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Inviato

Buongiorno. Oggi mi nasce questa curiosità, pensando al valore indicato su di una moneta d'oro: a cosa serve ad esempio incidere 20 lire quando il valore era ben superiore? Esistono monete del regno senza valore indicato? Ma soprattutto a cosa servivano le monete d'oro?

Grazie


Inviato

Ciao.

Ci fu un tempo in cui il valore riportato sulle monete d'oro (ma anche su quelle d'argento) era esattamente il valore a cui quelle monete venivano scambiate e utilizzate

Il "valore facciale" era quindi corrispondente al valore monetario.

Poi, il prezzo dell'oro e dell'argento cominciò a salire, "falsando" così il valore intrinseco delle monete rispetto al loro valore facciale.

A quel punto, non aveva più senso utilizzare monete il cui valore intrinseco (leggasi contenuto d'oro o d'argento) superava di gran lunga il valore estrinseco (leggasi valore facciale).

Questo fenomeno può accadere tutte le volte che nella monetazione si impiegano metalli nobili anziché moneta fiduciaria (per semplificare: la carta),

Saluti.

M.

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Inviato (modificato)

Non sono esperto di monetazione del Regno, quindi non saprei dirti quanto si lucrasse sull' emissione di moneta. Tieni però presente che le 20 lire del 1890 (o giù di li) avevano un valore molto più alto delle 20 lire che venivano usate negli anni '80 del '900. Quindi, di fatto, immagino che il valore dell' oro intrinseco nella moneta non fosse di molto superiore al valore riportato sul facciale. Tieni anche presente che, semmai, avviene il processo opposto (come già ti ha detto bizerba): si tendeva, cioè, ad emettere monete che riportavano un valore superiore rispetto a quello del metallo intrinseco. Era un po' una forma di "truffa legalizzata", adottata sin dall' antichità per risparmiare sul metallo

Sull' esistenza di monete del Regno che non riportino il valore facciale, non so risponderti con certezza assoluta, ma non mi risulta ce ne siano

Infine le monete d'oro servivano, né più né meno, a svolgere quelle funzioni che oggi sono, mutatis mutandis, proprie dei 500 euro: erano monete di grande valore usate per transazioni di grosso peso o come forme di risparmio

Modificato da Afranio_Burro

Supporter
Inviato

l'oro presente nelle 20 lire, valeva realmente 20 lire fino alla prima guerra mondiale. A quel tempo per supportare la guerra il governo italiano emise un gran numero di cartamoneta, provocando una fortissima inflazione, cosicchè il valore intrinseco dell'oro delle 20 lire superò di gran lunga quello facciale. Bisogna notare che lo stesso fenomenò riguardo anche l'argento. Le lire da 5 grammi e le 2 lire da 10 grammi, che seguivano lo standard dell'unione monetaria latina, sparirono nel 1917, così come le monetine da uno e due centesimi.

Le monete coniate dal regime fascista nei primissimi anni 20, il 20 lire fascetto, e i pezzi da 100 lire, seguivano ancora gli standard dell'unione monetaria latina, ma di fatto non circolavano, ed erano vendute ad un pezzo molto superiore al valore facciale. 


Inviato (modificato)

Buongiorno. Oggi mi nasce questa curiosità, pensando al valore indicato su di una moneta d'oro: a cosa serve ad esempio incidere 20 lire quando il valore era ben superiore? Esistono monete del regno senza valore indicato? Ma soprattutto a cosa servivano le monete d'oro?

Grazie

La tua domanda la definirei strana/bizzarra, comunque ti hanno risposto egregiamente chi mi ha preceduto.

TIBERIVS

Modificato da TIBERIVS

Inviato

Tutte le monete del Regno d'Italia recano impresso il corrispondente valore facciale

M.


Inviato (modificato)

@r-29 ti precedo nell'eventuale risposta alla mia considerazione, 

ti consiglierei, in questa calda estate, se hai tempo, voglia ecc alcune letture:( per farti solo un piccolo esempio con un unico autore)

sicuramente dopo queste letture, la tua argomentazione di parrà più semplice e chiara....

 

La storia economica 1 set. 2005
di Carlo M. Cipolla
di Carlo M. Cipolla
 
LE AVVENTURE DELLA LIRA
di Carlo M. Cipolla
saluti
TIBERIVS
Modificato da TIBERIVS
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Inviato

Ciao,

tutte le monete emesse ogni anno, anche quelle in oro ed argento, hanno corso legale; perciò a livello teorico possono essere usate come strumento di pagamento, anche se nessuno in pratica lo farebbe. Chi mi ha preceduto ti ha già indicato come mai in passato i metalli preziosi erano utilizzati nelle coniazioni di monete che circolavano a tutti gli effetti. Al giorno d'oggi questo tipo di emissione è mirata al mercato collezionistico.

Piccola curiosità: le monete da 20 euro emesse dalla Repubblica Italiana ancora oggi riprendono i parametri (peso, diametro e titolo) dei marenghi da 20 lire emessi da Napoleone in avanti.

Mi permetto di consigliarti "La circolazione metallica del Regno d'Italia (1862-1930)" di Renato Lefèvre.

Se mi indichi per mp la tua mail posso inviarti un lavoro che avevo fatto l'anno scorso.. la prima parte ti potrebbe interessare.. sempre se ti va ;)

Buona giornata

Awards

Inviato

Ciao R - 29; buon giorno a te ed al forum sul quale non molto tempo fa ho postato una relazione presentata ad un incontro sul tema: Vintage, forse lì puoi trovare un qualche spunto alle tue domande...è stata postata sulla piazzetta più o meno a giuno o luglio quindi se scorri un pochino indietro puoi ancora trovarla, nonostante la rapida evaporazione che c'è sulla piazzetta...Un salutone a tutti da nonno cesare


Inviato

Forse ti può essere utile questo esempio: alla fine degli anni '50 furono emesse le 500 lire d'argento, dette comunemente "caravelle", ebbene esse circolavano regolarmente - io da ragazzo ne avevo sempre in tasca - poiché il contenuto d'argento valeva stabilmente la cifra indicata sul facciale, poi a metà degli anni sessanta l'argento schizzò verso l'alto e nessuno più pagava con quelle monete, mettendolo da parte "tesaurizzandole" - che poi non sia stato un buon affare è un altro argomento - poiché il contenuto di fino superava il valore del facciale.


Inviato

Non sono esperto di monetazione del Regno, quindi non saprei dirti quanto si lucrasse sull' emissione di moneta. Tieni però presente che le 20 lire del 1890 (o giù di li) avevano un valore molto più alto delle 20 lire che venivano usate negli anni '80 del '900. Quindi, di fatto, immagino che il valore dell' oro intrinseco nella moneta non fosse di molto superiore al valore riportato sul facciale. Tieni anche presente che, semmai, avviene il processo opposto (come già ti ha detto bizerba): si tendeva, cioè, ad emettere monete che riportavano un valore superiore rispetto a quello del metallo intrinseco. Era un po' una forma di "truffa legalizzata", adottata sin dall' antichità per risparmiare sul metallo

Sull' esistenza di monete del Regno che non riportino il valore facciale, non so risponderti con certezza assoluta, ma non mi risulta ce ne siano

Infine le monete d'oro servivano, né più né meno, a svolgere quelle funzioni che oggi sono, mutatis mutandis, proprie dei 500 euro: erano monete di grande valore usate per transazioni di grosso peso o come forme di risparmio

piu che truffa legalizzata potrebbe essere stato un modo per tenere in giro, quindi in uso,piu' a lungo una nuova moneta di metallo nobile,fin quando poi per effetto della svalutazione del facciale,e dell'apprezzamento del metallo contenuto non fosse poi piu conveniente spendere quella moneta ma tesaurizzarla.A questo proposito, la mia curiosità è questa:ogni qual volta che ciò accadeva(intrinseco che supera il facciale) è possibile che si utilizzassero queste monete a peso?pagando cosi' una merce con un equo controvalore in metallo,quindi oro o argento?


Inviato

Ciao.
 
"piu che truffa legalizzata potrebbe essere stato un modo per tenere in giro, quindi in uso,piu' a lungo una nuova moneta di metallo nobile, fin quando poi per effetto della svalutazione del facciale,e dell'apprezzamento del metallo contenuto non fosse poi piu conveniente spendere quella moneta ma tesaurizzarla."

 

Distinguerei nettamente i casi di "truffe legalizzate" da quelli di emissioni dichiarate con valori facciali inferiori al valore intrinseco della moneta.

 

Nel primo caso è la stessa Autorità emittente che, consapevolmente, truffa il Pubblico mediante l'emissione di moneta che contiene metallo prezioso in quantità inferiore a quella che dovrebbe essere legalmente contenuta nella moneta.

 

Nel secondo caso invece di possono verificare due ipotesi.

 

A. L'Autorità emette moneta con il corretto quantitativo di metallo pregiato il cui valore, all'origine, è inferiore al valore facciale della stessa.

 

Nel corso del tempo tuttavia, per effetto dell'andamento dei metalli preziosi, il valore dell'intrinseco supera quello facciale e quindi le monete spariscono dalla circolazione perché tesaurizzate dal mercato.

 

In questo caso l'Autorità può anche porre fuori corso le suddette monete e può anche obbligare il pubblico a consegnarle alle proprie Tesorerie garantendo il cambio con nuove valute (nelle quali il metallo prezioso nel frattempo "rincarato", sarà del tutto assente o presente in percentuale minore);

 

Bisogna poi vedere se l'Autorità sarà in grado di ottenere l'obbedienza dei detentori delle monete da ritirare.... :pardon: 

 

B. L'Autorità emette moneta che già all'origine ha un contenuto di metallo prezioso il cui valore, dichiaratamente, supera il valore facciale.

 

E', ad esempio, il caso della monete auree per collezionisti che, a causa della suddetta "anomalia", pur avendo corso legale nello Stato che le ha emesse, non verranno mai utilizzate come vere e proprie monete. 

 

Oggi queste monete sono espressamente prodotte per il collezionismo mentre ai tempi del Regno di V.E. III la loro emissione formale non differiva da quella delle altre monete realmente impiegate nella circolazione.

 

Da un punto di vista pratico, ho sempre considerato il "fascetto", il "fascione", la "vetta" ecc. alla stregua delle attuali monete auree destinate ai collezionisti, anche se nell'ultima Relazione della Regia Zecca (pubblicata nel 1940) sono considerate monete "coniate per numismatici" solo alcune tipologie emesse in pochissimi esemplari a partire dall'esercizio 1926-1927.

 

In realtà, come sappiamo per certo, le monete auree del Regno di cui sopra vennero cedute al pubblico ad un prezzo 4 volte superiore al facciale, in conseguenza della non corrispondenza fra valore intrinseco e facciale delle stesse.

 

Tale circostanza impedì a quelle monete, così come accade per i moderni coni aurei od argentei per collezionisti, di essere utilizzate nella ordinaria circolazione al loro valore facciale.

 

Si potrà poi discutere se si possa considerare "moneta" un conio, pur ufficialmente emesso da un'Autorità, che tuttavia non è destinato fin dall'origine ad entrare nella circolazione per "l'esuberanza" del suo intrinseco rispetto al valore facciale.

 

Qui si confrontano, al solito, le due "Scuole di pensiero" secondo le quali;

 

1. Moneta è tutto ciò che l'Autorità emittente battezza come tale, a prescindere dall'attitudine circolatoria della stessa;

 

2. Moneta è solo quella che finisce, concretamente, nel flusso circolatorio monetario.

 

Personalmente appartengo alla prima "Scuola", non foss'altro perché appartenendo all'altra dovrei per coerenza escludere dalla monetazione di V.E. III quelle monete auree (ma non solo...come la mettiamo, ad esempio, con il 5 Lire 1914?) a cui facevo prima cenno.....e ciò mi creerebbe non pochi problemi di inquadramento numismatico e sistematico di quella e di altre monetazioni....... :crazy:

 

"A questo proposito, la mia curiosità è questa:ogni qual volta che ciò accadeva(intrinseco che supera il facciale) è possibile che si utilizzassero queste monete a peso?pagando cosi' una merce con un equo controvalore in metallo,quindi oro o argento?"

 

Se ci limitiamo ad esaminare ciò che avvenne per la monetazione del Regno d'Italia, possiamo constatare che:

 

- la monetazione aurea non venne mai, formalmente, posta fuori corso;

- la monetazione argentea venne invece posta, tutta e progressivamente, fuori corso.

 

Per quanto riguarda l'oro in generale, ci furono alcuni provvedimenti emessi nel periodo "caldo" (anni '43, '43 e '44) ma anche durante il periodo "autarchico" ('36 - '37) che dettarono regole protezionistiche rispetto al commercio dell'oro (divieti di esportazione e limitazioni alle transazioni interne) ma senza mai specificare se tali misure si rivolgevano alle "monete". 

 

In realtà, poiché la circolazione di moneta aurea era, di fatto, del tutto assente nel flusso monetario fin dai tempi dell'avvio del primo conflitto mondiale, viene giustamente il sospetto che le monete d'oro fossero considerate né più e né meno che alla stregua di "lingotti" aurei e come tali trattati dal mercato e dalla legge.  

 

A ben vedere, è un pò quello che accade anche oggi con monete d'oro "di borsa", prive di un plus-valore numismatico, che si acquistano e che si vendono a peso.

 

A nessuno interessa il "valore facciale" di queste monete: esse si pesano e si moltiplica il loro peso per il valore del fino contenuto alla quotazione del giorno.

 

Solo sei invece rivestono anche interesse numismatico, la valutazione economica sarà differente e andrà oltre il puro peso. 

 

Nel caso dell'argento, si passò invece da provvedimenti che oltre a sancire la cessazione del corso legale, intimavano ai possessori di quelle specie di restituirle alle Tesorerie in cambio delle nuove valute, con comminatoria di sanzioni penali a carico di coloro che "tesaurizzavano" più di un certo quantitativo di tali monete (c'è un decreto luogotenenziale del 1917 molto severo in proposito), a provvedimenti meno gravosi e più ordinari, che si limitavano a disporre le modalità di cessazione del corso legale e del successivo ritiro delle monete, senza prevedere punizioni per chi non avesse cambiato le stesse.

 

D'altronde, scusate, ma chi di noi avrebbe cambiato volentieri le lire argentee recanti l'aquila araldica e le quadrighe, per avere in cambio dei buoni di cassa in nichelio o delle banconote di carta (straccia)? :pleasantry:

 

Saluti.

Michele

 

 

  • Mi piace 4

Inviato (modificato)

Non mi sono spiegato: quando parlo di "truffa legalizzata" non mi riferisco al coniare monete che presentano un valore facciale inferiore al valore intrinseco del metallo, ma mi riferisco all' esatto contrario, ovvero all' emissione di monete che presentano un valore facciale o comunque un valore d' uso superiore a quello del metallo contenuto. Questo è successo più volte nel corso della storia, a partire dall' antichità (si pensi alle diminuzioni del titolo dell' argento, ovviamente mai dichiarate, oppure all' emissione dei suberati, se si vuole accettare l'ipotesi che fossero prodotti consapevolmente e fraudolentemente dalle Zecche ufficiali).

Da un lato, una leggera discrepanza tra valore facciale e valore intrinseco può essere giustificata dal fatto che lo Stato doveva rientrate dei costi di produzione. Ma, al di là di questo, più volte l'autorità emittente ha prodotto moneta ad un valore intrinseco molto minore del dichiarato, il tutto senza informarne il cittadino. Di qui, l'espressione di "truffa legalizzata". :)

Modificato da Afranio_Burro

Inviato
Qui si confrontano, al solito, le due "Scuole di pensiero" secondo le quali;

 

1. Moneta è tutto ciò che l'Autorità emittente battezza come tale, a prescindere dall'attitudine circolatoria della stessa;

 

2. Moneta è solo quella che finisce, concretamente, nel flusso circolatorio monetario.

 

Ce ne sarebbe una terza, sorta di via di mezzo fra le due. Io posso dirmi appartenente ad entrambe, o a nessuna delle due, in quanto considero moneta tutto ciò che l'Autorità emittente battezza come tale ma nel collezionare mi limito a quelle coniate per svolgere effettivamente il ruoro di moneta, quindi solo quelle destinate alla circolazione (o che non circolano più ma anche battute in seguito hanno mantenuto tutte le caratteristiche tecniche di quando lo facevano).


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