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sulle tradizioni natalizie


antvwaIa

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Un preside sprovveduto ha voluto avviare un'iniziativa discutibile ma bene intenzionata, riuscendo a fare un gran casino. Non intendeva negare la validità delle tradizioni natalizie, ma realizzare nella sua scuola dei festeggiamenti che, grazie a un connotato laico, coinvolgessero tutti i bambini a prescindere dalle loro fedi, e in questo modo favorire l'integrazione. Iniziativa discutibile, certamente, ma buona nelle intenzioni, senonché.....

Senonché viviamo in un periodo dove tutto viene strumentalizzato al fine di creare polemiche sperando ciascheduno di trarne profitto. In quanto alle buone intenzioni, il grande e maestoso viale che porta alla geena è lastricato dalle buone intenzioni.

 

Preservare le tradizioni natalizie. A me pare una cosa giusta, addirittura doverosa, poiché è uno strumento per preservare un'identità propria in una società globalizzante e omologante, che tende a cancellare ogni particolarismo. Questo mi pare un terribile impoverimento.

 

Ma è davvero l'aver voluto, probabilmente nel modo sbagliato, festeggiare il natale in modo laico che compromette la tradizione?

Le autorità amministrative, che si riempono la bocca con la "difesa delle tradizioni locali", fanno qualcosa per difenderle davvero? Le luminarie natalizie che addobbano le più importanti vie commerciali dei centri urbani - sottolineo "vie commerciali" - tentando di creare una falsa allegria e volte solamente a stimolare le vendite dei negozi, sono una difesa della tradizione? Le canzoni natalizie, sempre le stesse, ripetute sino alla nausea durante 15 guiorni, poi messe in naftalina sino alla metà di dicembre del prossimo anno, difendono le tradizioni?

 

I presepi viventi: quelli sono davvero una dofesa di un'antichissima tradizione. Eppure diventa sempre più difficile realizzarli per mancanza di fondi.

E anche i grandiosi presepi meccanici, piemi di scenette, automi, movimento, paesaggi, che ricordo organizzavano le autorità comunali nella mia infanzia: quello sì è mantenere viva una tradizione che ormai sopravvive, a stento, in poche città italiane.

 

Gli zampognari: è quello il ricordo che ho della mia infanzia. Gli zampognari che percorrevano le vie cittadine portando il natale e la neve. Che ne è di loro? Quale amministrazione si è data da fare per aiutarli a sopravvivere, per finanziare (basta pochissimo per farlo!) il loro semplice ma suggestivo spettacolo natalizio? Nessuna. Né si sono date da fare quelle autorità che pure sono state così pronte a sparare a zero contro un'iniziativa di un preside, inopportuna poiché mal eseguita, come se quell'iniziativa improvvida ponesse fine alla tradizione del natale.

E se davvero un'improvvida iniziativa di un preside sprovveduto pone a rischio la sopravvivenza della tradizione natalizia, allora vuol dire che tale tradizione è già defunta.

 

Per piacere: qualcuno potrebbe restituirmi i zampognari?

 

 

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Tutte queste cose che tu citi (luminarie, presepi, canzoncine, zampognari...) non sono altro che la "cornice".

Da sole, tutte queste cose...tutte queste "tradizioni" non hanno alcun senso. E' solo commercio.

 

Recuperare il senso del Natale, prima di tutto, vuol dire recuperarne il suo significato spirituale.

 

Sì, perchè, piaccia o non piaccia, Natale è e rimarrà sempre una festa cristiana; la parola stessa "natale" vuol dire "giorno natalizio"; di chi? Di Gesù.

 

Se quell'ignorante (in senso etimologico) sapesse il significato vero del Natale, non avrebbe pensato neanche lontanamente di "sostituirlo" con una festa "laica" (torniamo al paganesimo? Al natale del sole invitto?..)...per cercare di "unire" , di "coinvolgere" a prescindere dalle fedi.

 

 

...Il punto è: per chi è Gesù? Solo per i cristiani?....

Forse qualcuno la pensa ancora così....evidentemente. "Una cosa da cristiani": si salvi chi può!...

 

 

Perchè Dio, dopo aver per secoli e secoli cercato di parlare all'uomo avvicinandosi a lui "come un amico" (cito costituzione dogmatica Dei Verbum),

"ultimamente" (cioè in modo definitivo) "ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (cito Ebrei 1) fatto uomo? E soprattutto, per chi ha fatto tutto ciò?

Per una "elite" di privilegiati ? Solo per i cristiani? O, restringendo il campo, solo per i cattolici?...

No!. Dio vuole che TUTTI siano salvi e giungano alla conoscenza perfetta della Verità. Dall'eternità, egli ha pensato tutti gli uomini come "Figli nel Figlio";

in Lui (cito Efesini) ci ha scelti prima della creazione del mondo.

 

Il Natale è già una festa per tutti!! Il Natale è già una festa che unisce!...

 

Misconoscere ciò, inventandosi un misero "surrogato" pseudo-laico, è una cosa assolutamente senza senso.

 

 

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La triste visione di un uomo di scuola lombardo
L'esclusione di Gesù dalla scuola:
una misera caricatura della laicità


Umberto Folena
28 novembre 2015 


Chi ha paura di Tu scendi dalle stelle? Chi può rimanerne turbato, ferito, vilipeso? Chi – cristiano, ebreo, musulmano o non credente – può sentirsene offeso se vive in Italia, un Paese in cui le radici cristiane sono profondissime, e sono parte indissolubile della storia e della cultura, della tradizione e delle abitudini? Chi ha paura di un concerto di Natale, tanto da bonificarne il nome in «concerto d’inverno» e spostarlo nella seconda metà di gennaio, giusto perché nessuno possa collegarlo a quella stravagante festività che i cristiani si ostinano a celebrare con gioia in pubblico, e non rintanati nelle loro Chiese?

Chi ne ha paura ha un nome e un cognome e una qualifica importante, perché da lui dipendono molti bambini e ragazzi. Si chiama Marco Parma ed è dirigente scolastico dell’istituto comprensivo 'Garofani' di Rozzano, alle porte di Milano, di cui fanno parte una scuola di infanzia di primo e secondo grado. Il concerto rimandato a gennaio è quello delle elementari.

La notizia, data da un quotidiano milanese, parla anche di crocifissi rimossi dalle aule. Ma, a quanto ieri faceva sapere il dirigente, la notizia non è notizia nel senso che è vecchia, i crocifissi sono stati eliminati da tempo. Facevano paura pure loro? La decisione ieri faceva infuriare un po’ tutti: il sindaco e il parroco di Rozzano, l’Associazione nazionale dei presidi, politici di destra e di sinistra, gente fuori dagli schemi. Se Parma voleva provocare, c’è riuscito ma nel modo più banale. Se desiderava visibilità, di sicuro l’ha ottenuta. Se cercava un pretesto per passare per martire, adesso ha il pretesto per spacciarsi come tale.

Ma se voleva qualificarsi come paladino della 'laicità', ha decisamente sbagliato mira. La sua è una ben misera caricatura della laicità, forse è solo un laicismo rozzo per palati grezzi. La vera laicità è sempre e soltanto inclusiva. Non si è laici, né si accoglie chi appartiene a culture e fedi diverse, annullando la propria identità culturale e religiosa. Neppure la si brandisce come un corpo contundente. Ma nasconderla significa, banalmente, dire e fare il falso, ossia spacciarsi per ciò che non si è. Se non hai un’identità, come puoi confrontarti e dialogare con chi ne ha una diversa dalla tua?

Ma ricostruiamo i fatti, anzi facciamoli ricostruire proprio a Parma. La festa di Natale delle elementari, dice, «non era prevista», d’accordo. Due mamme sono andate da lui per chiedere di approfittare dell’intervallo per insegnare ai bambini alcuni «canti religiosi». Ma a Rozzano due bambini su dieci sono stranieri e bisogna «rispettare la sensibilità di chi appartiene ad altri credo religiosi».

Ma soprattutto, teniamoci forte, dopo i tragici fatti di Parigi, cantare Tu scendi dalle stelle e Adeste fideles sarebbe stata una «provocazione pericolosa» (testuale). Parma ha sentito i genitori musulmani? No. Ha sentito i genitori tutti? No. Ha agito per conto suo, secondo un concetto ideologico e asfittico di laicità, che esclude e non include. Certo che di lavoro ne avrà parecchio, volendo estirpare ogni «pericolosa provocazione» dal programma di studio: storia, letteratura, arte, musica sono infarciti di rimandi religiosi. Il compito è gravoso: annullare, rendendola inodore e insapore, la nostra cultura, in modo che sia masticabile, secondo lui, da tutti e nessuno si senta offeso. Che così facendo faccia torto ai bambini, tutti, e alla cultura che la scuola deve trasmettere non sembra rendersene conto.

Tutti, perché i genitori musulmani interpellati per le strade di Rozzano cascano dalle nuvole:

offesi noi? Ma che dite...

E comunque avete capito bene. Il primo nemico della convivenza pacifica tra persone e popoli sartebbero il Natale, il Bambinello, gli angeli e i pastori. Accade a Rozzano, Italia. Ma adesso chi lo spiega, ai bambini che vanno in giro a cantare la 'chiara stella', che sono dei pericolosi provocatori?


fonte: Avvenire

Modificato da Georg
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Tantissimi preti, parroci, insegnanti, catechisti...e compagnia, dovrebbero farsi mille mea culpa:

 

non per la "sostanza" che hanno trasmesso, ma per la forma con cui l'hanno trasmessa!

 

Ci hanno riempito le teste di una marea di nozioni (molte delle quali oscure persino per i catechisti), senza magari capirle a fondo,

con metodi eccessivamente "scolastici" e rigidi,

 

e soprattutto, senza insegnarci a condividerle!!!

 

 

E' nel dialogo, nella condivisione, che si capisce ciò in cui si crede...e lo si fa proprio!....Non nel "tenersi tutto per sè"!.

 

 

Troppe persone pensano: "Gesù è una cosa solo da cristiani, gli altri possono vivere per conto loro".

Oppure, non conoscendo per chi Gesù è, pensano: "Gesù è solo per i cristiani: è troppo "di parte"!....Sbagliando completamente.

 

 

Domani si celebra la festa dell'apostolo Andrea; san Giovanni Crisostomo commenta così l'episodio di Giovanni 1,41:

Andrea, dopo essere restato con Gesù e aver imparato tutto ciò che Gesù gli aveva insegnato, non tenne chiuso in sé il tesoro, ma si affrettò a correre da suo fratello per comunicargli la ricchezza che aveva ricevuto. Ascolta bene cosa gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» (Gv 1, 41). 

 

 Non tenne chiuso in sè il tesoro. Lo condivise. E, insieme agli altri,Pietro e Andrea continuarono a seguire Gesù e ad approfondire quello che insegnava loro, anche nel confronto e nel dialogo con coloro che incontravano.

 

E noi? Siamo ancora capaci di dialogo? ...No, perchè nessuno ci ha insegnato a condividere, questi tesori:

e il risultato è che molti di noi...neanche comprendono più queste cose,

perchè non hanno mai avuto modo...o il coraggio, o la capacità di condividerle, di parlarne con i diversi.

 

E, non comprendendole, finiscono per non crederci più.

E, non credendoci, neanche le comunicano agli altri.....E, pur tuttavia,  si "aggrappano" a dei surrogati: perchè, evidentemente, il "desiderio di Dio" è rimasto in loro,essendo connaturato all'uomo.

Modificato da Georg
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Georg: rispetto pienamente il tuo punto di vista. Ma ho avviato una discussione su un aspetto preciso, anche se ai tuoi occhi superficiale, di quelle che era un'antica tradizione del periodo natalizio: l'arrivo degli zampognari. Io non sono cristiano e quindi non ho nessun interesse al significato cristiano dl natale, ma questo non vuol dire che non lo rispetto. Semplicemente ho dei ricordi di quando ero bambino, e quindi parlo di sessant'anni fa, di un'atmosfera che era davvero gioiosa e giocosa e che non percepisco più.

Evitiamo di portare questa discussione in termini prettamente religiosi, ma manteniamola nel suo corso: quali erano un tempo le manifestazioni tradizionali del natale? tradizioni popolari e antiche. Perché si sono perse? Conosco da molto tempo due anziani zampognari: trenta o quarant'anni fa si mettevano a suonare le zampogne per le strade, ricevevano qualche soldino, ma non era si quello che vivevano, bensì del contributo che veniva loro dato dal Comune. Ora se si mettssero a suonare nelle vie del centro, verrebbero i vigili a cacciarli via perché non hanno il permesso per farlo, e se chiedono al Comune il permesso, gli viene dato a malincuore purché non si mettano nelle strade centrali che disturberebbero la gente e, comunuqe, non ci si metterebbero perché sono già piene di apparecchi che sbraitano musica a tutt'andare.

Vale per i zampognari a natale, vale a maggio per la tradizione antichissima dei "cantar le uova". La cultura tradizionale sta scomparendo ovunque mentre coloro che dovrebbero aiutare a preservarla, si riempono la bocca con la parola tradizione e invece sono i primi ad accantonarla perché quello che conta è l'andamento delle vendite dei negozi.

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@@antvwaIa  Mi spiace: ho inteso la domanda sugli "zampognari" come una domanda "collaterale",.. cercando però subito di cogliere il vero problema,

che sta alla base, secondo me, dell'abbandono di tutte queste tradizioni......

 

Tradizioni che, come già scrivevo, sono solo il "contorno" del Natale. Sono come i petali di un fiore. Bellissimi, certo.

 

Ma i petali, senza la corolla che ci sta in mezzo, non stanno in piedi: se ne vanno.....e, da soli, non hanno nessuna speranza di sopravvivere. Si perdono.

 

E questa corolla è il significato vero, autentico del Natale: significato che, come scrivevo, ha certamente le sue radici nell'evento cristiano,

e tuttavia va molto oltre: e questo proprio perché il messaggio cristiano non è "elitario", destinato solo ai cristiani o, magari, ad un gruppo ristretto di loro (...quanti cristiani, soprattutto cattolici, pensano di essere dei "privilegiati"!...)

ma è per tutti: proprio perché Dio è venuto nel mondo perché tutti siano salvi, non soltanto un gruppo di privilegiati;

è venuto per donarsi a tutti, per dire a tutti una parola. 

Anche all'ultimo, a quello che tutti schifano. Anzi, a lui per primo. 

 

Non è venuto per "spegnere il lucignolo fumigante" (citando Isaia)...ma per ravvivarlo!...

Non è venuto per i "sani", ma per gli "ammalati"!...

Non per i "giusti"...ma per i peccatori, per gli "sfigati", per gli ultimi!.....

Si è fatto uomo non nel grembo di una principessa bellissima e straricca.....ma in una ragazzetta semplice, povera.

Si è circondato non di teologi e di sapienti....ma di gente del popolo, addirittura di pescatori (come Pietro e Andrea....)...

 

E queste cose non sono forse universali?.....Non solo delle nozioni teologiche riservate a pochi. Sono valori eterni.

 

Il "farsi tutto a tutti" (cito san Paolo)...Ecco il centro di tutto il messaggio, non solo natalizio ma anche cristiano....E non solo cristiano: è un messaggio per tutti!...

 

La pazienza di stare a spiegare le cose anche all'ultimo arrivato...l'accoglienza senza riserve....l'essere disponibile.....Tutte cose difficilissime da mettere in pratica.....soprattutto per me. Ma il segreto è lì: è dando, che si riceve (cito san Francesco, un altro grandissimo...che ha capito tutto del messaggio cristiano, oltre ogni limite).

 

(....Mi verrebbe da chiederti se non hai mai avuto esperienze di catechismo, nemmeno da bambino...e di che tipo..

Io stesso ho ricevuto un'impostazione "rigida"..."scolastica"....dalla quale, fortunatamente, mi sono discostato....Un'impostazione che non aiuta a dialogare, ad arricchirsi reciprocamente, a "capire insieme" le cose che venivano spiegate..E che, inevitabilmente, porta a chiudersi,....e, ad un certo punto, il fiore si secca, non avendo più acqua da bere: e quell'acqua sono le relazioni, il dialogo!!

...)....

 

 

Tu, comunque, hai certamente dei bellissimi ricordi, ricordi di un'atmosfera gioiosa alla quale contribuivano in gran parte tutte queste antiche tradizioni alla quale sei legato; beato te che te le ricordi! Io mi baso solo sui bellissimi racconti di mia zia, che tutte le sere della "novena di Natale" si metteva alla finestra ad ascoltare il gruppetto di suonatori che giravano per le vie...

 

Mentre, sul vetro, apparivano i cristalli di ghiaccio, a forma di fiore.....perchè in casa non c'era il riscaldamento...

 

Tutte cose bellissime. Ma, come dici tu stesso (uso una tua espressione), sono "manifestazioni" esteriori del Natale. Questa gioia, che si respirava in ogni dove.....da dove veniva veramente?  

E la domanda rimane sempre la stessa: perchè le stiamo perdendo, queste tradizioni?..

 

Perchè non c'è più la corolla,... si è seccata... e i petali cascano, dopo un po'.  

 

 

Quando sei nato tu (se ho ben capito, hai circa 60 anni), avevamo molto meno......

 

Adesso abbiamo "tutto". Sì, ma.... "tutto" cosa?...  Con un cellulare in mano ci sentiamo degli "dei onnipotenti" e pensiamo di avere il mondo in mano;....e non ci accorgiamo più delle cose semplici, genuine....Vogliamo solo gli "artefatti". 

Vogliamo un "dio" da tenere in mano, da tirar fuori al momento opportuno...e che sia subito pronto ai nostri ordini.

Ma quello non è più un dio....è un idolo!....

 

Proprio adesso mentre sto scrivendo, mi arriva un messaggio della compagnia telefonica:

"Non perdere il tuo REGALO ...Per te GRATIS sette giorni di chiamate illimitate..."...

 

"Illimitato"...Non accettiamo più nessun limite. Vogliamo tutto, subito, bene e ovunque. Che bisogno ho di un Dio che si fa piccolo, bambino, per essere "alla portata" di tutti....quando ho già qualcosa che mi da' tutto e subito, e si può anche mettere in tasca?

E' proprio tutta una questione di commercio, come dici tu. E' veramente triste e squallido vedere il Natale ridotto così.

 

Tutto ruota intorno all' Io, o, detto all'inglese, all' "I", che ormai è diventato un prefisso ricorrente: I, I, io, io....

Togliendo la D, è rimasto l' IO.  Ben poca cosa è rimasta.....

 

...Possiamo sostituire il "cuore" del Natale con dei surrogati....Possiamo far finta che sia la televisione, ad unire le famiglie...

che sia il telefonino, a farci avere in mano tutto quello che vogliamo....Ma quando queste cose "materiali" si rompono, cosa rimane?

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Il tuo punto di vista, Georg, è validissimo, ma è proprio di un cattolico credente. Non dovrebbe esserci bisogno di precisare "cattolico credente", poiché nel momento in cui uno s'identifica quale cattolico, dovrebbe automaticamente essere credente. Ma sappiamo benissimo che così non è.

 

Ma esiste anche un altro punto di vista, che è quello del quale mi sarebbe piaciuto discutere, non per sottovalutare il tuo, ma perché entrare nel terreno della religiosità è un percorso minato in questo forum, in quanto del tutto estraneo anche al sia pur ampio spettro di argomenti discutibili in agorà, e soprattutto poiché espressamente (e opportunamente) escluso dalle regole del forum.

 

Se esiste un natale dei credenti, per i quali è ovviamente centrale il suo significato religioso, ne esiste uno anche per i non credenti, includendo in questo gruppo anche quella vastissima categoria di persone per le quali essere cattoliche è un dato di fatto "per nascita" e per "tradizione famigliare", ma di fatto non è una scelta consapevolmente e coerentemente vissuta.

Eppure le tradizioni natalizie sono vissute anche da quest'ampia categoria di persone, probabilmente maggioritaria in Italia, per la quale questo periodo rappresenta pur sempre un periodo festoso e ricco di ricordi, soprattutto infantili, legati proprio alle tradizioni. Tradizioni, poi, che in alcuni casi potrebbero essere anche anteriori alla diffusione del cristanesimo, stante che inizialmente il natale rappresentava la commemorazione della nascita del Sole: immaginare che Gesù sia nato a Betlemme in dicembre appare un po' contraddittorio dal punto di vista storico, ma comunque non è questo il tema.

Gli zampognari: è una tradizione antichissima, forse anteriore alla diffusione del cristianesimo. Pare che nel medioevo all'inizio dell'inverno, ovvero a inizio di dicembre, i pastori scendessero dai pascoli per rinchiudere le greggi nelle stalle, al riparo dei mesi della neve. I tempi antichi erano spesso festosi, nonostante fossero umili, e tante erano le occasioni di festeggiare durante l'anno: il riportare in stalla le greggi era una di quetse occasioni di festa, che forse, - dovrei dire probabilmente - erano accompagnate dal suono della cornamusa, tipico dei pastori di molte aree europee e anche di tutte le regioni italiane (ma strumento non utilizzato nella Palestina del I secolo).

I piccoli gruppi di zampognari che suonavano nelle strade divennero molto caratteristici in Italia a partire dal XVI-XVII secolo, anche se la cornamusa è presente già prima dell'epoca romana. La zampogna è diffusa in tutte le regioni italiane: la piva nell'Emilia Romagna e nella Toscana, dal suono più acuto; la baghetta nella Lombardia settentrionale, spesso priva di bordone; la musa nell'area dove Piemonte, Ligura Emilia e Toscana si uniscono, con unh oboe ed un bordono; la zampogna nell'Italia centro-meridionale, più ricca di canne essendo le due di melodia normalmente ad ancia doppia (oboe).

 

Ho scritto della zampogna perché è uno strumento che mi è particolarmente caro, ma il problema si dà per tantissimi altri aspetti trdaizionali che stanno scomparendo senza mentre le autorità danno prova della massima loro indifferenza. Altrove non sempre è così. In Francia, per esempio, le autorità comunali danno un contributo importante affinché non si perda la tradizione degli zampognari: finanzia corsi di apprendimento per nuove generazioni di suonatori, aiuta economicamente quelli che già operano, li invitano a suonare nelle strade cittadine nei momenti in cui la tradizione prevede la loro presenza.

 

Cosa succede se priviamo il periodo natalizie delle sue tradizioni? che resta solamente, per i più, una squallida occasione consumista ed è questo l'esempio che si dà ai bambini: natale è bello solo perché arrivano i regali.

Credo che invece sarebbe importante recuperare per tutti il significato culturale ed emotiva di una celebrazione: credenti e non credenti.

E' questo il senso del mio intervento.

 

Suonatore di cornamusa, affresco della Chiesa di Stroppo, Valle Maira (XIV secolo)

 

2dh7785.jpg

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Forse sbaglierò, ma le tradizioni sono pratiche consolidate nel tempo, ma che allo stesso tempo mutano con il modificarsi della società.

Le arance 50 anni fa nel Nord Italia si vedevano solo a Natale, oggi invece sono un frutto quasi reperibile in ogni stagione.

Quindi la tradizione di appendere le arance sull'albero di Natale è sparita perché questo frutto ha perso il suo valore e la sua funzione di essere reperibile solo per le feste natalizie.

Questo banale esempio può essere preso come modello per ogni tradizione che muta.

L'unica cosa che resta è l'essenza della festività.

 

Mio nonno ha origine teutoniche e quando ero piccolo il 31 Ottobre, la vigilia di Ogni Santi, intagliavamo delle zucche e vi mettevamo delle candele al loro interno. A quell'epoca (25 anni fa) in Italia nessuno (o pochissimi) conoscevano Halloween o meglio, la tradizione celtica di festeggiare i defunti e gli spiriti in quella maniera. Oggi invece i tutti i bimbi sanno cos'è Halloween , o almeno il suo lato folkloristico e commerciale.

I tempi cambiano e le tradizioni pure.

 

Questo tuttavia non esime le persone dal perdere le loro tradizioni.

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Il tuo punto di vista, Georg, è validissimo, ma è proprio di un cattolico credente. Non dovrebbe esserci bisogno di precisare "cattolico credente", poiché nel momento in cui uno s'identifica quale cattolico, dovrebbe automaticamente essere credente. Ma sappiamo benissimo che così non è.

 

Ma esiste anche un altro punto di vista, che è quello del quale mi sarebbe piaciuto discutere, non per sottovalutare il tuo, ma perché entrare nel terreno della religiosità è un percorso minato in questo forum, in quanto del tutto estraneo anche al sia pur ampio spettro di argomenti discutibili in agorà, e soprattutto poiché espressamente (e opportunamente) escluso dalle regole del forum.

 

Se esiste un natale dei credenti, per i quali è ovviamente centrale il suo significato religioso, ne esiste uno anche per i non credenti, includendo in questo gruppo anche quella vastissima categoria di persone per le quali essere cattoliche è un dato di fatto "per nascita" e per "tradizione famigliare", ma di fatto non è una scelta consapevolmente e coerentemente vissuta.

Eppure le tradizioni natalizie sono vissute anche da quest'ampia categoria di persone, probabilmente maggioritaria in Italia, per la quale questo periodo rappresenta pur sempre un periodo festoso e ricco di ricordi, soprattutto infantili, legati proprio alle tradizioni. Tradizioni, poi, che in alcuni casi potrebbero essere anche anteriori alla diffusione del cristanesimo, stante che inizialmente il natale rappresentava la commemorazione della nascita del Sole: immaginare che Gesù sia nato a Betlemme in dicembre appare un po' contraddittorio dal punto di vista storico, ma comunque non è questo il tema.

Gli zampognari: è una tradizione antichissima, forse anteriore alla diffusione del cristianesimo. Pare che nel medioevo all'inizio dell'inverno, ovvero a inizio di dicembre, i pastori scendessero dai pascoli per rinchiudere le greggi nelle stalle, al riparo dei mesi della neve. I tempi antichi erano spesso festosi, nonostante fossero umili, e tante erano le occasioni di festeggiare durante l'anno: il riportare in stalla le greggi era una di quetse occasioni di festa, che forse, - dovrei dire probabilmente - erano accompagnate dal suono della cornamusa, tipico dei pastori di molte aree europee e anche di tutte le regioni italiane (ma strumento non utilizzato nella Palestina del I secolo).

I piccoli gruppi di zampognari che suonavano nelle strade divennero molto caratteristici in Italia a partire dal XVI-XVII secolo, anche se la cornamusa è presente già prima dell'epoca romana. La zampogna è diffusa in tutte le regioni italiane: la piva nell'Emilia Romagna e nella Toscana, dal suono più acuto; la baghetta nella Lombardia settentrionale, spesso priva di bordone; la musa nell'area dove Piemonte, Ligura Emilia e Toscana si uniscono, con unh oboe ed un bordono; la zampogna nell'Italia centro-meridionale, più ricca di canne essendo le due di melodia normalmente ad ancia doppia (oboe).

 

Ho scritto della zampogna perché è uno strumento che mi è particolarmente caro, ma il problema si dà per tantissimi altri aspetti trdaizionali che stanno scomparendo senza mentre le autorità danno prova della massima loro indifferenza. Altrove non sempre è così. In Francia, per esempio, le autorità comunali danno un contributo importante affinché non si perda la tradizione degli zampognari: finanzia corsi di apprendimento per nuove generazioni di suonatori, aiuta economicamente quelli che già operano, li invitano a suonare nelle strade cittadine nei momenti in cui la tradizione prevede la loro presenza.

 

Cosa succede se priviamo il periodo natalizie delle sue tradizioni? che resta solamente, per i più, una squallida occasione consumista ed è questo l'esempio che si dà ai bambini: natale è bello solo perché arrivano i regali.

Credo che invece sarebbe importante recuperare per tutti il significato culturale ed emotiva di una celebrazione: credenti e non credenti.

E' questo il senso del mio intervento.

 

Suonatore di cornamusa, affresco della Chiesa di Stroppo, Valle Maira (XIV secolo)

 

2dh7785.jpg

Buona serata

 

Siamo vecchi, il tempo corre veloce, così come va velocissimo tutto quanto ci circonda.

 

Credo che per vivere e far sopravvivere appieno le tradizioni, non solo quella del Natale, ci vuole tempo, disponibilità, soldi e tanta cultura ..... tutte cose che oggi scarseggiano non poco.

 

Non parliamo poi del fatto che oggi, anche i bambini, crescono più in fretta, sono più smaliziati e forse anche più cinici; apprendono da noi, ovviamente, ma il mondo che li circonda, oggi più di ieri, non è fatto per loro e tante tradizioni che si sono perse, avevano proprio il compito di dare messaggi e valori proprio ai bambini.

 

Riguardo alle arance, mi ricordo che da bambino, erano parte integrante dei regali di mia nonna: un bel piatto con dentro le arance, i mandarini, la frutta secca ed i cioccolatini e sotto ...... L. 500 d'argento  :cray:

 

saluti

luciano

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...... i bambini, crescono più in fretta, sono più smaliziati e forse anche più cinici; apprendono da noi, ovviamente, ma il mondo che li circonda, oggi più di ieri, non è fatto per loro e tante tradizioni che si sono perse, avevano proprio il compito di dare messaggi e valori proprio ai bambini.

 

Certamente, Luciano. E' la nostra generazione che è oscenamente cinica ed è solamente da noi che i bambini imparano ad esserlo.

L'insieme delle tradizioni costituisce una modalità importantissima di trasmissione patrimoniale dei valori. Lasciar morire le tradizioni vuol dire aggiungere un altro ostacolo alla perdita della patrimonialità.

Le tradizioni non sono né devono essere museali, né imbalsamate. Devono essere vive e, in quanto vive, trasformarsi e adattarsi a un mondo che cambia. Ma non vedo un rinnovamento della tradizione zampognara: solamente una scomparsa. E con essa, la scomparsa di molte altre tradizioni, distrutte dal consumismo, dai mass media che propongono (sino ad imporli) modelli di vita funzionali al consumismo, dagli stessi giochi proposti ai più giovani, basati sull'imediatezza e non sul ragionamento, e spesso esaltanti la violenza.

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Riguardo alle arance, mi ricordo che da bambino, erano parte integrante dei regali di mia nonna: un bel piatto con dentro le arance, i mandarini, la frutta secca ed i cioccolatini e sotto ...... L. 500 d'argento  :cray:

 

saluti

luciano

 

 

Fantastico. La stessa cosa che mi racconta spesso mia mamma! :)...Ma delle 500 lire non ha mai parlato...La monetina, di solito, la trovava al posto del dentino caduto ;)..

 

Gli zampognari, comunque, li metto sempre anche nel mio presepio antico: guai se mancassero! Sempre ai lati della capanna, ad allietare la Sacra Famiglia! :)

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Certamente, Luciano. E' la nostra generazione che è oscenamente cinica ed è solamente da noi che i bambini imparano ad esserlo.

L'insieme delle tradizioni costituisce una modalità importantissima di trasmissione patrimoniale dei valori. Lasciar morire le tradizioni vuol dire aggiungere un altro ostacolo alla perdita della patrimonialità.

Le tradizioni non sono né devono essere museali, né imbalsamate. Devono essere vive e, in quanto vive, trasformarsi e adattarsi a un mondo che cambia. Ma non vedo un rinnovamento della tradizione zampognara: solamente una scomparsa. E con essa, la scomparsa di molte altre tradizioni, distrutte dal consumismo, dai mass media che propongono (sino ad imporli) modelli di vita funzionali al consumismo, dagli stessi giochi proposti ai più giovani, basati sull'imediatezza e non sul ragionamento, e spesso esaltanti la violenza.

 

..E nel caso, appunto, degli zampognari e di tutte le altre tradizioni collegate al Natale,...che valori trasmettono? 

Cosa ti dicono del Natale?...

Cosa sta alla base di tutte queste tradizioni?...

 

E' evidente che c'è un "qualcosa" che sta alla base...Un "Valore" fondante, perso il quale (o sostituito da altri "surrogati") si perde anche tutto quello che vi è collegato,

come la corolla del fiore che viene a mancare, e i petali si seccano e cadono.....

 

Le tradizioni sono vive quando è vivo il Valore che sta alla loro base, che dà loro la "linfa", la ragione dell'esistere...

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Fantastico. La stessa cosa che mi racconta spesso mia mamma! :)...Ma delle 500 lire non ha mai parlato...La monetina, di solito, la trovava al posto del dentino caduto ;)..

 

Certo che si .... anche per il dentino, sotto il cuscino, ma non specificatamente L. 500 d'argento :pardon:

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Non amo intervenire in queste discussioni, il rischio che una parola venga strumentalizzata e' alto, parto dagli inizi, a Milano , in centro città anche qualche anno fanno giravano per le strade ancora gli zampognari, la loro musica arrivava nei palazzoni alti, la gente si affacciava sui balconi, applaudiva, quelli in strada davano un giusto obolo, era l'Italia che stiamo perdendo, l'Italia dei nostri simboli, delle tradizioni, dell'identità sia religiosa che non, anche quella del presepe, dell'albero di Natale, ma anche dei simboli cittadini, dell'identità, della nostra storia che non possiamo perdere, ne' dimenticare.

Ho iniziato a interessarmi di numismatica proprio per ristudiare la storia tramite le monete e allora Sant'Ambrogio come saprete va oltre al Santo e' il simbolo di Milano nella sua monetazione, la Santacroce e' Lucca, la Beata Vergine e' Pisa, Genova, ho fatto anche una discussione su questo.

Qui non si tratta di essere credenti, poco credenti o non, qui si tratta della nostra storia, dell'identità nostra, non perdiamole....non dobbiamo aver paura, il non esporre in Piazzetta Reale la Madonnina a Milano per farla vedere a tutti e mandarla poi a Expo come ripiego e non si sa ora e' stato un errore, motivi di opportunità si disse, ma la Madonnina e' Milano , va oltre il significato religioso, non mettere l'albero di Natale a Parigi a Notre Dame e' un arretramento, il presepe e' il Natale di tutti, vecchi e bambini.

Io amo i simboli... il biscione...., le tradizioni, il dialetto milanese, il fatto di poter dire sono milanese perché per tre generazioni siamo nati a Milano, e sono contento che mio figlio figlio sia il quarto, amo la mia identità, la nostra cultura, secoli di storia e civiltà non devono essere dimenticati e abbandonati, rispetto, convivenza, tolleranza non vogliono dire perdere noi stessi, lo dobbiamo ai nostri avi e ai nostri figli.....e' un dovere e diritto...

Modificato da dabbene
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Non amo intervenire in queste discussioni, il rischio che una parola venga strumentalizzata e' alto, parto dagli inizi, a Milano , in centro città anche qualche anno fanno giravano per le strade ancora gli zampognari, la loro musica arrivava nei palazzoni alti, la gente si affacciava sui balconi, applaudiva, quelli in strada davano un giusto obolo, era l'Italia che stiamo perdendo, l'Italia dei nostri simboli, delle tradizioni, dell'identità sia religiosa che non, anche quella del presepe, dell'albero di Natale, ma anche dei simboli cittadini, dell'identità, della nostra storia che non possiamo perdere, ne' dimenticare.

Ho iniziato a interessarmi di numismatica proprio per ristudiare la storia tramite le monete e allora Sant'Ambrogio come saprete va oltre al Santo e' il simbolo di Milano nella sua monetazione, la Santacroce e' Lucca, la Beata Vergine e' Pisa, Genova, ho fatto anche una discussione su questo.

Qui non si tratta di essere credenti, poco credenti o non, qui si tratta della nostra storia, dell'identità nostra, non perdiamole....non dobbiamo aver paura, il non esporre in Piazzetta Reale la Madonnina a Milano per farla vedere a tutti e mandarla poi a Expo come ripiego e non si sa ora e' stato un errore, motivi di opportunità si disse, ma la Madonnina e' Milano , va oltre il significato religioso, non mettere l'albero di Natale a Parigi a Notre Dame e' un arretramento, il presepe e' il Natale di tutti, vecchi e bambini.

Io amo i simboli... il biscione...., le tradizioni, il dialetto milanese, il fatto di poter dire sono milanese perché per tre generazioni siamo nati a Milano, e sono contento che mio figlio figlio sia il quarto, amo la mia identità, la nostra cultura, secoli di storia e civiltà non devono essere dimenticati e abbandonati, rispetto, convivenza, tolleranza non vogliono dire perdere noi stessi, lo dobbiamo ai nostri avi e ai nostri figli.....e' un dovere e diritto...

 

Ecco: il suono delle zampogne che annunciava l'avvicinarsi del natale è solamente un esempio: quello che intendevo dire è esattamente quanto hanno detto @@dabbene e @@Brios. Le tradizioni sono sopratutto identità e la perdita delle tradizione è il sintomo della perdita di un'identità. La conservazione delle tradizioni non esclude gli "altri", quelli che hanno tradizioni diverse, ma con loro si confronta e li invita ad unirsi a noi, partecipando delle "nostre" tradizioni.

 

Il natale è una tradizione cristiana importantissima, ma la sua celebrazione precede la nascita di Gesù di Nazareth, poiché è molto più antica. In età precristiana, nell'impero nella notte del 24 dicembre si celebrava la nascita del sole, e non solo nell'impero, ma presso quasi tutti i popoli del mondo la celebrazione del solstizio d'inverno è fondamentale, molto spesso è la celebrazione più importante che esiste.

Stonehenge aveva forse una pluralità di funzioni: ma sicuramente esso serviva a determinare il momento esatto, non solo la data ma proprio il momento esatto, nel quale il pimo raggio dell'alba sfiorando una pietra in un punto preciso segnalava la nascita di un nuovo anno, con il suo ciclo del sole e dele stagioni.

Nell'emisfero settentrionale in tutti i popoli e in tutti i tempi si festeggiava l'inizio del nuovo anno durante la notte del 24 dicembre e in quelle meridionale durante quella del 24 giugno. Ed è significativo che, invece, è solo presso quei popoli che vivono nelle regioni comprese tra i due tropici, soprattutte se più prossime all'equatore, che la celebrazione del natalizio solare non è celebrata: ecco perché prima ho scritto "quasi tutti i popoli" usando il corsivo.

 

Le celebrazioni, quale che fosse la loro natura, molto spesso era accompagnata dalla musica. Forse il suono degli zampognari che giravano per le borgate raccogliendo un piccolo dono in cambio della loro musica, era il segnale per la gente che già si avvicinava il natalizio solare, che bisognava prepararsi per festeggiarlo.

 

La festa del sole era talmente importante e radicata che quando il cristianesimo s'impose su un'importante parte dell'antico mondo mediterraneo, non potendo sopprimerla le diede un diverso significato: celebrare la nascita di Gesù (che o non nacque a Betlemme, oppure, se nacque a Betlemme, fu intorno al mese di aprile: lo dico dal punto di vista storico e logico, non fidesitico).

Nella parte boreale del Sud-America, si fece qualcosa di simile: colà la celebrazione del nuovo ciclo solare era festeggiata con musica, oltre che con grandi riti. Nelle aree di cultura inca all'avviciniarsi della fatidica notte del 24 giugno i suonatori di quena e sikus, pastori, formavano piccoli gruppi che suonavano per le strade delle cittadine, in modo non molto diverso da quanto facevano gli zampognari nel Vecchio Continente. E anche là gli evangelizzatori cristiani, non riuscendo a interrompere questa celebrazione che era anche religiosa, ovunque riuscirono a farlo la sostituirono con la celebrazione della notte di San Juan (San Giovanni), che ora nel Sud America cristiano come festa è seconda solo al natale, nelle città, ma nelle campagne è assai più celebrata dello stesso natale cristiano.

I mapuche del sud cileno l'hanno conservata nella sua tradizione originale, avendo mantenuto le loro antiche credenze religiose.

La notte del 24 giugno non vado a dormire, ma celebro anch'io l'arrivo del nuovo ciclo solare. Nel pomeriggio che la precede, la si annuncia con il suono della trutruka, una sorta di oboe attorcigliato su se stesso lungo sino a 4 metri, accompagnato dal kultrun, il tipico tamburello (ecco che nuovamente qualcosa richiama la musica degli zampognar!): si suona sino all'ora del pasto serale riuniti nel fogòn, una parte separata della casa tradizionale dove si mantiene sempre il fuoco acceso. Poi cessano i suoni e un anziano della famiglia racconta ai più giovani gli antichi miti: come il newen, l'energia dell'universo primordiale, penetrò in una piccola sfera d'argilla e questa sfera d'argillla cominciò a crescere e a crescere e a separarsi in tante sfere d'argilla che crebbero e crebbero sino a rimepire l'universo intero; e come gli spiriti ancestrali partorirono il primo uomo e la prima donna; e come la prima donna creò la vita nel pianeta, poiché è la donna che genera la vita....

 

Le tradizioni non sono reperti museali, ma "creature" vive e, come tutto ciò che è vivo, evolvono, si trasformano, si adattano ai tempi.

Il mio dubbio, tuttavia, è che vivacissime luminarie delle vie commerciali (perché proprio quelle commerciali?)  non corrispondano all'evoluzione di una tradizione patrimoniale, ma a una mercantizizzazione della Società attuale che solo preconizza "gli acquisti", che sembra avere nel mercato, nei suoi aspetti più deteriori, quella credenza che a poco a poco sostituisce, nascostamente, tutte le antiche fedi.

Gli zampognari non gironzolano più nelle nostre strade perché la loro musica si è "evoluta" in quella degli altoparlanti, oppure, molto più prosaicamente, perché non "fanno vendere"?

 

 

 

30ud4z5.jpg

Il fogòn di casa mia, ad Achao, dove si celebra nella notte del 24 giugno celebraimo WeTripantv, la nascita di un nuovo ciclo solare.

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