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Gettone Liquoreria Maritano Pinerolo


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Inviato

Gettone Liquoreria Maritano Pinerolo valore 20

Riconoscibile la cittadina sede del locale per lo stemma

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Supporter
Inviato

Il motto può essere interpretato nel senso che la città, ossia il popolo pinerolese simboleggiato dal pino, è piacevole e mite col suo signore ma durissima contro il nemico.

 

Chissà se Corbiniano ci legge e dà il suo parere.

 

 

apollonia


Supporter
Inviato (modificato)

Dulcis e Durissimo sembrano coniugati in casi diversi...attendiamo Corbiniano !

 

@@Corbiniano

Modificato da sandokan

Inviato

Descrizione Araldica dello Stemma di PINEROLO

ARMA:d'argento a tre fasce di nero, coll'albero di pino fruttato al naturale attraversante(consegnamento 1614) MOTTO:"Dulcis domino durissimus hosti"(consegnamento 1614) SCUDO: di forma sannitica. La citta' di PINEROLO acquisto' il 22 luglio 1745 (assenso 5 luglio) per la somma di L.6.000 il feudo di Costagrande con Talucco dal Conte Girolamo Bianchis. Essa ne fu investita il 30 ottobre 1745 col titolo comitale. Il 24 maggio 1619 la citta' di PINEROLO fu infeudata di Riva con Baudenasca e Buriasco superiore, investita il 6 luglio col titolo comitale e rinvestita il 6 agosto 1697. In seguito a nuovi acquisti per la somma di L.24.000 la citta' fu infeudata dei predetti feudi il 19 giugno del 1748 e venne investita il 21 successivo giugno col titolo comitale. Attualmente la corona di "citta' "è turrita, formata da un cerchio d'oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) riunite da cortine di muro, il tutto d'oro e murato di nero.


Inviato

Il motto poi fu variamente interpretato. Un breve appunto che si conserva negli Archivi del Municipio, e che sembra scritto nel secolo XVII, dopo la descrizione dell'arme antica, reca: "La ragione dei " rami con le pine " anche esibita dal motto Dulcis domino, che ri " ceve la sua spiegazione dal frutto; durissimus hosti per le macchine "da guerra, che si costruivano e costruiscono col legno. V'ha pur", " n" a torto, chi a maggiore spiegazione del Dulcis domino adduce io " squarcio del Ferrer" nel suo Rationarium, che (dice): " Biner"-

mlienses cives et hahitatores affabUes, dociles, mansueti et pacifici; " mecanicisque et liberalibus artibus valent, mercaturae et negotia " tioni insistunt, litteris et armis, cum incumbant^ excellunt ". Se non fosse segno di presunzione cercar altro dopo il Ferrer" che pubblic" il suo Rationarium in Torino nel 1659, e dopo l'anonimo che lo cita, potrebbesi dare questa semplice e significante interpretazione: La citt", ossia il popolo pinerolese, simboleggiato dal Pino, " piacevole e mite col suo signore (dulcis, cio" comis, facilis), Serissimo contro al nemico.

Cabvtti. " Storia di Pirurolo.


Supporter
Inviato

E così, secondo un’altra interpretazione del motto che in uno scritto del secolo XVII compare dopo la descrizione delle antiche armi, la ragione dei rami con le pine esibita dal ‘dulcis domino’ riceve la sua spiegazione dal frutto ‘durissimus hosti’ per le macchine da guerra che si costruivano col legno dei pini.

In ogni caso, nel motto sullo stemma non ci siamo col latino: i due sostantivi sono al dativo, come pure il secondo aggettivo che dovrebbe invece essere al nominativo come il primo. La scrittura corretta (e completa) del motto si legge in questo passo.

 

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apollonia


Inviato

Carissimi, avete già detto tutto (e bene!). :hi:

Sull'uso del latinorum in certe trascrizioni moderne dei motti araldici d'epoca classica, ci si potrebbe fare una ricerca apposita.

Una ricerca che avrebbe fatto molto piacere al nostro compianto Mario Traina, che di latino ci capiva, e tanto.

 

Un esempio per tutti: la "scopiazzatura" dell'acronimo SPQR.

L'"originale" è il Senatus PopulusQue Romanus (o Senatus Populus Quiritium Romanus), contenuto all'interno dello stemma di Roma, e tratto dagli antichi vessilli che echeggiano gli utilizzi classici.

E che alludono al senato e al popolo, le due pubbliche istituzioni della vita politica romana antica.

 

I concetti di "senato" e di "popolo" erano legati a doppio filo alla cittadinanza romana.

La quale spettava anche alle colonie romane.

Quindi, le città-colonie avevano un senato e un popolo, e potevano formalmente attribuirsi un proprio "SPQ": ad esempio, Benevento (che nel suo stemma infatti alza un SPQB lecito e valido).

 

Ma in seguito gli "SPQ" divennero una moda...

...e come tutte le mode vennero scopiazzati a più non posso...

...come accade di recente al piccolo e stupendo comune di Gerano, in provincia di Roma, circa 1200 abitanti eredi di una storia antica ma non originata da una colonia romana, il quale da una decina d'anni usa uno stemma in cui campeggia un SPQJ allusivo al "senato e popolo jeranense"...

...e questo non è che un esempio.

:pardon:


Supporter
Inviato

A proposito di latinorum, nemmeno gli ‘addetti ai lavori’ ne sono immuni.

L’attuale Papa Emerito Giuseppe Ratzinger aveva nel suo stemma arcivescovile e cardinalizio il motto ‘Cooperatores Veritatis’ (collaboratori della verità) qui correttamente riportato

 

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In questa versione del Coat of Arms of Benedict XVI, il motto è diventato ‘Cooperatores Veritas’ (explanation at inside the Vatican).

 

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Chissà quale spiegazione si può trovare all’interno del Vaticano.

 

 

apolloni


Inviato

...eh, un'amara ironia potrebbe far dire che la veritas non è cosa ovvia per tutti!

:girl_devil:

 

A parte  :hi:  gli scherzi, hai scelto un esempio calzantissimo, legato ai primi due stemmi usati da Joseph Ratzinger.

Il primo, quello in alto, usato inizialmente come arcivescovo di Monaco-Frisinga e nel primo periodo del cardinalato.

Il secondo, modificato quando il cardinale lasciò la cura dell'arcidiocesi.

Il terzo è quello che si modificò ancora nel divenire papa.

In quest'ultimo abbandonò il motto, com'è prassi.

 

Ma in tutti è presente la testa del mio San Corbiniano, patrono dell'arcidiocesi bavarese, e stemma dell'arcidiocesi stessa (coniato anche su monete locali, fra l'altro).


Supporter
Inviato

@@Corbiniano

... 

Il terzo è quello che si modificò ancora nel divenire papa.

In quest'ultimo abbandonò il motto, com'è prassi.

 

Però il Papa attualmente in carica ha mantenuto il motto nello stemma pontificio

 

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Ho visto inoltre che papa Francesco ha fatto modificare la stella a cinque punte in una a otto punte.

 

http://giacintobutindaro.org/2013/03/27/clamoroso-il-papa-francesco-ha-fatto-sostituire-il-simbolo-massonico-sul-suo-stemma-con-un-altro-simbolo-massonico/

 

 

apollonia

  • Mi piace 1

Inviato (modificato)

@@apollonia

---

Carissimo, sugli stemmi degli ultimi due pontefici ci sarebbe da :spiteful:  parlare oo)  per giorni e giorni...

...rimaniamo sullo stemma di Francesco e sui due quesiti:

 

- tutti conosciamo il pensiero e il modus operandi del pontefice felicemente regnante: in due parole (spero che lui :blush: :blush: :blush: mi scuserà per il sunto molto terra terra), la sostanza viene prima della forma;

- purtroppo (come di norma accade in ambito di araldica vaticana, basata sulla tradizione non scritta) non abbiamo notizie sicure per spiegarci la genesi dello stemma di Francesco;

- è vero che al riguardo esiste in rete una paginetta ufficiale: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/elezione/stemma-papa-francesco.html

- essa però esordisce con un "Nei tratti, essenziali, il Papa Francesco ha deciso di conservare il suo stemma anteriore..." (la sottolineatura è mia);

- frase che dice tutto e niente: si ignorano le fasi precedenti alla “decisione di conservare”;

- tanto più si ignora se e quali volontà araldiche furono espresse dal neoeletto al momento dell'insediamento (ossia a ridosso della scelta del nome: più avanti vedremo perchè questo dettaglio sia non certo secondario);

- al contrario, Benedetto XVI effettuò scelte ben precise che lo portarono a cambiare radicalmente stemma, rispetto a quello che aveva da cardinale;

- la stessa cosa fu fatta da altri pontefici recenti (Giovanni XXIII, Paolo VI, ecc.);

- in ogni caso, di queste modifiche si è saputo per vie "araldiche", talvolta edite, talvolta inedite;

- in base a tutto ciò, e tenendo conto del fatto che Francesco ha sostanzialmente conservato lo stemma di cui disponeva da cardinale, viene da pensare che sulla questione egli abbia (diciamo  :unknw:  così) "lasciato fare";

- il mantenimento del motto è cosa inedita nell'araldica papale, ed è stata fonte di perplessità per gli studiosi;

- araldicamente parlando, il motto è una sorta di "programma di vita" del titolare dello stemma;

- ciò è tanto più vero nel caso degli stemmi prelatizi contemporanei, spesso creati dal titolare all'atto della consacrazione episcopale e basati sul punto di vista del percorso pastorale e spirituale che il presule sta intraprendendo;

- pertanto, appare strano che chi giunge a capo della Cristianità voglia mantenere nel proprio simbolo araldico un motto legato a una visione propria, personale e (in un certo senso) limitata della vita religiosa;

- se proprio si voleva mantenere il motto, poi, conveniva dargli un aspetto degno del ruolo del titolare;

- non per nulla, nello stemma papale esposto sulle facciate di alcune chiese romane questa stentata calligrafia è sostituita da caratteri di stampa forse più freddi, ma certamente più eleganti;

- circa la stella, una fra le prime critiche araldiche mosse al nuovo stemma pontificio riguardò le 5 punte, e alcuni studiosi di araldica ecclesiastica perorarono la richiesta di cambiarlo paventando ciò di cui si parla nel link che indichi;

- cosa che, a quanto pare, fu fatta in fretta e furia;

- assieme alla modifica estetica del fiore di nardo che, già ignoto ai più, era ostico riconoscere nel disegno originario che lo rendeva simile a un grappolo d'uva rovesciato;

- e non finisce qui: oltre a questi "dettagli", ci fu un'altra questione di cui si parlò poco e niente, benchè fosse di rilevanza simbolica ben maggiore;

- perchè la stella e il fiore, che erano bianchi (araldicamente: argento) nello stemma del cardinal Bergoglio, sono diventati gialli (araldicamente: oro) in quello di Francesco?

- la modifica non è banale come sembra: innanzitutto lo stemma del cardinale argentino portava i tre colori azzurro-argento-oro della bandiera del suo Paese, che nella versione pontificia sono quindi spariti;

- infine, anzi soprattutto, a livello logico è un controsenso assoluto indorare le figure argentee di uno stemma il cui titolare, già nel nome (Francesco), aveva compiuto una scelta ben precisa di basso profilo, di umiltà e di modestia.

 

In due parole: se fosse vero che Francesco ha lasciato la cura del proprio stemma a terzi, è ancor più vero che... il risultato è sotto gli occhi di tutti. :unknw: :unknw:

 

Scusa la lunghezza e le chiacchiere... :sorry:

Modificato da Corbiniano
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Supporter
Inviato

@@apollonia

---

Carissimo, sugli stemmi degli ultimi due pontefici ci sarebbe da :spiteful:  parlare oo)  per giorni e giorni...

...rimaniamo sullo stemma di Francesco e sui due quesiti:

 

- tutti conosciamo il pensiero e il modus operandi del pontefice felicemente regnante: in due parole (spero che lui :blush: :blush: :blush: mi scuserà per il sunto molto terra terra), la sostanza viene prima della forma;

- purtroppo (come di norma accade in ambito di araldica vaticana, basata sulla tradizione non scritta) non abbiamo notizie sicure per spiegarci la genesi dello stemma di Francesco;

- è vero che al riguardo esiste in rete una paginetta ufficiale: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/elezione/stemma-papa-francesco.html

- essa però esordisce con un "Nei tratti, essenziali, il Papa Francesco ha deciso di conservare il suo stemma anteriore..." (la sottolineatura è mia);

- frase che dice tutto e niente: si ignorano le fasi precedenti alla “decisione di conservare”;

- tanto più si ignora se e quali volontà araldiche furono espresse dal neoeletto al momento dell'insediamento (ossia a ridosso della scelta del nome: più avanti vedremo perchè questo dettaglio sia non certo secondario);

- al contrario, Benedetto XVI effettuò scelte ben precise che lo portarono a cambiare radicalmente stemma, rispetto a quello che aveva da cardinale;

- la stessa cosa fu fatta da altri pontefici recenti (Giovanni XXIII, Paolo VI, ecc.);

- in ogni caso, di queste modifiche si è saputo per vie "araldiche", talvolta edite, talvolta inedite;

- in base a tutto ciò, e tenendo conto del fatto che Francesco ha sostanzialmente conservato lo stemma di cui disponeva da cardinale, viene da pensare che sulla questione egli abbia (diciamo  :unknw:  così) "lasciato fare";

- il mantenimento del motto è cosa inedita nell'araldica papale, ed è stata fonte di perplessità per gli studiosi;

- araldicamente parlando, il motto è una sorta di "programma di vita" del titolare dello stemma;

- ciò è tanto più vero nel caso degli stemmi prelatizi contemporanei, spesso creati dal titolare all'atto della consacrazione episcopale e basati sul punto di vista del percorso pastorale e spirituale che il presule sta intraprendendo;

- pertanto, appare strano che chi giunge a capo della Cristianità voglia mantenere nel proprio simbolo araldico un motto legato a una visione propria, personale e (in un certo senso) limitata della vita religiosa;

- se proprio si voleva mantenere il motto, poi, conveniva dargli un aspetto degno del ruolo del titolare;

- non per nulla, nello stemma papale esposto sulle facciate di alcune chiese romane questa stentata calligrafia è sostituita da caratteri di stampa forse più freddi, ma certamente più eleganti;

- circa la stella, una fra le prime critiche araldiche mosse al nuovo stemma pontificio riguardò le 5 punte, e alcuni studiosi di araldica ecclesiastica perorarono la richiesta di cambiarlo paventando ciò di cui si parla nel link che indichi;

- cosa che, a quanto pare, fu fatta in fretta e furia;

- assieme alla modifica estetica del fiore di nardo che, già ignoto ai più, era ostico riconoscere nel disegno originario che lo rendeva simile a un grappolo d'uva rovesciato;

- e non finisce qui: oltre a questi "dettagli", ci fu un'altra questione di cui si parlò poco e niente, benchè fosse di rilevanza simbolica ben maggiore;

- perchè la stella e il fiore, che erano bianchi (araldicamente: argento) nello stemma del cardinal Bergoglio, sono diventati gialli (araldicamente: oro) in quello di Francesco?

- la modifica non è banale come sembra: innanzitutto lo stemma del cardinale argentino portava i tre colori azzurro-argento-oro della bandiera del suo Paese, che nella versione pontificia sono quindi spariti;

- infine, anzi soprattutto, a livello logico è un controsenso assoluto indorare le figure argentee di uno stemma il cui titolare, già nel nome (Francesco), aveva compiuto una scelta ben precisa di basso profilo, di umiltà e di modestia.

 

In due parole: se fosse vero che Francesco ha lasciato la cura del proprio stemma a terzi, è ancor più vero che... il risultato è sotto gli occhi di tutti. :unknw: :unknw:

 

Scusa la lunghezza e le chiacchiere... :sorry:

 

Trovo queste notizie molto interessanti. :shok: 

 

 

apollonia


Inviato

Carissimi, solo una curiosità (e un plauso come sempre alla consueta meravigliosa disamina di Corbiniano): qualcuno riesce ad ingrandire il gettone in modo da visualizzare in maniera nitiida il "tratteggio" presente all'interno delle fasce che dovrebbero corrispondere a quelle di nero? A me pare ci siano delle "righine" casuali, ondate, increspate o forse a "punto-croce"  :), ma che comunque nulla abbiano a che fare con i quadratini (incrocio di righe orizzontali e verticali) che dovrebbero essere deputati a rappresentare il "nero" in stemmi acromi, secondo l'espediente seicentesco dei "tratteggi". Vabbè mi sarei stupito del contrario... Grazie a tutti.


Supporter
Inviato

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apollonia

  • Mi piace 2

Supporter
Inviato

Ho letto che a Pinerolo viene prodotto l’Elisir del Prete, un infuso molto concentrato di erbe officinali spontanee che crescono nelle vallate alpine del Pinerolese, che già nell’Ottocento era riconosciuto come “il vero tesoro delle famiglie” per le sue virtù digestive e i benefici effetti che produceva.

 

Questo è un poster pubblicitario del prodotto degli anni ’50.

 

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Penso che i Lamonetiani piemontesi debbano provvedere in occasione di Veronafil, dopo il pranzo…

Anche per far concorrenza al famoso mirto della Sardegna dispensato da Riccardo Rossi al suo stand.

 

 

apollonia


Inviato (modificato)

Troppo amaro !!!

Da bambino ero obbligato a bere un cucchiaio di questo elisir in caso di problemi digestivi , ora preferisco evitarlo

Sempre Della Val Chisone , l'amaro  Albergian , la Genzianella e il Genepy , vale la pena una degustazione a Verona

 

....e per addolcire la bocca il classico panettone Galup di Pinerolo

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Modificato da piergi00

  • 2 settimane dopo...
  • 4 mesi dopo...
Supporter
Inviato

In asta sulla baia

 

VERMOUTH CORA TORINO MEDAGLIA GENERAL SAN MARTIN 1800

 

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La Cora era una delle più antiche e nobili ditte piemontesi. Sul finire del Settecento, Giovanni Rovere, erborista e liquorista con negozio a Torino, preparava dei vini speciali aromatizzati, chiamati "Vermouth", di cui esistono ancora oggi le formule originali. Fra questi, uno era riservato alla Casa Reale e descritto nel suo ricettario come "Vino che faccio per S.M. Carlo Alberto".

 

 

apollonia


Inviato

grazie della segnalazione. Tuttavia non voglio allargarmi al campo delle medaglie anche se a volte faccio uno strappo alla regola. Proprio oggi il segretario del circolo numismatico di Lanzo mi ha fatto vedere in anteprima la medaglia creata per festeggiare i 50 anni di questa associazione. Naturalmente come tutti i soci ne ho prenotato un esemplare


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