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Non lo capisco


antvwaIa

Risposte migliori

Non lo capisco.

Io non sono cristiano, ma se un vescovo (o un prete) mi fanno gli auguri di buone feste li ringrazio e lo gradisco.

 

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Modificato da antvwaIa
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Viviamo in uno stato ( la miniscola è voluta ) dove ormai i cretini sono la maggioranza ! ( si può dire cretini ? se non è corretto dico "diversamente intelligenti" che forse  piace di più)

Se a qualcuno non cristiano danno  fastidio i simboli della religione cattolica ( presepe,canti di natale, San Nicola, eccetera ) si può assentare, nessuno glielo vieta.

Hai mai sentito di un musulmano in Italia che rinuncia al ramadan perchè ai cattolici potrebbe dare fastidio ?

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Giusto, rorey36: diciamo "diversamente intelligenti", suona meglio, così come suona meglio quando mia moglie mi dice che io sono "diversamente magro". :)

A me non da fatsidio nessun simbolo religioso di nessuna religione, purché non vengano imposti.

In uno Stato laico penso che non dovrebbe esserci nella scuola pubblica lìinsegnamento del catechismo, soprattutto se fatto da "insegnanti" pagati dallo Stato e nominati dal vescovo, e quindi insegnanti confessionali. Mi piacerebbe che si informasse sulle principali religioni comparate, da un punto di vista storico e soprattutto dei loro fondamenti, e poi s'invitassero esponenti formali delle principlai religioni a dare un loro punto di vista confessionale. Per la stessa ragione, mi piace uno Stato laico, preferirei che nelle aule di scuola come dei tribunali, e negli uffici pubblici non ci fossero simboli esposti, e quindi neppure i crocifissi: ma se ci sono non mi danno nessun fastidio.

Se uno va a vivere in un Paese diverso, deve conformarsi con gli usi di quel Paese. Ottemperata questa regola e nei limiti che questa regola comporta, liberissimo uno di praticare le proprie usanze: ma il diritto di praticarle cessa là dove inizia il dovere del rispetto dei costumi locali.

Il concetto di multi-etnicità dovrebbe comportare soprattutto dialogo reciproco: non si dialoga quando si respinge.

In quella scuola lombarda era giusto fare il presepio a natale in quanto usanza radicata in questo Paese: quel preside avrebbe fatto un'ottima cosa per sviluppare una cultura multi-etnica se anziché trasformare il natale nella festa dell'inverno, avesse chiesto ai bimbi mussulmani, probabilmente presenti e numerosi, di spiegare il senso del ramadan nel momento in cui si celebra, o a quelli ebrei di raccontare come essi celebrano, ad esempio, la festa delle capanne.

Multi-etnicità per me significa essere tutti insieme, ognuno con le sue peculiarità.

Una sinfonia è splendida proprio perché insieme, ognuno con la sua melodia, suonano decine di strumenti diversi e dalle singole diversità emerge una sinfonia che è un capolavoro. Una società multi-etnica la vedo simile a una meravigliosa orchestra sinfonica.

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Pienamente d'accordo.

...Mi sa tanto che hai letto "Nostra aetate", la dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, del Concilio Vaticano II  :) :

 

Capitolo 2:

"La Chiesa Cattolica nulla rigetta di quanto in queste religioni (non cristiane) è vero e santo.

Essa con sincero rispetto considera quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molto punti differiscano da quanto essa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini.

 

Essa, perciò, esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità,

per mezzo di dialoghi e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni,

rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, 

riconoscano,

conservino 

e facciano progredire quei beni spirituali e morali, come pure quei valori socio-culturali

che si trovano presso di loro".

 

[..Ovviamente, con la precisazione che: "La Chiesa, tuttavia, annuncia ed è tenuta ad annunziare (per suo carisma proprio, che deriva dal comandamento di Gesù "Andate e annunziate..") incessantemente Cristo, che è la via, la verità e la vita, nel quale gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e nel quale Dio ha riconciliato a sè tutte le cose" ].

 

...Quindi, è la Chiesa stessa che vuole il dialogo e la collaborazione con tutti!...Proprio perchè questo fa parte integrante del suo essere Chiesa di Cristo,

il quale è venuto per tutti.

 

 

..Ma, evidentemente...qualcuno si sente "oltre" la Chiesa, e vuole dialogare "escludendo". Poveretti.....

 

( Nelle scuole, comunque, non si parla di "catechismo", ma di "ora di religione"....e questo dovrebbe bastare, a definire quest'ora non in termini restrittivi,

ma più "aperti all'universale"...!)...

Modificato da Georg
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Generalmente leggo le encicliche, ma non addentriamoci in questa materia, altrimenti sforiamo nel tema propriamente religioso e saremmo immediatamente stoppati dal moderatore.

Mi fanno sorridere (di commiserazione) queste persone che credono di difendere il laicismo staccando un crocifisso dalla parete, forse per sintonia con il frequente staccarsi dei soffitti nelle scuole italiane, e non dicono nulla sulle vere battaglie che s'hanno da fare in difesa del laicismo.

Per esempio, se il tumore che ho peggiora, vorrei aver diritto di dire ai medici di staccare la spina, senza che intervenga il mondo cattolico a imporre loro di non staccarla. Il fatto che vi è una maggioranza di persone che professano una religione, verso la quale ho rispetto, le quali partono dal punto di vista, non condiviso, che la "loro" morale è "la morale" e quindi va imposta sempre e comunque.

Voglio il diritto all'eutanasia.

Mi sembra idiota manifestare il laicismo impedendo a un vescovo di porgere gli auguri di natale e tacere di fronte all'imposizione della morale cattolica nell'ambito di quelle scelte che dovrebbero rientrare nella sfera del diritto privato, come lo è il diritto all'eutanasia.

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Qualche anno fa, quando frequentavo il liceo classico, il nostro benamato preside (democristianissimo, ma con un forte spirito critico e laico) ci disse:

"La legge impone il Crocifisso. Perfetto.

La legge però non ci vieta di attaccare altri simboli, quindi chi vuole può farlo."

 

Avendo io tendenze protestanti-calviniste, pur essendo Cattolico, ho scaricato i profili di Lutero e di Calvino, e li ho attaccati a destra e sinistra del Crocefisso (naturalmente in una posizione più bassa del Crocefisso, sia per motivazioni religiose che per motivazioni squisitamente estetiche).

E nessuno ha mai avuto niente da ridire, anzi.

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Generalmente leggo le encicliche, ma non addentriamoci in questa materia, altrimenti sforiamo nel tema propriamente religioso e saremmo immediatamente stoppati dal moderatore.

Mi fanno sorridere (di commiserazione) queste persone che credono di difendere il laicismo staccando un crocifisso dalla parete, forse per sintonia con il frequente staccarsi dei soffitti nelle scuole italiane, e non dicono nulla sulle vere battaglie che s'hanno da fare in difesa del laicismo.

Per esempio, se il tumore che ho peggiora, vorrei aver diritto di dire ai medici di staccare la spina, senza che intervenga il mondo cattolico a imporre loro di non staccarla. Il fatto che vi è una maggioranza di persone che professano una religione, verso la quale ho rispetto, le quali partono dal punto di vista, non condiviso, che la "loro" morale è "la morale" e quindi va imposta sempre e comunque.

Voglio il diritto all'eutanasia.

Mi sembra idiota manifestare il laicismo impedendo a un vescovo di porgere gli auguri di natale e tacere di fronte all'imposizione della morale cattolica nell'ambito di quelle scelte che dovrebbero rientrare nella sfera del diritto privato, come lo è il diritto all'eutanasia.

 

 

Intanto non è un' enciclica, ma un Dichiarazione; è una cosa ben diversa.

 

Poi scusa, se tu inizi un argomento che ha a che fare inevitabilmente anche con la sfera religiosa, come in questo caso,

è ovvio che si cerchi di sviluppare questo tema:

 

ma la mia risposta - di cui sopra - serviva proprio a evidenziare che il laicismo che vuoi tu (e che voglio anche io) è addirittura voluto e professato anche dalla stessa Chiesa che viene osteggiata: il brano che ho voluto evidenziare lo dimostra apertamente.

Non c'è proprio un bel niente di religioso, di "confessionale", nella mia risposta:

riprende esattamente quello che tu hai cominciato a proposito dell'apertura e del dialogo verso le altre religioni, e addirittura della collaborazione con loro!...

 

Di "battaglie", come dici tu, ce ne sarebbero da fare: ma siccome prevenire è molto meglio che curare,

se tutti questi personaggi Ignoranti che sono subito pronti ad attaccare la Chiesa e a respingere tutto ciò che la riguarda (vedi addirittura impedire a un vescovo cattolico di fare gli auguri di Natale, qui siamo al delirio), conoscessero veramente ciò che la Chiesa pensa, a proposito di temi come l'apertura verso le altre religioni,

non commetterebbero alcuna sciocchezza, e imparerebbero cosa significhi il "vero" laicato, che non è mai esclusivo ma inclusivo.

 

Quella scuola, di "multietnico" ha solo il nome: ma nella sostanza, non ha assolutamente niente, di "multietnico".

 

 

******

....Riguardo alle "imposizioni", io, da cattolico, sono il primo a fare "mea culpa" se, coi nostri atteggiamenti, abbiamo inteso quell' "Andate e ammaestrate tutte le nazioni.." in maniera integralista, dando l'impressione di "imporre" qualcosa con la forza (e lo abbiamo fatto eccome, nei secoli):

anche io ho la stessa impressione, certe volte.

C'è ancora tantissimo da lavorare, per noi cristiani...e nella fattispecie per i cattolici: son passati solo 50 anni dal Concilio, ma ce ne vorranno almeno altri 500 per liberarci da tutte quelle idee sbagliate di "essere Chiesa" che ancora ci portiamo dentro,

che ancora influenzano il nostro modo di fare e di testimoniare la nostra fede

e che contribuiscono fortemente a dare un'immagine di Chiesa sbagliata, non conforme a come l'ha voluta il Signore.Il quale, davanti alla domanda dei discepoli "Maestro, dove abiti", non impone nulla,

semplicemente dice: "Venite e vedete"...nel senso di "provate"....rendetevi conto.

 

E la testimonianza cristiana dovrebbe ricalcare questo invito: non essere un "proclama solenne" , per la serie: "Se non fate così è peggio per voi"!

...Sapessi quanto mi arrabbio, quando vedo esponenti di spicco della "gerarchia" chiudersi a riccio, di fronte a certi problemi,

e rifugiarsi subito negli "anatemi"!....

Modificato da Georg
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Sono d'accordo con quanto hai scritto, George. Avevo detto solamente di fare attenzione  addentrandoci in questa materia pe non sforare: non ho detto che avessimo sforato.

Questo ultimo pontefice ha detto, cito a memoria, che sono tantissimi i laici e anche i non credenti che hanno guadagnato il paradiso.

Duemila anni prima un rabbino (forse Hillel) scrisse che nel Cielo i giusti che non hanno fede, ma sono giusti, potrebbero essere assai più numerosi dei figli d'Israele.

Mi pare che dicano esattamente la stessa cosa, e questo è un ragionamento laico: quindi è possibile un dialogo tra laici e cattolici, purché non abbia nei dogmi di fede il suo centro. Direi di più: la base per un dialogo interconfessionale non può che essere la valorizzazione del bene e la difesa dei valori fondamentali che danno un senso all'essere umano.

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Direi di più: la base per un dialogo interconfessionale non può che essere la valorizzazione del bene e la difesa dei valori fondamentali che danno un senso all'essere umano.

 

Certo! ;)

 

...con la precisazione che ricordavo sopra, però, riguardo al dovere , da parte della Chiesa, di testimoniare la sua fede....E lì sta il bello:

lì si pone il problema di come questa testimonianza avvenga, con quali atteggiamenti...

 

....Io vorrei proprio capire cosa sia passato nelle testoline dei responsabili di quella scuola...

 

Ma penso già di saperlo. 

 

Paura.  E' questo, che provoca le chiusure. Avranno subito avvertito il "pericolo" di essere in qualche modo "indottrinati".....E questo fa molto riflettere, come già scrivevo sopra, sull'immagine che il mondo ha della Chiesa, e su quanto ci vorrà ancora per "guarire" tutte le impostazioni sbagliate di cui ancora soffriamo...

E fa riflettere sul fatto che tutti siamo ammalati di "non accoglienza reciproca"....

 

...Tanti luoghi comuni...tanti pregiudizi.....

 

Ti ricordi quando Giovanni Paolo II chiese perdono solennemente, in una celebrazione, per tutti gli errori? Quello è stato un bel gesto....ma era solo il punto di partenza di un percorso che va fatto tutti i giorni e tutti insieme, credenti e non credenti!!

Sì: la Chiesa ha follemente bisogno anche dei non credenti, ha bisogno di dialogare anche con loro! Lo scrivevo anche in un'altra discussione: bisogna che si venga educati fin da piccoli, ad aprirsi all'altro...a dialogare con lui, ad arricchirsi reciprocamente: altrimenti, la fede non cresce, ma secca!...

 

E per crescere, anche riconoscendo i propri errori, i cristiani hanno assolutamente bisogno dell'aiuto anche dei non cristiani.

E i non cristiani devono anche loro sentire il bisogno di accogliere, di confrontarsi con i cristiani...deve essere una cosa reciproca!...Ma se ciascuno si ostina a continuare a vivere nel suo "brodo"........

Modificato da Georg
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minoranza? mah fosse vero che sono una minoranza.........ma ho seri dubbi.......

 

 

PS: per minoranza intendevo i diversamente intelligenti o coloro che hanno dei deficit di comprensione ed apprendimento per cause solo a loro attribuibili.

(gli idioti del post precedente)

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Ho oscurato gli ultimi post, nei quali la discussione rischiava di degenerare (@@Georg, il tuo solo perché collegato agli altri).

 

Continuiamo, come è stato finora, ad affrontare l'argomento con spirito veramente "laico", da una parte, e dall'altra.

 

Grazie.

 

petronius

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Grazie Petronius.

Quando si parte dal reciproco rispetto e stima, non importa se si è laici, atei o di qualsivoglia confessione religiosa: risulta sempre facile confrontarsi serenamente, come è avvenuto con Georg, e coincidere nelle idee assai più spesso che non coincidere,

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Torniamo allo spunto iniziale, che fu solamente lo spunto per affrontare il vero nocciolo dell'argomento che è l'integrazione di coloro che hanno una cultura profondamente diversa.

 

Integrazione vuol dire molto di più che tolleranza ed è un risultato finale di un lungo processo, nel quale a me pare che vi siano tre passi in sequenza:

1) empatizzare, ovvero percepire il sentire degli "altri",

2) tollerare, ovvero consentire agli "altri" di vivere conformemente al loro modo di sentire nel limite in cui esso non limita il nostro modo di sentire,

3) integrare, ovvero creare una reciproca comunione di idee che ci arricchisca vicendevolmente.

 

Ovviamente questi tre passi andrebbero compiuti reciprocamente, ma è necessario riflettere e comprendere che essi non sono ugualmente facili o difficili per entrambe le parti.

 

Per noi occidentali, abituati a vivere in una società laica dove vi è una grande pluralità di informazioni, è facile capire che altri popoli abbiano altri usi. Se un amico mi viene a trovare ad Achao, la prima volta che camminando insieme a me per le vie incontreremo una conoscente, rimarrà sorpreso che lei le porga la guancia per ricevere un bacio: dopo la prima volta comprende che là si usa così, anche tra persone che non si conoscono, e che si bacia una sola guancia e non due. E vedendo che io mi rivolgo alla nonna di mia moglie, molto anziana, non dandole del tu, e neppure del lei, ma del loro (terza persona plurale, una sorta di plurale maiestatis) si stupirà la prima volta, ma poi si adeguerà con estrema facilità Questo perché alla cultura occidentale, grazie all'enorme diffusione dei mezzi di comunicazione che ci fanno vedere altri usi, è chiaro ed evidente che nel mondo ci sono tanti modi diversi di comportarsi: essi sono una forma di linguaggio e si tratta di apprenderlo.

 

Per una persona che, invece, viene da una realtà sociale molto integralista, nella quale non ha mai possibilità di vedere che esistono altre forme di comportamento, o se le può osservare, sin dalla sua più tenera infanzia gli hanno instillato nel cervello - vero e proprio plagio - che sono forme "immonde" di comportamento, allora adattarsi, anche se è suo dovere adeguarsi, risulterà molto più difficile. Per esempio, c'è una giovane spagnola che sposò un afgano, già suo compagno di studi alla Complutense, uomo intelligente e imbevuto di spirito laico. Dopo il matrimonio, lui le propose di andare a Kabul affinché lei e la sua famiglia si conoscessero. Nell'aereoporto cabulano c'era suo cognato ad attendere la coppia: lei gli porse la mano e lui fece un salto all'indietro e le rispose molto bruscamente. Ovviamente lei non comprese nulla delle sue parole e suo marito le disse di avere pazienza, ma di non toccare mai nessun uomo per nessuna ragione perché per gli islamici risultava immorale. Per lei fu facile comprendere ed evitare di dare la mano a qualunque uomo, anche se strettamente famigliare. Ma, invece, non è altrettanto facile il contrario. Cioè se il cognato andasse a trovarla a Madrid, avrebbe bisogno di un tempo non certo breve prima di superare tutti quei condizionamenti che sin da piccolo lo abituarono a percepire qualunque minimo contatto fisico con una donna diversa dalla propria sposa o madre come un'oscenità. Certamente giungerà a capire cambierà atteggiamento: ma avrà bisogno di tempo, mentre per lei l'adattamento è stato pressoché immediato.

 

Esiste un proverbio che dice che tra due persone, colui che ha più educazione deve usarne di più senza aspettarsi altrettanta educazione da parte dell'altra persona. Proverbio verissimo.

In questo caso è la medesima cosa: colui che ha maggiore capacità di comprensione e di adattamento, deve metterne di più e deve comprendere che non può, subito, aspettarsi altrettanta comprensione e adattamento di chi non ne ha la capacità.

 

Mia figlia è infermiera, e pochi giorni fa ci telefonò chiedendoci di acquistare un pigiama e di procurarci un po di vestuario per un giovane molto magro e piccolino. Avvenne che ricoverarono in Ospedale un ragazzo della Guinea Bissau giunto un paio di settimane fa insieme a un gruppo di profughi sbarcati con un barcone salpato dalla Libia. Ricoverato, perché durante la sua permanenza in Libia subì maltrattamenti molto gravi. Aveva un costume da bagno e null'altro: non una maglietta, non una camicia, non un pantalone. Gli portanno una valigia piena di vestuario e ovviamente ce ne fu molto grato. Era un ragazzino spaurito, che sapeva appena qualche parola di francese ed era molto difficile qualunque scambio d'informazione. Riuscii a comprendere il nome, Ibrahim, che i suoi genitori erano stati uccisi e che lui, un ragazzino poco più che adolescente, scappò perché la realtà della Guinea Bissau (e di tanti altri Paesi nel marasma delle guerre civili) è che o si arruolava nell'esercito, o si univa alle bande armate: a nessxuno è consentito restarne fuori. Chi si rifiuta di ammazzare viene ammazzato: questa è la realtà di tanti Paesi da cui arrivano i "migranti".

Mia moglie fece per accarezzargli la fronte, un gesto di simpatia, e lui si ritrasse: per lui era inamissibile toccare una donna e ancora peggio che fosse una donna a toccarlo. Lo condanniamo?

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Ho un altro amico, questo di lunga data. E' di Massaua (Eritrea).

Riuscì con un gruppo di una ventina di persone a raggiungere il confine con l'Etiopia: volevano fuggire per non essere arruolati dal governo e neppure dalle tante guerriglie antigovernative. In Etiopia le autorità li aiutarono a raggiungere il confine con il Sudan. Attraversarono a piedi il Sudan e poi la Libia: nell'attraversare il deserto furono molti quelli che non ce la fecero. Alla fine giunsero sulla costa libica solamente in quattro, di venti che erano partiti. Le guardie libiche (era ancora il tempo di Gheddafi) li malmenarono: non sanno neppure loro, le guardie, perché lo facevano. Gli tolsero quanto avevano e alla fine li misero su un barcone per toglierseli dai piedi. E così approdarono in Italia, il primo fornitore di armi del governo eritreo.

Altra storia classica dei migranti.

 

Un altro amico ancora, questo di recente data: è siriano.

Vi chiederete, forse, perché tanti amici migranti. La risposta è molto semplice: perché collaboro con la Caritas. A differenza di certi sciocchi integralisti cattolici (o di altre confessioni) pieni di pregiudizi sui laici (pregiudizi che dimostrano solamente la loro scioccheria e ignoranza), io non ho pregiudizi nei confronti di chi professa una religione e non ho difficoltà a collaborare con la Caritas. Una collaborazione che ormai è ventennale.

Questo giovanissimo siriano combatté con gl'integralisti islamici contro il governo di Assad. "Perché ti sei unito a loro", gli domando. "Perchè ad Aleppo, nella strada dove mi trovavo, integralisti ed esercito si scontrarono e io mi trovai casualmente a transitare dal lato degli inegralisti", mi rispose "e o accettavo l'arma che mi misero in mano e mi mettevo a sparare con loro contro l'esercito, o mi avrebbero ammazzato immediatamente. E' così che mi sono unito agli islamici. Poi quando ne ebbi l'opportunità fuggi e ora sono qui".

 

Questo storie sono quelle della maggior parte dei migranti. Se vi metteste ad ascoltarle, non finireste più.

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Caro antwaIa,

 

ti faccio presente che il problema che esponi non vale soltanto per gli stranieri.

In Italia vi sono radicate contrapposizioni territoriali che generano pregiudizi (pensa solo al Nord ed al Sud)

 

Vi sono poi altre incomprensioni che si collegano al ceto sociale o al livello culturale.

 

Tempo fa lessi Todorov (La scoperta dell'America) e capì un concetto fondamentale: siamo tutti uguali ma non siamo identici.

 

C'è chi capisce la differenza tra i due concetti e chi non la capisce.

 

La non identità é ricchezza: nuove idee, nuovi comportamenti, nuove soluzioni che vengono offerti (e non devono necessariamente essere accettati)

 

Ma il diverso (inteso nel senso di non identico) è comunque uguale rispetto al trattamento (uguaglianza rispetto al diritto, alla considerazione ed al rispetto).

 

La necessità dell'uguaglianza nel rispetto della diversità (di cultura, di religione, di provenienza etc) dipende dalla circostanza che i criteri discriminatori (da discrimine, differenza) sono e possono essere tra i più arbitrari.

 

Se va bene come criterio quello della pelle o quello della religione perché non dovrebbe andar bene quello del quoziente intellettivo o del trascorso accademico ?

 

Perché non dovrebbe andar bene quello censuario ?

 

Il pericolo è quello di mettere in forse un pilastro fondamentale della democrazia: il suffragio universale.

 

Non ha diritto di voto il cittadino italiano di colore.

Non ha diritto di voto il cittadino italiano che non sia laureato

Non ha diritto di voto il cittadino italiano che non abbia un patrimonio di almeno tot €

Modificato da Polemarco
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Torniamo al post iniziale

Che errore idiota respingere gli auguri del vescovo. Ancora più idiota se è stato fatto in nome dell'integrazione e del rispetto per le altre culture.

 

L'integrazione non è mai respingere, ma è sempre accogliere.

L'integrazione si costruisce con l'esempio, non con tante parole.

L'integrazione avevano l'opportunità di costruirne un piccolo mattoncino anche accogliendo il vescovo e dandogli la possibilità di porgere i suoi auguri di natale. A tutti: cristiani e non cristiani. Questa è integrazione. E non dubito che quel vescovo avrebbe saputo fare i suoi auguri con parole che non avrebbero offeso nessuno, ma che, al contrario sarebbero risultate gradite a tutti.

E se qualcuno è ancora così indietro nel processo d'integrazione al punto da non gradire degli auguri di una festa solo perché è una festa cristiana o perché è un vescovo a porgerli, va compatito e compreso: ha ancora un lunghissimo percorso ca compiere, per capire, per aprire la sua mente agli altri, per integrarsi nel Paese che lo ospita. Ma non s'interrompe il processo d'integrazione respingendo un vescovo perché qualcuno è ancora molto in ritardo, perché ora lui e gli altri hanno fatto un paso indietro nel percorso verso l'integrazione, anzicheé avanti.

Anche un viaggio lungo 10.000 ri inizia con un piccolo passo, dice un proverbio giapponese.

Il persorso per giungere all'integrazione è assai più lungo di 10.000 ri: ma anch'esso è fatto di una miriade di piccoli passi.

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Condivido tutto quanto hai scritto @@Polemarco, tranne l'ultimo concetto. Mi domando davvero se il "suffragio universale" sia un pilastro fondamentale della democrazia. Ha senso il diritto di voto nelle mani di chi non sa cosa sta facendo? non ha neppure le più elementari nozioni di educazione civica e politica?

Per guidare una vettura, ci vuole una patente che certifica che sei capacitato a farlo. Per guidare un Paese, e in democrazia il popolo è sovrano e "guida la nazione" per mezzo del voto con il quale sceglie i manovratori, invece non c'è bisogno di nessuna capacitazione? E' davvero logico? Il voto universale sta davveo garantendo la democrazia? O piuttosto non garantisce il potere di una classe che lo sta perpetuando grazie al controllo dei mass media, grazie al fatto che ormai si persuade il cittadino a votare non sulla base di un ventaglio di ideologia che ormai sembrano essere venute tutte a meno, ma con gli stessi medi persuiasivi con i quali lo si convince a scegliere un dentifricio piuttosto di un altro.

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Anche con riferimento a questo episodio ritengo che il problema sia di natura culturale.

 

E mi spiego.

 

Ascoltare una persona e capirne il discorso non è facile.

 

E' molto più facile catalogare quella persona e ricavare dall'appartenenza il contenuto del messaggio.

 

Tu prova ad andare in un bar durante la trasmissione del telegiornale e aspetta di vedere la trasmissione di un intervento da parte di un soggetto non catalogato (nel sottopancia); ti accorgerai che i commenti esplodono non durante l'intervista ma soltanto al comparire della scritta che qualifica l'appartenenza dell'intervistato.    

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@antwaIa

 

capisco le tue perplessità e ricordo che, durante la votazione più importante per la cristianità, la maggioranza scelse Barabba.

 

Ma è la stessa partecipazione ad aiutare a crescere.

 

D'altronde non si può obbligare nessuno a imparare, ad approfondire, a non accontentarsi di quello che legge sui giornali (su tutti i giornali) o che vede in televisione (quale che sia l'emittente).

 

Insomma essere "superficiali" è un diritto costituzionalmente garantito.

 

Certo che qualcuno, a volte, ne abusa.

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Per la paura di essere fanatici, o estremisti, si passa ad esserlo nell'altro senso.

 

E questo è uno pseudo multiculturalismo che non poggia su gambe stabili, perché si regge sulla paura e sul timore di essere giudicati e sul volere a tutti i costi compiacere agli altri (dato che va di moda oggi esserlo senza capirne il significato).

Il multiculturalismo VERO, da non intendersi come semplice mescolanza di varie culture, parte prima dal rispetto dell'essere umano (concezione morale, giusnaturalista, etica, religiosa, .......) , proseguendo con la conoscenza dell'altro (portatore di qualunque diversità......[tranne i falsari di monete antiche che dovrebbero essere arsi tutti sul rogo]).

Fatto ciò si può iniziare ad essere una società multiculturale (nel bene e nel male che comporta questa situazione).

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Parlare di uguaglianza e distinguerla dalla identità, non significa propendere per l'indeterminato assoluto (una notte dove tutte le vacche diventano nere).

 

In effetti il pericolo è quello della melassa incondizionata.

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........ i falsari di monete antiche che dovrebbero essere arsi tutti sul rogo.....

Nooooo! Scomparirebbe ebay e forse anche i listini di alcune case d'asta  diventerebbero strimiziti.

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Vi faccio un altro esempio.

 

Nell'avatar di antwaIa compaiono quattro svastiche.

 

@antawaIa vuole rinverdire oscuri momenti temporali ?

 

No, sicuramente no.

 

Se osserviamo con attenzione il simbolo ci accorgiamo che non assomiglia affatto a quello esecrabile: i bracci corti hanno una direzione opposta.

 

Ma soprattutto il simbolo (ed è questo l'aspetto importante), a volte ricollegato ad un acciarino, al sole o alla terra (che è poi l'interpretazione che più mi piace) , dovrebbe indicare una rotazione, un movimento intorno ad un centro che rimane stabile (il punto centrale).

 

 

 

 

Modificato da Polemarco
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