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Brexit


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Ma la Merkel tende la mano alla May ....... sento puzza di accordo sottobanco ....... (forse a causa delle pressioni delle varie aziende tedesche e non ultime quelle automobilistiche) ......o forse è nata una nuova coppia ? Chissà ..... certo che entrambe hanno ormai i giorni contati per la loro carriera politica.

Le scelte reali sono veramente poche:

1- uscire senza accordo

2- o non uscire.

Basta. Se lo mettano in testa. Le possibilità e il tempo sono agli sgoccioli e non stiamo giocando a poker dove si può anche bluffare.

Shakespeare riproporrebbe così il dubbio amletico : "To leave or not to leave" .

Se la May vorrebbe lavarsi le mani e rimanere in sella l'unica scelta sensata sarebbe lasciare l'ultima parola ai cittadini chiedendo loro se vogliono uscire con l'accordo fatto con l'UE oppure rimanere nell'UE.  Questa nuovo referendum, per me, le darebbe la forza, in caso di vittoria del Leave di imporre obtorto collo al Parlamento di votare il suo accordo.  Nessun parlamentare sano di mente potrebbe rifiutarsi di eseguire la volontà popolare espressa due volte (su questo comunque la May ha giocato ieri sera, dicendo che una specie di secondo referendum contro la Brexit c'è stato, alludendo alle ultime elezioni legislative nelle quali l'unico partito dichiaratamente anti-Brexit dell'England è quello Liberale che ha ottenuto solo 11 seggi, senza parlare poi dello SNP che tuttavia nella Scozia ha prevalso, quindi il Prime M. ha evidenziato che il popolo britannico ha comunque deciso di confermare la scelta del referendum scegliendo in maggioranza partiti che desiderano portare a termine l'uscita dall'Unione).

Ma come si può pensare di uscire dall'UE se non si neppure capaci di mettersi d'accordo all'interno del proprio partito ? O forse è tutta una commedia volta a costringere l'Unione ad ulteriori concessioni ?

 

 

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4 ore fa, ARES III dice:

 (su questo comunque la May ha giocato ieri sera, dicendo che una specie di secondo referendum contro la Brexit c'è stato, alludendo alle ultime elezioni legislative nelle quali l'unico partito dichiaratamente anti-Brexit dell'England è quello Liberale che ha ottenuto solo 11 seggi, senza parlare poi dello SNP che tuttavia nella Scozia ha prevalso, quindi il Prime M. ha evidenziato che il popolo britannico ha comunque deciso di confermare la scelta del referendum scegliendo in maggioranza partiti che desiderano portare a termine l'uscita dall'Unione).

Mi sa tanto che l'egregio Prime M. non si rende ancora pienamente conto dell'immenso casino in cui ha ficcato la Gran Bretagna e si è andata a ficcare pure lei.

 

4 ore fa, ARES III dice:

O forse è tutta una commedia volta a costringere l'Unione ad ulteriori concessioni ?

Ulteriori concessioni non ci saranno (al massimo un rinvio della data formale d'uscita), quindi se davvero pensa una cosa simile dev'essersi bevuta il cervello per lo stress.

___________________

Che sarebbe andata a finire come a questo punto era fin troppo facile da prevedere fin dal 2016, adesso si aprono i veri giochi.

Sta alla Gran Bretagna avere la forza di tirarsi (e tiraci tutti) fuori da questo casino ripetendo il referendum: le condizioni ci sono, perchè oltre ai pentiti della brexit è maggioritaria anche la parte di popolazione che lo vuole. Non sarà comunque facile, perchè non si può fare affidamento su Corbyn: da sempre oppositore per ideologia all'appartenenza della GB all'UE, ha in mente di approfittare della situazione andando ad elezioni e in caso di vittoria di portare lo stesso il paese fuori dall'UE addossando la colpa del disastro ai Tories.

Modificato da ART
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La telenovela sta diventando noiosa ormai, io non penso che ci saranno grandi sorprese. Non da li almeno, forse dalle elezioni europee dove peraltro i britannici non dovrebbero partecipare.

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Awards

Sentite questa proposta che a prima vista è pazzesca ma pensandoci su .......

Brexit, l'ipotesi: "Fuori dall'Ue solo Inghilterra e Galles"

Mentre crescono le possibilità di non raggiungere un accordo con Bruxelles per il 29 marzo, dalle colonne del Guardian giunge una singolare proposta per aggirare la Brexit: consentire la fuoriuscita dall'Ue solo ai territori del Regno Unito che votarono in maggioranza per il leave, cioè Inghilterra e Galles

La strada per la Brexit si sta facendo sempre più tortuosa. Dopo che martedì scorso la Camera dei Comuni ha bocciato il protocollo d'intesa con l'Ue la possibilità di arrivare al 29 marzo senza un accordo è ora pericolosamente concreta.

Dalle colonne del quotidiano britannico The Guardian arriva però una proposta tanto bizzarra quanto suggestiva, che potrebbe garantire il futuro del Regno Unito facendo leva proprio sulla sua unità territoriale. In un editoriale pubblicato questo giovedì la sociologa Kim Lane Scheppele, docente di affari internazionali all'Università di Princeton, ha infatti ventilato l'ipotesi di una Brexit a metà, consentendo per ognuna delle quattro nazioni costituenti del Regno Unito - che sono Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord - di poter decidere la loro appartenenza o meno all'Unione europea in base ai risultati del referendum tenutosi il 23 giugno 2016. Secondo queste modalità, il governo di Londra potrebbe permettere a Scozia e all'Irlanda del Nord di rimanere all'interno dell'Ue, ereditando di conseguenza tutte le normative comunitarie a cui aderisce oggi il Regno Unito, e lasciare allo stesso tempo che Inghilterra e Galles - cioè le due nazioni in cui prevalsero i voti per il leave - di abbandonare l'Unione rispettando così la volontà degli elettori.

Secondo la professoressa Scheppele infatti, imporre la fuoriuscita dall'Ue a quei territori dove vinse invece il remain - per l'appunto Scozia e Irlanda del Nord - potrebbe portare a pericolose conseguenze in merito ai rapporti tra questi ed il governo di Londra, andando da un lato a fomentare le spinte indipendentiste in Scozia e dall'altro a riaccendere le tensioni etnico-religiose nell'Ulster tra gli unionisti britannici e i nazionalisti irlandesi. Al contrario, nello scenario proposto, avere metà Regno Unito ancora dentro i confini dell'Unione europea garantirebbe non solo una maggiore tenuta dello stato, ma permetterebbe alla metà che vuole andarsene di poter negoziare un accordo più conveniente con Bruxelles, sfruttando lo status - previsto dai trattati - di territorio speciale dell'Unione europea.

 

Questo particolare status giuridico consente di regolare i rapporti tra l'Ue e quei territori, appartenenti agli stati membri, che per ragioni geografiche, storiche o politiche non possono o non vogliono attenersi alla totalità delle norme comunitarie. Tra questi territori speciali figurano ad esempio i possedimenti d'oltremare di Francia e Regno Unito, le exclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla o i comuni italiani di Campione d'Italia e Livigno, questi ultimi esclusi dall'area Iva e dall'Unione Doganale. Per ognuna di queste regioni, l'Ue ha pertanto elaborato degli accordi in modo da stabilire quali regolamenti europei far recepire e quali invece no, tenendo tuttavia sempre presente la condizione per cui il territorio in questione debba essere legalmente parte di uno stato membro dell'Unione, il quale in queste situazioni funge da intermediario per i processi diplomatici. In merito alla proposta della Brexit a metà esiste peraltro un unico precedente a cui poter far riferimento e cioè quello della Groenlandia, che nel 1985 decise tramite referendum di abbandonare l'allora Comunità economica europea pur continuando ad esser parte di uno stato membro, il Regno di Danimarca.

Nell'ipotetico caso di una fuoriuscita di Inghilterra e Galles, la professoressa Scheppele suggerisce inoltre la possibilità di adottare accordi simili a quelli che sono già in vigore per l'Isola di Man e l'Isola di Guernsey, territori non facenti parte del Regno Unito ma classificati come possedimenti diretti della Corona britannica, e pertanto soggetti a regimi legislativi particolari con l'Ue. L'isola di Man ha infatti sottoscritto un accordo di libero scambio commerciale con l'Unione senza però sottostare al diritto comunitario, mentre a Guernsey, dove è in vigore un accordo di libero scambio di beni e servizi, non è consentita la libera circolazione dei cittadini comunitari. In una situazione del genere il Regno Unito potrebbe agire bloccando unilateralmente - come recentemente stabilito dalla Corte di Giustizia Europea - l'articolo 50 dei Trattati sull'Unione europea, vale a dire la norma che permette la fuoriuscita dall'Ue di uno stato membro, e rinegoziare così questa nuova Brexit senza più il campanello d'allarme del 29 marzo 2019.

Tuttavia, per fare questo, il Regno Unito dovrebbe implementare delle profonde modifiche all'assetto istituzionale dello Stato, volte a promuovere un altissimo decentramento dei poteri nei confronti delle nazioni costitutive. Westminster dovrebbe infatti conferire ad Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord il potere di stipulare accordi internazionali a proprio nome, devolvendogli inoltre le materie disciplinate dal diritto comunitario in modo da poterle meglio armonizzare con i rispettivi sistemi giuridici. Una soluzione che se da un lato troverebbe il pieno appoggio dei parlamenti locali, raffreddando in questo modo i bollenti spiriti degli indipendentisti - dall'altro si scontrerebbe con l'assenza di un vero e proprio parlamento inglese, più volte proposto negli ultimi vent'anni ma mai istituito, dato che l'Inghilterra è sempre stata amministrata direttamente dal parlamento statale del Regno Unito.

La proposta della Brexit a metà risolverebbe anche la disputa sul confine nordirlandese - uno dei punti di maggiore scontro dell'accordo con Bruxelles - in quanto sia l'Irlanda del Nord che l'Irlanda si troverebbero all'interno dell'Unione europea, spostando quindi le questioni doganali al meno problematico confine tra Inghilterra e Scozia. Dal lato economico inoltre, le aziende che in questi ultimi due anni hanno abbandonato il Regno Unito potrebbero ritornare stabilendo la loro sede legale nei territori britannici comunitari e mantenendo contemporaneamente i loro uffici londinesi. Sarebbe paradossalmente persino più semplice, per Inghilterra e Galles, rientrare in futuro nell'Unione nel caso volessero, dato che gli accordi speciali stipulati al momento dell'uscita verrebbero semplicemente trasferiti all'interno delle legislazioni già in vigore per la parte Ue del Regno Unito.

Insomma, attraverso questa Brexit a metà il Regno Unito avrebbe nelle mani una situazione win-win in cui verrebbe rispettato il volere degli elettori da entrambe le parti, senza per questo incrinare troppo i rapporti con l'Unione europea e salvando così la capra di Londra e i cavoli di Bruxelles.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/brexit-lipotesi-guardian-fuori-dallue-solo-inghilterra-e-1631403.html

L'idea molto creativa è però un po' surreale ed in più spinge verso una specie abnorme di cherry picking , in quanto non si limita solo alla scelta delle norme più vantaggiose ma addirittura si giunge a scegliere anche su quale porzione di territorio applicarle. Ma allora uno si chiede: non c'è ancora qualcosina che possiamo concedergli, come ad esempio il controllo sulle nostre finanze ?

 

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I casi della Groenlandia e delle dipendenze UK sono diversi: quelli attualmente sono territori di stati UE che non fanno parte dell'Unione ma ne sono comunque legati indirettamente attraverso le rispettive metropoli, mentre non esistono nè sono mai esistiti territori di paesi non UE che fanno lo stesso parte dell'Unione. Sarebbe impossibile a meno che questi territori accettino di non essere rappresentati nel Consiglio europeo (e quindi di non avere voce in capitolo nelle scelte strategiche dell'UE e sull'UE pur facendone parte), o a meno che come dice l'articolo il governo britannico non gli dia un'autonomia tale da poter avere una rappresentanza propria all'interno dell'UE, quindi più in generale una forma di rappresentanza internazionale autonoma. Fantasia pura stando alle linee del governo, anche perchè la cosa sarebbe facilmente vista come un aiuto alle aspirazioni secessioniste.

 

"Insomma, attraverso questa Brexit a metà il Regno Unito avrebbe nelle mani una situazione win-win in cui verrebbe rispettato il volere degli elettori da entrambe le parti, senza per questo incrinare troppo i rapporti con l'Unione europea e salvando così la capra di Londra e i cavoli di Bruxelles."

A me invece sembra un pastrocchio assurdo che accontenterebbe chi sappiamo ancora meglio: il grosso (Gran Bretagna) fuori ma altre situazioni grottesche da gestire per l'UE e il Regno Unito stesso.

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  • 1 mese dopo...

E siamo arrivati a marzo. A me fa molta impressione che a 28 giorni di distanza dalla Brexit non si sappia ancora nulla, tranne l'arrivo di una tempesta.

Arka

Diligite iustitiam

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Eh no eh ! Io non voglio piu' vedere la faccia da pirla di Farage nel parlamento europeo. Che se lo tengano loro visto che l'hanno votato in massa.

Gli inglesi non possono partecipare alle prossime europee, per nessun motivo. Se no e' veramente una presa in giro.

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Awards

  • 3 settimane dopo...
  • 1 mese dopo...

@Arka le varie cassandre del malaugurio avevano già previsto tutto ciò, basta guardare i vecchi post per averne conferma.

Anch'io ero molto interessato alla tematica, però dopo quelle oscenità alla Camera dei Comuni dove hanno votato su tutto senza mai trovare uno straccio di maggioranza, mi ha fatto capire che questa è una pagliacciata di dimensioni colossali tali che rimarranno impresse nella memoria della storia, per di più fatta sulla pelle dei Popoli Europei e di quelli dello UK.

In Italia di cose pazzesche se ne sono viste in Parlamento, ma mai come quelle avvenute a Londra. Stanno veramente esagerando.

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Condivido in pieno il pensiero di @ARES III se fosse successo un fatto del genere in Italia, saremmo stati lo zimbello di tutti, soprattutto con autocritica da parte di noi italiani...... ma agli inglesi tutto è permesso.

Saluti

TIBERIVS

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E quello che mi fa più rabbia è che tutto questo miasma è frutto , non tanto di una decisione seppur puerile o poco informata dei popoli dello UK ma SEMPRE E COMUNQUE LEGITTIMA, piuttosto dell'incapacità e del tornaconto personale e politico dei signori che siedono alla Camera.

C'è una maggioranza politica alla Camera ma non c'è una maggioranza sulla questione più cruciale degli ultimi 40-50 anni ? Ciò significa solo due cose:

1- o non c'è una VERA maggioranza e quindi non c'è un Governo realmente capace di condurre il Paese;

2- o i deputati dei vari partiti non sono capaci di compattarsi ed avere delle idee comuni, quindi questi partiti non esistono più realmente ma solo fittiziamente su questioni secondarie e di tornaconto.

Quando si parlava dell'Italietta con i suoi giochi di palazzo, delle elezioni parlamentari a cadenza annuale, dell'ormai semi-sconosciuto Pentapartito  ……………….. c'erano sempre i franco-britannici con la puzza sotto il naso a giudicarci. Ed ora chi è l'inaffidabile?

Poi ciò che trovo ancora più deludente, non è la povera May con la sua incapacità e tanta voglia di fare, ma piuttosto il cinico e calcolatore Corbyn che un giorno dice di voler uscire, poi fa intravedere la possibilità di un secondo referendum, e poi ancora lo nega . Bella coerenza.

Spero ora di cuore che la Scozia riesca finalmente ad essere indipendente e forse un giorno a tornare nell'UE.

  • Grazie 1
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Uno dei motivi, se non il più importante, per cui la Scozia ha votato contro la separazione dal Regno Unito nel precedente referendum era che sarebbe stata immediatamente esclusa dall'Unione Europea. Ora credo che voteranno diversamente e spero che l'Unione li accolga velocemente. E spero che adottino l'euro.

Arka

Diligite iustitiam

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Proprio nel mio post #740 ironizzavo  sulla tempistica del referendum scozzese con delle vignette provenienti dalla nostra sobria Albione che ripropongo:

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6 ore fa, ARES III dice:

Quando si parlava dell'Italietta con i suoi giochi di palazzo, delle elezioni parlamentari a cadenza annuale, dell'ormai semi-sconosciuto Pentapartito  ……………….. c'erano sempre i franco-britannici con la puzza sotto il naso a giudicarci. Ed ora chi è l'inaffidabile?

Non è questione di franco-britannici, franco-tedeschi o tedesco-britannici con la puzza sotto il naso: è l'intera Europa che sta perdendo pericolosamente il senno, a prescindere da quale coglionata facciano l'uno o l'altro.

Certo UK, Francia e Germania per vari motivi hanno una credibilità internazionale ben superiore alla nostra da giocarsi (che non è infinita, ovviamente), ma questi sono poco più che dettagli: il fatto davvero preoccupante è che, chi più chi meno, ognuno a modo suo, "nel pallone" ci stiamo finendo tutti quanti. E di reazioni serie al problema per ora se ne vedono ben poche.

Modificato da ART
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Ecco, la brexit, che  inizia a tornare indietro come un boomerang sulle teste dei politici poco lungimiranti (e penso che questo è solo l'inizio):

 

"Brexit, alle amministrative lo stallo punisce Tory e Labour

Lo scenario potrebbe ripetersi alle Europee, a meno che governo e Parlamento non trovino un’intesa sull’uscita soft in tempi strettissimi

Male i Conservatori di Theresa May, non bene i Laburisti di Jeremy Corbyn: il voto locale parziale svoltosi giovedì nel Regno Unito punisce sullo sfondo dello stallo sulla Brexit entrambi i grandi partiti d’oltreManica, incapaci - pur con gradi assai diversi di responsabilità - di venirne finora a capo. E minaccia di ripetersi in peggio alle Europee di fine mese se governo e opposizione non riusciranno a trovare un accordo in extremis per chiudere la partita di una qualche uscita soft dall’Ue a tre anni dal referendum del 2016.

Il quadro d’insieme - si è andati alle urne per rinnovare 248 consigli locali e sei sindaci dell’Inghilterra profonda (escluse Londra e altre grandi città), nonché le 11 amministrazioni dell’Irlanda del Nord - è limitato e condizionato ovviamente da fattori locali. E tuttavia appare indicativo ad analisti come John Curtice, guru dei sondaggi in casa Bbc, di un sentimento di protesta contro le due forze storicamente dominanti del Paese e di un loro indebolimento complessivo in questa fase a vantaggio di partiti minori e di indipendenti vari. Il risultato rispecchia le previsioni più nere della vigilia per il Partito Conservatore, che perde ben più di mille consiglieri comunali e circoscrizionali dei 5500 che aveva, oltre a diverse decine dei 163 consigli di cui deteneva il controllo. Mentre cancella le speranze di guadagno del Labour che, anzi, vede ridursi di circa 80 unità la pattuglia dei suoi 2200 eletti di partenza.

Le buone notizie di giornata arrivano invece per i LibDem del veterano Vince Cable (già dimissionario), che raddoppiano il loro bottino toccando il picco dal 2003, e in misura minore per i Verdi. Mentre gli euroscettici dell’Ukip - orfani del leader storico Nigel Farage e ormai confinati all’estrema destra - cedono ancora rispetto del 2015, ma recuperano sul 2017.

A pagare sembra essere in effetti la fermezza sul dossier Brexit, in un senso o nell’altro (a favore l’Ukip; decisamente contro e con la chiara invocazione di un referendum bis sia i Libdem sia a Verdi). Una chiarezza che contrasta con le divisioni interne alla parrocchia Tory e il fallimento prolungato del governo May in materia. Come pure con le ambiguità attribuite alla leadership di Corbyn nel Labour, impegnato a tenersi in equilibrio fra le istanze contrapposte del suo elettorato - pro Remain per circa due terzi, pro Leave per un terzo (ma anche di più nelle zone rurali in cui si è votato ieri) - con una sorta di linea mediana che rischia di scontentare gli uni e gli altri. L’urgenza di May e Corbyn, indicata da alcuni analisti, appare a questo punto quella di cercare l’intesa per mettersi alle spalle la questione Brexit. Intesa peraltro problematica, in mancanza di un compromesso per annacquare il divorzio da Bruxelles con la permanenza di Londra nell’unione doganale.

Parlando in Scozia, la premier ha interpretato in effetti il messaggio degli elettori come una spinta a fare presto nel portare a compimento l’uscita dall’Ue con l’ok del Parlamento di Westminster. Ma il tempo per arrivare al traguardo in tempo utile per evitare le Europee sta scadendo. E il voto per Strasburgo potrebbe avere sull’isola la forza di un cataclisma vero, con la presenza ai nastri anche di partiti monotematici assenti ieri. Come Change Uk, sul fronte filo Ue, ma soprattutto come il nuovo Brexit Party di Farage, accreditato ora da un sondaggio YouGov di un trionfale 30% di suffragi potenziali in grado di schiantare letteralmente i Tories e non solo. Scatenando poi chissà quale onda anomala."

https://www.lastampa.it/2019/05/03/esteri/brexit-alle-amministrative-lo-stallo-punisce-tory-e-labour-Fy6TFCkhSdVZX9x6z7FXmN/pagina.html

 

 

 

 

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  • 2 settimane dopo...

Ultima puntata/aggiornamenti della peggior soap britannica di sempre:

"Brexit, Corbyn chiude i negoziati con May

Il leader dell’opposizione: governo debole, trattative finite. La premier: colpa loro. E Farage vola nei sondaggi

Sono andate avanti per quasi due mesi ma alla fine le trattative tra conservatori e laburisti sulla Brexit sono fallite miseramente. Così quasi tre anni dopo il referendum del giugno 2016 non è ancora chiaro come, quando e addirittura se Londra lascerà davvero l’Unione, con il termine ultimo per l’uscita che è stato spostato al 31 ottobre.

 

Ieri mattina Jeremy Corbyn ha scritto una lettera alla premier Theresa May affermando che i negoziati sono stati «costruttivi» e condotti in «buona fede», ma che sono arrivati a conclusione perché anche se «vi sono alcune aree in cui è stato possibile raggiungere un compromesso, non siamo stati in grado di colmare importanti lacune politiche tra di noi».

Unione doganale

Il punto che da mesi sta bloccando ogni progresso verso un eventuale accordo sul divorzio dall’Ue è sempre lo stesso: la partecipazione del Regno Unito all’unione doganale. Il Labour la voleva permanente, i Tory limitata nel tempo. Questioni tecniche a parte i due leader si sono puntati il dito contro a vicenda. Per la premier le discussioni sono fallite a causa delle divisioni interne al Labour. «Non siamo riusciti a superare il fatto che il Labour è diviso tra chi vuole la Brexit e chi invece un secondo referendum per evitarla». Per Corbyn il punto cruciale che ha fatto saltare il tavolo invece sarebbe stata «la crescente debolezza e instabilità del governo», che «significa che non ci si può fidare che sarà garantito tutto ciò che potrebbe essere concordato».

Uscita di scena

Il Labour ha lasciato i negoziati proprio il giorno dopo che May ha accettato di concordare la timeline per le sue dimissioni e l’elezione di un successore dopo il voto sulla Brexit. E questo successore potrebbe essere il duro Boris Johnson, che ha annunciato ufficialmente la sua intenzione di partecipare alla competizione, e che difficilmente in caso di vittoria manterrebbe eventuali accordi raggiunti con il Labour.

Il governo è intenzionato a portare per una quarta volta il disegno di legge sul ritiro dalla Ue a partire dal 3 giugno, anche se leggermente modificato in base ad alcuni spunti provenienti dalle discussioni con l’opposizione, per provare ad allargare la base dei consensi in Parlamento. Se verrà di nuovo bocciato May dovrebbe lasciare immediatamente.

L’alfiere del no deal

A trarre il maggior vantaggio da questa situazione di continuo caos e incertezza sarà Nigel Farage, l’uomo per cui l’accordo migliore è il No Deal e che vuole dare un calcio ai partiti tradizionali. Il suo Brexit Party è destinato a uscire trionfatore dalle future elezioni europee del 23 maggio. Il «Telegraph» lo dà al 29%, un sondaggio di YouGov per il «Times» addirittura al 35%, un risultato molto migliore anche del 26,6% con cui l’altra creatura di Farage, lo Ukip, arrivò primo alle europee del 2014. Farage sta girando il Paese con il suo Brexit bus che viene sempre accolto da sostenitori acclamanti, ma anche contestatori. E se il Labour regge, dato tra il 15 e il 21%, sono i Tory quelli che usciranno con ogni probabilità umiliati dalla consultazione elettorale visto che potrebbero non arrivare nemmeno al 10% dei voti.

A polarizzare i consensi dei Remainers saranno invece Liberali e Verdi, dati i primi al 19 e i secondi al 10%."

https://www.lastampa.it/2019/05/18/esteri/brexit-corbyn-chiude-i-negoziati-con-may-6jgBVfJeHP8hXEU56pdasK/pagina.html

Cosa farà allora la nostra (tanto per dire) eroina May nella prossima puntata? Si alleerà con gli europeisti o con i sovranisti ?

E lo scaltro Corbyn dove si getterà ? Ma quel che è più avvincente è il ritorno in pompa magna della guest star Farange che avevamo momentaneamente perso di vista 20 puntate fa ?  Riuscirà finalmente a togliersi dall….Europa ? Tutto questo ed altro ancora solo su Brexit , la soap britannica di peggior successo degli ultimi 100 anni.

 

 

 
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