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Inviato

Ciao,

Io credo vada anche focalizzata l'attenzione sul dato:

 

VALORI TEORICI ufficialmente invariati per 200 anni

SITUAZIONE REALE peso via via calante e variazioni significative nella composizione della lega utilizzata

 

Studiando la situazione del III secolo dell'area gallica che, con l'avvento dell'impero gallico e con gli ultimi colpi di Postumo vede di fatto la sparizione della grande moneta bronzea e soprattutto con il successivo proliferare della moneta imitativa (fenomeno che riguardò in maniera massiccia l'antoniniano con degenerazioni dimensionali estreme), ho potuto riscontrare nei pochi (purtroppo davvero pochi!) studi che contemplano analisi archeometriche e metallurgiche che alla riduzione di peso è spesso e volentieri accompagnata una variazione della lega impiegata.

 

Ora, mi sono sempre chiesto - e giro a voi la domanda - per mantenere invariati i valori teorici a fronte di una riduzione ponderale, i ritocchi alla lega sono casuali oppure vanno visti come un tentativo di compensare la riduzione?

Compenso che non necessariamente riguarda l'aumento di fino nobile (argento), ma comunque di altri metalli leggermente più "pregiati" che dovevano in qualche maniera dare solidità (fiduciaria?) alla moneta prodotta.

 

...spero di essermi spiegato!

:)

I sesterzi di Augusto hanno valori crescenti di Zinco (Zn) fino al 20% circa. Lo zinco abbassava il punto di fusione della lega, conferiva il colore simil-oro e stabilizzava la stessa in ottica anti-corrosione. Mi pare di aver letto che avesse un certo valore. Nel tempo cala di percentuale e aumentano Stagno (Sn) e Piombo (Pb) che avevano le prime due caratteristiche ma non la terza. Forse lo Zinco era il "metallo pregiato" della lega? Ovvero ciò che conferiva valore (ma anche spesa per la produzione) al nominale?

 

Se osserviamo i dati reali tra denari e sesterzi di Augusto e Caracalla (valore teorico su Elagabalo a lui prossimo temporalmente) abbiamo questi rapporti di argento fino e peso totale del sesterzio:

Augusto: 3.827 gr Ag = (27.28 x 4) g sest à 1:28.5

Caracalla: 1,433 gr. Ag = (22 g x 4) g Sest à1:61.4

Quindi non abbiamo un rapporto fisso che si protrae nel tempo.

 

Però se confrontiamo i pesi delle due leghe (se non altro per omogeneità di campione) otteniamo:

Augusto: 3.827 gr denario = (27.28 x 4) g sest à 1:28.01

Caracalla: 3,116 gr. denario = (22 g x 4) g Sest à 1:28.24

Quindi un valore tutto sommato comparabile. A dispetto dell’inflazione.

 

Il vero problema è se ci limitiamo ai pesi il quadro è questo:

AUGUSTO: 7.79 g Au : (3.778 g x 25)Ag : (27.28 g x 100) Oricalco

7.79 Au : 94.45 Ag : 2728 Oricalco

1 Au : 12.12 Ag : 350 Oricalco

CARACALLA (post riforma): 6.543 g Au : (3.116 g x 25)Ag : (22 g x 100) Oricalco

6.543 : 77.9 : 2200

1 Au : 11.9 Ag : 336 Oricalco

Quindi il problema è relativo: i rapporti sul peso totale sono rispettati nel tempo. Ma quello che cambia è il valore in metallo fino nelle monete ovvero la sua minore composizione. E qui torno ai miei dubbi. Chi promuoveva queste modifiche? Abbiamo solo alcune riforme note. Eppure i sesterzi calano sempre più. Chi ci faceva la cresta?

 

Ciao

Illyricum

;)


Supporter
Inviato

Ciao

da quel che mi ricordo lo zinco era il metallo che alzava il valore dell'oricalco, oltre che per la sua non facile reperibilità e per le difficoltà nella fusione. ( qui sono andato a rileggere vecchi appunti )A causa del basso punto di ebollizione e della reattività chimica di questo metallo (lo zinco puro tende ad evaporare piuttosto che a raccogliersi in forma liquida) ciò comporta una difficoltà nel creare la lega , e qui tornano gli appunti, la tecnica prevedeva il riscaldamento di rame e calamina in un crogiolo. Il calore riduceva gli ossidi di zinco della calamina, e lo zinco libero veniva catturato dal rame, formando l'ottone, che veniva poi colato in stampi o forgiato. Ne consegue a mio avviso  che la percentuale di questo metallo cali negli anni sia per un più difficile approvvigionamento e sia per la difficoltà della lavorazione.

Silvio

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Inviato

Ciao,

Ciao

da quel che mi ricordo lo zinco era il metallo che alzava il valore dell'oricalco, oltre che per la sua non facile reperibilità e per le difficoltà nella fusione. ( qui sono andato a rileggere vecchi appunti )A causa del basso punto di ebollizione e della reattività chimica di questo metallo (lo zinco puro tende ad evaporare piuttosto che a raccogliersi in forma liquida) ciò comporta una difficoltà nel creare la lega , e qui tornano gli appunti, la tecnica prevedeva il riscaldamento di rame e calamina in un crogiolo. Il calore riduceva gli ossidi di zinco della calamina, e lo zinco libero veniva catturato dal rame, formando l'ottone, che veniva poi colato in stampi o forgiato. Ne consegue a mio avviso  che la percentuale di questo metallo cali negli anni sia per un più difficile approvvigionamento e sia per la difficoltà della lavorazione.

Silvio

tutto corretto. Inoltre qualche "gossip" indica come assolutamente non trascurabile nella decisione di Augusto di creare il sesterzio di oricalco il fatto che le maggiori miniere erano sotto il suo diretto controllo.

 

Ciao

Illyricum

;)


Inviato

se i rapporti sono invariati, e le monete si riducono di peso, probabilmente non è per "cresta" ma perché l'aumento del valore del fino veniva controbilanciato dalla diminuzione del peso della moneta...

esempio:

se il valore dell'oro raddoppia in 100 anni e io non dimezzo il peso della moneta, mi trovo ad avere monete che  nessuno userà mai perché "troppo di valore"

magari mi sbaglio......ma la vedo così... almeno in parte...


Inviato

Ciao,

se i rapporti sono invariati, e le monete si riducono di peso, probabilmente non è per "cresta" ma perché l'aumento del valore del fino veniva controbilanciato dalla diminuzione del peso della moneta...

ma i rapporti di peso sono rispettati proporzionalmente. Quello che cala è il metallo nobile nella moneta.

I 7.27 g di oro di Augusto equivalgono ai 6.543 di Caracalla. Una variazione ponderale di -16%: ma se sotto Augusto ci acquistavi che so... un bue e sotto Caracalla con i 6.543 due buoi è ampiamente compensato. E inoltre ogni 10 aurei ho uno di eccedenza.

Il vero bidone sta nell'argento: il metallo fino cala e hai in mano una lega sempre più povera. Per non parlare dell'AR antoniano. In pratica è una specie di ... truffa. ;)

Il bronzo... non segue questi parametri perchè non è "moneta di pregio" nel senso che perde l'unico metallo pregiato, lo Zinco, in favore dei più economici Piombo e Stagno.

Con una tendenza al valore fiduciario più che intrinseco.

 

Ciao

Illyricum

;)


Inviato

io ho  sempre ritenuto che il circolante fosse principalmente fiduciario...questo in generale.

principalmente non vuole dire "esclusivamente" perché sappiamo bene che l'oro andava anche a peso, ma l'abitudine all'uso della moneta , denario incluso, mostra che in fondo il contenuto di fino non era così considerato... il sistema a me pare quasi sempre fiduciario...

per esempio a mio avviso pensare che il rapporto Asse / Sesterzio fosse considerato dall'utilizzatore medio in base al metallo della lega è un po' forzato...

l'utilizzatore medio, mia nonna per fare un esempio, distingue per dimensione e colore...poco più.... l'oro rimane sempre l'oro, ma  l'abitudine all'argento in costante ribasso è una abitudine...punto.

il circolante era fiduciario....scappo avanti nei secoli, per dire che è certo che nel VII secolo i tremissi con 45% e quelli con 78/80% d'oro, erano di norma scambiati al pari e non a "peso di fino" (questo non lo sostengo io, è incluso anche nel MEC I sezione merovingia)

 

più il sistema si adegua alla fiduciarietà, più lo stato può abbassare il tenore di Ag e il peso dell'Oro che conserva magari per sostenere la "bilancia pagamenti internazionale" che per l'impero romano era nettamente e perennemente in passivo (si importava alla grande e si pagava in oro...l'India lo dimostra)

 

quindi in realtà il calo costante del peso e del fino, a fronte di aumenti di valore della moneta, non mi stupiscono affatto e mi paiono lo specchio di una società:

1 - altamente abituata all'uso della moneta

2 - consapevole del sistema che comunque garantisce il valore delle monete circolanti in un sistema basato sulla fiducia

3 - afflitta da una normale inflazione che porta il "laureato grande di Diocleziano" a valere più di 12 denari

4 - in cui  il sistema "in movimento" mette un punto fermo solo all'oro con l'introduzione del solido, moneta che in un certo senso si fissa "fuori sistema" diventando il punto fermo che non si volle creare (o non si poté) con l'aureo

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Supporter
Inviato

Ciao

secondo il mio parere all'inizio cioè dalla riforma di Augusto il sistema era basato sul valore intrinseco della moneta ( il suo contenuto di metallo pregiato ) poi col passare del tempo e l'assottigliarsi del patrimonio e la difficoltà di procurarsi sempre maggiori quantità di  metallo nuovo  e visto che la gente non si curava più del valore intrinseco si è passati ad una moneta fiduciaria, esempio lampante l'antoniniano che di doppio denario aveva solo il nome.

Silvio


Inviato

le difficoltà nell'accaparrarsi metallo, sono "relative"...mi spiego...

si è ritenuto in passato che la scomparsa dal circolante del V secolo dell'argento fosse "per certo" dovuta alla sua scarsità....

salvo poi scoprire e dimostrare che l'argento ebbe il suo massimo utilizzo "non monetario" proprio nel V e VI secolo e che fosse diffusissimo, così come lo erano oro e argento ammassati nelle chiese nei secoli VI-VIII....

 

può essere una spiegazione la scarsità di fino...ma va dimostrata, perché se guardiamo a quanto oro e argento romano è arrivato a noi, c'è da rivalutare la cosa....

 

io propendo più per scelte di politica monetaria....che non "di  necessità"

...ovviamente rimane un'opinione

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Supporter
Inviato

Ciao

si può essere una scelta politica, che il metallo fino fosse utilizzato per altri scopi, tanto ormai si era consapevoli che la moneta era più che altro fiduciaria.

Tutto può essere, visto l'evoluzione che ha avuto la moneta un inizio ci deve pur essere stato.

Silvio 


Inviato

Condivido quanto detto da @@Poemenius circa il valore fiduciario che pressoché da sempre ha giocoforza accompaganto la moneta. Diversamente non ci si sarebbe staccati dal baratto.

Ovvio che il valore "fiduciario" con il passare del tempo è via via aumentato superando definitivamente ogni ancoraggio con il valore reale del fino.

Tuttavia inquadrare determinati fenomeni monetali non è semplice... si veda per esempio la discussione sui minimissimi dalla Britannia che ho riportato in auge in questi giorni... lì si palesa tutto il dilemma: sistema fiduciario o a peso? se fiduciario, in quale rapporti? e le riforme? perché non ve n'è traccia dalle fonti? passi per la situazione finale dell'impero gallico e per la situazione delle isole (Britannia) a partire dal III secolo e soprattutto per i periodi successivi e più tardi... ma per le restanti parti dell'impero che comunque, anche se in maniera minore, sono state comunque interessate da fenomeni analoghi di progressivo svilimento?

Awards

Inviato

ci sono fenomeni strani... in alcune zone circolavano minimissimi di peso assai inferiore al grammo...anche 1/8 di grammo

in altre zone nel V secolo e oltre si accettavano solo monete della misura AE2 o AE2/3 (vedi la Spagna, citata anche nel RIC X e la zona del Chersoneso)

fenomeni davvero complicati... c'è di che studiare...e divertirsi :)


Inviato

Grazie a tutti dei contributi.

Quindi cerco di riassumere..

...il valore "fiduciario" con il passare del tempo è via via aumentato superando definitivamente ogni ancoraggio con il valore reale del fino.

Una tendenza al valore "fiduciario" è sempre stata presente e nel tempo si è sempre più manifestata. Quindi c'è del vero anche nell'affermazione

...all'inizio cioè dalla riforma di Augusto il sistema era basato sul valore intrinseco della moneta ( il suo contenuto di metallo pregiato ) poi col passare del tempo e l'assottigliarsi del patrimonio e la difficoltà di procurarsi sempre maggiori quantità di  metallo nuovo  e visto che la gente non si curava più del valore intrinseco si è passati ad una moneta fiduciaria...

nel senso che l'aspetto "fiduciario" nella riforma augustea è minore rispetto a quelle dei periodi seguenti (es. riforma di Caracalla per non parlare del crollo del tenoe d'argento nella seconda metà del III secolo d.C.).

Mi resta sempre un quesito: ma chi decideva le riforme (o quantomeno le riduzioni di peso)? Perchè non sono documentate (specie quelle dei bronzi?) salvo qualche caso (quelli descritti)?

 

Ciao

Illyricum

:D


Supporter
Inviato

Ciao

probabilmente erano decisioni prese di comune accordo tra imperatore e monetieri e la cosa era tenuta riservata per non creare scompiglio nella popolazione dove la moneta enea era più in uso. Questa è una mia idea ma forse il vero motivo non si saprà mai.

Silvio


Inviato

Ciao

Ciao

probabilmente erano decisioni prese di comune accordo tra imperatore e monetieri e la cosa era tenuta riservata per non creare scompiglio nella popolazione dove la moneta enea era più in uso. Questa è una mia idea ma forse il vero motivo non si saprà mai.

Silvio

potrebbe essere. Un paio di grammi su un sesterzio, con la variabilità data dalla mancata standardizzazione, non erano probabilmente rilevabili  dalla gente.

Ancora un dettaglio che mi aveva colpito:

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Se gli aurei ed i denari in una cinquantina d'anni calano di peso (Augusto-Nerone), i sesterzi invece aumentano di peso. Mentre gli assi seguono la tendenza salvo risalire con Nerone.

Tra l'altro un noto numismatico mi disse tempo fa che i sesterzi (in oricalco) furono ideati da Augusto e se li ideò come moneta di raccordo tra i sistemi oro/argento e il sistema bronzo. Però a ben vedere i sesterzi augustei sono tutto sommato scarsamente rappresentati numericamente. Il loro boom avvenne solo più tardi. Eppure il loro peso (a vedere questi dati) nonostante la maggior emissione, aumentarò.

 

Ci sono tante stranezze... mah!

 

Ciao

Illyricum

;)


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