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IGNORED

Bagattino per Sebenico


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Piccolo acquisto pomeridiano:

Bagattino per Sebenico, leggi maggio 1485,  febbraio e  luglio 1491 e  febbraio 1499.
Leone in soldo, attorno + S MARCVS VENETI
S. Michele alato e nimbato di fronte, un'asta nella mano destra, il globo crocifero nella sinistra, calpesta il drago che gli si contorce sotto i piedi .S.MICAEL SIBENIC

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Ciao!

 

Bello e godibile il bagattino di Sebenico; complimenti.

 

Mi fai ricordare i miei viaggi in Dalmazia, quando per accedere a Sebenico, si doveva passare con la barca tra due costoni di roccia e si poteva vedere ancora ciò che resta del Forte di S. Nicolò, posto a protezione dell'accesso.

 

:good:

 

saluti

luciano

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  • 2 settimane dopo...
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@@Doge92 proprio bella, complimenti :good:

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Buona giornata

 

in condizioni decisamente buone, oltre alla media.

 

saluti

luciano

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Quello che Doge92 dovrebbe migliorare è la qualità delle foto...  :diablo:

 

Arka 

 

P.S. Anche se forse è meglio avere una bella moneta e fare foto brutte, piuttosto che fare foto belle a una moneta brutta...  :D

Modificato da Arka
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Quello che Doge92 dovrebbe migliorare è la qualità delle foto...  :diablo:

 

Arka 

 

P.S. Anche se forse è meglio avere una bella moneta e fare foto brutte, piuttosto che fare foto belle a una moneta brutta...  :D

Elementare Watson  :blum:

 

io proprio non posso dire nulla sulla qualità delle foto .... sono negato :rofl:

 

saluti

luciano

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  • 3 mesi dopo...
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belle foto, complimenti!

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  • 5 anni dopo...
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Rispolvero questa vecchia discussione per postare il mio primo Bagattino in oggetto di cui fornirò i dati ponderali non appena materialmente ne vengo in possesso.

Al riguardo, in asta l’esemplare viene descritto con un peso di 1,53 grammi.

Le condizioni dell’esemplare sono quelle che sono, certamente non utili per poter fornire un quadro rappresentativo adeguato delle raffigurazioni.

Saluti,

Domenico

 

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L’esemplare di cui al post #17 e’ in rame (CU) secondo la descrizione fatta dall’asta.

La circostanza di avere un primo esemplare della città di Sebenico, mi ha spinto a ricercare qualche riferimento tra il materiale bibliografico a mia disposizione, con taglio più storico.

Cercando e ricercando, ho rinvenuto in un testo un lavoro a firma del noto Antonio Patrignani dal titolo Le zecche ed i tipi monetari della Dalmazia (con illustrazioni).

Questo lavoro, a mio avviso molto utile per avere una panoramica generale sull’argomento, trovasi nella pubblicazione mensile fondata da Antonio Cippo, allora senatore del Regno, dal titolo Archivio storico per la Dalmazia, Roma, Vol. XII, marzo 1932 fasc. 72. 
 

Patrignani dedica circa quaranta righe a Sebenico, e, da subito, evidenzia che le monete di questa città, che non ebbe Zecca, furono tutte coniate nell’officina monetaria di Venezia, come ne fanno fede i decreti di battitura del 1458, 1491 e 1498.

Precisa altresì che la classificazione di queste monete non può essere fatta secondo il tradizionale ordine cronologico, perché mancano in esse le sigle o gli stemmi dei Conti reggenti il possedimento.

Passata nel 1327 sotto il dominio di Venezia, Sebenico veniva in seguito ceduta da Venezia al Re d’Ungheria che la teneva fino al 1416. Nello stesso anno, la Serenissima riaveva la città, che poneva sotto il governo di un Patrizio col titolo di Conte, al quale si aggiungeva poi, a partire dal 1526, anche l’altro titolo di Capitano.

Dal punto di vista numismatico, le monete di questa città dalmata “non presentano un grande interesse numismatico”, perché conservano dal principio alla fine una “monotona uniformità “, nel metallo, nel diametro, nelle leggende e nelle figure.

Le figure sono identiche appunto dal principio alla fine. Al D/ è rappresentato l’Arcangelo Michele, alato e nimbato, mentre trafigge con la lancia e calpesta col piede il drago che si contorce, al R/ il Leone di S. Marco in soldo.

La leggenda, parte più importante della moneta, poiché essa sola serve a differenziare le varietà, si conservò costante eccettuata la punteggiatura che subì innumerevoli variazioni.

Il Corpus, sulla traccia di un lavoro del Papadopoli, enumera 53 varietà del bagattino sebecinense, battuto sotto il dominio veneziano, classificandole secondo le infinite interpunzioni delle leggende, uniche -come detto- differenze obiettive che si riscontrano in tutta la serie delle coniazioni.

Il Patrignani sottolinea che il nome della moneta bagattino trae la sua origine da un’antica denominazione popolare data al denaro piccolo in molte zecche dell’Italia settentrionale.

Nei Regimina Paduae (ann. 1274) si legge: Dms. Gotifredo de la Turre de Mediolano Podestas Paduae hoc anno de mense Feb. fuit inventum in clausura Domus Dei par fratrem Rolandum tantum aurum in Meaglis (medaglie) quod valuit circa XVII millia librarum bagatinorum.

Nel territorio della Serenissima, troviamo -scrive il Patrignani- che i bagattini sono nominati, per la prima volta, in un decreto datato 1317 da Treviso.

A Venezia, essi invece fecero la loro apparizione sui documenti ufficiali solo dal 1442, nel quale anno il doge Francesco Foscari li batteva in mistura, adottando la Croce accantonata e il Leone di S. Marco accovacciato (il CNI, vol. VII, pag. 135, n. 98, denomina questa moneta piccolo o bagattino per Brescia).

Secondo il Martinori, il nome bagattino proveniva da bagattella, parola usata in Italia e Francia per denotare “cosa di poco conto o di valore minimo”.

Patrignani specifica che delle 53 varietà conosciute di tale esemplare, 51 sono in ottone. I due esemplari in rame esistenti, uno nel medagliere di S.M. il Re d’Italia, l’altro nel Museo Bottacin di Padova, “non sono, probabilmente, che prove di conio”.

Il diametro si mantenne presso che uniforme fra i 16 e 19 mm. Più discontinuo invece fu il peso che oscillo’ da un minimo di gr. 0,79 ad un massimo di gr. 2,5.

Conclude il Patrignani informando che il bagattino di Sebenico venne in seguito adottato da Trau’, da Spalato e da Zara.

A parziale completamento, riporto in allegato quanto descrive Edoardo Martinori nel suo celebre lavoro La Moneta - Vocabolario generale sotto la voce Bagatino, Bagattino, Bagatinus, Bagatenus.


Saluti,

Domenico

 

 

 

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Qualcuno potrà domandarsi: ma perché vi è la raffigurazione dell’Arcangelo Michele sul bagattino sebecinense?

La risposta è che l’Arcangelo Michele è il protettore (e stemma) di Sebenico.

Al riguardo:

 

San Michele Arcangelo - Santo Protettore di Sebenico

di Maria Luisa Botteri

 

Nell'Antico Testamento compare con il suo nome nel libro di Daniele (Dn 10,13.21; 12,1), dove è indicato come difensore del popolo ebraico e capo dell'esercito celeste che difende i deboli e i perseguitati. 
"Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro". (Dn 12,1) 
Il suo nome in ebraico suona Mi - ka - El e significa: Chi è come Dio? 
A San Michele è attribuito il titolo di arcangelo, lo stesso titolo con cui sono designati Gabriele -forza di Dio e Raffaele - Dio ha curato.
Nel Nuovo Testamento, S. Michele è presentato come avversario del demonio, vincitore dell'ultima battaglia contro satana.
Troviamo la descrizione della battaglia e della sua vittoria nel capitolo 12° del libro dell'Apocalisse: Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo" Ap. 12,7-12. 
Nell'iconografia S. Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano, sotto i suoi piedi il dragone - mostro, satana, sconfitto nella battaglia. 
I credenti si affidano alla sua protezione particolarmente nel momento del giudizio, come recita un'antica invocazione: "San Michele, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel giorno del tremendo giudizio." 
L'Arcangelo viene anche riconosciuto come guida delle anime al cielo. Questa funzione di S. Michele è evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera all'offertorio della messa dei defunti:"Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti dalle pene dell'inferno! San Michele, che porta i tuoi santi segni , le conduca alla luce santa che promettesti ad Abramo e alla sua discendenza." La tradizione gli attribuisce anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte. Perciò in alcune rappresentazioni iconografiche l'Arcangelo porta in mano una bilancia. Inoltre nei primi secoli del cristianesimo, specie presso i bizantini, San Michele era considerato medico celeste . Egli veniva identificato con l'Angelo della piscina di Siloe di cui si parla nel capitolo 5 del vangelo di S. Giovanni: 
"V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua, il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto" (Gv 5, 24). 
"Non solo hai sconfitto il drago grande e terribile nel tuo santuario di Chone, ma si è formato un corso d'acqua guaritrice di ogni malattia del corpo". Così canta l'inno AKATISTO a S. Michele Arcangelo della liturgia bizantina. 
San Michele, infine, ha il singolare privilegio di prestare l'ufficio dell'assistenza davanti al trono della Maestà Divina. Egli stesso si presentò così al vescovo Lorenzo: "Io sono Michele e sto sempre alla presenza di Dio ..." 
La Chiesa oggi celebra la festa di San Michele, unita a San Gabriele e San Raffaele, il 29 sett. 
In passato, due erano le feste liturgiche in onore dell'Arcangelo (si conservano ancora per la città di Monte Sant'Angelo): il 29 settembre e l'8 maggio. La festa dell'Apparizione di san Michele l'8 Maggio fu istituita dal papa Pio V (1566-1572). 
A lui furono dedicate chiese, cappelle e oratori in tuttaEuropa. Spesso viene rappresentato sulle guglie dei campanili, perché è considerato il guardiano delle chiese contro satana. 
In particolare la Basilica di San Michele in Pavia risonò dei canti delle incoronazioni di re italici: Berengario I (a. 888), Lodovico III (a. 900), Ugo (a. 926), Berengario II col figlio Adalberto (a. 950), Arduino d'Ivrea (a. 1002), Enrico il Santo (a. 1004) e nell'anno 1155 " in dominica Iubilate " Federico I, il Barbarossa, " cum multo civium tripudio ". Numerose città in Europa (Jena, Andernach, Colmar) lo venerano come santo patrono; in Italia troviamo sotto la sua protezione più di 60 località (tra le quali i Caserta, Cuneo, Alghero, Albenga, Vasto...). 
A Lui si sono affidati interi popoli come i Longobardi, e sovrani come Carlo d'Angiò, grande protettore del Santuario del Gargano, e i regnanti della dinastia dei Valois. S. Michele è anche protettore di numerose categorie di lavoratori: farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, maestri di scherma, radiologi. Alla sua protezione si affidano la polizia e i paracadutisti di Francia e d'Italia. I custodi del Santuario sul Gargano appartengono alla Congregazione di San Michele. 

Origine e diffusione del culto di San Michele

Il culto dell'Arcangelo Michele è stato accolto dal cristianesimo provenendo dal giudaismo: il suo nome, dall'ebraico Mî Ka El (chi come Dio), grido di guerra in difesa dei diritti dell'Eterno, ricorre cinque volte nella Sacra Scrittura: Michele (Dan.X, 13) è uno dei capi supremi che "viene in aiuto" del profeta; il testo è affine in Dan.X, 21; mentre in Dan.XII, 1 viene detto "capo supremo" dell'esercito celeste in difesa dei pii giudei, perseguitati da Antioco IV. Nell'Apocalisse (XII, 7 sgg.), a capo degli angeli fedeli a Dio, combatte e scaccia dal cielo Satana e i suoi angeli ribelli; anche qui egli è il capo supremo delle schiere angeliche. 
Iud. IX lo presenta in lite con Satana per il corpo di Mosè; soltanto qui Michele è detto Arcanghelos, termine che, senza nome proprio e senza articolo, adopera già S. Paolo in I Thess. IV; 16: "Il Signore al segnale dato dalla voce dell'Arcangelo scenderà dal cielo" . 
Oltre ai casi citati, il nome di Michele non è adoperato altrove nella Sacra Scrittura. In Iud. IX "il principe, il capo degli angeli", sembra senz'altro indicare Michele come capo supremo di tutti gli angeli. Negli apocrifi giudaici il termine veniva adoperato per altri angeli, ad esempio Uriel, Gabriele ecc. In tali scritti apocrifi è manifesta la fede in Michele come protettore dei Giudei, del "popolo di Dio", idea già rilevata nel libro ispirato (Dan. X, 13-21; XII, 1). Così nel libro di Enoch (XX, 5), Michele è detto " protettore sul popolo dei giusti". Nell'Apocalisse Michele è l'angelo protettore della chiesa, "l'Israele di Dio" (Gal. VI, 16). Sebbene non citato col nome proprio, compare molte altre volte nella Scrittura, sempre con ruoli che ne rilevano la preminenza nelle gerarchie angeliche: Michele era uno dei tre che scesero presso Abramo e lo fermò quando stava per sacrificare Isacco, benedì Giacobbe in Mesopotamia. E' l'angelo che ha liberato il popolo ebraico dalla schiavitù d'Egitto e lo ha guidato attraverso il deserto (Gen.XVIII, 1 sgg; XII, 11-12; XXXII, 25-33; Es.XXIII, 20); Michele ha dato nel deserto la legge ad Israele (At.VII, 38; Gal.III, 19; Eb.II, 2), infine è stato Michele che ha abbattuto l'esercito del re assiro Sennacherib, e che ha protetto Daniele nella fossa dei leoni (II Re X, 35; Dan.VI, 23; III, 49). Il culto tributato a Michele è antichissimo e spesso l'Arcangelo ha mutuato alcuni attributi da divinità pagane. Le sigle di Cristo, Michele, Gabriele si presentano in antiche iscrizioni siriache, in monumenti egiziani e romani . Gli gnostici, diffusi in Egitto verso la fine del II sec. stimati artefici di amuleti e gemme, rappresentavano Michele con attributi pagani. In Frigia si trovano santuari antichissimi, alle cui acque erano attribuite proprietà miracolose; Simeone Metafraste fa risalire al I sec. un'apparizione dell'Arcangelo a Cheretopa, dove avrebbe fatto sgorgare un'acqua miracolosa . Sempre in questa regione avvenne la apparitio di Colossae-Chonae risalente al VI sec. pervenutaci in tre redazioni greche, dove si narra che Michele aprì un abisso per inghiottire due fiumi deviati dai pagani per allagare un santuario a lui dedicato . Parecchie iscrizioni recanti il nome dell'Arcangelo sono state ritrovate in Frigia, come il piccolo pilastro di Afium-Kara-Hissar (Frigia centrale) invocante la protezione degli Arcangeli . L'origine orientale del culto di San Michele è confermata dagli attributi del santo: in lui confluiscono quelli di divinità pagane di origine orientale, prima fra tutte Ermes, da cui Michele eredita l'ufficio della psicostasia funzione che, a sua volta, aveva tratto da divinità più antiche come Toth e Anubi . Nella mitologia romana, il posto di Ermes fu preso da Mercurio: questa divinità pagana presenta strette analogie con Michele. Dalle zone di origine il culto micaelico raggiunse ben presto Costantinopoli: non si può fissare con esattezza la data di introduzione del culto nella capitale dell'Impero d'Oriente, ma già all'inizio del IV sec. Costantino stesso dedicava un santuario a Michele . Nel VI sec. esistevano già, nella capitale e nei dintorni, una dozzina di chiese dedicate all'Arcangelo e il numero aumentò sensibilmente nella seconda metà del IX sec. con le costruzioni di Basilio il Macedone. Segni dell'antica presenza del culto sono stati trovati in tutte le parti dell'Impero d'Oriente e in Italia si diffuse a partire dalle zone poste sotto la diretta influenza di Bisanzio . 
In questa nuova fase di diffusione (VIII-IX sec) grande importanza ha la Toscana, sede di numerosi insediamenti longobardi, e soprattutto luogo di passaggio della Via Francigena che dall'età carolingia in poi svolgerà, tra le altre funzioni, quella di collegamento fra i due principali santuari micaelici del tempo, quello di Mont-Saint-Michel in Normandia e quello garganico . 

 

Preghiera all'Arcangelo Michele

INTELLETTO e AZIONE

Gloria a Te, Michele, Sacra Potenza!
Gloria a Te, Arcangelo che abbracci il Cielo e la Terra
onde svelare loro tutti i segreti dell'Universo.
Tu, Re dell'Intelletto,
con le tue ali simboliche di candida farfalla
scacci dal Mondo l'ignoranza, radice di ogni Male.
E parimenti fai regnare la Pace e l'Amore.
Sei le fondamenta che sorreggono
il Pilastro dell'Albero della Vita,
e come tale metti in fuga la schiavitù,
la costrizione, l'oppressione, la tirannia.
Accordami la libertà d'azione,
affinché io possa servire meglio Te e la Creazione.

 

da: http://www.mlhistria.altervista.org/citta/sebenico/sanmichele.htm

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Ed ecco il bel disegno del bagattino di Sebenico che si trova in:

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Modificato da Oppiano
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Non posso poi non citare il Lazari il quale, non solo, fornisce una bella illustrazione della moneta, ma da anche un documento storico.

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Modificato da Oppiano
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Dalla lettura di un altro testo consultato, Le monete della Repubblica veneta dal secolo IX al XVIII di Vincenzo Padovan (1879 - Venezia), a proposito del Bagattino di Sebenico, si evince, a pag. 114, nota 1), quanto segue:

“La parte del Consiglio dei Dieci 21 maggio 1485 … che ne dispone lo stampo, lo chiama Obolus; ma una del 13 luglio 1494 spiega questa con la voce Parvulus … È da computarsi che 1524 di tali Bagattini corrispondessero a uno Zecchino.”

“Si esso che tutti gli altri per Zara, Trau’, Spalato, Lesina, Antivari, Treviso, e Padova, addi’ 12 ottobre 1549 vennero surrogati dal Bagattino con il quadrangolo, anonimo … Benché  la parte esprima che le dette otto monetine sono de una medesima charata, peso, et percio, e che uguale a quelle deva essere pure la nuova, cionondimeno dagli esemplari che se ne hanno è dimostrato che nel formarle non si badava al sottile, perché dal peso di alcuna di esse, benissimo conservata, che è di 20 grani, si sale a quello di 38…”

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Bè che dire @Oppiano! Descrizione e materiali a sostegno della descrizione della moneta direi che più completi non si può. Complimenti per la nuova aggiunta in collezione e il bel sostegno di libri e documenti riguardanti la moneta. Bravissimo!! 

Modificato da DOGE82
  • Grazie 1
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