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Inviato

Filippo II di Macedonia si era innamorato di Euridice, una bellissima ragazza che aveva l’età di sua figlia Cleopatra e che voleva sposare dopo averla messa incinta. La regina Olimpiade era molto preoccupata perché, se Euridice, figlia del generale Attalo e quindi appartenente alla migliore nobiltà macedone, avesse partorito un maschio e Filippo avesse ripudiato lei e dichiarata regina la giovane sposa, il bimbo sarebbe diventato il legittimo erede al trono di Macedonia e Alessandro il bastardo. Il bastardo figlio della straniera, perché così era considerata l’epirota Olimpiade dalla nobiltà macedone nonostante le sue nobili origini. Dopo che Olimpiade aveva esternato le proprie preoccupazioni ad Alessandro e Filippo aveva notato lo stato di malcontento del figlio, come il sovrano ne apprese il motivo, si adirò con la moglie che a suo avviso voleva mettergli contro il figlio prediletto per gelosia e trascinò Alessandro nella zona delle officine del palazzo, spalancò una porta e lo spinse dentro quasi a forza…

 

Ma qui lascio proseguire Valerio Massimo Manfredi nel suo ‘Il romanzo di Alessandro’.

 

attachicon.gifTrafiletto da postare.jpg

 

Come si scrive 10.000 in greco? Ci sarà mai lo statere commemorativo della vittoria di Cheronea  o uno statere con un monogramma che vale 10.000? Oppure si tratta soltanto di realtà romanzesca?

 

apollonia

Ho tentato di rintracciare il passo che ha potuto ispirare la pagina di Valerio Massimo Manfredi.

Un primo passo interessante è di Plinio (NatHist., XXXIV, 63) ed è leggibile qui:

 

http://www.latin.it/autore/plinio_il_vecchio/naturalis_historia/!34!liber_xxxiv

 

Un secondo passo è di Plutarco (De Alexandri Magni, ecc., II, 2) e, tradotto in inglese, suona così:

 

Furthermore, there were also Apelles the painter and Lysippus the statuary both living under the reign of Alexander. The first of which painted him grasping Jupiter's thunderbolt in his hand, so artfully and in such lively colors, that it was said of the two Alexanders that Philip's was invincible, but Apelles's inimitable. Lysippus, when he had finished the first statue of Alexander looking up with his face to the sky (as Alexander was wont to look, with his neck slightly bent), not improperly added to the pedestal the following lines:—

The statue seems to look to Jove and say,

Take thou Olympus; me let Earth obey!

[p. 495] For which Alexander gave to Lysippus the sole patent for making all his statues; because he alone expressed in brass the vigor of his mind, and in his lineaments represented the lustre of his virtue; while others, who strove to imitate the turning of his neck and softness and brightness of his eyes, failed to observe the manliness and lion-like fierceness of his countenance.The statue seems to look to Jove and say,

Take thou Olympus; me let Earth obey!

 

il link relativo è il seguente:

 

http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0232%3Achapter%3D2%3Asection%3D2

 

Velleio Patercolo (I, 11, 3), Arriano (Anab., I, 16, 7), Plutarco (opcit., 16), Plinio (NatHist., XXXIV, 64), Giustino (XI, 6, 13) ci dànno notizia d'un gruppo bronzeo lisippeo in cui era Alessandro Magno a cavallo fra una torma di cavalieri nella battaglia del Granico; forse un'eco della figura del re risuona nella bella statuetta bronzea di Ercolano del Museo di Napoli (v. IX, tav. CLXV). Infine da Plinio (loc. cit.) e da Plutarco (opcit., 40) sappiamo che in un dono votivo del macedone Cratero in Delfi, eseguito da L. insieme con Leocare, era rappresentato l'episodio di caccia in cui Cratero aiutò Alessandro assalito da un leone; un ricordo di questo gruppo è in un rilievo da Messene nel Louvre.

 

Oltre a ciò non riesco a trovare altro...

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@KingJohn

 

Non sappiamo se e da quale fonte storica Valerio Massimo Manfredi possa aver preso quel passo del colloquio tra Filippo e Alessandro in presenza di Lisippo. Mi sono ricordato dell’episodio e di quel numero preciso di 10.000 stateri e ciò mi ha indotto a chiedere lumi sull’eventuale riscontro del simbolo corrispondente sulle monete, pur prevedendo che potesse trattarsi di fantasia. Infatti avevo chiuso l’intervento così:

Come si scrive 10.000 in greco? Ci sarà mai lo statere commemorativo della vittoria di Cheronea o uno statere con un monogramma che vale 10.000? Oppure si tratta soltanto di realtà romanzesca?

 

La battaglia di Cheronea si svolse nell’agosto del 338 a. C., quando Alessandro aveva appena compiuto diciott’anni, e fermo restando il valore e l’attitudine a condottiero mostrata dal giovane nell’occasione che consolidava il suo diritto a succedere al padre sul trono di Macedonia, la vittoria sulle forze confederate greche costituite essenzialmente da Tebani e Ateniesi era appannaggio di Filippo II. Gli stateri di tipo Apollo/Guidatore di biga emessi per l’occasione si possono collocare nella serie dal 336 al 328 a. C. circa coniata a Pella, dove troviamo vari simboli tra cui il cantaro nel gruppo iniziale 133-226 di quelli catalogati da Georges Le Rider (Tavv. 57-59). La M comincia a comparire accanto al cantaro negli stateri emessi dalla stessa zecca dal 323/2 a. C., quindi dopo la morte di Alessandro, fino a circa il 315 a. C.

Che questa M = 10.000 con due zeri aggiuntivi sottintesi indicasse il limite dell’emissione degli stateri con il cantaro mi sembra un’ipotesi plausibile.

Dove invece ho qualche dubbio è sul numero 1.000.000 espresso in due modi diversi sullo stesso statere, uno dei quali è la M unita alla P in modo da soddisfare l’equazione 10.000 x 100 = 1.000.000, senza la necessità di sottintendere due zeri con l’uso della sola M come in quello col cantaro.

 

Nel primo esempio abbiamo HP = 100(H) x 100(P) = 10.000 che con due zeri sottintesi che portano a 1.000.000.

 

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Nel secondo esempio abbiamo 1.000 (A) x 1.000 (X)= 1.000.000 direttamente.

 

post-703-0-54553900-1445617393.jpg

 

Impiegare due diverse notazioni per indicare la stessa cosa è per lo meno bizzarro, tanto più che i simboli possono trasmettere altre utili informazioni sulla zecca, l’incisore, ecc. che così vengono sacrificate. Senza contare poi che i due monogrammi hanno un ‘peso’ diverso, essendo l’MP all’interno di una ghirlanda che in genere è assegnata a un vincitore. E gli stessi numeri esatti non sono uno più bello o più importante dell’altro.

 

apollonia


Inviato

@KingJohn

 

Non sappiamo se e da quale fonte storica Valerio Massimo Manfredi possa aver preso quel passo del colloquio tra Filippo e Alessandro in presenza di Lisippo. Mi sono ricordato dell’episodio e di quel numero preciso di 10.000 stateri e ciò mi ha indotto a chiedere lumi sull’eventuale riscontro del simbolo corrispondente sulle monete, pur prevedendo che potesse trattarsi di fantasia. Infatti avevo chiuso l’intervento così:

Come si scrive 10.000 in greco? Ci sarà mai lo statere commemorativo della vittoria di Cheronea o uno statere con un monogramma che vale 10.000? Oppure si tratta soltanto di realtà romanzesca?

 

 

apollonia

E' stato uno spunto molto stimolante per questa discussione: io mi sono messo a cercare qualche riscontro nella viva speranza di trovare conferme o smentite alle mie tesi...

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Inviato

 

Che questa M = 10.000 con due zeri aggiuntivi sottintesi indicasse il limite dell’emissione degli stateri con il cantaro mi sembra un’ipotesi plausibile.

 

 

apollonia

Mi fa molto piacere che tu ritenga questa ipotesi plausibile.

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Inviato

Dove invece ho qualche dubbio è sul numero 1.000.000 espresso in due modi diversi sullo stesso statere, uno dei quali è la M unita alla P in modo da soddisfare l’equazione 10.000 x 100 = 1.000.000, senza la necessità di sottintendere due zeri con l’uso della sola M come in quello col cantaro.

 

Nel primo esempio abbiamo HP = 100(H) x 100(P) = 10.000 che con due zeri sottintesi che portano a 1.000.000.

 

attachicon.gifEs. 1 post-37078-0-69959300-1445526856.jpg

 

Nel secondo esempio abbiamo 1.000 (A) x 1.000 (X)= 1.000.000 direttamente.

 

attachicon.gifEs. 2 post-37078-0-69034000-1445371350.jpg

 

Impiegare due diverse notazioni per indicare la stessa cosa è per lo meno bizzarro, tanto più che i simboli possono trasmettere altre utili informazioni sulla zecca, l’incisore, ecc. che così vengono sacrificate. Senza contare poi che i due monogrammi hanno un ‘peso’ diverso, essendo l’MP all’interno di una ghirlanda che in genere è assegnata a un vincitore. E gli stessi numeri esatti non sono uno più bello o più importante dell’altro.

 

apollonia

Da quello che ho potuto verificare io, riportare due notazioni distinte che esprimono in modo diverso lo stesso numero è un uso diffuso presso molte monetazioni. Presso altre monetazioni si indicava il numero delle monete che era in corso di coniazione, cambiandolo  di volta in volta  sui vari conii che si susseguivano (progressivo), oppure il progressivo più un numero fisso che indicava il taglio finale dell'emissione; su altre monetazioni ancora (tipo Velia) si indicava solo il numero che indicava la pezzatura globale dell'emissione. Le modalità, insomma, variavano da monetazione a monetazione e da periodo a periodo della stessa monetazione.

Il fatto di riportare la notazione all'interno di una ghirlanda era tipico di Babilonia e, secondo me, fungeva da segno di zecca.

Riguardo alle altre indicazioni che sarebbe stato più utile riportare sulla moneta in alternativa ai numeri relativi alla tiratura dell'emissione, per giudicare quali indicazioni erano davvero importanti dobbiamo abbandonare il nostro punto di vista di moderni appassionati di nummi antichi che cercano di saperne quanto più possibile (dov'è stato coniato, chi è l'artefice che ne ha realizzato il conio, etc) ma dal "loro" punto di vista, dal punto di vista degli operatori della zecca che ricevevano in consegna determinati quantitativi di metallo prezioso,  corrispondenti a numeri predeterminati di monete e di cui rispondevano con la loro stessa vita in caso di ammanchi o ruberie: ricordare costantemente i volumi di moneta a cui tendeva ciascuna emissione era l'unico modo per dimostrare di aver puntualmente eseguito il mandato ricevuto.

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Inviato

Dove invece ho qualche dubbio è sul numero 1.000.000 espresso in due modi diversi sullo stesso statere, uno dei quali è la M unita alla P in modo da soddisfare l’equazione 10.000 x 100 = 1.000.000, senza la necessità di sottintendere due zeri con l’uso della sola M come in quello col cantaro.

 

Una conferma della fondatezza della tesi, d'altra parte, è data proprio dal fatto che le due diverse notazioni, su entrambe le monete, indicano, senza forzature, sempre lo stesso numero: non può essere un caso.

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Inviato (modificato)

Una conferma della fondatezza della tesi, d'altra parte, è data proprio dal fatto che le due diverse notazioni, su entrambe le monete, indicano, senza forzature, sempre lo stesso numero: non può essere un caso.

Senza forzature soprattutto...

@@apollonia : ti ho inviato un Messaggio

Modificato da Caio153
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@@King John again

 

E’ ancora la lettera M protagonista della mia domanda che riguarda stavolta gli Alessandri d’argento di Babilonia, prendendo lo spunto da una serie di monete da me postate nel febbraio 2013 col titolo ‘Galleria babilonese’ nella mia discussione ‘Le monete più attraenti di Alessandro Magno’ che recentemente ha raggiunto le 100 pagine (stavo per scrivere ‘le H pagine’). Si tratta di una serie di nominali d’argento dal decadramma all’obolo tutti caratterizzati da una M. Li riporto anche qui uno dopo l’altro nei post a seguire nella stessa sequenza che uno può verificare qui

http://www.lamoneta.it/topic/84573-le-monete-piu-attraenti-di-alessandro-magno/page-38

 

La domanda l’anticipo qui: la M indica lo stesso valore numerico in ciascun nominale?

 

Tetradramma

 

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KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’. 336-323 BC. AR Tetradrachm (17.19 g, 10h). Babylon mint. Struck under Perdikkas, circa 323-320 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; M in left field, LY below throne. Price 3692. Near EF, lightly toned.

 

(segue)

 

apollonia


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Didramma

 

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KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’. 336-323 BC. AR Didrachm (8.56 g, 5h). Babylon mint. Struck under Perdikkas, circa 323-320 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; M in left field, LU below throne. Price -; Hersh 78. Good VF, lightly toned, small delamination below throne. Extremely rare.

 

(segue)

 

apollonia


Inviato

Dramma

 

 

KINGS of MACEDON. Alexander III 'the Great'. 336-323 BC. AR Drachm (4.26 g, 3h). Babylon mint. Struck under Perdikkas, circa 323-320 BC. Head of Herakles right, wearing lion's skin / Zeus Aëtophoros seated left; M in left field, LU below throne. Price 3693. Good VF. Very rare.

 

(segue)

 

apollonia

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Inviato

Emidramma

 

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KINGS of MACEDON. Philip III Arrhidaios. 323-317 BC. AR Hemidrachm (13mm, 2.11 g, 3h). In the name of Alexander III. Babylon mint. Struck under Archon, Dokimos, or Seleukos I, circa 323-318/7 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; M in left field, ΛY below throne. Price 3694. Good VF, lightly toned, a few light marks.

 

(segue)

apollonia


Inviato

Obolo

 

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KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’. 336-323 BC. AR Obol (10mm, 0.63 g, 9h). ‘Babylon’ mint. Struck under Perdikkas, circa 323-320 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; M in left field, ΛY above strut of throne. Price 3696. VF.

 

(segue)

 

apollonia


Inviato

Emiobolo (M preceduta dalla Φ)

 

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KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’. 336-323 BC. AR Hemiobol (7mm, 0.32 g, 8h). Babylon mint. Struck under Stamenes or Archon, circa 325/4 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Club, bow, and quiver; ΦM above. Price 3591; Triton IX, lot 801. Good VF, light porosity. Extremely rare.

 

(segue)

apollonia


Inviato

Decadramma

 

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The Prospero Collection of Ancient Greek Coins. KINGDOM OF MACEDON. Alexander III, The Great (336-323 B.C.), Silver Dekadrachm, 42.28 g. Minted at Babylon, struck during the lifetime of Alexander, c.325-323 B.C. Head of young Herakles facing to right, wearing a lion’s skin headdress. Rev. AΛEΞANΔPOY , Zeus, naked to waist, his left foot resting on a footstool, enthroned to left, holding an eagle in his outstretched right hand and a sceptre in his left, a small bee in the left field, a monogram and M below the throne (M. Price, ‘Circulation at Babylon in 323 B.C.’, Mnemata: Papers in Memory of Nancy M. Waggoner, p. 69, 8 (this coin); also p. 69, 7, pl. 15 = Price 3618A = Spink Coin Auction 71, 11 October 1989, lot 49 (these dies); Nelson Bunker Hunt Collection, Sotheby’s New York, 19 June 1990, lot 102 (this obverse die); Coin Hoards I, 1975, fig 6, 1; Kraay – Hirmer pl. 173, 572). A few light surface marks, attractive iridescent toning, well-struck in high relief, good very fine, superior to the Bunker Hunt Dekadrachm, a spectacular example of Hellenistic die-engraving, of the greatest rarity and importance, apparently the second known example of this varie ty. This coin published in ‘Circulation at Babylon in 323 B.C.,’ M. Price, Mnemata: Papers in Memory of Nancy M. Waggoner (1989), p. 69, 8. Purchased from Spink & Son Ltd., London, 1989 This exceedingly rare dekadrachm was struck at Babylon, in the far East of Alexander’s empire.

 

(segue)

 

apollonia


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Altro didramma con la M sotto il trono e la Φ nel campo a sinistra

 

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KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’. 336-323 BC. AR Didrachm (20mm, 8.58 g, 12h). Babylon mint. Struck under Stamenes or Archon, circa 325/4 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; Φ in left field, M below throne. Price 3582. Good VF, toned, roughness and minor deposits on obverse. Rare.

 

apollonia


Inviato

@@King John again

 

E’ ancora la lettera M protagonista della mia domanda che riguarda stavolta gli Alessandri d’argento di Babilonia, prendendo lo spunto da una serie di monete da me postate nel febbraio 2013 col titolo ‘Galleria babilonese’ nella mia discussione ‘Le monete più attraenti di Alessandro Magno’ che recentemente ha raggiunto le 100 pagine (stavo per scrivere ‘le H pagine’). Si tratta di una serie di nominali d’argento dal decadramma all’obolo tutti caratterizzati da una M. Li riporto anche qui uno dopo l’altro nei post a seguire nella stessa sequenza che uno può verificare qui

http://www.lamoneta.it/topic/84573-le-monete-piu-attraenti-di-alessandro-magno/page-38

 

La domanda l’anticipo qui: la M indica lo stesso valore numerico in ciascun nominale?

 

Tetradramma

 

attachicon.gif1.Tetra Babilonia.jpg

KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’. 336-323 BC. AR Tetradrachm (17.19 g, 10h). Babylon mint. Struck under Perdikkas, circa 323-320 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; M in left field, LY below throne. Price 3692. Near EF, lightly toned.

 

(segue)

 

apollonia

Mi pare a dir poco decisamente poco plausibile.....

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@@apollonia

Mi sono a lungo interrogato sul senso delle notazioni riportate sulle monete da te postate ma non sono ancora giunto a conclusioni certe, per cui nel dubbio preferisco non pronunciarmi: ho analizzato un bel po' di emissioni delle varie monetazioni ma non certo tutte le migliaia di emissioni coniate in diversi secoli di storia. Per quanto riguarda i tetradrammi coniati a Babilonia nel mio libro "I numeri svelati" accenno a questa emissione di tetradrammi di cui ho potuto constatare la tiratura: parliamo di 4 milioni di dracme pari a un milione di tetradrammi. In questa emissione viene adottato il metodo di indicare la tiratura con due diversi numeri, uno che si riferisce alla tiratura espressa in dracme e l'altro alla tiratura espressa in tetradrammi.

 

Tetradramma in argento (17,06 g) coniato in nome di Alessandro III il Grande (336-323) a Babilonia  nel 317-311 a.C. D.: testa di Eracle con pelle di leone a destra. R.: Zeus seduto su trono con scettro nella mano sinistra e aquila nella destra; legenda: BASILEWS ALEXANDROU, “(moneta) del re Alessandro”; notazioni numeriche:

-nel campo a sinistra:  400 (Y) x 100 (H) x 100 (P) =  4.000.000 di dracme;

-sotto il trono: MI = 10.000 (M) X 10 (I) = 1.000.00(0) di tetradrammi.

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Modificato da King John
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Lo stesso avviene su quest'altro tetradramma in cui il puntino riportato all'interno della P è un segno diacritico che chiarisce che si tratta di un numero e non di una lettera.

 

Tetradramma in argento (16,94 g) coniato in nome di Alessandro III il Grande (336-323) a Babilonia  nel 317-311 a.C. D.: testa di Eracle con pelle di leone a destra. R.: Zeus seduto su trono con scettro nella mano sinistra e aquila nella destra; legenda: BASILEWS ALEXANDROU, “(moneta) del re Alessandro”; notazioni numeriche:

-nel campo a sinistra:  400 (Y) x 100 (H) x 100 (P) =  4.000.000 di dracme;

-sotto il trono: H = 100(0.000) di tetradrammi.

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@@apollonia

Provo a sciogliere le notazioni numeriche riportate sul decadramma da te postato al n.239.

Il simbolo riportato al rovescio, nel campo a sinistra, potrebbe essere il simbolo, originario di Corcyra, con cui si indicava la quantità di 10 dracme e con cui, nella fattispecie,  si indicava il valore della moneta (il taglio di 10 dracme, infatti, non era molto usuale) e si rimandava alla tiratura dell'emissione che era di 10 myrioi, vale a dire dieci decine di migliaia di dracme, pari a 1.000.00(0) di dracme. 

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Modificato da King John
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La tiratura di un milione di dracme sembra indicata anche dal complesso monogramma riportato al di sotto del trono di Zeus che può essere sciolto nel modo seguente:

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Modificato da King John
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Ogni residuo dubbio circa la tiratura dell'emissione vien fugato riportando l'ormai consueto numero 10.000 (M) che indica che si tratta di un'emissione di 10.000 centinaia di dracme pari a 1.000.000 di dracme. Il caso presente dimostra molto bene che la doppia indicazione della tiratura, effettuata con due cifre congegnate diversamente, viene fatta per maggiore chiarezza e dimostra anche come simboli originari di un luogo specifico vengano usati anche altrove.

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Onestamente king John quest'ultima ipotesi mi pare un po' forzata: due simboli/ monogrammi diversi per un medesimo numero cosi viene ribadito meglio... ?

Altra domanda e' : perche' indicate la tiratura ( sempre cifra tonda . ) quale poteva essere lo scopo : evidentemente del tutto diverso dai sistemi utilizzati sulle banconote odierne da parte delle banche centrali ?


Inviato

Altra domanda e' : perche' indicate la tiratura ( sempre cifra tonda . ) quale poteva essere lo scopo : evidentemente del tutto diverso dai sistemi utilizzati sulle banconote odierne da parte delle banche centrali ?

Le notazioni numeriche servivano non tanto al fruitore finale della moneta, quanto ai magistrati monetali per controllare che il quantitativo di metallo prezioso grezzo ricevuto all’inizio del loro mandato fosse interamente trasformato in moneta. Che tali numeri indichino quantitativi di danaro espressi in dracme  è confermato anche dal fatto che nel linguaggio comune le grosse cifre che venivano usate senza alcuna specificazione si riferivano implicitamente a somme in dracme. Così  ne i Cavalieri (829) di Plutarco Paflagone minaccia di denunciare il Salsicciaio perché ha rubato “treis myriadas”, vale a dire  trentamila (3x10.000) dracme: infatti, l’espressione “treis myriadas” sottintende “drachmōn” che significa “di dracme”. Lo stesso fa Plutarco in Catone il Giovane  44 dove una grosso numero indica in maniera implicita un quantitativo di danaro perché sottintende la specificazione “drachmōn”; ancora Plutarco in Mario 34 usa l’espressione “myriadōn epta ēmisuos priasthai” (“comprare per 7 miriadi e mezza”) che ancora una volta sottintende “drachmōn” (“di dracme”).

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Sinceramente penso che i magistrati monetari avessero altri mezzi di controllo ( come i successivi maestri di zecca) per le verifiche inerenti le quantita' di metallo impiegato per la coniazione etc.


Inviato

Onestamente king John quest'ultima ipotesi mi pare un po' forzata: due simboli/ monogrammi diversi per un medesimo numero cosi viene ribadito meglio... ?

 

Nel corso di questa discussione (senza andare molto dietro si possono vedere i post n.242 e 243)  sono riportati molti casi di monete che riportano due notazioni numeriche che indicano la stessa quantità. Nel mio libro riporto tantissimi altri esempi del genere. Nel caso delle monete dei post n.242 e 243, ad esempio, una di queste notazioni dà luogo pari, pari al numero di 1.000.000 di dracme: se è una coincidenza è troppo strana... Mi rendo conto che l'idea che i monogrammi siano composti da numeri e non da lettere è difficile da digerire, ma non mi aspettavo tanto scetticismo. Gli antichi facevano tante cose che per noi oggi risultano strane: perchè non credere che indicavano su ciascuna moneta la pezzatura dell'emissione? 

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