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Inviato (modificato)

Ciao,

festeggiando in questi giorni la ricorrenza del compleanno non potevo esimermi dal farmi un piccolo regalo. Dopo varie ricerche ho deciso di acquistare questo esemplare di Alessandro Severo ancora non consegnatomi

 

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Severus Alexander. 222-235 AD. AE Sestertius (14.87 gm, 29mm). Rome mint. 11th emission, 230 AD. Obv.:  IMPSEVALE-XANDER AVG, laureate bust right, slight drapery. Rev.:  IVSTITIA AVGVSTI, Justitia seated left, holding patera and scepter. RIC IV 563; BMCRE 612; Banti 28. VF. Rated scarce.

 

Non mi pare troppo pasticciato, ha un buon ritratto con tracce di consunzione sui rilievi; il rovescio è più sofferente ma nell’insieme leggibile. Un buon diametro per il periodo con un dato ponderale abbastanza basso (restando in tema sul discorso “peso calante dei sesterzi”). Sono curioso di verificarlo in mano, specie a livello di patina. In più aveva un buon compromesso tra qualità e costo (il che non guasta mai).

In attesa di vederlo dal vivo, non lo posto a puro scopo di esibirlo bensì per cercare qualche spunto storico.

 

Mi riferisco in particolare alla Iustitia. Personificazione non tanto frequente e di solito in riferimento a quella degli Augusti. Ma “Giustizia” in che senso? Se ne era parlato di sfuggita in questa discussione.

http://www.lamoneta.it/topic/88662-rappresentazione-della-iustitia-su-monete/?hl=iustitia

Modificato da Illyricum65
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Inviato

La prima rappresentazione nota a tema IVSTITIA è il dupondio di Tiberio riferito alla madre Livia.

 

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Livia Augusta . AD 14-29. Æ Dupondius (29mm, 14.48 g, 6h). Rome mint. Struck under Tiberius, AD 22-23. Diademed and draped bust of Iulia Augusta (as Iustitia) right; IVSTITIA below /TI CAESAR DIVI F AVG P M TR POT XXIIII, large S C. RIC I 46 (Tiberius).

(notate il peso e il diametro  sovrapponibile al sesterzio ben più tardo di Alessandro Severo)

 

In Livia, la donna più degna di rispetto dell'Impero, si impersona la Iustitia, il concetto politico di Iustitia che, in tal modo, veniva solennemente affermato e, contemporaneamente, in essa si continua il senso di giustizia richiamato a nuova vita da Augusto e passato allo stesso Tiberio; questi infatti aveva 10 anni prima elevato un altare alla Iustitia.

 

Anche i Flavi testimoniarono in modo eloquente il loro desiderio di giustizia incondizionata: immediatamente dopo l'avvento al potere, Vespasiano fa rappresentare su un aureus coniato a Lugdunum una dea seduta in trono, con scettro e spighe, intitolata iustitia Aug(usti).

 

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Tito, ripetendo le monete con la I. di Tiberio, proclama la sua piena solidarietà con questo principio fondamentale per ogni regnante.

 

Nerva, conferendo alla iustitia Aug(usti) scettro e fronda, la mette in diretto rapporto con la dea della pace. Non solo ma probabilmente allude anche ad alcune delle prerogative tolte dai suoi predecessori al Senato (egli proveniente dallo stesso) e allo stesso rese da lui stesso.

 

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Inviato

La coppa dei sacrifici (patera) e la fronda in mano alla dea seduta in trono, che Adriano fa coniare poco prima di assumere il potere, sono simboli della sua volontà di giustizia; egli la chiama semplicemente iustitia; solo più tardi, negli ultimi anni di regno, dal 132 in poi, aggiunge Aug(usti), a dimostrare che egli è protettore e custode della giustizia. L'immagine da lui coniata serve in sostanza da modello ai successori.

 

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Pescennio Nigro, detto iustus, conferisce regolarmente alla sua iustitia Aug(usti) gli attributi della aequitas(v.): bilancia e cornucopia. Spesso Iustitia in effetti è collegata a Aequitas.

 

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Abbiamo poi i Severi con esemplari che riprendono l’iconografia adrianea.

 

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Ma non ho menzione di perché si appellino alla Iustitia. Se per Caracalla si potrebbe pensare ad un riferimento alla concessione della cittadinanza romana… come la mettiamo per Settimio Severo?


Inviato

Ed arriviamo quindi a Alessandro Severo. Abbiamo un esemplare con la Iustitia versione “adrianea” e della quale ho trovato alcuni riferimenti che possono motivare a dedica alla Iustitia (dell’Augusto).

 

  • Una riporta al fatto che Alessandro Severo abbia incentivato la diffusione del diritto romano a Roma e Berytos (Laodicea). In pratica avrebbe istituito una sorta di tutela ”studiorum causa” a favore di quei giovani che sarebbero stati costretti a trasferirsi in queste due città sedi delle più importanti sedi giuridiche.
  • Un’altra possibilità è che si riferisca all’istituzione di agenzie di prestito a basso interesse e vari liberalitas in favore del popolo (l’emissione Liberalitas V copre un periodo 231-235).
  • Un’altima proposta indirizza ad una svolta “teocratica” dell’Imperatore come emanazione delle divinità in terra (come in seguito avvenne) e quindi alla sua pressochè perfetta giustizia in quanto manifestazione indirettamente divina. Non ho trovato però conferme nelle fonti storiche a questa presunta svolta.

Delle tra darei le prime due come abbastanza credibili. Ma qualcuno ha forse delle informazioni più certe?

 

Ciao

Illyricum

;)

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Inviato

Ciao @@Illyricum65,

complimenti per il sesterzio di Alessandro Severo, Imperatore sottovaluato..

La Iustitia ed il suo significato  viene soltanto sfiorato da Gnecchi, il quale si premura di  distinguerla dall'Aequitas, avendo quest'ultima riferimenti soprattutto fiscali.

La Iustitia intesa come superiorità  della legge, avente il diritto origine divina,  penso, vada riferita a singoli provvedimenti  emessi dagli Imperatori.

Opterei, quindi,  in favore della prima ipotesi da Te indicata.

Saluti Eliodoro


Inviato

Ciao @@Illyricum65 , ottimo tema questo della Iustitia , allegoria ben poco frequente e poco conosciuta nella numismatica e nella personificazione romana , per spiegarne il concetto e la funzione presso i Romani puo' essere utile questo breve passo : 

 

"Nel mondo greco-romano il concetto di giustizia ha il fondamento non nell'uomo ma nella realtà naturale , come principio materiale o come principio ideale . Da concetto della necessità che mantiene ogni cosa nel proprio ordine e nel proprio corso , la giustizia passa a significare un principio naturale di coordinazione e di armonia nei rapporti umani .
Nel mondo romano viene conservato il significato naturalistico della giustizia , ma è posto in maggiore rilievo l'aspetto soggettivo della medesima . Cicerone nel De inventione scrive:  Iustitia est habitus animi , communi utilitate conservata , suam cuique tribuens dignitatem (la giustizia è uno stato morale , osservata per l'utilità comune , che attribuisce a ciascuno la sua dignità) . Il famoso giurista Ulpiano (dell' epoca appunto di Alessandro Severo) traduce la definizione di Cicerone in termini romani e a favore del giurista . Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi (la giustizia è la costante e perpetua volontà di riconoscere a ciascuno il proprio diritto) . L'habitus animi si trasforma nella constans et perpetua voluntas ; la dignitas nello ius . La giustizia è come una virtù attiva ; non è solo scienza o ratio che segue la natura , ma è arte e voluntas .
Nella mitologia Astrea o Dike è la figlia di Giove e di Temi , custode delle leggi e protettrice dei tribunali ; durante l' età dell'oro discese sulla terra ; ma sopraggiunta l'età del bronzo , per la malvagità degli uomini , fu costretta a ritornare in cielo . Viene rappresentata come una donna che regge la spada e la bilancia e anche oggi questa è la rappresentazione simbolica più comune della giustizia
"

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Inviato

Ciao,

Ciao @@Illyricum65 , ottimo tema questo della Iustitia , allegoria ben poco frequente e poco conosciuta nella numismatica e nella personificazione romana , per spiegarne il concetto e la funzione presso i Romani puo' essere utile questo breve passo : 

 

"Nel mondo greco-romano il concetto di giustizia ha il fondamento non nell'uomo ma nella realtà naturale , come principio materiale o come principio ideale . Da concetto della necessità che mantiene ogni cosa nel proprio ordine e nel proprio corso , la giustizia passa a significare un principio naturale di coordinazione e di armonia nei rapporti umani .
Nel mondo romano viene conservato il significato naturalistico della giustizia , ma è posto in maggiore rilievo l'aspetto soggettivo della medesima . Cicerone nel De inventione scrive:  Iustitia est habitus animi , communi utilitate conservata , suam cuique tribuens dignitatem (la giustizia è uno stato morale , osservata per l'utilità comune , che attribuisce a ciascuno la sua dignità) . Il famoso giurista Ulpiano (dell' epoca appunto di Alessandro Severo) traduce la definizione di Cicerone in termini romani e a favore del giurista . Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi (la giustizia è la costante e perpetua volontà di riconoscere a ciascuno il proprio diritto) . L'habitus animi si trasforma nella constans et perpetua voluntas ; la dignitas nello ius . La giustizia è come una virtù attiva ; non è solo scienza o ratio che segue la natura , ma è arte e voluntas .
Nella mitologia Astrea o Dike è la figlia di Giove e di Temi , custode delle leggi e protettrice dei tribunali ; durante l' età dell'oro discese sulla terra ; ma sopraggiunta l'età del bronzo , per la malvagità degli uomini , fu costretta a ritornare in cielo . Viene rappresentata come una donna che regge la spada e la bilancia e anche oggi questa è la rappresentazione simbolica più comune della giustizia
"

in effetti corrisponde grandi linee in quanto ho trovato sul periodo di Alessandro Severo nel testo

http://www.teoriaestoriadeldirittoprivato.com/index.php?com=statics&option=index&cID=302

di cui posto uno stralcio:
 

… Uno ‘Stato' che, nascendo come vera e propria organizzazione di servizi, avrebbe finito per includere ineluttabilmente tra i suoi obiettivi anche la cura degli studi di diritto, giungendo a riconoscere la scuola come vera e propria palestra per la futura attività di burocrate.

Tuttavia non può sottacersi che a tale riconoscimento ufficiale si dové pervenire, molto probabilmente, sulla spinta di quel forte incremento di tali studi avutosi proprio nell'età in cui visse ed esercitò la sua attività di giurista Ulpiano.

La diffusione del diritto a Roma e a Berito, nel periodo in cui governò Alessandro Severo, potrebbe essere vista infatti come una reazione, ad opera di giuristi ed uomini di cultura, a quel difficile momento che attraversava il III secolo (Ulpiano, come si ricorderà, apparteneva al circolo degli intellettuali di Giulia Domna).

Alla forte crisi estesa ai molteplici settori, avrebbe fatto così da contraltare una sempre maggiore diffusione della cultura che, da Caracalla in poi, avrebbe finito per riguardare anche il diritto. E non solo come applicazione dello ius civile romano da parte dei provinciali ma soprattutto - e forse proprio sotto l'impulso dei giuristi severiani - come scienza offerta, profusa ai giovani studiosi e presentata come nuovo elemento formativo essenziale, avente pari rilevanza delle discipline tradizionali, quali la filosofia e la retorica.

Da qui il grande valore riconosciuto all'istruzione che, di riflesso, spiegherebbe il sorgere con Alessandro Severo di una prima forma di 'tutela' a favore soprattutto di quei giovani che, avendo scelto di abbracciare gli studi di diritto per aspirare alla carica di funzionario imperiale, sarebbero stati costretti a trasferirsi nelle grandi città, sedi delle più importanti scuole giuridiche. Una salvaguardia che, espressa attraverso speciali concessioni di privilegia, avrebbe rappresentato motivo di maggior diffusione della nuova cultura, a dispetto di quella riluttanza da sempre manifestata nei riguardi degli studi non tradizionali, come era appunto inteso il diritto in quel tempo. E, non a caso, il rescritto C. 10.40[39].2 indirizzato da Alessandro Severo a un tale Crispo, contenente l'esenzione dai munera a favore degli studenti che si fossero recati a compiere i loro studi a Berito (in splendidissima civitate Laodicenorum), ne rappresenta una diretta e significativa testimonianza. Invero, essendo il rescritto rivolto a coloro che si erano recati a Laodicea, ossia presso l'antica Berytus dove aveva sede la famosa scuola di diritto, ed essendo, nel contempo, loro stessi i destinatari della particolare forma di tutela studiorum causa, non vi è dubbio che tra gli studi oggetto di tale tutela fossero inclusi anche quelli di diritto.

È possibile, dunque, intravedere, proprio negli anni in cui visse e regnò Alessandro Severo, la presenza di primi importanti segnali che avrebbero condotto, nell'età tardoantica, ad un riconoscimento ufficiale dell'insegnamento del diritto.

 

In pratica Alessandro Severo consigliato da Ulpiano si rese conto della necessità dello Stato di avere dei funzionari esperti nel Diritto e favorì coloro che intraprendevano studi nelle due migliori scuole dell'epoca.

Quindi la IVSTITIA AVGVSTI si riferirebbe alla scelta dell'Imperatore di promulgare la Giustizia non con atti promossi direttamente da lui bensì mediante la creazione di futuri funzionari statali esperti nel Diritto Romano.

 

Interpreto correttamente?

 

Ciao

Illyricum

;)

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Inviato

Ciao @@Illyricum65,

complimenti per il sesterzio di Alessandro Severo, Imperatore sottovaluato..

La Iustitia ed il suo significato  viene soltanto sfiorato da Gnecchi, il quale si premura di  distinguerla dall'Aequitas, avendo quest'ultima riferimenti soprattutto fiscali.

La Iustitia intesa come superiorità  della legge, avente il diritto origine divina,  penso, vada riferita a singoli provvedimenti  emessi dagli Imperatori.

Opterei, quindi,  in favore della prima ipotesi da Te indicata.

Saluti Eliodoro

 

Ciao @@eliodoro , in effetti Alessandro non fu un Imperatore sottovalutato , certamente influi' negativamente l' ingerenza della madre Mamea se questa notizia della Storia augusta risultasse veritiera , in quanto al momento della salita all' Impero Alessandro aveva solo 17 anni , ma sebbene la giovane eta' tentò di ridare lustro al Senato romano ridicolizzato da Eliogabalo e formò un collegio personale di sedici senatori che lo consigliassero nelle materie di governo ; tra questi sedici senatori vi erano due eminenti giuristi Eneo Domizio Ulpiano e Giulio Paolo, dimostrando cosi grande sagacia politica e maturita' .

Arricchi' Roma di nuovi edifici e di un nuovo acquedotto , in ambito religioso fu molto ossequioso verso tutte le religioni compresa la Cristiana , la "Iustitia" in senso generale tramite i suoi giuristi progredi' enormemente ; il punto debole di Alessandro Severo furono le due campagne militari in Oriente e in Germania , la prima conclusa con un parziale successo , mentre la seconda gli fu fatale per avere patteggiato con i Germani la pace , sembra consigliato in questo dalla madre che lo seguiva ovunque .

Considerando pero' la sua giovane eta' nella quale si sobbarco' gli oneri di un Impero cosi' immenso , va anzi ammirato per l' impegno con il quale cerco' di portare avanti la sua carica istituzionale .


Inviato

 

Ciao @@eliodoro , in effetti Alessandro non fu un Imperatore sottovalutato , certamente influi' negativamente l' ingerenza della madre Mamea se questa notizia della Storia augusta risultasse veritiera , in quanto al momento della salita all' Impero Alessandro aveva solo 17 anni , ma sebbene la giovane eta' tentò di ridare lustro al Senato romano ridicolizzato da Eliogabalo e formò un collegio personale di sedici senatori che lo consigliassero nelle materie di governo ; tra questi sedici senatori vi erano due eminenti giuristi Eneo Domizio Ulpiano e Giulio Paolo, dimostrando cosi grande sagacia politica e maturita' .

Arricchi' Roma di nuovi edifici e di un nuovo acquedotto , in ambito religioso fu molto ossequioso verso tutte le religioni compresa la Cristiana , la "Iustitia" in senso generale tramite i suoi giuristi progredi' enormemente ; il punto debole di Alessandro Severo furono le due campagne militari in Oriente e in Germania , la prima conclusa con un parziale successo , mentre la seconda gli fu fatale per avere patteggiato con i Germani la pace , sembra consigliato in questo dalla madre che lo seguiva ovunque .

Considerando pero' la sua giovane eta' nella quale si sobbarco' gli oneri di un Impero cosi' immenso , va anzi ammirato per l' impegno con il quale cerco' di portare avanti la sua carica istituzionale .

Dal punto di vista collezionistico ;)  ;)


Inviato

Ho letto che Alessandro Severo - anche per riadattare l'immaginare imperiale "sporcata" dallo stile orientale Eliogabalo a quella più tradizionale del princeps romano - riprese l'abitudine di molti suoi predecessori di presenziare quotidianamente alle udienze nei tribunali, tra l'altro emettendo quasi sempre sentenze assai magnanime ed evitando le condanne capitali.

Forse anche questo può essere un riferimento.

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Inviato

Dal punto di vista collezionistico ;)  ;)

 

Anche la sue emissioni monetali sono molto belle e raffinate nello stile , specialmente nei grandi moduli dei Sesterzi si nota l' eleganza del conio .


Inviato

Grazie dei contributi! Oggi è arrivato Alessandro e conferma quanto speravo: un buon ritratto con usure sui rilievi piú alti non piastricciato e con una bella patina verde cangiante. Mi piace, in vassoio fará la sua figura e cercherá compagnia...

Alessandro a mio avviso è molto ... fotogenico. Un bel ragazzo che metto nella serie "imperatori sfortunati".

Come giustamente afferma Legio fu oscurato dalla presenza di una madre "importante" che se indubbiamente tramó per la sua ascesa al trono lo oppresse alla luce della sua giovane etá.

Quando cominció a "camminare da solo" incontró la fine.

A ben vedere... non fu certamente baciato dalla dea bendata.

Ciao

Illyricum

;)


Inviato

Ed eccolo in "3d" lo sfortunato imperatore:

 

ryakia_severus_alexander_mus_dion2.jpg

 

 
Severus Alexander

Date

222 CE–235 CE

Creator

Jona Lendering

Museum

Dion, Archaeological Park and Museum

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Awards

Inviato

Concordo, con te @@Illyricum65: insieme a Caracalla, Alessandro è stato uno degli imperatori i cui ritratti monetali mi paiono più belli.


Inviato

"L'imperatore Alessandro Severo soleva dire nulla aver letto negli scritti dei filosofi che fosse comparabile alla seguente massima dei Cristiani: Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te medesimo. Ed aveva tanta venerazione per queste poche e semplici ma sublimi parole, che le fece scolpire sulla facciata del suo palazzo e di altri edifici pubblici" (Bellezza della storia o quadro delle virtù e dei vizi-G.B. Sonzogno)


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