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Inviato (modificato)

ecco,in questo caso,vista la truffa perpretata all'acquirente,perche' stiamo parlando di falsi(in quanto modificati),e maggiormente in termini di tutela del patrimonio,penserei seriamente(con tanto dispiacere di noi collezionisti)se sia drastico,ma giusto,mettere in mano il patrimonio culturale numismatico ad uso esclusivo di studiosi,almeno in italia qualcosa in piu' si salverebbe,non e' possibile reincidere una moneta da MB a quasi SPL,solo per un tornaconto personale.

Immagino che la tua sia una provocazione.. Comunque, gli "studiosi", seppure in altro ambito, hanno fatto già abbastanza danni in Italia.... Un ambito di per sé già di nicchia come la numismatica scomparirebbe quasi del tutto senza collezionismo, secondo me

Modificato da Afranio_Burro
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Inviato

ecco,in questo caso,vista la truffa perpretata all'acquirente,perche' stiamo parlando di falsi(in quanto modificati),e maggiormente in termini di tutela del patrimonio,penserei seriamente(con tanto dispiacere di noi collezionisti)se sia drastico,ma giusto,mettere in mano il patrimonio culturale numismatico ad uso esclusivo di studiosi,almeno in italia qualcosa in piu' si salverebbe,non e' possibile reincidere una moneta da MB a quasi SPL,solo per un tornaconto personale.

Anche io penso la tua sia una provocazione, perché di "restauri non ortodossi" in ambiente archeologico, ne son noti e sono motivo di discussioni pluridecennali...dall'uso dei cementizi, alle ricostruzioni integrali di pitture e stucchi, alle integrazioni di monete con leghe metalliche e ceralacca, alle reincisioni di ottocentesca scuola e così via. Come sempre vale l'Aristotelico :" in medio stat virtus".

Un buon restauro non deve essere demonizzato perché non stravolge la natura dell'oggetto, ma casomai, lo preserva e rende perfettamente fruibile ( L'anfora di Baratti se non fosse stata restaurata non sarebbe leggibile e che dire dei bronzi di Riace o dell'elmo del Giglio )

Chiaro che, tornando alle logiche di mercato, lo stesso tipo di oggetto, che abbia avuto la ventura di conservarsi in maniera ottimale fino a noi, DEVE essere valutato di più di uno analogo ma che ha raggiunto le stesse condizioni estetiche grazie al restauro.

Altrettanto, descrivere e mettere in vendita un oggetto come professionalmente restaurato ( non integrato, bulinato, stuccato o reinciso) non deve essere visto dal collezionista come una bestemmia...

Poniamo un'altra ipotesi: un vaso in terracotta o in metallo, che abbia avuto un restauro utilitaristico ( cioè per continuare a fruirne) di tipo grossolano e che poi sia stato sacralizzato in una tomba. Una volta ritrovato, quasi sicuramente in pezzi o comunque danneggiato pesantemente, come dovrebbe essere restaurato visto che oggi i metodi di restauro si sono estremamente perfezionati?

Va ripristinato nel restauro originale anche se talmente grossolano e utilitaristico che ne deturpa la forma e l'idea originaria?

Va restaurato come era "ab origine" , con i metodi disponibili oggi e esposto accanto al materiale che fu usato nel primo restauro ?

Va restaurato e basta?.....

Anche qui mi piacerebbe sentire altre opinioni...

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Inviato

credo che andrebbe riportato allo stato in cui era quando è stato deposto nella tomba. anche il restauro se d'epoca va conservato come testimonianza e fonte di studio.


Inviato

Volendo estendere il quesito ad altre categorie monetali più recenti, si potrebbe chiedere: ma gli appiccagnoli, sono da considerare corpi estranei alla moneta, oppure come facenti parte della sua storia e, pertanto, da conservare e rispettare al pari dei cloruri o altro delle classiche?

E le monete " montate" in antico è lecito e corretto smontarle o no? Sempre considerando il discorso fatto sopra.

Voi come rispondereste?

gli appiccicagnoli,a priori,andrebbero lasciati per non incorrere in un ulteriore danno alla moneta,per quel che concerne le montature antiche non e' corretto smontarle,hanno un valore storico se integre,sono reperti archeologici,ancora piu' rari delle monete spiccie.


Inviato

Immagino che la tua sia una provocazione.. Comunque, gli "studiosi", seppure in altro ambito, hanno fatto già abbastanza danni in Italia.... Un ambito di per sé già di nicchia come la numismatica scomparirebbe quasi del tutto senza collezionismo, secondo me

lo sapevo che avrei alzato qualche polemica,ma e' chiaro che la mia era una provocazione mirata,numismaticamente parlando,non credo che uno studioso, possa fare piu' danni di un opportunista pronto solo a fare soldi.se la nicchia deve andare verso "lavorazioni di tooling",allora preferisco che scompaia in qualche magazzino,aspettando un domani,quella sana generazione,culturalmente pronta a valorizzare,come si deve,il proprio patrimonio numismatico classico,niente piu',niente meno,che i discorsi attuali su pompei,o in generale,quello che ancora non e' emerso dal nostro sottosuolo


Inviato

Innanzi tutto mi scuso con Tinia Numismatica per non avere bene compreso il suo post e siamo d'accordo.

Quando c'è di mezzo una frattura di conio, essa non deve essere interpretata come una banale incrostazione, ma va parte della vita stessa della moneta, dimostrando il livello di usura del conio, che è molto importante per la ricostruzione della sequenza dei conii e quindi dal punto di vista scientifico.

Quindi il restauro non deve rimuovere questa frattura di conio, ma togliere altre cose, come ossidazioni, incrostazioni di materiale estraneo (calcare, ecc.).

Diversa cosa è il restauro di un vaso frammentato. Se i pezzi sono integri e combaciano perfettamente, è possibile ricostruire il vaso nella sua interezza. Se esistono lacune, il vaso ricostruito mostrerà zone "bianche" a indicare le parti mancanti.... In questa maniera il restauro mostrerà anche i suoi limiti e serve solo a recuperare quello che possibile e giusto....

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Inviato

Anche io penso la tua sia una provocazione, perché di "restauri non ortodossi" in ambiente archeologico, ne son noti e sono motivo di discussioni pluridecennali...dall'uso dei cementizi, alle ricostruzioni integrali di pitture e stucchi, alle integrazioni di monete con leghe metalliche e ceralacca, alle reincisioni di ottocentesca scuola e così via. Come sempre vale l'Aristotelico :" in medio stat virtus".

Un buon restauro non deve essere demonizzato perché non stravolge la natura dell'oggetto, ma casomai, lo preserva e rende perfettamente fruibile ( L'anfora di Baratti se non fosse stata restaurata non sarebbe leggibile e che dire dei bronzi di Riace o dell'elmo del Giglio )

Chiaro che, tornando alle logiche di mercato, lo stesso tipo di oggetto, che abbia avuto la ventura di conservarsi in maniera ottimale fino a noi, DEVE essere valutato di più di uno analogo ma che ha raggiunto le stesse condizioni estetiche grazie al restauro.

Altrettanto, descrivere e mettere in vendita un oggetto come professionalmente restaurato ( non integrato, bulinato, stuccato o reinciso) non deve essere visto dal collezionista come una bestemmia...

Poniamo un'altra ipotesi: un vaso in terracotta o in metallo, che abbia avuto un restauro utilitaristico ( cioè per continuare a fruirne) di tipo grossolano e che poi sia stato sacralizzato in una tomba. Una volta ritrovato, quasi sicuramente in pezzi o comunque danneggiato pesantemente, come dovrebbe essere restaurato visto che oggi i metodi di restauro si sono estremamente perfezionati?

Va ripristinato nel restauro originale anche se talmente grossolano e utilitaristico che ne deturpa la forma e l'idea originaria?

Va restaurato come era "ab origine" , con i metodi disponibili oggi e esposto accanto al materiale che fu usato nel primo restauro ?

Va restaurato e basta?.....

Anche qui mi piacerebbe sentire altre opinioni...

signor.vanni,apprezzo i suoi spunti interessanti,ma preferirei personalmente non esprimermi su altri campi,resterei in ambito numismatico e piu' specifico sul post iniziale,dove di restauro,credo non si possa parlare.comunque,condivido la messa in descrizione dell'ipotetico oggetto in vendita,ma con tutti gli interventi,sia eticamente corretti(sebbene con qualche forzatura per alcuni) che invasivi,come da lei citati.


Inviato

in realtà per la ceramica esiste una casistica abbastanza diffusa che può essere seguita come linea guida.

prima operazione è il riconoscimento della forma ceramica di appartenenza. in caso non si ha certezza, non si prosegue oltre.

seconda operazione, analizzando la parti frammentate maggiori, l'indicazione dello sviluppo(dimensioni, altezza) della forma ceramica. in caso vi sia esagerate frammentarietà tale da non avere indicazioni precise, non si prosegue oltre.

terza operazione, riassemblaggio del materiale pervenuto che deve essere superiore all'80% del complesso(non poco direi).

quarta operazione(e qui si distingue da tutte le metodologie precedenti) il restauro con l'otturazione delle parti mancanti deve essere ben visibile e non confondibile.

 

in sostanza chi guarda un vaso deve sapere a colpo d'occhio cosa sia originale e cosa, invece, apportato successivamente.

 

per le monete è possibile questo? condivido il pensiero di Acraf. eliminare una frattura di conio è fuorviante per chi deve effettuare degli studi e per tale andrebbe evitata.


Inviato

Troppo spesso si dimentica che la moneta antica è un oggetto antico che ha anche valore storico e scientifico.

Quindi non può e non deve essere snaturata solo per compiacere il collezionista, magari digiuno di arte e storia.......

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