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Inviato (modificato)

Ciao,

 

mi permetto di aggiungere quella che considero un’addenda alla bella presentazione di @@Titta99

 

http://www.lamoneta.it/topic/145684-presentazione-powerpoint-monetazione-romana/

 

nell’ottica di completarla a scopo didattico e spero di discussione.

 

Oltretutto, alla luce della recentissima ottima presentazione di @@Poemenius ,

http://www.lamoneta.it/topic/146713-pesi-e-misure-nel-tardo-antico/#entry1676909

ne rappresenta il logico prologo (salvo non trattare il travagliato III secolo se non di striscio). In effetti senza che ne parlassimo tra noi (abbiamo una “liaision” culturale per tutt’altre faccende… ;) ), abbiamo avuto entrambi un’idea simile (e infatti il titolo richiama quella sul periodo Tardo-antico).

 

Nel seguente topic  tratto parte della svalutazione della monetazione romana nel periodo 2 a.C.(Augusto)  – 215 d.C. (Caracalla). Mi limito a queste riforme perché a partire dal III secolo dopo Cristo la spirale inflazionistica subisce un’accelerazione che sconvolge il quadro monetale valido per due secoli che ci permette di rendere facilmente comparabile le varie riforme.

Infatti fino alla prima metà del III secolo lo schema di cambio rimane invariato (salvo la scomparsa dei nominali più piccoli probabilmente a seguito della loro svalutazione – analogamente alle odierne discussioni sui 1 e 2 €cents) ovvero:

 

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Qualcosa in realtà cambierà pur restando fissi i valori di cambio tra le varie monete. I tenori di metallo fino ed i pesi ponderali, ad esempio. La domanda sorge spontanea: perché accadde? Quale dinamiche portarono al progressivo impoverimento della monetazione circolante?

Modificato da Illyricum65
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Inviato

La risposta al quesito è molto complessa. Le cause dell’inflazione dell’Impero sono multifattoriali (economiche, sociali, militari, etc..) ed è una delle concause che a sua volta porta al progressivo crollo della struttura imperiale. Eccone solo alcune:

  1. Aumento dei costi dell’esercito . Questo dato verrà riportato nelle schede sotto forma di paga/anno pro-capite considerando come parametro di riferimento la paga dei legionari. E rimangono esclusi dal computo i frequenti donativi erogati dall’Imperatore all’esercito. Che seppur una-tantum pesavano sulle finanze dello Stato.
  2. Progressivo rallentamento dell’espansionismo romano che comportava costi ampiamente compensati dal reperimento di materie prime/beni di pregio sotto forma di bottino (es.conquista della Dacia)
  3. Impossibilità dell’Impero di creare uno sviluppo economico endogeno indipendente dalle conquiste militari in un quadro economico basato sì anche su commercio e produzione ma buona parte sull’agricoltura
  4. Controllo dei territori imperiali a fine difensivo con aumento del numero degli effettivi dell’esercito. Possiamo considerarla una spesa improduttiva in quanto da un punto di vista economico comportava  un costo che non fruttava direttamente ricavi. Questi c’erano sotto forma di tasse dai territori e di prevenzione dei danni economici nelle aree eventualmente soggette ad invasioni/devastazioni ma non portavano introiti sufficienti a compensare le uscite.
  5. Guerre contro nemici potenti (es. Parthi e Sasanidi) con conseguente grande dispendio di risorse militari e monetali.
  6. In un’economia improntata sullo sfruttamento della forza lavoro umana e immutata nel tempo, il minor reperimento di schiavi e la loro diminuzione in numero con conseguente innalzamento del relativo costo d’acquisto comportò un aumento generalizzato  dei prezzi (maggior spesa per la produzione à maggior aggravio di costo del prodotto finito)
  7. La maggior parte della ricchezza era detenuta da un numero limitato di persone di ceto superiore.
  8. A mio avviso, progressiva minor produttività dell’industria estrattiva con diminuzione  della disponibilità di materie prime di pregio dovuta all’esaurimento dei giacimenti maggiori durante il Primo Impero. « Quello che accade a las Medulas è molto più del lavoro di Giganti. Le montagne sono perforate da corridoi e gallerie create a lume di lampada [...]. Per mesi le miniere non sono illuminate dalla luce del sole e molti minatori muoiono all'interno dei tunnel. Questo tipo di miniera è stato definito Ruina Montium. Le spaccature createsi all'interno della miniera sono talmente pericolose che è più semplice trovare la purpurina o le perle in fondo al mare che scheggiare questa roccia. Con che pericolo abbiamo costruito la terra! » (Plinio il Vecchio). Lo stesso Plinio affermò anche che 20.000 libbre d'oro venivano estratte ogni anno. 60.000 lavoratori liberi vennero impiegati in scavi che produssero 5 milioni di libbre nel corso dei 250 anni di attività della miniera (corrispondenti a 1.635.000 kg d'oro). Una testimonianza di ciò si può ricavare osservando la produzione di Piombo (ottenuto come scarto della produzione argentea dalla galena) sulla base dei carotaggi nei ghiacci della Groenlandia.

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9. Aumento dei costi dell’apparato burocratico

10. Altre cause che non approfondisco in questa sede.

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Andiamo a vedere nel dettaglio i risultati della riforma di Augusto.

 

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Augustus. 27 BC-AD 14. AR Denarius (18mm, 3.89 g, 8h). Lugdunum (Lyon) mint. Struck 2 BC-AD 12. Laureate head right / Gaius and Lucius Caesar standing facing; shields and spears between; simpulum and lituus above. RIC I 207; RSC 43; Lyon 82. Near EF, underlying luster.

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Inviato

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Nero. AD 54-68. AR Denarius (20mm, 3.43 g, 6h). Rome mint. Struck circa AD 64-65. NERO CAESAR AVGVSTVS, laureate head right / ROMA in exergue, Roma seated left on cuirass, holding Victory and parazonium, foot on helmet. RIC I 55; WCN 59; RSC 258; BMCRE 83; BN 224. VF, toned. A well struck example and a good portrait coin.


 


NB: le freccie rosse indicano le diminuzioni rispetto allo stato in essere precedente; quelle verdi (se presenti) indicano gli aumenti.



Inviato

sono una chiavica nei primi secoli dell'impero....ma ritengo che:

 

- l'inflazione abbia agito in modo inferiore che non nel XX secolo...solo che la vediamo su periodi lunghi 50/100 anni e la vediamo a colpo d'occhio...e questo ci turba...mi pare ci siano studi che lo dimostrano

- poiché era una monetazione basata sul contenuto metallico, l'unico modo per adeguarsi era ridurre il peso delle monete, non potendo semplicemente aggiungere degli zeri nelle banconote come si fece in germania a inizio '900

 

sbaglio?


Inviato

Inviato (modificato)

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Marcus Aurelius. AD 161-180. AR Denarius (18mm, 2.95 g, 12h). Rome mint. Struck AD 180. Laureate, draped, and cuirassed bust right / Fortuna seated left, holding rudder and cornucopia; wheel below seat. RIC III 409 var. (bust not draped); MIR 18, 461-4/37; RSC 972b. EF, traces of red deposits.

Modificato da Illyricum65
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Inviato

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COMMODUS. 177-192 AD. AR Denarius (18mm, 3,08 gm). Struck 188 AD. M COMM ANT P FEL AVG BRIT, laureate head right / P M TR P XIII IMP VIII COS V P P, Genius standing facing, head left, holding patera and grain ears. RIC III 167; MIR 18, 743-4/30; RSC 532. Good VF, typical short flan, a few scratches in obverse field.



Inviato

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SEPTIMIUS SEVERUS. 193-211 AD. AR Denarius (3.01 gm). Struck 209 AD. SEVERVS PIVS AVG, laureate head right / PM TRP XVII COS III PP, Jupiter standing left, holding thunderbolt and sceptre; children at his feet clinging to chlamys and sceptre. RIC IV 226; BMCRE 1; RSC 525. EF, attractive portrait.



Inviato

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CARACALLA. 198-217 AD. AR Denarius (2.96 gm). Struck 217 AD. ANTONINVS PIVS AVG GERM, laureate head right / VIC PART P M TR P XX COS IIII P P, Caracalla standing left, holding globe and sceptre, crowned by Victory standing left, holding wreath and palm; at left, captive seated left. RIC 299e; BMCRE pg. 46 note; RSC 655. Good VF. Very Rare.


 


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Caracalla. AD 198-217. AR Antoninianus (23mm, 5.21 g, 1h). Rome mint. Struck AD 215. Radiate, draped, and cuirassed bust right / Sol standing facing, head left, holding globe and raising hand. RIC IV 264c; RSC 287. Superb EF.



Inviato

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Vi lascio intanto questi dati sui quali formulare le vostre riflessioni. In seguito proporrò alcuni altri dati.

 

Ciao

Illyricum

;)

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Inviato

Ciao,

sono una chiavica nei primi secoli dell'impero....ma ritengo che:

 

- l'inflazione abbia agito in modo inferiore che non nel XX secolo...solo che la vediamo su periodi lunghi 50/100 anni e la vediamo a colpo d'occhio...e questo ci turba...mi pare ci siano studi che lo dimostrano

- poiché era una monetazione basata sul contenuto metallico, l'unico modo per adeguarsi era ridurre il peso delle monete, non potendo semplicemente aggiungere degli zeri nelle banconote come si fece in germania a inizio '900

 

sbaglio?

ridurre il peso delle monete e/o il contentuto in metallo fino in esse presente.

 

C'è qualcosa comunque che a me non torna... ;)

 

Ciao

Illyricum

;)


Inviato

se mi dovessi basare sul contenuto di fino dell'aureo, noto che dal 2 aC al 216 dC perde "solo" il 16% in 218 anni circa... mi pare "poco" a livello inflattivo... ma dovremmo considerare il reale potere d'acquisto di un aureo.. e io non lo so :)


Inviato

la riduzione di fino e di peso è la stessa scelta che fa Vittorio Emanuele III nel 1927 circa -

le 5 lire ARGENTO passano da 25 gr (titolo 900) - a 5 grammi (titolo 835)

le 100 lire d' ORO

- fino al 27 = 32,25 grammi titolo 900

- 1927-36 = 8,80 grammi titolo 900

- post 1936 = 5,19 grammi titolo 900

 

avrà imparato dai romani :D


Inviato

Ottimo proseguimento, @@Illyricum65

Io avevo evitato di entrare nei dettagli, ma giustamente qui sul forum è bene ampliare ;)


Inviato

E riecco qualche altro dato aggiuntivo. :D

 

Andiamo a verificare alcuni dati che emergono dall’analisi dei pesi ponderali dei sesterzi e di alcuni altri tipi monetali.

 

Peso medio Caligola ( emissioni x Agrippina): 26.33 -29.1 g 27.71 g (SEST)

Peso medio Claudio: 28.67 g (SEST)

Peso medio Nerone: 24.75-29.84 g media 27.3 g (Roma media 26,97, Lugdunum 26,26 g) (SEST)

Peso medio Vespasiano: 25.84 g (SEST)

Peso medio Tito: 25.54 g (SEST)

Peso medio Marco Aurelio: 25,16 g (SEST)

Peso medio Commodo: SEST 24,29 g, DUP. 10,48, ASSE 10.93 (Mattingly)

Peso medio Elagabalo : 22,16g (SEST), ASSE 11,25 g

Peso medio Alessandro Severo: 21.7 g (SEST)

Peso medio Massimino Trace: 20.8 g (SEST)

Peso medio Gordiano III: 20.11 g (SEST), 1.43 g Au (riportato da Caracalla e al peso di circa 3 g al 46%), ASSE 9,67 g

Per Filippo il sesterzio pesa ancora sui 19-20 grammi, con molta variabilità; infatti dall’analisi di 8 suoi esemplari abbiamo campioni di quasi 22 g e 15,66, con una media che si in realtà si attesta sui 18,57 g

 

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Il peso si riduce ancora con Traiano Decio e scende sui 16 grammi di media con Treboniano Gallo. Ancora Valeriano e Gallieno emettono sesterzi, del peso di 13-14 grammi. Tralascio il discorso "doppio sesterzio" per evitare di uscire dal seminato.

 

Ciao

Illyricum

;)

 

 


Inviato

Ciao,

se mi dovessi basare sul contenuto di fino dell'aureo, noto che dal 2 aC al 216 dC perde "solo" il 16% in 218 anni circa... mi pare "poco" a livello inflattivo... ma dovremmo considerare il reale potere d'acquisto di un aureo.. e io non lo so :)

in effetti questo dato è interessante. Andrebbe verificato appunto il potere d'acquisto. Magari i 6.543 g di oro di Caracalla del 216 d.C. avevano un potere d'acquisto maggiore dei 7.8 g di Augusto. Lo dubito ma sicuramente nel Primo Impero la disponibilità aurea era superiore a quella del primo III secolo d.C. Vuoi per l'attività estrattoria (ad es. le miniere ispaniche in piena attività) vuoi per le conquiste militari (es. avevano messo le mani da poco sul ricco Egitto)...

La mia impressione è che l'oro avesse un valore quasi immutabile. Un valore pressochè immutabile nel tempo. Controllato dall'Imperatore e quindi visto quasi come sua diretta emanazione. Chi possedeva aurei? L'Imperatore, lo Stato, i patrizi (se vediamo i dati di Pompei il patrimonio familiare era conservato in aurei). Qualche ufficiale di rango (se il legionario augusteo guadagnava 225 denari/annui, un centurione primus pilus arrivava a 13.550 e un tribunus laticlavius a 30.000). Ma la stragrande parte della popolazione non lo vedeva mai. Denari, qualcuno. Sesterzi, pure. Dupondi e assi certamente e anche semis e quandrans.

E su chi ricadeva il grosso del peso dell'inflazione? Su questa parte della popolazione che maneggiava denari (ma tendeva a tesaurizzarli per cui avevano grande valore) e bronzi, specie frazioni di bronzi. Quindi l'aureo stava lassù, pressochè immutabile, irragiungibile. Il denario, più circolante, risentiva maggiormente dell'inflazione. Anche perchè il cambio storico oro/argento era attorno al 1:15 mentre ora è ben minore. Perchè? A causa del fatto che il cambio era calmierato dal fatto che gli Stati anche moderni utilizzavano l'argento per scopi monetali. Terminato tale utilizzo, il valore dell'argento è diminuito. In merito leggasi

https://www.goldbroker.it/news/ratio-oro-argento-relazione-tra-i-due-metalli-preziosi-413 .

I bronzi pure e infatti il sesterzio (moneta di raccordo tra il sistema oro/argento e quello oricalco/rame) è il secondo a sparire poco dopo il 250 d.C.

Ma andiamo a vedere il cambio dell'oricalco. Ed osservate poi i dati del post #16. Questi ultimi sono dati noti ai più introdotti nella monetazione romana. Ma non notate una discrepanza tra il cambio teorico e il post #16?

 

Ciao

Illyricum

;)


Inviato

Ciao,

siete rimasti basiti? Non avete nulla da aggiungere?

 

La discrepanza cui facevo cenno è la seguente:

 

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Quindi le domande che mi pongo sono le seguenti:

  • Il Senato si occupava della coniazione dei bronzi. Ma se i pesi di questi erano calanti perché non si hanno notizie di leggi in tal senso?
  • L’Imperatore aveva comunque titolo e controllo anche sui bronzi? Non mi pare ipotizzabile che il Senato deliberasse una riduzione ponderale senza che l’Imperatore ne fosse a conoscenza. Chi delle due autorità controllò tale riduzione? L’Imperatore ordinò e il Senato si limitò ad eseguire? E perché le fonti storiche non ne parlano?
  • Qualcuno “faceva la cresta” sullo scarto? (vedi l’episodio dei monetieri di Aureliano)
  • Si potrebbe ipotizzare un lento e inesorabile passaggio al valore fiduciario. Ma allora il Ripostiglio di Biassono non è in antitesi con questa tendenza (tesaurizzazione di vecchi sesterzi anche lisci)?

Che opinioni avete in merito?

 

Ciao
Illyricum


Inviato (modificato)

Ci aggiungo una provocazione:

non è che all'Imperatore interessasse fondalmente l'aureo e il denario (infatti furono comunque riformati più volte, molto di più il secondo del primo per la sua diffusione) e a partire dal sesterzio nel tempo si manifestò un certo "disinteresse" per la "vile moneta" che utilizzava il popolo quotidiamente?

E se ciò risultasse reale perchè il patrimonio veniva calcolato in sesterzi? Forse per dare un'idea dei patrimoni in una valuta il cui valore era noto anche al "popolino"?

 

Ciao

Illyricum

;)

Modificato da Illyricum65

Inviato

Chi possedeva aurei? L'Imperatore, lo Stato, i patrizi (se vediamo i dati di Pompei il patrimonio familiare era conservato in aurei). Qualche ufficiale di rango (se il legionario augusteo guadagnava 225 denari/annui, un centurione primus pilus arrivava a 13.550 e un tribunus laticlavius a 30.000). Ma la stragrande parte della popolazione non lo vedeva mai. Denari, qualcuno. Sesterzi, pure. Dupondi e assi certamente e anche semis e quandrans.

E su chi ricadeva il grosso del peso dell'inflazione? Su questa parte della popolazione che maneggiava denari (ma tendeva a tesaurizzarli per cui avevano grande valore) e bronzi, specie frazioni di bronzi.

Attenzione illirico che come visto a Pompei ed Ercolano anche schiavi possedevano moneta aurea.


Inviato

Ciao,

Attenzione illirico che come visto a Pompei ed Ercolano anche schiavi possedevano moneta aurea.

il dato che riporti non cambia in sostanza il quadro generale. L’aureo non era sicuramente una moneta “comune” e il loro possesso da parte di alcuni schiavi (Poteva essere un liberto? Poteva aver accantonato il denaro per pagare il riscatto al dominus ? Poteva essere i doni di qualche dominus particolarmente affezionato a quello schiavo e ai suoi servigi? Oppure semplicemente poteva averle trafugate o raccolte durante la caotica fuga dei suoi padroni o prelevate dalla borsa di qualche patrizio deceduto?) non è un indicatore certo per poter affermare che anche i meno abbienti ne possedevano come prassi consolidata. Si trattava di un tipo monetale appannaggio (di norma) delle classi elevate. Si tratta di casi isolati e documentati ma che non rappresentano una regola comune.

 

Traggo dal testo “Le monete d’oro di Pompei”, Cantilena Renata, 2005, prediligendolo per la sintesi del testo rispetto al tomo di 500 pagine “Storie di un’eruzione – Pompei Ercolano Oplontis” probabilmente molto più completo ma richiedente un certo tempo per una lettura più approfondita.

 

A Pompei la composizione monetale è pari a

4% oro

34% argento

62% bronzo (Talercio Mensitieri, 2002)

 

La percentuale di monete in oro cambia a seconda dell’area di ritrovamento: varia tra il 3% e il 6% delle zone nobiliari. Gli accumuli “maggiori” (>4000 sesterzi di valore) sono 8 (5 Pompei, 1 borgo marinaro, 2 Oplontis). Ad Ercolano la percentuale di aurei si abbassa al 1% (1%  Au, 45% Ag e 54% bronzo).

 

La maggior parte delle monete auree sono state rinvenute a corredo di corpi di Pompeiani morti durante la fuga. Evidentemente cercavano di portarsi dietro un po’ di liquidità. Le cassaforti rinvenute nelle domus spesso sono vuote (es. Casa dei Vettii dove le due casseforti sono state rinvenute vuote): pertanto la scarsa evidenza di aurei nelle domus non è indicativa di scarsità monetale bensì l’evidenza dell’avvenuta asportazione di monete da parte dei proprietari in fuga.

Talvolta comunque qualcosa è rimasto nelle abitazioni: es. 45 aurei e 5 denari nella Casa dei Dioscuri in una cassetta di legno e bronzo. Nella Casa del bracciale d’oro proviene un gruzzolo di 4.696 sesterzi (!); nella Casa dell’Argenteria 29 aurei, 2 denari e 163 bronzi.

Ad Oplontis la maggior parte di aurei è da villa rustica e dall’azienda agricola di L. Crassius Tertius forse liberto dei Crassi – 1 aureo, 230 denari e 20 bronzi, gioielli in oro/argento e 172 aurei, 400 argenti e gioielli in oro- i primi raccolti in una cassa di legno, i secondi in un altro ambiente (stanza 10) dove si erano rifugiate più persone. Queste ultime avevano raccolto i loro beni in borse di stoffa o cuoio e giacevano vicino a oltre 50 scheletri.

Tralascio il celebre ritrovamento di Boscoreale (aurei per un valore di 135.000 sesterzi, pari al valore d’acquisto di un terreno e probabilmente parte del reddito delle produzione agricola della villa).

Quindi alcuni stralci dallo stesso testo:

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Inviato

Per la parte relativa alla presenza di aurei da parte di individui di lignaggio inferiore o servile:

 

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Per l'ancilla (trenta-trentacinquenne) posso aggiungere che fu rinvenuta assieme ad un'altra donna (quaranta/quarantacinquenne), una bimba di otto anni e due persone (14 e 4 anni) di sesso non determinabile.

Portava sue armille auree, un anello d'oro, catenella aurea (fermavelo?).Sul fianco destro un sacculus conteneva altre armille, una collana, due anelli di cui uno con gemma (tutti aurei) assieme ad un deupondio e due aurei di Vespasiano.E' descritto chiaramente come ritrovamento eccezionale. La condizione servile è indubbia: una persona libera mai avrebbe accettato anche in dono un bracciale che la qualificava come "schiava". Viceversa lo schiavo non poteva avere dei beni suoi: era prassi accettata però che il padrone potesse fare dei "doni" di cui manteneva comunque la proprietà.  Era il cosiddetto "peculio servile".Un'altra ipotesi formulata è che le monete costituissero parte di lasciti da parte del padrone per dei guadagni ottenuti dalla stessa schiava, magari esercitando il meretricio di alto livello. La collana, lunga 243 cm poteva essere il "catenae" cui fa cenno lo stesso Plinio che indossavano le prostitute di alto rango e che si incrociava sul seno. La stessa gemma dell'anello, un erote (elemento comunque comune), richiama la sfera sessuale. (“Storie di un’eruzione – Pompei Ercolano Oplontis”).

 

Analogamente (mi viene da pensare) il ritrovamento della Casa del Menandro potrebbe indicare il peculium di uno schiavo e parte dei profitti procurati al suo dominus (e da questo parzialmente affidati allo schiavo per i buoni servigi resi)

 

Ciao

Illyricum

;)


Inviato

aspetta, è logico che l'aureo circolasse meno degli altri, anche oggi non penso che tu vada a comprare il pane con la banconota da 500 euro. Dico semplicemente che un aureo poteva finire tra le mani di chiunque avesse un'attività commerciale o un certo tipo di occupazione.


Inviato

Ciao,

aspetta, è logico che l'aureo circolasse meno degli altri, anche oggi non penso che tu vada a comprare il pane con la banconota da 500 euro. Dico semplicemente che un aureo poteva finire tra le mani di chiunque avesse un'attività commerciale o un certo tipo di occupazione.

sì, questo certamente. Alla fine affermiamo la stessa cosa. Stresso questo punto nei post precedenti solo per non generare incertezze o fraintendimenti in qualche utente. ;)

 

Ciao

Illyricum


Inviato

Io credo vada anche focalizzata l'attenzione sul dato:

 

VALORI TEORICI ufficialmente invariati per 200 anni

SITUAZIONE REALE peso via via calante e variazioni significative nella composizione della lega utilizzata

 

Studiando la situazione del III secolo dell'area gallica che, con l'avvento dell'impero gallico e con gli ultimi colpi di Postumo vede di fatto la sparizione della grande moneta bronzea e soprattutto con il successivo proliferare della moneta imitativa (fenomeno che riguardò in maniera massiccia l'antoniniano con degenerazioni dimensionali estreme), ho potuto riscontrare nei pochi (purtroppo davvero pochi!) studi che contemplano analisi archeometriche e metallurgiche che alla riduzione di peso è spesso e volentieri accompagnata una variazione della lega impiegata.

 

Ora, mi sono sempre chiesto - e giro a voi la domanda - per mantenere invariati i valori teorici a fronte di una riduzione ponderale, i ritocchi alla lega sono casuali oppure vanno visti come un tentativo di compensare la riduzione?

Compenso che non necessariamente riguarda l'aumento di fino nobile (argento), ma comunque di altri metalli leggermente più "pregiati" che dovevano in qualche maniera dare solidità (fiduciaria?) alla moneta prodotta.

 

...spero di essermi spiegato!

:)

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