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Controrostro dalla Libia.

 

 

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Voci non controllate riferiscono che il numero degli elmi recuperati superi le trenta unità...

 

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" non c' era un attimo da perdere : ecco che nave picchia contro nave col rostro " .

Così nella tragedia ' I Persiani ' di Eschilo ( 525-456 a.C. ) in Persia, il messaggero, dice alla madre di Serse dell' inizio della battaglia navale di Salamina .

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Da Phaselis, unica città greca nella Licia, votata al mare commercialmente e piratescamente, uno statere di alta epoca ( 530-500 a.C. ) , con al diritto una prora di nave che raffigura una protome di cinghiale il cui grugno ne costituisce il rostro . 

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  • 2 settimane dopo...
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Il 26/8/2022 alle 12:15, Adelchi66 dice:

Rostro di Acqualadrone III sec a.C ,ME  (2008),secondo me il più elegante , decorato da una spada dritta compresa tra due machaira :

 

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Oggi , dopo molti anni,ho rivisitato il museo di Campli TE e tra le altre cose mi ha molto colpito una spada di VII sec.a.C molto ben conservata.

Si tratta di una tipologia detta "tipo Capestrano" essendo presente in rilievo nella panoplia del famoso uomo di Capestrano, capolavoro della statuaria italica.

Tra l'altro quelle presenti (due) nella tomba 69 di Campovalano ,sono le uniche di questo tipo nella necropoli.

Il corredo presenta un certo conservatorismo nei materiali,avendo ancora al suo interno ciò che resta di un carro da guerra ormai caduti in disuso in quel periodo,ma che non ha impedito al proprietario ,forse un "re" ,di utilizzare quella che a quel tempo era una delle armi tecnologicamente più avanzate ,infatti nel resto dei corredi sono attestate solo spade "ad antenne" sicuramente più arcaiche.

 

È perfettamente identica alla spada centrale tra quelle rappresentate sul rostro di Acqualadrone . La mia domanda è come mai su di un rostro di III sec.aC si è voluto ritrarre una tipologia di spada di cinquecento anni più antica?

Forse che tale forma ormai obsoleta era comunque entrata nell'iconografia militare come rappresentativa dell' epos guerriero mitico?

 

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Il 26/8/2022 alle 12:15, Adelchi66 dice:

 

 

 

 

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  • 2 mesi dopo...
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Il 15/9/2022 alle 13:20, Adelchi66 dice:

È perfettamente identica alla spada centrale tra quelle rappresentate sul rostro di Acqualadrone . La mia domanda è come mai su di un rostro di III sec.aC si è voluto ritrarre una tipologia di spada di cinquecento anni più antica?

Forse che tale forma ormai obsoleta era comunque entrata nell'iconografia militare come rappresentativa dell' epos guerriero mitico?

ecco... ti sei dato la risposta da solo.
Un po' come la personificazione di Roma nelle monete di Costantino o quelle ostrogote riporta una raffigurazione di tipo "classico".

La moneta della fondazione di Roma

Ancient Coins - Ostrogoths, Athalaric Æ 20 Nummi. Municipal coinage of Rome, AD 526-534.

Ma c'è anche un motivo molto pratico: conformare la spada raffigurata sul rostro alla forma del rostro stesso. Infatti sopra e sotto sono mostrate due spade ad un solo taglio con la lama ingrossata atte a combattere tramite fendenti proprio per conformare la decorazione alla forma del rostro

 

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Il 12/5/2016 alle 21:04, adelchi dice:

Leggendo il servizio di archeologia viva sul ritrovamento di numerosi rostri nel mare delle Egadi mi è sorto un dubbio:come mai se la battaglia è stata vinta dai romani(come sottolineano enfaticamente molti autori latini) degli undici "rostra"recuperati sette sono romani e uno solo punico?(l'appartenenza si è potuta stabilire in base alle iscrizioni su di essi incise)

Proprio il ritrovamento e lo studio di tutti questi rostra hanno portato a ipotesi del loro utilizzo.
Innanzitutto erano disposti al pelo dell'acqua e quindi servivano per andare a colpire le navi in corrispondenza della linea di galleggiamento nella cosiddetta opera viva. L'analisi dei danni su rostra ha mostrato che erano presenti segni importanti di colpi sui lati il che fa supporre che lo speronamento non avvenisse pependicolarmente alla nave attaccata come ci han sempre fatto vedere i disegni sui libri o i film in costume, bensì in diagonale.
Questo per massimizzare l'efficacia del colpo che non praticava solo un foro ma, grazie all'abbrivvio dell'imbarcazione, o la somma vettoriale degli abbrivi qualora le untà stessero procedendo in direzioni contrarie, sfondava una pare maggiore dell'opera viva creando una falla più importante. Effetto Titanic, per intenderci.
Inoltre, e qui la novità, è stato quanto meno ipotizzato, se non effetivamente provato che questi rostra erano prevalentemente monouso. Nel senso che rimanevano conficcati nella nave avversaria e, col loro peso di circa 250/300 Kg facilitavano lo sbandamento dell'imbarcazione colpita permettendo l'afflusso dell'acqua ed il conseguente affondamento.
Consideriamo, poi, che la composizione della flotta cataginese in tale occasione presentava un folto gruppo di navi onerarie che portavano rifornimenti alle truppe assediate ad Erice.
Ecco il perché di un maggior numero di rostra romani ritrovati. E chissà quanti ce ne sono ancora nascosti.

Vorrei inoltre sottolineare il fatto, meraviglioso, del sito di posta della flotta romana sotto Capo Grosso a Levanzo dove si trovano ancora i ceppi delle ancore che sono stati abbandonati per una partenza immediata e per sfruppare la possibilità diportarsi immediatamente in assetto di navigazione portante col vento che veniva da W.
Pare di vedere la scena se ci si pensa....

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Il 13/5/2016 alle 20:43, balkan dice:

Vado a memoria ma nell'articolo non venivano tratte conclusioni su queste cose. Interessante invece l'appunto sui rostri romani approntati sotto la responsabilità di consoli che li firmavano anche

 

In realtà I rostri punici riportavano delle iscrizioni alle varie divinità o delle invettive contro il nemico. Quelli romani c'erano sia delle raffigurazioni ma le indicazioni dei sponsores (i finanziatori) dell'unità. Per mettere in acqua, infatti, una flotta di duecento quinqueremi complete di equipaggio, venne fatta una sottoscrizione di cittadini (forse forzosa). I finanziatori non fecero della beneficenza allo stato: alla fine della guerra sarebbero stati risarciti rivalendosi sul bottino.
«L'impresa fu, essenzialmente, una lotta per la vita. Nell'erario, infatti, non c'erano più risorse per sostenere quanto si erano proposti.» (Polibio, Storie, I, 59, 6,)

Modificato da Vel Saties

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Inoltre bisogna fare una cosa che non è mai stata citata in questo bellissimo topic:
scrivere un grande ricordo e dare un enorme merito al lavoro appassionato di Sebastiano Tusa, l'archeologo-assessore morto il 10 marzo 2019 nella tragedia del Boeing 737 Max, che ha permesso di riscrivere l'epilogo della prima guerra punica.
"Eravamo abituati a pensare che la Battaglia delle Egadi fosse stata combattuta a Cala Rossa, a Favignana — spiega Valeria Li Vigni, che oltre a essere la soprintendente del Mare è anche la vedova di Tusa — Attraverso lo studio delle fonti e attraverso la documentazione raccolta dai pescatori si ottenne invece la certezza che la presenza di innumerevoli ancore lasciate sul fondo a Cala Minnola, a Levanzo, fosse la testimonianza di un appostamento per colpire di sorpresa le truppe cartaginesi". Ne è venuto fuori un tesoro mozzafiato: fino a pochi anni fa i rostri di epoca punica rinvenuti in tutto il mondo si contavano sulle dita di una mano, da allora ne sono stati trovati 25 solo fra le Egadi e il resto del mare siciliano.
 

Aereo caduto Etiopia, tra le vittime Sebastiano Tusa, assessore Regione  Sicilia e archeologo

https://video.repubblica.it/edizione/palermo/trovati-nel-mare-delle-egadi-25-rostri-riscriviamo-l-epilogo-della-prima-guerra-punica/400864/401574

 


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Per ironia della sorte Sebastiano Tusa è morto il 10 marzo 2019. Nello stesso giorno, il 10 marzo ma, stavolta, del 241 a.C. si combatté la battaglia delle Egadi


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Interessante @Vel Saties l' ipotesi di rostri ' a perdere ' e dunque da rimpiazzare, che nel caso richiederebbero anche una particolare ingegneria costruttiva almeno della prua della nave .

La bella moneta in post 55 da Phaselis, propone una prua con una architettura disegnata ad inglobarvi il rostro come grugno di un cinghiale e dunque probabilmente forse solo sostituibile in caso di danneggiamento dopo manovre di speronamento .

 

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2 minuti fa, VALTERI dice:

Interessante @Vel Saties l' ipotesi di rostri ' a perdere ' e dunque da rimpiazzare, che nel caso richiederebbero anche una particolare ingegneria costruttiva almeno della prua della nave .

La bella moneta in post 55 da Phaselis, propone una prua con una architettura disegnata ad inglobarvi il rostro come grugno di un cinghiale e dunque probabilmente forse solo sostituibile in caso di danneggiamento dopo manovre di speronamento .

In realtà, l'affondamento di un vascello era un evento raro, tanto che Tucidide Un bel po' prima dei nostri fatti riferisce sempre di navi poste fuori combattimento o allagate, e non semplicemente di navi affondate.

Parlando di speronamento se la nave attaccante riusciva a colpire l'avversaria perpendicolarmente, era sufficiente una velocità anche di soli 2 o 3 nodi per provocare gravi danni.

La velocità necessaria per effettuare un attacco di speronamento, invece, aumentava al crescere dell'angolo di impatto: dai 4 nodi necessari con un angolo di 60°, ai 5 nodi per i 45° e agli 8 nodi per un angolo di 30°.

La quantità di acqua che poteva entrare in uno scafo attraverso un foro rettangolare aperto al di sotto della linea di galleggiamento di, poniamo, 'b' metri di larghezza e 'h' metri di altezza sarebbe approssimativamente di 100 b (3/2h) tonnellate al minuto. Quindi se la falla sotto il galleggiamento è di 1 metro per 1 metro, l'acqua entrerebbe nell'imbarcazione alla velocità di circa 150 tonnellate al minuto. Ma questo afflusso si stabilizzerebbe ben presto ad un livello insufficiente a superare la galleggiabilità naturale dello scafo, calcolabile in circa il 40% del suo peso.

Nei fatti, più acqua penetrava nello scafo, più la nave colpita si abbassava nell'acqua, rendendo meno efficaci i remi e la nave meno maneggevole e più instabile, sbandando notevolmente ad ogni spostamento dell'equipaggio a bordo. Alla fine sarebbe stata praticamente immobilizzata ed esposta ad ogni minima bizzarria delle onde. Catturarla come bottino prima che un'onda un po' più forte completasse quello che il rostro aveva cominciato era quindi un imperativo. Ecco, quindi il perché le fonti parlano di tante catture durante la battaglia.


Tornando ai rostri affondati ed alla moneta del post 55 essa è di 250 anni più antica della battaglia in oggetto In ogni caso anche nella moneta di Phaselis si nota la prominenza del rostro metallico oltre il dritto di prua ed il fatto che sia una continuazione della chiglia della nave.
In queste monete della serie semilibrale di poco posteriori alla battaglia delle Egadi si vede perfettamente il "nostro" tipo di rostro. La forma è esattamente quella, con particolareggiati gli antenati dei deviatori di flusso.

image.jpeg.fa4371c8c21467e9b48a360f0232c6ad.jpeg Premonetazione

L'analisi dei rostri rinvenuti e dei chiodi di fissaggio mostra come il rostro (che non era pieno ma, col suo spessore max di ca. 2 cm rivestiva il legno dello scafo) fosse fissato all'asse della chiglia che è il perno di solidità dello scafo della barca, e saliva a rinforzare il primo tratto del dritto di prua. Era letteralmente fissato da 4 chiodi di bronzo per lato. Quindi nel caso di un urto violento la chiglia avrebbe sostenuto il colpo ed il fatto di effettuare un colpo in diagonale avrebbe permesso al rostro di sfondare il fasciame della nave e, perché no, anche le ordinate e, nel migliore dei casi, di strapparsi e nel migliore rimaner conficcato nelo scafo dell'avversario senza inficiale la capacità di navigazione dell'unità attaccante. Ma lo speronamento con distacco del rostro non avveniva evidentemente sempre in un attacco nave vs nave.

Mi viene in mente, per fare un paragone "blasfemo" che il rostro stava alla nave come il pilum stava al legionario.

cito da wikipedia: "La conferma dell'ingegnosità dell'arma era nella sua progettazione: la parte finale del pilum era costituita da ferro dolce (tranne la punta) cosicché, piegatosi dopo aver trafitto lo scudo del nemico, lo rendeva difficile da maneggiare e induceva il nemico a liberarsene e quindi a combattere senza protezione. Inoltre, una volta piegata, l'arma non poteva essere utilmente rilanciata dal nemico contro i Romani. Altri pila, con lo stesso principio (su volere di Gaio Mario), avevano la punta di ferro incernierata all'asta di legno a cui era fissata con un fragile perno di legno che si rompeva all'urto: l'arma si piegava con le stesse conseguenze sul nemico".

«I Romani, lanciando dall'alto i giavellotti, riuscirono facilmente a rompere la formazione nemica e quando l'ebbero scompigliata si gettarono impetuosamente con le spade in pugno contro i Galli; questi erano molto impacciati nel combattimento, perché molti dei loro scudi erano stati trafitti dal lancio dei giavellotti e, essendosi i ferri piegati, non riuscivano a svellerli, cosicché non potevano combattere agevolmente con la sinistra impedita; molti allora, dopo aver a lungo scosso il braccio, preferivano buttare via lo scudo e combattere a corpo scoperto.» da Cesare, De bello Gallico, I, 25 L'opinione fra gli archeologi più comune in passato era che la principale funzione del gambo fosse quella di rendere inutilizzabile il pilum piegandosi, ma ora si pensa che il pilum fosse progettato principalmente per uccidere, con l'aspetto del 'non-ritorno' come un bonus aggiuntivo.

Quindi il fatto che il rostro rimanesse in qualche modo conficcato nella nave avversaria era un "bonus". Parere personale

Nuovo reperto della Battaglia delle Egadi. - Quotidiano Sociale

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Grazie @Vel Saties per le spiegazioni molto interessanti e dettagliate .

A margine della discussione, può valere un cenno ricordare che Erodoto ( VIII  ,  84 ) ci ricorda che la battaglia di Salamina avrebbe avuto come primo atto militare, probabilmente uno speronamento, magari un poco complicato, di una nave greca su una nave avversaria .

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Modificato da VALTERI

  • 8 mesi dopo...
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Recuperati ora nel mare della Sicilia 15 elmi romani, 20 paragnatidi, una spada, un centinaio di monete di bronzo e d’argento

 

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Nuovi ritrovamenti archeologici nei fondali di Levanzo (Trapani), sito della Battaglia delle Egadi. Lo comunica la Soprintendenza del Mare.

 

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“La campagna di ricerche che si sta svolgendo in questi giorni ha consentito il recupero di due rostri in bronzo denominati “Egadi 26” e “Egadi 27”. – sostiene la siciliana Soprintendenza del Mare – Sono stati individuati su un fondale di circa 80 metri e recuperati con l’ausilio della nave da ricerca “Hercules” della fondazione statunitense RPM Nautical Foundation che negli anni ha permesso, grazie alle sofisticate strumentazioni presenti a bordo, l’individuazione e il recupero di numerosi reperti riguardanti l’importante battaglia svoltasi il 10 marzo del 241 a.C.
In particolare, in quest’ultima campagna, i subacquei hanno recuperato 15 elmi del tipo Montefortino, 20 paragnatidi (le protezioni per le guance e il viso dei soldati a corredo degli elmi), una spada, un centinaio di monete in bronzo e, per la prima volta in oltre vent’anni di ricerche, 7 monete in argento”
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Tutti i reperti sono stati trasferiti presso il laboratorio di primo intervento allestito presso l’ex Stabilimento Florio di Favignana e sono già al vaglio degli archeologi della Soprintendenza del Mare. Le attività di ricerca nel tratto di mare tra Levanzo e Favignana sono condotte da un team formato dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, dalla statunitense RPM Nautical Foundation e dalla SDSS: The Society for Documentation of Submerged Sites.
«I fondali delle Egadi – dichiara l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato – si confermano ancora una volta uno scrigno prezioso di informazioni per comprendere lo scontro navale tra romani e cartaginesi. La scoperta di Sebastiano Tusa continua ancora oggi a ricevere conferme sempre più importanti, avvalorando l’intuizione dell’archeologo prematuramente scomparso nel 2019 che aveva consentito l’individuazione del teatro della battaglia che sancì il dominio dei Romani sul Mediterraneo».

Sono 26 i rostri ritrovati a partire dai primi anni del Duemila. Micidiali armi di distruzione che, applicati sulla prua delle navi da guerra, consentivano lo speronamento delle navi nemiche e il conseguente affondamento. Negli ultimi 20 anni sono stati individuati anche 30 elmi del tipo Montefortino, appartenuti ai soldati romani, 2 spade, alcune monete e un considerevole numero di anfore. La Battaglia delle Egadi segnò la fine alla prima guerra punica con lo scontro tra la flotta cartaginese e quella romana, a nord-ovest dell’isola di Levanzo.
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Da alcuni anni, alle ricerche puramente strumentali condotte in collaborazione con la RPM, sono state affiancate le ricerche con l’impiego dei subacquei altofondalisti della SDSS che hanno consentito, grazie alla specializzazione nelle ricerche in acque profonde, l’individuazione e il recupero di importanti reperti.

https://www.stilearte.it/recuperati-ora-nel-mare-della-sicilia-15-elmi-romani-20-paragnatidi-una-spada-un-centinaio-di-monete-in-bronzo-7-monete-in-argento/


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56 minuti fa, Adelchi66 dice:

Questa volta ti ho battuto sul tempo...:rolleyes:

 

Però hai fatto benissimo a contestualizzarlo in una discussione già aperta!


Inviato
43 minuti fa, ARES III dice:

Questa volta ti ho battuto sul tempo...:rolleyes:

 

Però hai fatto benissimo a contestualizzarlo in una discussione già aperta!

 

Vista la dovizia di particolari della tua,se sei d'accordo,chiederei al @CdC di unificarle.


Inviato
5 minuti fa, Adelchi66 dice:

Vista la dovizia di particolari della tua,se sei d'accordo,chiederei al @CdC di unificarle.

 

Certamente.

@CdC potresti gentilmente unire, grazie.


Inviato

Le discussioni sono state unite, mantenendo il titolo della più vecchia, La battaglia delle Egadi.


Inviato
4 minuti fa, CdC dice:

Le discussioni sono state unite, mantenendo il titolo della più vecchia, La battaglia delle Egadi.

 

Grazie mille @CdC.


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