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IGNORED

Rollando Rollando mi son fumato un Sesterzio


Risposte migliori

Inviato

Buona serata a tutti voi, e' con piacere che possa in qualche modo soddisfare le vostre domande.


Per iniziare, la dracma dei Cenomani pubblicata sul Bollettino dell'IBSCC,  e' uguale alla n° 1337,  ed e' descritta sul mio sito, inoltre e' assolutamente identica alla N°1337 a. Potete visionare le 2 dracme dal vivo in qualsiasi momento per rendervene conto. Mi sembra che ci sia poco da dire. A voi un  giudizio visivo per adesso. Sicuramente le due dracme sono autentiche, non come si legge  sul Bollettino della IBSCC. Gia' al tempo nel vostro forum, avevo espresso il mio parere purtroppo negativo nei loro confronti e  queste 2 dracme per ora, ne sono la prova certa che l'IBSCC non abbia assolutamente una buona conoscenza  della monetazione  celtica  padana.


 


...


 


 


DRACMA  1337


 


 




image.jpg
 






TIPO


ANNO


METALLO


GRAMMI


CONSERVAZIONE


DIMENSIONI IN mm


GRADO di RARITA’


 


CARATTERISTICHE


SEGNI


IDENTIFICAZIONE N°






 





DRACMA  15° TIPO


II SEC. A.C.


ARGENTO


3,281


SPLENDIDA GRADO 4 (DA 1 A 4)


17,072


Comune - Non Comune - R.1 - R.2 - R.3 - R.4 - Unica


-----


N° 4, DISPOSTI  PARALLELAMENTE


1337





 



 


 


 


 


DRACMA  1337 A


 


 


 




image.jpg
 






TIPO


ANNO


METALLO


GRAMMI


CONSERVAZIONE


DIMENSIONI IN mm


GRADO di RARITA’


 


CARATTERISTICHE


SEGNI


IDENTIFICAZIONE N°






 





DRACMA  15° TIPO


II SEC. A.C.


ARGENTO


2,450


BELLA GRADO 1 (DA 1 A 4)


14,840


Comune - Non Comune - R.1 - R.2 - R.3 - R.4 - Unica


-----


N° 4, DISPOSTI  PARALLELAMENTE


1337-A- IDENTICA ALLA 1377





 



 


 


1337-A-


 


QUESTA DRACMA PRESENTA UNA FORTE CORROSIONE CON INCROSTAZIONI ESTESE IN PARTICOLARE MODO AL D/.


 


SUL D/, NELLA PARTE INFERIORE DELLE ZAMPE POSTERIORI DEL LEONE SI NOTA IL PROCESSO DI ESFOGLIAZIONE E DELL' OSSIDO COMPATTO.


 

Cordialmente

 

  R.M.Bordin


Inviato (modificato)

@@bordinrolandomirko, La ringrazio per la partecipazione. io non entrerò nel merito sulla autenticità o meno degli esemplari postati, ma la mia professione(epigrafista) mi permette di analizzare se c'è un giusto metodo o meno.

In base a quest'ultimo, scrivere che "tizio" non è veritiero e di avere la ragione non è sufficiente. Occorre fornire prove evidenti, confronti e confutare il parere altrui.

per tale motivo invito i vari rappresentanti di questa sezione @g.aulisio e @@ARES III a fornire il loro parere.

 

grazie a tutti e saluti.

 

Maria A.

Modificato da MAP

Inviato (modificato)

Una confutazione di una confutazione non sposta l'onere probatorio.

Chi afferma ha l'onere probatorio di giustificare le proprie affermazioni.

Chi dice che A è vero, lo provi.

Chi confuta che A sia vero può limitarsi a dire che le ragioni della verificazione di A non sono condivisibili.

Se vuole esagerare può allegare prove contrarie.

È una questione di logica classica.

Se poi non vi importa nulla di Aristotele, non muore nessuno.

Aggiungerò che il post 26 non risulta perspicuo.

Polemarco

Modificato da Polemarco

Inviato (modificato)

…Anch'io la ringrazio Maria A.  per la partecipazione.

 

E' mia intenzione far capire che  da parte mia non è semplicemente una questione di avere per forza la ragione.

 

Espletare nel miglior modo possibile l'autenticità di una moneta non è semplice ma per capire questo, bisognerebbe approfondire nel migliore dei modi l'argomento.

 

 

Tengo a precisare di essere stato abbastanza chiaro nell' espletare il mio dissenso nei confronti del IBSCC, fatto nella discussione (PIRAKOS STRANA), lei l'avrà certamente letta.

Ribadisco quello che avevo già scritto allora  nella mia spiegazione, lasciando intendere nel migliore dei modi che   l'IBSCC, avesse dichiarato con molta leggerezza le dracme nella loro pubblicazione, nondimeno,  il risultato era poco esaustivo.

 

Per esempio, si legge nel bollettino se non erro, che la dracma 1a e 1b, sono estremamente taglienti come se fossero state tagliate oggi.

Sappiamo che tutte le dracme eseguite a scalpello e non a trancia, appartenenti alle popolazioni dei Cenomani,Insubri,Libui,e Pedemontani, "per questi ultimi in particolare modo le dracme del tipo pesante in conservazione alta, sono particolarmente taglienti".

 

Quale sia il motivo per il quale abbiano voluto evidenziare la pulizia (cleaned in some acid), resta un mistero.

Sappiamo che per pulizia di dracme aventi delle medie o forti ossidazioni occorrono alcuni tipi di acido, solitamente nei casi piu' frequenti viene adoperato l'acido citrico con le dovute cautele e con dosi ben specifiche.

 

Stranamente, non e' scritto che le dracme siano state sottoposte ad un'esame metallurgico distruttivo o radiografico come solitamente l'IBSCC, vanta in maniera seria questo tipo di tecnologia.

 

Comunque oggi anno 2016, servirebbe in modo relativo sebbene importante, l'esame metallografico distruttivo, dal momento che non andrebbe oltre che alla scomposizione delle leghe intrinseche "molecolarmente"  del tondello, dando una veridicita' temporale all'estrazione e alla raffinazione dei metalli meno nobili come il rame, il piombo e lo stagno.

L'antimonio non e' possibile rilevarlo se non in casi eccezzionali sotto analisi di agenti chimici.

 

la radiografia e' attendibile sotto il profilo della fluorescenza dei metalli e dei picchi di alterazione che possono subire i metalli inglobati nell'argento sia a freddo  (valore -10c., che a caldo +50c.).

 

Rimane l'analisi chimica degli ossidi, questo tipo di analisi resta abbastanza attendibile solamente se l'ossido e' di natura proveniente da concrecazione vegetale; lo e' poco per i metalli per l'esame chiamato generalmente a migrazione.

Ultimo esame e quello della coppelazione, ovvero per fusione dei metalli in lega fra di loro...ecc.ecc.

 

Per la metallurgia sarebbe da parlarne con voi per almeno un mese....eppure, l'IBSCC con i mezzi che possiede, stranamente non li ha utilizzati e non ha dato i risultati con accurata descrizione.

 

Sarei felicissimo  di potere confrontarmi  con i loro  esperti di monetazione celtica padana, anche se credo fortemente che non sarebbero disponibili...i loro esperti...,  oppure per il semplice motivo che difficilmente sarebbero in grado di ammettere i loro errori, purtroppo la lettera M di modestia non fa parte del loro vocabolario da molti anni.

 

Mi creda Maria a. e' veramente difficile spiegare attraverso uno scritto in quale modo la dracma dei Cenomani possa essere autentica  oppure  falsa, ecco il  motivo per cui  il sottoscritto  abbia nuovamente  rinnovato l'invito, per una consultazione verbale e visiva.

la mia professione senza nulla togliere alla sua che e' sicuramente interessantissima e oltremodo affascinante è diversa, dal momento che necessariamente e inevitabilmente mi porta a dare un giudizio di autenticità o non autenticità sulle monete che mi vengono sottoposte.

 

Per quanto riguarda le prove evidenti della autenticità delle dracme in questione, rimango  a vostra disposizione.

 

Resta il fatto che le dracme N°1337 e N°1337a, sono autentiche per tantissimi fattori,che saro' ben lieto di esporvi  personalmente.

 

 

 

Un'ultimo appunto se gentilmente me lo permettete, sono convinto che quando c'è interesse forte per qualsiasi cosa sia, il tempo si trova, magari poco ma si trova.

 

 

Sono d’accordo con lei Polemarco, oggi, potrei tranquillamente dire  con immodestia che i miei 40 anni di studio sulla monetazione celtica attraverso consultazioni di ogni genere, possano essere serviti  forse a dare un giudizio tecnico effettivo di veridicita’ riguardante il mio operato numismatico, …ma non e’ cosi’.

La lettera M di modestia, nel mio vocabolario esiste, credo che qualsiasi collezionista o studioso o commerciante che ho avuto il piacere di conoscere lo potrebbe confermare.

 

Le mie affermazioni come lei descrive nel suo, sono null’altro che l’esperienza che ti accompagna negli anni e sono certo che questo accade a tutti noi indistintamente, qualsiasi sia il  settore in cui si opera.

 

la conseguenza dei fatti realmente accaduti, mi creda non sono esagerazioni... sono ben altra cosa.

 

grazie a tutti voi...a presto.

 

 

      R.M.Bordin

Modificato da bordinrolandomirko
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Inviato

Ecco come si dovrebbe svolgere un sano confronto.

 

Vorrei porre una domanda a Lei Sig. Bordin @@bordinrolandomirko .

 

La moneta in questione non è stata ancora ritrovata, o meglio non è stata segnalata in nessun ritrovamento archeologico. E non vi è traccia nelle più antiche e grandi collezioni di monete celtiche europee (almeno da quello che so). Questo fatto non è un campanello di allarme?

Certo ogni giorno si possono ritrovare pezzi nuovi e mai documentati, ma la presenza massiccia oggi (relativamente) di questa tipologia di moneta non dovrebbe essere documentata in qualche vecchia collezione ? Qualcuno dirà magari provengono tutte da uno stesso scavo clandestino, ma può essere veramente così?

 

Grazie

  • Mi piace 1

Inviato

Nei giorni scorsi ero dell'idea di chiudere questa discussione visto come era partita, avrei sbagliato, mi sembra stia prendendo piede un confronto molto importante per tutti gli appassionati di questa monetazione, un confronto che per quanto mi riguarda seguo con interesse pur non essendone uno specialista.

Chiudo il mio intervento aggiungendo solo la raccomandazione di  proseguire sulla linea del massimo rispetto delle varie posizioni, cosa che inizialmente era mancata.

Awards

Inviato (modificato)

ciao a tutti

 

mi fa piacere che la discussione abbia i toni opportuni per un corretto dibattito scientifico. probabilmente legato alla qualità dei partecipanti.

mi rifaccio a quanto scritto da @@ARES III nel suo ultimo commento.

La moneta in questione non ha avuto alcun riscontro, almeno ufficiale, da scavo archeologico. manca in qualsiasi catalogo d'asta. manca in qualsiasi sylloge museale.

Quindi è un unicum? E il solo esemplare esistente appartiene a @@bordinrolandomirko ? ne deduco che la pubblicazione dell'ISBCC sia avvenuta sulla base di tale esemplare, con l'autorizzazione del sig. Bordin alla pubblicazione o con l'utilizzo del suo sito.

Se le premesse emerse dalla discussione sono vere come sembrerebbe, essendo la moneta presente pubblicamente sul sito del Sig. Bordin ed essendo l'unica, si può gentilmente sapere la provenienza? Negozio, asta, listino ecc.ecc.?

 

Sempre nel rispetto del metodo scientifico citato da @@Polemarco

 

Grazie a tutti e saluti

 

Maria A.

Modificato da MAP

Inviato (modificato)

Premetto che non conosco questa monetazione. Tuttavia, se ho ben capito, ci sono molti esemplari sul mercato ma nessuno segnalato in musei e/o storiche collezioni private? Sono tutti dello stesso conio?

Se ci sono vari esemplari sul mercato penso che sia possibile risalire alla provenienza di almeno alcuni di essi, giusto?

Modificato da Ross14

Inviato

Premetto che non conosco questa monetazione. Tuttavia, se ho ben capito, ci sono molti esemplari sul mercato ma nessuno segnalato in musei e/o storiche collezioni private? Sono tutti dello stesso conio?

Se ci sono vari esemplari sul mercato penso che sia possibile risalire alla provenienza di almeno alcuni di essi, giusto?

 

c'è anche questa possibilità, cioè che gli esemplari siano molteplici e presenti nelle aste. Allora dovrebbe essere citata la provenienza. Almeno uno da antica collezione tracciata.

certo se Pautasso-Arslan non l'hanno riportata nei loro cataloghi, vuol dire che non è riscontrabile facilmente. almeno credo. o sbaglio?

 


Inviato

A scanso di equivoci bisogna dire che la moneta in esame non è un unicum del Sig. Bordin e spesso (relativamente) è presente nelle aste.

Quella da me riportata per esempio era presente in Inasta.

 

Naturalmente qui non si vuole puntare il dito contro nessuno, tanto meno contro i professioni che per l'elevata specialità del settore possono essere in qualche modo anche loro vittime inconsapevoli (se effettivamente la tipologia sia artificiosa).

 

Tornando alla disamina, questa tipologia monetale è apparsa soprattutto in aste nostrane ed anche in qualche asta estera (oltralpe).


Inviato

L'assenza dai cataloghi citati (che non conosco) potrebbe anche starci. Ad esempio si pensi ad alcune varianti di monete romane assenti nel RIC


Inviato

ciao @@ARES III

 

nelle aste da te visionate non c'è mai scritta la provenienza? o un richiamo ad altra collezione? normalmente quando vi è un esemplare assente nei musei stranieri viene comprato, come successo con altre note collezioni acquisite da British o dall'American Numismatic Society. E' successo questo?

più domande si fanno, più è possibile arrivare alla verità. se il sign. Bordin vuole condividere la provenienza del suo esemplare, sarebbe utile.


Inviato

Il problema è l'assenza di informazioni sui ritrovamenti. Basterebbe che ci fosse almeno un esemplare ritrovato in qualche ripostiglio o anche in qualche sito che potrebbe dare una certa sicurezza sulla sua genuinità.


Inviato

Il problema è l'assenza di informazioni sui ritrovamenti. Basterebbe che ci fosse almeno un esemplare ritrovato in qualche ripostiglio o anche in qualche sito che potrebbe dare una certa sicurezza sulla sua genuinità.

se è vero che ritrovamento è una prova importante. è anche vero che la sua assenza non significa falsità. esistono intere serie italiche che non hanno avuto riscontro archeologico, ma sono attestate sin dal 1700.

si sa quando è stata attestata questa moneta per la prima volta?


Inviato

Da quello che so parliamo degli ultimi 30 anni. (poi magari qualcuno ha più informazioni di me).


Inviato (modificato)

Buona giornata a tutti voi,

 

                                         le vostre opinioni sono esatte e non fanno una grinza ma molte volte dobbiamo in qualche modo accettare la realta’.

 

 

Mi spiego.

 

 

Vorrei inizialmente rispondere al Sig.Ares III.

 

Attenzione, io ne ho inserite nel mio sito due non una.

 

La dracma N°1337  e N°1337 a,  sono innanzitutto sia la prima che la seconda di lecita provenienza dimostrabile.

 

Sono d’accordo con lei che se la moneta fosse gia’ stata  pubblicata allora sul Sibrium di Pautasso o se fosse appartenuta a qualche museo tutto sarebbe meno complesso ma questo vale anche per tutte quelle dracme non allora censite, perche’ esistevano sicuramente molte altre dracme di tipologie diverse (sostanzialmente di tutte le popolazioni della pianura padana).

 

Questo comunque non deve spostare l’attribuzione delle stesse.

 

Se in un arco di tempo nelle  aste o provenienti da collezioni private sono apparse sul mercato numismatico delle dracme identiche i motivi potrebbero essere molteplici.

 

 

per esempio:

 

 

l’acquisto di qualche privato che non si e’ accontentato di impossessarsi di un solo esemplare ma ne ha ritirati una ventina o addirittura una quarantina (faccio supposizioni,  con numeri a caso), nell’intento di inserirle nella loro collezione oppure, di venderne per trarre un profitto, puo’ anche essere che l’acquirente non contento del loro aspetto iniziale per le incrostazioni che presentavano le abbia pulite maldestramente in maniera rovinosa e aggressiva con acidi vari…rendendole di aspetto non per niente bello da vedersi oppure addirittura distruggendole automaticamente restringendo il numerario del suo acquisto.

 

Non e’ proprio un’immaginazione fuori dai canoni la mia, ma una realta’  possibile.

 

Cosi’ vale anche per le Case d’asta ecc.ecc.

 

 

Giustamente come diceva lei,  potrebbe anche essere un’ipotesi attendibile la provenienza da  scavi clandestini e che in un secondo tempo fossero le stesse  dracme immesse con calma  nei mercati.

 

 

 

Le dracme non censite sui libri specializzati e nei medaglieri museali sono molte.

 

Io stesso ho avuto l’opportunita’ e la fortuna di vederne parecchie, anche se per svariati motivi che non sto qui ad elencare, non potevo acquistarle.

 

 

Le dracme non censite come sopra, non  devono trarre in inganno i collezionisti.

 

E’ lecito affermare che, la comprensibile confusione e’ solamente data da chi non ha avuto l’opportunita’ di vedere dal vivo molte  dracme o emidracme, sia da parte dei collezionisti o da commercianti o nei musei ma sempre, dal vivo,  toccandole e analizzandole con la lente, studiandole con molta attenzione.

 

 

…ma scusate…fino agli anni 1990-1995 queste dracme erano ancora una specie di tabu’ per i numismatici e commercianti, quando raramente si vedevano alcuni esemplari negli stand dei commercianti soventemente si leggeva la catalogazione sul cartellino accompagnatore della moneta riportandone i dati in questo modo:

 

Moneta greca?, oppure: moneta della gallia celtica, oppure: moneta dei galli, oppure: argenteo gallico, e finalmente alcuni davano l’attribuzione a: dracma dei popoli Cisalpini, oppure, addirittura moneta di Marsiglia??, oppure: dracma Marsiliota, oppure, finalmente un cartellino piu’ attendibile: imitazione della dracma di Marsiglia….lasciamo perdere la datazione che risultava sommaria.

 

 

Attenti pero’  che se  inizialmente, la catalogazione era sommaria ancora di piu’ era l’attribuzione della dracma all’esatta popolazione che era: Cenomani anziche’ Insubri o Pedemontani, ecc..

 

Non parliamo delle dracme dei Veneti,  la loro catalogazione era spesso inconprensibile per non dire, impensabile.

 

Correva in maniera  naturale nei vari mercati il fatto, che le dracme dei celti padani non fossero collezionate o perlomeno questa, era solo una tipologia per pochi addetti.

 

Chi  acquistava queste dracme solitamente come detto sopra le teneva per se,  perche’ non aveva la possibilita’ di scambiarle con altri, quindi l’interesse  per questa tipologia di monete era basso.

 

Oggi forse il collezionismo per questa monetazione interessantissima e difficile, ultimamente sembra cambiato…speriamo…

 

 

Rimane inoltre degno di nota, un fattore importante e che  a mio avviso,  non va assolutamente trascurato… il valore sui mercati.

 

 

Per potere acquistare negli anni intorno al 1995-1999, le dracme comuni di tipo leggero dei popoli Insubri-Cenomani-Veneti ecc. bastavano lire 20.000-35.000.

 

Per le dracme dei Leponzi in conservazione BB GRADO 1-3, ci volevano dalle lire 50.000 alle lire 90.000,  lire 200.000 se di alta conservazione, SPL grado 3-4.

 

Per le dracme dei Boii,  e per poche classificate correttamente come appartenute alla popolazione dei Boii-Cenomani, risultavano difficili allora da trovare, scambiate spesso con le dracme pesanti attribuite a Marsiglia,  essendo queste dracme con la caratteristica del peso elevato, quindi diverse dalle altre.

 

Io stesso ho visto alcune dracme pesanti di Massalia con la descrizione attribuita alla popolazione dei Boii.

 

Per i pochi collezionisti erano molto ricercate e si aggiravano in condizione BB grado 1-2,  da lire 150.000-180.000,  per arrivare a SPL grado 3, a lire 300.000-350.000.

 

Per le emidracme o oboli in conservazione SPL 3-4, i prezzi si aggiravano intorno alle lire 40.000 massimo.

 

 

Paragonandolo ad oggi questo sembra…Incredibile.

 

 

Tornando alle dracme false :

 

 

Cosa abbia spinto, se fosse esistito un presunto falsario ad approntare dei conii delle dracme dei celti padani in quegli anni, la data dovrebbe essere abbastanza presumibilmente vicina alla  pubblicazione del Bollettino dell’IBSCC, visto che i prezzi erano alquanto bassi per non dire ridicoli  a mio modesto parere, … potrei azzardare alcune ipotesi,  per esempio:

 

 

 1)-un bravo incisore-esecutore che si e’ divertito alle spalle di un qualsiasi studioso o     commerciante, forse nell’intento di far vedere che con la sua abilita’ avrebbe ingannato chiunque?

 

Ci puo’ stare per l’esecuzione ovvia dei due conii, dritto e rovescio, non per quattro e tantomeno per 6 conii, figuriamoci per 8 conii.

 

Questo falsario a questo punto gia’ alla seconda- terza esecuzione doveva essere un pazzo furioso fuori di testa sotto tutti gli aspetti.

 

 

2)-un bravo incisore-esecutore,  che abbia creato dei conii  eseguendo svariate dracme per poi immetterle sul mercato… per cosa? …Inquinare i mercati?...a quale scopo.

 

-Molto  pericoloso e cosa poteva servire alla fine, se non vi era  richiesta commerciale di queste dracme.

 

 

3)-un bravo incisore-esecutore...Per fare denaro?

 

                  -Non credo, il falsario,  se tutto andava perfettamente bene, avrebbe fatto un troppo basso profitto, visto i prezzi che circolavano e poi,  per fare un’esempio, erano di gran lunga molto piu’ appetibili sui mercati le monete dell’Impero Romano, gli avrebbero sicuramente reso sproporzionatamente piu’ denaro.

Avrebbe con la sua maestria eseguito dei  conii di Giulio Cesare, per portare un esempio.

 

 

Rispondendo alla sig.ra Maria A.  (Map),

 

 

Assolutamente no!

 

 

L’IBSCC non ha mai avuto nessuna autorizzazione dal sottoscritto e non sono mai stato interpellato dalla loro associazione.

 

Per restare in tema, la moneta in questione da quanto posso vedere l’immagine sul bollettino e’ uguale, ovvero per essere  preciso,  proveniente dallo stesso conio e  sicuramente oggi possono esistere altri esemplari in ottima o scadente conservazione come la N°1337a, cosi’ come tutte le altre dracme in circolazione sui mercati attuali ovviamente diverse  dalla  N°1377.

 

 

Alla fine le dracme che erano da allora in circolazione se le analizziamo  attentamente sono relativamente poche e quindi un po’ va da se il discorso che i mercati non possono essere stati innondati come solitamente capita,  “da falsi”  come la...  N° 1337 in questione.

 

Penso che per la dracma N°1337,  potremmo presumibilmente dai dati acquisiti sui mercati, attestarci su un  quantitativo approssimativo di 20-25 pezzi al massimo, non credo di piu’ almeno fino ad oggi.

 

 

Comunque, resta di fatto che le dracme N° 1377 e 1337a, sono Autentiche.

 

 

Rispondendo al sig.Ross14,

 

 

In generale e’ vero, presumo e ritengo che alcuni o molti esemplari non sono esistenti nei musei, forse nelle collezioni private si,  o forse no.

 

Sui mercati in vendita esistono eccome le dracme dei Celti Padani, e' mia convinzione credere che abbiano tutte la lecita provenienza data dal commerciante o dal collezionista, ma per quanto riguarda la provenienza delle dracme presumo che anche i venditori e non, l’ubicazione del ritrovamento non la sappiano onestamente dare.

 

 

Rispondendo al sig.Ares III,

 

 

Tutti noi siamo vulnerabili chi piu’ chi meno.

 

Specificatamente a riguardo della dracma N°1337, non saprei dirle come detto sopra con esattezza quale sia il quantitativo, da parte mia, ho dato un numero che si avvicina ai 20-25 esemplari, sicuramente questo resta comunque un quantitativo esiguo.

 

 

A voi,  resta il giudizio migliore per l’attribuzione della dracma N°1337 e della N°1337a, ma solamente dopo averle viste attentamente insieme con i vostri occhi,  discutendone in maniera cordiale da studiosi.

 

 

La provenienza della 1377,... era di uno studioso oltre ad essere un collezionista notevole, lasciando purtroppo la vita terrena per la sua cagionevole salute, per me, come uomo da vivo, ha lasciato una  traccia forte.

 

Sono convinto che la sua esperienza nel settore avrebbe contribuito di molto a far conoscere molte dracme difficili.

 

Mi fu omaggiata da lui 35 anni fa per il mio compleanno, esattamente il 18 luglio dell’anno 1981.

 

La 1337a, la ricevetti in cambio alla pari con un grosso della Repubblica di Venezia al convegno di Verona nell’anno 2008,  da un’altra persona che a mio avviso sebbene di eta' avanzata resta ancora  oggi un valido collezionista.. 

 

 

Nella speranza di essere stato in qualche modo utile,  saluto tutti voi cordialmente.

 

 

                  R.M.Bordin

Modificato da bordinrolandomirko
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Inviato

Innanzitutto ringrazio il Sig Bordin @@bordinrolandomirko per la sua disponibilità a rispondere alle nostre numerose domande.

 

Vorrei porLe un'ulteriore quesito, se non troppo indiscreto.

Appurato che le monete in suo possesso siano di lecita provenienza (ci mancherebbe, anche senza la sua giusta precisione, eravamo convinti di questo) , quello che sarebbe più interessante sapere è il luogo o il sito di provenienza, se conosce naturalmente questa informazione.

Ritengo che i precedenti proprietari, come da lei descritti, siano stati degli studiosi-collezionisti assai preparati e quindi forse avranno anche annotato queste informazioni.

 

Certo queste informazioni non serviranno a confutare del tutto i dubbi, però è un primo passo verso la risoluzione del problema.

Grazie

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Supporter
Inviato

@@bordinrolandomirko buongiorno, le vorrei chiedere da semplice appassionato di questa monetazione, come spiega quella patina azzurrognola della 1337 ?  non credo sia dovuta ad una pulizia invadente con acido citrico o altri agenti chimici altrimenti sarebbero scomparsi anche i residui giallognoli, potrebbe essere stata eccessivamente scaldata ?

 

Grazie


Inviato

mi associo alla domanda di @@ARES III. è conosciuta con precisione la provenienza degli esemplari in questione? da questo dato si potrebbero fare numerosi ragionamenti. essendo sicuramente tutto lecito non ci dovrebbero essere problemi.


Inviato

Quante chiacchiere. Quest'immodizia non merita tanto sforzo. Basterebbe l'osservazione. E molti in questo forum sarebbero in grado di mettere in evidenza i problemi delle monete postate. Appena torno a casa (ora sono all'estero) daró il mio contributo.

Awards

Inviato (modificato)

ciao a tutti. la discussione si è un po' arenata. probabilmente siamo in attesa che l'auterevolissimo in materia g.aulisio faccia le sue osservazioni.

sarà uno scontro di opinioni fra giganti, considerando che, dopo essere stato sul sito di rolando bordin, ho letto che ricopre un ruolo che si può dire istituzionale, essendo perito numismatico di Brescia. quindi chi più di lui può esprimere con ragionevoli basi. d'altra parte vi è aulisio che in materia è informatissimo e grande conoscitore come ha dimostrato in più occasioni.

saluti e spero in una proficua continuazione

P.S. ribadisco l'invito a rolando bordin se gentilmente ci fa sapere la provenienza esatta dei suoi due esemplari(prima del collezionista che gliel'ha venduta). grazie

Modificato da MAP

Inviato

Buongiorno a tutti.

Seguo con interesse questa discussione e mi aspettavo una disquisizione tecnica; che si parlasse di peso, dimensioni e misure, confronti con altri esemplari, metallurgia, patine.

Invece noto prevalentemente un interesse alla provenienza, come se questa potesse dimostrarne l'autenticità, cosa alla quale non credo. Mi sfugge qualcosa?

Le monete antiche ritrovate in scavi archeologici autorizzati vengono giustamente catalogate e censite per provenienza,

dove per provenienza si intende una località e non un asta o una collezione privata, poichè lo scopo è quello dello studio della storia;

mentre per le innumerevoli presenti sul mercato nessuno può indicarne la località di ritrovamento e la lecita provenienza piuttosto che l'autenticità non ne vengono influenzate.

Perchè in questo caso dovrebbe esserlo?

 

Peccato inoltre per la mancanza di stile di alcuni partecipanti, anche questa cosa non la capisco, spero che il confronto riprenda in modo "pulito" senza falsi francesismi.

 

Colgo l'occasione per ringraziare e complimentarmi coi Responsabili dei Cataloghi ai quali, da anni, contribuisco con immagini della mia modesta collezione.

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Inviato

Scusi @@MarioBraz ma sapere almeno l'area di provenienza di una moneta "non censita" in nessuna collezione, non presente in alcun museo e non catalogata in nessuno scavo archeologico, per di più considerata da parte di autorevole Dottrina come falso moderno, mi sembra un primo passo per comprendere meglio questa questione.

 

Mi sembra comunque che si è già in precedenza detto che la provenienza della moneta e l'assenza della stessa non sono una certificazione della sua genuinità o della sua falsità.

 

Attendiamo comunque le informazioni del Sig. Bordin @@bordinrolandomirko  .


Inviato

Buongiorno a tutti.

Seguo con interesse questa discussione e mi aspettavo una disquisizione tecnica; che si parlasse di peso, dimensioni e misure, confronti con altri esemplari, metallurgia, patine.

Invece noto prevalentemente un interesse alla provenienza, come se questa potesse dimostrarne l'autenticità, cosa alla quale non credo. Mi sfugge qualcosa?

Le monete antiche ritrovate in scavi archeologici autorizzati vengono giustamente catalogate e censite per provenienza,

dove per provenienza si intende una località e non un asta o una collezione privata, poichè lo scopo è quello dello studio della storia;

mentre per le innumerevoli presenti sul mercato nessuno può indicarne la località di ritrovamento e la lecita provenienza piuttosto che l'autenticità non ne vengono influenzate.

Perchè in questo caso dovrebbe esserlo?

 

Peccato inoltre per la mancanza di stile di alcuni partecipanti, anche questa cosa non la capisco, spero che il confronto riprenda in modo "pulito" senza falsi francesismi.

Date una medaglia a quest'uomo....!
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Inviato

Salve, anche nella monetazione Romana e medioevale capitano degli inediti, ma mai ho letto di una richiesta di localizzazione del ritrovamento.

Certo e' che di nuove pubblicazioni, su altre tipologie di monete, se ne leggono annualmente mentre sulle celtiche padane, visto lo scarso interesse e il ridotto numero di studiosi non se ne legge molto.


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