoi colleghi è talmente elevato che secondo me ritiene furbo anche questo. Davanti a siffatto spettacolo gli avvoltoi ben si guardano dal cantare vittoria, ma secondo me già a partire dalla seconda settimana di gennaio cominceranno a saltar fuori coi loro: "Ecco, avete visto?? Non c'è stato nessun catastrofico crollo , anzi, il PIL britannico sta già cominciando a schizzare verso l'alto!"

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