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dibattito cronologia monete romane repubblicane


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Sull'argomento segnalo questa discussione:

http://www.lamoneta.it/topic/99463-aureo-del-giuramento/

 

Io ritengo che, data l'analogia della tipologia del diritto con quella del quadrigato, quando questa moneta fu emessa  la moneta d'argento "ufficiale" fosse ancora il quadrigato stesso e non ovviamente il denario. Quindi anche la datazione di questa moneta risulta fondamentale per un'eventuale impianto cronologico.

 

Riguardo ai tipi sia del D che del R vedo che le interpretazioni si sprecano. Riguardo al D a me piace la definizione di Crawford "Testa gianiforme dei Dioscuri". Non so se sia corretta ma sicuramente di grande impatto...

Modificato da Ross14

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Concordo con @@Ross14 sul fatto che l'aureo in questione sia stato emesso mentre ancora circolava il quadrigato.

Per completezza, aggiungo come Coarelli ritenga che quello del D non sia Giano o i Dioscuri, ma Fontus imberbe.


Inviato

Concordo con @@Ross14 sul fatto che l'aureo in questione sia stato emesso mentre ancora circolava il quadrigato.

Per completezza, aggiungo come Coarelli ritenga che quello del D non sia Giano o i Dioscuri, ma Fontus imberbe.

Tra le varie teorie, quale ritiene la più fondata per l'interpretazione del rovescio?


Inviato (modificato)

Salve @@Ross14!

È fuor di dubbio che il rovescio rappresenti un foedus, sancito secondo quelle modalità che anche Livio ci tramanda, ma quale?

Quello con i Piceni del 295, che portò alla vittoria di Sentinum, o quello stretto con gli Italici del 220, contro i Galli Boi?

Del secondo, che sicuramente ci sarà stato, le fonti non riportano nulla e lo stesso Livio, per quell'anno, è lacunoso.

Certuni, a sostegno di quest'ultima possibilità, riferiscono come un'emissione aurea sarebbe stata resa possibile soltanto grazie alla conquista delle miniere d'oro di Victimulae, ma, al riguardo, sono piuttosto scettico.

Modificato da Theodor Mommsen
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Come ho già scritto nella scheda citata da Ross, le teorie sulla data di emissione si incrociano con quelle sull’interpretazione dell’iconografia.

In ordine cronologico:

  • Generalmente, l’emisione viene datata tra il 217 e il 216, poco dopo lo scoppio della Seconda Guerra Punica. Il R/ ricorderebbe un singolare giuramento effettuato dall'esercito di Roma dopo le disastrose e ripetute sconfitte romane contro Annibale, oppure quello imposto ai socii italici perché mantenessero fede al patto che avevano precedentemente stipulato contro Cartagine (episodi entrambi citati da Livio). L’occasione sarebbe stata un invio di oro a Roma da parte di Gerone II di Siracusa.
  • Per Mommsen la scena ricorderebbe la concessione del diritto della cittadinanza romana ai Campani e a una parte dei Sanniti, avvenuta nel 334 sotto il consolato di T. Veturio Calvino e di Sp. Postumio Albino: in tale modo il discendente del primo console avrebbe successivamente ricordato la vicenda nel suo denario del 137 (Cr. 234/1).
  • Secondo Crawford (che colloca l’aureo al 217), è qui riprodotto il foedus Caudinum, stipulata nel 321 dal console T. Veturius Calvinus (per questo, l’iconografia sarà ripresa in seguito da un altro Veturius, con il denario Cr. 234/1, essendo la pax Caudina il prototipo, mitico e non storico, della pax Numantina). Viene tuttavia opposto che appare improbabile che Roma abbia commemorato una tale umiliazione.
  • La Breglia ha collocato gli aurei al 290-289 alla fine delle guerre sannitiche: in tal modo il giuramento avrebbe simboleggiato la riappacificazione tra i due popoli.
  • Per Mattingly il giuramento indicherebbe il trattato concluso nel 263 tra Roma e Ierone di Siracusa. L'incertezza è dovuta al fatto che mentre il guerriero di destra è indubbiamente un romano, quello di sinistra, barbato, non avrebbe le sembianze di un greco ma piuttosto di un italico.
  • Altra ipotesi è che le monete d'oro siano state battute nel 209 utilizzando una parte delle riserve auree dello Stato romano (l’aurum vicesimarium, ottenuto dalla tassa sulle manumissioni, che “ad ultimos casos serbabatur” - Livio, XXVII, 10). Questa teoria è tuttavia oggi superata, perché l’aureo è paplesemnete connesso, sul piano ponderale e stilistico, con il quadrigato, che Thomsen ha dimostrato essere anteriore al denario.
  • Per Alföldi e Thomsen (che data l’emissione prima del disastro di Canne del 216) la scena rievocherebbe la fondazione di Roma: i due personaggi in piedi sarebbero Latino ed Enea nell'atto di giurare alleanza e concordia (Virgilio, Eneide, XII, 161-215) oppure Tito Tazio e Romulo, a conclusione dello scontro fra Romani e Sanniti (Virgilio, Eneide, VIII, 639-41; in questo senso, l'Alföldi). L'occasione storica per tale richiamo mitologico sarebbe il giuramento che i soldati, sia romani che i loro alleati latini, dovettero pronunciare nella primavera del 216 (da un passo di Livio) di fronte ai loro tribuni.
  • Pedroni collega invece l'emissione aurea all'eccezionale arruolamento dei Romani e degli alleati avvenuto nel 225, la "leva tumultuaria" considerata epocale già dagli storici antichi. In quell'anno, con il pretesto della minaccia dei Galli, i Romani conteggiarono tra tutti gli alleati il numero degli uomini in grado di essere mobilitati in caso di guerra. Un avvenimento che ha coinvolto i romani ed i loro alleati italici, un'occasione quindi che avrebbe spinto il Senato per un'emissione aurea di carattere straordinaria e di grande valore propagandistico.
  • Campana, considerando l'elevato livello stilistico e l'accurata tecnica di coniazione, la data al 225. Secondo Crawford la moneta da 6 scrupoli varrebbe 40 assi semilibrali, quella da 3 scrupoli 20 assi (l'aureo da 30 assi, se autentico, sarebbe successivo a queste monete).
  • Un’ulteriore interpretazione in chiave mitologica del gioramento potrebbe essere un richiamo al patto di alleanza tra i capi di Alba Longa e Roma, prima dell'ordalia tra Horatii e Curiatii (Livio I, 24).
  • Coarelli evidenzia che, secondo Plinio, il primo aureo romano fu coniato 51 anni dopo l’argento (dopo il 269): si tratta, per l’autore, di questo aureo, che egli data appunto al 219. Infatti, al R/ è riprodotto un foedus, che veniva stipulato da due feziali, il pater patratus e un gregario, verbenarius. In effetti, le due figure di sinistra portano una veste particolare, che lascia il corpo nudo e presenta un elemento globulare alle spalle: probabilmente il cinctus Gabinus, di cui si servivano i sacerdoti, e quella in piedi è raffigurata come uomo anziano, che regge una lancia, prerogativa del pater patratus, antenata (secondo l’Alföldi) dello scettro e quindi simbolo dell’imperium. La figura di destra invece, staccata dalle altre due, è giovane e veste una corazza anatomica. Si tratta del foedus tra Romolo e Tito Tazio (peraltro, in sabino cures era il nome sia della città di Tito Tazio che della lancia), di cui esisteva un gruppo scultoreo, verosimilmente qui riprodotto, lungo la sacra via. L’aureo potè essere emesso grazie alle prime miniere aurifere cadute in mano ai Romani, ovvero le miniere di Victimulae, presso Vercelli, che sappiamo furono sottratte a Roma, da Annibale, alla fine del 218. Sappiamo da Zonara che nel 220 i due consules suffecti, Lucio Veturio Philo e Gaio Lutazio, a completamento della guerra contro i Celti della Gallia Cisalpina (conclusasi nel 222 con la presa di Milano) spinsero le conquiste di Roma “fino alle Alpi”: probabilmente è questa la data di conquista delle miniere. Quindi, nel 219, con l’oro acquisito grazie alle operazioni di Lucio Veturio Philo, fu commemorata la fine delle operazioni militari iniziate nel 225, quando i Galli cisalpini Boi e Insubri e transalpini Gesati, avevano invaso l’Italia, creando grande preoccupazione e causando una spontanea adesione degli Italici a Roma: evento cui allude la citazione dei foedus originario tra Tito Tazio e Romolo
La figura gianiforme, comune agli aurei della serie Cr. 28 e, probabilmente, agli assi librali Cr. 14/1 e 25/1, è stata variamente interpretata.
  • Per Le Gentilhomme (1934) si tratta di Giano, ma questa ipotesi sembra contraddetta dal fatto che la testa è imberbe e con aspetto giovanile, diversa quindi dalla tradizionale iconografia di Giano. Tuttavia una divinità gianiforme imberbe (omologata a Giano) era venerata dagli Etruschi con il nome di Culsans e la sua testa fu riprodotta su monete fuse di Volterra.
  • Per Pedroni (ripreso da Campana) potrebbe essere una iconografia “Plebea” di Giano, culto gentilizio della gens Duilia che, non essendo di stirpe patrizia, non poteva far propria l’iconografia ufficiale. Tale culto sarebbe stato portato a Roma da Cales (dedotta nel 334, per l’appunto, da Gaio Duilio), ove l’iconografia di tipo etrusco (per influenza di Culsans) fu introdotta dai numerosi Tirreni che frequentavano la colonia.
  • Crawford suggerisce una testa gianiforme dei Dioscuri (protettori non solo della cavalleria e dell'esercito, ma dello stesso popolo romano); tuttavia non se ne hanno altre testimonianze e, in ogni caso, mancano i loro principali attributi, i pilei e gli astri.
  • Secondo Alfoldi si tratta dei Penati Publici sotto la cui garanzia Enea si era alleato con i Latini. Si realizza così, per lo studioso, un collegamento tra il dritto e il rovescio.
  • Mattingly, la Breglia e Coarelli ritengono che si tratti di Fons (o Fontus), il figlio di Giano e di Giuturna. È stato opposto che nella mitologia romana Fons occupava una posizione trascurabile, ma Coarelli ritiene quest’ultima un’errata valutazione moderna delle fonti; fra l’altro, il suo tempio era stato dedicato il 13 ottobre, festa dei Fontinalia (il che dimostra un collegamento con le fonti, così come le raffigurazioni di toro androcefalo sulla monetazione magnogreca) ed era sito nei pressi della zecca. Secondo questo autore, si tratterebbe di una citazione, sulla prima emissione argentea ufficiale, della prima emissione enea (Cr. 14/1)
Modificato da L. Licinio Lucullo
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Per me, la testa gianiforme ma imberbe resta un mistero: una lacuna nelle nostre conoscenze dell'iconografia romana ci impedisce di interpretarla con sicurezza.

Proprnderei per Fons, ma solo perché le notizie che abbiamo su di lui sono minori


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Ciao a tutti,

complimenti per la discussione che leggo sempre con piacere...In ordine alla datazione dell'aureo...Vi vorrei porre una domanda...è possibile che vi sia un rapporto con  i 3/8 di shekel cartaginesi, che presentano la dea tanit gianiforme? Non credo sia stata casuale la scelta dei Cartaginesi.

Saluti Eliodoro

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Assolutamente possibile, @@eliodoro!

L'esemplare SNG ANS 140, databile piuttosto agevolmente al 216-211, verrebbe a rappresentare, stantibus sic rebus, un sostegno alla datazione bassa dell'oro del giuramento.

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Questo era anche il mio pensiero..

Allego la comparazione

2232851.m.jpg

Rep_01.jpg

Modificato da eliodoro
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Così però siamo nei guai: dando per assodata la precedenza del quadrigato rispetto al denario e collocando l'oro del giuramento (che del quadrigato presenta i tipi) al 220, dovremmo accettare la datazione (molto) bassa del denario, contraddicendo Plinio.

Mi sto divertendo troppo!!!


Inviato (modificato)

L'osservazione di @@eliodoro è molto significativa.

@@Theodor Mommsen: sto leggendo il libro di Coarelli e trovo le motivazioni da lui espresse sulla datazione del quadrigato ( e non del denario) al 269 molto convincenti pur non contraddicendo di fatto Plinio.

Coarelli sottolinea infatti con alcuni esempi il suo stile di scrittura "a schede" ed interpreta così le due frasi seguenti come due momenti cronologici ben distinti:

1) Argentum signatum anno urbis CCCCLXXXV, Q. Ogulnio C. Fabio Cos., quinque annis ante primum punicum bellum. (quadrigato 269)

2) Et placuit denarium pro X libris aeris valere, quinarium pro V, sestertium pro dupondio et semisse (denario pre 211)

Io aggiungo che nella prima frase parla di argentum signatum e non di denario. Secondo la mia logica se si fosse riferito al denarioin entrambe le parti, già nella prima frase il soggetto sarebbe stato denario ed al limite avrebbe usato argentum signatum nella seconda per evitare la ripetizione.

 

Io ritengo quindi l'interpretazione di coarelli condivisibile facendo riferimento sia alla fonte letteraria primaria (Plinio), evidenze archeologiche (Morgantina) ed analogie stilistiche (tipo quella citata da Eliodoro sull'oro del giuramento per intenderci).

 

Come ho scritto nel mio post precedente la datazione dell'oro del giuramento potrebbe fornire basi a tutta una teoria cronologica.

 

Ribadisco: gli scrittori antichi generalmente non scrivevano castronerie (se non con qualche eccezione...), ma vanno interpretati: in uno scritto antico alcune informazioni potevano essere omesse perché ovvie ed assodate per un loro contemporaneo mentre possono risultare oscure allo studioso moderno.

Modificato da Ross14
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Inviato (modificato)

L'osservazione di @@eliodoro è molto significativa.

@@Theodor Mommsen: sto leggendo il libro di Coarelli e trovo le motivazioni da lui espresse sulla datazione del quadrigato ( e non del denario) al 269 molto convincenti pur non contraddicendo di fatto Plinio.

Coarelli sottolinea infatti con alcuni esempi il suo stile di scrittura "a schede" ed interpreta così le due frasi seguenti come due momenti cronologici ben distinti:

1) Argentum signatum anno urbis CCCCLXXXV, Q. Ogulnio C. Fabio Cos., quinque annis ante primum punicum bellum. (quadrigato 269)

2) Et placuit denarium pro X libris aeris valere, quinarium pro V, sestertium pro dupondio et semisse (denario pre 211)

Io aggiungo che nella prima frase parla di argentum signatum e non di denario. Secondo la mia logica se si fosse riferito al denarioin entrambe le parti, già nella prima frase il soggetto sarebbe stato denario ed al limite avrebbe usato argentum signatum nella seconda per evitare la ripetizione.

 

Io ritengo quindi l'interpretazione di coarelli condivisibile facendo riferimento sia alla fonte letteraria primaria (Plinio), evidenze archeologiche (Morgantina) ed analogie stilistiche (tipo quella citata da Eliodoro sull'oro del giuramento per intenderci).

 

Come ho scritto nel mio post precedente la datazione dell'oro del giuramento potrebbe fornire basi a tutta una teoria cronologica.

 

Ribadisco: gli scrittori antichi generalmente non scrivevano castronerie (se non con qualche eccezione...), ma vanno interpretati: in uno scritto antico alcune informazioni potevano essere omesse perché ovvie ed assodate per un loro contemporaneo mentre possono risultare oscure allo studioso moderno.

Ciao @@Ross14, il quadrigato influenza anche la monetazione campana/osca del 216 - 211 a.c.:

2161028.m.jpg

2078938.m.jpg

Modificato da eliodoro
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Plinio indica per l'aureo del giuramento un'emissione di 51 anni successiva rispetto alla coniazione dell'argento. Essendo questa moneta strettamente legata al quadrigato (il tipo al diritto è inequivocabile), se si considerasse il passo di Plinio sulla coniazione dell'argento relativo al denario e non al quadrigato o al didramma Ercole/lupa come sostenuto da Crawford, l'autore stesso entrerebbe in forte contraddizione. 

Tutti questi indizi mi portano a pensare come Coarelli:

Quadrigato: 269

Aureo del giuramento: 219 (51 anni dopo il quadrigato con conteggio all'antica contenente il primo anno)

Denario: dopo il 219 e prima del 211 (Morgantina)

 

Penso di essere diventato un sostenitore della cronologia intermedia...

Modificato da Ross14
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Per quanto riguarda la cronologia delle prime emissioni sono molto interessato a conoscere la vostra opinione sul bronzetto (litra?) romano-campano RRC 17/1.

http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/7

Nelle pubblicazioni è spesso trascurato ma si tratta della prima emissioni romano-campana in bronzo emessa con un quantitativo importante.

Dato il tipo al rovescio ho sempre visto questa moneta come strettamente legata alla didracma RRC 13/1. Tuttavia si tende a darle una posizione cronologica molto posteriore (Crawford la colloca al 260 a.C.).

Cosa ne pensate?

Modificato da Ross14

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Secondo Roberto Russo (vd. catalogo NAC 61), si tratta una mezza litra, in serie con le emissioni RRC 16 (litra) e RRC 23 (doppia litra), nell'ambito di una serie coniata a Napoli. A me questa è sempre sembrata una lettura condivisibile.


Inviato

Secondo me è evidente anche un legame con la serie di Cosa (http://www.lamoneta.it/topic/101437-bronzi-con-cozano-e-divinitprotome-equina/).  Infatti la seconda serie cosana presenterebbe, oltre alle analogie iconografiche, anche la medesima suddivisione nei 4 tipi, pur riscontrando differenze nelle sequenze degli orientamenti. Sia nella serie Cr. 17 che nelle emissioni di Cosa sono poi presenti varianti ove compare il simbolo stella, se pur con variazioni nella posizione dei tipi. L'elemento più importante emerge però dalle caratteristiche ponderali: la prima serie di Cosa, con al D/ la testa di Marte, presenta il medesimo livello ponderale dei gruppi A e B del tipo Cr. 17/1, mentre la seconda serie, con testa di Cosa, parrebbe presentare un peso medio lievemente inferiore, come per gli esemplari dei gruppi C e D dell'emissione con testa di Minerva

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Alego un articolo a firma Garavelli ( a cui ho contribuito in minima parte) sempre relativo alla questione datazione.

7 - Garavelli Litra.pdf

Modificato da Tinia Numismatica
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Vorrei chiedervi gentilmente una spiegazione:

la corrispondenza cronologica tra la nascita del denario e la riduzione sestantale dell'asse viene generalmente data per assodata. Quali sono le prove a tal riguardo?


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Vorrei chiedervi gentilmente una spiegazione:

la corrispondenza cronologica tra la nascita del denario e la riduzione sestantale dell'asse viene generalmente data per assodata. Quali sono le prove a tal riguardo?

Viene data per assodata dopo il lavoro del Thomsen, ma così non è. E' stata rimessa in discussione da Bernardelli, ma già molto prima Mommsen, Babelon e Grueber avevano mostrato la loro contrarietà.

L'errore è sul fatto che i dati sono stati utilizzati facendo il peso medio degli esemplari e non considerando il peso più alto e più basso degli esemplari.

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L'errore è sul fatto che i dati sono stati utilizzati facendo il peso medio degli esemplari e non considerando il peso più alto e più basso degli esemplari.

Interessante!

Puoi spiegarmi meglio?


Inviato

Alego un articolo a firma Garavelli ( a cui ho contribuito in minima parte) sempre relativo alla questione datazione.

Questo apre scenari affascinanti nei rapporti tra la monetazione di Roma e quella di Cosa


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Viene data per assodata dopo il lavoro del Thomsen, ma così non è. E' stata rimessa in discussione da Bernardelli, ma già molto prima Mommsen, Babelon e Grueber avevano mostrato la loro contrarietà.

L'errore è sul fatto che i dati sono stati utilizzati facendo il peso medio degli esemplari e non considerando il peso più alto e più basso degli esemplari.

Su quali presupposti si è basato Thomsen per stabilire questa corrispondenza? Sul rapporto di valore tra argento e rame?

Non ho il libro di Thomsen e nei testi che ho letto la contemporaneità cronologica tra nascita del denario e riduzione sestantale viene data per scontata...

Modificato da Ross14

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Viene data per assodata dopo il lavoro del Thomsen, ma così non è. E' stata rimessa in discussione da Bernardelli, ma già molto prima Mommsen, Babelon e Grueber avevano mostrato la loro contrarietà.

L'errore è sul fatto che i dati sono stati utilizzati facendo il peso medio degli esemplari e non considerando il peso più alto e più basso degli esemplari.

 

Ma a quale lavoro di Bernardelli ti riferisci?

Personalmente ricordo solo il volume "Musei Civici di Vicenza. Le monete celtiche, greche e romano repubblicane, Padova 1996, dove in effetti propugna una datazione alta. Attribuisce pure le monete di bronzo dei Brettii a una datazione alta, al 282 a.C., ma non comprendo le sue ragioni.

Purtroppo le argomentazioni a favore per una datazione "alta" restano ancora speculative e legate soprattutto a una letterale interpretazione di alcune fonti letterarie. Anche i dati archeologici restano complessi e contraddittori....


Inviato

Mi intrufolo in questa bellissima discussione per chiedere: noto nell'aureo del giuramento che il personaggio di destra ha la lancia rivolta verso il basso, quello barbuto a sinistra rivolta verso l'alto. C'è una spiegazione?


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