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Inviato

Ciao a tutti!

Vorrei porre una domanda su un argomento magari già trattato ma di cui non ho trovato nulla rovistando nelle discussioni passate..

Sia per le banconote che per le monete, leggo di continuo che le quotazioni dei cataloghi vanno sempre dimezzate.. Ma allora, dato che i cataloghi vengono aggiornati annualmente, qual è il motivo che spinge gli autori a dare costantemente quotazioni doppie rispetto al reale? Capisco uno scarto del 10%, ma così.. Non hanno percezione del mercato o indicano valori esagerati perché non hanno tempo di valutare le quotazioni di anno in anno? A sto punto potrebbero eliminare le quotazioni e limitarsi alla descrizione delle monete con relative rarità ecc, se intanto il dato di valore commerciale non è mai realistico/affidabile..


Inviato (modificato)

effettivamente non mi sono mai posto il problema, visto che le valutazioni vere, cioè i prezzi che vengono decisi dal mercato ossia dalle vendite, sono sempre figlie di diversi fattori (non vale come per le macchine che costano "x". una stessa moneta, venduta in due aste diverse, può fare prezzi decisamente diversi. perché? perchè è il mercato a decidere così). magari si tende a mettere un valore di stima massimo come a dire che, senza dubbio, una moneta non può valere più di un tot. però la mia è solo un' ipotesi

 

comunque, ripeto, secondo me le valutazioni di catalogo non vanno prese con le pinze. "deppiù" :) quando devo valutare un prezzo, mi faccio un bel giro tra negozi ed aste così da avere un' idea (personale) di quello che potrebbe essere un prezzo giusto. i prezziari li guardo pochissimo, per non dire mai

Modificato da Afranio_Burro

Inviato

Esatto! Proprio perché le quotazioni sono figlie di diversi fattori, mi sembrerebbe più logico mettere un "valor medio", con un ovvio margine di errore che si può tenere in conto (100 +/- 20). Non vedo bene l'utilità di scrivere un valore fuori misura, contando oltretutto che tutti sanno perfettamente che quei valori vanno dimezzati si potrebbe farlo alla fonte no..? E' come dire che il prezzo medio delle arance al kg è di 6 €, se tutti sanno che non è così tanto vale scriverlo..

Anche perché se i cataloghi devono anche fare scuola per chi è all'inizio e vuole iniziare ad imparare, quei valori sono fuorvianti e non servono a nessuno (principiante o esperto)..

Non voglio fare il rivoluzionario che ha scoperto l'acqua calda per carità, chiedo per capire se c'è qualche passaggio che mi sfugge.. :)


Inviato

Buonasera,

per alcune monete è così, ma questo discorso non vale sempre.

Le monete d'oro del Regno non si trovano sicuramente a metà del valore di catalogo; talvolta per esemplari molto belli si arriva anche al prezzo pieno.

Le valutazioni come si diceva le fa sempre il mercato e dipendono da molti fattori.

Roberto


Inviato

Buonasera,

io colleziono monete Borboniche di grande modulo (120 grana e 10 tornesi) e per una valutazione orientativa mi regolo con il catalogo Gigante.

Sicuramente il prezzo di una moneta lo stabilisce sempre il momento in cui si vende e il mercato, ma il Gigante, rispetto ad altri è molto più in linea con I prezzi.

Ciao.


Inviato

Cari tutti,

 

io colleziono lire della Repubblica e mi ero posto proprio lo stesso dubbio di recente.

 

In sintesi, reperendo pareri qua e là qui sul forum, mi azzardo a sintetizzare senza pretesa alcuna, solo per dare una mano a chi è più nuovo di me:

 

- un orientamento di pensiero sostiene che i cataloghi fanno previsioni sull'andamento delle contrattazioni, cosa del resto ovvia perché alcuni di essi sono editi in luglio e non a chiusura di anno solare - es. un noto catalogo 2016 già è in vendita; 

 

- un'altra linea di appassionati, molto pratica, giudica che i valori, in sostanza, sono piuttosto dei massimi e vanno comunque quasi sempre presi "con le molle"  - corollario di questa tendenza è che i valori esposti vadano decurtati, in media, del 30-40% all'atto pratico;

 

- infine un orientamento è molto critico e afferma che, pur acquistando il catalogo per la validità delle informazioni in esso contenute, tuttavia non considerano  i prezzi esposti.

 

Quindi senza complicare troppo il discorso con considerazioni di microeconomia, editoria numismatica ecc. ecc. il vero problema secondo me è:

 

quanto i valori di catalogo incidono sulle contrattazioni reali??

 

E qui non so assolutamente dare risposta, quindi lascio la parola agli esperti

 

Saluti 

  • Mi piace 1

Inviato

@@Nikki @@motoreavapore grazie per il vostro parere! Però dato che come giustamente affermate il valore lo fa sempre il mercato in un dato momento, e quindi è imprescindibile la conoscenza di ciò che si va ad acquistare, allora le obiezioni potrebbero essere 1) se l'andamento dei prezzi non è prevedibile in maniera attendibile, dare valori fuori mercato non serve a nessuno, 2) potrei capire oscillazioni del 10-15%, ma se valori espressi nella maggior parte dei casi sono da dimezzare c'è un errore in partenza, 3) se l'unica cosa utile è guardare i realizzi effettivi da periodo a periodo ed è cosa tipica di chi è pratico del mercato che non si cura nemmeno delle valutazioni dei cataloghi, il dato potrebbe essere omesso per non creare aspettative inutili ai novizi/inesperti..


Inviato (modificato)

quanto i valori di catalogo incidono sulle contrattazioni reali??

Saluti

Grazie degli spunti! Sono cose a cui non avevo pensato e potrebbero essere tutti e 3 congiunti a dare una risposta alla domanda iniziale..

Per la tua domanda, da profano e vedendo le risposte alle discussioni qui sul forum, penserei che questi valori possono andare a influenzare i realizzi di chi non segue il mercato e si affida solamente ai cataloghi, magari nelle contrattazioni tra privati. Anche perché vedendo i prezzi ufficiali apposti ai vari pezzi nei negozi di numismatica professionali, mi sembra che seguano abbastanza il ribasso del 30% da catalogo di cui parlavamo prima..magari non tutti, ma sul totale.. Ovvio che se me ne intendo poco e vado ad una bancarella con il mio catalogo sotto mano, rischio delle belle ustioni a seconda di chi mi trovo davanti e dalla sua onestà..

Se si parla di aste invece, credo ci siano troppi fattori da valutare per rispondere..

Modificato da pedro_88

  • 2 settimane dopo...
Supporter
Inviato (modificato)

Io ho sia il Gigante che l'Alfa e colleziono monete del Regno e della Repubblica...devo dire che, tra i due, il Gigante tende ad avere poca considerazione, salvo per monete dall'R2 in poi, delle basse conservazioni, dove l'Alfa spesso è più vicino alla realtà (almeno vedendo le sue quotazioni per monete comuni come ad esempio i centesimi prora e i prezzi con cui chiudono mediamente le aste sulla baia)...viceversa, quando il "gioco si fa duro" il Gigante mi sembra maggiormente attendibile...

 

Ciò non toglie che generalmente il prezzo di mercato è di un 30% almeno più basso; va anche detto che questo si verifica perchè le monete che si acquistano spesso hanno una conservazione sovrastimata del 30%!!! Infatti, i prezzi dei cataloghi sono molto più vicini al vero se ci si attenesse ai parametri che solitamente mettono all'inizio per far comprednere, anche con foto, gli stati di conservazione: ad es. nel Gigante si fa presente che nell'MB la moneta "può avere colpi sul bordo"...un lusso a volte anche per quello che si compra sulla baia come BB (a quel punto si è convinti di aver risparmiato rispetto al catalogo un bel 50%...e te credo! Magari si è acquistato un qMB  :cry:    )

 

Ad ogni modo da un po' ho tralasciato l'Alfa in quanto come catalogo preferisco di gran lunga il Gigante...

 

Ad maiora

Modificato da amoilconio
  • Mi piace 2

Inviato

I cataloghi si chiamo cataloghi perchè oltre a dare l'elenco delle monete, quindi un elenco dei "prodotti", in questo caso monete, devono dare anche un prezzo, come tutti i cataloghi. Ovviamente è un prezzo indicativo, non è vangelo. Il prezzo che viene proposto è indicativo, derivato da medie che ricavano dalle aste o da altre vendite. Il prezzo poi è determinato dalla domanda e dall'offerta. Monete comuni sicuramente si possono acquistare a prezzi nettamente inferiori a quello dei cataloghi, monete se pur comuni ma in FDC possono anche avere quotazioni di catalogo. Altra storia, sono le monete rare o rarissime. In quel caso nessun catalogo azzecca la quotazione, perchè si tratta. Un esempio: un mio amico possiede, parlando di banconote, il secondo decreto 09/12/1899 delle 1000 lire con matrice , pezzo unico al momento. In quel caso il prezzo lo fa il possessore del biglietto e non c'è nessun catalogo che potrà mai azzeccare la quotazione. In conclusione, i prezzi dei cataloghi sono indicativi poi sta a noi pagare quello che riteniamo giusto per le nostre tasche e lasciare se giudichiamo troppo alto il costo.

  • Mi piace 1

Inviato

@@prtgzn

Ti ringrazio per la spiegazione, come ringrazio @@amoilconio.

"Monete comuni sicuramente si possono acquistare a prezzi nettamente inferiori a quello dei cataloghi"

Come si spiega questo? Per via del fatto che nelle aste questi pezzi più comuni passano meno e quindi il valore viene stimato su altri parametri? Perché se il dato è comunque riferito ad aste ecc, dubito che i realizzi dei pezzi comuni siano così elevati in asta..

Grazie!


Inviato

 

Ciò non toglie che generalmente il prezzo di mercato è di un 30% almeno più basso; va anche detto che questo si verifica perchè le monete che si acquistano spesso hanno una conservazione sovrastimata del 30%!!! Infatti, i prezzi dei cataloghi sono molto più vicini al vero se ci si attenesse ai parametri che solitamente mettono all'inizio per far comprednere, anche con foto, gli stati di conservazione: ad es. nel Gigante si fa presente che nell'MB la moneta "può avere colpi sul bordo"...un lusso a volte anche per quello che si compra sulla baia come BB (a quel punto si è convinti di aver risparmiato rispetto al catalogo un bel 50%...e te credo! Magari si è acquistato un qMB  :cry:    )

 

Ad ogni modo da un po' ho tralasciato l'Alfa in quanto come catalogo preferisco di gran lunga il Gigante...

 

Ad maiora

Quanta verita' in queste poche righe. Va aggiunto pero' che e' un gioco bivalente. Molti sono anche i collezionisti che NON vogliono capire per cullarsi nell'illusione dell'esser furbi.

  • Mi piace 1
Awards

Supporter
Inviato (modificato)

Beh, certe cose si fanno (almeno) in due!!! :blum:

 

A parte le battutacce, devo dire che anche io ci ho messo anni prima di togliermi la "dipendenza da sovrastima"...e non nego che a volte si riaffaccia pericolasamente e ci vuole tanto raziocinio per resistere alle illusioni.

 

 

Tornando ai fattori che influenzano i prezzi, devo dire che oltre ai cataloghi ve ne sono molti altri che ho riscontrato per esperienza personale, con influenze diverse:

 

1) situazione economica del paese e capicità di spesa dei cittadini/collezionisti (negli ultimi anni decisamente in ribasso), fattore che impatta soprattutto sui prezzi delle monete più comuni, diciamo sino ad r1/r2 (si pensi agli argenti più comuni del Regno);

2) presenza o meno della perizia (spesso monete che valgono 20 si riescono a vendere a 100...lasciando poi stare considerazioni in merito, tipo che la moneta è sempre la stessa che valeva 20);

3) luogo in cui si vive (maggiore o minore presenza di monete acquistabili "fisicamente" da privati, soprattutto se rivenienti da successioni);

4) rapporti consolidati o meno tra venditore ed acquirente;

5) qualità ed onestà del fotografo che immortala la moneta (fattore sempre più determinante, vista la percentuale di acquisti che oramai si effettuano on-line);

5) ...

 

Se qualcuno, poi, vuole proseguire, sarebbe un piacere conoscere le esperienze/considerazioni altrui sul punto...

 

Ad maiora

Modificato da amoilconio
  • Mi piace 1

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